LA POLITICA EUROPEA DI SVILUPPO 2014

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LA POLITICA EUROPEA DI SVILUPPO 2014
LA POLITICA EUROPEA DI SVILUPPO 2014 - 2020
CICU
Il ritardo con il quale l’Unione Europea sta avviando la nuova programmazione degli
interventi a sostegno dello sviluppo ha prodotto una grande attesa da parte di tutti gli
operatori interessati. Con l’approvazione a marzo scorso dei nuovi regolamenti
comunitari in materia, gli uffici di Bruxelles hanno finalmente potuto avviare il loro
lavoro per preparare il lancio dei nuovi programmi.
Comitato Italiano
Città Unite
Circolare n. 31
Il 2014 è rimasto comunque un anno “bianco” e tutta la programmazione annuale
prevista si è spostata in avanti. Attendiamo la pubblicazione dei nuovi bandi che
dovrebbero uscire nei prossimi mesi.
La nuova programmazione, pur condizionata da molti fattori tra i quali la crisi
economica che stiamo vivendo, rappresenta un grande sforzo per i cittadini europei che
possono vantare di partecipare al maggior impegno mondiale per la lotta contro la
povertà.
Ci domandiamo tuttavia se l'UE e i suoi Stati membri possano mantenere l'impegno
collettivo dello 0,7% di Aiuto Pubblico allo Sviluppo da raggiungere entro il 2015,
impegno annunciato in occasione della Conferenza Internazionale sullo Sviluppo
realizzata a Busan a dicembre 2011.
Gli Enti Locali e le Regioni italiane sono attrezzati per tradurre il loro impegno civile a
sostegno della realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo fatti propri dall’Unione Europea
nella messa a punto di una politica di relazioni esterne sempre più coordinata con
quella della Comunità Internazionale.
Per iniziare a orientarsi sulla nuova politica di Sviluppo dell’Unione Europea, con
questa circolare CICU presenta una sintesi dei programmi, caratterizzati da alcune
novità rispetto al passato. L’avvio effettivo del nuovo ciclo sarà concomitante con il
lancio dei nuovi obiettivi del millennio, indicati come “Post 2015”, con la realizzazione
nel 2016 della conferenza mondiale di Habitat III sugli insediamenti umani, nonché con
l’effettiva attuazione degli orientamenti derivanti dalla Conferenza di Rio +20 sullo
sviluppo sostenibile.
Sottolineiamo, in particolare, il principio di “differenziazione", con il quale l’UE si
rapporterà in modo diverso con i vari paesi esterni in funzione dei loro bisogni e delle
loro capacità e condizioni e l’obiettivo di far crescere le capacità endogene dei paesi e
dei soggetti beneficiari nella co-gestione diretta dei programmi e progetti che li
riguardano.
CICU, in partenariato con le omologhe associazioni dei governi locali dei paesi esterni e
in coordinamento con le iniziative della CGLU e delle sue Commissioni tematiche, sarà
impegnato a sostenere il protagonismo delle collettività locali italiane e delle loro reti
per l’attuazione delle politiche europee di aiuto allo sviluppo.
Circolare N 31 – 13 novembre 2014
Comitato Italiano Città Unite – C.I.C.U. - via la Salle n.17 -10152 Torino
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La Politica Europea di Sviluppo
Elemento essenziale delle relazioni UE-mondo esterno, insieme alla politica commerciale estera
e di sicurezza (e altresì agli aspetti internazionali delle sue altre politiche), la politica europea di
sviluppo mira a eliminare la povertà in un contesto di crescita sostenibile. L’Europa
risulta infatti il principale donor mondiale, arrivando a fornire il 50% della totalità globale degli
aiuti destinati al sud del mondo.
Tale azione internazionale dell'UE si basa sul Trattato di Lisbona e sul Consenso Europeo in
materia di Sviluppo, che impegna il Consiglio dell'Unione Europea, il Parlamento europeo e la
Commissione ad una visione comune.
L'operato dell’UE si concentra su alcuni settori di intervento, a seconda delle esigenze dei paesi
partner, e contribuisce alla realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Sulla base
dei valori europei, l'UE promuove la democrazia e la diffusione dei diritti umani, delle libertà
fondamentali e del buon governo.
