comunità - Parrocchia SS. Trinità di Grumello del Monte (BG)

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comunità - Parrocchia SS. Trinità di Grumello del Monte (BG)
GRUMELLO
comunità
Mensile della Comunità cristiana di Grumello del Monte_Anno 23_Luglio-Settembre 2013
UNʼIDEA PER LʼESTATE
A PRANZO CON IL MONDO
GIORNO DI FESTA
219
SOMMARIO
GRUMELLO
comunità
UN’IDEA PER L’ESTATE
Perché non portare la Parola in mezzo
alle case?
3
don Angelo
UNʼIDEA PER LʼESTATE
A PRANZO CON IL MONDO
GIORNO DI FESTA
219
ECCOCI QUI!
Alla scuola materna si è chiuso un altro anno
4
dalla Scuola Materna
domenica 26 maggio, SS. Trinità: gli anniversari
di ordinazione sacerddotale e di consacrazione religiosa.
(foto Corini)
DETTI E FATTI
Cose di casa nostra.
11
la redazione
SPIRITUALITA’
Riflessioni e preghiere.
31
luglio - settembre 2013
la redazione
MISSIONI
Dal Mondo.
34
la redazione
PERCORSI XL
L’Azione Cattolica di Grumello si racconta.
38
a cura dell’AC
VEGLIAMO SUL NOSTRO PROSSIMO?
Come abbiamo fatto a diventare così?
40
Paola Brevi
IN QUESTI MESI
Matrimoni, battesimi, defunti.
41
la Redazione
AGENDA - LUGLIO/SETTEMBRE
43
a cura di Franca Perletti
Mensile della comunità cristiana
di Grumello del Monte (Bg)
Registrazione del Tribunale
di Bergamo
n. 37 del 13 Settembre 1991
Responsabile:
Alberto Carrara
Direttore di redazione:
Angelo Domenghini
Segretaria di redazione:
Chiara Distefano
Redazione:
Via Martiri della Libertà, 32
Tel. 035 830185
[email protected]
Redattori:
Carolina Agostino
Andrea Belotti
Paola Brevi
Chiara Distefano
Lina Distefano
Angelo Domenghini
Beppe Manenti
Teresa Paris
Ha collaborato:
Franca Perletti
2
Impaginazione:
Marcello Corna
Grafica:
Chiara Bezzi & Walter Tarenghi
Stampa:
Tipografia Signorelli
di Costa di Mezzate
Abbonamenti:
Normale: 20,00 euro
Postale: 26,00 euro
Un numero: 3,00 euro
Foto anniversari: 19,00 euro
UN’IDEA PER L’ESTATE
don Angelo
lo spunto
Perché non portare la Parola
in mezzo alle case?
A dire il vero non è niente di nuovo, né di originale. Sono strade già battute.
L’idea mi è venuta pensando che d’estate si potrebbe fare qualche cosa di più
di quel poco che di fatto sopravvive per la cura della nostra fede, fatta salva la
messa domenicale. E l’altro “spunto” alla base di questa proposta è il famoso
adagio che vede la montagna andare da Maometto se non succede il contrario...
Le proposte per raccoglierci intorno
alla Bibbia, alla Parola di Dio, durante l’anno infatti non mancano, ma
per un motivo o per l’altro, queste
occasioni non sono sfruttate da
molte persone. E allora, sulla scia già
aperta dalle messe serali del mese di
maggio, perché non portare la Parola
in mezzo alle case, nei cortili dei condomini, là dove la gente nelle sere
d’estate magari già si ritrova per contarla su un po’? Sentendo alcune persone
interpellate, ho appurato che la cosa si può senz’altro fare.
Cominciamo con il mese di luglio: il martedì e il giovedì, che sono le due sere in
cui non si celebra la messa al cimitero, vi dò l’appuntamento nei cortili delle
vostre case, del vostro condominio, per leggere insieme, con tanto di libretto in
mano, la parola del Vangelo (cominciamo con le cose più semplici...), per
capirla un po’ di più, rispondendo alle vostre domande, accogliendo le osservazioni di tutti, scambiandoci qualche parere, e concludendo con una preghiera. Mi accorderò con le persone che sono interessate (in qualche caso mi sono
autoinvitato, ma aspetto anche altri inviti) e di volta in volta sarà segnalato sul
foglio degli avvisi dove ci si ritrova, in modo che chi è interessato (i condòmini,
i vicini di casa, ma non solo...) possa partecipare.
Alle 20.30. La Bibbia nei condomini. Perché no?
Cominciamo
nel mese di luglio:
il martedì e il giovedì
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ECCOCI QUI!
dalla Scuola Materna
Alla Scuola Materna
si è chiuso un altro anno
PROGETTARE... UN ORTO DIDATTICO!
PERCHÉ?
lo studio
Avere a disposizione un appezzamento di terreno (l’ex orto della casa parrocchiale), scoprirlo come “aula didattica”, come palestra contadina, come
laboratorio attivo di esperienze legate alla terra, alla nostra madre terra, è
una grande opportunità.
Offrire l’occasione di sporcarsi le mani, di sentire odori e profumi antichi
come il mondo, di affidare ad un piccolo seme la meraviglia e lo stupore di
veder crescere, lentamente, una piantina, dare l’opportunità di allenarsi ad
aspettare…
Questo e altro ancora è stato offerto ai bambini e alle bambine che frequentano la nostra scuola materna quest’anno, perché pensiamo che seminare,
curare, annaffiare,raccogliere frutti, sia occasione per ognuno di scoprire e
ri-scoprire la circolarità delle relazioni nel nostro ecosistema e quindi la
necessità di preservarlo e custodirlo al meglio!
Il terreno è stato suddiviso in otto piccoli appezzamenti (uno per ogni sezione) e per questo grosso lavoro di preparazione dobbiamo ringraziare tre
“amici della scuola” che hanno lavorato per giorni e…..a costo zero!!!
Poi, per iniziare le coltivazioni, abbiamo chiesto naturalmente aiuto ai
nonni, perché la loro esperienza e manualità potesse essere trasmessa ai
piccoli e potesse diventare per loro un patrimonio importante e utile per la
vita.
Li ringraziamo con affetto, perché i loro consigli e il loro lavoro è stato prezioso! Speriamo di avere anche per l’anno prossimo la disponibilità di alcuni “volontari volonterosi”, armati però anche di santa pazienza (noi siamo
tanti e un po’ impazienti!) per poter continuare questa bella esperienza!
Le insegnanti e la coordinatrice
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ECCOCI QUI
Ingresso dell’orto
nonni al lavoro
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Basilico
Semino
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ECCOCI QUI
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IN TEMA DI PIANTINE, ECCO IL SALUTO DELLE MAESTRE
AI “GRANDONI” CHE CI SALUTANO:
…E proprio come una piccola piantina,tre anni fa,
sei arrivata/o in questo grande vivaio;
il papà e la mamma ti hanno affidato a me
per parecchie ore al giorno e io, con affetto,
mi sono presa cura di te.
Ti ho esposto al sole delle nuove conoscenze,
ho cercato di ripararti quando c’era aria di tempesta;
ti ho messo un paletto vicino
quando mi sono accorta che avevi bisogno di un sostegno;
ho apprezzato il tuo colore e il tuo profumo;
ti ho messo in una grande aiuola
perché tu potessi godere della vicinanza
e della bellezza delle altre piantine…..
Ora le tue radici si sono fatte forti
e si sono ben piantate nella terra;
i tuoi rametti stanno crescendo vigorosi
e puntano sicuri verso il cielo
e così è venuto il tempo dei saluti:
un altro giardino ti aspetta,
altri giardinieri si prenderanno cura di te.
Ti annaffio ancora una volta con tutto il mio affetto,
ti seguirò con il pensiero…..
la tua maestra
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ECCOCI QUI
DIAMO LA PAROLA A CHI CI SALUTA
Sono 90 i grandi che a settembre inizieranno un nuovo cammino alla scuola
primaria.
In questi ultimi giorni abbiamo chiesto loro:
“Cosa significa diventare grandi?”
“Cosa hai imparato alla scuola materna?”
“Cosa ti è piaciuto di più?”
“Cosa ti spiace lasciare?”
…ecco, a ruota libera, le loro parole:
-“ Stiamo diventando grandi, dei ragazzi in gamba, degli adulti…”
-“ siamo grandi perché andiamo alla scuola primaria!”
-“siamo diventati grandi perché mangiamo …”
-“prima si è bambini, poi ragazzi e poi delle mamme e dei papà…”
-“ quando sei un adulto devi andare a lavorare, puoi costruire le case e comprare la macchina che ti piace…come la Ferrari!”
-“andremo alla scuola primaria a conoscere le nuove maestre...”
-“…troveremo nuovi amici e…nuovi animali, come quelli che abbiamo visto
nello stagno con quella maestra là…”
-“però a scuola devi stare seduto tanto e fare i compiti…anche a casa!”
-“ ma impari a leggere e a scrivere…che bello, così leggi tutte le cose…”
-“ io sono contento perché farò i compiti...”
-“ anche qui però facciamo tanti lavori…”
-“mi piace usare la scatola magica e fare tanti lavoretti con la carta, la colla,
le forbici…”
-“lavoriamo anche nell’orto…che bello, mi piace stare nell’orto come il mio
papà e il mio nonno..”
-“ a me è piaciuto tanto piantare le cose nell’orto perché non l’avevo mai
fatto!”
-“io qui ho imparato a leggere, ma da sola!”
-“io vado sempre a leggere i libri nella biblioteca e mi piace tanto ascoltare
la musica”.
-“mi è piaciuto disegnare, costruire, ho imparato a giocare bene…”
-“giocare con le regole, così non litigo, a usare bene le mani...”
-“io mi ricordo quando ero un piccolo e piangevo perché volevo la mamma
e la maestra diceva ai grandi di farmi giocare con loro con i pupazzi…”
-“ io quando ero un piccolo non dormivo mai e stavo lì nella stanza della
nanna col dito il bocca!”
-“mi ricordo quando ero un piccolo e disegnavo tutto rosa, poi ho visto gli
altri che coloravano con i colori diversi e ho imparato.”
-“ mi ricordo che da piccolo non mi divertivo tanto ed ero un po’ triste. I
grandi mi dicevano di stare con loro e mi facevano giocare”.
-“mi spiace lasciare qui i miei amici mezzani e piccoli, mi mancheranno
tanto, anche la mia maestra.”
-“ la maestra piangerà, perché ci vuole bene.”
-“a volte ci sgrida però, quando non facciamo bene le cose, lei ci insegna…”
-“ tutte le persone di questa scuola rimarranno per sempre nel mio cuore”.
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Continua la tradizione iniziata 4 anni fa:
è nato “l’albero dei ricordi” della classe 2007.
E’ un ulivo.
I “grandi” ci lasciano come traccia del loro
passaggio a scuola l’impronta delle mani
Eccoci qui!
Tutti insieme per augurare a tutti voi buone vacanze!
I bambini e le bambine e tutto il personale della Scuola Materna “Papa Giovanni”
A CENA CON IL MONDO
Paolo Bellini per i gruppi caritativi parrocchiali
alpini (Italiani, s’intende!), non solo hanno
dato prova di saperci davvero fare ai fornelli
ma hanno dimostrato una capacità di convivenza (a un certo punto ci siamo trovati con
tre gruppi contemporaneamente occupati in
cucina!) e una dote di simpatia e capacità di
adattamento davvero inaspettati.
