d - Marina di Salivoli
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d - Marina di Salivoli
Notiziario bimestrale della coop l’Ormeggio - Anno 3 - Numero 3 - Edizione fuori commercio - Distribuzione gratuita - Aut. Tribunale di Livorno n° 19/03 del 10/10/’03 - Spedizione in A.P. Art. 2. Tab.D - L. 662/’96 ’ BOZZA dORM EGGIO m a r i n a d i s a l i v o l i MAGGIO-GIUGNO 2005 ELBA CUP 2005 SHOPPING NEL MARINA LE NOVITA’ 2005 SUB PIOMBINO SORPRESE NEL CANALE BIOLOGIA MARINA GLI ANIMALI PERICOLOSI VIAGGIO A FINISTERE LA TERRA DEI FARI C.V.P. LA SCUOLA DI VELA VEDER CHIARO NEL MONDO SOTTOMARINO TELMARSISTEMI Di Fantin Sergio & C. s.n.c. Marchi rappresentati: Furuno BeG Arimar distributore ufficiale Swama Raymarine Garmy Navionics Sailor C-Map Servizi Radiomarittimi e Satellitari P.le Premuda, 6/L - 6/M Piombino (LI) Tel. 0565 221331 Fax. 0565 221319 Cell. 335 5911953 2 Editoriale BOZZA ’ dORMEGGIO m a r i n a d i s a l i v o l i Autorizzazione del Tribunale di Livorno n° 19/2003 del 10/10/’03 Editore: COOP scrl L’Ormeggio Marina di Salivoli - Piombino Presidente: Fulvio Murzi DUE ANNI A LUGLIO A Direttore responsabile: Aldo Linari Redazione: Giuseppe Andreoni Mario Barsellini Alessandro Camerini Roberto Cantini Riccardo Gori Roberto Guerrieri Mario Pelagatti Collaborano a questo numero: Roberto Bedini M.Grazia Canali Sandro Leonelli Sandro Olzi Fabio Paoli Franco Stefanini Grafica e impaginazione: Roberto Guerrieri / Luca Fallone Stampa: Grafiche EFFESEI Grosseto La collaborazione al giornale è completamente gratuita Foto e testi anche se non pubblicati non si restituiscono Chiuso in redazione il 05/06/2005 BOZZA D’ORMEGGIO Marina di Salivoli 57025 Piombino E-mail [email protected] E-mail [email protected] Pubblicità max. 70% Direzione Marina : Tel 0565 42809 Fax 0565 42824 Direzione Giornale : Tel - Fax 0565 45333 Luglio saranno due anni che esce il giornale. Ed anche se è presto per fare un bilancio, è un'occasione per riflettere sul lavoro svolto, fare della sana autocritica e, perché no, sentirsi soddisfatti per quelle cose buone che sono uscite. Dico che è presto per un bilancio serio, perché il nostro giornale è partito da zero, solo con la buona volontà ed un po' di spirito goliardico, di persone che di giornalismo e tecnica della comunicazione sapevano quasi niente; per non parlare delle tecniche di impaginazione e stampa. Per fortuna che c'è stato fin dall'inizio Mario Barsellini che, con pazienza, ci ha guidati. Coscienti dei nostri limiti, ci siamo dati come regola, quella di rinnovare ad ogni ciclo, la grafica, l'impaginazione, il rapporto tra la parte scritta e le immagini, ed anche i temi da affrontare fino a trovare il giusto equilibrio e la giusta immagine da rendere al lettore della “Bozza”. Con coerenza questo numero esce quindi, con una nuova veste editoriale nella speranza di operare oltre che un aggiornamento grafico, anche un miglioramento generale della qualità. In questi due anni abbiamo affrontato vari temi, alcuni di stretto carattere nautico, altri legati al nostro Marina, altri ancora dedicati ai luoghi che sono a portata di barca. Non sono mancate le polemiche ed i contraddittori, come è normale in ambiente aperto e libero. Sono serviti a farci crescere ed a farci prendere coscienza delle problematiche da risolvere, e se può essere apparso sconveniente affrontare pubblicamente alcuni temi interni al porto, io dico che per fortuna è il difetto di un grande pregio, quello della libertà di espressione, e che è meglio lavare in pubblico qualche calzino che non lavarlo affatto. Concludo facendo i saluti di tutta la redazione, ai quali sono sicuro si associano tutti gli amici del porto, a Roberto Guerrieri, il nostro grafico, che in ospedale, sta ancora portando avanti la sua più importante battaglia. Battaglia che certo vincerà grazie alle sue capacità e alla sua volontà. Auguri Roberto. Il Direttore L’angolo della posta Si pregano gli inserzionisti di proporre lettere sintetiche. Vista la natura del giornale non saranno pubblicate lettere che contengono frasi offensive Si ricorda che la corrispondenza può essere inviata via fax al n° 0565-45333 oppure spedita via e-mail all’indirizzo [email protected] Al Collegio dei Sindaci Revisori della Cooperativa L’Ormeggio Per prima cosa ringraziamo chi si impegna per il nostro giornalino, fino ad ora ci sembra che lo faccia nel modo più carino e aperto nei confronti dei soci, dandoci modo di esprimere le nostre opinioni ,come vogliamo fare in questo caso. Siamo rimasti stupiti, quando abbiamo saputo che da circa un anno il 10 metri H7 è stato trasformato, contro pagamento di € 5.700,00, in 10 metri L (10,60 m.). Uno di noi soci, ha chiesto ad un membro del Consiglio di Amministrazione qualche spiegazione in merito e la possibilità di trasformare nello stesso modo anche altri posti da 10 metri , uno dei quali si trova nello stesso specchio acqueo del posto in oggetto. La risposta che è stata data: “Quello era un caso particolare, dato che di fianco ha un 12 metri, comunque non si può rifare la stessa cosa”. Come giustificazione ci è sembrata un pò superficiale , dato che di realtà simili ( posti di 10 mt. affiancati ai 12 ) ne esistono tante altre nel nostro Marina. Se il Consiglio già agiva in questa direzione, che necessità c'era di indire un'Assemblea che poi ha espresso, con votazione, il veto per l'allungamento dei posti a classe L sia in forma gratuita che a pagamento? Noi pensiamo che queste azioni non solo siano molto dubbie, ma lesive del volere della maggioranza dei soci. I membri del Consiglio sono personalmente responsabili e dovrebbero renderne conto; ma non solo, anche i Sindaci revisori dovrebbero porre maggior attenzione alle azioni del Consiglio. Inoltre, questi ultimi, potrebbero spiegarci perché hanno impugnato una delibera d'Assemblea, anziché riconvocarla, dato le irregolarità che hanno riscontrato. 4 Un'ultima domanda: sono stati restituiti all'assegnatario i soldi versati per l' allargamento non giustificato del posto G2, così come richiesto nell'assemblea , quando fu discusso questo problema? Desidereremmo avere notizie in merito, come desiderano anche i soci che non concordano con tali modi di operare. UN GRUPPO DI SOCI Risposta del Collegio Sindacale Oggetto: precisazioni del collegio sindacale in merito ad alcune domande formulate da un gruppo di soci. Questo collegio precisa che qualsiasi decisione del Consiglio di Amministrazione presa in merito alle dimensioni dei posti barca, con particolare riferimento alla categoria L, è stata assunta in data anteriore all’assemblea del 17/09/2004. Tale decisione del Consiglio di Amministrazione, come quelle prese dal precedente Consiglio, trovano giustificazione nell’art. 43 del nuovo statuto sociale (art. 37 del vecchio statuto), in concorso con l’art. 2. Per quanto riguarda le irregolarità riscontrate nell’assemblea dei soci del 17/09/2004, questo Collegio ha ritenuto di impugnare il deliberato assembleare allo scopo di ottenere un giudicato equo e rispettoso della parcondicio tra i soci. Piombino, 26/05/2005 Il Collegio Sindacale: Dott. Petraroja Riccardo, Dott. Conti Zeno, Rag. Toccaceli Marco. Cooperativa l’Ormeggio C.d.A Due parole con il presidente D - Finalmente il cantiere è entrato in funzione. R - Era uno degli obbiettivi del nostro programma e siamo soddisfatti di essere riusciti ad iniziare i lavori di cantiere e di carenaggio. Siamo soddisfatti anche della realizzazione della struttura che completa un'ala del nostro marina, che era rimasta un po' abbandonata. Il cantiere, operativamente affidato alla ditta “ Nautiservice”, prevede anche uno spazio “ fai da te “ per i soci, che ci era stato richiesto in modo deciso. Crediamo anche che aggiustamenti procedurali ed organizzativi siano necessari, come del resto era ovvio, ma l'importante era ed è il fatto che il cantiere ha iniziato la propria attività e molti soci hanno potuto effettuare le operazioni di carenaggio, senza dover allontanarsi dal nostro marina. D - Siamo quasi alla fine del mandato di questo CdA, bilanci? R - Bilanci non ne possiamo ancora stilare. I bilanci si fanno alla fine di un percorso, che ancora non è terminato: dobbiamo ancora avviare la realizzazione del completamento edilizio ( sopraelevazione della palazzina e realizzazione dell'edificio a ridosso del cantiere ) che, deciso in una delle ultime assemblee, deve essere varato urgentemente, anche per non perdere i contributi dei patti territoriali, già riconosciuti alla nostra cooperativa. E' previsto un passaggio assembleare per decidere le modalità di pagamento, per permetterci di iniziare i lavori nel settembre di questo anno. Ecco dopo questa fase, potremo iniziare a tracciare bilanci di fine mandato. Si riportano di seguito le tariffe relative alle operazioni di cantiere nel Marina di Salivoli per l’anno 2005. PREZZI 2005 IVA ESCLUSA PREZZI PER SOLI SOCI IVA ESCLUSA 5 MARINA DI SALIVOLI NEWS PASSEGGIARE, SPENDER BENE, MANGIARE MEGLIO C on l'arrivo della bella stagione il porto si risveglia dal letargo invernale e la gente comincia ad animare le banchine con la voglia di sole e di mare. I tavolini del bar e del ristorante ospitano i frequentatori che si soffermano anche