Oggi l’Europa è tra gli attori impegnati nella definizione dell’Agenda di Sviluppo Post 2015
(comunicazione europea “Una vita dignitosa per tutti: porre fine alla povertà e dare al mondo
un futuro sostenibile” adottata nel febbraio 2013). Negli ultimi anni ha focalizzato sempre più il
suo operato sull’efficienza degli aiuti, come mostrano il suo contributo fondamentale alla
Dichiarazione di Parigi sull'Efficacia degli Aiuti (2005) e l’approvazione del New Deal
sull'Efficacia degli Aiuti (2011). In particolare, nel 2011, la Commissione ha presentato un
approccio più strategico dell’UE alla riduzione della povertà attraverso l’elaborazione del
programma di cambiamento (Agenda for Change), che prevede una ripartizione dei
finanziamenti più mirata e concentrata.
L’approccio della Commissione Europea per il 2014-2020
Il bilancio per l’attuazione dei programmi di assistenza esterna nel periodo 2014-2020 sostiene il
nuovo approccio della Commissione descritto nel documento "Un programma di
cambiamento". L’aiuto dell’UE viene concentrato in meno settori, a sostegno della
democrazia, dei diritti umani e del buon governo, e al fine di promuovere la crescita
inclusiva e sostenibile. In particolare, questo ultimo punto implica la promozione di sistemi di
protezione sociale, dell’assistenza sanitaria, dei servizi educativi, la creazione di posti di lavoro, il
supporto ai settori dell’agricoltura ed energia sostenibili e dello sviluppo economico, compresi
l’integrazione regionale e l’accesso ai mercati internazionali.
L'UE destinerà un volume più consistente di fondi laddove ritenga che il suo aiuto
possa produrre risultati migliori (more for more) nelle regioni e nei paesi più bisognosi,
compresi gli Stati fragili. I paesi in grado di generare risorse sufficienti a garantire il loro
sviluppo non riceveranno più sovvenzioni bilaterali, ma beneficeranno di nuove forme
di partenariato e continueranno a ricevere fondi attraverso i programmi tematici e
regionali (approccio di differenziazione).
Differenziazione
La differenziazione sarà applicata
dapprima nei paesi coperti da DCI
(Strumento per la Cooperazione allo
Sviluppo) ed ENI (Strumento Europeo di
Vicinato).
Per assicurare la massima incisività, il
principio di differenziazione dovrebbe
essere applicato tanto all’assegnazione
dei fondi quanto alla programmazione,
onde garantire che la cooperazione
bilaterale allo sviluppo si rivolga ai paesi
partner più bisognosi, tra cui gli Stati
fragili, gli Stati altamente vulnerabili e gli
Stati con una capacità limitata di accesso
ad altre fonti di finanziamento per
sostenere lo sviluppo nazionale. L’Unione
dovrebbe sviluppare nuovi partenariati
con i paesi che sono esclusi dai
programmi di aiuti bilaterali, basandosi
soprattutto sui programmi regionali e
tematici previsti da detti strumenti e su
altri
strumenti
tematici
per
il
finanziamento
dell’azione
esterna
dell’Unione, in particolare lo strumento
di partenariato per la cooperazione con i
paesi terzi istituito dal regolamento (UE)
n. 234/2014 del Parlamento europeo e
del
Consiglio
(“strumento
di
partenariato”).
(Regolamento UE n.
233/2014).
Nell'ambito del DCI, è stato stabilito che
la cooperazione bilaterale si attua con i
paesi partner che non sono a reddito
medio-alto secondo l’elenco dei paesi in
via di sviluppo dell’OCSE/DAC o il cui
prodotto interno lordo non è superiore
all’1% del prodotto interno lordo
mondiale. (Art. 5 del Regolamento UE n.
233/2014).
Inoltre, saranno introdotte modalità innovative di cooperazione, quali l’erogazione combinata di
prestiti e sovvenzioni.