È proprio vero che il timore verso l’altro, la
diffidenza e il senso di distacco li si supera
solo attraverso la conoscenza.
La condivisione è il filo rosso che ha fatto
nascere e tenuto unita questa esperienza,
arricchita di significati e valori proprio dalle
persone che vi hanno preso
parte. È un valore che a noi
cristiani risulta singolarmente congeniale nella
misura in cui trova origine
e
compimento
nell’Eucaristia, è ciò che
unisce in modo più forte
(dividere-con) chi vive con
lo stile del fratello, in fraternità, come il progetto
caritativo ci ha un po’
spronati a fare e sul cui
significato ci ha invitato a
riflettere. Ha condiviso
energie e tempo chi si è fatto in quattro per
preparare il cibo e chi ha dato una mano per
allestire il tutto, ma anche chi ha partecipato
da commensale si è messo in gioco sedendosi ad una tavolata un po’ speciale, dividendo
appunto uno spazio comune che è apparso
subito, complice il tempo, assai ridotto.
Come ha ricordato Damiano, che al microfono
ha diretto la serata, la cena di quest’anno è
stata un esperimento, un “numero zero”: ci
sono alcune cose da migliorare, tante da confermare. Per gli anni a venire vedremo: intanto i primi che hanno detto “io ci sto, quando
la rifacciamo?” sono stati proprio quelli che
per due giorni si sono messi in gioco con
sacrificio ed entusiasmo. Ripartiamo da qui?
detti e fatti
Domenica 9 giugno possiamo dire di essere
stati testimoni di un piccolo miracolo: parlando di cibo, niente a che fare - s’intende con i cinque pani e due pesci di cui narrano
gli evangelisti. Piuttosto, la cena è stata resa
straordinaria da tre “ingredienti” essenziali:
la partecipazione, l’incontro e la condivisione.Cominciamo
dalla
partecipazione.
Confesso che quando a settembre abbiamo
pensato al progetto caritativo di quest’anno
e alla sua possibile conclusione con una cena
“multietnica”, ma soprattutto quando ad
aprile siamo entrati nella sua fase organizzativa, erano più i timori che le
certezze: dovevamo mettere
insieme a cucinare persone
che non si conoscevano, anzi,
che nemmeno noi conoscevamo, e poi la gente che risposta
avrebbe dato? La scelta, un
po’ obbligata e un po’ voluta,
di far preparare i cibi nella
cucina dell’oratorio era poi
un’altra incognita: diversi di
“noi” (intendo nativi di
Grumello) erano all’inizio
scettici sul fatto che la proposta sarebbe stata ben accettata … La risposta è tutta nei numeri: sette
gruppi etnici, oltre agli alpini, impegnati in
cucina e quasi seicento persone presenti nel
salone dell’oratorio a servire e gustare quanto preparato con così tanta cura.
Ma al di là del soddisfacimento dei gusti, che
pure è stato ripagato nel migliore dei modi,
la sorpresa forse più bella è stata l’incontro
con le persone. Ci sono volute diverse riunioni per mettere a punto la macchina organizzativa e stabilire un metodo di lavoro condiviso con i gruppi che hanno accettato l’invito, direi la sfida di preparare piatti tipici delle
proprie terre di origine. Ma alla fine Filippini,
Indiani, Marocchini, Senegalesi, Cubani,
Peruviani e Albanesi, oltre agli immancabili
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In cucina...
... nel salone
GIORNO DI FESTA
a cura di don Angelo
detti e fatti
La domenica della SS Trinità abbiamo celebrato in parrochia gli anniversari di ordinazione di
alcuni sacerdoti di Grumello e di consacrazione religiosa di 3 suore delle Poverelle.
Pubblichiamo qui di seguito le foto della festa con alcuni dati relativi ai festeggiati.
La concelebrazione
Il “rinfresco” in casa parrocchiale
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MISSIONI
60esimo
DON FRANCO CASSINA è di Alzano
Maggiore, dove è nato il 1 gennaio 1929
e quindi sta viaggiando, ancora attivo e
brillante, verso gli 85 anni di età! E’
diventato sacerdote il 30 maggio 1953
ed è stato inviato, come primo ministero, curato a Gorle. Durante il 1960 è stato
anche Economo Spirituale di quella parrocchia. In seguito è stato parroco di
Ornica per una dozzina di anni (19611973) e di Berzo San Fermo per più di
venti anni (1973-1994). E’ da allora, dal
1994, che è in mezzo a noi, come Vicario
parrocchiale a San Pantaleone.
55esimo
DON PIETRO ZAMBELLI è nato nel nostro paese, sul
Monte, il 13 aprile del 1931. E’ divenuto prete il 31
maggio del 1958, lo stesso anno del compianto
padre Angelo Paris. In questi 55 anni di sacerdozio ha ricoperto numerosi incarichi pastorali. Ha
iniziato come curato della parrocchia di Calusco
d’Adda dal 1958 al 1966. In seguito è stato parroco di Bondione, in cima alla val Seriana, fino al
1971. Residente per un periodo a Grumello, è stato
poi Cappellano delle Suore della Sapienza a
Clusone dal 1972 al 1978, anni nei quali è stato
anche Delegato della zona pastorale I e Membro
del Consiglio Pastorale Diocesano (1975-77). Dal
1978 al 1979 è stato Parroco di Songavazzo, sempre nella zona di Clusone, dove poi è rimasto residente dal 1979 al 1982. In seguito il suo ministero
si è spostato a Desenzano, sempre in valle
Seriana, prima come cappellano del santuario
della Madonna della Gamba e poi come parroco
dal 1984 al 1992. Infine dal 1992 al 2006 è stato
Prevosto di Santa Teresa di Lisieux, la parrocchia
del quartiere “Conca fiorita” in città. Dal 2006 è
“residente con incarico pastorale” lì vicino, nella
parrocchia di Valtesse, sempre in città.
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detti e fatti
Padre Muscio e don Rota
si raccontano...
40esimo
PADRE ENRICO MUSCIO, Sacramentino
Sono diventato prete il 28 aprile 1973 nello scolasticato teologico sacramentino di S. Benedetto
del Tronto (AP).
Contrariamente alle mie attese, ho avuto come primo incarico quello di economo nell'allora
nostro seminario minore di Casier (Treviso).
Nel 1975 sono stato trasferito nel seminario di Ponteranica, sempre come economo, fino all'inizio dell'anno 1984, quando sono stato nominato economo provinciale (come si vede l'economia è stata la mia "condanna") fino al 1999.
Ho avuto poi la grazia di un anno sabbatico a Roma dove ho frequentato un corso sulla vita
religiosa al "Claretianum". Sono quindi stato nominato viceparroco ancora a Roma nella
nostra parrocchia di "Nostra Signora del SS.mo Sacramento e dei Santi Martiri Canadesi"
(famosa per essere stata la culla delle comunità neocatecumenali), e anche qui, di nuovo, mi
ha raggiunto la “persecuzione” dell'economia.
Nel 2002 mi è stato affidato l'ufficio di procuratore delle Missioni Sacramentine e responsabile del relativo Centro Missionario.
Poi, nel settembre 2007, di nuovo a Roma presso i “Martiri Canadesi” come superiore della
comunità sacramentina e, naturalmente, anche come economo di comunità (ti pareva?). Alla
scadenza di questo mandato, "dulcis in fundo", mi è stata affidata una mansione relativa alla
ristrutturazione della nostra casa di Roma, S. Claudio, fino a che, completati i lavori, non
maturassero i tempi (che però non sono ancora del tutto maturati) per un incarico di parroco
nella diocesi di Fiesole, nella quale, a Pietrapiana, frazione di Reggello, provincia di Firenze, i
Padri Sacramentini hanno una casa di accoglienza e animazione vocazionale e animano e conducono nel contempo altre due piccole parrocchie.
A questo punto siamo arrivati "ai tempi nostri" che, come si suol dire, sono “tempi duri per i
troppo buoni”.
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detti e fatti
foto Corini
25esimo
DON CARLO ROTA
Sono nato a Credaro il 2 gennaio 1951. Mentre frequentavo la V elementare, nel mese di aprile i miei si trasferiscono a Grumello. Per una serie di coincidenze, vengo a contatto con la
Congregazione religiosa di Padre Giovanni Piamarta di Brescia (detta anche “Piamartini”);
frequento le Medie a Maderno sul Garda e, dopo il ginnasio, entro in noviziato a Palidano. Al
termine, nel 1969, entro nella casa dei Piamartini a Cecchina nei pressi di Roma (sui Colli
Albani) e continuo gli studi nell’Istituto Magistrale di Velletri dove, nel 1972, conseguo il diploma. Intanto vengo a contatto, nella parrocchia di Cecchina con il cammino neocatecumenale
(C.N.) e inizio tale esperienza.
Dopo la maturità, lascio la congregazione dei Piamartini per continuare il C.N.
Nel gennaio del 1973 faccio una esperienza di evangelizzazione nei pressi di Verona e, nel settembre del 1974, vado in Messico su richiesta di un vescovo che vuole iniziare là, nella sua diocesi, il C.N. La prima comunità del C.N. nasce nella città di Xalapa e poi, via via, in tante altre
città.
Rientrato dal Messico, nel settembre 1985 entro in seminario nella diocesi di Albano (suburbicaria di Roma) e, nell’ottobre del 1987, vengo ordinato diacono; il 7 maggio del 1988 sono presbitero e divento viceparroco ad Aprilia. Nel 1991 sono parroco ad Aprilia nella parrocchia
Maria Madre della Chiesa, ove rimango per 9 anni. Nel 2000 sono parroco a Nettuno, nella
Collegiata dei SS. Giovanni Battista ed Evangelista e rimango là fino al 2008 quando, a luglio,
il vescovo mi concede 4 anni di permesso per potermi mettere a disposizione del C.N.
Il primo anno vado a fare il vicerettore nel seminario Redemptoris Mater di Goma, in Congo. I
successivi 3 anni come vice responsabile della casa di accoglienza del C.N. “ Domus Galileae”
sul monte delle Beatitudini. Terminati questi 4 anni, nel 2013 sono ancora parroco a Nettuno,
ma nella parrocchia di S. Giacomo.
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detti e fatti
25esimo
DON ROBERTO BELOTTI è nato a Seriate il 5
novembre del 1964. Ha frequentato il
seminario di Bergamo a partire dalla
prima media. Ha ricevuto l’ordinazione
sacerdotale il 18 giugno 1988, dalle mani
del vescovo Giulio Oggioni, insieme ad
altri 25 confratelli (erano altri numeri...).
Il suo primo ministero si è svolto nella parrocchia di Gazzaniga, dove è stato curato
dell’Oratorio dal 1988 al 1996. In seguito è
stato nominato Prevosto di Berbenno e,
insieme, parroco di Blello fino al 2011.
Nell’ultimo anno di questo ministero è
stata affidata alle sue cure di parroco
anche la parrocchia di Selino. Dal 2011 è
Prevosto di Dalmine.
60esimo
In primo piano SUOR GENOVEFFA LAFFRANCHI, SUOR ROSELENA SCUDELETTI E
SUOR AURORA VEZOLI
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DON ALESSANDRO
Sabato 22 giugno
don Alessandro è stato
ordinato sacerdote
detti e fatti
don Alessandro Mugghianu
Carissimi Grumellesi,
Vi scrivo dall’oltremare, dalla mia amata terra sarda, nei giorni in cui sono immerso nella preparazione della mia ordinazione sacerdotale. Mancano ormai sette giorni alla realizzazione di
questo sogno che, dopo tanti anni di cammino, si avvera!