a curiosare nei negozi del piccolo centro commerciale. Vediamo che novità ci sono. Parcheggiata l'auto a ridosso della falesia incontro Bellini che gestisce il negozio di gastronomia “Di cotte e di Crude”. Prepara piatti freddi da asporto, buonissime insalate di riso ed eccellenti sformati. Vende soprattutto prodotti locali: salami e vini della Val di Cornia e formaggio di Monteverdi, ma anche vini siciliani, il tutto a prezzi promozionali. Poco oltre Nautica Falesia quest'anno offre i nuovi prodotti per lucidare: DULON “Wood Renewer”, con l'intera gamma degli spazzoloni ed i panni in microfibra per la pulizia dell'imbarcazione. Interessante la gamma dei nuovi tender e dei motori fuoribordo. Novità anche per i parabordi e le molle di ormeggio in gomma di nuova concezione per barche fino a 20 metri. Il negozio offre il servizio CAMPING GAZ anche nel nuovo formato da 5.70 Kg. e i VHF portatili sono proposti a prezzo di lancio. Novità anche da Campitoti che, oltre gli arredi da bagno personalizzati ed i teli mare con ricami a richiesta, propone alla propria clientela una vasta gamma di arredo cucina in melamina ed in ceramica della CONTRY CORNER. Sono in offerta a prezzi favolosi coperte di pile e sull'abbigliamento sconti fino al 40%. E' possibile proporre anche liste di nozze. L'estate è tempo di vacanza e questa è associata al divertimento, allo sport, alle serate con gli amici, meglio se davanti ad un piatto di pesce ed una bottiglia di buon vino. Eccoci arrivati allo “Scoglio di Orlando”, il ristorante del Porto, che propone, oltre i soliti buoni piatti, un fitto calendario di serate con musica ed effetti: 18 giugno - serata con effetti Laser, 9 luglio serata musicale, 23 luglio e 13 agosto schiumaparty, 20 agosto - serata musicale. A.L. 6 di Aldo Linari Y.C.M.S. ia L I A C E N TdeOllaM GirIaglG SECONDA EDIZIONE 3 - 4 - 5 GIUGNO La Centomiglia della Giraglia, inserita nel calendario delle regate di altura della Federazione Italiana Vela , è una regata annuale riservata alle imbarcazioni stazzate IMS ORC Club IRC ed a quelle da DIPORTO; oltre a far misurare i partecipanti su di un percorso di indubbia valenza tecnico - agonistica vuole essere soprattutto una festa del mare e della vela cercando di coinvolgere, accanto ai regatanti appassionati, tutti coloro che amano la vela ed il navigare La regata è organizzata, sotto l'egida della FIV e con il patrocinio del Comune di Piombino, dallo Yacht Club Marina di Salivoli (www.ycms.it). La regata prevede la partenza con il classico colpo di cannone dalla Rocchetta di Piazza Bovio, la piazza principale della città di Piombino protesa sul mare, e prevede una navigazione che , lasciando a dritta l'isola di Capraia , doppierà il mitico scoglio della Giraglia per fare ritorno , dopo cento miglia esatte , nel Marina di Salivoli in Piombino. VENERDI' 3 SABATO 4 DOMENICA 5 ORE 17.00 Briefing per la consegna del materiale di cortesia e delle Istruzioni di Regata ORE 09.00 Partenza della Regata ORE 18.30 Premiazione e cocktail di saluto TOSCANA-ELBA CUP TROFEO LOCMAN di Franco Stefanini A nche quest'anno, a poche miglia dal nostro Marina, nella splendida cornice di Porto Azzurro, si è svolta la Toscana-Elba Cup Trofeo Locman 2005, che è giunta alla quarta edizione. Evento di grande spessore per gli appassionati della vela. Una grande festa che con regate e musica (Locman Sound) ha animato le giornate e le notti elbane dal 3 all'8 Maggio. La presenza dei protagonisti mondiali della grande vela ha creato un grande afflusso di pubblico che con migliaia di persone ha affollato il lungomare e la banchina di Porto Azzurro per assistere, soprattutto il giorno 8 all'ultima spettacolare giornata di regate. La gara ha visto per il secondo anno consecutivo vincitore Russell Coutts (Team Russell Coutts), seguito da Gilmour (Pizza - La Sailing Team) e da James Spithill (Team Luna Rossa). I Match Race che si sono avvicendati nei cinque giorni di regata, hanno trasformato la baia di Porto Azzurro in un vero e proprio stadio della vela do ve il pubblico ha potuto assistere a distanza ravvicinata agli spettacolari duelli tra i più grandi skipper del mondo come, oltre ai citati, vincitori Francesco De Angelis, Gavin Brady per Oracle, Ed Baird per Alinghi. Presenti per l'occasione Patrizio Bertelli e Vincenzo Onorato. La Toscana-Elba Cup Trofeo Locman si è chiusa con la tradizionale premiazione nella piazza di Porto Azzurro. 8 YACHT AGENTS Via della Fiera, 1 57029 VENTURINA (LI) www.rozzopulcino.com SUB PIOMBINO - SORPRESE NEL CANALE I sub della Lega Navale di Piombino hanno realizzato questo articolo che ci mostra le belle immagini di una natura sorprendente. I nostri fondali ci rivelano aspetti della storia antica e recente. UN’IMMERSIONE LUNGA SEI ANNI Testo e foto di Sandro Leonelli Aereo Islander T rasmettere ai giovani e a tutti gli appassionati un amore ancora più profondo per il mondo sottomarino. È questo l'obiettivo che alla Lega Navale di Piombino si sono dati quando nel 1998 si costituì il Gruppo Subacqueo. D'altronde 500 anni fa anche Cristoforo Colombo citò nel suo diario due righe dedicate al suo antico amore: “La lingua non può rendere, né la penna può descrivere tutte le meraviglie del mare”. Oggi secondo noi il miglior modo di fare subacquea non è solo fare immersioni, ma anche partecipare ai diversi progetti che vengono ideati per sviluppare tra i giovani un'importante intesa con il meraviglioso mondo sommerso e questo grazie alla collaborazione con il Comune di Piombino con i suoi Assessorati allo Sport, alla Cultura e alla Pubblica Istruzione. Ecco perché da noi gli studenti trovano una deduzione sul rinnovo della tessera sociale e sui servizi sociali, fra cui ci sono i corsi per il conseguimento della patente nautica, i corsi vela, di canoa e di sub. Da quest'anno ci siamo attivati per organizzare anche i mini corsi - sub per ottenere il brevetto di immersione da 12 anni in poi, con una didattica, resa molto semplice, da una delle migliori agenzie internazionali, quali l'SSI. È un grande passo, secondo noi, perché anche da piccoli esistono molte possibilità di realizzarsi per un prossimo futuro; conoscere, saper apprezzare, essere coinvolti e stimolati, capire, fanno parte di una nostra cultura interna che va solo tramandata. Poi ci sono le mostre storiche - fotografiche, come fu quella dell'Andrea Sgarallino e del piroscafo Washington affondate ambedue nel canale, le serate a tema, organizzate di volta in volta con proiezioni di diapositive o di filmati che ritraggono scene usuali del mondo sottomarino. Tutto questo finora grazie alla presenza di personaggi Top del mondo marino, invitati per l'occasione, come fu del maestro ed amico Folco Quilici, di Andrea Ghisotti, fotoreporter di fama internazionale e di Francesca Giacchè, capo-redattrice della HDS, associazione che ha come scopo statutario il recupero storico dell'attività subacquea. In quest'ultima occasione fu risaltato il lavoro del palombaro, terribile e faticoso, a volte purtroppo anche mortale. Oppure lo si può fare navigando attraverso il Canale di Piombino che separa Salivoli dalle bellissime isole di Cerboli, di Palmaiola e dell'isola d'Elba, con le loro scogliere scolpite dai venti e che formano incantevoli insenature bagnate da acque cristalline. Paesaggi che si riflettono anche nella conformazione dei fondali, riservando ai subacquei continue e inattese sorprese in un susseguirsi di secche, cigliate, grotte e tanti relitti. È in questo magico contesto che ha sede il centro subacqueo della Lega Navale di Piombino. Le immersioni si svolgono tutto l'anno grazie alla possibilità di usufruire di spazi attrezzati con docce con acqua calda e spazi per il risciacquo del materiale. Il lavoro appassionante dei soci ha permesso di localizzare un gran numero di secche e cigliate situate a pochi minuti di navigazione. Si può scegliere di immergersi tra i fondali del litorale di Baratti, ricco di cavità intercalate da canyon, oppure nelle secche del Canale, attraversate da forti correnti ma che solitamente ospitano diverse specie di pesce. Se invece vogliamo rilassarci nel pieno rispetto del paesaggio i migliori punti d'immersione sono situati attorno agli isolotti di Palmaiola e Cerboli. Gruppo sub LNI Piombino Ma i fondali del canale ospitano anche affascinanti relitti da perlustrare, tra i quali quello della nave tedesca affondata durante la battaglia di Piombino del 10 settembre 1943, dove ora giace troncata in due parti a 28 metri di profondità. I sub meno esperti possono accontentarsi di scendere sul bimotore tedesco Heinkell He 111, oppure sull'Islander, aereo da turismo, situati ad appena 10 metri di profondità, mentre quelli che cercano “scariche di adrenalina pura” è possibile effettuare immersioni in notturna. Si comincia dal tranquillo golfo di Calamoresca, dove è possibile ammirare una stupefacente vita sottomarina in pochissimi metri d'acqua, fino alle immersioni più impegnative, sempre con la massima sicurezza, che riguardano le secche del canale e i relitti più profondi: qui anche un subacqueo con alle spalle infinite immersioni rimane strabiliato dalle innumerevoli sorprese che lo aspettano. Dal 2001 il nostro gruppo subacqueo