d - Marina di Salivoli

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d - Marina di Salivoli
Notiziario bimestrale della coop l’Ormeggio - Anno 3 - Numero 3 - Edizione fuori commercio - Distribuzione gratuita - Aut. Tribunale di Livorno n° 19/03 del 10/10/’03 - Spedizione in A.P. Art. 2. Tab.D - L. 662/’96
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MAGGIO-GIUGNO 2005
ELBA CUP 2005
SHOPPING NEL MARINA
LE NOVITA’ 2005
SUB PIOMBINO
SORPRESE NEL CANALE
BIOLOGIA MARINA
GLI ANIMALI PERICOLOSI
VIAGGIO A FINISTERE
LA TERRA DEI FARI
C.V.P.
LA SCUOLA DI VELA
VEDER CHIARO
NEL MONDO SOTTOMARINO
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Editoriale
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Autorizzazione del Tribunale
di Livorno n° 19/2003
del 10/10/’03
Editore:
COOP scrl L’Ormeggio
Marina di Salivoli - Piombino
Presidente: Fulvio Murzi
DUE ANNI A LUGLIO
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Direttore responsabile:
Aldo Linari
Redazione:
Giuseppe Andreoni
Mario Barsellini
Alessandro Camerini
Roberto Cantini
Riccardo Gori
Roberto Guerrieri
Mario Pelagatti
Collaborano a questo numero:
Roberto Bedini
M.Grazia Canali
Sandro Leonelli
Sandro Olzi
Fabio Paoli
Franco Stefanini
Grafica e impaginazione:
Roberto Guerrieri / Luca Fallone
Stampa:
Grafiche EFFESEI Grosseto
La collaborazione al giornale è
completamente gratuita
Foto e testi anche se non pubblicati
non si restituiscono
Chiuso in redazione il 05/06/2005
BOZZA D’ORMEGGIO
Marina di Salivoli
57025 Piombino
E-mail [email protected]
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Pubblicità max. 70%
Direzione Marina :
Tel
0565 42809
Fax
0565 42824
Direzione Giornale :
Tel - Fax 0565 45333
Luglio saranno due anni che esce il giornale. Ed anche
se è presto per fare un bilancio, è un'occasione per
riflettere sul lavoro svolto, fare della sana autocritica e,
perché no, sentirsi soddisfatti per quelle cose buone che sono
uscite.
Dico che è presto per un bilancio serio, perché il nostro
giornale è partito da zero, solo con la buona volontà ed un po' di
spirito goliardico, di persone che di giornalismo e tecnica della
comunicazione sapevano quasi niente; per non parlare delle
tecniche di impaginazione e stampa. Per fortuna che c'è stato fin
dall'inizio Mario Barsellini che, con pazienza, ci ha guidati.
Coscienti dei nostri limiti, ci siamo dati come regola,
quella di rinnovare ad ogni ciclo, la grafica, l'impaginazione, il
rapporto tra la parte scritta e le immagini, ed anche i temi da
affrontare fino a trovare il giusto equilibrio e la giusta immagine
da rendere al lettore della “Bozza”.
Con coerenza questo numero esce quindi, con una nuova
veste editoriale nella speranza di operare oltre che un
aggiornamento grafico, anche un miglioramento generale della
qualità.
In questi due anni abbiamo affrontato vari temi, alcuni di
stretto carattere nautico, altri legati al nostro Marina, altri
ancora dedicati ai luoghi che sono a portata di barca. Non sono
mancate le polemiche ed i contraddittori, come è normale in
ambiente aperto e libero. Sono serviti a farci crescere ed a farci
prendere coscienza delle problematiche da risolvere, e se può
essere apparso sconveniente affrontare pubblicamente alcuni
temi interni al porto, io dico che per fortuna è il difetto di un
grande pregio, quello della libertà di espressione, e che è meglio
lavare in pubblico qualche calzino che non lavarlo affatto.
Concludo facendo i saluti di tutta la redazione, ai quali
sono sicuro si associano tutti gli amici del porto, a Roberto
Guerrieri, il nostro grafico, che in ospedale, sta ancora
portando avanti la sua più importante battaglia. Battaglia che
certo vincerà grazie alle sue capacità e alla sua volontà. Auguri
Roberto.
Il Direttore
L’angolo della posta
Si pregano gli inserzionisti di proporre lettere sintetiche. Vista la natura del giornale non saranno pubblicate lettere che contengono frasi offensive
Si ricorda che la corrispondenza può essere inviata via fax al n° 0565-45333 oppure spedita via e-mail all’indirizzo [email protected]
Al Collegio dei Sindaci Revisori della Cooperativa L’Ormeggio
Per prima cosa ringraziamo chi si impegna per il nostro giornalino, fino ad
ora ci sembra che lo faccia nel modo più carino e aperto nei confronti dei
soci, dandoci modo di esprimere le nostre opinioni ,come vogliamo fare in
questo caso.
Siamo rimasti stupiti, quando abbiamo saputo che da circa un anno il 10
metri H7 è stato trasformato, contro pagamento di € 5.700,00, in 10 metri L
(10,60 m.). Uno di noi soci, ha chiesto ad un membro del Consiglio di
Amministrazione qualche spiegazione in merito e la possibilità di
trasformare nello stesso modo anche altri posti da 10 metri , uno dei quali
si trova nello stesso specchio acqueo del posto in oggetto. La risposta che
è stata data: “Quello era un caso particolare, dato che di fianco ha un 12
metri, comunque non si può rifare la stessa cosa”.
Come giustificazione ci è sembrata un pò superficiale , dato che di realtà
simili ( posti di 10 mt. affiancati ai 12 ) ne esistono tante altre nel nostro
Marina.
Se il Consiglio già agiva in questa direzione, che necessità c'era di indire
un'Assemblea che poi ha espresso, con votazione, il veto per
l'allungamento dei posti a classe L sia in forma gratuita che a pagamento?
Noi pensiamo che queste azioni non solo siano molto dubbie, ma lesive del
volere della maggioranza dei soci. I membri del Consiglio sono
personalmente responsabili e dovrebbero renderne conto; ma non solo,
anche i Sindaci revisori dovrebbero porre maggior attenzione alle azioni
del Consiglio. Inoltre, questi ultimi, potrebbero spiegarci perché hanno
impugnato una delibera d'Assemblea, anziché riconvocarla, dato le
irregolarità che hanno riscontrato.
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Un'ultima domanda: sono stati restituiti all'assegnatario i soldi versati per
l' allargamento non giustificato del posto G2, così come richiesto
nell'assemblea , quando fu discusso questo problema?
Desidereremmo avere notizie in merito, come desiderano anche i soci che
non concordano con tali modi di operare.
UN GRUPPO DI SOCI
Risposta del Collegio Sindacale
Oggetto: precisazioni del collegio sindacale in merito ad alcune domande
formulate da un gruppo di soci.
Questo collegio precisa che qualsiasi decisione del Consiglio di
Amministrazione presa in merito alle dimensioni dei posti barca, con
particolare riferimento alla categoria L, è stata assunta in data anteriore
all’assemblea del 17/09/2004.
Tale decisione del Consiglio di Amministrazione, come quelle prese dal
precedente Consiglio, trovano giustificazione nell’art. 43 del nuovo
statuto sociale (art. 37 del vecchio statuto), in concorso con l’art. 2.
Per quanto riguarda le irregolarità riscontrate nell’assemblea dei soci del
17/09/2004, questo Collegio ha ritenuto di impugnare il deliberato
assembleare allo scopo di ottenere un giudicato equo e rispettoso della parcondicio tra i soci.
Piombino, 26/05/2005
Il Collegio Sindacale:
Dott. Petraroja Riccardo, Dott. Conti Zeno, Rag. Toccaceli Marco.
Cooperativa l’Ormeggio
C.d.A
Due parole con il presidente
D - Finalmente il cantiere è entrato in funzione.
R - Era uno degli obbiettivi del nostro programma e siamo soddisfatti di essere riusciti ad
iniziare i lavori di cantiere e di carenaggio. Siamo soddisfatti anche della realizzazione della
struttura che completa un'ala del nostro marina, che era rimasta un po' abbandonata. Il
cantiere, operativamente affidato alla ditta “ Nautiservice”, prevede anche uno spazio “ fai
da te “ per i soci, che ci era stato richiesto in modo deciso. Crediamo anche che aggiustamenti
procedurali ed organizzativi siano necessari, come del resto era ovvio, ma l'importante era
ed è il fatto che il cantiere ha iniziato la propria attività e molti soci hanno potuto
effettuare le operazioni di carenaggio, senza dover allontanarsi dal nostro marina.
D - Siamo quasi alla fine del mandato di questo CdA, bilanci?
R - Bilanci non ne possiamo ancora stilare. I bilanci si fanno alla fine di un percorso, che ancora non è terminato:
dobbiamo ancora avviare la realizzazione del completamento edilizio ( sopraelevazione della palazzina e realizzazione
dell'edificio a ridosso del cantiere ) che, deciso in una delle ultime assemblee, deve essere varato urgentemente, anche
per non perdere i contributi dei patti territoriali, già riconosciuti alla nostra cooperativa. E' previsto un passaggio
assembleare per decidere le modalità di pagamento, per permetterci di iniziare i lavori nel settembre di questo anno.
Ecco dopo questa fase, potremo iniziare a tracciare bilanci di fine mandato.
Si riportano di seguito le tariffe relative alle operazioni di cantiere nel Marina di Salivoli per l’anno 2005.
PREZZI 2005
IVA ESCLUSA
PREZZI PER SOLI SOCI
IVA ESCLUSA
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MARINA DI SALIVOLI NEWS
PASSEGGIARE, SPENDER BENE, MANGIARE MEGLIO
C
on l'arrivo della bella stagione il porto si risveglia dal letargo
invernale e la gente comincia ad animare le banchine con la voglia di
sole e di mare. I tavolini del bar e del ristorante ospitano i
frequentatori che si soffermano anche a curiosare nei negozi del
piccolo centro commerciale. Vediamo che novità ci sono.
