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Georges Simenon, L’uomo che guardava passare i treni, Adelphi, 1991
La sera di un giorno qualsiasi, Kees Popinga si appresta a fumare un sigaro. Anche la sua vita è
qualsiasi, e questo lo rallegra. Impiegato di una solida ditta olandese, è abituato a spartire le sue ore
con perfetta regolarità. I suoi sentimenti non usano deviare, se non impercettibilmente, come per
esempio per «quella certa emozione furtiva, quasi vergognosa, che lo turbava vedendo passare un
treno, un treno della notte soprattutto, dalle tendine calate sul mistero dei viaggiatori». Quella sera,
poche ore dopo, Popinga fu costretto ad accorgersi che la sua vita si disfaceva come un castello di
carte. Ora gli accennava dall’oscurità una nuova esistenza, dove avrebbe avuto a che fare con figure
per lui estranee: il sangue, le donne, l’imbroglio, il caso, la fuga, la paura, l’esaltazione, il falso, la
polizia.
Kees Popinga è uno di quegli uomini cosiddetti normali che Simenon predilige e che sa raccontare
come nessun altro. La sua normalità, come ogni normalità, è illusoria: un meccanismo che, appena
s’inceppa, diventa capace di tutto. Ma non tutti, a quel punto, sono capaci di tutto. Kees Popinga sì.
Come era stato, un tempo, il più normale fra i normali, ora si sfrena e, preso da un’euforia sinistra,
rovescia uno per uno tutti i capisaldi della sua realtà. La sua fuga è una sfida, e la sfida attira
un’incalzante persecuzione, che ci trascina fino all’ultimo nella lettura. Personaggio paradigmatico
dell’universo simenoniano, Popinga si insinua nella mente del lettore con una stupefacente
familiarità. È come una carta da parati che abbiamo visto per anni e improvvisamente si metta a
parlare. Dal momento in cui, un giorno, Popinga esce di casa e, chiudendo la porta, esce anche da se
stesso, incontriamo di tutto e non riusciamo a evitare di vederlo con i suoi occhi. Il delitto, il terrore,
la fantasticheria, la solitudine, la lucidità, la puntigliosità: sono nuovi pezzi su una vecchia
scacchiera, e con il loro aiuto Popinga tenta disperatamente di eludere lo scacco matto. Alla fine, la
sua vita, di cui ormai sappiamo tutto, sarà passata davanti ai nostri occhi, e ai suoi, come uno di
quei misteriosi treni che amava guardare nella notte.
L’uomo che guardava passare i treni fu pubblicato per la prima volta nel 1938.
(scheda pubblicata per l'edizione del 1986)
scheda di Tomasi, D., L'Indice 1987, n. 1
Chi delle avventure del Commissario Maigret ha sempre amato quell'andare di Simenon oltre la
coltre della rispettabilità, del conformismo e della morale borghesi, mettendo così in piena luce le
contraddizioni più profonde di un certo modo di vivere e di intendere la vita stessa, troverà certo in
questo romanzo più di un motivo d'interesse. "L'uomo che guardava passare i treni" è infatti, sotto
questo aspetto, un passo più avanti del ciclo Maigret. Qui viene a mancare ogni modello, ogni punto
fermo; non c'è più l'eroe, quotidiano e ordinario quanto si vuole, a costituire ancora una speranza,
un orizzonte, un accenno di vero. La frase stessa con cui si chiude il romanzo è, del resto,
estremamente significativa: "Non c'è una verità, ne conviene?". Aperto alle mille inquietudini della
più viva letteratura degli anni '30, questo libro di Simenon ha per protagonista Kees Popinga, un
impiegato qualunque che da un giorno all'altro vede trasformata la propria esistenza: da rispettabile
padre di famiglia ad assassino paranoico. E sarà proprio il folle ed allucinato, ma nel contempo
anche lucido, punto di vista di questo Maigret uscito di senno ad imporsi nel corso di una narrazione
che è un esame impietoso della precarietà di ogni esistenza.
