Il nome della rosa

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Il nome della rosa
Febbraio 2003 Umberto Eco Il nome della rosa "I folli e i bambini dicono sempre la
verit?, Adso. Sar? perch? come consigliere imperiale il mio amico Marsilio ? pi?
bravo di me, ma come inquisitore sono pi? bravo io. Persino pi? bravo di Bernardo
Gui, Dio mi perdoni. Perch? a Bernardo non interessa scoprire i colpevoli, bens?
bruciare gli imputati." Umberto Eco Il nome della rosa "I folli e i bambini dicono
sempre la verit?, Adso. Sar? perch? come consigliere imperiale il mio amico
Marsilio ? pi? bravo di me, ma come inquisitore sono pi? bravo io. Persino pi? bravo
di Bernardo Gui, Dio mi perdoni. Perch? a Bernardo non interessa scoprire i
colpevoli, bens? bruciare gli imputati. E io invece trovo il diletto pi? gaudioso nel
dipanare una bella e intricata matassa. E sar? ancora perch? in un momento in cui,
come filosofo, dubito che il mondo abbia un ordine, mi consola scoprire, se non un
ordine, almeno una serie di connessioni in piccole porzioni degli affari del
mondo..." Nel 1980, Umberto Eco si impone sulla scena della letteratura mondiale,
fino a divenire lo scrittore italiano pi? noto nel mondo, grazie all'improvviso e
sorprendente successo de Il nome della rosa: romanzo in cui l'illustre e stimato
studioso di estetica e semiotica, l'autore di Opera aperta, Apocalittici e integrati,
Trattato di semiotica generale, Lector in fabula, narra proprio ci? che, in et?
matura, ha scoperto di non poter teorizzare. In realt?, l'autore si rifiuta di rivelare
cosa voglia dire il libro, e alla fine, lo stesso Adso da Melk, il narratore, confessa,
all'ignoto lettore, di non sapere se la storia ?che ha scritto contenga un qualche
senso nascosto, e se pi? d'uno, e molti, o nessuno?. Libro ?fatto di brani, citazioni,
periodi incompiuti, moncherini di libri?, vero e proprio pastiche di generi letterari
diversi, Il nome della rosa, dietro a un racconto avvincente e trascinante dalla
prima pagina all?ultima, cela in effetti un libro dagli infiniti sensi e dagli infiniti
livelli di lettura: ovvero, pare quasi l'esito narrativo, l'esemplificazione e
l'esplorazione di quella "illimitatezza" della semiosi, teoricamente illustrata
dall?autore. Ragion per cui, in questo labirintico romanzo poliziesco dal taglio
semiologico, ogni segno ne cela un altro. Cos?, in virt? della sua inesauribile
complessit?, ricchezza ed intertestualit? - quale vero e proprio "libro di culto" - Il
nome della rosa ? stato interrogato e interpretato secondo le pi? diverse e
molteplici piste di lettura: medievista, critico-letteraria, semiotico-testuale,
etico-religiosa, sociologica, storico-letteraria, fisica. Un lungo ed interessante
viaggio, attraverso tutti questi sentieri interpretativi, ? stato percorso da Renato
Giovannoli in un'antologia di trentacinque Saggi su "Il nome della rosa" (Bompiani,
Milano 1999, 440 pp., Lire 16.000, Euro 8,25), senza peraltro avere pretese
esaustive. Se poi si segue la pista suggerita dal risvolto di copertina, Il nome della
rosa si lascia leggere secondo i quattro sensi dell'allegorismo medioevale,
enunciati da Dante nella lettera a Cangrande della Scala: romanzo storico e
romanzo poliziesco - secondo l'interpretazione letterale - romanzo a chiave sulla
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realt? contemporanea - secondo l'interpretazione allegorica - e romanzo di idee
logico-filosofiche, in cui l'etica e la semiotica si fondono - secondo il livello morale.
Drammaticamente vuoto, tuttavia, rimane il senso anagogico, ovvero il livello del
Senso supremo, del senso divino. Non ?vi pu? essere un ordine?, una Verit?
assoluta, infatti, in quel labirintico e cos? attuale universo dell'autunno del
Medioevo, epoca di profonda crisi e di grandi contrasti ideali e politici, in cui i segni
sono ?la sola cosa di cui l'uomo dispone per orientarsi nel mondo?. Specchio e
figura dell'uomo contemporaneo, Gugliemo da Baskerville, inseguendo
ostinatamente una parvenza d'ordine, giunge alla fine a dipanare la ?bella e
intricata matassa?, ma con suo grande sconcerto, ?seguendo una ragione
sbagliata?. Ed infine, non gli rimane che confessare che forse ?il compito di chi
ama gli uomini ? di far ridere della verit?, fare ridere la verit?, perch? l'unica verit?
? imparare a liberarci della passione insana della verit??, e che quindi: ?le uniche
verit? che servono sono strumenti da buttare?. ? forse questo, dunque, il senso
ultimo di questo libro dall'enigmatico titolo? ?stat rosa pristina nomine, nomina
nuda tenemus? [la rosa primigenia esiste in quanto nome, possediamo i semplici
nomi] Bompiani, Milano 1980
Data: 12 Agosto 2003 - Autore: Admin - Num. letture: 436 - Sezione: Cultura
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