Parcheggiata l'auto a ridosso della falesia incontro Bellini che gestisce il
negozio di gastronomia “Di cotte e di Crude”. Prepara piatti freddi da
asporto, buonissime insalate di riso ed eccellenti sformati. Vende
soprattutto prodotti locali: salami e vini della Val di Cornia e formaggio di
Monteverdi, ma anche vini siciliani, il tutto a prezzi promozionali.
Poco oltre Nautica Falesia quest'anno offre i nuovi
prodotti per lucidare: DULON “Wood Renewer”,
con l'intera gamma degli spazzoloni ed i panni in
microfibra per la pulizia dell'imbarcazione.
Interessante la gamma dei nuovi tender e dei
motori fuoribordo. Novità anche per i parabordi e
le molle di ormeggio in gomma di nuova concezione
per barche fino a 20 metri. Il negozio offre il
servizio CAMPING GAZ anche nel nuovo formato
da 5.70 Kg. e i VHF portatili sono proposti a prezzo di lancio.
Novità anche da Campitoti che, oltre gli arredi da bagno
personalizzati ed i teli mare con ricami a richiesta, propone
alla propria clientela una vasta gamma di arredo cucina in
melamina ed in ceramica della CONTRY CORNER. Sono in
offerta a prezzi favolosi coperte di pile e sull'abbigliamento
sconti fino al 40%. E' possibile proporre anche
liste di nozze.
L'estate è tempo di vacanza e questa è
associata al divertimento, allo sport, alle
serate con gli amici, meglio se davanti ad un
piatto di pesce ed una bottiglia di buon vino.
Eccoci arrivati allo “Scoglio di Orlando”, il
ristorante del Porto, che propone, oltre i soliti
buoni piatti, un fitto calendario di serate con
musica ed effetti:
18 giugno - serata con effetti Laser, 9 luglio serata musicale, 23 luglio e 13 agosto schiumaparty, 20 agosto - serata musicale.
A.L.
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di Aldo Linari
Y.C.M.S.
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GirIaglG
SECONDA EDIZIONE 3 - 4 - 5 GIUGNO
La Centomiglia della Giraglia, inserita nel calendario delle regate di altura della
Federazione Italiana Vela , è una regata annuale riservata alle imbarcazioni stazzate
IMS ORC Club IRC ed a quelle da DIPORTO; oltre a far misurare i partecipanti su di
un percorso di indubbia valenza tecnico - agonistica vuole essere soprattutto una
festa del mare e della vela cercando di coinvolgere, accanto ai regatanti appassionati,
tutti coloro che amano la vela ed il navigare
La regata è organizzata, sotto l'egida della FIV e con il patrocinio del Comune di
Piombino, dallo Yacht Club Marina di Salivoli (www.ycms.it).
La regata prevede la partenza con il classico colpo di cannone dalla Rocchetta di
Piazza Bovio, la piazza principale della città di Piombino protesa sul mare, e prevede
una navigazione che , lasciando a dritta l'isola di Capraia , doppierà il mitico scoglio
della Giraglia per fare ritorno , dopo cento miglia esatte , nel Marina di Salivoli in
Piombino.
VENERDI' 3
SABATO 4
DOMENICA 5
ORE 17.00 Briefing per la consegna del materiale di cortesia e delle Istruzioni di Regata
ORE 09.00 Partenza della Regata
ORE 18.30 Premiazione e cocktail di saluto
TOSCANA-ELBA CUP
TROFEO LOCMAN
di Franco Stefanini
A
nche quest'anno, a poche miglia dal nostro
Marina, nella splendida cornice di Porto
Azzurro, si è svolta la Toscana-Elba Cup
Trofeo Locman 2005, che è giunta alla quarta edizione.
Evento di grande spessore per gli appassionati della vela.
Una grande festa che con regate e musica (Locman
Sound) ha animato le giornate e le notti elbane dal 3 all'8
Maggio. La presenza dei protagonisti mondiali della
grande vela ha creato un grande afflusso di pubblico che
con migliaia di persone ha affollato il lungomare e la
banchina di Porto Azzurro per assistere, soprattutto il
giorno 8 all'ultima spettacolare giornata di regate.
La gara ha visto per il secondo anno consecutivo vincitore
Russell Coutts (Team Russell Coutts), seguito da Gilmour
(Pizza - La Sailing Team) e da James Spithill (Team Luna
Rossa). I Match Race che si sono avvicendati nei cinque
giorni di regata, hanno trasformato la baia di Porto
Azzurro in un vero e proprio stadio della vela do ve il
pubblico ha potuto assistere a distanza ravvicinata agli
spettacolari duelli tra i più grandi skipper del mondo
come, oltre ai citati, vincitori Francesco De Angelis,
Gavin Brady per Oracle, Ed Baird per Alinghi.
Presenti per l'occasione Patrizio Bertelli e Vincenzo
Onorato. La Toscana-Elba Cup Trofeo Locman si è
chiusa con la tradizionale premiazione nella piazza di
Porto Azzurro.
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SUB PIOMBINO - SORPRESE NEL CANALE
I sub della Lega Navale di Piombino hanno realizzato questo articolo che ci mostra le belle immagini
di una natura sorprendente. I nostri fondali ci rivelano aspetti della storia antica e recente.
UN’IMMERSIONE LUNGA SEI ANNI
Testo e foto di Sandro Leonelli
Aereo Islander
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rasmettere ai giovani e a tutti gli appassionati un amore ancora più
profondo per il mondo sottomarino.
È questo l'obiettivo che alla Lega Navale di Piombino si sono dati quando
nel 1998 si costituì il Gruppo Subacqueo.
D'altronde 500 anni fa anche Cristoforo Colombo citò nel suo diario due
righe dedicate al suo antico amore:
“La lingua non può rendere, né la penna può descrivere tutte le
meraviglie del mare”.
Oggi secondo noi il miglior modo di fare subacquea non è solo fare
immersioni, ma anche partecipare ai diversi progetti che vengono ideati
per sviluppare tra i giovani un'importante intesa con il meraviglioso
mondo sommerso e questo grazie alla collaborazione con il Comune di
Piombino con i suoi Assessorati allo Sport, alla Cultura e alla Pubblica
Istruzione. Ecco perché da noi gli studenti trovano una deduzione sul
rinnovo della tessera sociale e sui servizi sociali, fra cui ci sono i corsi per
il conseguimento della patente nautica, i corsi vela, di canoa e di sub. Da
quest'anno ci siamo attivati per organizzare anche i mini corsi - sub per
ottenere il brevetto di immersione da 12 anni in poi, con una didattica,
resa molto semplice, da una delle migliori agenzie internazionali, quali
l'SSI. È un grande passo, secondo noi, perché anche da piccoli esistono
molte possibilità di realizzarsi per un prossimo futuro; conoscere, saper
apprezzare, essere coinvolti e stimolati, capire, fanno parte di una nostra
cultura interna che va solo tramandata.
Poi ci sono le mostre storiche - fotografiche, come fu quella dell'Andrea
Sgarallino e del piroscafo Washington affondate ambedue nel canale, le
serate a tema, organizzate di volta in volta con proiezioni di diapositive o
di filmati che ritraggono scene usuali del mondo sottomarino. Tutto
questo finora grazie alla presenza di personaggi Top del mondo marino,
invitati per l'occasione, come fu del maestro ed amico Folco Quilici, di
Andrea Ghisotti, fotoreporter di fama internazionale e di Francesca
Giacchè, capo-redattrice della HDS, associazione che ha come scopo
statutario il recupero storico dell'attività subacquea. In quest'ultima
occasione fu risaltato il lavoro del palombaro, terribile e faticoso, a volte
purtroppo anche mortale.
Oppure lo si può fare navigando attraverso il Canale di Piombino che
separa Salivoli dalle bellissime isole di Cerboli, di Palmaiola e dell'isola
d'Elba, con le loro scogliere scolpite dai venti e che formano incantevoli
insenature bagnate da acque cristalline. Paesaggi che si riflettono anche
nella conformazione dei fondali, riservando ai subacquei continue e
inattese sorprese in un susseguirsi di secche, cigliate, grotte e tanti relitti.
È in questo magico contesto che ha sede il centro subacqueo della Lega
Navale di Piombino.
Le immersioni si svolgono tutto l'anno grazie alla possibilità di usufruire
di spazi attrezzati con docce con acqua calda e spazi per il risciacquo del
materiale.
Il lavoro appassionante dei soci ha permesso di localizzare un gran
numero di secche e cigliate situate a pochi minuti di navigazione. Si può
scegliere di immergersi tra i fondali del litorale di Baratti, ricco di cavità
intercalate da canyon, oppure nelle secche del Canale, attraversate da
forti correnti ma che solitamente ospitano diverse specie di pesce. Se
invece vogliamo rilassarci nel pieno rispetto del paesaggio i migliori
punti d'immersione sono situati attorno agli isolotti di Palmaiola e
Cerboli.
Gruppo sub LNI Piombino
Ma i fondali del canale ospitano anche affascinanti relitti da perlustrare,
tra i quali quello della nave tedesca affondata durante la battaglia di
Piombino del 10 settembre 1943, dove ora giace troncata in due parti a 28
metri di profondità. I sub meno esperti possono accontentarsi di
scendere sul bimotore tedesco Heinkell He 111, oppure sull'Islander,
aereo da turismo, situati ad appena 10 metri di profondità, mentre quelli
che cercano “scariche di adrenalina pura” è possibile effettuare
immersioni in notturna. Si comincia dal tranquillo golfo di Calamoresca,
dove è possibile ammirare una stupefacente vita sottomarina in
pochissimi metri d'acqua, fino alle immersioni più impegnative, sempre
con la massima sicurezza, che riguardano le secche del canale e i relitti
più profondi: qui anche un subacqueo con alle spalle infinite immersioni
rimane strabiliato dalle innumerevoli sorprese che lo aspettano.