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L'assassino è un signore normale di CORRADO AUGIAS
"Da polizia di Amsterdam a polizia di Parigi stop. Nome Kees Popinga, anni 39, domiciliato a
Groninga, ricercato per omicidio signorina Pamela Makinsen nella notte tra il 23 e il 24 dicembre stop.
Abbiamo ragione di supporre che abbia preso treno per la Francia stop Indossa abito grigio, cappello..."
Mentre i fonogrammi della polizia s'intrecciano tra varie capitali europee lui, il commerciante olandese
Kees Popinga, siede in uno scompartimento di seconda classe mentre fuori dal finestrino scorrono le
ondulate pianure delle Fiandre. Il treno fila veloce, diretto alla parigina Gare du Nord. L'uomo è
tranquillo, freddo, fuma un sigaro, valuta con lucidità l'avvenire e ciò che ha appena fatto.
Che cosa ha fatto Popinga? Niente di particolarmente grave ai suoi occhi. In una stanza dell'Hotel
Carlton di Amsterdam, ha stretto un asciugamano intorno al collo di Pamela Makinsen, cantante e
mantenuta di vari uomini. Lei però l'aveva rifiutato. Aveva addirittura riso della sua richiesta e quella
stretta alla gola con il primo oggetto capitato sotto mano voleva essere solo un rimprovero. Forse ha
stretto un po' troppo, d'altronde era molto arrabbiato con la ragazza, può succedere. Quando ha lasciato
la stanza però Popinga era già tornato tranquillo come lo è ora. Lei invece era riversa sul letto, non si
muoveva più. A 39 anni Kees Popinga, ricco di qualità degne di figurare su una lapide, vale a dire padre
e marito esemplare, è diventato l'assassino di una cocotte.
L'avvio di questo romanzo di Simenon rovescia di colpo lo schema del racconto giallo e precipita dalle
prime pagine il lettore in mezzo alle cose. In una struttura di convenzione il racconto comincerebbe con
la scoperta del cadavere di Pamela e le indagini per scoprire chi sia stato ad ucciderla. Simenon invece
comincia dall'assassino. E prosegue con l'assassino nel senso che fino alla fine è lui, Popinga, il
protagonista della vicenda mentre tutti gli altri personaggi, investigatori, conoscenti occasionali,
giornalisti, passanti, vengono relegati su uno sfondo meno precisato.
Perché Simenon opera questo rovesciamento? Il romanzo uscì per la prima volta nel 1938, anni nei quali
le complicazioni della psicologia, anche nelle loro varianti criminali, erano ancora abbastanza di moda.
Di questo appunto si tratta. Simenon racconta, attraverso una vicenda ricca di suspense, la psicologia di
un pazzo criminale, mostra in qual modo i delitti che commette si vadano ricomponendo dentro la sua
testa in una sequenza di considerazioni autogiustificatorie spinte al punto che le stesse indagini della
polizia (di cui legge sui giornali) diventano ai suoi occhi unicamente una persecuzione ai suoi danni.
Solo verso la fine, quando come si usa dire, le maglie della polizia gli si stringono intorno, Popinga ha
qualche intermittente ritorno alla vecchia coscienza borghese, si rende conto per pochi attimi della
condizione in cui è ridotto, avverte una vaga nostalgia di cui non saprebbe dire, per le tranquille serate
nel salotto di casa quando ascoltava la radio e fumava in pace il suo sigaro dopo cena. Allora sente un
bruciore sotto le palpebre, una strana voglia di lacrime: "Se non fosse stato lontano, avrebbe forse
tentato di tornare a casa, senza far rumore, passando dalla finestra di cucina, e l'indomani avrebbe
sussurrato: "Non è stato niente, no?"".
Ma è solo questione di un attimo, il gorgo subito lo riafferra, e la sua vita presente, randagia, miserabile,
con i soldi che ormai scarseggiano, torna a sembrargli quella di un eroe che sta misteriosamente
sfidando la società.