collabora attivamente con il Nucleo Operativo della Soprintendenza Archeologica della Toscana, contribuendo alla scoperta e alla valorizzazione dei relitti cosiddetti antichi. Appena 2 anni fa è stato documentato e filmato un relitto di epoca etrusca risalente al VI° sec. a.c. affondato nei pressi di Baratti (vedi foto ), mentre a settembre faremo parte dell'equipe che affronterà il lungo lavoro dello “scavo” del relitto di età romana situato ai Perelli, dove speriamo di portare a termine il progetto che prevede la realizzazione di un filmato documentario del lavoro svolto dagli archeologi, per essere in seguito messo a disposizione per le ns. istituzioni scolastiche. In tutto finora abbiamo documentato circa 30 relitti, tra navi ed aerei, dai primi metri sotto la superficie fino a 80 metri nel golfo di Portoferraio dove è affondato un grosso vapore. Relitti di ogni genere e di ogni epoca: aerei da trasporto, aerei bombardieri, aerei da turismo, oppure navi mercantili, passeggeri, di trasporto truppe e di munizioni, vedette anti-sommergibili, o quant'altro. Chissà quanti centinaia di relitti aspettano ancora di essere scoperti. E tutti hanno una storia da raccontare. “SORPRESE NEL CANALE” Le immersioni più belle nel canale di Piombino Si parla molto, e a ragione dei meravigliosi fondali dell'isola d'Elba e a volte ci si dimentica che pure nel versante a nordest dell'isola e cioè nel canale di Piombino con le isole di Cerboli e di Palmaiola è a dir poco straordinario. Numerose e rigogliosissime le pareti ricoperte di gorgonie rosse e gialle, di parazoanthus axinellae e di spugne axinelle. E numerosi sono anche i relitti di qualsiasi età storica. Pesce prete Sub tra le gorgonie rosse Anche d'inverno il bel tempo non manca. Piombino affacciata sul canale che porta il suo nome, adagiata su un promontorio a dominio delle spiagge del golfo di Follonica da una parte e dall'altra a difesa di una lunga falesia che ripercorre l'antica via degli Etruschi fino a Baratti. Fin dall'antichità il mare ha assunto un ruolo determinante per la vita della città, la posizione strategica in cui Piombino si trovava ha avuto nei secoli passati un'importanza anche militare, come testimoniano le numerose presenze di fortificazioni ormai in disuso. Ma ancora più importante lo è oggi, visto che possiamo visitare un paesaggio straordinario a pochi minuti di navigazione. Un mare calmo e davvero invitante. Le immersioni che si possono fare sono straordinarie, sia per gli appassionati di relitti sia per gli amanti della fotografia. Numerosi relitti si trovano nel tratto di mare antistante S. Vincenzo, come la vedetta G 32, alcune motozattere e il Capacitas. Nel golfo di Portoferraio, come lo Sgarallino, la motochiatta, un'aereo tedesco Junkers Ju 52 e un grosso vapore ancora in fase di riconoscimento. Nel golfo di Follonica, come la Peniche affondata durante la battaglia di Piombino il 10 settembre del 1943, una vedetta anti sommergibile, un motobragozzi, un trasporto munizioni tedesco e un'aereo tedesco Heinkell He 111. E infine nel canale di Piombino come il piroscafo Washington, l'aereo da turismo Islander, le chiatte di Cerboli e ancora altri in fase di ricerca. di Braglia Enrico & c. Via Aurelia Nord Strada Polledraia, 1 Tel 0565.851364 fax 0565.858609 57029 VENTURINA (Livorno) Pavimenti e rivestimenti in ceramica - cotto Sanitari - arredamenti bagni - caminetti 11 Murena Estremamente vari sono i fondali: si va dalle praterie di gorgonie rosse e gialle del canale, in un susseguirsi di secche, cigliate e canyon del litorale di Populonia a distese di sabbia e fango intervallate da qualche roccia nel golfo di Follonica. Immersioni per subacquei di esperienze e necessità diverse. Per questo è necessario affidarsi a centri di immersione con alle spalle anni ed anni di conoscenza dei luoghi. Non è facile, infatti immergersi nel canale, dove le acque a volte lo attraversano con una violenza di un fiume in piena. Ecco allora delinearsi altri tipi di immersioni, più tranquille ma non per questo meno interessanti come intorno all'isola di Cerboli e di Palmaiola. In un posto così non possono mancare sorprese biologiche di diversa natura, tante che in tutte le secche disseminate lungo il canale non è raro imbattersi in crinoidi, spugne di ogni forma, stelle marine, nudibranchi multicolori, antozoi come anemoni, l'elegante alycia mirabilis, i gialli parazoanthus axinellae, i cerianti con i loro duecento Anfore nel Golfo di Follonica 12 tentacoli di varie colorazioni, le delicatissime trine di mare, gli onnipresenti spirografi e poi tanti pesci, crostacei e cefalopodi. Tra le più indicate nella zona di Populonia c'è la secca di “Cala al Piccione” e delle “Palme Nane”, con una giungla di paramuricee che dalle rispettive pareti si incrociano l'una con l'altra fino ad arrivare a circa 40 metri di profondità. Davanti a Buca delle Fate sui 30 metri c'è il canyon, un passaggio affascinante tra due formazioni rocciose multicolori. Più a sud la secca di Spiaggia Lunga, ricca di cavità ed anfratti, per finire sulla secca del Falcone, tra le più belle ed interessanti. Situata fuori l'omonimo scoglio si estende parallela alla costa fino a superare i 40 metri di profondità. Percorsa da una corrente onnipresente, è ricca di ogni forma di vita e costellata da avvallamenti stretti e tortuosi. Le immersioni che si possono fare spingendosi poi verso l'isola d'Elba sono tante, non si riuscirebbe a citarle tutte, ma le più famose sono la secca di Capo Vita, con il cappello a 10 metri, mentre più interessante è la cigliata che si trova verso est, a circa 27 metri, dove una formazione di grossi blocchi rocciosi arrivano fino a 50 metri, per finire poi su un fondale di sabbia bianchissima. Una delle più belle immersioni, sia per l'ambiente sottomarino circostante che per la varietà di molteplici specie di pesce che popola questo tratto di mare. Un grosso ancorone di epoca medievale è l'obiettivo di questa escursione subacquea. La secca di Mezzo Canale a 18 metri si allarga verso nord fino ad arrivare ai 39 - 40 metri di profondità. Questa immersione risulta, per gli esperti, una tra le più rinomate: punto strategico per il passaggio del pesce azzurro migratore. Talvolta può capitare di vedere saltare fuori dall'acqua anche pesci volanti. Anche intorno all'isola di Palmaiola sono molteplici le possibilità di immergersi. A sud una lieve cigliata scende fino a 30 metri, punto di passo delle ricciole, mentre sottocosta è possibile addentrarci in una piccola grotta dove i raggi del sole creano fantastici giochi di luce. Appena fuori, verso il Cavo, sui 35 36 metri un ciglio roccioso offre rifugio ad una varietà di aragoste. Relitto di motozattera tedesca Relitto del Semaforo Dentice Astice Sub LNI Verso Cerboli, sui 30 metri, un'altra secca si eleva dal fondo fino a circa 18 metri, regno delle murene e degli scorfani. Se invece adoriamo un'acqua ancora più cristallina, a nord c'è la secca del Frate con il suo monolite roccioso che arriva fino a 6 metri dalla superficie. Grandi avvallamenti rocciosi fanno da cornice a questo angolo mediterraneo, mentre tutt'intorno si sviluppa un'incredibile vita sottomarina. Ormai siamo quasi giunti alla fine del nostro viaggio con l'isola di Cerboli, un tempo covo di pirati ma che però oggi esprime il meglio di sé circondata da un mare di un colore azzurro intenso, grazie proprio ai suoi fondali subito profondi. Nel settore sud si scende repentinamente fino a 45 metri, avvolti in un bosco di gorgonie rosse accarezzate da un nugolo di castagnole rosa, che lì sono dappertutto. Fantastico e spettacolare è il “buco”, uno stretto passaggio subacqueo che taglia in due un promontorio roccioso che si allunga verso il mare aperto. Infine chi è intenzionato ad ammirare il maggior numero di organismi marini deve fare i conti con le due secche situate a nord ed a est dell'isolotto con fondali che possono superare i 40 metri di profondità. Durante la discesa bisogna fare attenzione alla corrente, a settembre raggiunge il massimo dell'intensità. E' importante allora controllare spesso il manometro dell'aria e seguire il programma di immersione per non incorrere in fastidiose risalite senza prima aver gustato appieno uno dei più interessanti angoli del Canale di Piombino. In questi casi ci affidiamo ad un tipo di tecnica diversa dal solito che è quella di farci trasportare dalla corrente senza opporsi alla sua forza, riuscendo così a visitare una grande fetta della secca, che è immensa. Questo chiaramente si fa con un bravo barcaiolo sulla testa che ti segue con il battello d'appoggio. Si scende lungo una cimetta collegata ad un pallone segnasub e si raggiunge il fondo. Attrezzo obbligatorio in questa immersione è un illuminatore che ci consente di scorgere uno spettacolo unico. Ma ecco che dietro l'angolo appare l'immancabile sorpresa che aspettavi ! Quale ??? Bé, c'è solo un modo per scoprirlo… Sandro Leonelli L.N.I. Piombino 13 Veder chiaro... nel mondo La Bozza d’Ormeggio ha chiesto al socio Sandro Olzi di spiegarci il fenomeno della refrazione ed aggiornarci sulle maschere subacquee con particolare riguardo a quelle corredate con lenti correttive. D a sempre l'uomo quando si è