Dal 2001 il nostro gruppo subacqueo collabora attivamente con il Nucleo
Operativo della Soprintendenza Archeologica della Toscana,
contribuendo alla scoperta e alla valorizzazione dei relitti cosiddetti
antichi. Appena 2 anni fa è stato documentato e filmato un relitto di
epoca etrusca risalente al VI° sec. a.c. affondato nei pressi di Baratti
(vedi foto ), mentre a settembre faremo parte dell'equipe che affronterà
il lungo lavoro dello “scavo” del relitto di età romana situato ai Perelli,
dove speriamo di portare a termine il progetto che prevede la
realizzazione di un filmato documentario del lavoro svolto dagli
archeologi, per essere in seguito messo a disposizione per le ns. istituzioni
scolastiche.
In tutto finora abbiamo documentato circa 30 relitti, tra navi ed aerei,
dai primi metri sotto la superficie fino a 80 metri nel golfo di Portoferraio
dove è affondato un grosso vapore.
Relitti di ogni genere e di ogni epoca: aerei da trasporto, aerei
bombardieri, aerei da turismo, oppure navi mercantili, passeggeri, di
trasporto truppe e di munizioni, vedette anti-sommergibili, o
quant'altro. Chissà quanti centinaia di relitti aspettano ancora di essere
scoperti.
E tutti hanno una storia da raccontare.
“SORPRESE NEL CANALE”
Le immersioni più belle nel canale di Piombino
Si parla molto, e a ragione dei meravigliosi fondali dell'isola d'Elba e a
volte ci si dimentica che pure nel versante a nordest dell'isola e cioè nel
canale di Piombino con le isole di Cerboli e di Palmaiola è a dir poco
straordinario. Numerose e rigogliosissime le pareti ricoperte di gorgonie
rosse e gialle, di parazoanthus axinellae e di spugne axinelle.
E numerosi sono anche i relitti di qualsiasi età storica.
Pesce prete
Sub tra le gorgonie rosse
Anche d'inverno il bel tempo non manca.
Piombino affacciata sul canale che porta il suo nome, adagiata su un
promontorio a dominio delle spiagge del golfo di Follonica da una parte e
dall'altra a difesa di una lunga falesia che ripercorre l'antica via degli
Etruschi fino a Baratti.
Fin dall'antichità il mare ha assunto un ruolo determinante per la vita
della città, la posizione strategica in cui Piombino si trovava ha avuto nei
secoli passati un'importanza anche militare, come testimoniano le
numerose presenze di fortificazioni ormai in disuso.
Ma ancora più importante lo è oggi, visto che possiamo visitare un
paesaggio straordinario a pochi minuti di navigazione. Un mare calmo e
davvero invitante.
Le immersioni che si possono fare sono straordinarie, sia per gli
appassionati di relitti sia per gli amanti della fotografia.
Numerosi relitti si trovano nel tratto di mare antistante S. Vincenzo,
come la vedetta G 32, alcune motozattere e il Capacitas. Nel golfo di
Portoferraio, come lo Sgarallino, la motochiatta, un'aereo tedesco
Junkers Ju 52 e un grosso vapore ancora in fase di riconoscimento. Nel
golfo di Follonica, come la Peniche affondata durante la battaglia di
Piombino il 10 settembre del 1943, una vedetta anti sommergibile, un
motobragozzi, un trasporto munizioni tedesco e un'aereo tedesco
Heinkell He 111. E infine nel canale di Piombino come il piroscafo
Washington, l'aereo da turismo Islander, le chiatte di Cerboli e ancora
altri in fase di ricerca.
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Murena
Estremamente vari sono i fondali: si va dalle praterie di gorgonie rosse
e gialle del canale, in un susseguirsi di secche, cigliate e canyon del
litorale di Populonia a distese di sabbia e fango intervallate da qualche
roccia nel golfo di Follonica.
Immersioni per subacquei di esperienze e necessità diverse. Per
questo è necessario affidarsi a centri di immersione con alle spalle
anni ed anni di conoscenza dei luoghi. Non è facile, infatti immergersi
nel canale, dove le acque a volte lo attraversano con una violenza di un
fiume in piena. Ecco allora delinearsi altri tipi di immersioni, più
tranquille ma non per questo meno interessanti come intorno all'isola
di Cerboli e di Palmaiola.
In un posto così non possono mancare sorprese biologiche di diversa
natura, tante che in tutte le secche disseminate lungo il canale non è
raro imbattersi in crinoidi, spugne di ogni forma, stelle marine,
nudibranchi multicolori, antozoi come anemoni, l'elegante alycia
mirabilis, i gialli parazoanthus axinellae, i cerianti con i loro duecento
Anfore nel Golfo di Follonica
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tentacoli di varie colorazioni, le delicatissime trine di mare, gli
onnipresenti spirografi e poi tanti pesci, crostacei e cefalopodi.
Tra le più indicate nella zona di Populonia c'è la secca di “Cala al
Piccione” e delle “Palme Nane”, con una giungla di paramuricee che
dalle rispettive pareti si incrociano l'una con l'altra fino ad arrivare a
circa 40 metri di profondità. Davanti a Buca delle Fate sui 30 metri c'è
il canyon, un passaggio affascinante tra due formazioni rocciose
multicolori. Più a sud la secca di Spiaggia Lunga, ricca di cavità ed
anfratti, per finire sulla secca del Falcone, tra le più belle ed
interessanti. Situata fuori l'omonimo scoglio si estende parallela alla
costa fino a superare i 40 metri di profondità. Percorsa da una
corrente onnipresente, è ricca di ogni forma di vita e costellata da
avvallamenti stretti e tortuosi.
Le immersioni che si possono fare spingendosi poi verso l'isola d'Elba
sono tante, non si riuscirebbe a citarle tutte, ma le più famose sono la
secca di Capo Vita, con il cappello a 10 metri, mentre più interessante
è la cigliata che si trova verso est, a circa 27 metri, dove una
formazione di grossi blocchi rocciosi arrivano fino a 50 metri, per
finire poi su un fondale di sabbia bianchissima. Una delle più belle
immersioni, sia per l'ambiente sottomarino circostante che per la
varietà di molteplici specie di pesce che popola questo tratto di mare.
Un grosso ancorone di epoca medievale è l'obiettivo di questa
escursione subacquea.
La secca di Mezzo Canale a 18 metri si allarga verso nord fino ad
arrivare ai 39 - 40 metri di profondità. Questa immersione risulta, per
gli esperti, una tra le più rinomate: punto strategico per il passaggio
del pesce azzurro migratore. Talvolta può capitare di vedere saltare
fuori dall'acqua anche pesci volanti.
Anche intorno all'isola di Palmaiola sono molteplici le possibilità di
immergersi. A sud una lieve cigliata scende fino a 30 metri, punto di
passo delle ricciole, mentre sottocosta è possibile addentrarci in una
piccola grotta dove i raggi del sole creano fantastici giochi di luce.
Appena fuori, verso il Cavo, sui 35 36 metri un ciglio roccioso offre
rifugio ad una varietà di aragoste.
Relitto di motozattera tedesca
Relitto del Semaforo
Dentice
Astice
Sub LNI
Verso Cerboli, sui 30 metri, un'altra secca si eleva dal fondo
fino a circa 18 metri, regno delle murene e degli scorfani. Se
invece adoriamo un'acqua ancora più cristallina, a nord c'è
la secca del Frate con il suo monolite roccioso che arriva fino
a 6 metri dalla superficie. Grandi avvallamenti rocciosi
fanno da cornice a questo angolo mediterraneo, mentre
tutt'intorno si sviluppa un'incredibile vita sottomarina.
Ormai siamo quasi giunti alla fine del nostro viaggio con
l'isola di Cerboli, un tempo covo di pirati ma che però oggi
esprime il meglio di sé circondata da un mare di un colore
azzurro intenso, grazie proprio ai suoi fondali subito
profondi.
Nel settore sud si scende repentinamente fino a 45 metri,
avvolti in un bosco di gorgonie rosse accarezzate da un
nugolo di castagnole rosa, che lì sono dappertutto.
Fantastico e spettacolare è il “buco”, uno stretto passaggio
subacqueo che taglia in due un promontorio roccioso che si
allunga verso il mare aperto. Infine chi è intenzionato ad
ammirare il maggior numero di organismi marini deve fare i
conti con le due secche situate a nord ed a est dell'isolotto con
fondali che possono superare i 40 metri di profondità.
Durante la discesa bisogna fare attenzione alla corrente, a
settembre raggiunge il massimo dell'intensità. E'
importante allora controllare spesso il manometro dell'aria
e seguire il programma di immersione per non incorrere in
fastidiose risalite senza prima aver gustato appieno uno dei
più interessanti angoli del Canale di Piombino. In questi casi
ci affidiamo ad un tipo di tecnica diversa dal solito che è
quella di farci trasportare dalla corrente senza opporsi alla
sua forza, riuscendo così a visitare una grande fetta della
secca, che è immensa. Questo chiaramente si fa con un bravo
barcaiolo sulla testa che ti segue con il battello d'appoggio. Si
scende lungo una cimetta collegata ad un pallone segnasub e
si raggiunge il fondo. Attrezzo obbligatorio in questa
immersione è un illuminatore che ci consente di scorgere
uno spettacolo unico.
Ma ecco che dietro l'angolo appare l'immancabile sorpresa
che aspettavi !