Sì, perché è un momento che sembrava sempre così lontano, ma ora che si avvicina tanti pensieri passano per la testa: dubbi, aspettative che tanti ripongono su di me, un po’ di sano
timore per un dono così grande che mi appresto a ricevere, ma dall’altra parte risuonano fortemente la meraviglia, la gratitudine e la gioia di ricevere un regalo che altro non mi chiede
se non di farmi io stesso dono, dono a Dio ed a tutti coloro che incontrerò!
Questo può però avvenire solo quando si è consapevoli che non siamo noi stessi a donare qualcosa, nel senso che io, Alessandro, da solo, non sarò in grado di dare o di insegnare niente a
nessuno, se non comprenderò che tutto ciò che ho, che sono, che avrò e che sarò non deriva
da me, ma fa parte di un progetto di cui solo Dio è “padrone”, e di cui io altro non sono che
un suo strumento che, però, non è anonimo o spersonalizzato, ma pienamente umano, nei lati
positivi come in quelli negativi! E, spero di non dire una grossa sciocchezza, è bene che sia
così!
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detti e fatti
Cosa se ne sarebbe fatta la Chiesa di un prete perfetto ed impeccabile?
Forse sarebbe stato efficientissimo in tutto, in qualsiasi attività, discorso,
omelia e così via, ma sarebbe venuto meno il suo essere uomo, in tutto e
per tutto, ed in fondo questo è il sacerdote: un uomo che cammina con
altri uomini e che, assieme a loro, ha un'unica meta, che è quella di
orientare i propri passi verso Dio, il solo capace di consentire all’uomo la
sua piena realizzazione!
Perché dico questo? Solamente perché in tutti questi anni di cammino,
nelle tantissime esperienze vissute, anche in luoghi diversi, ho fortemente sperimentato proprio questo: di non essere migliore degli altri e di non
dover per forza aver sempre l’ultima parola su tutto, solo perché seminarista o diacono. Ho invece gustato la bellezza del camminare insieme
e, in questa condivisione, del poter dare qualcosa di me e ricevere tanto
dagli altri.
Proprio in quest’ottica mi piace ripercorrere l’anno trascorso in mezzo a
voi, carissimi Grumellesi. Un anno lontano dalla mia terra, dalla mia
famiglia, dalla mia Chiesa diocesana, la cui proposta è giunta quasi inaspettatamente, un po’ di sorpresa, ma ha lasciato fortemente il segno
in me!
Non credo ci sia bisogno di tante parole per descrivere questa bellissima esperienza, anzi credo di poterla riassumere così: la Chiesa è una
Famiglia; e se essa è la famiglia dei figli di Dio sparsi in tutto il mondo,
non importa allora dove si nasce e si cresce; ciò che conta è lo spirito
con cui si vive questa verità. Questo piccolo gemellaggio NuoroBergamo/Dorgali-Grumello, è stato la prova che, nello scambio, nelle
relazioni e nella condivisione, si cresce insieme, ci si arricchisce vicendevolmente e si fa esperienza della bellezza di camminare verso la stessa
meta anche se in modi diversi.
La mia “missione” di quest’anno era di vedere e sperimentare come la
Chiesa del Norditalia si impegna nella vita parrocchiale, in particolar
modo come si spende per i giovani, scoprire in poche parole cos’è questo famoso “oratorio bergamasco” sul quale il mio Vescovo vuole puntare così tanto anche nella nostra realtà! Come ho avuto modo di dire la
scorsa volta, ribadisco che ciò che più mi ha colpito e di cui farò maggiormente tesoro è il valore che in quest’esperienza concreta viene dato
all’aspetto comunitario: l’oratorio non è prevalentemente un luogo, ma
è uno stile di vita in cui, al centro, c’è il senso di appartenenza ad una
comunità vista come una grande famiglia dove ciascuno, nel suo modo
specifico, si spende mettendo a disposizione ciò che ha, ma soprattutto
ciò che è: se stesso!
Ognuno può (e deve) dare qualcosa per l’altro, sentendosi responsabile
della sua crescita; per questo non c’è bisogno di particolari competenze,
di un titolo di studio o della maggiore età, ma solo della buona volontà
di saper entrare nell’ottica che l’altro ha sempre qualcosa da dirmi o da
darmi, basta volerlo accogliere! L’oratorio è un’ottima scuola per imparare a vivere questa realtà: ogni giorno si crea infatti una rete di relazioni che si snoda attraverso i momenti ludici, lo sport, le serate organizzate, gli incontri di preghiera o di formazione, le serate di svago e tempo
libero vissuto nell’informalità; questa rete permette la conoscenza e la
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Nello scambio,
nelle relazioni
e nella condivisione,
si cresce insieme
da Dorgali, ancora grazie!
Alessandro
21
detti e fatti
convivenza di tante persone di età e mentalità diverse, e la sfida si
presenta proprio qui! Si cresce solo accettando questa sfida ed
aprendosi a saper accogliere ciò che si riceve!
Durante quest’anno sento veramente di essere cresciuto tanto! Ho
cercato fin dall’inizio di mettermi in questa disposizione, e da subito
ne ho potuto raccogliere i frutti! Non credo di aver fatto tanto in questi mesi, e questo non mi lascia nemmeno particolari rimorsi perché,
più del fare, ho provato a stare, ad essere presente; ho osservato la
realtà, piano piano mi sono inserito in essa e col tempo lo stare e l’osservare è divenuto conoscenza, stima, amicizia, arricchimento. Già da
ottobre, mi sono sentito parte delle vostra comunità e non un estraneo o un ospite di passaggio.
San Pietro, in un passo del Vangelo di Marco, chiede a Gesù cosa
avrebbero avuto in cambio, lui e gli altri discepoli, davanti alla
rinuncia a “casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi”;
Gesù gli risponde di fidarsi di lui, perché di tutte queste cose già da
qui ne avrebbero ricevuto il centuplo. Questo è l’aspetto di cui si sperimenta ben presto la bellezza. E’ vero, ho visto un ottimo oratorio in
piena attività, ho osservato qualche tecnica che in futuro potrà essermi utile, ho imparato a mettermi maggiormente in gioco nelle varie
attività, ma principalmente, a partire da quest’anno, ho una nuova
parte di famiglia nella zona bergamasca. In modi diversi, siete stati
per me padri, madri, fratelli, sorelle, figli! Don Angelo, don Fabio, le
famiglie, i catechisti, gli educatori, gli allenatori e collaboratori, i
baristi, la Famiglia del Palazzolo, i bambini, i ragazzi delle medie, gli
adolescenti, i giovani e tutti i parrocchiani: vi dico solamente GRAZIE,
col cuore! In voi quest’anno ho trovato quel centuplo di cui parla
Gesù, solamente perché avete permesso che io entrassi nella vostra
vita, accogliendomi, pazientando nella fase di adattamento, fidandovi di me ed aiutandomi a mettermi in gioco! Grazie! Durante il mio
ministero al mio ritorno in diocesi, non so ancora dove sarò e cosa
farò, ma siate certi che vi “fischieranno le orecchie” spesso perché
sarete nei miei pensieri, nelle mie parole e, per quanto possibile, nelle
attività che avvieremo. Ma anche nella mia preghiera.
Il primo luglio ritornerò per un ultimo periodo di tempo in
mezzo a voi. Tornerò da prete freschissimo di ordinazione e inizierò il
mio ministero con voi continuando ciò che abbiamo intrapreso
durante quest’anno. Per dono di Dio potrò celebrare l’Eucarestia, che
è il ringraziamento per eccellenza che possiamo elevare a Lui; vi terrò
nelle mie intenzioni anche in questi giorni di immediata preparazione, per poi riabbracciarvi a breve e ringraziarvi in Dio e con Dio.
Per il momento vi mando i saluti dai 32 gradi centigradi di oggi, e vi
saluta anche il mio mare, di cui, pur non avendolo ancora visto (e
chissà se ci riuscirò quest’estate), sento perlomeno nell’aria l’inconfondibile profumo!
“L’UNICO NECESSARIO”
detti e fatti
a cura di don Angelo
Lunedì 17 giugno ho partecipato al funerale di Suor Sandra Alari (al secolo
Cornelia), di 93 anni, originaria di
Grumello dove era nata il 18-1-1920. Il
rito si è svolto con semplicità, nella chiesa della casa di riposo delle Suore di
Maria Bambina, a Romacolo di Zogno.
Mi hanno colpito le parole che sono state
dette di lei da una delle consorelle che
meglio la conosceva: già il fatto che
fosse insegnante di fisica e di matematica la rendeva alla mia mente una figura
insolita. E poi si è detto della sua intelligenza, della sua poliedricità e soprattutto della sua umiltà. Si è detto, con simpatia, che amava tantissimo scrivere e
che avrebbe scritto su qualsiasi pezzo di
carta che le fosse capitato tra le mani.
Allora ho chiesto alla superiora della
Casa di riposo se mi poteva passare uno
di questi scritti, e mi ha accontentato: è
una semplice sintesi della sua lunga
vita, che mi permetto di pubblicare,
anche se in parte, perché possiamo
conoscere un po’ meglio, con le sue stesse parole, questa suora che è nota, oltre
che ai suoi parenti, solo ai più anziani di
Grumello. E’ un riassunto che parla della
Grumello di un tempo, dello sviluppo di
una vocazione, della ricca attività delle
persone consacrate.
don Angelo
Sono nata a Grumello del Monte dove ho
trascorso i primi 17 anni della mia vita. A
quel tempo il paese contava circa 3500
abitanti, in gran parte contadini e piccoli commercianti. Vissi una infanzia
serena e circondata dall'amore dei genitori, nonni e zii, l’ambiente formato da
tante famiglie imparentate e riunite
nello stesso locale ampio favorì una vita
socializzata fin dai primi anni di vita.
Della fanciullezza ricordo la mia prima
comunione, anche se non ne capii il
grande significato. Ricordo con piacere
gli anni della scuola elementare che mi
diede molte soddisfazioni, ebbi la fortuna di avere una maestra bravissima che
mi parlò di Dio in un modo meraviglioso.
Ebbi anche la prima lezione di umiltà;
avendo vinto un premio, ne fui orgogliosa e lei mi fece capire che non era
stato merito mio, ma di Dio che mi aveva
dato la capacità e l’intelligenza. Questa
lezione mi servì molto.
Ebbi anche il mio primo grande dolore:
vedere partire papà lontano per il lavoro
e non sapevo quando sarebbe tornato.
Trascorsi l'adolescenza serenamente in
uno stile di vita sobrio e semplice, frequentavo l'oratorio, il catechismo; le
funzioni religiose, godevo delle festicciole dell’oratorio, delle recite in cui ero
protagonista, gli unici divertimenti
erano brevi passeggiate a piedi con le
compagne e qualche film a carattere
religioso.
Fui iscritta all’Azione Cattolica come
beniamina, aspirante e giovanissima mi
occupai a mia volta delle più piccole con
tanta passione. Nella giovinezza si alternarono desideri e sogni indefiniti: mi
sarebbe piaciuto ora far la suora, ora
avere una famiglia mia, non ero indifferente neppure all’amore umano: ebbi
anche qualche simpatia per qualche
amico.