affacciato al mondo sottomarino, è rimasto affascinato dal particolare ambiente e dall'atmosfera surreale che si è svelata alla sua visione. AI di là dell'emotività che scaturisce dall'ambiente diverso, dal senso della scoperta, assimilabile alla sensazione propria della "prima volta", l'interagire con un ambiente nuovo è carico di pathos spesso provoca la nascita di passioni viscerali. Durante la lunga evoluzione molti sono stati i mezzi ideati e messi a punto per aiutare l'uomo a penetrare sempre più e sempre più intimamente l'ambiente sottomarino, a lavorarvi per trarne sostentamento e sempre maggiori insegnamenti. La vista più di ogni altro è il senso trasduttore, e ciò ha comportato e stimolato studi e sperimentazioni per la realizzazione di ausili della visione subacquea, cioè attrezzature capaci di permettere la visione sottomarina, in un ambiente ostile alla normale fisiologia oculare. La maschera subacquea è risultato l'ausilio vincente, ed in questa direzione si è lavorato lungamente mettendo a punto prodotti sempre più performanti. Le peculiarità di una buona maschera subacquea sono da ricercare in poche ma significative caratteristiche: impermeabilità, anallerqenicità, e qualità della visione. L'impermeabilità è figlia della qualità dei materiali impiegati nella produzione, del disegno antropometrico, della forma dei bordi e dei particolari accorgimenti studiati a bloccare le possibili vie d'acqua specialmente attraverso il bordo delle lenti. L'analleraenicità deriva dalla scelta di materiali sempre più compatibili con la fisiologia umana. Il campo visivo è figlio del progetto stesso del prodotto, poiché la forma della maschera crea ostacolo all'ampiezza dell'angolo di campo, e la qualità delle lenti determina l'acutezza visiva. Oggi i disegni delle maschere più evolute permettono un campo visivo abbastanza ampio grazie alla forma esterna, ed ad una ridotta distanza apice corneale lente. Tutto questo rimanendo in volumi di maschere modesti, tali cioè da non creare ostacolo per la eccessiva spinta di galleggiamento che deriva dal volume stesso della maschera. Queste caratteristiche devono garantire un buon livello di confort, per esempio l'impermeabilità deve essere ottenuta con una pressione limitata dei bordi della maschera sul volto, l'uso intenso non deve causare irritazioni od allergie, la qualità della visione deve risultare sufficiente all'utilizzo specifico etc. Se questo discorso risulta valido per i subacquei emmetropi o portatori di lenti a contatto, per gli ametropi che devono equipaggiare la maschera con lenti graduate le problematiche si complicano. L'indice di rifrazione del vetro ottico,le geometrie e gli spessori delle lenti pongono limitazioni alla possibile costruzione di lenti correttive con conseguente limitazione dei poteri delle lenti costruibili. Le scelte compromissorie derivanti hanno fino ad oggi permesso la realizzazione di maschere con lenti adeguate talvolta di limitata qualità che non forniscono le basilari caratteristiche necessarie, che però devono essere tassativamente fornite da una maschera subacquea distribuita da Ottici ed equipaqqiata con lenti qraduate. CENNI SULLA RESISTENZA MECCANICA DELLE MASCHERE SUBACQUEE I vetri neutri e le lenti ottiche che equipaggiano le maschere subacquee rispondono alle normative specifiche che regolano i prodotti dedicati alla subacquea, ed in modo particolare, le norme DIVA; DIN; AINSI,nonché alcune norme CE. improvvise variazioni di temperatura, come ad esempio: tuffarsi in acqua fredda con la maschera calda di sole. In questo caso l'improvviso e brusco abbassamento della temperatura che investe inizialmente la sola superficie esterna del vetro della maschera, potrebbe provocare un collasso strutturale del vetro con conseguente fessurazione, e rottura. Oltre alla protezione dagli shock termici, la tempera tende a migliorare la resistenza ai graffi delle superfici dei vetri, mentre ha un effetto marginale sulla resistenza meccanica agli urti. Resistenza strutturale e meccanica dei vetri e delle lenti per maschere. La resistenza alle sollecitazioni meccaniche richiesta al vetro di una maschera si basa unicamente sulla resistenza alla pressione, che agisce perpendicolarmente sulla superficie esterna della lente, naturalmente durante le immersioni. Tutte le case produttrici garantiscono i vetri delle proprie maschere per un utilizzo ad oltre 40 mt. di profondità "assoluta". In pratica però un limite vero non esiste in quanto sia in apnea sia utilizzando l'autorespiratore la differenza di pressione tra la superficie esterna della maschera e quella interna, raramente supera il valore di circa 1 Atmosfera, in virtù della compensazione. Nel caso si utilizzi la maschera per immersioni in apnea, l'esigenza di "compensare" la pressione dell'orecchio interno, automaticamente compensa anche la pressione interna della maschera. Il fastidio all'orecchio interno comincia prima dei 10 mt di profondità, quindi ben prima di avere una differenza di pressione di circa 1 atmosfera e comunque molto al di sotto della pressione critica. Continuando ad immergersi è necessario ripetere l'operazione ogni 5/7 mt come minimo. Nel caso in cui si utilizzi l'autorespiratore oltre alla compensazione dell'orecchio interno, l'erogatore provvede ad adeguare la pressione di erogazione della miscela contenuta nelle bombole alla pressione esterna, di conseguenza durante la respirazione viene "equilibrata" la pressione interna della maschera con quella esterna. A maggior garanzia di quanto sopra detto, quotidianamente si assiste a prove ed esperimenti effettuati da subacquei che grazie all'utilizzo di nuove miscele respiratorie nelle bombole, si immergono ad alcune centinaia di metri di profondità, utilizzando normali maschere di serie. Il discorso sarebbe differente se dovessimo occuparci di vetri destinati ad equipaggiare oblò di scafandri, batiscafi, custodie stagne per apparecchi fotografici e simili, apparecchi ed attrezzature destinati alle immersioni in profondità che non prevedono la compensazione della pressione interna con quella esterna, nei quali cioè tutta la struttura deve resistere meccanicamente e strutturalmente alla pressione cui è sottoposta in base alla profondità che raggiunge, in quel caso i vetri degli oblò sono particolarmente dimensionati raggiungendo talvolta spessori di alcuni centimetri. LA GAMMA DI MASCHERE DI ALTA QUALITA’ CONCEPITE PER L’UTILIZZO PROFESSIONALE CON LENTI NEUTRE E CON LENTI GRADUATE PRESSO L’OTTICA OLZI Cressi Sub - con i modelli Big Eyes, Focus; Medusa Junior (per bambini) TUSA by Tabata - con i modelli M20, M21, M23, m40, TM7500. Scubapro - con i modelli Futura 2. Utilizzo di vetri e lenti temperate Technisub - con il modello Look. Sulle maschere subacquee vengono utilizzati vetri e lenti temperate, ciò è indispensabile soprattutto sui vetri neutri a spessore uniforme. Il trattamento di tempera previene le rotture accidentali dovute ad Questi modelli sono gli unici per i quali l'Ottica Olzi garantisce la piena rispondenza alle normative vigenti. 14 CENNI SULLA REFRAZIONE SUBACQUEA La refrazione è quella branca dell'ottica che analizza, e misura la capacità visiva dell'occhio umano. Normalmente la refrazione si basa nella correzione visiva per mezzo di lenti montate su occhiali, quindi il mezzo di trasmissione dei segnali luminosi percepiti dall'occhio è l'aria il cui indice di rifrazione è uguale a 1, cioè l'aria non provoca alcuna alterazione deviazione e/o modificazione ai raggi luminosi che partiti dalla sorgente colpiscono l'occhio (fatto salvo una progressiva diminuzione della loro intensità causata dalle impurità presenti nell'aria stessa) . Quindi l'Ametrope (portatore di occhiali) è stato abituato a correggere il proprio difetto visivo attraverso lenti con determinati poteri che generalmente gli permettono di recuperare al 100% la propria capacità visiva, di ottenere cioè 10/10 di Visus, nelle normali condizioni d'uso di occhiali. Ricordiamoci che i raggi luminosi sono deviati ogni volta che attraversano superfici con indice di rifrazione differenti (esempio: aria lente, lente aria). Ricordiamo che per correzioni superiori alle 2 diottrie, diventa sensibile la variazione di potere rifrattivo della lente all'aumento della distanza lente occhio. Con gli occhiali dalla sorgente luminosa all'occhio i raggi percorreranno ed attraverseranno: Sorgente luminosa - aria - superficie esterna della lente - spessore della lente - superficie interna della lente - aria - occhio. Se noi immergiamo il nostro ametrope in acqua, con indossata una maschera sub, i raggi luminosi percorreranno ed attraverseranno: Sorgente luminosa - acqua - superficie esterna della lente spessore della lente - superficie interna della lente - aria -occhio. Nei due casi l'unica cosa che cambia è la presenza dell'acqua tra la sorgente dei raggi luminosi e la superficie esterna della maschera. Tutti sappiamo che se guardiamo un pesce in acqua questo risulta ingrandito. così come le dita che si vedono quando si stringe un bicchiere etc. Ciò dipende dal differente indice di rifrazione dell'acqua stessa che varia tra 1,21 e 1,29 secondo il suo grado di salinità. Viene stimato che l'acqua