Quale ??? Bé, c'è solo un modo per scoprirlo…
Sandro Leonelli
L.N.I. Piombino
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Veder chiaro... nel mondo
La Bozza d’Ormeggio ha chiesto al socio Sandro Olzi di spiegarci il fenomeno della refrazione ed aggiornarci
sulle maschere subacquee con particolare riguardo a quelle corredate con lenti correttive.
D
a sempre l'uomo quando si è affacciato al mondo sottomarino,
è rimasto affascinato dal particolare ambiente e dall'atmosfera
surreale che si è svelata alla sua visione. AI di là dell'emotività
che scaturisce dall'ambiente diverso, dal senso della scoperta,
assimilabile alla sensazione propria della "prima volta", l'interagire
con un ambiente nuovo è carico di pathos spesso provoca la nascita
di passioni viscerali.
Durante la lunga evoluzione molti sono stati i mezzi ideati e messi a
punto per aiutare l'uomo a penetrare sempre più e sempre più
intimamente l'ambiente sottomarino, a lavorarvi per trarne
sostentamento e sempre maggiori insegnamenti. La vista più di ogni
altro è il senso trasduttore, e ciò ha comportato e stimolato studi e
sperimentazioni per la realizzazione di ausili della visione subacquea,
cioè attrezzature capaci di permettere la visione sottomarina, in un
ambiente ostile alla normale fisiologia oculare.
La maschera subacquea è risultato l'ausilio vincente, ed in questa
direzione si è lavorato lungamente mettendo a punto prodotti sempre
più performanti.
Le peculiarità di una buona maschera subacquea sono da ricercare in
poche ma significative caratteristiche: impermeabilità,
anallerqenicità, e qualità della visione.
L'impermeabilità è figlia della qualità dei materiali impiegati nella
produzione, del disegno antropometrico, della forma dei bordi e dei
particolari accorgimenti studiati a bloccare le possibili vie d'acqua
specialmente attraverso il bordo delle lenti.
L'analleraenicità deriva dalla scelta di materiali sempre più
compatibili con la fisiologia umana.
Il campo visivo è figlio del progetto stesso del prodotto, poiché la
forma della maschera crea ostacolo all'ampiezza dell'angolo di
campo, e la qualità delle lenti determina l'acutezza visiva. Oggi i
disegni delle maschere più evolute permettono un campo visivo
abbastanza ampio grazie alla forma esterna, ed ad una ridotta
distanza apice corneale lente. Tutto questo rimanendo in volumi di
maschere modesti, tali cioè da non creare ostacolo per la eccessiva
spinta di galleggiamento che deriva dal volume stesso della
maschera.
Queste caratteristiche devono garantire un buon livello di confort, per
esempio l'impermeabilità deve essere ottenuta con una pressione
limitata dei bordi della maschera sul volto, l'uso intenso non deve
causare irritazioni od allergie, la qualità della visione deve risultare
sufficiente all'utilizzo specifico etc.
Se questo discorso risulta valido per i subacquei emmetropi o
portatori di lenti a contatto, per gli ametropi che devono equipaggiare
la maschera con lenti graduate le problematiche si complicano.
L'indice di rifrazione del vetro ottico,le geometrie e gli spessori delle
lenti pongono limitazioni alla possibile costruzione di lenti correttive
con conseguente limitazione dei poteri delle lenti costruibili.
Le scelte compromissorie derivanti hanno fino ad oggi permesso la
realizzazione di maschere con lenti adeguate talvolta di limitata
qualità che non forniscono le basilari caratteristiche necessarie, che
però devono essere tassativamente fornite da una maschera
subacquea distribuita da Ottici ed equipaqqiata con lenti qraduate.
CENNI SULLA RESISTENZA MECCANICA DELLE MASCHERE
SUBACQUEE
I vetri neutri e le lenti ottiche che equipaggiano le maschere
subacquee rispondono alle normative specifiche che regolano i
prodotti dedicati alla subacquea, ed in modo particolare, le norme
DIVA; DIN; AINSI,nonché alcune norme CE.
improvvise variazioni di temperatura, come ad esempio: tuffarsi in
acqua fredda con la maschera calda di sole.
In questo caso l'improvviso e brusco abbassamento della
temperatura che investe inizialmente la sola superficie esterna del
vetro della maschera, potrebbe provocare un collasso strutturale del
vetro con conseguente fessurazione, e rottura.
Oltre alla protezione dagli shock termici, la tempera tende a
migliorare la resistenza ai graffi delle superfici dei vetri, mentre ha un
effetto marginale sulla resistenza meccanica agli urti.
Resistenza strutturale e meccanica dei vetri e delle lenti per
maschere.
La resistenza alle sollecitazioni meccaniche richiesta al vetro di una
maschera si basa unicamente sulla resistenza alla pressione, che
agisce perpendicolarmente sulla superficie esterna della lente,
naturalmente durante le immersioni.
Tutte le case produttrici garantiscono i vetri delle proprie maschere
per un utilizzo ad oltre 40 mt. di profondità "assoluta".
In pratica però un limite vero non esiste in quanto sia in apnea sia
utilizzando l'autorespiratore la differenza di pressione tra la superficie
esterna della maschera e quella interna, raramente supera il valore di
circa 1 Atmosfera, in virtù della compensazione.
Nel caso si utilizzi la maschera per immersioni in apnea, l'esigenza di
"compensare" la pressione dell'orecchio interno, automaticamente
compensa anche la pressione interna della maschera.
Il fastidio all'orecchio interno comincia prima dei 10 mt di profondità,
quindi ben prima di avere una differenza di pressione di circa 1
atmosfera e comunque molto al di sotto della pressione critica.
Continuando ad immergersi è necessario ripetere l'operazione ogni
5/7 mt come minimo.
Nel caso in cui si utilizzi l'autorespiratore oltre alla compensazione
dell'orecchio interno, l'erogatore provvede ad adeguare la pressione
di erogazione della miscela contenuta nelle bombole alla pressione
esterna, di conseguenza durante la respirazione viene "equilibrata" la
pressione interna della maschera con quella esterna.
A maggior garanzia di quanto sopra detto, quotidianamente si assiste
a prove ed esperimenti effettuati da subacquei che grazie all'utilizzo
di nuove miscele respiratorie nelle bombole, si immergono ad alcune
centinaia di metri di profondità, utilizzando normali maschere di serie.
Il discorso sarebbe differente se dovessimo occuparci di vetri
destinati ad equipaggiare oblò di scafandri, batiscafi, custodie stagne
per apparecchi fotografici e simili, apparecchi ed attrezzature
destinati alle immersioni in profondità che non prevedono la
compensazione della pressione interna con quella esterna, nei quali
cioè tutta la struttura deve resistere meccanicamente e
strutturalmente alla pressione cui è sottoposta in base alla profondità
che raggiunge, in quel caso i vetri degli oblò sono particolarmente
dimensionati raggiungendo talvolta spessori di alcuni centimetri.
LA GAMMA DI MASCHERE DI ALTA QUALITA’ CONCEPITE
PER L’UTILIZZO PROFESSIONALE CON LENTI NEUTRE E
CON LENTI GRADUATE PRESSO L’OTTICA OLZI
Cressi Sub - con i modelli Big Eyes, Focus; Medusa Junior (per
bambini)
TUSA by Tabata - con i modelli M20, M21, M23, m40, TM7500.
Scubapro - con i modelli Futura 2.
Utilizzo di vetri e lenti temperate
Technisub - con il modello Look.
Sulle maschere subacquee vengono utilizzati vetri e lenti temperate,
ciò è indispensabile soprattutto sui vetri neutri a spessore uniforme. Il
trattamento di tempera previene le rotture accidentali dovute ad
Questi modelli sono gli unici per i quali l'Ottica Olzi garantisce la
piena rispondenza alle normative vigenti.
14
CENNI SULLA REFRAZIONE SUBACQUEA
La refrazione è quella branca dell'ottica che analizza, e
misura la capacità visiva dell'occhio umano.
Normalmente la refrazione si basa nella correzione
visiva per mezzo di lenti montate su occhiali, quindi il
mezzo di trasmissione dei segnali luminosi percepiti
dall'occhio è l'aria il cui indice di rifrazione è uguale a 1,
cioè l'aria non provoca alcuna alterazione deviazione
e/o modificazione ai raggi luminosi che partiti dalla
sorgente colpiscono l'occhio (fatto salvo una
progressiva diminuzione della loro intensità causata
dalle impurità presenti nell'aria stessa) .
Quindi l'Ametrope (portatore di occhiali) è stato
abituato a correggere il proprio difetto visivo attraverso
lenti con determinati poteri che generalmente gli
permettono di recuperare al 100% la propria capacità
visiva, di ottenere cioè 10/10 di Visus, nelle normali
condizioni d'uso di occhiali.
Ricordiamoci che i raggi luminosi sono deviati ogni
volta che attraversano superfici con indice di rifrazione differenti
(esempio: aria lente, lente aria). Ricordiamo che per correzioni
superiori alle 2 diottrie, diventa sensibile la variazione di potere
rifrattivo della lente all'aumento della distanza lente occhio.
Con gli occhiali dalla sorgente luminosa all'occhio i raggi
percorreranno ed attraverseranno:
Sorgente luminosa - aria - superficie esterna della lente - spessore
della lente - superficie interna della lente - aria - occhio.
Se noi immergiamo il nostro ametrope in acqua, con indossata una
maschera sub, i raggi luminosi percorreranno ed attraverseranno:
Sorgente luminosa - acqua - superficie esterna della lente spessore
della lente - superficie interna della lente - aria -occhio.
Nei due casi l'unica cosa che cambia è la presenza dell'acqua tra la
sorgente dei raggi luminosi e la superficie esterna della maschera.
Tutti sappiamo che se guardiamo un pesce in acqua questo risulta
ingrandito. così come le dita che si vedono quando si stringe un
bicchiere etc. Ciò dipende dal differente indice di rifrazione dell'acqua
stessa che varia tra 1,21 e 1,29 secondo il suo grado di salinità.
