comunità - Parrocchia SS. Trinità di Grumello del Monte (BG)
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comunità - Parrocchia SS. Trinità di Grumello del Monte (BG)
GRUMELLO comunità Mensile della Comunità cristiana di Grumello del Monte_Anno 23_Luglio-Settembre 2013 UNʼIDEA PER LʼESTATE A PRANZO CON IL MONDO GIORNO DI FESTA 219 SOMMARIO GRUMELLO comunità UN’IDEA PER L’ESTATE Perché non portare la Parola in mezzo alle case? 3 don Angelo UNʼIDEA PER LʼESTATE A PRANZO CON IL MONDO GIORNO DI FESTA 219 ECCOCI QUI! Alla scuola materna si è chiuso un altro anno 4 dalla Scuola Materna domenica 26 maggio, SS. Trinità: gli anniversari di ordinazione sacerddotale e di consacrazione religiosa. (foto Corini) DETTI E FATTI Cose di casa nostra. 11 la redazione SPIRITUALITA’ Riflessioni e preghiere. 31 luglio - settembre 2013 la redazione MISSIONI Dal Mondo. 34 la redazione PERCORSI XL L’Azione Cattolica di Grumello si racconta. 38 a cura dell’AC VEGLIAMO SUL NOSTRO PROSSIMO? Come abbiamo fatto a diventare così? 40 Paola Brevi IN QUESTI MESI Matrimoni, battesimi, defunti. 41 la Redazione AGENDA - LUGLIO/SETTEMBRE 43 a cura di Franca Perletti Mensile della comunità cristiana di Grumello del Monte (Bg) Registrazione del Tribunale di Bergamo n. 37 del 13 Settembre 1991 Responsabile: Alberto Carrara Direttore di redazione: Angelo Domenghini Segretaria di redazione: Chiara Distefano Redazione: Via Martiri della Libertà, 32 Tel. 035 830185 [email protected] Redattori: Carolina Agostino Andrea Belotti Paola Brevi Chiara Distefano Lina Distefano Angelo Domenghini Beppe Manenti Teresa Paris Ha collaborato: Franca Perletti 2 Impaginazione: Marcello Corna Grafica: Chiara Bezzi & Walter Tarenghi Stampa: Tipografia Signorelli di Costa di Mezzate Abbonamenti: Normale: 20,00 euro Postale: 26,00 euro Un numero: 3,00 euro Foto anniversari: 19,00 euro UN’IDEA PER L’ESTATE don Angelo lo spunto Perché non portare la Parola in mezzo alle case? A dire il vero non è niente di nuovo, né di originale. Sono strade già battute. L’idea mi è venuta pensando che d’estate si potrebbe fare qualche cosa di più di quel poco che di fatto sopravvive per la cura della nostra fede, fatta salva la messa domenicale. E l’altro “spunto” alla base di questa proposta è il famoso adagio che vede la montagna andare da Maometto se non succede il contrario... Le proposte per raccoglierci intorno alla Bibbia, alla Parola di Dio, durante l’anno infatti non mancano, ma per un motivo o per l’altro, queste occasioni non sono sfruttate da molte persone. E allora, sulla scia già aperta dalle messe serali del mese di maggio, perché non portare la Parola in mezzo alle case, nei cortili dei condomini, là dove la gente nelle sere d’estate magari già si ritrova per contarla su un po’? Sentendo alcune persone interpellate, ho appurato che la cosa si può senz’altro fare. Cominciamo con il mese di luglio: il martedì e il giovedì, che sono le due sere in cui non si celebra la messa al cimitero, vi dò l’appuntamento nei cortili delle vostre case, del vostro condominio, per leggere insieme, con tanto di libretto in mano, la parola del Vangelo (cominciamo con le cose più semplici...), per capirla un po’ di più, rispondendo alle vostre domande, accogliendo le osservazioni di tutti, scambiandoci qualche parere, e concludendo con una preghiera. Mi accorderò con le persone che sono interessate (in qualche caso mi sono autoinvitato, ma aspetto anche altri inviti) e di volta in volta sarà segnalato sul foglio degli avvisi dove ci si ritrova, in modo che chi è interessato (i condòmini, i vicini di casa, ma non solo...) possa partecipare. Alle 20.30. La Bibbia nei condomini. Perché no? Cominciamo nel mese di luglio: il martedì e il giovedì 3 ECCOCI QUI! dalla Scuola Materna Alla Scuola Materna si è chiuso un altro anno PROGETTARE... UN ORTO DIDATTICO! PERCHÉ? lo studio Avere a disposizione un appezzamento di terreno (l’ex orto della casa parrocchiale), scoprirlo come “aula didattica”, come palestra contadina, come laboratorio attivo di esperienze legate alla terra, alla nostra madre terra, è una grande opportunità. Offrire l’occasione di sporcarsi le mani, di sentire odori e profumi antichi come il mondo, di affidare ad un piccolo seme la meraviglia e lo stupore di veder crescere, lentamente, una piantina, dare l’opportunità di allenarsi ad aspettare… Questo e altro ancora è stato offerto ai bambini e alle bambine che frequentano la nostra scuola materna quest’anno, perché pensiamo che seminare, curare, annaffiare,raccogliere frutti, sia occasione per ognuno di scoprire e ri-scoprire la circolarità delle relazioni nel nostro ecosistema e quindi la necessità di preservarlo e custodirlo al meglio! Il terreno è stato suddiviso in otto piccoli appezzamenti (uno per ogni sezione) e per questo grosso lavoro di preparazione dobbiamo ringraziare tre “amici della scuola” che hanno lavorato per giorni e…..a costo zero!!! Poi, per iniziare le coltivazioni, abbiamo chiesto naturalmente aiuto ai nonni, perché la loro esperienza e manualità potesse essere trasmessa ai piccoli e potesse diventare per loro un patrimonio importante e utile per la vita. Li ringraziamo con affetto, perché i loro consigli e il loro lavoro è stato prezioso! Speriamo di avere anche per l’anno prossimo la disponibilità di alcuni “volontari volonterosi”, armati però anche di santa pazienza (noi siamo tanti e un po’ impazienti!) per poter continuare questa bella esperienza! Le insegnanti e la coordinatrice 4 ECCOCI QUI Ingresso dell’orto nonni al lavoro 5 Basilico Semino 6 ECCOCI QUI 7 IN TEMA DI PIANTINE, ECCO IL SALUTO DELLE MAESTRE AI “GRANDONI” CHE CI SALUTANO: …E proprio come una piccola piantina,tre anni fa, sei arrivata/o in questo grande vivaio; il papà e la mamma ti hanno affidato a me per parecchie ore al giorno e io, con affetto, mi sono presa cura di te. Ti ho esposto al sole delle nuove conoscenze, ho cercato di ripararti quando c’era aria di tempesta; ti ho messo un paletto vicino quando mi sono accorta che avevi bisogno di un sostegno; ho apprezzato il tuo colore e il tuo profumo; ti ho messo in una grande aiuola perché tu potessi godere della vicinanza e della bellezza delle altre piantine….. Ora le tue radici si sono fatte forti e si sono ben piantate nella terra; i tuoi rametti stanno crescendo vigorosi e puntano sicuri verso il cielo e così è venuto il tempo dei saluti: un altro giardino ti aspetta, altri giardinieri si prenderanno cura di te. Ti annaffio ancora una volta con tutto il mio affetto, ti seguirò con il pensiero….. la tua maestra 8 ECCOCI QUI DIAMO LA PAROLA A CHI CI SALUTA Sono 90 i grandi che a settembre inizieranno un nuovo cammino alla scuola primaria. In questi ultimi giorni abbiamo chiesto loro: “Cosa significa diventare grandi?” “Cosa hai imparato alla scuola materna?” “Cosa ti è piaciuto di più?” “Cosa ti spiace lasciare?” …ecco, a ruota libera, le loro parole: -“ Stiamo diventando grandi, dei ragazzi in gamba, degli adulti…” -“ siamo grandi perché andiamo alla scuola primaria!” -“siamo diventati grandi perché mangiamo …” -“prima si è bambini, poi ragazzi e poi delle mamme e dei papà…” -“ quando sei un adulto devi andare a lavorare, puoi costruire le case e comprare la macchina che ti piace…come la Ferrari!” -“andremo alla scuola primaria a conoscere le nuove maestre...” -“…troveremo nuovi amici e…nuovi animali, come quelli che abbiamo visto nello stagno con quella maestra là…” -“però a scuola devi stare seduto tanto e fare i compiti…anche a casa!” -“ ma impari a leggere e a scrivere…che bello, così leggi tutte le cose…” -“ io sono contento perché farò i compiti...” -“ anche qui però facciamo tanti lavori…” -“mi piace usare la scatola magica e fare tanti lavoretti con la carta, la colla, le forbici…” -“lavoriamo anche nell’orto…che bello, mi piace stare nell’orto come il mio papà e il mio nonno..” -“ a me è piaciuto tanto piantare le cose nell’orto perché non l’avevo mai fatto!” -“io qui ho imparato a leggere, ma da sola!” -“io vado sempre a leggere i libri nella biblioteca e mi piace tanto ascoltare la musica”. -“mi è piaciuto disegnare, costruire, ho imparato a giocare bene…” -“giocare con le regole, così non litigo, a usare bene le mani...” -“io mi ricordo quando ero un piccolo e piangevo perché volevo la mamma e la maestra diceva ai grandi di farmi giocare con loro con i pupazzi…” -“ io quando ero un piccolo non dormivo mai e stavo lì nella stanza della nanna col dito il bocca!” -“mi ricordo quando ero un piccolo e disegnavo tutto rosa, poi ho visto gli altri che coloravano con i colori diversi e ho imparato.” -“ mi ricordo che da piccolo non mi divertivo tanto ed ero un po’ triste. I grandi mi dicevano di stare con loro e mi facevano giocare”. -“mi spiace lasciare qui i miei amici mezzani e piccoli, mi mancheranno tanto, anche la mia maestra.” -“ la maestra piangerà, perché ci vuole bene.” -“a volte ci sgrida però, quando non facciamo bene le cose, lei ci insegna…” -“ tutte le persone di questa scuola rimarranno per sempre nel mio cuore”. 