La mia era una famiglia molto religiosa,
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Coltivai per un periodo la possibilità di formarmi una mia famiglia e ne ebbi occasioni,
ma il Signore mi aspettava al varco: venne la
giornata missionaria annuale e all’oratorio
venne proiettato un film missionario. Mi
entusiasmò tanto che “ipso facto” decisi che
mi sarei fatta suora missionaria. Ne parlai al
Confessore e alla superiora dell’oratorio. Mi
fecero attendere. Io volevo entrare subito
nella Congregazione della Nigrizia, mentre la
superiora dell’Oratorio, suora di Maria
Bambina, mi disse che potevo entrare nel
Noviziato Missionario di Bergamo, che preparava le suore missionarie, e così mi presentai
alla Provinciale di Monza, che mi accettò.
Avevo vent’anni. Quando ne parlai in famiglia, papà decise che dovevo aspettare i 21
anni: allora se fosse stata vera vocazione non
si sarebbe opposto. Mamma invece si oppose
e pianse tutte le sue lacrime perché io ero la
sua confidente e non mi voleva perdere. AIla
fine si arrese, perché non voleva opporsi alla
volontà di Dio. Il 5 settembre 1941 entrai nel
Noviziato di Bergamo. Si era in piena 2a guerra mondiale. La mia famiglia soffriva per il
richiamo alle armi di un fratello e il pericolo
per un altro, ma io ero felice. Feci la vestizione nel marzo del 1943, fui subito mandata al
Collegio dei Cavalieri di Malta, che ospitava
allora a Gazzaniga 300 maschi dai 6 ai 15 anni,
provenienti da tutta Italia, a causa della
guerra. Fu un periodo molto duro per me, ma
durò poco e a fine anno fui chiamata a
Bergamo alla Scuola Capitanio, per intraprendere gli studi medi e superiori. Dio solo
sa come feci in due anni la Scuola media, poi
l'istituto magistrale e la maturità scientifica e
nel novembre 1945 mi iscrissero alla Facoltà di
Matematica e Fisica all'Università di Pavia. La
preparazione era stata molto affrettata per
cui all'inizio trovai duro lo studio a cui si
aggiunsero vari impegni che la superiora del
Collegio mi affidò: un gruppo di interne da
seguire per il passeggio e la sorveglianza in
dormitorio, sostituzione delle insegnanti di
tutte le classi quando erano assenti, il gruppo delle studentesse della Scuola di cultura
alle quali dovevo insegnare italiano, storia e
geografia. Ero l’unica suora studente e alla
superiora non parve vero darmi tutti quegli
incarichi col pretesto che "l’obbedienza fa
miracoli”. E li fece, poiché il 1° dicembre 1949
mi laureai e lo ritenni un vero miracolo della
divina bontà, date le premesse.
Prima che mi iscrivessero all’Università, chiesi ed ottenni un colloquio con Madre
Angiolina Reali, alla quale confidai il mio
grande desiderio di andare e il mio timore
che, una volta laureata, non mi ci avrebbero
più mandata in missione. La Madre mi assicurò che la laurea non sarebbe stata un ostacolo alla missione; che cominciassi a fare la
volontà di Dio.
Così tornai alla Scuola Capitanio di Bergamo
dove insegnai nelle medie e nel ginnasio fino
al 1960. Ebbi poi il trasferimento al Collegio
Bianconi di Monza. In quel periodo ricordai ai
superiori il mio vivo desiderio di andare in
missione: mi fu risposto che non avevo la
salute necessaria. Poiché non ero mai stata
malata, dedussi che il Signore non mi voleva
in missione e mi misi il cuore in pace per
restare in Italia. Nel 1965 fui trasferita al
detti e fatti
credente e praticante: preghiere mattina e
sera, rosario in comune con le altre famiglie
riunite la sera, Santa Messa domenicale
solenne, presenza alle funzioni sacre, confessione e comunione settimanale che poi per
me divenne comunione quotidiana. Mamma
assisteva alla Messa ogni giorno con qualunque tempo e qualunque impegno avesse. In
origine la mia famiglia era contadina, ma poi
papà trovò lavoro in una azienda del paese,
nel tempo libero aiutava nonni e zii nei campi
finché fu chiusa l’azienda e andò lontano. A
tredici anni mi trovarono un lavoro in un piccolo laboratorio dove rimasi fino a circa
diciassette anni. In questo periodo la mia
famiglia soffrì molto a causa della morte di
ben quattro miei fratellini ai quali ero molto
affezionata. A diciassette anni papà trasferì
tutta la famiglia a Sesto S. Giovanni, dove lui
lavorava. Mi fu molto penoso quel trasferimento, perché la vita era molto diversa dall'ambiente del paesello. Mi inserii nella grande industria della Magneti Marelli, dove non
mi mancarono tentazioni e pericoli. Mi salvarono da essi: l’oratorio e l’Azione Cattolica
che frequentai sempre con entusiasmo.
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Collegio Belvedere di Crespano del Grappa
dove rimasi fino al 1996, insegnando oltre che
matematica e fisica, anche religione. Il 7 ottobre 1996 fui trasferita a Piove di Sacco alla
Scuola Capitanio.
Quale importanza hanno avuto nel la mia vita
il Signore, le consorelle, le persone?
Mi pare di poter dire che il Signore occupò
sempre il primo posto nella mia vita religiosa,
anche se, accanto a periodi di intenso fervore, dovetti registrare anche periodi di una
certa aridità e di minore rispondenza all’amore di Dio. Amai sempre le mie consorelle
delle varie comunità, anche se non con tutte
ebbi gli stessi rapporti di lavoro, di confidenza e di profonda amicizia. Da loro tutte ricevetti sempre segni di fraterno affetto e di
stima, anche se non mancarono anche
momenti di reciproca incomprensione che
cercai poi sempre di chiarire. In generale mi
sentii sempre amata e stimata nonostante i
miei limiti e miei difetti.
Forse il Signore, proprio per la mia fragilità
spirituale, non mi permise grandi prove e mi
fece sempre incontrare persone benevole nei
miei riguardi, per cui posso dire che la mia
vita religiosa è stata generalmente serena,
priva di grandi ostacoli e di grandi prove.
Se mi si chiedesse chi è per me oggi il Signore,
cosa direi?
Il Signore oggi per me è “l’Unico Necessario”.
Desidero e spero che Lui abbia il primato nella
mia vita. Nonostante i miei peccati e le mie
debolezze, conservo estrema confidenza nella
sua misericordia e nel suo amore. Ho fiducia
di vedere un giorno il suo VOLTO, ma, se mi
lascia ancora un po’ su questa terra, lo ringrazio perché amo questa vita che Lui mi ha
dato!
SUOR SANDRA ALARI
PADRE GIANMARCO PARIS
Teresa Paris
IL NUOVO SUPERIORE GENERALE
DELLA SACRA FAMIGLIA DI MARTINENGO
Padre Gianmarco Paris è nato a Grumello l’11 aprile 1967. Dopo aver frequentato la scuola elementare e media a Bergamo, a 14 anni entra nella casa di formazione della
Congregazione a Bergamo, frequentando il liceo classico nel Seminario diocesano
“Giovanni XXIII”.
Dopo la tappa del noviziato e la professione religiosa, P. Gianmarco ha frequentato il
corso di Teologia presso lo stesso Seminario. Ordinato sacerdote nel 1993, viene destinato a Roma per proseguire gli studi al Pontificio Istituto Biblico.
Licenziatosi in Sacra Scrittura, dopo un breve servizio nelle comunità di Roma e
Martinengo, nel 1998 inizia la sua esperienza di missione in Brasile, chiamato dai
superiori ad accompagnare i giovani brasiliani nel cammino della formazione, prima
a Jandira (San Paolo) e poi a Curitiba (Paranà).
Nel 2004 viene trasferito in Mozambico, a Marracuene (Maputo), dove, oltre a continuare il servizio della formazione, svolge anche attività pastorale in Parrocchia e collabora con l’insegnamento della Scrittura nel Seminario teologico nazionale.
Nel 2007 entra a far parte del Consiglio generale e viene incaricato di coordinare la vita
e la missione della Congregazione in Mozambico come Superiore regionale.
A partire da ora guiderà la Famiglia religiosa, per i prossimi 6 anni, come Superiore
generale.
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PROGETTO “MOWGLI” 2013
Dal mondo della scuola
Il “Progetto Mowgli”, proposto alcuni anni fa
ai docenti della scuola primaria “Paolo
Ravasio”, è un momento di attiva collaborazione tra la scuola e l’istituto “Beato Luigi
Palazzolo”; viene coordinato dalle dott.sse
Turani Paola e Florenti Rita, è portato avanti
con professionalità degli operatori e dalle
suore e accolto positivamente dagli insegnanti e dai genitori dei bambini e delle
bambine della scuola.
Anche durante il corrente anno scolastico, da
gennaio a maggio, gli alunni delle classi
seconde e terze (più di 120 bambini!!) si sono
recati a turno, una volta la settimana, presso
l’istituto “Beato Luigi Palazzolo” di Grumello
per il “Progetto Mowgli”, svolgendo delle
attività espressive in collaborazione con le
ospiti della struttura, le loro educatrici e le
suore che si occupano di loro.
È un progetto in cui vengono messe in gioco
le potenzialità molto diverse di persone
altrettanto differenti che, proprio grazie a
queste loro diversità, si confrontano, collaborano e riescono a realizzare piccole, ma
grandi “opere d’arte”, costruendo non solo
“cose”, ma soprattutto relazioni nuove e
arricchenti.
I bambini e le bambine, accompagnate dalle
detti e fatti
Monica Belotti
loro insegnanti e da un buon gruppo di genitori, si sono suddivisi in gruppi per lavorare
al tavolo con le ospiti e realizzare alcuni
ambienti caratteristici del nostro paese come:
la collina e al pianura, il laghetto Colpani e il
torrente Rillo e due parchi gioco per quanto
riguarda gli ambienti naturali; hanno poi
ricostruito in miniatura i luoghi in cui trascorrono parte delle loro giornate o in cui transitano o che osservano: l’istituto, la scuola, l’oratorio, il municipio, il castello, la chiesa, la
strada, l’autostrada, le rotonde del paese, la
ferrovia e il mercato, il tutto arricchito con
mille particolari, costruiti con materiale riciclato.
Il risultato, visibile durante la mostra aperta
al pubblico l’1 e 2 giugno scorsi (che verrà
comunque riproposta durante la “Festa del
volontariato” di settembre) è stato sorprendente: Grumello così forse nessuno l’ha mai
visto, ma la creatività, la passione e l’impegno che trapelano da ogni singolo particolare è un piccolo segno di cosa muove nel cuore
un progetto come questo.
Dalle pagine di questo notiziario vogliamo
esprimere a tutti il grazie per la bellissima
esperienza!
Alle ospiti dell’istituto che ci hanno accolto
nella loro casa con fiducia, pazienza e tanto
tanto affetto!!!
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detti e fatti
Ai bambini e alle bambini che hanno portato in
questa casa la loro vivacità, lo loro fantasia e la
loro voglia di fare, di sperimentarsi e di mettersi in gioco!!!
Alle operatrici e alle suore dell’istituto per la
loro professionalità e per la grande disponibilità!!!
Alle mamme (e ad alcune nonne!), la cui collaborazione è stata davvero preziosissima in ogni
momento!!!
