per una rilettura iconografica

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per una rilettura iconografica
I SEVERI E IL LORO DII PATRII: UNO SGUARDO ALLE MONETE
MICHELA DE BERNARDIN
SCUOLA NORMALE SUPERIORE
Già all’inizio del 194 d.C., pochi mesi dopo il suo ingresso a Roma da imperatore, Settimio Severo emise
medaglioni, aurei, sesterzi e assi che mostravano al rovescio un tipo peculiare: Ercole e Liber Pater stanti,
uniti dalla legenda dis auspicibus (fig. 1). Le due divinità erano esplicitamente indicate quali fautrici e
legittimatrici del principato severiano.
Grazie alle monete e alle iscrizioni cittadine (fonti non anteriori al
II-I sec. a.C.) si può riconoscere nell’associazione tra Ercole e
Libero una caratteristica cultuale di Leptis Magna, città
natale dell’imperatore. Tuttavia, alla base dell’ampio sfruttamento
severiano di tale “coppia divina” non va individuato solo un interesse
localmente patriottico: la scelta è indice di considerazioni più
profonde e strettamente
politiche. La ripresa della
figura di Ercole (fig. 2)
rimanda infatti agli Antonini e
in particolare al divus frater
Commodo, palesemente
imitato in un medaglione
del 202 d.C. (figg. 3-4).
Fig. 3: Medaglione bronzeo di Settimio Severo, D/, 202 d.C. (Gnecchi III 1,
tav. 152.6): busto dell’imperatore con
leonte
Fig. 1: Aur. di Settimio Severo, prima metà genn. 194 d.C.
(BMCRE 58)
Fig. 2: Den. di Settimio Severo, R/,
prima metà 197 d.C. (RIC 97). Tra 196 e 198
d.C. Ercole compare anche da solo su
aurei e denari di Settimio Severo
(legenda: Herculi defensori)
D’altra parte, numerosi esemplari in oro, argento e bronzo coniati nel 204 d.C. presentano il tipo monetale
su descritto associato alle legende ludos saeculares fecit e dii patrii (come già su sesterzi e assi del
giovane Geta, BMCRE ‡ p. 318 e n. 800, dopo il 200 d.C.). La presenza congiunta di Ercole e Libero
sulla monetazione celebrativa dei ludi saeculares conferma le due divinità in un contesto di grande
rilievo, connettendole direttamente all’Urbs e all’impero tutto (figg. 5-6).
Fig. 4: Medaglione bronzeo di
Commodo, D/, dic. 192 d.C. (Gnecchi II 34,
tav. 80.6): busto dell’imperatore con
leonte
Nella prospettiva severiana Ercole e Libero assunsero una
precisa valenza dinastica, non solo quali protettori dell’impero e della
domus Augusta, ma anche in quanto garanti della sua continuità.
L’insistenza sugli “dei fratelli” costituiva di fatto l’annuncio della
nuova generazione rappresentata dai giovani Caracalla e
Geta (fig. 7).
Fig. 5: Den. di Settimio Severo, R/, 204
d.C. (CNG 73, lot. 943 _ cf. RIC 262)
Fig. 7: Sest. di Geta, R/, 210-211 d.C.
(BMCRE 232, pl. 60.3): Caracalla e Geta
incoronati rispettivamente da
Ercole e Libero (legenda: Concordiae
Augustorum). Il tipo comparve su
sesterzi di entrambi i fratelli
Questo ideale di armonia e pace famigliare in cui sono inserite
le due divinità tutelari è ben documentato anche nelle raffigurazioni
scultoree di età severiana
(fig. 8) ed è testimoniato “in
negativo” da ciò che avvenne
con il principato di Caracalla.
Infatti, a partire dal 212 d.C.
Ercole tornerà a occupare
da solo il campo monetale
(fig. 9), così come Caracalla
sarà l’unico Augusto dopo
l’eliminazione del fratello.
Fig. 8: Arco quadrifonte di Leptis
Magna (rilievo dell’architrave S.-O.):
dexiosis tra Settimio Severo e Caracalla,
Geta tra i due famigliari, Ercole a sinistra e Liber Pater a destra (nel frammento non riportato)
Fig. 6: Aur. di Caracalla, 204 d.C. (RIC 74b)
Fig. 9: Den. di Caracalla, R/, 213 d.C. (RIC
206a)
Michela De Bernardin - Scuola Normale Superiore ([email protected])