9 Continua la tradizione iniziata 4 anni fa: è nato “l’albero dei ricordi” della classe 2007. E’ un ulivo. I “grandi” ci lasciano come traccia del loro passaggio a scuola l’impronta delle mani Eccoci qui! Tutti insieme per augurare a tutti voi buone vacanze! I bambini e le bambine e tutto il personale della Scuola Materna “Papa Giovanni” A CENA CON IL MONDO Paolo Bellini per i gruppi caritativi parrocchiali alpini (Italiani, s’intende!), non solo hanno dato prova di saperci davvero fare ai fornelli ma hanno dimostrato una capacità di convivenza (a un certo punto ci siamo trovati con tre gruppi contemporaneamente occupati in cucina!) e una dote di simpatia e capacità di adattamento davvero inaspettati. È proprio vero che il timore verso l’altro, la diffidenza e il senso di distacco li si supera solo attraverso la conoscenza. La condivisione è il filo rosso che ha fatto nascere e tenuto unita questa esperienza, arricchita di significati e valori proprio dalle persone che vi hanno preso parte. È un valore che a noi cristiani risulta singolarmente congeniale nella misura in cui trova origine e compimento nell’Eucaristia, è ciò che unisce in modo più forte (dividere-con) chi vive con lo stile del fratello, in fraternità, come il progetto caritativo ci ha un po’ spronati a fare e sul cui significato ci ha invitato a riflettere. Ha condiviso energie e tempo chi si è fatto in quattro per preparare il cibo e chi ha dato una mano per allestire il tutto, ma anche chi ha partecipato da commensale si è messo in gioco sedendosi ad una tavolata un po’ speciale, dividendo appunto uno spazio comune che è apparso subito, complice il tempo, assai ridotto. Come ha ricordato Damiano, che al microfono ha diretto la serata, la cena di quest’anno è stata un esperimento, un “numero zero”: ci sono alcune cose da migliorare, tante da confermare. Per gli anni a venire vedremo: intanto i primi che hanno detto “io ci sto, quando la rifacciamo?” sono stati proprio quelli che per due giorni si sono messi in gioco con sacrificio ed entusiasmo. Ripartiamo da qui? detti e fatti Domenica 9 giugno possiamo dire di essere stati testimoni di un piccolo miracolo: parlando di cibo, niente a che fare - s’intende con i cinque pani e due pesci di cui narrano gli evangelisti. Piuttosto, la cena è stata resa straordinaria da tre “ingredienti” essenziali: la partecipazione, l’incontro e la condivisione.Cominciamo dalla partecipazione. Confesso che quando a settembre abbiamo pensato al progetto caritativo di quest’anno e alla sua possibile conclusione con una cena “multietnica”, ma soprattutto quando ad aprile siamo entrati nella sua fase organizzativa, erano più i timori che le certezze: dovevamo mettere insieme a cucinare persone che non si conoscevano, anzi, che nemmeno noi conoscevamo, e poi la gente che risposta avrebbe dato? La scelta, un po’ obbligata e un po’ voluta, di far preparare i cibi nella cucina dell’oratorio era poi un’altra incognita: diversi di “noi” (intendo nativi di Grumello) erano all’inizio scettici sul fatto che la proposta sarebbe stata ben accettata … La risposta è tutta nei numeri: sette gruppi etnici, oltre agli alpini, impegnati in cucina e quasi seicento persone presenti nel salone dell’oratorio a servire e gustare quanto preparato con così tanta cura. Ma al di là del soddisfacimento dei gusti, che pure è stato ripagato nel migliore dei modi, la sorpresa forse più bella è stata l’incontro con le persone. Ci sono volute diverse riunioni per mettere a punto la macchina organizzativa e stabilire un metodo di lavoro condiviso con i gruppi che hanno accettato l’invito, direi la sfida di preparare piatti tipici delle proprie terre di origine. Ma alla fine Filippini, Indiani, Marocchini, Senegalesi, Cubani, Peruviani e Albanesi, oltre agli immancabili 11 In cucina... ... nel salone GIORNO DI FESTA a cura di don Angelo detti e fatti La domenica della SS Trinità abbiamo celebrato in parrochia gli anniversari di ordinazione di alcuni sacerdoti di Grumello e di consacrazione religiosa di 3 suore delle Poverelle. Pubblichiamo qui di seguito le foto della festa con alcuni dati relativi ai festeggiati. La concelebrazione Il “rinfresco” in casa parrocchiale 14 MISSIONI 60esimo DON FRANCO CASSINA è di Alzano Maggiore, dove è nato il 1 gennaio 1929 e quindi sta viaggiando, ancora attivo e brillante, verso gli 85 anni di età! E’ diventato sacerdote il 30 maggio 1953 ed è stato inviato, come primo ministero, curato a Gorle. Durante il 1960 è stato anche Economo Spirituale di quella parrocchia. In seguito è stato parroco di Ornica per una dozzina di anni (19611973) e di Berzo San Fermo per più di venti anni (1973-1994). E’ da allora, dal 1994, che è in mezzo a noi, come Vicario parrocchiale a San Pantaleone. 55esimo DON PIETRO ZAMBELLI è nato nel nostro paese, sul Monte, il 13 aprile del 1931. E’ divenuto prete il 31 maggio del 1958, lo stesso anno del compianto padre Angelo Paris. In questi 55 anni di sacerdozio ha ricoperto numerosi incarichi pastorali. Ha iniziato come curato della parrocchia di Calusco d’Adda dal 1958 al 1966. In seguito è stato parroco di Bondione, in cima alla val Seriana, fino al 1971. Residente per un periodo a Grumello, è stato poi Cappellano delle Suore della Sapienza a Clusone dal 1972 al 1978, anni nei quali è stato anche Delegato della zona pastorale I e Membro del Consiglio Pastorale Diocesano (1975-77). Dal 1978 al 1979 è stato Parroco di Songavazzo, sempre nella zona di Clusone, dove poi è rimasto residente dal 1979 al 1982. In seguito il suo ministero si è spostato a Desenzano, sempre in valle Seriana, prima come cappellano del santuario della Madonna della Gamba e poi come parroco dal 1984 al 1992. Infine dal 1992 al 2006 è stato Prevosto di Santa Teresa di Lisieux, la parrocchia del quartiere “Conca fiorita” in città. Dal 2006 è “residente con incarico pastorale” lì vicino, nella parrocchia di Valtesse, sempre in città. 15 detti e fatti Padre Muscio e don Rota si raccontano... 40esimo PADRE ENRICO MUSCIO, Sacramentino Sono diventato prete il 28 aprile 1973 nello scolasticato teologico sacramentino di S. Benedetto del Tronto (AP). Contrariamente alle mie attese, ho avuto come primo incarico quello di economo nell'allora nostro seminario minore di Casier (Treviso). Nel 1975 sono stato trasferito nel seminario di Ponteranica, sempre come economo, fino all'inizio dell'anno 1984, quando sono stato nominato economo provinciale (come si vede l'economia è stata la mia "condanna") fino al 1999. Ho avuto poi la grazia di un anno sabbatico a Roma dove ho frequentato un corso sulla vita religiosa al "Claretianum". Sono quindi stato nominato viceparroco ancora a Roma nella nostra parrocchia di "Nostra Signora del SS.mo Sacramento e dei Santi Martiri Canadesi" (famosa per essere stata la culla delle comunità neocatecumenali), e anche qui, di nuovo, mi ha raggiunto la “persecuzione” dell'economia. Nel 2002 mi è stato affidato l'ufficio di procuratore delle Missioni Sacramentine e responsabile del relativo Centro Missionario. Poi, nel settembre 2007, di nuovo a Roma presso i “Martiri Canadesi” come superiore della comunità sacramentina e, naturalmente, anche come economo di comunità (ti pareva?). Alla scadenza di questo mandato, "dulcis in fundo", mi è stata affidata una mansione relativa alla ristrutturazione della nostra casa di Roma, S. Claudio, fino a che, completati i lavori, non maturassero i tempi (che però non sono ancora del tutto maturati) per un incarico di parroco nella diocesi di Fiesole, nella quale, a Pietrapiana, frazione di Reggello, provincia di Firenze, i Padri Sacramentini hanno una casa di accoglienza e animazione vocazionale e animano e conducono nel contempo altre due piccole parrocchie. A questo punto siamo arrivati "ai tempi nostri" che, come si suol dire, sono “tempi duri per i troppo buoni”. 16 detti e fatti foto Corini 25esimo DON CARLO ROTA Sono nato a Credaro il 2 gennaio 1951. Mentre frequentavo la V elementare, nel mese di aprile i miei si trasferiscono a Grumello. Per una serie di coincidenze, vengo a contatto con la Congregazione religiosa di Padre Giovanni Piamarta di Brescia (detta anche “Piamartini”); frequento le Medie a Maderno sul Garda e, dopo il ginnasio, entro in noviziato a Palidano. Al termine, nel 1969, entro nella casa dei Piamartini a Cecchina nei pressi di Roma (sui Colli Albani) e continuo gli studi nell’Istituto Magistrale di Velletri dove, nel 1972, conseguo il diploma. Intanto vengo a contatto, nella parrocchia di Cecchina con il cammino neocatecumenale (C.N.) e inizio tale esperienza. Dopo la maturità, lascio la congregazione dei Piamartini per continuare il C.N. Nel gennaio del 1973 faccio una esperienza di evangelizzazione nei pressi di Verona e, nel settembre del 1974, vado in Messico su richiesta di un vescovo che vuole iniziare là, nella sua diocesi, il C.N. La prima comunità del C.N. nasce nella città di Xalapa e poi, via via, in tante altre città. Rientrato dal Messico, nel settembre 1985 entro in seminario nella diocesi di Albano (suburbicaria di Roma) e, nell’ottobre del 1987, vengo ordinato diacono; il 7 maggio del 1988 sono presbitero e divento viceparroco ad Aprilia. Nel 1991 sono parroco ad Aprilia nella parrocchia Maria Madre della Chiesa, ove rimango per 9 anni. Nel 2000 sono parroco a Nettuno, nella Collegiata dei SS. Giovanni Battista ed Evangelista e rimango là fino al 2008 quando, a luglio, il vescovo mi concede 4 anni di permesso per potermi mettere a disposizione del C.N. Il primo anno vado a fare il vicerettore nel seminario Redemptoris Mater di Goma, in Congo. I successivi 3 anni come vice responsabile della casa di accoglienza del C.N. “ Domus Galileae” sul monte delle Beatitudini. Terminati questi 4 anni, nel 2013 sono ancora parroco a Nettuno, ma nella parrocchia di S. Giacomo. 17 detti e fatti 25esimo DON ROBERTO BELOTTI è nato a Seriate il 5 novembre del 1964. Ha frequentato il seminario di Bergamo a partire dalla prima media. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 18 giugno 1988, dalle mani del vescovo Giulio Oggioni, insieme ad altri 25 confratelli (erano altri numeri...). Il suo primo ministero si è svolto nella parrocchia di Gazzaniga, dove è stato curato dell’Oratorio dal 1988 al 1996. In seguito è stato nominato Prevosto di Berbenno e, insieme, parroco di Blello fino al 2011. Nell’ultimo anno di questo ministero è stata affidata alle sue cure di parroco anche la parrocchia di Selino. Dal 2011 è Prevosto di Dalmine. 