Viene stimato che l'acqua ingrandisca mediamente circa il 30%,
quindi anche se con la maschera indossata (superficie esterna del
vetro piana) non nasce un vero e proprio diottro, possiamo
paragonare questo comportamento all'inserimento di una lente
virtuale positiva, quindi ingrandente, del potere di circa 0,60 - 0,70
diottrie davanti agli occhi. Inoltre quando un corpo è immerso in un
liquido, questo ,circondandolo completamente, si dispone secondo
dei filetti fluidi, come se fosse un insieme di lamine parallele che si
deformano assumendo la forma del corpo stesso. Questa
disposizione "laminare" dell'acqua, assume capacità ottica
soprattutto con il corpo in movimento. Questo fenomeno anche se
ottica mente non risponde a leggi ben precise, contribuisce senza
dubbio ad incrementare l'effetto ingrandente dell'acqua.
Ai fini della visione, questo effetto “lente dell'acqua”, genera due
fenomeni principali, andando ad avvicinare il punto infinito dell'occhio
di circa il 30% cioè portandolo dai 5 mt nominali, intorno ai 3,5 mt, di
conseguenza, viene falsato anche il senso delle proporzioni e delle
distanze.
In maniera semplice ed elementare per riportare la visione al naturale
occorrerebbe considerare questa lente positiva virtuale, facendo un
semplice calcolo ed adeguare il potere delle lenti previste per
correggere il visus in aria alle lenti necessarie da utilizzare per lo
stesso scopo in acqua.
Occorre considerare inoltre che le lenti da occhiali, quelle cioè
previste per utilizzare in aria, prevedono una distanza occhio - lente di
circa 10-12 mm. Considerando che il potere della lente correttiva
aumenta con l'aumentare della distanza dall'occhio, e che la lente di
una maschera sub dista dall'occhio dai 20 ai 24mm per poteri
importanti potremo considerare anche la reale variazione di potere di
refrazione in base alla distanza.
Il nostro calcolo teorico dovrà tenere conto anche di questa ulteriore
variabile, per cui nella nostra formula dovremo inserire una lente
positiva ( con il segno + ) di potere variabile.
Il calcolo empirico suggerito risulta il seguente:
- da 0,00 a 2,50 diottrie (positive o negative) conviene considerare
una virtuale positiva massima di 0,50 diottrie;
- da 2,50 a 5,00 diottrie (positive o negative) di 0,75 diottrie
- per correzioni superiori la lente virtuale dovrebbe avere valore di
circa 1 diottria, ma si può anche trascurare in quanto il suo potere
incide meno del 10% sul totale della correzione e la sua influenza sul
visus in acqua, risulta quasi inesistente.
Quindi, aumenteremo il potere delle lenti negative e diminuiremo il
potere delle lenti positive.
Rifacendosi ai concetti della visione stenopeica, dato il ridotto campo
visivo, un calcolo semplificativo può essere fatto per le correzioni
astigmatiche seguendo la regola:
- quando il valore del cilindro è inferiore o uguale ad 1/3 del valore di
sfera, può essere conveniente correggere il cilindro in equivalente
sferico, cioè si può aumentare il potere della sfera del 50% del potere
del cilindro dando alla lente un potere intermedio tra i due assi
meridiani dell'occhio. In questo caso si compenserà sul potere sferico
la lente virtuale.
Quando invece il potere del cilindro supera il terzo del potere della
sfera si consiglia di costruire una lente di ricetta.
N.B. L'adeguamento aria acqua si effettua unicamente sul potere
della sfera.
Ricordando che i 10/10 di visus considerano a fuoco gli oggetti
dimensionali sottesi dall'angolo di 1 grado, non compensando la lente
virtuale acqua-vetro, il punto di infinito dell'occhio si avvicina a circa 3
metri e di conseguenza vengono falsate tutte le proporzioni
dimensionali degli oggetti. Ai fini dell'accomodazione, questa si
svilupperà normalmente, si modificherà il punto prossimo di
focalizzazione, minimizzando i problemi da vicino dei giovani presbiti.
L'aspetto che effettivamente varia è il senso delle proporzioni, con
grande disagio per coloro che hanno necessità di mantenere una
scansione visiva puntuale e proporzionata. Per esempio nella
fotografia subacquea, dove il percepito visivamente risulta molto
diverso dal ciò che sarà l'immagine fotografata. Gli obbiettivi
fotografici subacquei sono compensati esattamente, anzi spesso
sono sovracompensati, dovendo focalizzare immagini molto
ravvicinate sovente in macro.
Non adeguando il potere della maschera con la lente virtuale,
utilizzando la stessa correzione degli occhiali, le immagini
risulteranno ingrandite, e dato il campo visivo limitato dalla maschera
stessa (visione stenopeica), l'occhio metterà a fuoco anche se la
correzione applicata è insufficiente o non perfettamente corretta nel
cilindro.
La vera controindicazione: una certa stanchezza oculare causata da
eccessivo stimolo dell'accomodazione e possibili delusioni circa i
rapporti dimensionali in caso di: fotografia sub, caccia sub, fish
watching etc, Inoltre quando il nostro portatore userà la maschera
fuori dall'acqua (emergendo dopo una immersione, al rientro da una
lunga nuotata etc) , potrebbe risultare sottocorretto o sovracorretto al
punto da non essere in grado di orientarsi avendo un visus
insufficiente da lontano.
S.O.
15
ISTITUTO DI BIOLOGIA ED ECOLOGIA MARINA DI PIOMBINO
La fascia costiera dei nostri mari, soprattutto con l'avvicinarsi della bella stagione, è molto spesso luogo di
incontro con rappresentanti della fauna marina non del tutto innocui, oppure decisamente pericolosi per chi,
inconsapevole, prova ad osservarli più da vicino. Risulta pertanto utile ed interessante imparare a riconoscere
le specie che, con frequenza o soltanto sporadicamente, è possibile incontrare nel nostro mare e sulle coste,
ricordando che ogni rappresentante della vita marina deve essere avvicinato con rispetto e curiosità.
Gli animali pericolosi dei nostri mari
di Roberto Bedini e Maria Grazia Canali
C
ominceremo questa rassegna con alcuni animali eventuali infezioni. A dir poco colpevole è il comportamento,
regolarmente ospiti del Mar Tirreno per terminare con alcune purtroppo ancora oggi frequente, di coloro che, aperti i ricci e
“curiosità” zoologiche segnalate negli ultimi anni:
consumate le loro uova, abbandonano i resti degli animali sulla
sabbia delle spiagge più frequentate, esponendo soprattutto i
bagnanti più piccoli ai pericoli sopra esposti. L'infezione da aculeo di
CELENTERATI
riccio può portare nei casi più gravi a gonfiore e paralisi dell'arto
colpito. Altre specie potenzialmente pericolose tra i ricci sono il
Trasportate dalle correnti,
Centrostephanus longispinus (in acque più profonde) e Arbacia
arrivano lungo le coste
lixula, comune sulle scogliere ma non commestibile.
frequentate dai bagnanti le
MEDUSE, fornite di organi
PESCI OSSEI
urticanti disseminati sulla loro
superficie corporea (soprattutto
Tra i pesci ossei di substrato sabbioso e fangoso è utile ricordare le
nei tentacoli) che lasciano una
varie specie di TRACINE che vivono affossandosi nel substrato e
spiacevole traccia
lasciando sporgere solo gli occhi in attesa di prede. La prima pinna
dell'eventuale incontro; le
1
dorsale porta le spine velenifere collegate a ghiandole che
strutture causa di dolorose
secernono il veleno. Se disturbata la tracina erige la prima pinna
ferite sono cellule chiamate
Cnidoblasti che portano nel loro interno la nematocisti: al minimo dorsale, completamente nera per una colorazione detta “vessillifera”
contatto viene espulso un filamento velenifero, efficace perché dotato in etologia, come monito per l'incauto invasore del suo territorio. Se
anche di aculei, che si conficca nella nostra pelle provocando l'avvertimento non viene recepito, o l'animale viene inavvertitamente
arrossamento e bruciore. Questa è in effetti l'arma di cui i Celenterati calpestato, ecco che scatta
si servono per procurarsi piccole prede, paralizzate dal loro veleno. l ' i n i e z i o n e d i v e l e n o ,
4
La specie di medusa che provoca più preoccupazione a chi nuota in dolorosissima. Anche le spine
mare è la Pelagia noctiluca (Figura 1). Questa medusa ha che ornano l'opercolo sono
colorazione a macchie ed ha la possibilità di emettere luminescenza v e l e n i f e r e . I l v e l e n o è
se irritata. Il trattamento delle ustioni provocate dal veleno è termolabile, per cui il dolore
l'applicazione di ammoniaca o di amuchina sulla pelle, applicando in può essere in qualche modo
un momento successivo le idonee pomate antistaminiche. E' mitigato con il calore, acqua o
molto calda. Le
consigliabile non asportare né perforare le vescicole che si formano, sabbia
in quanto costituiscono pur sempre una difesa contro le infezioni tracine, in particolar modo
Trachinus draco e Trachinus araneus (Figura 4), sono gli animali più
batteriche.
2
Tra i Celenterati sessili (che velenosi del Mediterraneo. Il veleno delle tracine non ha alcuna
vivono cioè praticamente attaccati azione sulla trasmissione neuromuscolare dell'impulso nervoso ma
al substrato) sono da tener agisce sull'apparato cardio-vascolare con precipitazione della
presenti i pericoli derivanti dal pressione e modificazioni del ritmo cardiaco.
contatto con l'”ortica di mare” o
Anemonia sulcata (Figura 2), un
5
bell'anemone di mare di colore
bianco sporco con le punte dei
tentacoli violette che si può
osservare talvolta proprio sugli
scogli vicino riva. Questa attinia, benché localmente consumata in
frittura, è capace di una forte azione urticante al contatto, per cui è
bene tenere una distanza di sicurezza.