Monica con le insegnanti delle classi seconde
e terze del plesso “Paolo Ravasio”
RICORDO DELLA SIGNORA LUIGINA
La pubblicazione dell’articolo “Pregano” sul n. 218 di “Grumello Comunità”, mi ha
spinto a riprendere l’argomento.
Anch’io, unitamente alla mia famiglia, ho conosciuto la signora Luigina nel lontano
1985, quando il Seminario di Bergamo aveva organizzato una pellegrinaggio a Roma
per incontrare papa Giovanni Paolo II a conclusione del triennio delle scuole medie.
Quell’incontro è stato motivo d’inizio d’una sentita e coinvolgente amicizia. Per la
mia famiglia la vicinanza con la signora Luigina è stato un elemento determinante
per intensificare la nostra fede.
La mamma di don Eugenio Zanetti ci è apparsa subito una donna attenta, discreta e
premurosa. Ci confidava che dal giorno dell’ordinazione sacerdotale del figlio si era
avvicinata intensamente alla preghiera (nell’articolo sopra accennato viene detto
con tanta convinzione e giustezza che Luigina ha pregato “con insistenza, passione
e caparbietà tutta materna”). E’ vero: le difficoltà alle quali è andata incontro, a
cominciare dalla dipartita del marito, non l’hanno piegata, anzi si è mostrata con
pieno vigore nell’affrontare un futuro pieno di incognite. Oggi questa mamma
straordinaria non c’è più. Il Signore l’ha voluta dove l’eternità è un vero dono per
chi si è adoperato nel bene nella vita terrena, soprattutto per aver seguito il suo don
Eugenio.
E in ultimo, condivido anch’io che ”è difficile la vita delle nostre mamme”. Senza di
loro i nostri sentimenti e la nostra crescita non avrebbero l’amore pieno che ci fa
uomini.
Prof. Giovanni Sergi
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SULLE STRADE E ALL’ALTARE
Quando, di recente, è morto don Gallo, il “prete di strada” che, negli angiporti di
Genova, si prendeva cura della gente cosiddetta “perduta”, una persona amica mi
ha informata che Candido Cannavò, ora defunto e già direttore della Gazzetta dello
Sport, aveva dedicato a don Gallo e ai sacerdoti come lui un libro intitolato “Pretacci”.
Era un titolo provocatorio che voleva indicare la difficile posizione che quei sacerdoti
occupavano (e occupano) nel tessuto della Chiesa ufficiale, e il conseguente giudizio
negativo da parte di tanta gente comune. Ma i contenuti del testo di Cannavò erano
di assoluto rispetto e di profonda considerazione per il loro operato. Don Gallo, don
Benzi, don Ciotti, don Mazzi, e tanti altri preti, più o meno conosciuti, si sono dedicati, e ancora si dedicano, a un “mestiere” che “sporca le mani”, a una “missione” al di
fuori delle mura di una normale parrocchia, rivolta a drogati, prostitute, stranieri,
mafiosi e simili, carcerati, barboni, a quegli ultimi fra gli ultimi che noi “gente normale” (ma quanto?) preferiremmo forse non incontrare, non vedere, non ascoltare. E,
fra i preti delle carceri, anche nella nostra diocesi don Fausto Resmini percorre, di
notte, le periferie delle stazioni alla ricerca di tanta gente infelice da soccorrere e
recuperare. Ma perché, questi preti, a qualcuno viene in mente di definirli “pretacci”?
Forse perché noi, così “tranquillini” e “normali” come ci autodefiniamo, siamo come
ingessati nelle quotidiane attività dei nostri sacerdoti i quali celebrano, amministrano i Sacramenti e operano a contatto di gente (giovane o adulta) che in definitiva non
sembra creare troppi problemi.
Ma pensiamo a nostro Signore.
Vissuto in una terra socialmente non paragonabile alle terre dei nostri tempi, la
Palestina, allora abitata in prevalenza da pastori e contadini, oppressa da un popolo
straniero, angariata da esattori, scribi, farisei, oltre che dalla insensibile e arrogante
casta dei sacerdoti, come svolgeva egli la sua missione? Certo, nei Vangeli lo vediamo mentre, seduto su una altura o in una barca poco discosta dalla riva, ammaestra
solenne le turbe; o mentre, al chiuso di una stanza, si rivolge ai discepoli per insegnare loro il “mestiere” dell’apostolo che ha il compito di evangelizzare le genti. Lo
vediamo “spezzare il pane” e benedire la mensa in una sala con i tappeti dove siede
solamente con i suoi dodici, e là istituire l’Eucaristia per tutti noi, di ogni luogo e di
ogni tempo. Ma lo vediamo anche - per compiere la sua missione di salvezza e insegnarla ad altri - percorrere strade polverose e insicure, aggirarsi per i mercati fra
imbroglioni, straccioni, malati incurabili, gente di malaffare. Lo vediamo andare in
bestia tra i mercanti del Tempio. Soffermarsi, da solo, accanto a un’adultera, che non
è certo una presenza rispettabile. O vicino a un pozzo, in terra di Samaria, dare discorso, ancora da solo (i discepoli sono andati in giro a comperare il pane), a una “donna
facile”, che è appartenuta a cinque mariti e ora appartiene a un convivente. Lo vediamo mentre accetta, durante un banchetto, le attenzioni di una donna di strada che gli
profuma i piedi, glieli lava con le lacrime e glieli asciuga con i capelli. Risponde di sì
a un invito a pranzo a casa di un odiato esattore delle tasse. Nostro Signore, era un
“pretaccio” anche Lui?
In realtà, in strada o accanto all’altare, “tutti” i sacerdoti sono “sacerdoti”. Alla
maniera di Melchisedech e in eterno.
Cosicché a tutti loro va il nostro rispetto e la nostra incondizionata gratitudine.
27
detti e fatti
Lina Distefano
E SE LE COSE FOSSERO
PIU’ SEMPLICI
Andrea Belotti
detti e fatti
Tanto tempo fa, in un paese molto lontano, nacque un re molto saggio e molto amato dal
suo popolo. Prima di morire chiamò davanti a sé tutti i suoi sudditi e chiese loro se fosse
stato un buon re. Tutti lo acclamarono a gran voce, si dissero molto dispiaciuti della sua
prossima dipartita e gli chiesero di dare loro un ultimo saggio consiglio che consentisse
loro di vivere per sempre in pace e in serenità. Il re rifletté a lungo e poi, con un lungo
sospiro chiese: “ve lo darò solo a patto che tutti promettano solennemente di osservarlo”.
Travolto da una acclamazione di promesse, il re disse: “vivrete in pace se eliminerete e non
tollererete più alcun privilegio tra di voi”. Gli applausi a questo punto diminuirono sensibilmente ma, ormai, la promessa era stata fatta e nessuno se la sentì di smentirsi.
Appena il re passò a miglior vita, per dare più risalto alle sue parole e sempre in suo onore,
i funzionari del regno, che in tema di privilegi ne sapevano molto, organizzarono subito
una serie di convegni con lo scopo di studiare molto approfonditamente quanto il re aveva
detto. Furono invitati in qualità di esperti magi e sapienti da oriente e da occidente, tutta
gente che aveva studiato e che sapeva il fatto suo. La tesi che andò per la maggiore, sostenuta anche dai più riconosciuti saggi del tempo, fu che la sconfinata saggezza del defunto da tutti ammirato non potesse aver partorito una concetto tanto banale quale quello che
a prima vista appariva dalle sue parole. La eliminazione di ogni privilegio, pura e semplice, era cosa che poteva essere pensata anche dalla mente sempliciotta dell’ultimo dei sudditi, talchè poco si confaceva, dicevano gli studiosi, alla grandezza dell’ammirato legislatore. Certamente le sue parole nascondevano significati reconditi e molto complessi che
abbisognavano di lungo studio.
Anche i sacerdoti del tempio stanziarono una somma per la locale università destinata a
una ricerca tesa a dimostrare che le frase “non tollerare alcun privilegio” andava intesa in
senso metaforico, in particolare analizzando i significati semantici del termine “privilegio". Vennero prodotte monografie e trattati su lunghissimi papiri, pazientemente trascritti da abilissimi scriba, molto puntuali ma al tempo stesso molto complessi. Fu necessario pertanto rivedere l’intera materia in un simposio, divenuto famoso e dal costo esorbitante, in cui si peritarono i più quotati filosofi, grammatici e antropologi allora conosciuti.
Non da meno furono i giudici, i notai, i mercatanti, i lanieri, i setaioli, i medici, gli speziali, i vaiai e i pellicciai che sponsorizzarono convegni, incontri, appuntamenti, abboccamenti, congressi, meetings, seminari, tavole rotonde: il significato della frase esaminata,
indagata, ponderata, sviscerata e soppesata era sempre più enigmatico e buio.
La faccenda si faceva di giorno in giorno sempre più complessa, vasta e composita perché,
stante la generale volontà da tutti affermata e ribadita a gran voce di voler ad ogni costo
onorare la promessa fatta al grande re che tutti amavano, sussisteva la oggettiva impossibilità di interpretarne correttamente l’intrinseco significato.
Un giorno un poveraccio che stazionava sempre sulla piazza bighellonando, vedendo uscire da una angosciante riunione un gruppo di studiosi stanchi e afflitti dai tortuosi ragionamenti, si avvicinò e palesò la sua spiegazione: “Non avrà per caso voluto dire che siamo
tutti uguali?”
Solo uno di loro lo degnò di uno sguardo, alzando leggermente un sopracciglio in segno
di disgusto, mormorando “brutta storia non aver studiato”.
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SPAZIO VERBALI
a cura di don Angelo
Il Consiglio Pastorale Parrocchiale si è riunito
in seduta ordinaria il giorno 26 aprile 2013.
Si è fatta la verifica del Tempo di Pasqua e del
mese di maggio. Si è proposto di tenere una
riflessione da parte dei sacerdoti durante le
celebrazioni delle messe serali del mese di
maggio.
Le celebrazioni dei Sacramenti si sono svolte
regolarmente e sono riuscite benissimo, a
parte il fatto che in quelle occasioni pochi
genitori si sono accostati alla confessione.
La Messa vigiliare di Pentecoste ha visto una
partecipazione non massiccia: per esempio
mancavano i ragazzi che avevano da poco
celebrato il sacramento della Cresima.
Comunque si è rivelata un’esperienza positiva. E’ stata riportata in consiglio qualche
lamentela circa la cancellazione, in quella
occasione, delle messe prefestive, ma don
Angelo ha ribadito che la scelta è stata fatta
anche per abituarci all’idea che non ci potrà
essere in futuro l’abbondanza di celebrazioni
cui siamo abituati adesso. Alle due serate di
preparazione nella chiesa del Boldesico (animate dal Gruppo del Rinnovamento nello
Spirito) la partecipazione è stata buona: si
ritiene positiva l’iniziativa che potrà essere
riproposta il prossimo anno. Qualcuno si è
lamentato perché non è stato possibile trasmettere via radio la celebrazione in quanto
tenutasi nella Chiesa del Boldesico. Si propone di verificare il costo per un impianto di
trasmissione anche in quella chiesa.
Si passa alla programmazione ultima della
Festa degli anniversari di sacerdozio e di consacrazione religiosa del 26 maggio. Alla sera
di quella domenica ci sarà la cena dei Rioni in
oratorio.
