23-32 - La Gazzetta del Medio Campidano

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23-32 - La Gazzetta del Medio Campidano
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1 aprile 2016
GUSPINI. PROGETTO
COMUNALE
Riqualificare
Monte Santa Margherita
dopo gli incendi estivi
I
l progetto “Monte Santa Margherita” nasce in seguito
alla distruzione provocata dai diversi incendi che si sono
susseguiti la scorsa estate nel territorio comunale e che
hanno destato preoccupazione per gli ingenti danni dal
punto di vista ecologico, sociale e umano. «La difesa delle
aree boschive, quale bene comune, è strettamente legata
alla qualità dei rapporti tra uomo e ambiente, per questo ci
è sembrato doveroso, come Amministrazione, attuare azioni
di sensibilizzazione sull’importanza del patrimonio boschivo, a partire dalle scuole e coinvolgendo i cittadini attraverso le associazioni», afferma Marta Sanna, consigliera
comunale con delega all’ambiente.
Il 25 e il 26 febbraio è stata realizzata la prima fase del
progetto, attraverso lezioni frontali, che ha visto partecipi
145 alunni della scuola primaria facenti parte dei plessi
Grazia Deledda e Is Boinargius. Le attività di informazione, formazione ed educazione ambientale, tenute dal Ceas
del Comune, gestito dall’associazione Legambiente di
Guspini, sono state mirate a promuovere la consapevolezza che uomini e piante appartengono ad uno stesso ambiente e nessuno dei due può fare a meno dell’altro. «Durante le attività in aula più volte è stato ribadito che le piante
sono esseri viventi fondamentali per la vita sulla terra, in
quanto forniscono ossigeno attraverso la fotosintesi clorofilliana e assorbono anidride carbonica, uno dei più pericolosi gas serra, responsabile dei cambiamenti climatici»,
aggiunge Marta Sanna.
Grazie al supporto del CFVA e dell’Ente Foreste,- prosegue Marta Sanna - che ci ha fornito gratuitamente oltre
200 piante delle specie Quercus ilex e Quercus suber, il 5
marzo si è svolta una giornata di piantumazione nel Monte
Santa Margherita che ha visto protagoniste 14 associazioni quali Legambiente, Gentilis, Anteas, Gruppo Archeologico Neapolis, Marinai d’Italia, XConoscere XFare, Age-
ARBUS
sci Guspini1, Associazione per il Parco Geominerario della Sardegna, Liberamente noi, Unione ciclistica Guspini,
Sa Mena, Elafos, Cambas de linna e il Tennis Guspini con
numerosi piccoli allievi che hanno animato la giornata,
ciascuno dei quali, con tanta cura, ha messo a dimora la
propria piantina. L’obiettivo è quello di contribuire a ricreare la naturale copertura boschiva, quale rifugio per
numerose specie animali, che in origine era costituita proprio da lecci e sughere, per prevenire fenomeni di dissesto
idrogeologico e tutelare la biodiversità. Non dimentichiamoci che la Sardegna è un hotspot di biodiversità e ciascuno di noi ha il dovere di difenderla e conservarla».
L’evento di chiusura del progetto si terrà sabato 2 aprile
alle 15 nella struttura sportiva del “Tennis Guspini”, Località Sa Tella, e vedrà impegnate le associazioni in una
seconda giornata di piantumazione nell’area antistante i
campi da tennis. (r. m. c.)
SAMASSI
Un convegno sulla figura femminile
con approfondimenti su alcune tematiche
Sorprendente e partecipata
prima edizione per il convegno sulla figura femminile organizzato dal triennio dell’Istituto Alberghiero e dall’ Associazione di
Volontariato “Angeli nel
Cuore” di Arbus in occasione della Festa della Donna.
«Grazie di cuore a ragazzi,
insegnanti, professionisti
ed esperti - ha puntualizzato il presidente degli Angeli Adele Frau - intervenuti
nel corso della mattinata e
del dibattito che è seguito
all’esposizione della psicologa Alice Bandino e della
scrittrice Iride Peis. Le frasi, i pensieri e le poesie, raccolte dall’associazione nel
corso della settimana del 25
Novembre e lette dagli studenti, hanno messo in luce
problemi e tematiche proprie del mondo femminile,
con particolare attenzione
alla piaga della violenza
sulle donne».
Storie di amori malati, pericolosi, inascoltati o taciuti
raccontati ai ragazzi nell’aula magna dell’Istituto Turi-
Una giornata particolare ricca di eventi
dedicati al ruolo importante della donna
stico e impreziositi dal parere professionale della psicologa Alice Bandino, che
nel corso suo intervento “
Donne, che danno!... Danno per chi?” ha messo in
luce il dramma della violenza e del ricatto psicologico
che spesso sottendono a diverse relazioni familiari e
affettive. Presente al convegno anche Iride Peis, autrice del romanzo “Voci di
donna nella collina di Genna Serapis”, che attraverso
fotografie, ricordi e testimo-
nianze ha svelato ai presenti luci e miserie delle vite
delle donne che, tra Ottocento e Novecento, contribuirono a rendere grande la
miniera di Montevecchio. E
poi musica, video, letture,
fotografie: «Nulla di tutto
ciò sarebbe stato possibile
senza il grande impegno dei
ragazzi dell’ Alberghiero,
sensibili e partecipi. Oggi ha concluso Adele Frau - il
nostro applauso va senza
dubbio a loro».
Francesca Virdis
Domenica 20 marzo nei locali della Fattoria
Didattica “Tanca de Soli” si è svolto un interessante evento che ha visto come protagoniste le donne. Un percorso didattico dal titolo:
“La donna raccontata attraverso la poesia, l’arte figurativa, la musica e le problematiche”,
una giornata all’insegna del buon cibo e della
buona musica che i partecipanti hanno ampiamente apprezzato.
La Tanca de Soli è una fattoria didattica a conduzione familiare che si presenta agli ospiti
come uno splendido agriturismo immerso nel
verde delle campagne samassesi. Per l’occasione si è registrato il pienone e dalle 13 in poi
si è dato il via ad un aperitivo, mentre, le psicologhe Elena Calorio e Roberta Bono hanno
presentato il libro “Ti amo (da farti) morire”;
pubblicazione curata dall’Associazione Donna Ceteris, un’organizzazione no profit che si
occupa dei diritti delle donne e della loro protezione contro le violenze.
Elena e Roberta hanno ricordato come sia importante denunciare sempre maltrattamenti e
violenze e hanno spiegato come l’Associazione di cui fanno parte sia di fondamentale im-
portanza per l’assistenza e tutela delle
donne.A seguire il pranzo tipico campidanese preparato dalla Tanca de Soli, tutto realizzato con prodotti di produzione propria
e caratterizzato dalla genuinità e freschezza. Dopo prima e seconda portata, giunti
ormai al dessert, si è passati alla poesia con
i versi di Marisa Perria, Elvira Trudu e Rosaria Spano, le tre insegnanti samassesi hanno esposto delle poesie aventi come protagonista la donna e i suoi diritti; è stata la
musica a concludere la serata con la voce
meravigliosa di Stefania Secci e l’accompagnamento di Fabrizio Lai e Giacomo Deiana. Un concerto di fado portoghese, la tipica musica popolare del Portogallo, che ha
allietato i presenti che si solo lasciati trasportare dalle note e dai versi molto volentieri e hanno avuto l’occasione di conoscere una cultura diversa ma allo stesso neanche troppo lontana da quella sarda.
Da annoverare anche la mostra di pittura di
Fernanda Musio, dai colori vividi e i soggetti tipicamente rurali.
Carola Onnis
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1 aprile 2016
Peste e corna
di Edmunduburdu
LE TECNICHE DEL SUICIDIO
Q
uello che non ho sono le tue parole, cantava De
Andrè, ma erano altri tempi. Ora parole ce ne sono
in abbondanza, tanto da intontirci, e continuano a
produrle troppi politici di tendenze diverse, tanto per ricordare che anche loro esistono. Certo, sarebbe bello se parlassero non per propagandare se stessi ma per la crescita, non
solo materiale, del popolo che li ha eletti. I partiti sono allo
sfacelo perché le proposte che i vari esponenti avanzano
non riguardano incontri e mediazioni, ma critiche di diversa lungimiranza. Trovano cori unisoni solo quando c’è da
condannare un rappresentante del partito avverso (ma mai
del proprio) che si è distinto in ruberie. I cocci sono difficili
da ricomporre e si attingono aiuti dove è possibile, non sempre con esiti soddisfacenti.
Per parlare del Pd, Renzi comincia a perdere la pazienza e
teme che i dissidenti preparino qualche colpo maligno: Bersani, D’Alema, Speranza, Cofferati, Bassolino e tanti altri
criticano, e con strategie e programmi diversi c’è chi guarda in direzione di un nuovo progetto di sinistra, forse di un
nuovo partito come è già accaduto in passato. Le teste diversamente pensanti rispetto a quella del premier, e pure tra
loro stesse, sono presenti in particolare nelle città dove sono
imminenti le elezioni. Quasi il quadro di un caotico traffico
d’auto che si ostacolano a vicenda mentre il camion di Renzi tenta ostinatamente di procedere scansando le buche. Nessuno può dire che il Renzi che governa faccia cose perfette
e nessuno può negare che tenti di smuovere le acque, ma
quando le critiche sono tanto ostinate da diventare solo e
soltanto opposizione si rischia caos e immobilismo. Un modo
come un altro per mancare gli obiettivi e in qualche caso
per dare ossigeno alle truppe berlusconiane, salviniane o
pentastellate che, in quanto a incapacità di dialogo, non sono
da meno e fioccano accuse, apprezzamenti sprezzanti e pure
talora qualche insulto. Succede in questi tempi anche negli
Usa, dove Obama ha lamentato l’arroganza, la volgarità e la
violenza espresse da Trump, concorrente alla campagna presidenziale, che urla parole prive di rispetto e buon senso ma
che fanno seguito presso arrabbiati e sempliciotti. Trump,
che anche i repubblicani non vogliono più tra le proprie file
e che invoca più armi e più barriere. Trump, a cui non basta-
IL COMMENTO
no i miliardi che possiede e vorrebbe avere anche il controllo dello stato.