Il ribaltamento rispetto ai canoni del giallo serve dunque a mettere l'occhio dell'autore dentro la testa di
Popinga consentendogli di raccontare come funziona a noi che leggiamo. So benissimo, come molti del
resto, il modo semiconsapevole in cui Simenon ha scritto la quasi totalità dei suoi romanzi (compreso
probabilmente questo); ma prima del semiautomatismo della scrittura sicuramente ha agito sull'impianto
il fascino dello sperimentalismo psichiatrico che proprio in Francia aveva conosciuto nei primi due
decenni del Novecento una notevole fortuna.
Alfred Binet, uno dei più famosi psicopatologi del mondo a cavallo tra Otto e Novecento, aveva influito
con il suo saggio Les alterations de la personnalité sia su Pirandello (che teneva quel libro addirittura sul
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comodino), sia sul teatro del Grand Guignol nel quale la follia criminale era ovviamente uno dei temi
prediletti e infatti ricorrenti. Tra questi due poli il Kees Popinga di Simenon è molto più vicino a
Pirandello che non alle sanguinose rappresentazioni del Grand Guignol. L'accento infatti è sulla
lucidissima pazzia del protagonista, ennesima variante di quella riscoperta dell'uomo comune
caratteristica dello scrittore belga.
Da un punto di vista diverso da quello che ho usato finora, si potrebbe anche dire, infatti, che nella sua
ispirazione di fondo e anche se mancano completamente i momenti d'indagine, L'uomo che guardava
passare i treni ha dei punti di contatto con l'atmosfera dei romanzi di cui è protagonista Maigret. Anche
qui Simenon ha preso un uomo normale e lo ha scagliato in un'avventura che i canoni d'una pacifica
esistenza borghese non avrebbe mai fatto sospettare. Kees Popinga è andato avanti per decenni con i
libri contabili d'una ditta di Import-Export. Si è costruito una casa, ha allevato dei figli, ha fatto con
stanca regolarità l'amore con sua moglie.
Un giorno, d'improvviso, scopre che quella vita non solo è insoddisfacente per lui, ma che gli è estranea,
che addirittura gli ripugna, che vorrebbe con tutto se stesso essere altrove a fare altre cose. Di colpo
Popinga scopre che i suoi figli sono degli stupidi, che sua moglie è una povera oca mediocre e bugiarda.
Allora l'assassinio di Pamela nella stanza del Carlton potrebbe non essere soltanto il gesto
semiaccidentale d'un uomo alterato. Il cadavere di Pamela è la ragione concreta e necessaria per la quale
Popinga deve cominciare a fuggire. Non solo della polizia che lo insegue ma dalla sua stessa vita, anzi
da se stesso così com'è stato fino a quel momento.
Non uso il nome di Dostoevskij perché il riferimento mi sembrerebbe improprio da un punto di vista
strettamente letterario. Resta tuttavia che l'ambiguità del comportamento di Popinga sfiora, per analogia,
l'abissale ambiguità di Raskolnikov.
Simenon è un uomo nel quale hanno coabitato autentica mediocrità e autentico genio. Per nostra fortuna,
il genio è stato travasato per la gran parte nei suoi libri, che resteranno, mentre tanti aspetti discutibili
della sua vita privata sono destinati fatalmente ad essere dimenticati. Penso al suo egoismo, al male,
volontario o no, fatto a sua figlia, alle umiliazioni inferte alle sue numerose amanti, alla sua ambiguità
politica e civile durante l'occupazione nazista della Francia. Del primo romanzo, che scrisse a 22 anni,
vale la pena di riportare il titolo, perché è un po' la chiave per capire ciò che seguirà, compreso Maigret.
Si chiamava Le roman d'une dactylo, il romanzo d'una dattilografa, un inizio basso il suo, narrativa di
puro consumo, mandato in libreria con lo pseudonimo Jean du Perry (ne userà altri 25, di pseudonimi,
straripanti anche quelli). Anni dopo, consapevole dei propri mezzi, Simenon confesserà: "Sciocco che
sia, un romanzo popolare deve essere costruito solidamente, come e più d'un romanzo di vera letteratura.
Vi agiscono parecchi personaggi e l'azione è molto movimentata poiché bisogna introdurre di continuo
nuovi elementi".