La nuova vision dell’UE vuole portare il focus su ogni singolo paese partner, che deve
contribuire alla costruzione di un ambiente favorevole (enabling environment) al supporto degli
attori locali identificati (sia SC che LA) con strumenti disegnati sull’esigenza locale e altrettanti
fondi dedicati. Ognuno deve fare il proprio mestiere: gli enti locali dei paesi partner devono
prendersi in carico i servizi pubblici e il welfare, le Organizzazioni della Società Civile devono
vigilare sull’operato del governo nazionale e contribuire alla capacità di dialogo con i
rappresentanti nazionali.
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I programmi comunitari di assistenza esterna 2014-2020
Il budget totale europeo per la programmazione settennale 2014-2020 ammonta a 96,2494 miliardi di euro. Gli strumenti finanziari per il 20142020, vale a dire gli strumenti che consentono l’implementazione dei molteplici programmi che contraddistinguono la politica esterna europea, sono
suddivisibili in due categorie, tematici e geografici, a seconda del loro focus geografico o tematico. Ogni strumento finanzia diversi programmi e
costituisce la base giuridica per la loro attuazione.
-Strumenti tematici: sono trasversali e corrispondono ad un determinato tema

Strumento Europeo per la Democrazia e i Diritti Umani (EIDHR) (1,3 miliardi di euro)
Mira a stabilire la democrazia, lo Stato di diritto e la tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

Strumento di Stabilità (IFS) (2,3 miliardi di euro)
Ha l’obiettivo di rafforzare la sicurezza nei paesi partner in cui sono in corso crisi e garantire una condizione di sicurezza nei paesi più
stabili.

Strumento per la Cooperazione per la Sicurezza Nucleare (INSC) (225.321.000 euro)
Lo strumento per la cooperazione per la sicurezza nucleare (INSC) promuove un elevato livello di sicurezza nucleare, protezione dalle
radiazioni e l'applicazione di misure efficienti ed efficaci relative al materiale nucleare nei paesi non europei di tutto il mondo.
-Strumenti geografici: ruotano attorno alle priorità di sviluppo di un paese o regione




Cooperazione allo Sviluppo (DCI) (19,7 miliardi di euro)
Tale strumento riguarda la cooperazione con i paesi e le regioni partner, vale a dire: l'America Latina, l'Asia, l'Asia centrale, il Medio Oriente
e il Sud Africa. Include anche il programma pan-africano.
Assistenza Preadesione (IPA II) (11,7 miliardi di euro)
L'IPA fornisce assistenza ai paesi dell’allargamento destinati ad aderire all’Unione Europea.
Vicinato europeo e Partenariato (ENPI e ENI) (15,4 miliardi di euro)
L'ENPI è lo strumento di finanziamento della politica europea di vicinato (PEV), che riguarda la cooperazione con i paesi del Sud del
Mediterraneo (Algeria, Egitto, Libano, Libia, Giordania, Israele, Marocco, Siria, Tunisia, Territori palestinesi occupati) e del Vicino Oriente
(Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldavia, Ucraina).
In linea con i principi di differenziazione e "more for more" (maggiori aiuti a fronte di un maggiore impegno), l'ENI permetterà di sostenere
il consolidamento delle relazioni con i paesi partner e apporterà benefici tangibili sia all'UE sia ai suoi partner in ambiti quali la democrazia e
i diritti umani, lo Stato di diritto, il buon governo, l'economia sostenibile e lo sviluppo sociale, nonché la progressiva integrazione
economica nel mercato unico europeo.
Lo Strumento di Partenariato (PI) mira a difendere e a promuovere gli interessi dell'UE e ad affrontare le principali sfide mondiali. Tale
strumento permetterà all'UE di attuare programmi che vanno oltre la cooperazione allo sviluppo con i paesi industrializzati, le economie
emergenti e i paesi in cui l'UE ha interessi rilevanti.
Inoltre, è da citare anche il Fondo Europeo di Sviluppo (EDF) (30,5 miliardi di euro)
Il Fondo europeo di sviluppo prevede aiuti per i 79 paesi partner ACP dell'Unione e per i paesi e territori d'oltremare degli Stati membri. Si tratta di un
fondo a parte che è gestito al di fuori del quadro del bilancio generale dell’Unione europea ed è finanziato dagli Stati membri sulla base di contributi
volontari negoziati.