Per le SS. Quarantore è stato proposto di
dislocare i luoghi dell’adorazione nelle varie
chiese della parrocchia (Parrocchiale, Istituto
Palazzolo, Boldesico e San Pantaleone).
Durante la messa conclusiva del mese di
maggio ci sarà un’introduzione alla celebrazione delle Quarantore. Si riflette sull’opportunità di spostare la celebrazione delle
Quarantore in un altro momento dell’anno in
modo da coinvolgere più persone. Questo
infatti è un periodo piuttosto pieno di altre
iniziative ed è più difficile coinvolgere, ad
esempio, i ragazzi che frequentano il catechismo. L’idea è condivisa da parte di molti ed è
da considerare nella programmazione futura.
Ma si dice anche che non è solo questione di
date: è importante trovare le modalità di preghiera più vicine a ragazzi, giovani e adulti
perché la preghiera e la riflessione diventino
più significative per loro.
Si procede con la programmazione pastorale
2013–2014. Don Angelo, per l’estate, fa la proposta di riunirsi in qualche cortile di condominio per una lettura e riflessione sulla
Bibbia. (vedi prima pagina di questo bollettino).
Oltre a questa sono emerse alcune idee circa
la vita pastorale della nostra parrocchia che
sono state riprese e messe nero su bianco nell’ultima seduta del Consiglio, quella congiunta con il Consiglio degli affari economici
e il Consiglio dell’Oratorio, che si è svolta il 18
giugno. Nessuno stravolgimento rispetto al
Piano pastorale della nostra Comunità approvato nel 2010. Solo qualche aggiustamento di
orario (la messa del venerdì sempre alle 20.30
per tutto l’anno, per esempio); l’impegno a
coinvolgere nuove persone e giovani nel
gruppo che cura la liturgia, anche in vista di
una revisione dei riti del Battesimo e del funerale; l’impegno ad elaborare il progetto caritativo del prossimo anno; la decisione di continuare l’attività del Cinema Aurora con l’installazione dell’impianto di proiezione digitale.
detti e fatti
CONSIGLIO PASTORALE
PARROCCHIALE
29
CONSIGLIO PASTORALE
VICARIALE
Nell’ultima seduta del Consiglio pastorale
vicariale del 23 maggio, la sopravvenuta
urgenza di esaminare un documento proveniente dal Vescovo, che riguarda l’itinerario
che si dovrebbe seguire nella costituzione
delle “famose” Unità pastorali, per inviare
osservazioni e proposte entro l’estate, ha
obbligato il Consiglio alla lettura del documento e alla sua valutazione. Diverse sono
state le osservazioni e le proposte di correzione di alcuni passaggi del documento che
porta il nome complicato di “Instrumentum
laboris”. Il vicario locale avrà il compito di
raccoglierle e di farle pervenire al segretario
del Consiglio presbiterale diocesano.
detti e fatti
OFFERTE MAGGIO
Da ammalati
N.N.
N.N.
Dai genitori della I Comunione
In memoria di Carlo da condominio Tre Punte
In memoria di Maria, Luigi Benini e don Terzo Calonghi
Da classe 1938
Offerte Condominio Grappa
Offerte Rione Seriole
Offerte via Fosca
Offerte S. Rocco
Offerte Rione Stazione
Offerte Rione Rocca 1°
Offerte Rione Rocca 2°
100,00
165,35
50,00
250,00
150,00
100,00
200,00
70,00
241,00
83,32
330,89
146,23
361,74
221,75
Offerte messe festive
Parrocchia
Boldesico
Casa di riposo
Offerte messe feriali
Parrocchia
Sacramenti
1.220,52
2.200,00
Totale entrate dal 1 al 31 maggio 2013
8.623,23
2.032,55
593,33
106,55
Oratorio
Da ditta Cortec S.p.A in memoria di Roberto Perletti e della collega Sara 1.500,00
Merende elementari
59,20
Ragazzi prima media
80,83
N.N.
50,00
Da bartiste in gita
880,30
Vendita biglietti sottoscrizione Festa della Comunità
1.586,00
Cena Palio rioni
6.469,75
Rione Monte
150,00
Da vendita oggetti artigianali realizzati nel “progetto mercoledì”
10,00
10.786,08
Totale
30
CARLO ZADRA
spiritualita
,
Non disdegnare, mio Dio, i pochi frutti
che nel viaggio raccolsi per Te
e accogli i pochi fiori esili e appassiti
che son giunti fin qui.
Guardali benigno
e i frutti si moltiplicheranno
e i fiori torneranno freschi e vigorosi.
Il cammino fu lungo, Signore.
pieno di sassi e di spine.
Mi riposai all’ombra del meriggio infuocato,
ma il sole mi colpì;
mi rifugiai nelle spelonche
quando infuriò la bufera,
ma il vento mi schiaffeggiò.
Ora son giunto, o Signore,
e busso alla Tua porta.
Essa si aprirà
perché Tu lo hai promesso:
né colpo di bufera né ardore di sole
mai più mi colpirà.
Questi versi, scritti da una pastorella toscana, Dina Ferri,
nel lontanissimo 1930, accompagnano l’immagine-ricordo di Carlo Zadra, venuto a mancare qui fra noi l’8 giugno
di quest’anno. Ora riposa fra le sue montagne.
Appassionato e valente enologo, originario della trentina
Val di Non, era approdato alla Tenuta Castello nel 1965 e se
ne era preso subito cura. Aveva profuso fin da principio il
suo talento nell’incrementare, variare e migliorare la coltura della vite, che già esisteva qui da noi, e in particolare la “cultura del vino”, portandole a livelli e notorietà a
dir poco eccezionali. Un pezzo della storia di Grumello del
Monte riguarda anche lui.
La signora Celestina, sua moglie e compagna amorevole
di fatiche per tutta una vita, ha scelto per lui questi versi
semplici e profondi che crediamo si adattino a chiunque.
Infatti, sassi e spine, sole cocente e bufere non hanno
risparmiato né risparmiano mai nessuno. E tutti, al termine della vita, bussiamo fiduciosi a “una Porta”.
L.D.
31
SULLE CINQUE DITA
a cura di Liliana F.
Domenica 14 Aprile in Piazza San Pietro a Roma il nostro nuovo Pontefice ci ha regalato
una preghiera che scrisse una quindicina di anni fa quando era ancora Vescovo di Buenos
Aires.
Ci sono i valori che il Pontefice ci ha già svelato in questi primi giorni di pontificato : umiltà,
semplicità, comprensione, accettazione, e il silenzio tanto caro ai Gesuiti della preghiera.
Considerando la forma della nostra mano possiamo utilizzarla in un modo nuovo.
La mano con le sue 5 dita può diventare uno strumento utile alla preghiera: le cinque dita
che la compongono possono diventare cinque suggerimenti di preghiera.
Spero che queste 5 diverse espressioni della preghiera, diventeranno parte integrante delle
nostre vite.
1 - Il pollice è il dito a te più vicino, più grande, più forte e ci ricorda il più grande di tutti e
cioè Dio. Allora possiamo cominciare le nostra preghiera partendo dalla nostra " LODE " al
Padre creatore del cielo e della terra, continuando a pregare per coloro che ci sono più vicini.
Sono le persone di cui ci ricordiamo più facilmente. Pregare per i nostri cari è un dolce obbligo.
2 - Il dito successivo è l'indice. Allora possiamo continuare la nostra preghiera indicando le
cose che ci stanno davanti, quelle per cui siamo riconoscenti a Dio. Questa preghiera sarà di "
RINGRAZIAMENTO. " Prega per coloro che insegnano, educano e curano. Questa categoria comprende maestri, professori, medici e sacerdoti per indicare agli altri la giusta direzione.
Ricordali sempre nelle tue preghiere.
3 - Il dito successivo è il maggiore, cioè il medio. Indica la parte maggiore della nostra preghiera e dovrebbe essere dedicata all' " INTERCESSIONE ". Ci ricorda i nostri governanti. Prega
per il presidente, i parlamentari, gli imprenditori e i dirigenti. Sono le persone che gestiscono
il destino della nostra patria e che guidano l'opinione pubblica... hanno bisogno del consiglio
di Dio.
4 - Il quarto dito è l'anulare, cioè il dito degli anelli e delle promesse, perciò possiamo pregare facendo a Dio delle " RICHIESTE STRAORDINARIE " o " SUPPLICHE " che nascono dal profondo
dell'anima. Lascerà molto sorpresi, ma è questo il dito più debole. E' lì per ricordarci di pregare per i più deboli, per chi ha sfide da affrontare, per i malati. Hanno bisogno della tue preghiere di giorno e di notte. Le preghiere per loro non saranno mai troppe. Ed è li per invitarci
a pregare anche per coppie sposate.
5 - Per ultimo arriva il nostro dito mignolo. Il più piccolo di tutti, come piccoli dobbiamo sentirci noi di fronte a Dio e al prossimo. Come dice la Bibbia... gli ultimi saranno i primi.
Il dito mignolo ci ricorda di pregare per noi stessi. Sarà allora che potrai capire meglio quali
sono le tue necessità e da questa preghiera dovrà partire " LA CONFESSIONE " dei nostri peccati.
Successivamente apriamo il nostro cuore al Padre Celeste dicendogli i nostri problemi, le nostre
angosce, i nostri tormenti. Passeremo del tempo a confessare a Dio i nostri pensieri, e i nostri
sentimenti, i nostri bisogni personali acquisteranno pian piano una diversa prospettiva e riusciremo persino a trovare delle soluzioni ai nostri problemi.
spiritualita
,
"LA PREGHIERA SULLE CINQUE DITA DELLA MANO"
DI PAPA FRANCESCO
32
A NOSTRA SIGNORA
inviata da p. Stefano Belotti (Brasile)
Consagração a Nossa Senhora
Preghiera di consacrazione alla Madonna
O mia Signora, o Madre mia,
io mi offro tutto a te,
e come prova della mia devozione a te,
ti consacro in questo giorno e sempre,
i miei occhi, il mio udito, la mia bocca, il mio cuore e tutto il mio essere.
E visto che sono tuo, o Madre incomparabile,
custodiscimi e difendimi come tua proprietà.
Ricordati che ti appartengo, Madre tenerissima, mia Signora.
Ah, custodiscimi e difendimi come qualcosa di tua proprietà.
spiritualita
E porque assim sou vosso(a),
ó incomparável Mãe,
guardai-me e defendei-me como propriedade vossa.
Lembrai-vos que vos pertenço, terna Mãe, Senhora nossa.
Ah, guardai-me e defendei-me como coisa própria vossa.
(lingua portoghese)
,
Ó Senhora minha, ó minha Mãe,
eu me ofereço todo(a) a vós,
e em prova da minha devoção para convosco,
Vos consagro neste dia e para sempre,
os meus olhos, os meus ouvidos,
a minha boca, o meu coração e inteiramente todo o meu ser.
P.S. Questa preghiera si recita toccando gli occhi, le orecchie e la bocca quando si nominano.
33
UN GRIDO DA ASCOLTARE
a cura di don Angelo
Padre Valentino
missioni
Da qualche tempo, su idea di Andrea e Ilary,
un gruppo di amici, insieme col gruppo missionario parrocchiale, si sta incontrando una
domenica sera al mese, per vivere un
momento di preghiera, di formazione, di
confronto e di amicizia. Avendo la missionarietà come punto di riferimento. Queste serate sono state anche l’occasione per ascoltare
testimonianze di vita missionaria, tutte molto
vive e interessanti. E così con don Luciano ci
siamo fatti un’idea della bellezza della Bolivia e anche dei suoi problemi, con padre
Mario abbiamo potuto conoscere un po’ da
vicino la chiesa del Malawi e il lavoro dei
padri monfortani.