60esimo In primo piano SUOR GENOVEFFA LAFFRANCHI, SUOR ROSELENA SCUDELETTI E SUOR AURORA VEZOLI 18 DON ALESSANDRO Sabato 22 giugno don Alessandro è stato ordinato sacerdote detti e fatti don Alessandro Mugghianu Carissimi Grumellesi, Vi scrivo dall’oltremare, dalla mia amata terra sarda, nei giorni in cui sono immerso nella preparazione della mia ordinazione sacerdotale. Mancano ormai sette giorni alla realizzazione di questo sogno che, dopo tanti anni di cammino, si avvera! Sì, perché è un momento che sembrava sempre così lontano, ma ora che si avvicina tanti pensieri passano per la testa: dubbi, aspettative che tanti ripongono su di me, un po’ di sano timore per un dono così grande che mi appresto a ricevere, ma dall’altra parte risuonano fortemente la meraviglia, la gratitudine e la gioia di ricevere un regalo che altro non mi chiede se non di farmi io stesso dono, dono a Dio ed a tutti coloro che incontrerò! Questo può però avvenire solo quando si è consapevoli che non siamo noi stessi a donare qualcosa, nel senso che io, Alessandro, da solo, non sarò in grado di dare o di insegnare niente a nessuno, se non comprenderò che tutto ciò che ho, che sono, che avrò e che sarò non deriva da me, ma fa parte di un progetto di cui solo Dio è “padrone”, e di cui io altro non sono che un suo strumento che, però, non è anonimo o spersonalizzato, ma pienamente umano, nei lati positivi come in quelli negativi! E, spero di non dire una grossa sciocchezza, è bene che sia così! 19 detti e fatti Cosa se ne sarebbe fatta la Chiesa di un prete perfetto ed impeccabile? Forse sarebbe stato efficientissimo in tutto, in qualsiasi attività, discorso, omelia e così via, ma sarebbe venuto meno il suo essere uomo, in tutto e per tutto, ed in fondo questo è il sacerdote: un uomo che cammina con altri uomini e che, assieme a loro, ha un'unica meta, che è quella di orientare i propri passi verso Dio, il solo capace di consentire all’uomo la sua piena realizzazione! Perché dico questo? Solamente perché in tutti questi anni di cammino, nelle tantissime esperienze vissute, anche in luoghi diversi, ho fortemente sperimentato proprio questo: di non essere migliore degli altri e di non dover per forza aver sempre l’ultima parola su tutto, solo perché seminarista o diacono. Ho invece gustato la bellezza del camminare insieme e, in questa condivisione, del poter dare qualcosa di me e ricevere tanto dagli altri. Proprio in quest’ottica mi piace ripercorrere l’anno trascorso in mezzo a voi, carissimi Grumellesi. Un anno lontano dalla mia terra, dalla mia famiglia, dalla mia Chiesa diocesana, la cui proposta è giunta quasi inaspettatamente, un po’ di sorpresa, ma ha lasciato fortemente il segno in me! Non credo ci sia bisogno di tante parole per descrivere questa bellissima esperienza, anzi credo di poterla riassumere così: la Chiesa è una Famiglia; e se essa è la famiglia dei figli di Dio sparsi in tutto il mondo, non importa allora dove si nasce e si cresce; ciò che conta è lo spirito con cui si vive questa verità. Questo piccolo gemellaggio NuoroBergamo/Dorgali-Grumello, è stato la prova che, nello scambio, nelle relazioni e nella condivisione, si cresce insieme, ci si arricchisce vicendevolmente e si fa esperienza della bellezza di camminare verso la stessa meta anche se in modi diversi. La mia “missione” di quest’anno era di vedere e sperimentare come la Chiesa del Norditalia si impegna nella vita parrocchiale, in particolar modo come si spende per i giovani, scoprire in poche parole cos’è questo famoso “oratorio bergamasco” sul quale il mio Vescovo vuole puntare così tanto anche nella nostra realtà! Come ho avuto modo di dire la scorsa volta, ribadisco che ciò che più mi ha colpito e di cui farò maggiormente tesoro è il valore che in quest’esperienza concreta viene dato all’aspetto comunitario: l’oratorio non è prevalentemente un luogo, ma è uno stile di vita in cui, al centro, c’è il senso di appartenenza ad una comunità vista come una grande famiglia dove ciascuno, nel suo modo specifico, si spende mettendo a disposizione ciò che ha, ma soprattutto ciò che è: se stesso! Ognuno può (e deve) dare qualcosa per l’altro, sentendosi responsabile della sua crescita; per questo non c’è bisogno di particolari competenze, di un titolo di studio o della maggiore età, ma solo della buona volontà di saper entrare nell’ottica che l’altro ha sempre qualcosa da dirmi o da darmi, basta volerlo accogliere! L’oratorio è un’ottima scuola per imparare a vivere questa realtà: ogni giorno si crea infatti una rete di relazioni che si snoda attraverso i momenti ludici, lo sport, le serate organizzate, gli incontri di preghiera o di formazione, le serate di svago e tempo libero vissuto nell’informalità; questa rete permette la conoscenza e la 20 Nello scambio, nelle relazioni e nella condivisione, si cresce insieme da Dorgali, ancora grazie! Alessandro 21 detti e fatti convivenza di tante persone di età e mentalità diverse, e la sfida si presenta proprio qui! Si cresce solo accettando questa sfida ed aprendosi a saper accogliere ciò che si riceve! Durante quest’anno sento veramente di essere cresciuto tanto! Ho cercato fin dall’inizio di mettermi in questa disposizione, e da subito ne ho potuto raccogliere i frutti! Non credo di aver fatto tanto in questi mesi, e questo non mi lascia nemmeno particolari rimorsi perché, più del fare, ho provato a stare, ad essere presente; ho osservato la realtà, piano piano mi sono inserito in essa e col tempo lo stare e l’osservare è divenuto conoscenza, stima, amicizia, arricchimento. Già da ottobre, mi sono sentito parte delle vostra comunità e non un estraneo o un ospite di passaggio. San Pietro, in un passo del Vangelo di Marco, chiede a Gesù cosa avrebbero avuto in cambio, lui e gli altri discepoli, davanti alla rinuncia a “casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi”; Gesù gli risponde di fidarsi di lui, perché di tutte queste cose già da qui ne avrebbero ricevuto il centuplo. Questo è l’aspetto di cui si sperimenta ben presto la bellezza. E’ vero, ho visto un ottimo oratorio in piena attività, ho osservato qualche tecnica che in futuro potrà essermi utile, ho imparato a mettermi maggiormente in gioco nelle varie attività, ma principalmente, a partire da quest’anno, ho una nuova parte di famiglia nella zona bergamasca. In modi diversi, siete stati per me padri, madri, fratelli, sorelle, figli! Don Angelo, don Fabio, le famiglie, i catechisti, gli educatori, gli allenatori e collaboratori, i baristi, la Famiglia del Palazzolo, i bambini, i ragazzi delle medie, gli adolescenti, i giovani e tutti i parrocchiani: vi dico solamente GRAZIE, col cuore! In voi quest’anno ho trovato quel centuplo di cui parla Gesù, solamente perché avete permesso che io entrassi nella vostra vita, accogliendomi, pazientando nella fase di adattamento, fidandovi di me ed aiutandomi a mettermi in gioco! Grazie! Durante il mio ministero al mio ritorno in diocesi, non so ancora dove sarò e cosa farò, ma siate certi che vi “fischieranno le orecchie” spesso perché sarete nei miei pensieri, nelle mie parole e, per quanto possibile, nelle attività che avvieremo. Ma anche nella mia preghiera. Il primo luglio ritornerò per un ultimo periodo di tempo in mezzo a voi. Tornerò da prete freschissimo di ordinazione e inizierò il mio ministero con voi continuando ciò che abbiamo intrapreso durante quest’anno. Per dono di Dio potrò celebrare l’Eucarestia, che è il ringraziamento per eccellenza che possiamo elevare a Lui; vi terrò nelle mie intenzioni anche in questi giorni di immediata preparazione, per poi riabbracciarvi a breve e ringraziarvi in Dio e con Dio. Per il momento vi mando i saluti dai 32 gradi centigradi di oggi, e vi saluta anche il mio mare, di cui, pur non avendolo ancora visto (e chissà se ci riuscirò quest’estate), sento perlomeno nell’aria l’inconfondibile profumo! “L’UNICO NECESSARIO” detti e fatti a cura di don Angelo Lunedì 17 giugno ho partecipato al funerale di Suor Sandra Alari (al secolo Cornelia), di 93 anni, originaria di Grumello dove era nata il 18-1-1920. Il rito si è svolto con semplicità, nella chiesa della casa di riposo delle Suore di Maria Bambina, a Romacolo di Zogno. Mi hanno colpito le parole che sono state dette di lei da una delle consorelle che meglio la conosceva: già il fatto che fosse insegnante di fisica e di matematica la rendeva alla mia mente una figura insolita. E poi si è detto della sua intelligenza, della sua poliedricità e soprattutto della sua umiltà. Si è detto, con simpatia, che amava tantissimo scrivere e che avrebbe scritto su qualsiasi pezzo di carta che le fosse capitato tra le mani. Allora ho chiesto alla superiora della Casa di riposo se mi poteva passare uno di questi scritti, e mi ha accontentato: è una semplice sintesi della sua lunga vita, che mi permetto di pubblicare, anche se in parte, perché possiamo conoscere un po’ meglio, con le sue stesse parole, questa suora che è nota, oltre che ai suoi parenti, solo ai più anziani di Grumello. E’ un riassunto che parla della Grumello di un tempo, dello sviluppo di una vocazione, della ricca attività delle persone consacrate. don Angelo Sono nata a Grumello del Monte dove ho trascorso i primi 17 anni della mia vita. A quel tempo il paese contava circa 3500 abitanti, in gran parte contadini e piccoli commercianti. Vissi una infanzia serena e circondata dall'amore dei genitori, nonni e zii, l’ambiente formato da tante famiglie imparentate e riunite nello stesso locale ampio favorì una vita socializzata fin dai primi anni di vita. Della fanciullezza ricordo la mia prima comunione, anche se non ne capii il grande significato. Ricordo con piacere gli anni della scuola elementare che mi diede molte soddisfazioni, ebbi la fortuna di avere una maestra bravissima che mi parlò di Dio in un modo meraviglioso. Ebbi anche la prima lezione di umiltà; avendo vinto un premio, ne fui orgogliosa e lei mi fece capire che non era stato merito mio, ma di Dio che mi aveva dato la capacità e l’intelligenza. Questa lezione mi servì molto. Ebbi anche il mio primo grande dolore: vedere partire papà lontano per il lavoro e non sapevo quando sarebbe tornato. Trascorsi l'adolescenza serenamente in uno stile di vita sobrio e semplice, frequentavo l'oratorio, il catechismo; le funzioni religiose, godevo delle festicciole dell’oratorio, delle recite in cui ero protagonista, gli unici divertimenti erano brevi passeggiate a piedi con le compagne e qualche film a carattere religioso. Fui iscritta all’Azione Cattolica come beniamina, aspirante e giovanissima mi occupai a mia volta delle più piccole con tanta passione. Nella giovinezza si alternarono desideri e sogni indefiniti: mi sarebbe piaciuto ora far la suora, ora avere una famiglia mia, non ero indifferente neppure all’amore umano: ebbi anche qualche simpatia per qualche amico. La