Sarebbe bello vivere dove regnano armonia e dialogo, ma
sulla terra mancano i paradisi e ogni giorno subiamo arroganza e sopraffazione che a loro volta generano delinquenza o reazioni estreme. Dittatori, avventurieri, droghe, petroli, soldi, corruzione, interessi strategici, indottrinamenti
paranoici e delinquenziali operano imponendo con la violenza e le stragi il loro potere, e altri che mandano armi e
addestratori o bombardano quelli che riescono a identificare come nemici o terroristi, e case e città distrutte, senza
acqua, elettricità e pane, e la gente che scappa sperando in
qualcosa di meglio. Viaggi della speranza gestiti da scafisti
sanguisughe con il beneplacito di governanti interessati a
sbarazzarsi di quanti arrivano nei loro stati e spesso utilizzati per creare problemi in quei paesi dove quanti scappano
troveranno una qualche ospitalità. Tendopoli straripanti,
barriere tra stati e stati per impedirne il passaggio, e un’Europa impotente dinanzi a quei flussi che litiga sulla ripartizione delle accoglienze e assicura a un Erdogan tre miliardi
iniziali per trattenere e gestire i migranti nel proprio territorio, con la prospettiva di dargliene ancora altri tre. Un
Erdogan che non accetta oppositori né organi di stampa che
critichino le sue scelte e che ai curdi pare preferisca i terroristi dell’Isis. E poi più a nord un’Europa dell’est che eleva
muri e barricate contro questi arrivi e che, dato che da quella dell’ovest riceve molto più di quanto dà, c’è da chiedersi
se questa è partecipazione a una comunità o semplicemente
volgare convenienza.
Un’Europa dei doveri che vacilla e dei diritti calpestati da
autoritarismi e soluzioni estreme, e un’Europa di burocrati
inconcludenti sui problemi seri e che perde tempo a decidere sulla dimensione delle vongole. Sembra il ritratto dei
nostri politici locali. Però, vedendo la sfilata in bici a Milano delle donne che protestano contro un imam che le vorrebbe chiuse in casa, o una cantante di origine iraniana che
va a The voice e toglie il velo per contestare certe imposizioni dall’alto, e ancora tante altre donne che si ribellano
agli andazzi pseudo-religiosi patriarcali e violenti, un po’
di speranza nel futuro ci ritorna.
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LETTERA
GRAZIE, DON CARLO
Giovedì 17 marzo è stata celebrata da don Carlo Rotondo,
nel Duomo di San Leonardo, la “Messa per il precetto pasquale dei giovani e degli atleti”. «Fratelli e sorelle, forza
Cagliari!!» è così che don Carlo ha voluto dare inizio alla
predica presentandosi agli sportivi serramannesi diretto e
pieno d’amore per lo sport (e per il Cagliari).
La funzione religiosa è stata dedicata ad un medico sportivo
del nostro paese ma, ovviamente, il pensiero non poteva che
andare al piccolo Luca della San Francesco di Quartu Sant’Elena, la cui triste vicenda accaduta martedì 15 in un campetto da calcio, la conosciamo tutti.
Don Carlo è stato un prete missionario, fondatore dell’unico
Cagliari Club africano e di una Polisportiva che include vari
settori come il calcio, la pallavolo, il tennis tavolo, la pallacanestro e, trovandosi in Kenia, non può mancare lo sport
per eccellenza: l’atletica leggera.
«Giocate sempre all’attacco, ma per farlo dovete amare(..) e soprattutto rivolto ai più piccoli- se praticate uno sport individuale ricordatevi che dietro di voi ci sono tante persone,
perciò non sarete mai puri individualisti e mai soli».
La Polisportiva Atletica Serramanna ringrazia don Giuseppe
Pes, parrocco della Parrocchia di San Leonardo, che ha organizzato per il secondo anno consecutivo questo incontro,
ringrazia don Carlo Rotondo per le sue parole e le mamme
dei nostri atleti che hanno preparato i doni per l’offertorio ed
hanno collaborato nell’organizzazione del rinfresco finale
assieme ai volontari della parrocchia. L’augurio è di ritrovarci sempre più numerosi anche il prossimo anno. Viva lo
sport!!
Fabrizia Carboni
Serramanna
di Rinaldo Ruggeri
I PARTITI SENZA LEGGE
Ritengo necessario riprendere il problema della legge sui
partiti che ho già sollevato, dalle pagine della Gazzetta,
scrivendo quanto segue: “Un parto difficile, la legge sui
partiti non vuole nascere. Coloro che detengono il potere
nei partiti, i segretari, la ostacolano, vogliono impedire
alle minoranze interne di esercitare i loro diritti. Oggi
nei partiti le voci minoritarie vengono ghettizzate, quando non espulse.” Le primarie del Partito Democratico a
Napoli, e le vicende che le hanno determinate, pongono
con urgenza la necessità di una legge che regoli la vita dei
partiti. I fatti di Napoli non sono sporadici, basti ricordare, in materia di primarie, vicende simili accadute, ad esempio, a Genova a Cofferati. Non sono mancate, anche in
periferia, contestazioni che hanno riguardato la scelta dei
sindaci.
Questo genere di anomalie non riguardano solo il PD, ormai è prassi consolidata in quasi tutti i partiti, che si pratichino o no le primarie. Le ultime vicende di Cinque Stelle, tra espulsioni e dimissioni, lo testimoniano. Le irregolarità nei partiti riguardano non solo la vita esterna, ma,
soprattutto, la vita interna. Non basta uno statuto, anche
se confezionato bene, a gestire la vita interna se ad esercitare questo compito sono i probiviri, espressione della
maggioranza del partito. La legge sui partiti è necessaria
perché deve essere un’istituzione esterna ad essi a dirimere le controversie. Ci vuole una terzietà di giudizio che
oggi non esiste nei partiti, perché le maggioranze si arrogano il diritto di calpestare le sensibilità differenti. Chi
detiene la maggioranza nei partiti ha il diritto di governarli ma non ha il diritto di affossare le minoranze. Spesso le maggioranze sono animate dalla voglia di strafare e
non comprendono che un collettivo plurale, come i partiti, vive e si sviluppa se al suo interno ha una diversità di
voci. Un partito deve includere e non escludere. Come si
sosteneva in passato, è valido il concetto: unità nella diversità. Se si è onesti intellettualmente bisogna ammettere
che, nei partiti o nelle coalizioni, esistono minoranze che
ci marciano. Succede, non so quanto di sovente, che certe
minoranze, se sono determinanti nelle scelte, ricattino le
maggioranze spesso per questioni poco nobili. A volte si
creano minoranze di comodo, non ispirate da visoni politiche differenti ma da spregiudicati arrivismi. Gli esempi
anche in questo caso si sprecano. Il lavoro delle minoranze all’interno dei partiti, per affermarsi come maggioranze nelle condizioni attuali, è difficile. Non sempre si hanno risultati tangibili nell’immediato, spesso i tempi per
affermare i propri convincimenti sono molto lunghi. In
alcuni militanti subentra lo scoramento e si cercano scorciatoie che non approdano a niente. Si cercano altri partiti, dove, a livello diverso, si presentano le medesime contraddizioni, tra il vecchio e il nuovo o tra maggioranza e
minoranza. Quando ci si scontra con un muro di gomma, a
volte, la volontà di lottare viene meno, subentra il pessimismo, l’abbandono e il ritiro a vita privata. Nelle condizioni attuali i partiti respingono i militanti. Infatti, nei paesi le sezioni, là dove esistono, sono circoli per pochi intimi, visto l’esiguo numero di iscritti. Ciò che spaventa e
che non si coglie, a sinistra, è il pericolo per la democrazia
in questa morte lenta dei partiti. Quasi tutti sono preoccupati, a livello dirigenziale, per la carriera personale, tutto
è finalizzato a ciò e si disinteressano della vita del partito.
Una legge che ne regoli la vita interna ed esterna è ritenuta superflua, anzi, in alcuni è vissuta come un ostacolo
alla propria carriera. Certamente la legge sui partiti non
risolve la crisi della politica, ma regola e permette una
militanza più democratica.
Una nai de olia
Pasca ca est sa dì de sa Resuretzioni
no ti scarèscias de fai una meditatzioni
pensa a chi no tenit cos’e papai
e ne mancu unu logu po crocai
a chini oi est malàdiu in s’ospidali
a chi est lotendi tristu cun dd’unu mali
in su metris is Polìticus in TV funt certendi
e impari a pustis aligusta funt papendi
fueddendi de paxi cun bombas e cannonis
fadendi finta de agiudai cussas Natzionis.
Ma su celu est prenu de crobus nieddus
ca ora de fai, chene tropus fueddus.