Chi ha paragonato Simenon a Balzac aveva forse presente questo suo atteggiamento di fronte alla
commedia umana rappresentata dalle piccole vicende di gente comune. Con la gente comune però non si
fanno grandi romanzi. Neanche grandi romanzi polizieschi. Infatti la sua abilità di costruttore di trame
sta nel proiettare di colpo questa gente comune in una vicenda che la supera e la scaglia al di là del
destino che si credeva stabilito per lei. E nel fargli toccare il fondo di questa condizione inattesa. Una
volta Simenon ha detto che i suoi non sono veri romanzi polizieschi perché il colpevole è spesso noto
fin dall'inizio. La cosa è vera solo in parte e comunque conta poco. Perché tra gli altri suoi meriti c'è
quello d'aver abbattuto il confine tecnico tra letteratura gialla e letteratura tout court. Tante avventure di
Maigret sono soltanto dei bei romanzi, e tanti romanzi dove Maigret non compare (per esempio Le
finestre di fronte o quello di cui stiamo parlando) sono sorretti da una tessitura narrativa che scrittori di
livello anche superiore non hanno mai raggiunto.
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Bibliografia di Georges Simenon
Simenon è stato uno degli scrittori più prolifici del XX secolo, in grado di scrivere da 60 a 80
pagine al giorno. A lui si devono 450 romanzi e racconti, molti dei quali pubblicati sotto 17
pseudonimi diversi. La tiratura complessiva delle sue opere supera il centinaio di milioni di copie.
Questi i titoli presenti nei cataloghi degli editori italiani:
•
La camera azzurra
(2008 )
Adelphi
•
Il treno
(2007 )
Adelphi
•
Maigret e il cliente del sabato
(2007 )
Adelphi
•
Maigret si confida
(2007 )
Adelphi
•
Il Presidente
(2007 )
Adelphi
•
Il piccolo libraio di Archangelsk
(2007 )
Adelphi
•
Maigret si mette in viaggio
(2007 )
Adelphi
•
Maigret e il ladro indolente
(2007 )
Adelphi
•
La neve era sporca
(2007 )
Mondadori
•
Il testamento Donadieu
(2007 )
Marco Valerio – Edizione per ipovedenti
•
Maigret e i testimoni recalcitranti
(2006 )
Adelphi
•
Cargo
(2006 )
Adelphi
•
Gli scrupoli di Maigret
(2006 )
Adelphi
•
Il clan dei Mahé
(2006 )
Adelphi
•
Maigret in Corte d’Assise
(2006 )
Adelphi
•
Maigret si diverte
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(2006 )
Adelphi
•
Maigret e il corpo senza testa
(2005 )
Adelphi
•
Maigret e la giovane morta
(2005 )
Adelphi
•
La casa sul canale
(2005 )
Adelphi
•
Maigret prende un granchio
(2005 )
Adelphi
•
L’orologiaio di Everton
(2005 )
Adelphi
•
Maigret e il ministro
(2005 )
Adelphi
•
Luci nella notte
(2005 )
Adelphi
•
Romanzi I
(2004 )
Adelphi
•
Colpo di luna
(2004 )
Adelphi
•
Maigret e l’uomo della panchina
(2004 )
Adelphi
•
La trappola di Maigret
(2004 )
Adelphi
•
La neve era sporca
(2004 )
Adelphi
•
Maigret si sbaglia
(2004 )
Adelphi
•
Maigret ha paura
(2004 )
Adelphi
•
Maigret e la Stangona
(2003 )
Adelphi
•
Maigret a scuola
(2003 )
Adelphi
•
La rivoltella di Maigret
(2003 )
Adelphi
•
Memorie intime
(2003 )
Adelphi
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•