Nell’ultimo incontro sono stati con noi padre
Enzo, già collaboratore e amico di Amneris
nella Repubblica Centrafricana, che ci ha
accompagnato in tutte le serate, e il suo confratello cappuccino padre Valentino. Il loro
racconto ha alzato un velo sulla drammatica
situazione delle popolazioni, soprattutto cristiane, di quello stato africano. Parlo di velo,
perché nessuno ne parla, nessuno è al corrente, se non gli amici di questi coraggiosi missionari, che si tengono in collegamento con
telefono e mail. Il loro racconto, sostenuto dai
ricordi ancora freschi di Amneris, è stato
molto accorato e coinvolgente. Il giorno
dopo, la domenica mattina alle 10.00, i due
frati hanno celebrato la messa in parrocchia.
Al termine hanno distribuito un loro giornalino, “Lanterna missionaria” (sono di
Genova!), che in poche pagine cerca di dare
34
un quadro della situazione. Mi è sembrato
giusto e doveroso dare risalto, attraverso
“Grumello Comunità”, a quelle notizie, riassunte nell’articolo di apertura di padre Enzo.
Per tanti motivi (non ultimo il fatto che molte
delle iniziative missionarie laggiù sono state
sostenute da noi grumellesi!) non si possono
sciogliere i legami di fraternità che ci uniscono a tutto il mondo e in particolare a chi è nel
bisogno.
Riportiamo dunque ampi stralci di quelle
pagine.
Alcuni anni fa, quando i militari di François
Bozizé in Centrafrica bruciarono la cittadina
di Ngaoundaye ed alcuni villaggi, uscì un
numero di “Lanterna Missionaria” intitolato:
"Gridiamo".
Ora dovremmo gridare come allora. Sono i
corsi e i ricorsi della politica Centrafricana: ad
ogni colpo di Stato (almeno uno ogni dieci
anni) si ripetono gli stessi orrori: uccisioni,
stupri,
saccheggi,
distruzioni,
incendi...Questa volta è il territorio centro-est
della Repubblica Centrafricana che ci è passato: Kabo, Gofo, Batangafo, Bossangoa,
Birao, Bambari, Bangassu e ... Bangui, città
quasi completamente distrutte. Quali sono le
politiche schifose che promuovono ed
appoggiano questi colpi di stato? A noi non è
mai dato di sapere la verità.
Certi dicono: il petrolio, altri dicono l’uranio,
l’oro, i diamanti, il legname; altri dicono
ancora: è l’Arabia Saudita che finanzia l’islamizzazione dell'Africa centrale e perciò paga
questi colpi di stato per occupare i territori ed
instaurare regimi islamici.
Forse è tutto vero: gli occidentali rubano, ma
i militari mercenari che compiono questi colpi
di stato sono degli avvoltoi che prendono con
gli artigli e portano altrove, cioè in Ciad e
Sudan. E’ umiliante quello che succede. Nei
paesi “civili” si ignora tutto: il primo giorno
fa notizia, ma poi tutti dimenticano che il
sangue continua a colare.
“Sai che i Seleka mercenari, vanno in giro con
La casa della salute
i ribelli di Seleka, che hanno preso il potere,
possano fare tutto quello che vogliono”.
Si parla di 40 o 50 mila profughi in Congo,
Ciad, Cameroun.
L’Arcivescovo dice: “Ci sono delle persone che
sono fuggite dai quartieri e che si rifugiano
attualmente nell’Hopital Communautaire, che
accoglie al momento 1.400 fuggiaschi. Ci
sono scene di desolazione, bambini piccoli
sul pavimento senza nulla da mangiare. Una
mamma mi ha detto: "Non ho mangiato
neanche un mango in tutto il giorno". Al
momento i cristiani sono impegnati negli
ospedali a preparare pasti da offrire ai loro
fratelli e sorelle senza distinzione di credo o
di razza, perché tutti gli uomini sono creati
ad immagine di Dio”. (Fr. Enzo Canozzi)
missioni
i bazooka sulle spalle?” mi dice Danilo, un
missionario laico, che è rientrato oggi dal
Centrafrica. “Sai che alle barriere stradali, che
controllano tutti, ci sono delle donne in ciabatte, con tuta mimetica, con il mitra, con un
bambino nel marsupio dietro alla schiena:
sono le più cattive”. “Ci sono anche dei bambini con il mitra ed il trasmettitore, come dei
generali”.
Già questo ci dovrebbe far urlare, ma se poi
consideriamo quello che combina questa
gente, con le armi che hanno in mano, ci
mettiamo a piangere di sicuro, per loro e per
le loro vittime.
Il Centrafrica è un paese laico dove ognuno è
rispettato nella sua fede. Non si può tollerare
quello che fanno contro i cristiani. Tutti vivono nella paura. L'Arcivescovo di Banguì,
Dieudonné Nzapalaìnga, dice: “C'è una paura
terribile; si teme che incendino tutto. lo stesso ho accompagnato a piedi alcuni bambini
perché attraversassero la strada: tutti i bambini avevano paura ... lo mi chiedo come sia
possibile traumatizzare proprio i bambini, i
più piccoli, che rappresentano l'oggi ed il
domani del Paese? Semplicemente vedendo
le armi, sentendo gli spari, vedendo i veicoli
che viaggiano a tutta velocità, tutti i bambini hanno paura... Abbiamo l'impressione che
Nella rivista missionaria veniva anche riportato un documento che si fa certamente risalire alle menti che stanno dietro i ribelli e che
parla drammaticamente di un progetto di
progressiva militarizzazione e procacciamento di armi, per imporre in un certo modo con
la violenza e con l’intervento di mercenari,
l’islamizzazione
della
Repubblica
Centrafricana, che attualmente, quanto a
appartenenza religiosa, è ampiamente a
maggioranza cristiana.
35
La casa dei preti
Drammatico è anche il racconto di padre
Valentino, fino a poche settimane fa ancora
là, in situazione molto precaria per la sua
stessa vita e quella dei suoi confratelli. Ne
riportiamo un tratto dalla stessa rivista.
missioni
Cosa ha costretto i frati a partire?
Ecco la lettera di Fr. Valentino: "Questa notte
tra mercoledì e giovedì, mi sembrava di essere nel rifugio ad Arenzano durante i bombardamenti del '44. Erano passate le 23 di qualche minuto, quando uno scroscio di armi
automatiche con rumori taglienti, si abbatte
sulla nostra concessione di Gofo. Il silenzio e
la calma della notte ci hanno fatto percepire i
rumori moltiplicati per dieci. Sentendo picchiare i proiettili poco distante, nel buio più
intenso, scivolai dal materasso sotto il letto,
aggiustandomi un lenzuolo sul pavimento e il
secondo sul corpo. Così facendo speravo di
non essere preso da pallottole: sopra, ero
protetto dal materasso contro proiettili perduti. Un trenta minuti di inferno. I mastini
seleka pensavano che avremmo aperto le
porte, ma non fu così. In mattinata potemmo
farci un'idea sull'operato di questo commando di forsennati: con tre moto erano scesi
poco prima da Kebo; a fari spenti si avvicinarono alla nostra concessione, sparando da
fare accapponare la pelle.
I ribelli venivano da sessanta chilometri in
piena notte, sperando di fare bottino, come
36
già lo fecero, più volte. Durante i trenta
minuti di spari, steso sotto il letto, mi sono
detto i Padre Nostro dell'ufficio delle letture.
E poi il Rosario.
Valentin, Roland e l'Abbé Hileire (rifugiato da
noi) dormono al primo piano del caseggiato;
io dormo in una stanza al suolo in un piccolo
abitacolo poco distante. Verso l'una sento
che mi chiamano timidamente, era Roland:
"Padre, ci sei?". Apro allo scuro; e ci sediamo.
"Una cosa simile non è possibile! Cosa vogliono da noi! Non possiamo continuare così. In
mattinata non suoniamo la campana, restiamo chiusi fino alle 6: celebreremo un po' più
tardi, la gente certamente è tutta fuggita nei
campi!
In mattinata potemmo vedere gli innumerevoli bossoli sparati. Ma i colpi erano sparati
ad altezza d'uomo. Una pallottola ha attraversato una porta ordinaria, è entrata nel
locale ed ha bucato un armadio solido in ferro
e riuscendo ancora a passare una tramezza e
cadere a terra. Anche uno solo di questi colpi
e tutto è finito! Anche se ti trovi sotto il letto!
Abbiamo fatto una riunione di famiglia, noi
quattro. Il facente funzione di superiore, Fr.
Valentin, ciadiano, ci ha manifestato il suo
stato di animo: impossibile restare ancora a
Gofo in questo modo per farci ammazzare...
etc etc.
Tutti e quattro restammo d'accordo di telefonare subito a Fr. Serge il Vice Provinciale che
si trova a Bangui. Spiegammo il nostro patema d'animo e arrivammo a un compromesso
con i nostri fratelli cristiani: partire ... Con
quale mezzo? Non sappiamo. Ci hanno rubato tutte le auto”.
Due giorni dopo vennero a prenderli i militari della forza FOMAC. Quando partirono, i cristiani piangevano. "Gli promettemmo che
saremo ritornati appena ci fosse un po’ di
pace”.
Un’ultima cosa per avere un’idea dell’entità
del disagio che queste vicende stanno procurando. Quanto è costato questo colpo di stato
in RCA alla Missione dei frati Cappuccini? Si
contano solamente le cose materiali, non è
possibile valutare il dolore e la paura.
Trattori, 10 paia di buoi da lavoro, la scuola
dei catechisti, il garage, efficientissimo, 4
fuori strada per tutti i servizi, riserva di carburante; soldi e carburante, altri due fuoristrada. Il tutto: più di un milione di euro.
Si contano solamente
le cose materiali,
non è possibile valutare
il dolore e la paura
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missioni
Soldati
PERCORSI XL
dall’Azione Cattolica
raccont A.C.I.
PERCORSO RAGAZZI
Con l’XL del 3 marzo si è concluso il percorso di 5 incontri, iniziato a Bani di Ardesio ad ottobre. Facendo un bilancio possiamo dirci soddisfatti sapevamo che saremmo riusciti a “mettere in scena” l’ambientazione della proposta diocesana e nazionale (per i pochi incontri a
disposizione) ma non per questo abbiamo rinunciato a mettere al centro la Parola approfondendo il Vangelo del giorno, proponendo attività che rendevano protagonisti i ragazzi e che
li aiutavano a sentirsi Chiesa con la loro famiglia. Scoprendo che anche i loro genitori stanno
facendo un percorso, fatto di confronto con altri genitori per poter accettare la stessa sfida
offerta ai ragazzi: vivere la parola di Dio nel quotidiano.
Per il prossimo anno riproporremo lo stesso “impianto” della proposta, approfondendo il
Vangelo della domenica facendo “esperienza” di alcuni temi che la Parola suggerisce. Vanno
affinate le attività con una buona programmazione, con un’attenta individuazione dei temi da
proporre con l’aiuto di don Fabio, una formazione pedagogica mirata e una maggiore individuazione sugli archi di età dei ragazzi il gruppo educatori può esprimersi al meglio.