Gigi Tatti
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1 aprile 2016
di Giovanni Luigi Zedda
IL MIO PUNTO DI VISTA
di Antonio Loru
I GIOVANI OGGI, TUTTI
IL TELEFONINO DI ULTIMA GENERAZIONE
MA POCHI DIGNITÀ!
La cultura non è un vestito: la cultura è un organo interno.
(Anonimo, di località sconosciuta, di periodo incerto)
Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la
mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
(Antonio Gramsci, politico, filosofo, intellettuale organico comunista, Ales 1891, Roma 1937)
Non basta mettere la maglietta col testone di Antonio
Gramsci, per essere protagonisti del nostro tempo e della nostra vita, come non basta il poster o la maglietta del
Che per avere il suo spirito indomito, per essere come
lui ammalati di giustizia, dedicare la vita alla cura del
suo esatto contrario, il male dell’ingiustizia, in qualsiasi
parte del mondo venga perpetrata.
La tragedia di questi nostri strani giorni è che questa non
appare neanche tale, si presenta, viene vissuta nella forma nazionalpopolare, (non nel senso alto e profondo
gramsciano, ma alla Pippo Baudo) della farsa, quasi fosse, come nell’aforisma marxiano, in ritorno in questa forma teatrale di ciò che in precedenza era già stato vissuto
come tragedia. Ma non è affatto così, basta uno sguardo
un po’ più attento per capire che non è così. E si deve
guardare con attenzione a partire dagli attori, perché le
rappresentazioni, tutte quante, siano tragiche, comiche,
grottesche, liriche o sinfoniche hanno i loro autori, i loro
interpreti, consapevoli o ignari, peggio ancora, comparse ignare e ignave, della storia.
Guardate-li negli occhi, i giovani d’oggi. E per giovani intendo quella fascia d’età, (orribile locuzione sociologica), che va dai quindici, oggi purtroppo, fino ai
quaranta, e in qualche caso più, anni. Guardate il latte
dove navigano i loro cuori, le loro anime, il buio interstellare dove pare si sia persa l’intelligenza delle cose.
Guardate il mondo falso in cui vivono, guardate l’assenza di verità dalle loro vite, la paura di incontrarla
un giorno, la verità, anche solo, certo solo per sbaglio,
il terrore al solo pensiero di poter fare questa esperienza, l’esperienza della loro condizione di assenza, da protagonisti veri, nel teatro della storia. Guardate-li invece gli occhi dei giovani, dei bambini, delle ragazze, dei
ragazzi che dall’Asia, dall’Africa, dal Vicino e dal
Medio Oriente, dall’Europa orientale, arrivano da noi:
è immediatamente evidente che i loro corpi sono abitati da anime, volontà, intelligenze e sentimenti, tutte cose
che appaiono assenti se si sbircia nei vostri, ragazzi di
un Occidente post-industriale, numericamente povero
di giovani fintamente ricchi, ma in possesso solo di
oggetti, know-how, griffe, droghe, per sopportare la
vacuità di un’esistenza che non lascia traccia del proprio passaggio, che non viene fuori, (ex-sistere vuol dire
venire fuori), alla luce del tempo, della storia. Guardatele le immagini, ferme o in movimento, degli eroi
risorgimentali, dei protagonisti della storia del Novecento, dei ribelli che hanno rivoltato il mondo, dando
Dimmi cosa leggi
un po’ di giustizia, speranza, un modello di dignità agli
ultimi della terra, ai con-dannati del lavoro regolato dall’inumano capitalismo: nei loro occhi c’è vampa, fuoco, ardente desiderio, speranza, coraggio.
Come Freud ha insegnato, si cresce liberandosi dall’ombra imbarazzante del padre, dalla cultura dei padri, dalle loro istituzioni, magari costruendo le vostre in forma
materna.
Ma anche questo lo dovete decidere voi. Perché una vita
diversa è sempre possibile. Come? Questo lo dovete decidere solo voi, potete affermar-lo solo voi. Comunque
sia, dando testimonianza. Certo bisogna sollevar-si, puntare i piedi, rizzare la schiena, alzare la testa, per poter
vedere in quegli occhi, gli occhi dei vostri coetanei senegalesi, arabi, algerini, orientali, centro e sudamericani, alti su teste alte, poste su corpi ritti, con la gioia e
l’orgoglio dei bambini che hanno finalmente conquistato la posizione eretta, e liberato le mani al solo impegno
di artefare il mondo, a partire dal dis-velamento del vecchio mondo, delle sue millenarie fandonie. Guardate-vi,
giovani occidentali, dentro voi stessi. Perché è ora di finirla di lamentarvi di un mondo che non vi piace, non
può piacervi, lo dice chiaramente, al di là delle parole, il
valore che state dando alla vita. Gli eroi dell’Ottocento,
che campeggiano dalle pagine dei libri di storia, quelli
del Novecento, che ammiccano dalle vostre magliette,
quando hanno rivoltato il mondo non avevano più di 18,
20, 25 anni!
Marco Travaglio in questi giorni, porta in giro per l’Italia uno spettacolo che vediamo quotidianamente nel nostro improbabile Belpaese, inconsapevolmente messo in
scena da milioni di individui, un cast che ogni giorno,
contravvenendo al significato profondo, radicale, di questa parola, rappresenta le oscenità, le nefandezze, le turpitudini, le gesta di quell’accozzaglia incongruente che
ci ostiniamo a chiamare popolo italiano. In questi giorni
è in libreria anche un suo libro. Spettacolo e libro si chiamano Slurp! Se potete andate a vedere lo spettacolo, e
leggete il libro. È per voi, e a voi ed è di voi che si parla.
Ognuno è fabbro del proprio destino, almeno a partire
dai diciotto anni. Certo, … il maglio e l’incudine, … roba
pesante, … i calli alle mani, … il mal di schiena, … alzarsi presto la mattina, anche dopo aver fatto tardi la
notte, e non stare a sentire fino a pomeriggio inoltrato il
lezzo del proprio culo da sotto le coperte. Si può dire
senza teme d’esagerazione che questo mondo in cui vi
abbiamo gettato fa schifo.
Se vi piace non c’è problema! Ma se non vi piace, e non
lo rivoltate, non ne costruite uno migliore, se anzi continuate a baciar mani e anelli, addirittura a chiedere agli
stessi che con tutta la potenza del loro apparato ideologico vi hanno creato questa, attuale, realtà, di aiutarvi a
costruirne una migliore, più vivibile, se continuerete a
idolatrare i vertici di queste forze dell’oscurità e dell’ignoranza, allora la responsabilità è e sarà tutta vostra,
giovani dai 18 ai 40 anni, e anche più.
OGGI PARLIAMO DI...
LA SOLITUDINE DEL SATIRO
Settembre 1957. Il successo alla moda si ottiene con la pubblicità e si paga con la prostituzione alla folla. […] Il successo ottenuto col merito e pagato con l’indifferenza annoia il
grosso pubblico e, da qualche tempo in qua, anche gli altri.
Oggi una signora elegante, […] diceva, parlando di una rivista musicale a cui ha assistito: Divertentissima. Mi sono p…
sotto dalle risate, e non abbassa nemmeno la voce, tanto siamo a via Veneto. Il signore che l’accompagna soggiunge garbato e con l’aria di chi si tiene al corrente: Ma cara, si faccia
fare la psicanalisi delle urine. Una società simile non ha più
bisogno di niente: sa quel tanto che basta per ritenersi colta e
alla moda: e ha una certa fiducia nella volgarità come forza
di difesa contro tutto ciò che supera i suoi propri interessi.
(Ennio Flaiano, La solitudine del satiro, I Grandi Classici dell’Umorismo, Il Sole 24 Ore, pag. 262)
Ennio Flaiano (Pescara 1910 - Roma 1972), scrittore, giornalista, critico teatrale e cinematografico collaborò con Fellini alla sceneggiatura dei Vitelloni, della Dolce vita e di Otto
e mezzo. L’esordio come scrittore risale al 1947 anno in cui
pubblico Tempo di uccidere, suo
unico vero romanzo, (dal quale il
grande Giuliano Montaldo, nel
1989 ha tratto il suo omonimo film,
ndr). Scrisse soprattutto testi teatrali e racconti, e la novella Melampus, dal quale nel 1972 fu tratto il film La cagna di Marco Ferreri, interpretato da Catherine Deneuve e Marcello Mastroianni. (Ennio Flaiano, La solitudine del satiro, Il Sole 24 Ore, terza di copertina)
Forse davvero bisognerà ripartire
da questi ingegni misantropi, se
davvero vogliamo ancora un po’ di bene a quella strana cosa
che chiamiamo uomo, e buttare decisamente dentro la latrina
della storia i professionisti della condivisione del nulla, del
niente, gli apostoli della nondivisività, del vuoto pneumatico
che hanno dentro le teche craniche al posto del cervello, insipidi e insipienti cani da guardia di un sistema brutale, che
anche attraverso la bolsaggine di filosofie vuote, di dozzinali
produzioni presunte artistiche, stanno mandando in maleodorante pappa, testa, cuore, fegato e altre stoviglie atte a crear il futuro di quella realtà che chiamiamo umanità.