ingrandisca mediamente circa il 30%, quindi anche se con la maschera indossata (superficie esterna del vetro piana) non nasce un vero e proprio diottro, possiamo paragonare questo comportamento all'inserimento di una lente virtuale positiva, quindi ingrandente, del potere di circa 0,60 - 0,70 diottrie davanti agli occhi. Inoltre quando un corpo è immerso in un liquido, questo ,circondandolo completamente, si dispone secondo dei filetti fluidi, come se fosse un insieme di lamine parallele che si deformano assumendo la forma del corpo stesso. Questa disposizione "laminare" dell'acqua, assume capacità ottica soprattutto con il corpo in movimento. Questo fenomeno anche se ottica mente non risponde a leggi ben precise, contribuisce senza dubbio ad incrementare l'effetto ingrandente dell'acqua. Ai fini della visione, questo effetto “lente dell'acqua”, genera due fenomeni principali, andando ad avvicinare il punto infinito dell'occhio di circa il 30% cioè portandolo dai 5 mt nominali, intorno ai 3,5 mt, di conseguenza, viene falsato anche il senso delle proporzioni e delle distanze. In maniera semplice ed elementare per riportare la visione al naturale occorrerebbe considerare questa lente positiva virtuale, facendo un semplice calcolo ed adeguare il potere delle lenti previste per correggere il visus in aria alle lenti necessarie da utilizzare per lo stesso scopo in acqua. Occorre considerare inoltre che le lenti da occhiali, quelle cioè previste per utilizzare in aria, prevedono una distanza occhio - lente di circa 10-12 mm. Considerando che il potere della lente correttiva aumenta con l'aumentare della distanza dall'occhio, e che la lente di una maschera sub dista dall'occhio dai 20 ai 24mm per poteri importanti potremo considerare anche la reale variazione di potere di refrazione in base alla distanza. Il nostro calcolo teorico dovrà tenere conto anche di questa ulteriore variabile, per cui nella nostra formula dovremo inserire una lente positiva ( con il segno + ) di potere variabile. Il calcolo empirico suggerito risulta il seguente: - da 0,00 a 2,50 diottrie (positive o negative) conviene considerare una virtuale positiva massima di 0,50 diottrie; - da 2,50 a 5,00 diottrie (positive o negative) di 0,75 diottrie - per correzioni superiori la lente virtuale dovrebbe avere valore di circa 1 diottria, ma si può anche trascurare in quanto il suo potere incide meno del 10% sul totale della correzione e la sua influenza sul visus in acqua, risulta quasi inesistente. Quindi, aumenteremo il potere delle lenti negative e diminuiremo il potere delle lenti positive. Rifacendosi ai concetti della visione stenopeica, dato il ridotto campo visivo, un calcolo semplificativo può essere fatto per le correzioni astigmatiche seguendo la regola: - quando il valore del cilindro è inferiore o uguale ad 1/3 del valore di sfera, può essere conveniente correggere il cilindro in equivalente sferico, cioè si può aumentare il potere della sfera del 50% del potere del cilindro dando alla lente un potere intermedio tra i due assi meridiani dell'occhio. In questo caso si compenserà sul potere sferico la lente virtuale. Quando invece il potere del cilindro supera il terzo del potere della sfera si consiglia di costruire una lente di ricetta. N.B. L'adeguamento aria acqua si effettua unicamente sul potere della sfera. Ricordando che i 10/10 di visus considerano a fuoco gli oggetti dimensionali sottesi dall'angolo di 1 grado, non compensando la lente virtuale acqua-vetro, il punto di infinito dell'occhio si avvicina a circa 3 metri e di conseguenza vengono falsate tutte le proporzioni dimensionali degli oggetti. Ai fini dell'accomodazione, questa si svilupperà normalmente, si modificherà il punto prossimo di focalizzazione, minimizzando i problemi da vicino dei giovani presbiti. L'aspetto che effettivamente varia è il senso delle proporzioni, con grande disagio per coloro che hanno necessità di mantenere una scansione visiva puntuale e proporzionata. Per esempio nella fotografia subacquea, dove il percepito visivamente risulta molto diverso dal ciò che sarà l'immagine fotografata. Gli obbiettivi fotografici subacquei sono compensati esattamente, anzi spesso sono sovracompensati, dovendo focalizzare immagini molto ravvicinate sovente in macro. Non adeguando il potere della maschera con la lente virtuale, utilizzando la stessa correzione degli occhiali, le immagini risulteranno ingrandite, e dato il campo visivo limitato dalla maschera stessa (visione stenopeica), l'occhio metterà a fuoco anche se la correzione applicata è insufficiente o non perfettamente corretta nel cilindro. La vera controindicazione: una certa stanchezza oculare causata da eccessivo stimolo dell'accomodazione e possibili delusioni circa i rapporti dimensionali in caso di: fotografia sub, caccia sub, fish watching etc, Inoltre quando il nostro portatore userà la maschera fuori dall'acqua (emergendo dopo una immersione, al rientro da una lunga nuotata etc) , potrebbe risultare sottocorretto o sovracorretto al punto da non essere in grado di orientarsi avendo un visus insufficiente da lontano. S.O. 15 ISTITUTO DI BIOLOGIA ED ECOLOGIA MARINA DI PIOMBINO La fascia costiera dei nostri mari, soprattutto con l'avvicinarsi della bella stagione, è molto spesso luogo di incontro con rappresentanti della fauna marina non del tutto innocui, oppure decisamente pericolosi per chi, inconsapevole, prova ad osservarli più da vicino. Risulta pertanto utile ed interessante imparare a riconoscere le specie che, con frequenza o soltanto sporadicamente, è possibile incontrare nel nostro mare e sulle coste, ricordando che ogni rappresentante della vita marina deve essere avvicinato con rispetto e curiosità. Gli animali pericolosi dei nostri mari di Roberto Bedini e Maria Grazia Canali C ominceremo questa rassegna con alcuni animali eventuali infezioni. A dir poco colpevole è il comportamento, regolarmente ospiti del Mar Tirreno per terminare con alcune purtroppo ancora oggi frequente, di coloro che, aperti i ricci e “curiosità” zoologiche segnalate negli ultimi anni: consumate le loro uova, abbandonano i resti degli animali sulla sabbia delle spiagge più frequentate, esponendo soprattutto i bagnanti più piccoli ai pericoli sopra esposti. L'infezione da aculeo di CELENTERATI riccio può portare nei casi più gravi a gonfiore e paralisi dell'arto colpito. Altre specie potenzialmente pericolose tra i ricci sono il Trasportate dalle correnti, Centrostephanus longispinus (in acque più profonde) e Arbacia arrivano lungo le coste lixula, comune sulle scogliere ma non commestibile. frequentate dai bagnanti le MEDUSE, fornite di organi PESCI OSSEI urticanti disseminati sulla loro superficie corporea (soprattutto Tra i pesci ossei di substrato sabbioso e fangoso è utile ricordare le nei tentacoli) che lasciano una varie specie di TRACINE che vivono affossandosi nel substrato e spiacevole traccia lasciando sporgere solo gli occhi in attesa di prede. La prima pinna dell'eventuale incontro; le 1 dorsale porta le spine velenifere collegate a ghiandole che strutture causa di dolorose secernono il veleno. Se disturbata la tracina erige la prima pinna ferite sono cellule chiamate Cnidoblasti che portano nel loro interno la nematocisti: al minimo dorsale, completamente nera per una colorazione detta “vessillifera” contatto viene espulso un filamento velenifero, efficace perché dotato in etologia, come monito per l'incauto invasore del suo territorio. Se anche di aculei, che si conficca nella nostra pelle provocando l'avvertimento non viene recepito, o l'animale viene inavvertitamente arrossamento e bruciore. Questa è in effetti l'arma di cui i Celenterati calpestato, ecco che scatta si servono per procurarsi piccole prede, paralizzate dal loro veleno. l ' i n i e z i o n e d i v e l e n o , 4 La specie di medusa che provoca più preoccupazione a chi nuota in dolorosissima. Anche le spine mare è la Pelagia noctiluca (Figura 1). Questa medusa ha che ornano l'opercolo sono colorazione a macchie ed ha la possibilità di emettere luminescenza v e l e n i f e r e . I l v e l e n o è se irritata. Il trattamento delle ustioni provocate dal veleno è termolabile, per cui il dolore l'applicazione di ammoniaca o di amuchina sulla pelle, applicando in può essere in qualche modo un momento successivo le idonee pomate antistaminiche. E' mitigato con il calore, acqua o molto calda. Le consigliabile non asportare né perforare le vescicole che si formano, sabbia in quanto costituiscono pur sempre una difesa contro le infezioni tracine, in particolar modo Trachinus draco e Trachinus araneus (Figura 4), sono gli animali più batteriche. 