Ci piacerebbe garantire ai ragazzi delle scuole medie i due incontri proposti dal centro diocesano e far interagire di più i ragazzi con i genitori dopo il momento del pranzo. Sottolineiamo
la preziosa presenza dei seminaristi e speriamo che possano essere presenti anche per l’anno
prossimo. Non ci dimentichiamo delle ottime cuoche Antonietta e Maria che con arrosti, lasagne e hamburger hanno messo la “ciliegina” sull’incontro.
PERCORSO ADULTI
La sfida lanciata agli adulti aderenti al cammino XL di rendere questa serie di incontri un
“luogo” dove poter discutere con altri adulti di temi riguardanti la famiglia, dinamiche educative, ecc, è stata accolta di buon grado manifestando tanta passione e grande interesse.
Utilizzando la metafora proposta a Bani di Ardesio “I sassi più grossi”*, ci siamo chiesti se nel
nostro bagaglio formativo familiare abbiamo messo per prima i “sassi grossi” che stanno a
rappresentare le cose importanti sulle quali si fonda tutta la nostra esistenza familiare. La
metafora continua dicendo che se nel nostro bagaglio iniziamo a riempirlo di “sassi piccoli”
occuperanno tutto lo spazio e non ci sarà più posto per le cose importanti fondamentali, mentre è vero il contrario se mettiamo prima i “sassi grossi” quelli piccoli troveranno sempre un
posticino e magari scopriremo che possiamo anche farne anche a meno. Abbiamo cercato di
mettere sul tavolo della discussione le tematiche che abbiamo ritenuto importani basilari:
“nome utente:FAMIGLIA”, “la buona moglie fa il buon marito”, “essere genitori: dove eravamo
quando distribuivano i manuali?”, “famiglia e fede”, “rapporto famiglia e famiglie”.
Questo ci pare sia un buon inizio l’anno prossimo riproporremo la stessa modalità, attraverso
il passaparola e sfruttando i canali comunicativi parrocchiali cercheremo di far conoscere
meglio la proposta. Ci auguriamo di poter incontrare questa esigenza formativa in altre famiglie, e di sederci a confrontare con altri adulti sensibili a questa tematica. *(http://www.piccolestorie.it/Storia.php?id=427)
38
PERCORSO ADULTISSIMI: PASS-WOR(L)D
Anche per quest’anno, abbiamo concluso gli incontri mensili del gruppo “LE QUERCE DI
MAMRE”, gli adulti di A.C. un po “più” adulti ovvero Adultissimi, che sono alla scoperta della
vocazione all’anzianita’.
Con il preziosissimo aiuto (supporto/ sostegno) del nostro parroco Don Angelo, abbiamo
meditato (riflettuto) sulla lettera pastorale del Vescovo Francesco “LA FRATERNITA’ CRISTIANA”,
tema attuale sia per l’indizione dell’anno della Fede, che per la prospettiva delle Unità
Pastorali delle quali abbiamo letto e sentito parlare spesso ultimamente.
Se questo futuro cambiamento un po’ ci preoccupa, sarà senz’altro un’occasione che chiama
tutti i cristiani ad una più responsabile collaborazione con la Parrocchia e le altre comunità.
I nostri incontri sono momenti di preghiera, di ascolto, di approfondimento della parola di
Dio, di riflessioni, per poi tornare al nostro quotidiano, dove trovare la presenza di Dio nelle
realtà che incontriamo (ci circondano) testimoniando la nostra fede, la fraternità cristiana con
l’esempio, la solidarietà, il volontariato.
Pensiamo che anche ad una “ certa età” si possono mettere in pratica, secondo le proprie possibilità, i carismi che Dio ci ha donato per poterlo amare fino alla fine, come lui ci ha amato,
donando perfino Se Stesso.
Enrica
39
VEGLIAMO SUL NOSTRO
PROSSIMO?
Paola Brevi
Come abbiamo fatto
a diventare così?
parliamone
Anche a distanza di tempo, la vicenda di Kabobo, il picconatore folle che ha seminato
panico e morte a Milano lo scorso 11 maggio, dà da pensare. Non solo per l’incomprensibile gesto del ragazzo, ma anche e soprattutto per il comportamento della comunità circostante.
Giornali e telegiornali si sono interrogati a lungo sul perché le prime tre persone aggredite solo lievemente da Kabobo non abbiano chiamato le autorità per denunciare il fatto,
quasi hanno puntato il dito contro un uomo, “reo” di essersi nascosto e di aver pensato
solo a salvare se stesso. In quei momenti, però, è provato che panico e stress non fanno
agire con la ragione e, a prevalere, è solo la necessità di sopravvivere.
Piuttosto il vero problema è un altro: dove erano tutti gli altri? In una città come Milano,
dove i bar erano già aperti, i palazzi hanno tutti finestre sulla strada e il movimento non si
ferma mai davvero, è mai possibile che nessuno abbia visto o sentito niente? Che non ci
fosse nessuno alla finestra? Molto difficile, se non impossibile. Diciamo allora che, forse, gli
altri non hanno voluto vedere.
Certo, è facile puntare il dito contro la comunità, così in generale, e dire che forse Kabobo
poteva essere fermato. Ma se NOI avessimo visto dalla finestra di casa nostra un uomo passeggiare con il piccone cosa avremmo fatto? Diciamo la verità: la risposta più immediata
è che avremmo fatto finta di niente. Ci hanno sempre detto di non impicciarci di affari che
non ci riguardano… E poi magari avremmo potuto immischiarci in una vicenda più grande di noi, rischiando scocciature e ritorsioni.
Ecco dunque il punto: quegli “altri” siamo tutti noi. Ormai abbiamo respirato così tanto
individualismo che, una volta a posto noi, il resto non conta. NOI abbiamo una vita, NOI
abbiamo scadenze e problemi, NOI non abbiamo tempo. Anche a scapito del prossimo.
Così accade che vediamo un incidente in autostrada all’ora di punta e decidiamo di non
fermarci, perché tanto ci penserà qualcun altro, perché ormai con il cellulare chiunque può
chiamare da sé soccorso, perché è tardi. Oppure ci troviamo a commentare il tragico decesso di un conoscente nel dettaglio, ma con estremo distacco. Siamo così abituati a sentire
parlare di dolore e violenza che ormai nulla ci stupisce più. Gli siamo indifferenti, anche
quando è davanti al nostro naso.
Come abbiamo fatto a diventare così? Da quando abbiamo smesso di vegliare sul nostro
prossimo, soprattutto noi cristiani? Non ci piacerebbe ricevere a nostra volta aiuto?
E dire che, con la parabola del buon samaritano, Gesù ci ha indicato la strada da percorrere, e ci ha dato un esempio concreto di amore verso il prossimo insegnandoci come “farci
prossimo” per quanti sono nel bisogno, prestando aiuto anche a scapito della nostra tranquillità e dei nostri interessi…
40
in questi mesi
Egli sara , il Dio con loro
MATRIMONI
Nembrini Luca e Soldi Laura Sposati il 7 giugno 2013
Stella Andrea e Pezzotta Stefania Sposati il 14 giugno 2013
BATTESIMI
Io faccio nuove tutte le cose
(Ap. 21,5)
19 maggio 2013
Monte Gabriel di Tullio e Serioli Jessica, via degli Azzoni, 1
26 maggio 2013
Seghezzi Cristian di Luca e Belotti Silvia, via Beato Luigi Palazzolo, 26
Tallarini Chiara di Cristiano e Finazzi Simona, via Matteotti, 28
16 giugno 2013
Martinelli Alberto di Flavio e Chiara Maria Lucia, via Trento, 21
DEFUNTI
BENINI LUIGIA
16 maggio 2013
aveva 86 anni
BONOMELLI CARLO
20 maggio 2013
aveva 74 anni
MARIANI CAMILLA
5 maggio 2013
aveva 86 anni
CALDARA LIBERA
5 giugno 2013
aveva 83 anni
CORNA MARIA
5 giugno 2013
aveva 85 anni
MARINO ANTONIO
28 aprile 2013
aveva 81 anni
CORINI SANTINA
19 maggio 2013
aveva 78 anni
ZADRA CARLO
8 giugno 2013
aveva 76 anni
BELOTTI ARTEMIA
16 giugno 2013
aveva 83 anni
LOCHIS ROSA
10 giugno 2013
aveva 93 anni
41
in questi mesi
ANNIVERSARI
CANCELLI EMILIO
12 agosto 2000
FINAZZI GIOVANNI
14 settembre 1997
PERLETTI ANGELO
27 agosto 2000
RAVELLI LUIGI
16 luglio 1993
RAVELLI TERESA
11 luglio 2004
RAVELLI MARIA GRAZIA
22 marzo 2008
CALDARA LEONE
11 luglio 2005
RAVELLI MARCO
24 luglio 2011
VIGANI MARIA ASSUNTA
26 luglio 2010
BALDELLI LUCA
17 giugno 1998
BELOTTI ANGELA
27 giugno 1995
BELOTTI EMILIA
21 aprile 1996
MOROTTI CARLO
28 settembre 2009
GERVASO GIOVANNINA
2 luglio 2006
VIZZARDI TIZIANO
4 luglio 1996
ROSSI GIOVANNI
9 agosto 2001
ROSSI ELVIRA
20 agosto 2001
LODA ALESSANDRA
27 giugno 2012
PONZONI MARIA
12 giugno 1997
TOTI GIUSEPPE
14 agosto 2000
BELOTTI BATTISTA
26 gennaio 1960
BELOTTI IDA
6 maggio 1996
BELOTTI ARISTIDE
28 luglio 2001
agenda
LUGLIO/SETTEMBRE 2013
luglio
lunedì
1
venerdì
5
ore 7.30 - 18.30 adorazione eucaristica chiesa Istituto Palazzolo
sabato
6
14.30 - 16.30 possibilità di confessioni in chiesa parrocchiale
domenica 7
inizio CRE e mini CRE
XIV tempo ordinario
domenica 21
ore 20.30 messa alla cappella dei morti del Ponchione
Chiusura estiva oratorio
venerdì
26
ss. Gioacchino e Anna
festa di s. Anna alla chiesa del Boldesico
domenica 28
festa di s. Pantaleone alla frazione del Monte
agosto
giovedì
1
venerdì
2
ore 15.00
confessioni individuali in prep. al Perdono d’Assisi
Perdono d’Assisi
ore 7.30- 18.30 adorazione eucaristica chiesa Istituto Palazzolo
domenica 4
XVIII tempo ordinario
domenica 11
XIX tempo ordinario
mercoledì 14
ore 15,00 -18,00 confessioni individuali nella chiesa del Boldesico
ore 18.30
giovedì
15
messa prefestiva alla chiesa del Boldesico
Assunzione della Beata Vergine Maria – festa alla Frazione del Boldesico
le messe delle ore 8.30 – 10.00 – e 18.30 si celebrano al santuario
dopo la messa delle 18.30 processione alla frazione Boldesico
venerdì
16
ore 20.30 messa celebrata presso la cappellina di s. Rocco
in onore del santo
domenica 18
XX tempo ordinario
venerdì
riapertura Oratorio
23
domenica 25
XXI tempo ordinario
lunedì
S. Alessandro, patrono della diocesi
26
mercoledì 28
inizio festa della comunità in oratorio
29