Focus sullo Strumento per la Cooperazione allo Sviluppo – DCI
Lo strumento di cooperazione allo sviluppo costituisce la base giuridica di due programmi tematici che mirano ad affrontare diverse sfide globali:
•
Programma Organizzazioni della Società Civile e Autorità Locali per lo sviluppo (1,9 miliardi di euro): incoraggia gli attori non statali
e le autorità locali nell'UE e nei paesi in via di sviluppo a partecipare maggiormente alle questioni dello sviluppo.
•
“Beni Pubblici e Sfide Globali” (5 miliardi di euro) per il periodo 2014-2020 (GPGC). Il GPGC sostiene azioni in settori quali:
ambiente e cambiamento climatico
energia sostenibile
sviluppo umano, compresi lavoro dignitoso, giustizia sociale e cultura
sicurezza alimentare e nutrizionale e agricoltura sostenibile
migrazione e asilo
Il DCI comprende anche i programmi geografici e il Programma Pan-Africano.
Quest’ultimo dispone di una dotazione finanziaria di 845.000.000 di euro per il periodo 2014-2020 e costituisce uno dei principali strumenti finanziari
per l'attuazione della Strategia Congiunta Africa-UE, nell’ambito del Partenariato Strategico che lega i due continenti.
In linea con la Roadmap 2014-2017, il programma pan-africano si concentra su cinque aree prioritarie della cooperazione tra l'Africa e l'Unione
Europea, vale a dire:
•
pace e sicurezza;
•
democrazia, buon governo e diritti umani;
•
sviluppo umano;
•
sviluppo sostenibile e inclusivo, crescita e integrazione continentale;
•
problemi globali e transregionali
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Il valore aggiunto del programma pan-africano si basa su 3 criteri principali:
• La dimensione transregionale, continentale o mondiale di progetti e programmi in settori che spaziano da agricoltura sostenibile e ambiente a
istruzione superiore, tecnologie dell’informazione e della comunicazione, ricerca;
• L'interesse congiunto di Africa e UE e quindi il chiaro legame con il Partenariato Strategico;
• La complementarità con altri strumenti finanziari, quali il Fondo Europeo di Sviluppo (EDF), lo Strumento Europeo di Vicinato (ENI) e i
programmi tematici dello Strumento di Cooperazione allo Sviluppo (DCI).
Focus sul Programma Tematico “Organizzazioni della Società Civile-Autorità Locali”
Il Programma Organizzazioni della Società Civile-Autorità Locali, la cui base giuridica è fornita dallo Strumento per la Cooperazione allo Sviluppo
(DCI), sostituisce il Programma Attori Non Statali-Autorità Locali (NSA-LA) presente nella programmazione 2007-2013. Vuole rafforzare il ruolo
rivestito dalle OSC e LA nei paesi partner e, focalizzandosi sulla duplice categoria di attori, il programma si fonda su un approccio multi-attore e su di
una partnership inclusiva in vista dello sviluppo, nel tentativo di responsabilizzare e condurre i cittadini all’azione, facendosi portatori e attuatori delle
loro richieste. Il programma mira anche ad aumentare la consapevolezza dei cittadini europei sulle questioni dello sviluppo e dell’interdipendenza
globale, favorendo l’avvio di iniziative di cittadinanza attiva.
Le priorità del programma sono tre:



Interventi paese focalizzati sul rafforzamento dei contributi delle Organizzazioni della Società Civile e delle Autorità Locali ai processi di
governance e sviluppo. Le azioni paese beneficeranno del 65-75% dei fondi a disposizione del programma e si baseranno su calls for proposals
lanciate e gestite dalle Delegazioni UE del paese in questione.
Rafforzamento regionale e globale delle reti e delle associazioni di Autorità Locali, cui sarà destinato il 5-10% delle risorse
disponibili per il programma
Sviluppo e sostegno ad azioni educative e di sensibilizzazione, di rafforzamento della consapevolezza e mobilitazione sui temi della
cooperazione allo sviluppo, cui è riservato il 10-15% della dotazione finanziaria.