ECHINODERMI
Questo particolarissimo raggruppamento faunistico, che comprende
le stelle di mare, le oloturie ed i RICCI, può essere potenzialmente
pericoloso non per aggressione volontaria o meno da parte degli
animali, ma per l'abitudine di molti di nutrirsi delle uova del riccio
Paracentrotus lividus, comune
3
sulle nostre coste (Figura 3).
Le spine di questo e di altri ricci
possono infatti causare punture
molto dolorose, in quanto gli
aculei possono spezzarsi e
restare conficcati nelle carni dei
malcapitati.
E' necessario allora rimuoverli
prontamente per scongiurare
16
Ancora pesci ossei dotati di spine velenifere, ma questa volta di
ambiente roccioso, gli SCORFANI, come Scorpena notata (Figura
5): possiedono aculei veleniferi nei primi raggi della pinna dorsale,
nelle spine opercolari e nel primo raggio delle pinne pelviche ed anali.
A causa della loro immobilità nell'ambiente in cui vivono, questi
animali in genere procurano ferite a chi li maneggia incautamente
dopo averli pescati; bisogna quindi usare la massima attenzione con
questo tipo di animale. Anche il veleno degli scorfani è termolabile.
PESCI CARTILAGINEI
BRUCHI GALLEGGIANTI?
Esiste un pesce cartilagineo che vive lungo le nostre coste e che è in
grado di generare scariche elettriche anche offensive per l'uomo, si
tratta della TORPEDINE, (Figura 6, Torpedo mormorata). Le specie
presenti nel Mar Tirreno sono tre, tutte di forma simile ed in grado di
attivare i loro organi elettrici posti ai lati della colonna vertebrale, nella
parte alta del corpo. Se la torpedine ha grosse dimensioni può
Nell'estate del 1997, sulle coste dell'Isola d'Elba, fu la volta di strane
formazioni a forma di “bruco” che apparivano cave all'interno e
puntinate esternamente. Queste strane strutture si ammassarono
sulle spiagge elbane destando viva preoccupazione nei turisti. Anche
in questo caso però un esame in laboratorio, presso il nostro Istituto,
stabilì che non si trattava di individui di alcuna specie minacciosa o
meno ma soltanto di ammassi di uova, probabilmente di Ascidiacei,
del gruppo TUNICATI. Le uova (Figura 9) si presentavano incluse in
un finissimo involucro gelatinoso, disposte intorno ad una cavità
piena di gas che ne assicurava il galleggiamento. La capsula
gelatinosa era formata da vari piccoli cilindri in fila con una vaga forma
di “bruco”. Se l'involucro veniva danneggiato, affondava. Anche in
questo caso non si conoscono le cause dell'improvvisa fioritura
riproduttiva.
6
produrre anche scariche da 220 volt in grado di determinare violenti
shock nelle persone che vengono in contatto con l'animale.
Un altro pesce la cui pericolosità è poco nota è l'AQUILA DI MARE,
Myliobatis aquila (Figura 7) che viene
spesso scambiata per una razza e
q u i n d i m a n e g g i a ta i n m a n i e r a
imprudente; questo pesce possiede una
coda a frusta fornita di un lungo aculeo
seghettato. L'animale, se disturbato,
può conficcare l'aculeo nelle carni
provocando ferite molto dolorose, in
quanto l'aculeo è un vero e proprio
apparato velenifero. Il veleno è
contenuto nelle due scanalature ventrolaterali ed è prodotto da cellule
ghiandolari situate sotto l'epitelio di
rivestimento che si sfalda quando
l'aculeo viene conficcato nella carne
diffondendo il veleno nei tessuti. Si tratta
di una cardiotossina con effetto
sull'apparato cardio-vascolare.
9
PICCOLE VELE ALLA DERIVA?
Già da alcuni anni si ripete d'estate l'invasione pacifica delle piccole
vele bluastre portate dal mare: Velella velella, detta BARCHETTA DI
SAN PIETRO (Figura 12) è un CELENTERATO SIFONOFORO,
ovvero non una medusa, come spesso si pensa erroneamente, ma
una colonia, dotata di galleggiante e di vela per farsi trasportate dalle
correnti. Sono assolutamente innocue e non segnalano né condizioni
di inquinamento del mare né problemi di altro tipo. La sola
“controindicazione” è il loro spiaggiamento in massa, dovuto alle
correnti ed alle onde, e la conseguente necessità di dover ripulire la
costa dai loro resti degradati dall'ambiente.
E PER FINIRE...
SPILLI DI MARE?
Qualche anno fa (luglio
1 9 9 5 , s ta n d o a l l e
cronache locali) i
bagnanti assistettero
ad una silenziosa ma
“pungente” invasione
delle acque costiere:
chiunque provasse ad
immergersi in mare,
a v v e r t i v a
immancabilmente delle
punture, fini ma
frequentissime, su tutto
il corpo. L'esame allo stereomicroscopio di un campione di acqua di
mare fu sufficiente a chiarire il mistero: si trattava di microrganismi
PLANCTONICI, dunque trasportati in massa dalle correnti, della
specie Creseis acicula (Figura 8), della lunghezza di soli 5 millimetri,
trasparenti, forniti di microconchiglia (molto appuntita) a forma di
cono, causa delle micropunture avvertite da tutti, quell'estate.
Fenomeni di questo tipo non sono facilmente spiegabili, ma
generalmente può trattarsi della coincidenza di certe correnti marine
con un periodo di particolare “fioritura” di una specie normalmente
poco conosciuta.
8
10
Questa breve rassegna è necessariamente incompleta rispetto
a tutti gli affascinanti aspetti della vita del mare che
caratterizzano anche le coste. Chi volesse informazioni su
specie particolari o su osservazioni “strane” effettuate in mare,
può rivolgersi ai nostri Laboratori nella sede di P.zza Bovio 4, a
Piombino, o telefonare al n. 0565/225196, o ancora inviare una
e-mail a [email protected]
17
La scuola vela
del Centro Velico Piombinese
E' il circolo più anziano del comprensorio ed uno dei più datati
in Italia.
Certamente quando nacque nel 1950 nessuno dei suoi soci
fondatori avrebbe immaginato che a 55 anni, ben portati, il
Centro Velico Piombinese potesse esser così giovanile ed
esuberante.
Il segreto non è altro che quello di attribuirne il merito a tutti i
Consigli Direttivi che si sono battuti per avere una scuola di vela
efficiente e funzionale, puntando sempre sui giovani senza
peraltro trascurare “gli anziani”.
Oggi la stragrande maggioranza dei velisti Piombinesi, di tutte le
età, che veleggiano nel canale, con grinta ed entusiasmo
provengono dalla nostra scuola vela e non possono aver
dimenticato i pomeriggi trascorsi sul piazzale assolato o nella
pineta di Baratti a parlare di bordeggi sbagliati, di correnti mal
calcolate o di quel fiocco che non stringeva come avrebbe dovuto
o, meglio ancora, di quella regata priva d'errori.
Oggi, come accadeva allora, ci sono nuovi giovanissimi equipaggi
che fanno i medesimi discorsi con il solito entusiasmo ed
accanimento e che sono e diventeranno la tradizione della vela
Piombinese di domani.
La scuola di vela del C.V.P. è praticata nella sede estiva in
Baratti. Il tutto si svolge sotto l'attenta guida di quattro
istruttori nazionali del nostro circolo più altri due zonali; a terra
ci sono, inoltre, due hostess che garantiscono un controllo dei
18
ragazzini nell'alternarsi nelle uscite.
I ragazzi dai sette ai sedici anni sono iniziati alla pratica della
vela su derive optimist (i più piccoli), Vaurier (i più grandicelli),
Laser e 420 (i più maturi).
In mare sono sempre presenti due gommoni per l'assistenza.
La durata dei corsi è di due settimane, esclusi il sabato e la
domenica, e si protrae dalle nove del mattino sino alle 17.
Generalmente molti ragazzi prolungano il corso di una o due
settimane, ma dopo 15 giorni in genere piccoli e grandi possono
manovrare una piccola deriva autonomamente. Finita la scuola
estiva in genere quelli più dotati ma non necessariamente,
l'importante è avere passione, possono iscriversi ai corsi di vela
invernale e da qui inizia la specializzazione che porterà i più
volenterosi e i più capaci all'agonismo vero e proprio.
La scuola del centro velico piombinese è una delle più valide in
Italia e quest'importante riconoscimento le è attribuito in
primis dalla federazione, ma anche da riviste specializzate di
nautica, non a caso da essa sono usciti alcuni tra i più importanti
nomi della vela italiana.
Il nostro sito www.centrovelicopiombinese.it vi aspetta per
leggere chi siamo, per vostri preziosi suggerimenti e per vedere,
in specifico, tutto ciò che serve per iscriversi alla nostra scuola
di vela.
Il Presidente Fabio Paoli
G U L L I V E R
a p p u n t i
d i
v i a g g i o
VIAGGIO A FINIST É RE
La terra dei fari
di Alessandro Camerini
Le tempeste sono bretoni; i fari sono bretoni; le
maree sono bretoni e Tabarly era bretone.
Decisi di programmare, dopo più di venti anni
dalla prima visita, un viaggio in Bretagna; e la
Bretagna si può assaporare davvero solo in due
modi, molti simili tra loro: in barca o in moto.