Forse da La solitudine del satiro, possiamo imparare a disprezzare non l’uomo ma la mancanza di coraggio di essere
uomini per davvero, l’amore per il rischio, la consapevolezza, che se davvero vogliamo dare qualcosa agli altri, dobbiamo fare i conti con noi stessi, dobbiamo stare tutto il tempo
che serve, soli con noi stessi, lontani dal chiacchiericcio del
mondo, dalle sue frasi fatte, per realizzare quanto sono fatte
male, per liberarci dal quotidiano, martellante lavoro di costruzione antropologica della mediocritas, che di aureo non
ha davvero niente, cui il sistema burattinaio ci sottopone con
i suoi burattini di successo mediatico, ciarloni che non sono
altro. Oggi abbiamo troppi insider, e di outsider come Flaiano, Pasolini, Achille Campanile, Leo Longanesi, Massimo
Fini, Marco Travaglio …., che abbiamo un disperato bisogno. Per amore dell’uomo. Buona lettura.
Ennio Flaiano, La solitudine del satiro, Adelphi, MI, 1996,
ora anche in I Grandi Classici dell’Umorismo, Il Sole 24 Ore,
MI, 2015.
Collinas
Rappresentazione della Passione di Cristo
Foto Luciano Tuveri
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1 aprile 2016
EMOTIVAMENTE
25
OCCHIO ALLA VISTA
di Alice Bandino
psicologa
a cura del Dottor Giorgio Mattana
specialista oculista
[email protected]
www.oculista-giorgiomattana.com
EMOZIONI E RELAZIONI
AI TEMPI DI INTERNET
Un lettore mi parla di una relazione sentimentale nata online e ormai giunta al termine ma che lui non riesce a concludere
del tutto a causa degli stimoli sempre presenti che lo spingono, quasi ossessivamente, a compiere ricerche compulsive sull’amata tramite FB, WhatsApp, Instagram
e tutto quello che può dargli un feedback
immediato sulle emozioni (e le frequentazioni), di lei.
Alcuni studenti da poco mi hanno citato
uno scrittore austriaco per spiegarmi la
profondità degli approcci ai tempi di
Internet:”Scrivere è come baciare, solo
senza labbra. Scrivere è baciare con la
mente”.
Molto aulica come citazione se non fosse
che le comunicazioni chat hanno spesso
poche parole e una successione di emoticon: un baciare moderno sì, ma
decisamente a spizzichi e bocconi!
Il risultato della tensione emotiva del lettore è amplificata dall’utilizzo delle tecnologie pur sapendo di non essere più ricambiato. Il risultato viene descritto dal
lettore come negativo e deludente, le emozioni di tristezza, sorpresa, disgusto, rabbia, ansia si alternano in base ai risultati
delle ricerche online. Uno stato, una canzone, una foto o una citazione condivisa,
vengono vissuti con perenne malessere che
lo spinge a chiudersi in luoghi con connessione internet, per evitare di perdersi
qualche aggiornamento o una nuova relazione in “agguato”. Anche il sonno viene
turbato da frequenti risvegli notturni per
controllare eventuali messaggi in chat.
L’esacerbazione di queste emozioni negative col tempo possono sfociare in una “dipendenza affettiva” che psicologi e ricercatori americani studiano da più di trenta
anni e che, anche in Italia (da qualche
anno), viene osservata dai clinici che si
occupano di dipendenze. Non si tratta di
una dipendenza da uso/abuso di sostanze
chimiche e fa parte delle New Addictions,
come la dipendenza da Internet, dallo shopping, dal lavoro, dal sesso, dal cibo e dal
gioco d’azzardo, tutti comportamenti che
invalidano col tempo la vita della persona
affetta e le sue relazioni. Le emozioni provate sono quelle che portano all’ebbrezza
del piacere per l’altro, alla tolleranza dell’annullarsi per chi raramente ricambia, e
all’astinenza nell’assenza fisica dell’amato/a. Lo psicologo può aiutare a raggiungere consapevolezza delle proprie fragilità per poi iniziare un percorso che rafforzi
la propria autostima per riuscire a migliorare la propria vita.
LA MACULOPATIA ESSUDATIVA
N
el mondo occidentale la maculopatia essudativa è la causa principale della perdita della vista sino alla cecità e la Sardegna è
in linea in questo triste primato, complice
anche dell’alto numero di pazienti diabetici
presenti nell’isola. La maculopatia essudativa è una grave malattia degli occhi caratterizzata dalla crescita di vasi sanguigni anomali al di sotto della zona più nobile della
retina deputata alla visione distinta, che si
chiama macula.
La causa di questa malattia è riconducibile
ad una piccola molecola, chiamata VEGF o
fattore di crescita, che normalmente viene
prodotta dal nostro organismo per normali
processi fisiologici, quali l’accrescimento, la
guarigione delle ferite, la gravidanza. Nell’età adulta, o nel diabete o nelle trombosi
dell’occhio, un eccesso di VEGF scatena nella macula un’esagerata produzione di neovasi con pareti deboli che perdono liquido e
sangue, provocando una disorganizzazione
della macula sino alla sua distruzione. Il principale sintomo è il progressivo abbassamento della vista, con visione distorta. La visione per la lettura è la prima ad essere compromessa. Il disturbo visivo è causato dalla età
senile (il rischio aumenta dopo i 70 anni),
dall’elevata miopia anche in età giovane, dalla retinopatia diabetica, dall’uveite e da trombosi venose. Una visita dallo specialista oculista, col controllo del fondo dell’occhio,
mette in evidenza la malattia nei casi conclamati. L’esame OCT e la fluorangiografia re-
L’ISOLA IN CUCINA
tinica completano la diagnosi e stabiliscono
modi e tempi della terapia. Sono due esami
fondamentali ed indispensabili per diagnosticare le primissime fasi, ossia quando i disturbi visivi sono minimi. Nella maculopatia
senile e miopica, con dei cicli (minimo tre)
di piccole iniezioni intravitreali (indolori per
il paziente), si ha la possibilità di posizionare dentro l’occhio farmaci chiamati antiVEGF, che attaccano ed inibiscono i neovasi. Presa in tempo, la malattia viene bloccata,
i danni limitati ed il paziente ha la vista salva. Nella maculopatie diabetica, da uveite e
trombosi, dove invece la componente edemigena è più presente, è più indicata un’iniezione intravitreale di cortisone che ha uno
spiccato effetto antiedema con un più efficace riassorbimento del liquido trasudato. In
Sardegna, oltre ai reparti ospedalieri oculistici, un paziente del Medio Campidano può
soddisfare la sua esigenza di cura nel Reparto di Oculistica della Casa di Cura “Madonna del Rimedio” di Oristano da me diretto.
Io ed i miei collaboratori infatti abbiamo prodotto uno sforzo organizzativo che, nonostante l’elevato prezzo del farmaco, ci ha permesso di eseguire in questi ultimi cinque anni
oltre 4000 iniezioni intravitreali, riducendo i
tempi di attesa per l’intero ciclo di iniezione
e allineandoci alle migliori realtà sarde e nazionali. In questo modo abbiamo soddisfatto
interamente la domanda interna per la provincia di Oristano e siamo diventati un riferimento per le altre province.
di Roberto Loddi
de Santu ’Engiu Murriabi
DRUCCIS DE SCRÓCCIA A SA SESTESA
Tante sono le ricette che si preparano in Sardegna e tante di queste hanno origini da altre
culture, da quelle genovesi, piemontesi, siciliane a quelle che appartengono al periodo del
dominio spagnolo (dal 1479 fino alla morte di Giovanni II di Aragona, IX Re di Sardegna),
mantenute fino ai giorni nostri e is druccis de scroccia, druccis de pasta in cortza, druccis de
pasta’e accotza o “pasta di mandorle in camicia”, pare sia una di quelle ricette. Si tratta di un
dolce per l’appunto molto antico e tradizionale da cerimonia della cittadina di Sestu, così
come di Quartucciu e Sinnai in provincia di Cagliari. Questa ricetta richiede una particolare
lavorazione e viene proposta nella ricorrenza pasquale, in occasione dell’offertorio (offerenda, antiphona ad offerendum), nelle ordinazioni sacerdotali e nelle cerimonie religiose, quali
battesimi, comunioni, cresime e matrimoni. Is druccis de scroccia o drucis de scrocia (forse il
nome deriva da stroscia che in ligure vuol dire spezzare, come dire spezzare un dolce friabile,
ma è solo una supposizione). La versione che fa testo è quella dei sestesi, perché in sardo
scrocia o scróccia (scróciu – croxiu – croxu di ou – tega) significa guscio, quindi dato che il
dolce si prepara utilizzando degli stampi di legno is mollus (forme intagliate su degli assi di
legno di castagno o ciliegio e, per una strana coincidenza, anche i modelli di carta dei calzolai e dei sarti si chiamano scrocia). Rari da trovare sul mercato e, chi li possiede li cura
gelosamente come una reliquia, tenendoli ben puliti e, a parere delle massaie pasticcere, più
gli stampi si usano e più i dolci diventano traslucidi di un bel colore bianco. Is druccis de
scróccia si presume abbiano preso il nome dal ripieno avvolto dentro a un guscio come se
fosse quello di un uovo, da qui per l’appunto il nome scrocia o scrócia, perciò, is drucis de
scroccia che tradotto in italiano significa i dolci nel guscio o in camicia (probabilmente per il
fatto che l’involucro di pasta è di un colore bianco candido come una camicia, per l’appunto).