mia era una famiglia molto religiosa, 22 Coltivai per un periodo la possibilità di formarmi una mia famiglia e ne ebbi occasioni, ma il Signore mi aspettava al varco: venne la giornata missionaria annuale e all’oratorio venne proiettato un film missionario. Mi entusiasmò tanto che “ipso facto” decisi che mi sarei fatta suora missionaria. Ne parlai al Confessore e alla superiora dell’oratorio. Mi fecero attendere. Io volevo entrare subito nella Congregazione della Nigrizia, mentre la superiora dell’Oratorio, suora di Maria Bambina, mi disse che potevo entrare nel Noviziato Missionario di Bergamo, che preparava le suore missionarie, e così mi presentai alla Provinciale di Monza, che mi accettò. Avevo vent’anni. Quando ne parlai in famiglia, papà decise che dovevo aspettare i 21 anni: allora se fosse stata vera vocazione non si sarebbe opposto. Mamma invece si oppose e pianse tutte le sue lacrime perché io ero la sua confidente e non mi voleva perdere. AIla fine si arrese, perché non voleva opporsi alla volontà di Dio. Il 5 settembre 1941 entrai nel Noviziato di Bergamo. Si era in piena 2a guerra mondiale. La mia famiglia soffriva per il richiamo alle armi di un fratello e il pericolo per un altro, ma io ero felice. Feci la vestizione nel marzo del 1943, fui subito mandata al Collegio dei Cavalieri di Malta, che ospitava allora a Gazzaniga 300 maschi dai 6 ai 15 anni, provenienti da tutta Italia, a causa della guerra. Fu un periodo molto duro per me, ma durò poco e a fine anno fui chiamata a Bergamo alla Scuola Capitanio, per intraprendere gli studi medi e superiori. Dio solo sa come feci in due anni la Scuola media, poi l'istituto magistrale e la maturità scientifica e nel novembre 1945 mi iscrissero alla Facoltà di Matematica e Fisica all'Università di Pavia. La preparazione era stata molto affrettata per cui all'inizio trovai duro lo studio a cui si aggiunsero vari impegni che la superiora del Collegio mi affidò: un gruppo di interne da seguire per il passeggio e la sorveglianza in dormitorio, sostituzione delle insegnanti di tutte le classi quando erano assenti, il gruppo delle studentesse della Scuola di cultura alle quali dovevo insegnare italiano, storia e geografia. Ero l’unica suora studente e alla superiora non parve vero darmi tutti quegli incarichi col pretesto che "l’obbedienza fa miracoli”. E li fece, poiché il 1° dicembre 1949 mi laureai e lo ritenni un vero miracolo della divina bontà, date le premesse. Prima che mi iscrivessero all’Università, chiesi ed ottenni un colloquio con Madre Angiolina Reali, alla quale confidai il mio grande desiderio di andare e il mio timore che, una volta laureata, non mi ci avrebbero più mandata in missione. La Madre mi assicurò che la laurea non sarebbe stata un ostacolo alla missione; che cominciassi a fare la volontà di Dio. Così tornai alla Scuola Capitanio di Bergamo dove insegnai nelle medie e nel ginnasio fino al 1960. Ebbi poi il trasferimento al Collegio Bianconi di Monza. In quel periodo ricordai ai superiori il mio vivo desiderio di andare in missione: mi fu risposto che non avevo la salute necessaria. Poiché non ero mai stata malata, dedussi che il Signore non mi voleva in missione e mi misi il cuore in pace per restare in Italia. Nel 1965 fui trasferita al detti e fatti credente e praticante: preghiere mattina e sera, rosario in comune con le altre famiglie riunite la sera, Santa Messa domenicale solenne, presenza alle funzioni sacre, confessione e comunione settimanale che poi per me divenne comunione quotidiana. Mamma assisteva alla Messa ogni giorno con qualunque tempo e qualunque impegno avesse. In origine la mia famiglia era contadina, ma poi papà trovò lavoro in una azienda del paese, nel tempo libero aiutava nonni e zii nei campi finché fu chiusa l’azienda e andò lontano. A tredici anni mi trovarono un lavoro in un piccolo laboratorio dove rimasi fino a circa diciassette anni. In questo periodo la mia famiglia soffrì molto a causa della morte di ben quattro miei fratellini ai quali ero molto affezionata. A diciassette anni papà trasferì tutta la famiglia a Sesto S. Giovanni, dove lui lavorava. Mi fu molto penoso quel trasferimento, perché la vita era molto diversa dall'ambiente del paesello. Mi inserii nella grande industria della Magneti Marelli, dove non mi mancarono tentazioni e pericoli. Mi salvarono da essi: l’oratorio e l’Azione Cattolica che frequentai sempre con entusiasmo. 23 Collegio Belvedere di Crespano del Grappa dove rimasi fino al 1996, insegnando oltre che matematica e fisica, anche religione. Il 7 ottobre 1996 fui trasferita a Piove di Sacco alla Scuola Capitanio. Quale importanza hanno avuto nel la mia vita il Signore, le consorelle, le persone? Mi pare di poter dire che il Signore occupò sempre il primo posto nella mia vita religiosa, anche se, accanto a periodi di intenso fervore, dovetti registrare anche periodi di una certa aridità e di minore rispondenza all’amore di Dio. Amai sempre le mie consorelle delle varie comunità, anche se non con tutte ebbi gli stessi rapporti di lavoro, di confidenza e di profonda amicizia. Da loro tutte ricevetti sempre segni di fraterno affetto e di stima, anche se non mancarono anche momenti di reciproca incomprensione che cercai poi sempre di chiarire. In generale mi sentii sempre amata e stimata nonostante i miei limiti e miei difetti. Forse il Signore, proprio per la mia fragilità spirituale, non mi permise grandi prove e mi fece sempre incontrare persone benevole nei miei riguardi, per cui posso dire che la mia vita religiosa è stata generalmente serena, priva di grandi ostacoli e di grandi prove. Se mi si chiedesse chi è per me oggi il Signore, cosa direi? Il Signore oggi per me è “l’Unico Necessario”. Desidero e spero che Lui abbia il primato nella mia vita. Nonostante i miei peccati e le mie debolezze, conservo estrema confidenza nella sua misericordia e nel suo amore. Ho fiducia di vedere un giorno il suo VOLTO, ma, se mi lascia ancora un po’ su questa terra, lo ringrazio perché amo questa vita che Lui mi ha dato! SUOR SANDRA ALARI PADRE GIANMARCO PARIS Teresa Paris IL NUOVO SUPERIORE GENERALE DELLA SACRA FAMIGLIA DI MARTINENGO Padre Gianmarco Paris è nato a Grumello l’11 aprile 1967. Dopo aver frequentato la scuola elementare e media a Bergamo, a 14 anni entra nella casa di formazione della Congregazione a Bergamo, frequentando il liceo classico nel Seminario diocesano “Giovanni XXIII”. Dopo la tappa del noviziato e la professione religiosa, P. Gianmarco ha frequentato il corso di Teologia presso lo stesso Seminario. Ordinato sacerdote nel 1993, viene destinato a Roma per proseguire gli studi al Pontificio Istituto Biblico. Licenziatosi in Sacra Scrittura, dopo un breve servizio nelle comunità di Roma e Martinengo, nel 1998 inizia la sua esperienza di missione in Brasile, chiamato dai superiori ad accompagnare i giovani brasiliani nel cammino della formazione, prima a Jandira (San Paolo) e poi a Curitiba (Paranà). Nel 2004 viene trasferito in Mozambico, a Marracuene (Maputo), dove, oltre a continuare il servizio della formazione, svolge anche attività pastorale in Parrocchia e collabora con l’insegnamento della Scrittura nel Seminario teologico nazionale. Nel 2007 entra a far parte del Consiglio generale e viene incaricato di coordinare la vita e la missione della Congregazione in Mozambico come Superiore regionale. A partire da ora guiderà la Famiglia religiosa, per i prossimi 6 anni, come Superiore generale. 24 PROGETTO “MOWGLI” 2013 Dal mondo della scuola Il “Progetto Mowgli”, proposto alcuni anni fa ai docenti della scuola primaria “Paolo Ravasio”, è un momento di attiva collaborazione tra la scuola e l’istituto “Beato Luigi Palazzolo”; viene coordinato dalle dott.sse Turani Paola e Florenti Rita, è portato avanti con professionalità degli operatori e dalle suore e accolto positivamente dagli insegnanti e dai genitori dei bambini e delle bambine della scuola. Anche durante il corrente anno scolastico, da gennaio a maggio, gli alunni delle classi seconde e terze (più di 120 bambini!!) si sono recati a turno, una volta la settimana, presso l’istituto “Beato Luigi Palazzolo” di Grumello per il “Progetto Mowgli”, svolgendo delle attività espressive in collaborazione con le ospiti della struttura, le loro educatrici e le suore che si occupano di loro. È un progetto in cui vengono messe in gioco le potenzialità molto diverse di persone altrettanto differenti che, proprio grazie a queste loro diversità, si confrontano, collaborano e riescono a realizzare piccole, ma grandi “opere d’arte”, costruendo non solo “cose”, ma soprattutto relazioni nuove e arricchenti. I bambini e le bambine, accompagnate dalle detti e fatti Monica Belotti loro insegnanti e da un buon gruppo di genitori, si sono suddivisi in gruppi per lavorare al tavolo con le ospiti e realizzare alcuni ambienti caratteristici del nostro paese come: la collina e al pianura, il laghetto Colpani e il torrente Rillo e due parchi gioco per quanto riguarda gli ambienti naturali; hanno poi ricostruito in miniatura i luoghi in cui trascorrono parte delle loro giornate o in cui transitano o che osservano: l’istituto, la scuola, l’oratorio, il municipio, il castello, la chiesa, la strada, l’autostrada, le rotonde del paese, la ferrovia e il mercato, il tutto arricchito con mille particolari, costruiti con materiale riciclato. Il risultato, visibile durante la mostra aperta al pubblico l’1 e 2 giugno scorsi (che verrà comunque riproposta durante la “Festa del volontariato” di settembre) è stato sorprendente: Grumello così forse nessuno l’ha mai visto, ma la creatività, la passione e l’impegno che trapelano da ogni singolo particolare è un piccolo segno di cosa muove nel cuore un progetto come questo. Dalle pagine di questo notiziario vogliamo esprimere a tutti il grazie per la bellissima esperienza! Alle ospiti dell’istituto che ci hanno accolto nella loro casa con fiducia, pazienza e tanto tanto affetto!!! 