Suite Imaginaria, Meditterraneo techno

Transcript

Suite Imaginaria, Meditterraneo techno
Suite Imaginaria, Meditterraneo techno
Scritto da Administrator
Mercoledì 25 Marzo 2009 09:22 -
Data: 2 giugno 2001
Giornale: il manifesto
di Flaviano De Luca
Dodici brani profumati d’Arabia e di melodie funk-napoletane con una carica ritmica travolgente,
con andamento duro e compatto
In uscita l’album degli Almamegretta, ancora più meticciato
ROMA - Macchie di fantasia e ritmica desiderante per una musica Imaginaria: così si chiama il
quinto album degli Almamegretta, in uscita nei negozi. «Meglio Imaginaria con una emme sola,
è più vicino al latino e all'inglese, ha un taglio più internazionale, come i suoni che sono un
incrocio di tantissime suggestioni e influenze diverse - racconta il batterista Gennaro Tesone,
uno dei tre superstiti della band dopo l'abbandono del tastierista Paolo, trasferitosi a Londra ma
presente in alcuni brani dell'album – È stato tutto registrato negli studi milanesi di Mauro Pagani
che ha alcune stupende chitarre vintage (d'annata) e ha pure suonato un p0' di strumenti sparsi,
dal flauto al violino. Siamo stati molto aiutati dal Pro-Tools, un personal computer dove puoi
registrare infinite tracce digitali e successivamente le puoi tagliare, combinare, copiare,
scegliendo le parti migliori».
All’ascolto c’è un’insinuante atmosfera mediterranea («ecco il motivo delle alici, i pesci in
copertina, pescare è un'attività antica di queste sponde»), un colore molto arabo, sonorità di
oud e violini amplificate da un canto affascinante e in parte incomprensibile di Raiz (in Catene e
Fa' ammore cu' me che sembra il seguito di Nun te scurdà). Una striscia melodica napoletana
che ogni tanto salta fuori da una ritmica dura, compatta, avvolgente (N'ata vota). Un vigoroso
frullato di effetti elettronici, campionamenti, schegge reggae, battute techno mozzafiato, dub.
Venivamo da un disco molto studiato e abbastanza pop, 4/4, tutto basato sulle canzoni e
abbiamo deciso di puntare sull'altro versante, sull'istinto totale, sull’entrare in studio senza un
canovaccio abbozzato, un work in progress avvincente - racconta Raiz, autore degli
appassionanti testi dialettali con puntate anglosassoni - Non ci sentiamo di rappresentare
Napoli in nessun modo, rappresentiamo solo noi stessi, tre persone che fanno musica con
molta testardaggine e qualche idea. Certo ci piace della città questo aspetto di fusione di tante
culture, dai calcidesi e alessandrini della Magna Grecia agli africani immigrati d'oggi. Questo
grande villaggio pasoliniano, una porta aperta, un esempio del crogiuolo interrazziale che è
molto presente anche in quello che facciamo, utilizzando stimoli e armonie differenti. È il caso di
Pa'Chango, un lungo strumentale, un'improvvisazione di dieci minuti nata da alcune strofe
suonate dal nostro percussionista Ernestico, che è un santero fedele a Chango, questa divinità
yoruba che si venera anche a Cuba, ma che abbiamo intrecciato con andamenti classici da
processione nostrana, come potrebbe essere quella per la Madonna dell'Arco. La porta la puoi
anche chiudere ma stai sicuro che, prima o poi, arriverà qualcuno a sfondarla. In tour penso che
rifaremo anche Figli di Annibale, una delle nostre prime canzoni che non presentiamo più da
anni eppure è dotata di grande attualità, con questi episodi di razzismo e di caccia all'immigrato
che si ripetono».
C'è anche un forte riferimento agli anni '70 nelle sonorità («abbiamo usato piani elettrici Fender
Rhodes e Wurlitzer, sintetizzatori analogici come il Moog») e nella libertà creativa («non era
allora che dicevano l'immaginazione al potere?») di svariare su registri sonori diversi, su
soluzioni inconsuete. Ecco così Crazy days & crazy nights, una citazione dei lavori di Bim
1/2
Suite Imaginaria, Meditterraneo techno
Scritto da Administrator
Mercoledì 25 Marzo 2009 09:22 -
Sherman, «un cantante reggae morto l'anno scorso che ha lavorato con Adrian Sherwood e ci
ha molto influenzato» o Caña, ispirato ai versi di un poeta cubano, Nicolàs Guillén e Rubayyat,
che si richiama alla poesia persiana dell'XI secolo. «Insomma siamo per la valorizzazione delle
differenze, contro la globalizzazione, contro il proliferare del cibo finto alla McDonald, contro
questo gusto medio che tutto appiattisce, che non fa andare i nostri pezzi alla radio perché non
rientrano nella programmazione classica attenta allo share e alla pubblicità». Al posto delle
radio commerciali, Radio Uno Music Club promuoverà anche il tour del gruppo, che durerà da
fine giugno a settembre. Non è prevista, invece, la partecipazione alle contromanifestazioni di
Genova per il G8.
Come definiresti questo disco? «Un gustoso incontro di riso basmati e ragù napoletano»,
l'icastica chiusura di Raiz.
Aggiornato Sabato, 10 Settembre 2005
2/2