Inutile dire che questi superlativi dolci sono introvabili in commercio, ma per fortuna ci sono
ancora (poche) dolciaie appassionate che con abile maestria li preparano (solo su ordinazione) ancora come un tempo e, se vi dovesse capitare di riceverli in occasione di una festa
comandata come dono, beh… ritenetevi fortunati, anche se Pasqua viene sempre solo una
volta all’anno. Va ricordato che i dolci una volta non erano inclusi nel menu giornaliero delle
famiglie, ma in quelli delle feste o in quelli delle grandi occasioni. Per esempio, personalmente ricordo che, quando si festeggiava un matrimonio, la festa avveniva in casa assieme
ai parenti più stretti e, prima di servire il pranzo, era usanza fare su cumbidu (una sorta di
aperitivo a base di vernaccia, di malvasia e moscatello muscadeddu). A seguire, portate di
liquori dolci di fattura casalinga, quali il villacidro, l’anice, l’amaretto e tanti altri ancora per
gli amici, oltre agli stessi invitati al pranzo. Chi serviva le portate, manco a dirlo, erano le
fanciulle di casa, che con grande impegno si prestavano a eseguire l’insolita mansione. Le
portate, oltre che quelle a base di vini e liquori si susseguivano con altre a base di dolci, in
primis erano i druccis de scroccia, amaretti, gueffus, pirichittus, pistoccus de cappa, anicini e
via discorrendo. I festeggiamenti potevano durare anche parecchi giorni, con menu più o
meno sfarzosi, il tutto contornato da buona musica e balli… naturalmente in base alla disponibilità finanziaria.
Ingredienti
Per il ripieno:
kg 1 di farina di mandorle
(tritate con l’apposita macchinetta), kg 1 di zucchero
comune, 4 cucchiai di acqua
di fonte, 1 cucchiaio di acqua fior d’arancio, mezzo
bicchiere di liquore tipo anice o villacidro bianco, la
scorza di un limone giallo
non trattato grattugiata, un
cucchiaino raso di vanillina.
Per la pasta di zucchero:
kg 1 di zucchero al velo, 1
cucchiaio di gomma adragante o gomma da draganto
(è un addensante vegetale e
la trovi nei negozi specializzati in prodotti per pasticceria o in farmacia ma proviene dall’Iran che è il maggior
produttore al mondo, conosciuta anche con il nome di
“gomma da tragacanto” in
polvere), una cucchiaiata di
acqua fior d’arancio, foglietti di lamina d’oro (s’indoru)
per pasticceria q.b.
Preparazione
Un paio di giorni prima, metti ad ammollare la gomma dragante con l’acqua fior d’arancio e lo zucchero al velo. Trascorso questo tempo, poni sul fuoco una pesante pentola
d’acciaio e tuffaci all’interno lo zucchero con l’acqua, la
vanillina, la scorza del limone, l’acqua fior d’arancio, la farina di mandorle e il liquore preferito; mescola accuratamente il tutto e lascialo asciugare un pochino a fiamma
moderata. Fatto, allontana il recipiente dal fuoco e lascia
raffreddare il composto. Nel mentre, con la pasta di zucchero prepara una sfoglia sottile, che utilizzerai per foderare lo
stampo di legno (su mollu) facendolo aderire delicatamente
e uniformemente allo stampo, poi preleva parte dell’impasto di mandorle e zucchero e premilo dolcemente nell’incavo dello stampo, quindi ricoprilo con un altro pezzo di sfoglia di glassa. Terminata questa operazione, prendi lo stampo e scaravoltalo attentamente sul piano di lavoro, dopodiché con l’aiuto di una rotella merlata ritaglia il dolce tutt’intorno, evitando gesti maldestri affinché non si laceri. Prosegui in questo modo, fino al termine degli ingredienti. Una
volta che i dolci si saranno asciugati, decorali con s’indoru
(lamine o polvere d’oro per alimenti) a tua fantasia; queste
decorazioni si utilizzano soprattutto nei dolci di mandorle
avvolti nella pasta di zucchero e si trovano nei negozi specializzati in prodotti per pasticceria.
Vino consigliato: Moscato di Sardegna, dal sapore delicato,
fruttato, tipico e dolce.
PDF Compressor Pro
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1 aprile 2016
Sport
Marco Sardu
«Q
uando ci si immerge nei fondali
marini il nostro scopo non è
scendere il più profondamente
possibile, ma solo ed esclusivamente essere parte integrante dell’ambiente
marino, dove le sensazioni e le emozioni hanno un ruolo prioritario rispetto all’ambiente
stesso. Infatti ci immergiamo in apnea per
guardarci dentro e conoscerci nel profondo
dell’animo in quanto la magia dell’acqua e il
silenzio profondo dell’apnea ci consentono
di amplificare la comunione con noi stessi».
A parlare così è Marco Sardu, sessantenne,
arburese doc, tutto casa, lavoro… e mare
con il quale convive ormai in perfetta simbiosi da quasi mezzo secolo.
Il mare è nel suo Dna, da sempre come tradizione famigliare vuole nel rispetto dell’eredità lasciata da papà Geranio, che verosimilmente ne segue performance e percorso da
lassù. All’origine fu solo passione per l’esplorazione dei fondali marini, adesso con l’iscrizione avvenuta nell’aprile 2015 alla Air Sub
Apnea Competition Asd di Cagliari, società
sportiva operante prevalentemente nei mari
di Villasimius e Capitana e nelle piscine di
Monserrato e Sestu, inizia per l’atleta arburese una nuova avventura. Una sfida che lo
porta rapidamente a confrontarsi, sotto l’egida della Fipsas - Federazione Italiana Pesca
Sportiva Attività Subacquea cui fanno capo
in Italia 3500 società con un numero impressionanti di iscritti, ben 345.000, quinta federazione italiana per numero di affiliata al Coni
- con i migliori specialisti di una disciplina
Andrea Laureti, Marco Sardu, Alessia Zecchini
Squadra Air Sub Competition Sinnai
Com’è profondo il mare:
immersione in apnea con Marco Sardu
che solo in Sardegna, stranamente, con sole
5 società presenti, sembrerebbe d’elite. Disciplina per immersioni in apnea con attrezzi (pinne) o senza, praticabile da un’età minima di 14 anni, che suddivide l’attività che
praticamente dura tutto l’anno indoor, quindi in piscina nel periodo invernale, e out nei
restanti mesi.
Disciplina che richiede grande idoneità fisica ma anche grande equilibrio e capacità
mentali. «Durante i corsi di apnea si insegnano le metodologie di training autogeno
e yoga necessarie per la concentrazione e la
respirazione, propedeutiche a superare i momenti di stress che si presentano durante le
apnee», racconta Marco Sardu che, dopo alcuni stage e grazie alla grande professionalità dei numerosi qualificati istruttori che
ruotano intorno al mondo dell’immersione
(impegnati a migliorare le performance degli atleti ma anche veicolo per pura ricerca
scientifica), ha subito messo le cose in chiaro andando a toccare nella massima tranquillità e sicurezza nella piscina Y40 di Montegrotto (PD), la più profonda del mondo, i
42 metri di profondità. Ottimo il risultato
ottenuto sempre indoor anche al Campionato Italiano svoltosi a Cremona il 20 dicembre scorso nel percorso orizzontale dove
ha superato la distanza dei 75 metri, risultato di rilievo che è valso all’atleta arburese
la promozione nella seconda categoria nazionale.
Marco Sardu vuole però bruciare le tappe
verso traguardi di maggiore prestigio. I prossimi impegni rigorosamente annotati nella
GONNOSFANADIGA
sua agenda personale parlano chiaro: «Nell’immediato l’obiettivo temporale sono i 125
metri da raggiungere nei prossimi due impegni (2 aprile e 8 maggio) che mi permetterebbero il passaggio in élite, la categoria nazionale più alta in questa disciplina». Nel frattempo attraverso l’organizzazione di numerosi stage prosegue incessante in Sardegna
l’attività promozionale e divulgativa di questa particolare e affascinante disciplina l’ultimo dei quali, tenutosi a gennaio a Cagliari,
ha visto la partecipazione della campionessa
del mondo di apnea Alessia Zecchini, che con
l’ausilio di Andrea Laureti, allenatore federale della nazionale italiana, ha illustrato la
tecnica mentale e le fasi di preparazione precedenti le prestazioni agonistiche.
Gianni Vacca
VILLANOVAFORRU
Federico Isu,
giovane promettente
arbitro di calcio
Federico Isu, oggi giovane di 21 anni, arbitro della
Federazione Italiana Giuoco Calcio, appartenente alla
Sezione di Cagliari, aveva 16 anni quando decise di
tuffarsi alla scoperta di un differente modo di vivere
il calcio. Superato il corso, che porta alla conoscenza
applicata del regolamento, inizia a muovere i suoi primi passi nei campi di provincia e nelle categorie giovanili. Oggi fa parte dell’organico a disposizione del
Comitato Regionale Arbitri (CRA) Sardegna, e dirige
gare di prima categoria in tutta la Sardegna.