25 detti e fatti Ai bambini e alle bambini che hanno portato in questa casa la loro vivacità, lo loro fantasia e la loro voglia di fare, di sperimentarsi e di mettersi in gioco!!! Alle operatrici e alle suore dell’istituto per la loro professionalità e per la grande disponibilità!!! Alle mamme (e ad alcune nonne!), la cui collaborazione è stata davvero preziosissima in ogni momento!!! Monica con le insegnanti delle classi seconde e terze del plesso “Paolo Ravasio” RICORDO DELLA SIGNORA LUIGINA La pubblicazione dell’articolo “Pregano” sul n. 218 di “Grumello Comunità”, mi ha spinto a riprendere l’argomento. Anch’io, unitamente alla mia famiglia, ho conosciuto la signora Luigina nel lontano 1985, quando il Seminario di Bergamo aveva organizzato una pellegrinaggio a Roma per incontrare papa Giovanni Paolo II a conclusione del triennio delle scuole medie. Quell’incontro è stato motivo d’inizio d’una sentita e coinvolgente amicizia. Per la mia famiglia la vicinanza con la signora Luigina è stato un elemento determinante per intensificare la nostra fede. La mamma di don Eugenio Zanetti ci è apparsa subito una donna attenta, discreta e premurosa. Ci confidava che dal giorno dell’ordinazione sacerdotale del figlio si era avvicinata intensamente alla preghiera (nell’articolo sopra accennato viene detto con tanta convinzione e giustezza che Luigina ha pregato “con insistenza, passione e caparbietà tutta materna”). E’ vero: le difficoltà alle quali è andata incontro, a cominciare dalla dipartita del marito, non l’hanno piegata, anzi si è mostrata con pieno vigore nell’affrontare un futuro pieno di incognite. Oggi questa mamma straordinaria non c’è più. Il Signore l’ha voluta dove l’eternità è un vero dono per chi si è adoperato nel bene nella vita terrena, soprattutto per aver seguito il suo don Eugenio. E in ultimo, condivido anch’io che ”è difficile la vita delle nostre mamme”. Senza di loro i nostri sentimenti e la nostra crescita non avrebbero l’amore pieno che ci fa uomini. Prof. Giovanni Sergi 26 SULLE STRADE E ALL’ALTARE Quando, di recente, è morto don Gallo, il “prete di strada” che, negli angiporti di Genova, si prendeva cura della gente cosiddetta “perduta”, una persona amica mi ha informata che Candido Cannavò, ora defunto e già direttore della Gazzetta dello Sport, aveva dedicato a don Gallo e ai sacerdoti come lui un libro intitolato “Pretacci”. Era un titolo provocatorio che voleva indicare la difficile posizione che quei sacerdoti occupavano (e occupano) nel tessuto della Chiesa ufficiale, e il conseguente giudizio negativo da parte di tanta gente comune. Ma i contenuti del testo di Cannavò erano di assoluto rispetto e di profonda considerazione per il loro operato. Don Gallo, don Benzi, don Ciotti, don Mazzi, e tanti altri preti, più o meno conosciuti, si sono dedicati, e ancora si dedicano, a un “mestiere” che “sporca le mani”, a una “missione” al di fuori delle mura di una normale parrocchia, rivolta a drogati, prostitute, stranieri, mafiosi e simili, carcerati, barboni, a quegli ultimi fra gli ultimi che noi “gente normale” (ma quanto?) preferiremmo forse non incontrare, non vedere, non ascoltare. E, fra i preti delle carceri, anche nella nostra diocesi don Fausto Resmini percorre, di notte, le periferie delle stazioni alla ricerca di tanta gente infelice da soccorrere e recuperare. Ma perché, questi preti, a qualcuno viene in mente di definirli “pretacci”? Forse perché noi, così “tranquillini” e “normali” come ci autodefiniamo, siamo come ingessati nelle quotidiane attività dei nostri sacerdoti i quali celebrano, amministrano i Sacramenti e operano a contatto di gente (giovane o adulta) che in definitiva non sembra creare troppi problemi. Ma pensiamo a nostro Signore. Vissuto in una terra socialmente non paragonabile alle terre dei nostri tempi, la Palestina, allora abitata in prevalenza da pastori e contadini, oppressa da un popolo straniero, angariata da esattori, scribi, farisei, oltre che dalla insensibile e arrogante casta dei sacerdoti, come svolgeva egli la sua missione? Certo, nei Vangeli lo vediamo mentre, seduto su una altura o in una barca poco discosta dalla riva, ammaestra solenne le turbe; o mentre, al chiuso di una stanza, si rivolge ai discepoli per insegnare loro il “mestiere” dell’apostolo che ha il compito di evangelizzare le genti. Lo vediamo “spezzare il pane” e benedire la mensa in una sala con i tappeti dove siede solamente con i suoi dodici, e là istituire l’Eucaristia per tutti noi, di ogni luogo e di ogni tempo. Ma lo vediamo anche - per compiere la sua missione di salvezza e insegnarla ad altri - percorrere strade polverose e insicure, aggirarsi per i mercati fra imbroglioni, straccioni, malati incurabili, gente di malaffare. Lo vediamo andare in bestia tra i mercanti del Tempio. Soffermarsi, da solo, accanto a un’adultera, che non è certo una presenza rispettabile. O vicino a un pozzo, in terra di Samaria, dare discorso, ancora da solo (i discepoli sono andati in giro a comperare il pane), a una “donna facile”, che è appartenuta a cinque mariti e ora appartiene a un convivente. Lo vediamo mentre accetta, durante un banchetto, le attenzioni di una donna di strada che gli profuma i piedi, glieli lava con le lacrime e glieli asciuga con i capelli. Risponde di sì a un invito a pranzo a casa di un odiato esattore delle tasse. Nostro Signore, era un “pretaccio” anche Lui? In realtà, in strada o accanto all’altare, “tutti” i sacerdoti sono “sacerdoti”. Alla maniera di Melchisedech e in eterno. Cosicché a tutti loro va il nostro rispetto e la nostra incondizionata gratitudine. 27 detti e fatti Lina Distefano E SE LE COSE FOSSERO PIU’ SEMPLICI Andrea Belotti detti e fatti Tanto tempo fa, in un paese molto lontano, nacque un re molto saggio e molto amato dal suo popolo. Prima di morire chiamò davanti a sé tutti i suoi sudditi e chiese loro se fosse stato un buon re. Tutti lo acclamarono a gran voce, si dissero molto dispiaciuti della sua prossima dipartita e gli chiesero di dare loro un ultimo saggio consiglio che consentisse loro di vivere per sempre in pace e in serenità. Il re rifletté a lungo e poi, con un lungo sospiro chiese: “ve lo darò solo a patto che tutti promettano solennemente di osservarlo”. Travolto da una acclamazione di promesse, il re disse: “vivrete in pace se eliminerete e non tollererete più alcun privilegio tra di voi”. Gli applausi a questo punto diminuirono sensibilmente ma, ormai, la promessa era stata fatta e nessuno se la sentì di smentirsi. Appena il re passò a miglior vita, per dare più risalto alle sue parole e sempre in suo onore, i funzionari del regno, che in tema di privilegi ne sapevano molto, organizzarono subito una serie di convegni con lo scopo di studiare molto approfonditamente quanto il re aveva detto. Furono invitati in qualità di esperti magi e sapienti da oriente e da occidente, tutta gente che aveva studiato e che sapeva il fatto suo. La tesi che andò per la maggiore, sostenuta anche dai più riconosciuti saggi del tempo, fu che la sconfinata saggezza del defunto da tutti ammirato non potesse aver partorito una concetto tanto banale quale quello che a prima vista appariva dalle sue parole. La eliminazione di ogni privilegio, pura e semplice, era cosa che poteva essere pensata anche dalla mente sempliciotta dell’ultimo dei sudditi, talchè poco si confaceva, dicevano gli studiosi, alla grandezza dell’ammirato legislatore. Certamente le sue parole nascondevano significati reconditi e molto complessi che abbisognavano di lungo studio. Anche i sacerdoti del tempio stanziarono una somma per la locale università destinata a una ricerca tesa a dimostrare che le frase “non tollerare alcun privilegio” andava intesa in senso metaforico, in particolare analizzando i significati semantici del termine “privilegio". Vennero prodotte monografie e trattati su lunghissimi papiri, pazientemente trascritti da abilissimi scriba, molto puntuali ma al tempo stesso molto complessi. Fu necessario pertanto rivedere l’intera materia in un simposio, divenuto famoso e dal costo esorbitante, in cui si peritarono i più quotati filosofi, grammatici e antropologi allora conosciuti. Non da meno furono i giudici, i notai, i mercatanti, i lanieri, i setaioli, i medici, gli speziali, i vaiai e i pellicciai che sponsorizzarono convegni, incontri, appuntamenti, abboccamenti, congressi, meetings, seminari, tavole rotonde: il significato della frase esaminata, indagata, ponderata, sviscerata e soppesata era sempre più enigmatico e buio. La faccenda si faceva di giorno in giorno sempre più complessa, vasta e composita perché, stante la generale volontà da tutti affermata e ribadita a gran voce di voler ad ogni costo onorare la promessa fatta al grande re che tutti amavano, sussisteva la oggettiva impossibilità di interpretarne correttamente l’intrinseco significato. Un giorno un poveraccio che stazionava sempre sulla piazza bighellonando, vedendo uscire da una angosciante riunione un gruppo di studiosi stanchi e afflitti dai tortuosi ragionamenti, si avvicinò e palesò la sua spiegazione: “Non avrà per caso voluto dire che siamo tutti uguali?” Solo uno di loro lo degnò di uno sguardo, alzando leggermente un sopracciglio in segno di disgusto, mormorando “brutta storia non aver studiato”. 