Entrambe le modalità consentono di mantenere un
rapporto molto franco con gli elementi: nessun
nascondino, nessun tergicristallo. Quando si è in
gioco si balla, si affrontano le perturbazioni con
astuzia ed un po’ di senso del meteo, si procede
sbandati sotto le raffiche di vento, si usano le
cerate, le carte, si bestemmia sotto i temporali e si
è assaliti dalla gioia davanti ad una schiarita, si
cerca un porto e se non si trova si fa rada, a ridosso
di un promontorio, in un prato o sotto un'
accogliente tettoia e sempre a contatto con lei: la
barca, la moto.
E alla fine in premio ci sono gli odori del tempo
che cambia, l'alito del temporale , il respiro della
terra o del mare, e la pellicola straordinaria del
cielo in tempesta, che si srotola sopra il capo.
Bene, andarci in barca mi creava qualche
problema; decisi di optare per la moto, come più di
venti anni prima (in realtà allora era una Vespa,
cosa profondamente diversa); non fu difficile
trovare due cari amici (Riccardo e Paolo) , uno
velista e l'altro motociclista, che non se lo fecero
dire due volte. Qualche perplessità fu espressa
dalle nostre compagne, che con intuito
tipicamente femminile, compresero che la
Bretagna aveva qualcosa a che fare con le
perturbazioni, col vento e con la pioggia.
Con astuzia, buon senso e qualche bugia,
arrivammo ad un accordo, con una road map che
prevedeva una consistente sosta nella tenera
Provenza, prima di puntare la ruota di prua a NNW , verso la ruvida Finistere.
Alla fine di luglio 1999 i mezzi erano pronti: un
catamarano
(scooterone) 250 e due sloop
(monocilindriche) quarto di litro che insieme
cubavano come la “Poderosa” del giovane
Ernesto Che Guevara. E come la “Poderosa”
erano cariche come animali; salpammo alle 8,30
GMT del 24 luglio 1999, pieni di gioia.
La prima settimana la dedicammo al Verdon ed
alla Provenza, che scorrazzammo in lungo e largo
(Aix, St Remy, Arles, St Paul, Cassis, Les St
Maries, Le Beaux, Moustiers, Avignone,
Gordes…) godendo delle isobare e della cucina
mediterranee; alla fine di questo periodo, i due
terzi dell'equipaggio femminile presero il primo
treno da Marsiglia e con la scusa degli impegni
lavorativi si affrancarono dai (fondati) timori di
un futuro prossimo fatto di isobare attaccate una
all'altra e di rovesci biblici; ma anche da
un'esperienza di viaggio
semplicemente
fantastica.
Quella stessa mattina facemmo prua per 270 con
l'obiettivo di toccare l'oceano in serata; ce la
facemmo quasi. Aiguillon, un paesino vicino
Bordeaux , ci accolse dopo una intera giornata di
viaggio dove il quarto di litro tra le cosce ci aveva
letteralmente frullato gli zibidei. Una festa del
jazz ed una squisita locanda ci rimisero in sesto.
Gli equipaggi dormirono, tutti insieme, in una
quadrupla dalla quale si potessero vedere le moto
ormeggiate una accanto all'altra.
Il mattino seguente, ben riposati e rifocillati,
ignorammo la splendida Bordeaux, e il fantastico
Perigord, perché attratti come da un buco nero, da
La Rochelle; il solo nome evocava un melange di
immagini di cantieri, di marinai, di imprese
marinaresche, e di personaggi di George
Simenon. Proprio La Rochelle ci stava attraendo
in una trappola micidiale; la vicinanza della
Gironda fece sentire il primo alito atlantico che
noi mediterranei avvertimmo come un simpatico
cambio di temperatura e di umidità, ignari del suo
terribile significato: procedevamo tranquilli verso
N quando si materializzò, ad un paio di miglia
sopravento, una matassa di cielo nero da cui
provenivano profondi rutti per niente anticipati
dalle familiari saette.
19
Ritenemmo che fosse venuto il momento di
mettere alla prova, per quello che si presentava
come un temporale estivo pomeridiano, i nostri
mezzi di protezione, che avevamo appena
sperimentato in leggeri piovaschi provenzali.
Paolo indossò con calma un tosto Belstaff con le
cuciture saldate , su un paio di pantaloni stagni;
io sciorinai il mio coordinato giallo da stradino,
in PVC, chiuso da teneri bottoni a clip;
Riccardo e signora si coprirono con una sorta di
mantelline svolazzanti che a loro dire avrebbe
creato una protezione aerodinamica infallibile;
a dire il vero in Provenza avevano funzionato,
ma questo non fugò le mie perplessità.
Ripartimmo e, dopo nemmeno un miglio, la
matassa nera sembra ingoiarci: un' orrenda
pioggia orizzontale spinta da un vento al
traverso di almeno cinquanta nodi ci annichilì;
dopo pochi minuti di quella bolina larga a vele
sventate, prendemmo la cappa al riparo di un
muro di un capannone, in preda al riso demente
di chi ha visto il Golem. Facemmo un inventario
dei danni: Paolo aveva soltanto un accenno di
umidità sul colletto della camicia ; il mio
coordinato aveva lasciato entrare acqua
sottocoperta e aveva prodotto una strisciata di
bagnato che dal sottogola arrivava sino alla
nuca passando per l'apparato riproduttivo; i
danni maggiori erano lamentati dall'equipaggio
dello scooter. Le mantelline svolazzanti erano
state fatte a brandelli ed i loro proprietari erano
fradici ed infreddoliti. Dopo un briefing
decidemmo di sostare nel prossimo paese
(Saintes) e di non ripartire prima di avere dotato
gli equipaggi sguarniti di sofisticate tute antipioggia, garantite sino a 10 Beaufort. La
locandiera di Saintes, una vecchia zitella
inacidita, si innamorò di me e non smise di
sorridermi nemmeno mentre le chiedevo che
cosa fossero le huitres indicate nel menù; si
limitò a scomparire in cucina per tornare poco
dopo a mostrarmi, con una certa sufficienza, una
splendida ostrica. Il mattino seguente facemmo
spesa di tute stagne (eccetto Paolo) e ripartimmo
sicuri che nulla ci avrebbe più fermati. La
Rochelle mantenne le promesse; affascinante città
vecchia, odore di mare, sole splendido ed una
fantastica città nuova, dove zone verdi
intervallavano palazzi hi-tech; decidemmo per
una puntata ad ovest sull'Ile de Re, luogo molto
turistico. Decidemmo poi di far prua su una
località che richiama grandi traversate ed imprese
di solitari: Le Sable d'Olonne. Delusione; una
sorta di Rimini atlantica dove cenammo con
pesce che sapeva di acido muriatico. Ma la meta
era altrove, più a Nord e più ad Ovest, dove è nato
il mito del Graal, dove si fabbricano le tempeste ed
il ponente porta i suoni dei celti irlandesi. Appena
partiti da Le Sable avvertimmo l'aria nuova; già e
indicazioni per Nantes rammentavano riti di pesca
e le sardine più buone del mondo. Oltrepassammo
la Loira e giungemmo nell'incredibile Golfo di
Morbihan: una immensa baia disseminata di
milioni di scogli ed isolette, protetta da una
penisola di 7 miglia (Quiberon) e da un'isola che
mostra il petto all'atlantico e porta un nome che la
dice lunga (Belle Ile). A vigilare su tutto la bella
città di Vannes che visitammo sotto una
pioggerella estiva. Il sole ci accompagnò poi al
rifugio di Gaugain; il delizioso borgo marino di
Pont Aven, il cui fascino fa dimenticare per un po'
un turismo abbastanza ingombrante; come può
accadere a Saint Paul de Vance. Ormai c'eravamo,
e la prossimità di Concarneau ce lo confessava;
non gustammo abbastanza la cittadina, ma
vivemmo la prima vera serata bretone.
All'estremità NW del golfo trovammo una sorta di
Baratti atlantico; un campo boe ed un moletto di
fronte al quale c'era un grazioso bar/osteria che
offriva un menù semplice e senza grande scelta:
solo crostacei, molluschi, e bestie simili.
Mi commuovo ancora al ricordo del “piatto reale”
servito su giaccio ed alghe ad un tavolino
all'aperto, sotto una valanga di tuoni ascoltati con
gran sufficienza dall'oste, mentre le moto
ormeggiate sul moletto
scomparivano
nell'oscurità di una notte lenta, e la marea portava
rapida le sue ondine senza risacca. Qualche
miglia più a Sud, in pieno Atlantico, si
addormentavano le Iles de Glénan.
Una mattina frizzante ci accompagnò ad un
passaggio che ci mozzò letteralmente il fiato;
poche miglia dopo Concarneau le moto
imboccarono un lungo ponte che, all'altezza di
Benodet, attraversa una sorta di fiordo che porta a
Quimper e ci mancò poco che cadessimo storditi
da quella straordinaria visione di centinaia di
barche ormeggiate nelle anse del fiordo, tra
boschetti e gruppetti di candide casette bretoni
della cittadina. Poco più a NW entrammo nel
parco protetto della Pointe du Raz, in prossimità
della quale ormeggiammo i mezzi per proseguire
a piedi. La carta ci avvertì che eravamo ad una
longitudine limite, più a W di Brest, in linea a Le
Conquet; insomma, la Francia era finita. Il
mattino era limpido e l'aria ferma, ed il mare si
mostrò liscio come un vetro nel momento in cui
arrivammo alla sommità della Punta, dalla quale
ci sembrò di toccare con la mano il celebre faro
della Vieille, appoggiato su uno scoglio; in alcuni
punti il mare sembrava gorgogliare, come se
frangenti si rompessero su scogli a fior d'acqua.
Era l'effetto di correnti violentissime che si
scontravano, formando delle barriere d'acqua;
alcune barchette di sette / otto metri si
addentrarono in quei gorghi rimanendo ferme sui
frangenti, per dare poi il posto ad un paio di
pescherecci che fecero festa il quel bendiddio di
schiuma, ossigeno e pesci.