2 Tra i Celenterati sessili (che velenosi del Mediterraneo. Il veleno delle tracine non ha alcuna vivono cioè praticamente attaccati azione sulla trasmissione neuromuscolare dell'impulso nervoso ma al substrato) sono da tener agisce sull'apparato cardio-vascolare con precipitazione della presenti i pericoli derivanti dal pressione e modificazioni del ritmo cardiaco. contatto con l'”ortica di mare” o Anemonia sulcata (Figura 2), un 5 bell'anemone di mare di colore bianco sporco con le punte dei tentacoli violette che si può osservare talvolta proprio sugli scogli vicino riva. Questa attinia, benché localmente consumata in frittura, è capace di una forte azione urticante al contatto, per cui è bene tenere una distanza di sicurezza. ECHINODERMI Questo particolarissimo raggruppamento faunistico, che comprende le stelle di mare, le oloturie ed i RICCI, può essere potenzialmente pericoloso non per aggressione volontaria o meno da parte degli animali, ma per l'abitudine di molti di nutrirsi delle uova del riccio Paracentrotus lividus, comune 3 sulle nostre coste (Figura 3). Le spine di questo e di altri ricci possono infatti causare punture molto dolorose, in quanto gli aculei possono spezzarsi e restare conficcati nelle carni dei malcapitati. E' necessario allora rimuoverli prontamente per scongiurare 16 Ancora pesci ossei dotati di spine velenifere, ma questa volta di ambiente roccioso, gli SCORFANI, come Scorpena notata (Figura 5): possiedono aculei veleniferi nei primi raggi della pinna dorsale, nelle spine opercolari e nel primo raggio delle pinne pelviche ed anali. A causa della loro immobilità nell'ambiente in cui vivono, questi animali in genere procurano ferite a chi li maneggia incautamente dopo averli pescati; bisogna quindi usare la massima attenzione con questo tipo di animale. Anche il veleno degli scorfani è termolabile. PESCI CARTILAGINEI BRUCHI GALLEGGIANTI? Esiste un pesce cartilagineo che vive lungo le nostre coste e che è in grado di generare scariche elettriche anche offensive per l'uomo, si tratta della TORPEDINE, (Figura 6, Torpedo mormorata). Le specie presenti nel Mar Tirreno sono tre, tutte di forma simile ed in grado di attivare i loro organi elettrici posti ai lati della colonna vertebrale, nella parte alta del corpo. Se la torpedine ha grosse dimensioni può Nell'estate del 1997, sulle coste dell'Isola d'Elba, fu la volta di strane formazioni a forma di “bruco” che apparivano cave all'interno e puntinate esternamente. Queste strane strutture si ammassarono sulle spiagge elbane destando viva preoccupazione nei turisti. Anche in questo caso però un esame in laboratorio, presso il nostro Istituto, stabilì che non si trattava di individui di alcuna specie minacciosa o meno ma soltanto di ammassi di uova, probabilmente di Ascidiacei, del gruppo TUNICATI. Le uova (Figura 9) si presentavano incluse in un finissimo involucro gelatinoso, disposte intorno ad una cavità piena di gas che ne assicurava il galleggiamento. La capsula gelatinosa era formata da vari piccoli cilindri in fila con una vaga forma di “bruco”. Se l'involucro veniva danneggiato, affondava. Anche in questo caso non si conoscono le cause dell'improvvisa fioritura riproduttiva. 6 produrre anche scariche da 220 volt in grado di determinare violenti shock nelle persone che vengono in contatto con l'animale. Un altro pesce la cui pericolosità è poco nota è l'AQUILA DI MARE, Myliobatis aquila (Figura 7) che viene spesso scambiata per una razza e q u i n d i m a n e g g i a ta i n m a n i e r a imprudente; questo pesce possiede una coda a frusta fornita di un lungo aculeo seghettato. L'animale, se disturbato, può conficcare l'aculeo nelle carni provocando ferite molto dolorose, in quanto l'aculeo è un vero e proprio apparato velenifero. Il veleno è contenuto nelle due scanalature ventrolaterali ed è prodotto da cellule ghiandolari situate sotto l'epitelio di rivestimento che si sfalda quando l'aculeo viene conficcato nella carne diffondendo il veleno nei tessuti. Si tratta di una cardiotossina con effetto sull'apparato cardio-vascolare. 9 PICCOLE VELE ALLA DERIVA? Già da alcuni anni si ripete d'estate l'invasione pacifica delle piccole vele bluastre portate dal mare: Velella velella, detta BARCHETTA DI SAN PIETRO (Figura 12) è un CELENTERATO SIFONOFORO, ovvero non una medusa, come spesso si pensa erroneamente, ma una colonia, dotata di galleggiante e di vela per farsi trasportate dalle correnti. Sono assolutamente innocue e non segnalano né condizioni di inquinamento del mare né problemi di altro tipo. La sola “controindicazione” è il loro spiaggiamento in massa, dovuto alle correnti ed alle onde, e la conseguente necessità di dover ripulire la costa dai loro resti degradati dall'ambiente. E PER FINIRE... SPILLI DI MARE? Qualche anno fa (luglio 1 9 9 5 , s ta n d o a l l e cronache locali) i bagnanti assistettero ad una silenziosa ma “pungente” invasione delle acque costiere: chiunque provasse ad immergersi in mare, a v v e r t i v a immancabilmente delle punture, fini ma frequentissime, su tutto il corpo. L'esame allo stereomicroscopio di un campione di acqua di mare fu sufficiente a chiarire il mistero: si trattava di microrganismi PLANCTONICI, dunque trasportati in massa dalle correnti, della specie Creseis acicula (Figura 8), della lunghezza di soli 5 millimetri, trasparenti, forniti di microconchiglia (molto appuntita) a forma di cono, causa delle micropunture avvertite da tutti, quell'estate. Fenomeni di questo tipo non sono facilmente spiegabili, ma generalmente può trattarsi della coincidenza di certe correnti marine con un periodo di particolare “fioritura” di una specie normalmente poco conosciuta. 8 10 Questa breve rassegna è necessariamente incompleta rispetto a tutti gli affascinanti aspetti della vita del mare che caratterizzano anche le coste. Chi volesse informazioni su specie particolari o su osservazioni “strane” effettuate in mare, può rivolgersi ai nostri Laboratori nella sede di P.zza Bovio 4, a Piombino, o telefonare al n. 0565/225196, o ancora inviare una e-mail a [email protected] 17 La scuola vela del Centro Velico Piombinese E' il circolo più anziano del comprensorio ed uno dei più datati in Italia. Certamente quando nacque nel 1950 nessuno dei suoi soci fondatori avrebbe immaginato che a 55 anni, ben portati, il Centro Velico Piombinese potesse esser così giovanile ed esuberante. Il segreto non è altro che quello di attribuirne il merito a tutti i Consigli Direttivi che si sono battuti per avere una scuola di vela efficiente e funzionale, puntando sempre sui giovani senza peraltro trascurare “gli anziani”. Oggi la stragrande maggioranza dei velisti Piombinesi, di tutte le età, che veleggiano nel canale, con grinta ed entusiasmo provengono dalla nostra scuola vela e non possono aver dimenticato i pomeriggi trascorsi sul piazzale assolato o nella pineta di Baratti a parlare di bordeggi sbagliati, di correnti mal calcolate o di quel fiocco che non stringeva come avrebbe dovuto o, meglio ancora, di quella regata priva d'errori. Oggi, come accadeva allora, ci sono nuovi giovanissimi equipaggi che fanno i medesimi discorsi con il solito entusiasmo ed accanimento e che sono e diventeranno la tradizione della vela Piombinese di domani. La scuola di vela del C.V.P. è praticata nella sede estiva in Baratti. Il tutto si svolge sotto l'attenta guida di quattro istruttori nazionali del nostro circolo più altri due zonali; a terra ci sono, inoltre, due hostess che garantiscono un controllo dei 18 ragazzini nell'alternarsi nelle uscite. I ragazzi dai sette ai sedici anni sono iniziati alla pratica della vela su derive optimist (i più piccoli), Vaurier (i più grandicelli), Laser e 420 (i più maturi). In mare sono sempre presenti due gommoni per l'assistenza. La durata dei corsi è di due settimane, esclusi il sabato e la domenica, e si protrae dalle nove del mattino sino alle 17. Generalmente molti ragazzi prolungano il corso di una o due settimane, ma dopo 15 giorni in genere piccoli e grandi possono manovrare una piccola deriva autonomamente. Finita la scuola estiva in genere quelli più dotati ma non necessariamente, l'importante è avere passione, possono iscriversi ai corsi di vela invernale e da qui inizia la specializzazione che porterà i più volenterosi e i più capaci all'agonismo vero e proprio. La scuola del centro velico piombinese è una delle più valide in Italia e quest'importante riconoscimento le è attribuito in primis dalla federazione, ma anche da riviste specializzate di nautica, non a caso da essa sono usciti alcuni tra i più importanti nomi della vela italiana. Il nostro sito www.centrovelicopiombinese.it vi aspetta per leggere chi siamo, per vostri preziosi suggerimenti e per vedere, in specifico, tutto ciò che serve per iscriversi alla nostra scuola di vela. Il Presidente Fabio Paoli G U L L I V E R a p p u n t i d i v i a g g i o VIAGGIO A FINIST É RE La terra dei fari di Alessandro Camerini Le tempeste sono bretoni; i fari sono bretoni; le maree sono bretoni e Tabarly era bretone. Decisi di programmare, dopo più di venti anni dalla prima visita, un viaggio in Bretagna; e la Bretagna si può assaporare davvero solo in due modi, molti simili tra loro: in barca o in moto. Entrambe le modalità consentono di mantenere un rapporto molto franco con gli elementi: nessun nascondino, nessun tergicristallo. Quando si è in gioco si balla, si affrontano le perturbazioni con astuzia ed un po’ di senso del meteo, si procede sbandati sotto le raffiche di vento, si usano le cerate, le carte, si bestemmia sotto i temporali e si è assaliti dalla gioia davanti ad una schiarita, si cerca un porto e se non si trova si fa rada, a ridosso di un promontorio, in un prato o sotto un' accogliente