28 SPAZIO VERBALI a cura di don Angelo Il Consiglio Pastorale Parrocchiale si è riunito in seduta ordinaria il giorno 26 aprile 2013. Si è fatta la verifica del Tempo di Pasqua e del mese di maggio. Si è proposto di tenere una riflessione da parte dei sacerdoti durante le celebrazioni delle messe serali del mese di maggio. Le celebrazioni dei Sacramenti si sono svolte regolarmente e sono riuscite benissimo, a parte il fatto che in quelle occasioni pochi genitori si sono accostati alla confessione. La Messa vigiliare di Pentecoste ha visto una partecipazione non massiccia: per esempio mancavano i ragazzi che avevano da poco celebrato il sacramento della Cresima. Comunque si è rivelata un’esperienza positiva. E’ stata riportata in consiglio qualche lamentela circa la cancellazione, in quella occasione, delle messe prefestive, ma don Angelo ha ribadito che la scelta è stata fatta anche per abituarci all’idea che non ci potrà essere in futuro l’abbondanza di celebrazioni cui siamo abituati adesso. Alle due serate di preparazione nella chiesa del Boldesico (animate dal Gruppo del Rinnovamento nello Spirito) la partecipazione è stata buona: si ritiene positiva l’iniziativa che potrà essere riproposta il prossimo anno. Qualcuno si è lamentato perché non è stato possibile trasmettere via radio la celebrazione in quanto tenutasi nella Chiesa del Boldesico. Si propone di verificare il costo per un impianto di trasmissione anche in quella chiesa. Si passa alla programmazione ultima della Festa degli anniversari di sacerdozio e di consacrazione religiosa del 26 maggio. Alla sera di quella domenica ci sarà la cena dei Rioni in oratorio. Per le SS. Quarantore è stato proposto di dislocare i luoghi dell’adorazione nelle varie chiese della parrocchia (Parrocchiale, Istituto Palazzolo, Boldesico e San Pantaleone). Durante la messa conclusiva del mese di maggio ci sarà un’introduzione alla celebrazione delle Quarantore. Si riflette sull’opportunità di spostare la celebrazione delle Quarantore in un altro momento dell’anno in modo da coinvolgere più persone. Questo infatti è un periodo piuttosto pieno di altre iniziative ed è più difficile coinvolgere, ad esempio, i ragazzi che frequentano il catechismo. L’idea è condivisa da parte di molti ed è da considerare nella programmazione futura. Ma si dice anche che non è solo questione di date: è importante trovare le modalità di preghiera più vicine a ragazzi, giovani e adulti perché la preghiera e la riflessione diventino più significative per loro. Si procede con la programmazione pastorale 2013–2014. Don Angelo, per l’estate, fa la proposta di riunirsi in qualche cortile di condominio per una lettura e riflessione sulla Bibbia. (vedi prima pagina di questo bollettino). Oltre a questa sono emerse alcune idee circa la vita pastorale della nostra parrocchia che sono state riprese e messe nero su bianco nell’ultima seduta del Consiglio, quella congiunta con il Consiglio degli affari economici e il Consiglio dell’Oratorio, che si è svolta il 18 giugno. Nessuno stravolgimento rispetto al Piano pastorale della nostra Comunità approvato nel 2010. Solo qualche aggiustamento di orario (la messa del venerdì sempre alle 20.30 per tutto l’anno, per esempio); l’impegno a coinvolgere nuove persone e giovani nel gruppo che cura la liturgia, anche in vista di una revisione dei riti del Battesimo e del funerale; l’impegno ad elaborare il progetto caritativo del prossimo anno; la decisione di continuare l’attività del Cinema Aurora con l’installazione dell’impianto di proiezione digitale. detti e fatti CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE 29 CONSIGLIO PASTORALE VICARIALE Nell’ultima seduta del Consiglio pastorale vicariale del 23 maggio, la sopravvenuta urgenza di esaminare un documento proveniente dal Vescovo, che riguarda l’itinerario che si dovrebbe seguire nella costituzione delle “famose” Unità pastorali, per inviare osservazioni e proposte entro l’estate, ha obbligato il Consiglio alla lettura del documento e alla sua valutazione. Diverse sono state le osservazioni e le proposte di correzione di alcuni passaggi del documento che porta il nome complicato di “Instrumentum laboris”. Il vicario locale avrà il compito di raccoglierle e di farle pervenire al segretario del Consiglio presbiterale diocesano. detti e fatti OFFERTE MAGGIO Da ammalati N.N. N.N. Dai genitori della I Comunione In memoria di Carlo da condominio Tre Punte In memoria di Maria, Luigi Benini e don Terzo Calonghi Da classe 1938 Offerte Condominio Grappa Offerte Rione Seriole Offerte via Fosca Offerte S. Rocco Offerte Rione Stazione Offerte Rione Rocca 1° Offerte Rione Rocca 2° 100,00 165,35 50,00 250,00 150,00 100,00 200,00 70,00 241,00 83,32 330,89 146,23 361,74 221,75 Offerte messe festive Parrocchia Boldesico Casa di riposo Offerte messe feriali Parrocchia Sacramenti 1.220,52 2.200,00 Totale entrate dal 1 al 31 maggio 2013 8.623,23 2.032,55 593,33 106,55 Oratorio Da ditta Cortec S.p.A in memoria di Roberto Perletti e della collega Sara 1.500,00 Merende elementari 59,20 Ragazzi prima media 80,83 N.N. 50,00 Da bartiste in gita 880,30 Vendita biglietti sottoscrizione Festa della Comunità 1.586,00 Cena Palio rioni 6.469,75 Rione Monte 150,00 Da vendita oggetti artigianali realizzati nel “progetto mercoledì” 10,00 10.786,08 Totale 30 CARLO ZADRA spiritualita , Non disdegnare, mio Dio, i pochi frutti che nel viaggio raccolsi per Te e accogli i pochi fiori esili e appassiti che son giunti fin qui. Guardali benigno e i frutti si moltiplicheranno e i fiori torneranno freschi e vigorosi. Il cammino fu lungo, Signore. pieno di sassi e di spine. Mi riposai all’ombra del meriggio infuocato, ma il sole mi colpì; mi rifugiai nelle spelonche quando infuriò la bufera, ma il vento mi schiaffeggiò. Ora son giunto, o Signore, e busso alla Tua porta. Essa si aprirà perché Tu lo hai promesso: né colpo di bufera né ardore di sole mai più mi colpirà. Questi versi, scritti da una pastorella toscana, Dina Ferri, nel lontanissimo 1930, accompagnano l’immagine-ricordo di Carlo Zadra, venuto a mancare qui fra noi l’8 giugno di quest’anno. Ora riposa fra le sue montagne. Appassionato e valente enologo, originario della trentina Val di Non, era approdato alla Tenuta Castello nel 1965 e se ne era preso subito cura. Aveva profuso fin da principio il suo talento nell’incrementare, variare e migliorare la coltura della vite, che già esisteva qui da noi, e in particolare la “cultura del vino”, portandole a livelli e notorietà a dir poco eccezionali. Un pezzo della storia di Grumello del Monte riguarda anche lui. La signora Celestina, sua moglie e compagna amorevole di fatiche per tutta una vita, ha scelto per lui questi versi semplici e profondi che crediamo si adattino a chiunque. Infatti, sassi e spine, sole cocente e bufere non hanno risparmiato né risparmiano mai nessuno. E tutti, al termine della vita, bussiamo fiduciosi a “una Porta”. L.D. 31 SULLE CINQUE DITA a cura di Liliana F. Domenica 14 Aprile in Piazza San Pietro a Roma il nostro nuovo Pontefice ci ha regalato una preghiera che scrisse una quindicina di anni fa quando era ancora Vescovo di Buenos Aires. Ci sono i valori che il Pontefice ci ha già svelato in questi primi giorni di pontificato : umiltà, semplicità, comprensione, accettazione, e il silenzio tanto caro ai Gesuiti della preghiera. Considerando la forma della nostra mano possiamo utilizzarla in un modo nuovo. La mano con le sue 5 dita può diventare uno strumento utile alla preghiera: le cinque dita che la compongono possono diventare cinque suggerimenti di preghiera. Spero che queste 5 diverse espressioni della preghiera, diventeranno parte integrante delle nostre vite. 1 - Il pollice è il dito a te più vicino, più grande, più forte e ci ricorda il più grande di tutti e cioè Dio. Allora possiamo cominciare le nostra preghiera partendo dalla nostra " LODE " al Padre creatore del cielo e della terra, continuando a pregare per coloro che ci sono più vicini. Sono le persone di cui ci ricordiamo più facilmente. Pregare per i nostri cari è un dolce obbligo. 2 - Il dito successivo è l'indice. Allora possiamo continuare la nostra preghiera indicando le cose che ci stanno davanti, quelle per cui siamo riconoscenti a Dio. Questa preghiera sarà di " RINGRAZIAMENTO. " Prega per coloro che insegnano, educano e curano. Questa categoria comprende maestri, professori, medici e sacerdoti per indicare agli altri la giusta direzione. Ricordali sempre nelle tue preghiere. 3 - Il dito successivo è il maggiore, cioè il medio. Indica la parte maggiore della nostra preghiera e dovrebbe essere dedicata all' " INTERCESSIONE ". Ci ricorda i nostri governanti. Prega per il presidente, i parlamentari, gli imprenditori e i dirigenti. Sono le persone che gestiscono il destino della nostra patria e che guidano l'opinione pubblica... hanno bisogno del consiglio di Dio. 4 - Il quarto dito è l'anulare, cioè il dito degli anelli e delle promesse, perciò possiamo pregare facendo a Dio delle " RICHIESTE STRAORDINARIE " o " SUPPLICHE " che nascono dal profondo dell'anima. Lascerà molto sorpresi, ma è questo il dito più debole. E' lì per ricordarci di pregare per i più deboli, per chi ha sfide da affrontare, per i malati. Hanno bisogno della tue preghiere di giorno e di notte. Le preghiere per loro non saranno mai troppe. Ed è li per invitarci a pregare anche per coppie sposate. 5 - Per ultimo arriva il nostro dito mignolo. Il più piccolo di tutti, come piccoli dobbiamo sentirci noi di fronte a Dio e al prossimo. Come dice la Bibbia... gli ultimi saranno i primi. Il dito mignolo ci ricorda di pregare per noi stessi. Sarà allora che potrai capire meglio quali sono le tue necessità e da questa preghiera dovrà partire " LA CONFESSIONE " dei nostri peccati. Successivamente apriamo il nostro cuore al Padre Celeste dicendogli i nostri problemi, le nostre angosce, i nostri tormenti. Passeremo del tempo a confessare a Dio i nostri pensieri, e i nostri sentimenti, i nostri bisogni personali acquisteranno pian piano una diversa prospettiva e riusciremo persino a trovare delle soluzioni ai nostri problemi. spiritualita , "LA PREGHIERA SULLE CINQUE DITA DELLA MANO" DI PAPA FRANCESCO 32 A NOSTRA SIGNORA inviata da p. Stefano Belotti (Brasile) Consagração a Nossa Senhora Preghiera di consacrazione alla Madonna O mia Signora, o Madre mia, io mi offro tutto a te, e come prova della mia devozione a te, ti consacro in questo giorno e sempre, i miei occhi, il mio udito, la mia bocca, il mio cuore e tutto il mio essere. E visto che sono tuo, o Madre incomparabile, custodiscimi e difendimi come tua proprietà. Ricordati che ti appartengo, Madre tenerissima, mia Signora. Ah, custodiscimi e difendimi come qualcosa di tua proprietà. spiritualita E porque assim sou vosso(a), ó incomparável Mãe, guardai-me e defendei-me como propriedade vossa. Lembrai-vos que vos pertenço, terna Mãe, Senhora nossa. Ah, guardai-me e defendei-me como coisa própria vossa. (lingua portoghese) , Ó Senhora minha, ó minha Mãe, eu me ofereço todo(a) a vós, e em prova da minha devoção para convosco, Vos consagro neste dia e para sempre, os meus olhos, os meus ouvidos, a minha boca, o meu coração e inteiramente todo o meu ser. P.S. Questa preghiera si recita toccando gli occhi, le orecchie e la bocca quando si nominano. 