Era ora di riprendere la via per un breve tratto che
ci portò a Douarnenez, nel cui porto canale è
situato il museo navale galleggiante; una versione
seria di quello che c'è sul fosso di Cesenatico. Qui
ogni anno viene celebrata una festa del mare che
attira marinai da tutta la Francia, con barche di
ogni epoca, dimensione e foggia.
Decidemmo di tagliare la penisola di Crozon per
dirigerci verso la nostra meta: il presidio più a
Ovest (5°9' W). Arrivati vicino
Brest
comprendemmo che la Francia era finita già
alcune miglia prima dell'oceano, dai nomi dei
paesi (Ploumoguer, Plouarzel, Lanpul-Plouarzel,
Plougastel…) che sapevano parecchio di celtico;
superata la città arsenale (dove per pochi minuti di
ritardo persi una importante mostra dedicata a
Tabarly (“A Eric”, appunto), tirammo dritto verso
Le Conquet, fantastico porticciolo di pesca
affacciato sul mitologico passaggio del Fromveur,
un budello di acqua libera in mezzo ad una platea
di miglia quadrate di pianacce, scogli, rostri,
isolotti che costituiscono uno degli spot di mare
più pericolosi del pianeta, là dove scaricano il loro
delirio le più imponenti tempeste dell'atlantico,
gemelle di quelle di Cape Cod, esattamente
dall'altra parte dell'Oceano.
Dalla collinetta che sovrasta Le Conquet la
vedevamo, la Terra Promessa: molti tra i più
famosi fari della storia della marineria erano nel
giro di poche miglia, in mare aperto, incastonati
sulle rocce più assassine. La Jument, Les Pierres
Noires, Kèreon, Ar Men, St Mathieu sorto tra le
rovine di un'abbazia del VI secolo; e dopo l'isola
Molene, la straordinaria Ile d'Ouessant con Le
Stiff e l'ultima, autorevole luce sull'oceano:
Creac'h.
Trovammo posto in un gradevole campeggio nei
pressi di Le Conquet, che sovrastava una
imponente spiaggia bianca (Les Sablons Blanc) e
si individuò subito quello che sarebbe stato per
qualche giorno il nostro luogo preferito: la
brasserie-creperie “Les Buccaniers”, arredata con
oggetti di mare e gestita da un bretone tostissimo e
motociclista, che ci prese subito in simpatia,
anche se (chissà perché?) ogni tanto guardava me
e Paolo (allora privi di compagne) con l'aria di chi
guarda due buchi.
Tre giorni di moules imperiali ed aperitivi di
muscadet et huitres misero a dura prova il fegato
e furono senza dubbio la causa di fantastiche
quanto inconsuete evacuazioni arancioni come
aurore boreali.
Il ricordo più bello è legato alla visita ad Ouessant,
dove Paolo non ci accompagnò, per dedicarsi alla
visita delle falesie della Penisola di Crozon e ad
una gita a cavallo. Ouessant si raggiunge con
piccole imbarcazioni di linea che fanno lo slalom
nel canale del Fromveur per approdare in una
piccola baia a SE dell'isola; dall'ormeggio si
noleggiano le bici per una splendida visita, dal
seicentesco faro di Stiff, accanto al quale è sorta
una avveniristica torre di controllo del traffico
della Manica, sino al villaggio principale e,
attraverso una vegetazione fitta e bassissima, al
faro di Creac'h, dove ha sede il Museo dei Fari e
dei Segnali. Sedevo a oltre 5°W e riuscivo ad
immaginarmi le vicende marinare che si sono
consumate di fronte a Creac'h e Stiff, ed alla vista
pietosa della Jument; drammi del mare ma anche
partenze e ritorni della flotta reale britannica alla
conquista dell'impero, o le memorabili gare, nel
rientro nella Manica, dei clipper durante l'epopea
della vela commerciale di metà ottocento.
Insomma, la storia della marineria è passata, tutta,
di fronte a quello scoglio.
Dopo qualche giorno trascorso su quel breve tratto
di costa, tra fari “minori” coperti di ortensie,
spiagge deserte e piccolissimi villaggi, sempre
sotto un cielo basso costantemente strappato da
mani di vento, e davanti ad un mare profumato e
autorevole, eravamo appagati come dopo un
amplesso.
Decidemmo di far prua per S, mentre Riccardo e
signora, già da prima, erano andati verso E-NE per
vedere St Malo ( che non videro perché, di nuovo,
annientati da un fortunale); si attraversò la Francia
di un fiato, con una sosta nel Vallo della Loira,
dove per poco non incrociammo casualmente
Riccardo; incredibilmente ci si ritrovò nel
medesimo hotel di Lione, in camere accanto, e
festeggiamo il ricongiungimento con una
simpatica cena a base di filetti texani (!?) mentre
tutta l'acqua del cielo si scaricava sul Lione e sul
Bougeolais. Va detto che prima di approdare a
quell'albergo io e Paolo ci producemmo
nell'ultima fantastica figuraccia; in un paesino del
Bougeolais si videro delle indicazioni di Chambre
d'Agricolteur che individuammo, senza dubbio,
come degli agriturismi; fu una sorridente quanto
sorpresa signorina del luogo che ci accompagnò,
alle otto di sera di una domenica di agosto, ad
indicarci quella che era la Camera di Commercio
degli agricoltori del luogo. Pensammo che questo
potesse essere perdonato a noi, reduci dalla terra
di Tabarly, a bordo di due sloop di appena un
quarto di litro.
A.C.
Loc. Montecaselli, 4 - 57025 Piombino (LI)
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Sito web: www.etruscaprofilati.it
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21
NARRATIVA E SAGGISTICA
A cura di Alessandro Camerini
LONGITUDINE
CACCIATORI DI TEMPESTE
Autore: Dava Sobel
Editore: Rizzoli
Autore: Hervè Hamon
Editore: MURSIA
Nel 1714 il Parlamento inglese offrì
una ricompensa di venticinquemila
sterine (10 milioni di euro di oggi) a
chi scoprisse un metodo semplice ed
e ff i c a c e p e r d e t e r m i n a r e l a
longitudine di una nave in mezzo
all'oceano (cioè la “distanza”, lungo
un parallelo, da un meridiano di
riferimento). Come dimostra l'entità
della cifra, quello della longitudine
non era un problema da poco: agli
occhi degli uomini del Settecento, il
mondo aveva un aspetto molto
lontano da quello che gli atlanti, i
mappamondi e le fotografie scattate
dai satelliti ci hanno reso familiare, e
non si contavano i marinai che avevano perso la vita perché le loro
navi si erano schiantate sugli scogli di una costa che secondo i
calcoli (sbagliati) dei loro piloti non avrebbero dovuto essere lì.
Invano, per molti decenni, i più brillanti intelletti europei, da
Galileo a Newton, avevano cercato una soluzione. Stimolati dalla
posta in palio, altri intelletti, non così brillanti, avanzarono le loro
proposte: le più scientifiche prevedevano macchinosi calcoli
astronomici fondati sulla distanza della luna, le più balzane una
rete di navi ancorate a distanze fisse come punti di riferimento in
mezzo all'oceano (…). Fu un orologiaio autodidatta, l'inglese John
Harrison, a trovare la soluzione: bastava che ogni nave fosse
equipaggiata con un cronometro in grado di segnare sempre l'ora
“esatta”, quella di Londra, ad esempio, e un semplice confronto
con l'ora locale avrebbe istantaneamente fornito il “fuso orario” e
dunque la longitudine della nave. Ma, trovata la soluzione, si
presentava un altro problema:perché non solo lo spazio, ma anche
il tempo del Settecento era diverso dal nostro, e un cronometro così
preciso non esisteva nemmeno sulla terraferma. Questo libro è la
storia, straordinariamente avvincente, dei quarant'anni di sforzi
che furono necessari a Harrison non solo per costruire e
perfezionare quel cronometro, ma per persuadere la comunità
scientifica, dominata dai fautori della soluzione “astronomica”
dell'efficacia del suo metodo… (note dell'Editore).
Nel 1996 mi recai a Londra, e dopo aver trovato il piccolo giardino
che ospita la tomba del capitano Bligh (nostromo di Cook,
comandante del Bounty e uno dei più grandi marinai di ogni
tempo), andai a Greenwich, dove, poco lontano dal Cutty Sark e
dal Gipsy Moth, c'è il Museo della Longitudine: lì vidi, funzionanti,
i cronometri “H” di Harrison, gli strumenti che hanno consentito
all'Europa la scoperta del mondo. Fu una giornata speciale.
L'Abeille Fiandre
è un
rimorchiatore d'alto mare dedito al
salvataggio e alla protezione delle
navi, degli uomini e delle coste. E'
una delle barche più potenti del
pianeta, in grado di navigare con
qualunque tempo, in grado di
navigare con qualunque tempo: il
suo compito è sorvegliare il Canale
della Manica, l'autostrada marina
più frequentata del mondo. Questo
è il diario di uno scrittore che per un
anno ha vissuto a bordo dell' Abeille
Fiandre condividendo la vita del
suo straordinario equipaggio. Gli
uomini dell'Abeiile Fiandre non
sono militari. Non sono pagati per rischiare la pelle, non sono
tenuti ad eseguire gli ordini senza discutere eppure, seguendo una
legge non scritta, accettano di mettere a repentaglio la propria vita
per lavare quella di altri uomini.
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22
Al largo di Ouessant, il Capo Horn dell'Europa, dove le tempeste
diventano uragani, le storie di mare diventano racconti di grandi e
piccoli eroismi, avventure, gesti di generosità, professionalità che
non ha eguali al mondo (nota dell'Editore).
La casa dell'Abeille Fiandre sono Ouessant ed il Fromveur, i suoi
compagni sono Stiff , Creac'h, ArMen. Leggete questo libro prima
di partire per la Terra dei Fari.
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