«La mia è prima di tutto una grande passione, - afferma
Federico - scendere in campo non è che l’atto finale di
una serie di momenti che caratterizzano la vita di un
arbitro. Dietro c’è il grande studio di un regolamento
in continuo cambiamento, ci sono gli allenamenti, i raduni, le prove atletiche e quelle tecniche, le riunioni
associative, la preparazione scrupolosa di ogni singola
gara che si va a dirigere. La mia settimana inizia il lunedì sera, quando arriva la designazione della gara che
dovrò dirigere la domenica successiva. Il segreto è prepararla nei minimi particolari, curando la propria preparazione e cercando di studiare quanto più possibile
le due squadre e l’ambiente, in modo da potersi divertire sapendo di non lasciare veramente nulla al caso. Non
è tutto rose e fiori, ci sono dei momenti difficili, giornate storte, ambienti ostici, gare più impegnative rispetto ad altre, gare che improvvisamente diventano pro-
blematiche per un episodio casuale. È proprio con queste situazioni che si forma il carattere di un giovane arbitro: dalle difficoltà è bello poter uscire a testa alta,
consapevoli di aver dato sempre il massimo, ma pronti a
fare autocritica ed eventualmente correggersi successivamente in ciò che si è sbagliato con l’intento di migliorare».
Federico non parla di prospettive della sua carriera nell’ambito arbitrale, non nel campo regionale, tantomeno in ambito nazionale, è tuttavia innegabile che a 21
anni ci siano l’ambizione e la voglia di poter fare sempre di più, non potrebbe accadere diversamente. E confessa di essere convinto che il ruolo arbitrale, sotto quest’aspetto, differenzi radicalmente il ruolo dei calciatori da quello degli arbitri: ai direttori di gara non può
venir meno, neppure temporaneamente, l’entusiasmo
per il proprio ruolo.
Francesco Zurru
Camminare insieme
immersi nella natura
Con l’obiettivo di avvicinare le persone al trekking, la polisportiva
Villanovaforru Asd sta realizzando il progetto “Camminiamo insieme”, costituito da cinque escursioni nei paesaggi del territorio,
di cui tre già eseguite alla Giara di Siddi, sul monte Fortuna a Collinas e sui monti di Piscina Irgas a Villacidro. Immersi nella natura
e attrezzati di scarpe apposite, i partecipanti vengono guidati dall’associazione sportiva villanovaforrese in percorsi classificati come
medi. «L’idea è quella di far conoscere innanzitutto il territorio
della Marmilla - dicono gli organizzatori - poi di spostarci anche
in luoghi più distanti, avvicinando i cittadini a questa attività fisica, soprattutto per chi non l’ha mai provata». Entusiasmante l’ultimo appuntamento sulle montagne villacidresi, dove ventuno partecipanti hanno camminato per ore su un percorso in salita e discesa a 680 metri di altitudine».
Marisa Putzolu
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1 aprile 2016
VILLAMAR
UNIONE
CICLISTICA
GUSPINI
Franco Siddu:
un ex pugile
di grande talento
Il suo nome è Franco Siddu, è di Villamar e durante la sua
adolescenza si è trasferito in Toscana dove si è affermato
come pugile professionista, uno sport con poca tradizione nel nostro territorio. Oggi fa il ristoratore e ci racconta la sua carriera fatta di successi e qualche rimpianto,
ma anche un amore, quello per il suo paese natio, che
non ha mai dimenticato.
Chi è Franco Siddu?
Ho 62 anni e sono un ex pugile professionista. A sedici
anni mi sono trasferito a Firenze dove tuttora abito. Sono
sempre stato piuttosto vivace e da giovane non mi tiravo
indietro per fare a botte in strada. Per questa mia “predisposizione” e attraverso un mio amico mi sono avvicinato
al mondo della boxe: non avevo mai fatto sport prima di
allora, mi sono allenato con costanza e da lì è partito tutto.
Quanto ha influito ll suo carattere sulla scelta di diventare pugile?
Tantissimo. Non mi tiravo indietro ai tempi delle botte in
strada come non lo facevo sul ring. Nei miei incontri non
ho mai amato i tatticismi, attaccavo dall’inizio alla fine.
Una carriera, la sua, di tutto rispetto.
Ho fatto parte della nazionale e, nel 1975, a Cagliari ho
vinto i campionati italiani dilettantistici pesi leggeri. È
stata una soddisfazione enorme. Avevo innata la voglia
di non arrendermi mai, nonostante i miei genitori non
fossero d’accordo sul fatto che io praticassi questo sport.
Poi è arrivato al professionismo.
Avevo vinto tanti incontri, alcuni anche all’estero. Avrei
dovuto partecipare alle Olimpiadi di Montreal nel 1976,
ma la competizione era riservata ai dilettanti. Proprio
quell’anno mi arrivò un’offerta per diventare professionista. Accettai. Sapevo che con quella scelta avrei perso
il treno olimpico.
Tanti sacrifici, ma anche numerose soddisfazioni.
Vinsi quindici match da professionista, qualcuno anche
per KO. Sfidai grandi avversari, su tutti l’allora campione europeo René Martin che misi al tappeto. Negli anni
‘70 la boxe era altra cosa rispetto a oggi: c’era un solo
campione italiano, uno d’Europa e uno del Mondo. Oggi
esistono tante federazioni, un po’ tutti sono campioni di
qualcosa. Inoltre oggi i guantoni sono costruiti con ma-
teriali che attutiscono i colpi mentre allora i pugni li sentivi come fossero colpi di martello.
Tanti suoi compaesani la ricordano per gli incontri
con Paciullo: match trasmessi alla TV.
Combattei con Paciullo per la corona di campione italiano professionista. Il match, lo dico senza presunzione,
era mio. Poi mi diede una testata sleale e giocò con qualche colpo d’astuzia. Vinse di pochi punti. A fine incontro
io e il mio staff eravamo furibondi, non meritavo quella
sconfitta. Paciullo, per placare gli animi, mi concesse la
rivincita che si disputò a Palermo un anno dopo. Anche
lì feci un grande match, le prime dieci riprese furono mie,
poi, negli ultimi due round, non avevo più benzina. Paciullo, da grande tattiscista qual era, si difese e vinse nuovamente per una manciata di punti.
Rimpianti?
Sono diventato padre di due gemelli e, mentre mia moglie lavorava, li portavo in palestra con me. Anche da
professionista ho continuato a lavorare nella ristorazione, gli introiti del pugilato non mi permettevano certo
una vita agiata. Nel 1982 decisi quindi di mollare. Nella
boxe anche la componente fortuna gioca un ruolo essenziale. Da professionista fai uno o due incontri all’anno,
se ci arrivi nella giornata sbagliata puoi mandare in fumo
il lavoro di tanti anni. Avevo battuto grandi pugili. Il mio
unico rimpianto è quello di non aver avuto in alcune situazioni la dea bendata dalla mia parte: chissà, forse con
maggior fortuna avrei potuto vincere di più.
Oggi cosa fa Franco Siddu?
Tuttora mi alleno nonostante non sia più un giovanotto.
Sono proprietario di un ristorante a Firenze che si chiama “Il vicolo” ,in ricordo della mia fanciullezza a Villamar. Infatti, proprio in un vicolo del paese, conosciuto
come “sa strada de sa mongia”, mi divertivo, vista la mia
vivacità, a rompere le lampadine dei lampioni che mi sono
rimasti impressi per la loro forma. Nel mio ristorante ho
riprodotto quei lampioni. Torno spesso e con piacere a
Villamar. In primavera pubblicherò un libro sulla mia carriera: spero di poterlo far conoscere anche ai miei compaesani.
Simone Muscas
Samassi: Marcialonga del carciofo
La Marcialonga del Carciofo è giunta quest’anno alla trentottesima edizione e associata al 30° Memorial Giovani Val
di Fiemme ha visto la partecipazione di numerosi atleti. Gli
iscritti sono stati quasi 750, divisi tra 350 agonisti e circa
400 non agonisti.
Il circuito di gara è ormai lo stesso da tre anni e l’Acli Mariano Scano prevede di mantenerlo anche nelle prossime edizioni visti gli apprezzamenti generali di partecipanti e spettatori, che si ritrovano immersi nell’ambiente campestre samassese e hanno la possibilità di godere oltre al sapore della
sana competizione della natura che li circonda.
Per la competitiva femminile la vittoria è andata a Claudia
Pinna del Cus Cagliari, seconda si è classificata Cinzia Meloni dell’Atletica San Gavino e a seguire il terzo posto è stato di Antonella Altea di Dolianova.
Tra gli uomini hanno conquistato il podio Giuseppe Mura
dell’Esperia Cagliari al primo posto, Abdelkader Oualid del
Cagliari Marathon Club al secondo posto e al terzo è salita
nuovamente l’Esperia con Gabriele Motzo.
Il Trofeo Mariano Scano assegnato al primo sm35 è stato
vinto, invece, da Stefano Floris dell’Esperia Cagliari.
L’edizione del 2016 è stata un successo anche grazie alle condizioni atmosferiche favorevoli che hanno contribuito ad attirare la mole di partecipanti e spettatori che si è registrata
domenica, ma la buona riuscita della manifestazione non sarebbe stata possibile senza il grande impegno dei giovani soci
dell’Acli Mariano Scano, che con grande volontà si sono prodigati affinché gli atleti partecipanti alla gara si trovassero a
proprio agio e grazie ai loro sforzi nessuno è rimasto deluso.
Carola Onnis
Mtb: buoni i risultati
di inizio stagione
Sul fronte della
mountain-bike
buoni risultati
nelle prime due
gare regionali di
Sassari e Olbia
con diversi piazzamenti nelle categorie Esordienti e Allievi.
Ad Olbia vittoria
assoluta e miglior tempo di
gara per l’allievo
di 2° anno Gabriele Porta e ottimo 4° posto per
il compagno di
squadra Mattia Gabriele Porta
Fois, mentre tra
gli allievi di 1° anno un sudato 2° posto per Lorenzo Montis.