33 UN GRIDO DA ASCOLTARE a cura di don Angelo Padre Valentino missioni Da qualche tempo, su idea di Andrea e Ilary, un gruppo di amici, insieme col gruppo missionario parrocchiale, si sta incontrando una domenica sera al mese, per vivere un momento di preghiera, di formazione, di confronto e di amicizia. Avendo la missionarietà come punto di riferimento. Queste serate sono state anche l’occasione per ascoltare testimonianze di vita missionaria, tutte molto vive e interessanti. E così con don Luciano ci siamo fatti un’idea della bellezza della Bolivia e anche dei suoi problemi, con padre Mario abbiamo potuto conoscere un po’ da vicino la chiesa del Malawi e il lavoro dei padri monfortani. Nell’ultimo incontro sono stati con noi padre Enzo, già collaboratore e amico di Amneris nella Repubblica Centrafricana, che ci ha accompagnato in tutte le serate, e il suo confratello cappuccino padre Valentino. Il loro racconto ha alzato un velo sulla drammatica situazione delle popolazioni, soprattutto cristiane, di quello stato africano. Parlo di velo, perché nessuno ne parla, nessuno è al corrente, se non gli amici di questi coraggiosi missionari, che si tengono in collegamento con telefono e mail. Il loro racconto, sostenuto dai ricordi ancora freschi di Amneris, è stato molto accorato e coinvolgente. Il giorno dopo, la domenica mattina alle 10.00, i due frati hanno celebrato la messa in parrocchia. Al termine hanno distribuito un loro giornalino, “Lanterna missionaria” (sono di Genova!), che in poche pagine cerca di dare 34 un quadro della situazione. Mi è sembrato giusto e doveroso dare risalto, attraverso “Grumello Comunità”, a quelle notizie, riassunte nell’articolo di apertura di padre Enzo. Per tanti motivi (non ultimo il fatto che molte delle iniziative missionarie laggiù sono state sostenute da noi grumellesi!) non si possono sciogliere i legami di fraternità che ci uniscono a tutto il mondo e in particolare a chi è nel bisogno. Riportiamo dunque ampi stralci di quelle pagine. Alcuni anni fa, quando i militari di François Bozizé in Centrafrica bruciarono la cittadina di Ngaoundaye ed alcuni villaggi, uscì un numero di “Lanterna Missionaria” intitolato: "Gridiamo". Ora dovremmo gridare come allora. Sono i corsi e i ricorsi della politica Centrafricana: ad ogni colpo di Stato (almeno uno ogni dieci anni) si ripetono gli stessi orrori: uccisioni, stupri, saccheggi, distruzioni, incendi...Questa volta è il territorio centro-est della Repubblica Centrafricana che ci è passato: Kabo, Gofo, Batangafo, Bossangoa, Birao, Bambari, Bangassu e ... Bangui, città quasi completamente distrutte. Quali sono le politiche schifose che promuovono ed appoggiano questi colpi di stato? A noi non è mai dato di sapere la verità. Certi dicono: il petrolio, altri dicono l’uranio, l’oro, i diamanti, il legname; altri dicono ancora: è l’Arabia Saudita che finanzia l’islamizzazione dell'Africa centrale e perciò paga questi colpi di stato per occupare i territori ed instaurare regimi islamici. Forse è tutto vero: gli occidentali rubano, ma i militari mercenari che compiono questi colpi di stato sono degli avvoltoi che prendono con gli artigli e portano altrove, cioè in Ciad e Sudan. E’ umiliante quello che succede. Nei paesi “civili” si ignora tutto: il primo giorno fa notizia, ma poi tutti dimenticano che il sangue continua a colare. “Sai che i Seleka mercenari, vanno in giro con La casa della salute i ribelli di Seleka, che hanno preso il potere, possano fare tutto quello che vogliono”. Si parla di 40 o 50 mila profughi in Congo, Ciad, Cameroun. L’Arcivescovo dice: “Ci sono delle persone che sono fuggite dai quartieri e che si rifugiano attualmente nell’Hopital Communautaire, che accoglie al momento 1.400 fuggiaschi. Ci sono scene di desolazione, bambini piccoli sul pavimento senza nulla da mangiare. Una mamma mi ha detto: "Non ho mangiato neanche un mango in tutto il giorno". Al momento i cristiani sono impegnati negli ospedali a preparare pasti da offrire ai loro fratelli e sorelle senza distinzione di credo o di razza, perché tutti gli uomini sono creati ad immagine di Dio”. (Fr. Enzo Canozzi) missioni i bazooka sulle spalle?” mi dice Danilo, un missionario laico, che è rientrato oggi dal Centrafrica. “Sai che alle barriere stradali, che controllano tutti, ci sono delle donne in ciabatte, con tuta mimetica, con il mitra, con un bambino nel marsupio dietro alla schiena: sono le più cattive”. “Ci sono anche dei bambini con il mitra ed il trasmettitore, come dei generali”. Già questo ci dovrebbe far urlare, ma se poi consideriamo quello che combina questa gente, con le armi che hanno in mano, ci mettiamo a piangere di sicuro, per loro e per le loro vittime. Il Centrafrica è un paese laico dove ognuno è rispettato nella sua fede. Non si può tollerare quello che fanno contro i cristiani. Tutti vivono nella paura. L'Arcivescovo di Banguì, Dieudonné Nzapalaìnga, dice: “C'è una paura terribile; si teme che incendino tutto. lo stesso ho accompagnato a piedi alcuni bambini perché attraversassero la strada: tutti i bambini avevano paura ... lo mi chiedo come sia possibile traumatizzare proprio i bambini, i più piccoli, che rappresentano l'oggi ed il domani del Paese? Semplicemente vedendo le armi, sentendo gli spari, vedendo i veicoli che viaggiano a tutta velocità, tutti i bambini hanno paura... Abbiamo l'impressione che Nella rivista missionaria veniva anche riportato un documento che si fa certamente risalire alle menti che stanno dietro i ribelli e che parla drammaticamente di un progetto di progressiva militarizzazione e procacciamento di armi, per imporre in un certo modo con la violenza e con l’intervento di mercenari, l’islamizzazione della Repubblica Centrafricana, che attualmente, quanto a appartenenza religiosa, è ampiamente a maggioranza cristiana. 35 La casa dei preti Drammatico è anche il racconto di padre Valentino, fino a poche settimane fa ancora là, in situazione molto precaria per la sua stessa vita e quella dei suoi confratelli. Ne riportiamo un tratto dalla stessa rivista. missioni Cosa ha costretto i frati a partire? Ecco la lettera di Fr. Valentino: "Questa notte tra mercoledì e giovedì, mi sembrava di essere nel rifugio ad Arenzano durante i bombardamenti del '44. Erano passate le 23 di qualche minuto, quando uno scroscio di armi automatiche con rumori taglienti, si abbatte sulla nostra concessione di Gofo. Il silenzio e la calma della notte ci hanno fatto percepire i rumori moltiplicati per dieci. Sentendo picchiare i proiettili poco distante, nel buio più intenso, scivolai dal materasso sotto il letto, aggiustandomi un lenzuolo sul pavimento e il secondo sul corpo. Così facendo speravo di non essere preso da pallottole: sopra, ero protetto dal materasso contro proiettili perduti. Un trenta minuti di inferno. I mastini seleka pensavano che avremmo aperto le porte, ma non fu così. In mattinata potemmo farci un'idea sull'operato di questo commando di forsennati: con tre moto erano scesi poco prima da Kebo; a fari spenti si avvicinarono alla nostra concessione, sparando da fare accapponare la pelle. I ribelli venivano da sessanta chilometri in piena notte, sperando di fare bottino, come 36 già lo fecero, più volte. Durante i trenta minuti di spari, steso sotto il letto, mi sono detto i Padre Nostro dell'ufficio delle letture. E poi il Rosario. Valentin, Roland e l'Abbé Hileire (rifugiato da noi) dormono al primo piano del caseggiato; io dormo in una stanza al suolo in un piccolo abitacolo poco distante. Verso l'una sento che mi chiamano timidamente, era Roland: "Padre, ci sei?". Apro allo scuro; e ci sediamo. "Una cosa simile non è possibile! Cosa vogliono da noi! Non possiamo continuare così. In mattinata non suoniamo la campana, restiamo chiusi fino alle 6: celebreremo un po' più tardi, la gente certamente è tutta fuggita nei campi! In mattinata potemmo vedere gli innumerevoli bossoli sparati. Ma i colpi erano sparati ad altezza d'uomo. Una pallottola ha attraversato una porta ordinaria, è entrata nel locale ed ha bucato un armadio solido in ferro e riuscendo ancora a passare una tramezza e cadere a terra. Anche uno solo di questi colpi e tutto è finito! Anche se ti trovi sotto il letto! Abbiamo fatto una riunione di famiglia, noi quattro. Il facente funzione di superiore, Fr. Valentin, ciadiano, ci ha manifestato il suo stato di animo: impossibile restare ancora a Gofo in questo modo per farci ammazzare... etc etc. Tutti e quattro restammo d'accordo di telefonare subito a Fr. Serge il Vice Provinciale che si trova a Bangui. Spiegammo il nostro patema d'animo e arrivammo a un compromesso con i nostri fratelli cristiani: partire ... Con quale mezzo? Non sappiamo. Ci hanno rubato tutte le auto”. Due giorni dopo vennero a prenderli i militari della forza FOMAC. Quando partirono, i cristiani piangevano. "Gli promettemmo che saremo ritornati appena ci fosse un po’ di pace”. Un’ultima cosa per avere un’idea dell’entità del disagio che queste vicende stanno procurando. Quanto è costato questo colpo di stato in RCA alla Missione dei frati Cappuccini? Si contano solamente le cose materiali, non è possibile valutare il dolore e la paura. Trattori, 10 paia di buoi da lavoro, la scuola dei catechisti, il garage, efficientissimo, 4 fuori strada per tutti i servizi, riserva di carburante; soldi e carburante, altri due fuoristrada. Il tutto: più di un milione di euro. Si contano solamente le cose materiali, non è possibile valutare il dolore e la paura 37 missioni Soldati PERCORSI XL dall’Azione Cattolica raccont A.C.I. PERCORSO RAGAZZI Con l’XL del 3 marzo si è concluso il percorso di 5 incontri, iniziato a Bani di Ardesio ad ottobre. Facendo un bilancio possiamo dirci soddisfatti sapevamo che saremmo riusciti a “mettere in scena” l’ambientazione della proposta diocesana e nazionale (per i pochi incontri a disposizione) ma non per questo abbiamo rinunciato a mettere al centro la