tettoia e sempre a contatto con lei: la barca, la moto. E alla fine in premio ci sono gli odori del tempo che cambia, l'alito del temporale , il respiro della terra o del mare, e la pellicola straordinaria del cielo in tempesta, che si srotola sopra il capo. Bene, andarci in barca mi creava qualche problema; decisi di optare per la moto, come più di venti anni prima (in realtà allora era una Vespa, cosa profondamente diversa); non fu difficile trovare due cari amici (Riccardo e Paolo) , uno velista e l'altro motociclista, che non se lo fecero dire due volte. Qualche perplessità fu espressa dalle nostre compagne, che con intuito tipicamente femminile, compresero che la Bretagna aveva qualcosa a che fare con le perturbazioni, col vento e con la pioggia. Con astuzia, buon senso e qualche bugia, arrivammo ad un accordo, con una road map che prevedeva una consistente sosta nella tenera Provenza, prima di puntare la ruota di prua a NNW , verso la ruvida Finistere. Alla fine di luglio 1999 i mezzi erano pronti: un catamarano (scooterone) 250 e due sloop (monocilindriche) quarto di litro che insieme cubavano come la “Poderosa” del giovane Ernesto Che Guevara. E come la “Poderosa” erano cariche come animali; salpammo alle 8,30 GMT del 24 luglio 1999, pieni di gioia. La prima settimana la dedicammo al Verdon ed alla Provenza, che scorrazzammo in lungo e largo (Aix, St Remy, Arles, St Paul, Cassis, Les St Maries, Le Beaux, Moustiers, Avignone, Gordes…) godendo delle isobare e della cucina mediterranee; alla fine di questo periodo, i due terzi dell'equipaggio femminile presero il primo treno da Marsiglia e con la scusa degli impegni lavorativi si affrancarono dai (fondati) timori di un futuro prossimo fatto di isobare attaccate una all'altra e di rovesci biblici; ma anche da un'esperienza di viaggio semplicemente fantastica. Quella stessa mattina facemmo prua per 270 con l'obiettivo di toccare l'oceano in serata; ce la facemmo quasi. Aiguillon, un paesino vicino Bordeaux , ci accolse dopo una intera giornata di viaggio dove il quarto di litro tra le cosce ci aveva letteralmente frullato gli zibidei. Una festa del jazz ed una squisita locanda ci rimisero in sesto. Gli equipaggi dormirono, tutti insieme, in una quadrupla dalla quale si potessero vedere le moto ormeggiate una accanto all'altra. Il mattino seguente, ben riposati e rifocillati, ignorammo la splendida Bordeaux, e il fantastico Perigord, perché attratti come da un buco nero, da La Rochelle; il solo nome evocava un melange di immagini di cantieri, di marinai, di imprese marinaresche, e di personaggi di George Simenon. Proprio La Rochelle ci stava attraendo in una trappola micidiale; la vicinanza della Gironda fece sentire il primo alito atlantico che noi mediterranei avvertimmo come un simpatico cambio di temperatura e di umidità, ignari del suo terribile significato: procedevamo tranquilli verso N quando si materializzò, ad un paio di miglia sopravento, una matassa di cielo nero da cui provenivano profondi rutti per niente anticipati dalle familiari saette. 19 Ritenemmo che fosse venuto il momento di mettere alla prova, per quello che si presentava come un temporale estivo pomeridiano, i nostri mezzi di protezione, che avevamo appena sperimentato in leggeri piovaschi provenzali. Paolo indossò con calma un tosto Belstaff con le cuciture saldate , su un paio di pantaloni stagni; io sciorinai il mio coordinato giallo da stradino, in PVC, chiuso da teneri bottoni a clip; Riccardo e signora si coprirono con una sorta di mantelline svolazzanti che a loro dire avrebbe creato una protezione aerodinamica infallibile; a dire il vero in Provenza avevano funzionato, ma questo non fugò le mie perplessità. Ripartimmo e, dopo nemmeno un miglio, la matassa nera sembra ingoiarci: un' orrenda pioggia orizzontale spinta da un vento al traverso di almeno cinquanta nodi ci annichilì; dopo pochi minuti di quella bolina larga a vele sventate, prendemmo la cappa al riparo di un muro di un capannone, in preda al riso demente di chi ha visto il Golem. Facemmo un inventario dei danni: Paolo aveva soltanto un accenno di umidità sul colletto della camicia ; il mio coordinato aveva lasciato entrare acqua sottocoperta e aveva prodotto una strisciata di bagnato che dal sottogola arrivava sino alla nuca passando per l'apparato riproduttivo; i danni maggiori erano lamentati dall'equipaggio dello scooter. Le mantelline svolazzanti erano state fatte a brandelli ed i loro proprietari erano fradici ed infreddoliti. Dopo un briefing decidemmo di sostare nel prossimo paese (Saintes) e di non ripartire prima di avere dotato gli equipaggi sguarniti di sofisticate tute antipioggia, garantite sino a 10 Beaufort. La locandiera di Saintes, una vecchia zitella inacidita, si innamorò di me e non smise di sorridermi nemmeno mentre le chiedevo che cosa fossero le huitres indicate nel menù; si limitò a scomparire in cucina per tornare poco dopo a mostrarmi, con una certa sufficienza, una splendida ostrica. Il mattino seguente facemmo spesa di tute stagne (eccetto Paolo) e ripartimmo sicuri che nulla ci avrebbe più fermati. La Rochelle mantenne le promesse; affascinante città vecchia, odore di mare, sole splendido ed una fantastica città nuova, dove zone verdi intervallavano palazzi hi-tech; decidemmo per una puntata ad ovest sull'Ile de Re, luogo molto turistico. Decidemmo poi di far prua su una località che richiama grandi traversate ed imprese di solitari: Le Sable d'Olonne. Delusione; una sorta di Rimini atlantica dove cenammo con pesce che sapeva di acido muriatico. Ma la meta era altrove, più a Nord e più ad Ovest, dove è nato il mito del Graal, dove si fabbricano le tempeste ed il ponente porta i suoni dei celti irlandesi. Appena partiti da Le Sable avvertimmo l'aria nuova; già e indicazioni per Nantes rammentavano riti di pesca e le sardine più buone del mondo. Oltrepassammo la Loira e giungemmo nell'incredibile Golfo di Morbihan: una immensa baia disseminata di milioni di scogli ed isolette, protetta da una penisola di 7 miglia (Quiberon) e da un'isola che mostra il petto all'atlantico e porta un nome che la dice lunga (Belle Ile). A vigilare su tutto la bella città di Vannes che visitammo sotto una pioggerella estiva. Il sole ci accompagnò poi al rifugio di Gaugain; il delizioso borgo marino di Pont Aven, il cui fascino fa dimenticare per un po' un turismo abbastanza ingombrante; come può accadere a Saint Paul de Vance. Ormai c'eravamo, e la prossimità di Concarneau ce lo confessava; non gustammo abbastanza la cittadina, ma vivemmo la prima vera serata bretone. All'estremità NW del golfo trovammo una sorta di Baratti atlantico; un campo boe ed un moletto di fronte al quale c'era un grazioso bar/osteria che offriva un menù semplice e senza grande scelta: solo crostacei, molluschi, e bestie simili. Mi commuovo ancora al ricordo del “piatto reale” servito su giaccio ed alghe ad un tavolino all'aperto, sotto una valanga di tuoni ascoltati con gran sufficienza dall'oste, mentre le moto ormeggiate sul moletto scomparivano nell'oscurità di una notte lenta, e la marea portava rapida le sue ondine senza risacca. Qualche miglia più a Sud, in pieno Atlantico, si addormentavano le Iles de Glénan. Una mattina frizzante ci accompagnò ad un passaggio che ci mozzò letteralmente il fiato; poche miglia dopo Concarneau le moto imboccarono un lungo ponte che, all'altezza di Benodet, attraversa una sorta di fiordo che porta a Quimper e ci mancò poco che cadessimo storditi da quella straordinaria visione di centinaia di barche ormeggiate nelle anse del fiordo, tra boschetti e gruppetti di candide casette bretoni della cittadina. Poco più a NW entrammo nel parco protetto della Pointe du Raz, in prossimità della quale ormeggiammo i mezzi per proseguire a piedi. La carta ci avvertì che eravamo ad una longitudine limite, più a W di Brest, in linea a Le Conquet; insomma, la Francia era finita. Il mattino era limpido e l'aria ferma, ed il mare si mostrò liscio come un vetro nel momento in cui arrivammo alla sommità della Punta, dalla quale ci sembrò di toccare con la mano il celebre faro della Vieille, appoggiato su uno scoglio; in alcuni punti il mare sembrava gorgogliare, come se frangenti si rompessero su scogli a fior d'acqua. Era l'effetto di correnti violentissime che si scontravano, formando delle barriere d'acqua; alcune barchette di sette / otto metri si addentrarono in quei gorghi rimanendo ferme sui frangenti, per dare poi il posto ad un paio di pescherecci che fecero festa il quel bendiddio di schiuma, ossigeno e pesci. Era ora di riprendere la via per un breve tratto che ci portò a Douarnenez, nel cui porto canale è situato il museo navale galleggiante; una versione seria di quello che c'è sul fosso di Cesenatico. Qui ogni anno viene celebrata una festa del mare che attira marinai da tutta la Francia, con barche di ogni epoca, dimensione e foggia. Decidemmo di tagliare la penisola di Crozon per dirigerci verso la nostra meta: il presidio più a Ovest (5°9' W). Arrivati vicino Brest comprendemmo che la Francia era finita già alcune miglia prima dell'oceano, dai nomi dei paesi (Ploumoguer, Plouarzel, Lanpul-Plouarzel, Plougastel…) che sapevano parecchio