Nella categoria più giovane, tra gli Esordienti 1° anno si è
distinto fra tutti Alessio Porta conquistando il secondo gradino del podio. (r.m.c.)
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1 aprile 2016
VILLACIDRO. VINCE
IL BELGA
JIM THIJS
Elisabetta Curridori
Emanuele Aru
Triathlon Cross 2016 trionfa Elisabetta Curridori
L
a terza tappa del circuito regionale di “Triathlon Cross
2016”, organizzata dalla società “Villacidro Triathlon”,
riporta sulla diga del rio Leni la specialità dell’Off Road ed
è subito successo di partecipanti con un podio maschile e la
prima piazza femminile interamente di Villacidro. Il circuito
cross conclude la prima fase dedicata ai duathlon ed ora il
nuovo appuntamento è il 22 maggio a Cagliari per la nuova
fase dei triathlon cross.
LA GARA Già dalla mattina presto il clima decisamente
primaverile ed un colpo d’occhio del campo gara faceva presagire una grande giornata di sport: oltre 100 ai nastri di
partenza (83 uomini, 13 donne e 4 staffette).
Da subito il Belga Jim Thijs (che si è trasferito da oltre un
anno a Villacidro e ama sentirsi di casa) vuole far vedere che
si allena quotidianamente nelle montagne villacidresi: imposta un ritmo molto alto in corsa, facendo selezione fra i
migliori; lo seguono solo Giovanni Curridori, Daniele Fraoni e Emanuele Aru, mentre Fabrizio Baralla rimane staccato
accusando l’insufficiente recupero dopo la durissima gara
di Berchidda della settimana precedente.
In bici Jim aumenta il distacco dagli avversari, specie in discesa e nei tratti che oramai conosce meglio dei biker locali
(ha anche imparato il nome in Sardo delle località più conosciute dagli appassionati). A questo punto la gara viene profondamente segnata dalla frazione di bici e le posizioni rimangono invariate sino al traguardo.
ORGANIZZATO
DALLA
TRIONFO PER VILLACIDRO Alla fine si registra un
podio maschile tutto Villacidrese con il secondo posto di
Giovanni Curridori (quest’anno tesserato con la società
pugliese Nadir On The Road) e terzo il giovane Emanuele
Aru, che si presenta da Campione Sardo di specialità. Al
quarto Daniele Fraoni del Triathlon Team SS che si conferma ad altissimi livelli nella specialità, quinto e sesto
la coppia del Blue Tribune Carlo Zucca e Giorgio Lecca,
sempre a ridosso dei primi in tutte le gare del circuito Cross
ed in splendida forma.
LE DONNE Nella categoria femminile vince come al solito l’atleta del Villacidro Triathlon Elisabetta Curridori,
seconda Valentina Sgaravato del Free Triathlon, terza l’atleta del Tri Sinnai Giorgia Mura, seguono le atlete del
Blue Tribune Tatiana Ferrari, Nicoletta Rassu e Federica
Meloni.
Il percorso è risultato molto gradito dagli atleti con difficoltà tecniche mai eccessive sia in corsa con continui cambi di direzione e gradini, sia in mountain bike con sentieri
molto panoramici e piacevoli.
PASTA PARTY Menzione finale per il pasta party finale
che, grazie alla meravigliosa giornata di sole, dopo tante
giornate di pioggia e freddo, si è potuto svolgere all’aperto e festeggiare così nel migliore dei modi il ritorno delle
gare a Villacidro sulla diga del Rio Leni.
Gian Luigi Pittau
DINAMO SARDARA
“Biciclettiamo” con gli alunni della scuola primaria
Nell’ambito delle attività dedicate ai bambini della scuola
primaria di Sardara, fino al prossimo 28 maggio ogni sabato mattina nelle vie e piazze del paese la società sportiva
Dinamo Sardara conduce il laboratorio “Biciclettiamo”, in
collaborazione con la volontaria del servizio civile locale
Rossella Sestu di Uras, alcuni papà appassionati del bike e
l’assessore ai servizi sociali Simona Ibba. L’iniziativa propedeutica ha lo scopo di preparare i ragazzi alle escursioni
che si terranno in estate. «Da semplici percorsi all’interno
del contesto urbano – spiega il presidente dell’associazione sportiva Gabriele Luca Piano – si proseguirà con percorsi più articolati nelle strade campestri. Questo laboratorio sarà anche occasione per sensibilizzare i bambini alle
regole della strada e all’uso di un mezzo di trasporto alternativo».
Cronistoria Dinamo Sardara
Sono circa 200 gli atleti amatoriali affiliati alla Dinamo Sardara, nata nel 2000 con due squadre calcistiche, Over e Open,
come risposta al desiderio di alcuni cittadini di partecipare a
campionati sportivi amatoriali. Dieci anni dopo entra a far
parte dell’organico la ginnastica dolce tutta al femminile che
ancora oggi coinvolge circa quaranta donne di età compresa
tra i 25 e 60 anni. Nel 2011 l’associazione si amplia con la
nascita del basket che inizialmente interessa giovani tra i 12
e i 16 anni partecipanti ai campionati Csi e ai vari tornei nel
Medio Campidano, poi tre anni dopo con la partecipazione di
15 bambine tra i 10 e i 14 anni. In continua crescita, nel 2012
vengono coinvolti circa 20 appassionati della mountain bike
e il ciclismo entra a far parte dell’associazione sardarese,
impegnata a organizzare escursioni, manifestazioni ed eventi
a tema in collaborazione con altri enti sportivi e culturali
dell’isola.
Da circa due anni la Bike accoglie all’interno del gruppo
anche ragazzi dai sette anni in su. E lo scorso settembre sono
entrate a far parte anche due squadre di pallavolo, una femminile che svolge un campionato di terza divisione e una mista che svolge un campionato amatoriale. «La Dinamo è un’associazione sportiva molto vitale e presente sul territorio – dichiara Gabriele Luca Piano – che opera a fini sportivi, ricreativi e culturali per l’esclusivo soddisfacimento di interessi
collettivi, collaborando con gran parte delle associazioni locali per l’organizzazione di eventi come il carnevale, la sagra
del grano, la festa de su binu nou. Abbiamo scelto inoltre di
agevolare i più piccoli escludendoli dal versamento di qualsiasi onere economico per partecipare agli allenamenti o per
l’iscrizione ai campionati. Per la stessa ragione, collaboriamo in forma volontaria e gratuita, cercando fonti di sostentamento alternative per l’autofinanziamento, come l’organizzazione di eventi e il supporto di sponsor».
Marisa Putzolu
SERRAMANNA
In 540 al Solo WomenRun
Dopo il grande successo di partecipazione registrato nel 2015,
“Le palestrate di Dany” si aggiudicano per il secondo anno
consecutivo il premio come gruppo più numeroso iscritto alla
manifestazione “SoloWomenRun” tenutasi a Cagliari il 6
marzo scorso. Daniela Tocco, allenatrice del gruppo Atletica
di Serramanna, insieme a Paola Morelli e Berny Lampis, cofondatrici e promotrici dell’associazione culturale “Passu Passu”, anche per il 2016 hanno promosso ed incentivato la partecipazione alla manifestazione sportiva organizzata dal gruppo Bavisela di Trieste in collaborazione con il Comune di
Cagliari, denominata “SoloWomenRun”, interamente a scopo benefico, per le donne in favore delle donne.
Su oltre 3700 iscritte, il gruppo di Serramanna si è aggiudicato il riconoscimento come gruppo più numeroso con ben
540 iscritte, «Considerate le significative adesioni ottenute
nel 2015- ricorda Daniela Tocco - per l’edizione 2016 ci
siamo date l’obiettivo di incrementare la partecipazione con
numeri maggiori, non immaginavamo di ottenere un simile
risultato».
Un importante traguardo che
testimonia
la grande
voglia di
aggregazione
e
partecipazione e la
grande solidarietà di cui sono capaci le serramannesi. Il coordinamento di un gruppo così numeroso è stato possibile grazie alla
collaborazione di tante referenti, ciascuna portavoce e incaricata di raccogliere le adesioni e comunicare ogni informazione utile e sicuramente grazie al passaparola. È indubbio
che la buona riuscita della prima edizione abbia motivato alla
partecipazione anche nel 2016, tanto che tutte le iscritte dell’anno precedente hanno confermato la propria presenza per
il secondo anno portando con se nuove amiche e conoscenti». Gli elementi caratterizzanti per l’edizione appena conclusa sono stati due: la possibilità di presentare a concorso
dei progetti che fossero rivolti alle donne e alle famiglie e
l’aver portato una testimonianza di solidarietà indossando un
pon pon rosso. Il gruppo, così numeroso, aveva bisogno di
un elemento di riconoscimento, che fosse semplice e di facile realizzazione, pertanto le promotrici hanno invitato le iscritte a realizzare un pon pon rosso da indossare al polso che,
come ricorda Paola «si è rivelato un simbolo importante, oltre ad essere stato divertente e motivante realizzarlo, è servito per riconoscerci e ritrovarci tutte insieme» in quella immensa onda rosa che ha corso e passeggiato nel nuovo lungomare del Poetto a Cagliari.
La significativa adesione non è passata inosservata neanche
agli organizzatori della Bavisela di Trieste che durante la conferenza stampa hanno invitato il gruppo a partecipare alla
“SoloWomenRun” che si terrà a Trieste il 30 prile prossimo.