Il programma è rivolto ai paesi inseriti nella lista ODA (Official Development Assistance) stilata dall’OECD DAC (Development Assistance
Committee of the Organisation for Economic Co-operation and Development), ad eccezione di quelli interessati dall’IPA, con l’inclusione dei
Territori e Paesi d’Oltremare. Per il finanziamento di iniziative educative e di sensibilizzazione sulla cooperazione internazionale sono eleggibili anche i
paesi IPA. I paesi che non possono più beneficiare dei programmi geografici coperti dallo Strumento per lo Sviluppo e la Cooperazione, sono
eleggibili nell’ambito del programma OSC-LA.
Rispetto alla programmazione 2007-2013, in molti paesi il programma per il 2014-2020 sarà focalizzato sulla priorità relativa al rafforzamento della
buona governance piuttosto che alla fornitura di servizi. Numericamente maggiori saranno i bandi paesi, piuttosto che quelli mondiali. Inoltre, sarà
riconosciuta nuova enfasi agli approcci multi-attore e alla definizione di partenariati, inclusi quelli tra le Organizzazioni della Società Civile e le
Autorità Locali. A livello paese, si segnala la componente delle Azioni pilota con un approccio territoriale allo sviluppo locale.
In merito alla priorità reti regionali e globali, la novità è il focus sul rafforzamento delle reti esistenti, piuttosto che sulla creazione di nuove.
In riferimento alla componente sviluppo e sostegno ad azioni educative e di sensibilizzazione in Europa (DEAR), i nuovi obiettivi strategici sono
quelli del valore aggiunto e della complementarietà di tali iniziative DEAR con le azioni degli stati membri e il focus sui temi globali.
Vi invitiamo a consultare l’utile guida elaborata dalla Confederazione Europea delle ONG Concord sugli strumenti finanziari e programmi della
Direzione Generale Sviluppo e Cooperazione-EuropeAid per la programmazione 2014-2020, focalizzata sul ruolo delle Organizzazioni della Società
Civile (OSC) nell’ambito della politica di cooperazione. La “Guide to EuropeAid funding instruments 2014-2020” è disponibile al link in calce:
https://dl.dropboxusercontent.com/u/44019152/Guide_to_EuropeAid_funding_instruments_2014-2020.pdf
Questa pubblicazione comprende quattro strumenti geografici di finanziamento, due strumenti di finanziamento tematici (EIDHR e ICSP) e due
programmi tematici nell’ambito del DCI (CSO-LA e GPGC).
La società civile e, più in generale, le Organizzazioni della Società Civile (OSC) e le Autorità Locali (AL) sono partner fondamentali
dell’UE. Questi attori sono incoraggiati dall’UE a contribuire al miglioramento della governance e alla diffusione di uno sviluppo più
partecipativo nel mondo, attraverso i loro approcci specifici, spesso complementari. La società civile è sempre più considerata un attore
essenziale della politica di sviluppo, in quanto, grazie alla vicinanza ai cittadini, sia le Organizzazioni della Società Civile che le Autorità
Locali hanno la possibilità di comprendere e rappresentare più facilmente i bisogni della popolazione.
Le Organizzazioni della Società Civile sono attori non statali, senza fini di lucro, che operano in maniera indipendente e responsabile. Tra queste si
annoverano: organizzazioni non governative, organizzazioni rappresentative di popolazioni indigene, di minoranze nazionali e/o etniche,
organizzazioni per la diaspora, associazioni dei migranti nei paesi partner, associazioni professionali e gruppi d’iniziativa locali, cooperative,
associazioni di datori di lavoro e associazioni sindacali, organizzazioni che rappresentano interessi economici e sociali, organizzazioni che combattono
la corruzione e la frode e promuovono il buon governo, organizzazioni per i diritti civili e organizzazioni che combattono le discriminazioni,
organizzazioni locali attive nella cooperazione e nell’integrazione regionali decentralizzate, associazioni di consumatori, associazioni femminili e
giovanili, organizzazioni ambientali, di insegnanti, culturali, di ricerca e scientifiche, università, chiese e associazioni o comunità religiose, mass-media e
qualsiasi associazione non governativa e fondazione indipendente, comprese le fondazioni politiche indipendenti.
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Comitato Italiano Città Unite – C.I.C.U. - via la Salle n.17 -10152 Torino
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