Lettera al mio giudice
(2003 )
Adelphi
•
Maigret, Lognon e i gangster
(2003 )
Adelphi
•
La camera azzurra
(2003 )
Adelphi
•
Il fidanzamento del signor Hire
(2003 )
Adelphi
•
La furia di Maigret
(2002 )
Adelphi
•
Le memorie di Maigret
(2002 )
Adelphi
•
Il primogenito dei Ferchaux
(2002 )
Adelphi
•
L’amica della signora Maigret
(2002 )
Adelphi
•
Maigret e l’affittacamere
(2002 )
Adelphi
•
Le finestre di fronte
(2002 )
Adelphi
•
Pioggia nera
(2002 )
Adelphi
•
La prima inchiesta di Maigret
(2001 )
Adelphi
•
Félicie
(2001 )
Adelphi
•
Maigret al Picratt’s
(2001 )
Adelphi
•
La verità su Bébé Donge
(2001 )
Adelphi
•
Maigret va dal coroner
(2001 )
Adelphi
•
In caso di disgrazia
(2001 )
Adelphi
•
Cécile è morta
(2000 )
Adelphi
•
Maigret a New York
(2000 )
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Adelphi
•
Gli intrusi
(2000 )
Adelphi
•
Il morto di Maigret
(2000 )
Adelphi
•
I Pitard
(2000 )
Adelphi
•
Maigret e la vecchia signora
(2000 )
Adelphi
•
Pronto intervento
(2000 )
Nuovi Equilibri
•
Firmato Picpus
(1999 )
Adelphi
•
L’ispettore Cadavre
(1999 )
Adelphi
•
Le vacanze di Maigret
(1999 )
Adelphi
•
L’uomo di Londra
(1999 )
Adelphi
•
Il mio amico Maigret
(1999 )
Adelphi
•
Il viaggiatore del giorno dei Morti
(1999 )
Adelphi
•
Maigret
(1998 )
Adelphi
•
La casa del giudice
(1998 )
Adelphi
•
La chiusa n. 1
(1998 )
Adelphi
•
I sotterranei del Majestic
(1998 )
Adelphi
•
Tre camere a Manhattan
(1998 )
Adelphi
•
Turista da banane
(1998 )
Lizard
•
All’Insegna di Terranova
(1997 )
Adelphi
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•
Pedigree
(1997 )
Adelphi
•
Il cavallante della «Providence»
(1997 )
Adelphi
•
L’ombra cinese
(1997 )
Adelphi
•
I fantasmi del cappellaio
(1997 )
Adelphi
•
Liberty Bar
(1997 )
Adelphi
•
Il Crocevia delle Tre Vedove
(1996 )
Adelphi
•
Turista da banane
(1996 )
Adelphi
•
Il caso Saint-Fiacre
(1996 )
Adelphi
•
Un delitto in Olanda
(1996 )
Adelphi
•
La casa dei fiamminghi
(1996 )
Adelphi
•
Il cane giallo
(1995 )
Adelphi
•
Una testa in gioco
(1995 )
Adelphi
•
Il pazzo di Bergerac
(1995 )
Adelphi
•
La balera da due soldi
(1995 )
Adelphi
•
La morte di Belle
(1995 )
Adelphi
•
Il defunto signor Gallet
(1994 )
Adelphi
•
Il borgomastro di Furnes
(1994 )
Adelphi
•
Il porto delle nebbie
(1994 )
Adelphi
•
La ballerina del Gai-Moulin
(1994 )
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Adelphi
•
L’impiccato di Saint-Pholien
(1993 )
Adelphi
•
La vedova Couderc
(1993 )
Adelphi
•
Pietr il Lettone
(1993 )
Adelphi
•
La Marie del porto
(1992 )
Adelphi
•
Betty
(1992 )
Adelphi
•
L’uomo che guardava passare i treni
(1991 )
Adelphi
•
La neve era sporca
(1991 )
Adelphi
•
Lettera al mio giudice
(1990 )
Adelphi
•
Hôtel del Ritorno alla Natura
(1989 )
Adelphi
•
Il testamento Donadieu
(1988 )
Adelphi
•
Pedigree
(1987 )
Adelphi
•
L’uomo che guardava passare i treni
(1986 )
Adelphi
•
Lettera a mia madre
(1985 )
Adelphi
•
Le finestre di fronte
(1985 )
Adelphi
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