Un gruppo si sta organizzando per presenziare oltremare all’appuntamento conclusivo e tornare in terra sarda con una
testimonianza di solidarietà in più da raccontare.
Elena Fadda
PDF Compressor Pro
1 aprile 2016
29
SAN GAVINO. PROGETTO “STAND UP!”
D ov e e qu a n d o d on a r e
dalle ore 8.00
alle 12.00
Arbus Piazza Mercato.................................sabato 2 aprile
Furtei Piazza Municipio..............................sabato 23 aprile
Gonnosfanadiga Via Mameli 1..................sabato 30 aprile
Torneo interscolastico multidisciplinare
Lo scorso 8 marzo nella scuola secondaria
di San Gavino Monreale si è conclusa la fase
di presentazione di “Stand Up!”, il progetto
ludico-sportivo realizzato dal comitato provinciale del Centro sportivo italiano (CSI)
che coinvolge gli studenti del Medio Campidano e delle province di Cagliari e Carbonia-Iglesias in un torneo interscolastico multidisciplinare. Durante il talk show di presentazione sono state illustrate le regole dei
vari giochi in programma e le finalità dell’iniziativa, che promuove la conoscenza dei
diritti dei ragazzi nello sport. Come ausilio,
è stato consegnato ai ragazzi un manuale
contenente le linee guida del progetto, il regolamento generale e le sei discipline sportive (basket, calcio-tennis, dodgeball, hockey, volano e pallavolo) da praticarsi con regole semplificate ad hoc.
Il torneo prevede la formazione di squadre
miste e si svilupperà in tre fasi: il minicam-
pionato (fase di classe) che si disputerà durante l’ora di lezione di attività motoria; fase
di istituto con la quale si selezioneranno le
squadre finaliste; e fase regionale, prevista
per il prossimo maggio, che assegnerà il titolo alla squadra vincitrice. Gli studenti partecipanti inoltre svolgeranno attività posturale a cura del tecnico ortopedico Giulio Incerpi.
Alla presentazione hanno partecipato il sindaco del paese ospitante Carlo Tomasi e il
docente Efisio Setzu, i presidenti del CSI
Medio Campidano e Cagliari Mario Farci e
Maurizio Siddi, il sindaco Giuseppe Garau,
l’assessore Raimondo Pisu e la dirigente scolastica Susanna Onnis di Sardara, e la dirigente della scuola secondaria Maria Rita Aru
accompagnata dai docenti Rita Maria Speranza Cara e Giancarlo Usai di Guspini.
Marisa Putzolu
Dario Frau
Guspini Via Don Minzoni 107.....................sabato 16 aprile
Samassi Piazza Italia............................domenica 19 giugno
Sanluri Piazza Porta Nuova........................sabato 23 aprile
San Gavino Ospedale ................martedì - giovedì - sabato
Sardara Via Oristano..............................sabato 28 maggio
Serramanna Poliamb. C.so Europa......domenica 10 aprile
Serrenti Via A. Gramsci........................domenica 17 aprile
Siddi- Pauli Arbarei
Piazza Europa... ...sabato 4 giugno
Tuili Locali ex scuola media.....................sabato 11 giugno
Villacidro Via Guido Rossa ........................sabato 2 aprile
Villamar Via Roma 207.................................sabato 9 aprile
Villanovafranca
Piazza Martiri...............sabato 11 giugno
In questa rubrica ospitiamo foto e messaggi di auguri per compleanni, anniversari di matrimonio, riunioni conviviali,
nozze, nascite, battesimi, cresime, prime comunioni, lauree e ricorrenze varie da festeggiare.
Le foto a colori, accompagnate da un testo, possono essere inviate all’indirizzo e-mail [email protected]
GUSPINI 5 APRILE 2016
GUSPINI 28 MARZO 2016
A
Silvana Carta
A Silvia
Buon
Com
pleanno
Compleanno
Tantissimi
auguri
di Buon
Compleanno
per i tuoi
11 anni
da parte di mamma, diddi, nonni e zii
Sar
Saraa
P ontis
Con affetto, un abbraccio, ti vogliamo bene.
Alessandro e Mauro
GUSPINI 3 APRILE 2016
Nozze di Diamante
Luigi Usai
e
Margherita Manca
Cari nonni,
oggi sono ben
sessanta anni di matrimonio.
Vi auguriamo di proseguire così ancora per tanti anni e di continuare
ad affrontare ogni circostanza della vostra vita assieme.
Tantissimi Auguri per i vostri primi 60 anni di matrimonio
da tutta la famiglia
ha conseguito la laurea
in
Scienze dell’Educazione
e Formazione
Abbiamo sempre creduto
nelle tue potenzialità e oggi
ne abbiamo avuto la conferma.
Tanti auguri e un abbraccio
pieno di stima da parte
di Renata, zio Mondino, Cinzia,
Roberto, Veronica, Giacomo,
Diego, Ambra e Giulia.
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30
1
1 aprile 2016
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agricolo. Prezzo 85.000 euro.
tel. 328 7044466. (01/15)
Vendo uliveto con 50 piante
zona Guspini a 100 metri dal
paese. Tel. 348 2845518. (19/
15)
Villanovaforru Terreno 540
mq, edificabile, lottizzato.
Accesso da via Argiolas e dalla circonvallazione (viale degli Oleandri). Contatto: Ibba
Ugo 070 9300166. (03/16)
Pabillonis Vendesi terreno
agricolo 3.000 mq, in Via
Villacidro a 600 metri dal
campo sportivo, servito da
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bonifica, 3.000 euro trattabili. Per informazioni 347
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capannone uso porcilaia con
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1 aprile 2016
31
Sì! Voglio il mare blu
Sì! Voglio il mare blu: è l’iniziativa promossa dal Circolo
“Nilde Iotti” di Sel-SI con Arci e Legambiente che si terrà
a Guspini il prossimo venerdì 8 Aprile h.18, presso le Case
a Corte.
Per l’occasione si proietterà il documentario “Green lies Il volto sporco dell’energia pulita”, a cui seguirà un dibattito su tematiche relative all’avvento delle energie rinnovabili e - oltre al Referendum sulle trivelle - sul vincolo, che
dura ormai da decenni, di una produzione energetica basata sui combustibili fossili.
Per l’occasione interverranno rappresentanti dell’Arci, di
Legambiente Sardegna e il parlamentare di Sel-Sinistra Italiana Michele Piras.
Nella consapevolezza che le rinnovabili potranno davvero
essere una rivoluzione energetica e culturale, solo se diverranno un mezzo a portata di tutti e non un beneficio per
pochi…
Il 17 Aprile #sivotaSì
al Referendum sulle trivelle
UNO SPRECO CONTRO LA PARTECIPAZIONE
La scelta del governo di non accorpare il Referendum alle
elezioni amministrative costerà alle casse dello Stato circa
350 milioni di euro.
Vogliono sfavorire la partecipazione democratica, dobbiamo fare di tutto per impedirglielo.
NEMMENO UN POSTO DI LAVORO IN PIÚ
Chi dice che le trivellazioni porteranno nuovi posti di lavoro racconta una falsità. Le piattaforme petrolifere sono ad
alta intensità di capitali (costano tantissimo), ma bassissima di lavoro. Dove ci sono le trivelle, il saldo tra nuova
occupazione e quella preesistente è negativo.
MA QUALE INDIPENDENZA ENERGETICA, ANZI!
I nostri mari ospitano quantità minime di gas e petrolio: le
riserve di petrolio equivalgono a circa 7-8 settimane di consumo nazionale, quelle di gas 6 mesi. I combustibili poi
apparterranno alle multinazionali, che potrebbero decidere
di non destinarli all’Italia, ma di venderli all’estero.
L’ECOSISTEMA IN PERICOLO, PER NON PARLARE DI TURISMO
C’è un rischio incidenti. Il Mediterraneo è un grande lago:
per estrarre poche gocce di petrolio, metteremmo in pericolo le coste, la flora e la fauna marina.
Le piattaforme petrolifere davanti ai nostri litorali penalizzeranno il turismo, che da solo vale il 10% di Pil del Paese.
QUINDI, A CHE SERVONO LE TRIVELLE?
Se non portano posti di lavoro né soldi allo Stato, non garantiscono l’indipendenza energetica, non combattono i
cambiamenti climatici, mettono a rischio ecosistema, turismo, pesca e commercio, a cosa servono?
Semplice. A garantire guadagni alle multinazionali petroliere.
L’ALTERNATIVA
Votare Sì non serve solo a fermare le trivelle, ma a chiedere politiche di messa in sicurezza del territorio e investimenti nelle energie rinnovabili. Vogliamo tutelare l’ambiente e la salute delle persone, creare nuovi posti di lavoro e
non regalare l’Italia ai petrolieri stranieri.
Il Comitato per il SI
La Gazzett@ffari
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GRATUITO
E-mail: [email protected] Fax 0709785036
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Scrivere in stampatello. Max 15 parole
Testo....................................................................
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Cognome e nome........................................................
Indirizzo.............................................................
Cap..................Città............................................
Prov..................... Tel.........................................
Documento n°. .......................... del..................
Cod. Fiscale
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Dichiaro sotto la mia responsabilità di non rilasciare false dichiarazioni, di
non operare come professionista nel campo dell’oggetto del presente annuncio. Acconsento al trattamento dei dati, d. lgs 196/2003.
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1 aprile 2016