Parola approfondendo il Vangelo del giorno, proponendo attività che rendevano protagonisti i ragazzi e che li aiutavano a sentirsi Chiesa con la loro famiglia. Scoprendo che anche i loro genitori stanno facendo un percorso, fatto di confronto con altri genitori per poter accettare la stessa sfida offerta ai ragazzi: vivere la parola di Dio nel quotidiano. Per il prossimo anno riproporremo lo stesso “impianto” della proposta, approfondendo il Vangelo della domenica facendo “esperienza” di alcuni temi che la Parola suggerisce. Vanno affinate le attività con una buona programmazione, con un’attenta individuazione dei temi da proporre con l’aiuto di don Fabio, una formazione pedagogica mirata e una maggiore individuazione sugli archi di età dei ragazzi il gruppo educatori può esprimersi al meglio. Ci piacerebbe garantire ai ragazzi delle scuole medie i due incontri proposti dal centro diocesano e far interagire di più i ragazzi con i genitori dopo il momento del pranzo. Sottolineiamo la preziosa presenza dei seminaristi e speriamo che possano essere presenti anche per l’anno prossimo. Non ci dimentichiamo delle ottime cuoche Antonietta e Maria che con arrosti, lasagne e hamburger hanno messo la “ciliegina” sull’incontro. PERCORSO ADULTI La sfida lanciata agli adulti aderenti al cammino XL di rendere questa serie di incontri un “luogo” dove poter discutere con altri adulti di temi riguardanti la famiglia, dinamiche educative, ecc, è stata accolta di buon grado manifestando tanta passione e grande interesse. Utilizzando la metafora proposta a Bani di Ardesio “I sassi più grossi”*, ci siamo chiesti se nel nostro bagaglio formativo familiare abbiamo messo per prima i “sassi grossi” che stanno a rappresentare le cose importanti sulle quali si fonda tutta la nostra esistenza familiare. La metafora continua dicendo che se nel nostro bagaglio iniziamo a riempirlo di “sassi piccoli” occuperanno tutto lo spazio e non ci sarà più posto per le cose importanti fondamentali, mentre è vero il contrario se mettiamo prima i “sassi grossi” quelli piccoli troveranno sempre un posticino e magari scopriremo che possiamo anche farne anche a meno. Abbiamo cercato di mettere sul tavolo della discussione le tematiche che abbiamo ritenuto importani basilari: “nome utente:FAMIGLIA”, “la buona moglie fa il buon marito”, “essere genitori: dove eravamo quando distribuivano i manuali?”, “famiglia e fede”, “rapporto famiglia e famiglie”. Questo ci pare sia un buon inizio l’anno prossimo riproporremo la stessa modalità, attraverso il passaparola e sfruttando i canali comunicativi parrocchiali cercheremo di far conoscere meglio la proposta. Ci auguriamo di poter incontrare questa esigenza formativa in altre famiglie, e di sederci a confrontare con altri adulti sensibili a questa tematica. *(http://www.piccolestorie.it/Storia.php?id=427) 38 PERCORSO ADULTISSIMI: PASS-WOR(L)D Anche per quest’anno, abbiamo concluso gli incontri mensili del gruppo “LE QUERCE DI MAMRE”, gli adulti di A.C. un po “più” adulti ovvero Adultissimi, che sono alla scoperta della vocazione all’anzianita’. Con il preziosissimo aiuto (supporto/ sostegno) del nostro parroco Don Angelo, abbiamo meditato (riflettuto) sulla lettera pastorale del Vescovo Francesco “LA FRATERNITA’ CRISTIANA”, tema attuale sia per l’indizione dell’anno della Fede, che per la prospettiva delle Unità Pastorali delle quali abbiamo letto e sentito parlare spesso ultimamente. Se questo futuro cambiamento un po’ ci preoccupa, sarà senz’altro un’occasione che chiama tutti i cristiani ad una più responsabile collaborazione con la Parrocchia e le altre comunità. I nostri incontri sono momenti di preghiera, di ascolto, di approfondimento della parola di Dio, di riflessioni, per poi tornare al nostro quotidiano, dove trovare la presenza di Dio nelle realtà che incontriamo (ci circondano) testimoniando la nostra fede, la fraternità cristiana con l’esempio, la solidarietà, il volontariato. Pensiamo che anche ad una “ certa età” si possono mettere in pratica, secondo le proprie possibilità, i carismi che Dio ci ha donato per poterlo amare fino alla fine, come lui ci ha amato, donando perfino Se Stesso. Enrica 39 VEGLIAMO SUL NOSTRO PROSSIMO? Paola Brevi Come abbiamo fatto a diventare così? parliamone Anche a distanza di tempo, la vicenda di Kabobo, il picconatore folle che ha seminato panico e morte a Milano lo scorso 11 maggio, dà da pensare. Non solo per l’incomprensibile gesto del ragazzo, ma anche e soprattutto per il comportamento della comunità circostante. Giornali e telegiornali si sono interrogati a lungo sul perché le prime tre persone aggredite solo lievemente da Kabobo non abbiano chiamato le autorità per denunciare il fatto, quasi hanno puntato il dito contro un uomo, “reo” di essersi nascosto e di aver pensato solo a salvare se stesso. In quei momenti, però, è provato che panico e stress non fanno agire con la ragione e, a prevalere, è solo la necessità di sopravvivere. Piuttosto il vero problema è un altro: dove erano tutti gli altri? In una città come Milano, dove i bar erano già aperti, i palazzi hanno tutti finestre sulla strada e il movimento non si ferma mai davvero, è mai possibile che nessuno abbia visto o sentito niente? Che non ci fosse nessuno alla finestra? Molto difficile, se non impossibile. Diciamo allora che, forse, gli altri non hanno voluto vedere. Certo, è facile puntare il dito contro la comunità, così in generale, e dire che forse Kabobo poteva essere fermato. Ma se NOI avessimo visto dalla finestra di casa nostra un uomo passeggiare con il piccone cosa avremmo fatto? Diciamo la verità: la risposta più immediata è che avremmo fatto finta di niente. Ci hanno sempre detto di non impicciarci di affari che non ci riguardano… E poi magari avremmo potuto immischiarci in una vicenda più grande di noi, rischiando scocciature e ritorsioni. Ecco dunque il punto: quegli “altri” siamo tutti noi. Ormai abbiamo respirato così tanto individualismo che, una volta a posto noi, il resto non conta. NOI abbiamo una vita, NOI abbiamo scadenze e problemi, NOI non abbiamo tempo. Anche a scapito del prossimo. Così accade che vediamo un incidente in autostrada all’ora di punta e decidiamo di non fermarci, perché tanto ci penserà qualcun altro, perché ormai con il cellulare chiunque può chiamare da sé soccorso, perché è tardi. Oppure ci troviamo a commentare il tragico decesso di un conoscente nel dettaglio, ma con estremo distacco. Siamo così abituati a sentire parlare di dolore e violenza che ormai nulla ci stupisce più. Gli siamo indifferenti, anche quando è davanti al nostro naso. Come abbiamo fatto a diventare così? Da quando abbiamo smesso di vegliare sul nostro prossimo, soprattutto noi cristiani? Non ci piacerebbe ricevere a nostra volta aiuto? E dire che, con la parabola del buon samaritano, Gesù ci ha indicato la strada da percorrere, e ci ha dato un esempio concreto di amore verso il prossimo insegnandoci come “farci prossimo” per quanti sono nel bisogno, prestando aiuto anche a scapito della nostra tranquillità e dei nostri interessi… 40 in questi mesi Egli sara , il Dio con loro MATRIMONI Nembrini Luca e Soldi Laura Sposati il 7 giugno 2013 Stella Andrea e Pezzotta Stefania Sposati il 14 giugno 2013 BATTESIMI Io faccio nuove tutte le cose (Ap. 21,5) 19 maggio 2013 Monte Gabriel di Tullio e Serioli Jessica, via degli Azzoni, 1 26 maggio 2013 Seghezzi Cristian di Luca e Belotti Silvia, via Beato Luigi Palazzolo, 26 Tallarini Chiara di Cristiano e Finazzi Simona, via Matteotti, 28 16 giugno 2013 Martinelli Alberto di Flavio e Chiara Maria Lucia, via Trento, 21 DEFUNTI BENINI LUIGIA 16 maggio 2013 aveva 86 anni BONOMELLI CARLO 20 maggio 2013 aveva 74 anni MARIANI CAMILLA 5 maggio 2013 aveva 86 anni CALDARA LIBERA 5 giugno 2013 aveva 83 anni CORNA MARIA 5 giugno 2013 aveva 85 anni MARINO ANTONIO 28 aprile 2013 aveva 81 anni CORINI SANTINA 19 maggio 2013 aveva 78 anni ZADRA CARLO 8 giugno 2013 aveva 76 anni BELOTTI ARTEMIA 16 giugno 2013 aveva 83 anni LOCHIS ROSA 10 giugno 2013 aveva 93 anni 41 in questi mesi ANNIVERSARI CANCELLI EMILIO 12 agosto 2000 FINAZZI GIOVANNI 14 settembre 1997 PERLETTI ANGELO 27 agosto 2000 RAVELLI LUIGI 16 luglio 1993 RAVELLI TERESA 11 luglio 2004 RAVELLI MARIA GRAZIA 22 marzo 2008 CALDARA LEONE 11 luglio 2005 RAVELLI MARCO 24 luglio 2011 VIGANI MARIA ASSUNTA 26 luglio 2010 BALDELLI LUCA 17 giugno 1998 BELOTTI ANGELA 27 giugno 1995 BELOTTI EMILIA 21 aprile 1996 MOROTTI CARLO 28 settembre 2009 GERVASO GIOVANNINA 2 luglio 2006 VIZZARDI TIZIANO 4 luglio 1996 ROSSI GIOVANNI 9 agosto 2001 ROSSI ELVIRA 20 agosto 2001 LODA ALESSANDRA 27 giugno 2012 PONZONI MARIA 12 giugno 1997 TOTI GIUSEPPE 14 agosto 2000 BELOTTI BATTISTA 26 gennaio 1960 BELOTTI IDA 6 maggio 1996 BELOTTI ARISTIDE 28 luglio 2001 agenda LUGLIO/SETTEMBRE 2013 luglio lunedì 1 venerdì 5 ore 7.30 - 18.30 adorazione eucaristica chiesa Istituto Palazzolo sabato 6 14.30 - 16.30 possibilità di confessioni in chiesa parrocchiale domenica 7 inizio CRE e mini CRE XIV tempo ordinario domenica 21 ore 20.30 messa alla cappella dei morti del Ponchione Chiusura estiva oratorio venerdì 26 ss. Gioacchino e Anna festa di s. Anna alla chiesa del Boldesico domenica 28 festa di s. Pantaleone alla frazione del Monte agosto giovedì 1 venerdì 2 ore 15.00 confessioni individuali in prep. al Perdono d’Assisi Perdono d’Assisi ore 7.30- 18.30 adorazione eucaristica chiesa Istituto Palazzolo domenica 4 XVIII tempo ordinario domenica 11 XIX tempo ordinario mercoledì 14 ore 15,00 -18,00 confessioni individuali nella chiesa del Boldesico ore 18.30 giovedì 15 messa prefestiva alla chiesa del Boldesico Assunzione della Beata Vergine Maria – festa alla Frazione del Boldesico le messe delle ore 8.30 – 10.00 – e 18.30 si celebrano al santuario dopo la messa delle 18.30 processione alla frazione Boldesico venerdì 16 ore 20.30 messa celebrata presso la cappellina di s. Rocco in onore del santo domenica 18 XX tempo ordinario venerdì riapertura Oratorio 23 domenica 25 XXI tempo ordinario lunedì S. Alessandro, patrono della diocesi 26 mercoledì 28 inizio festa della comunità in oratorio 29