di celtico; superata la città arsenale (dove per pochi minuti di ritardo persi una importante mostra dedicata a Tabarly (“A Eric”, appunto), tirammo dritto verso Le Conquet, fantastico porticciolo di pesca affacciato sul mitologico passaggio del Fromveur, un budello di acqua libera in mezzo ad una platea di miglia quadrate di pianacce, scogli, rostri, isolotti che costituiscono uno degli spot di mare più pericolosi del pianeta, là dove scaricano il loro delirio le più imponenti tempeste dell'atlantico, gemelle di quelle di Cape Cod, esattamente dall'altra parte dell'Oceano. Dalla collinetta che sovrasta Le Conquet la vedevamo, la Terra Promessa: molti tra i più famosi fari della storia della marineria erano nel giro di poche miglia, in mare aperto, incastonati sulle rocce più assassine. La Jument, Les Pierres Noires, Kèreon, Ar Men, St Mathieu sorto tra le rovine di un'abbazia del VI secolo; e dopo l'isola Molene, la straordinaria Ile d'Ouessant con Le Stiff e l'ultima, autorevole luce sull'oceano: Creac'h. Trovammo posto in un gradevole campeggio nei pressi di Le Conquet, che sovrastava una imponente spiaggia bianca (Les Sablons Blanc) e si individuò subito quello che sarebbe stato per qualche giorno il nostro luogo preferito: la brasserie-creperie “Les Buccaniers”, arredata con oggetti di mare e gestita da un bretone tostissimo e motociclista, che ci prese subito in simpatia, anche se (chissà perché?) ogni tanto guardava me e Paolo (allora privi di compagne) con l'aria di chi guarda due buchi. Tre giorni di moules imperiali ed aperitivi di muscadet et huitres misero a dura prova il fegato e furono senza dubbio la causa di fantastiche quanto inconsuete evacuazioni arancioni come aurore boreali. Il ricordo più bello è legato alla visita ad Ouessant, dove Paolo non ci accompagnò, per dedicarsi alla visita delle falesie della Penisola di Crozon e ad una gita a cavallo. Ouessant si raggiunge con piccole imbarcazioni di linea che fanno lo slalom nel canale del Fromveur per approdare in una piccola baia a SE dell'isola; dall'ormeggio si noleggiano le bici per una splendida visita, dal seicentesco faro di Stiff, accanto al quale è sorta una avveniristica torre di controllo del traffico della Manica, sino al villaggio principale e, attraverso una vegetazione fitta e bassissima, al faro di Creac'h, dove ha sede il Museo dei Fari e dei Segnali. Sedevo a oltre 5°W e riuscivo ad immaginarmi le vicende marinare che si sono consumate di fronte a Creac'h e Stiff, ed alla vista pietosa della Jument; drammi del mare ma anche partenze e ritorni della flotta reale britannica alla conquista dell'impero, o le memorabili gare, nel rientro nella Manica, dei clipper durante l'epopea della vela commerciale di metà ottocento. Insomma, la storia della marineria è passata, tutta, di fronte a quello scoglio. Dopo qualche giorno trascorso su quel breve tratto di costa, tra fari “minori” coperti di ortensie, spiagge deserte e piccolissimi villaggi, sempre sotto un cielo basso costantemente strappato da mani di vento, e davanti ad un mare profumato e autorevole, eravamo appagati come dopo un amplesso. Decidemmo di far prua per S, mentre Riccardo e signora, già da prima, erano andati verso E-NE per vedere St Malo ( che non videro perché, di nuovo, annientati da un fortunale); si attraversò la Francia di un fiato, con una sosta nel Vallo della Loira, dove per poco non incrociammo casualmente Riccardo; incredibilmente ci si ritrovò nel medesimo hotel di Lione, in camere accanto, e festeggiamo il ricongiungimento con una simpatica cena a base di filetti texani (!?) mentre tutta l'acqua del cielo si scaricava sul Lione e sul Bougeolais. Va detto che prima di approdare a quell'albergo io e Paolo ci producemmo nell'ultima fantastica figuraccia; in un paesino del Bougeolais si videro delle indicazioni di Chambre d'Agricolteur che individuammo, senza dubbio, come degli agriturismi; fu una sorridente quanto sorpresa signorina del luogo che ci accompagnò, alle otto di sera di una domenica di agosto, ad indicarci quella che era la Camera di Commercio degli agricoltori del luogo. Pensammo che questo potesse essere perdonato a noi, reduci dalla terra di Tabarly, a bordo di due sloop di appena un quarto di litro. A.C. Loc. Montecaselli, 4 - 57025 Piombino (LI) Tel. 0565 220774 - Fax 0565 220253 Sito web: www.etruscaprofilati.it E-mail: [email protected] 21 NARRATIVA E SAGGISTICA A cura di Alessandro Camerini LONGITUDINE CACCIATORI DI TEMPESTE Autore: Dava Sobel Editore: Rizzoli Autore: Hervè Hamon Editore: MURSIA Nel 1714 il Parlamento inglese offrì una ricompensa di venticinquemila sterine (10 milioni di euro di oggi) a chi scoprisse un metodo semplice ed e ff i c a c e p e r d e t e r m i n a r e l a longitudine di una nave in mezzo all'oceano (cioè la “distanza”, lungo un parallelo, da un meridiano di riferimento). Come dimostra l'entità della cifra, quello della longitudine non era un problema da poco: agli occhi degli uomini del Settecento, il mondo aveva un aspetto molto lontano da quello che gli atlanti, i mappamondi e le fotografie scattate dai satelliti ci hanno reso familiare, e non si contavano i marinai che avevano perso la vita perché le loro navi si erano schiantate sugli scogli di una costa che secondo i calcoli (sbagliati) dei loro piloti non avrebbero dovuto essere lì. Invano, per molti decenni, i più brillanti intelletti europei, da Galileo a Newton, avevano cercato una soluzione. Stimolati dalla posta in palio, altri intelletti, non così brillanti, avanzarono le loro proposte: le più scientifiche prevedevano macchinosi calcoli astronomici fondati sulla distanza della luna, le più balzane una rete di navi ancorate a distanze fisse come punti di riferimento in mezzo all'oceano (…). Fu un orologiaio autodidatta, l'inglese John Harrison, a trovare la soluzione: bastava che ogni nave fosse equipaggiata con un cronometro in grado di segnare sempre l'ora “esatta”, quella di Londra, ad esempio, e un semplice confronto con l'ora locale avrebbe istantaneamente fornito il “fuso orario” e dunque la longitudine della nave. Ma, trovata la soluzione, si presentava un altro problema:perché non solo lo spazio, ma anche il tempo del Settecento era diverso dal nostro, e un cronometro così preciso non esisteva nemmeno sulla terraferma. Questo libro è la storia, straordinariamente avvincente, dei quarant'anni di sforzi che furono necessari a Harrison non solo per costruire e perfezionare quel cronometro, ma per persuadere la comunità scientifica, dominata dai fautori della soluzione “astronomica” dell'efficacia del suo metodo… (note dell'Editore). Nel 1996 mi recai a Londra, e dopo aver trovato il piccolo giardino che ospita la tomba del capitano Bligh (nostromo di Cook, comandante del Bounty e uno dei più grandi marinai di ogni tempo), andai a Greenwich, dove, poco lontano dal Cutty Sark e dal Gipsy Moth, c'è il Museo della Longitudine: lì vidi, funzionanti, i cronometri “H” di Harrison, gli strumenti che hanno consentito all'Europa la scoperta del mondo. Fu una giornata speciale. L'Abeille Fiandre è un rimorchiatore d'alto mare dedito al salvataggio e alla protezione delle navi, degli uomini e delle coste. E' una delle barche più potenti del pianeta, in grado di navigare con qualunque tempo, in grado di navigare con qualunque tempo: il suo compito è sorvegliare il Canale della Manica, l'autostrada marina più frequentata del mondo. Questo è il diario di uno scrittore che per un anno ha vissuto a bordo dell' Abeille Fiandre condividendo la vita del suo straordinario equipaggio. Gli uomini dell'Abeiile Fiandre non sono militari. Non sono pagati per rischiare la pelle, non sono tenuti ad eseguire gli ordini senza discutere eppure, seguendo una legge non scritta, accettano di mettere a repentaglio la propria vita per lavare quella di altri uomini. TOSCANABITARE Mediazioni immobiliari MATTEO LOTTI Agente immobiliare 349.4719937 Loc. Ghiaccioni, 116 57025 Piombino [email protected] 22 Al largo di Ouessant, il Capo Horn dell'Europa, dove le tempeste diventano uragani, le storie di mare diventano racconti di grandi e piccoli eroismi, avventure, gesti di generosità, professionalità che non ha eguali al mondo (nota dell'Editore). La casa dell'Abeille Fiandre sono Ouessant ed il Fromveur, i suoi compagni sono Stiff , Creac'h, ArMen. Leggete questo libro prima di partire per la Terra dei Fari. B.M. Immobiliare Di Pietrelli Claudio Via Petrarca, 74 Piombino 0565-32085 Cell. 347-9242347 Villa Mussio Cerimonie, Banchetti, Ricevimenti, Cene su prenotazione Via del Mercurio 1, 57029 Venturina (LI) Tel. 339 5274117 CAMPINOTI “Il confort per la tua barca” OMNIMECC soc. Consortile a.r.l. Via E.Cerrini, 79 - 57029 Venturina (LI) Tel. 0565 851243 e-mail [email protected] LAVORAZIONI MECCANICHE AR I OV U N VI I R -TAPPEZZERIA NAUTICA -COMPLEMENTI D’ARREDO -LENZUOLA SU MISURA -RICAMI PERSONALIZZATI Porto Marina di Salivoli - Piombino (LI) Tel 0565 31376 57025 PIOMBINO (LI) Corso Italia, 48 - Tel. 0565 220393 57029 VENTURINA (LI) Via Indipendenza, 178 - Tel. 0565 853111 57023 CECINA (LI) Corso Matteotti, 137 - Tel. 0586 635195 BERRIGHI Costruzioni S.a.s. 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