lezione 12 13 spettroscopia raman

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lezione 12 13 spettroscopia raman
Spettroscopia Raman
La spettroscopia Raman è forse la tecnica di analisi molecolare
più potente tra quelle attualmente disponibili per l’analisi dei
beni culturali
Essa può fornire
informazioni sulla
composizione
molecolare, i legami,
l’ambiente chimico, la
fase e la struttura
cristallina dei campioni
in esame, ed è quindi
adatta all’analisi di
materiali in più forme:
gas, liquidi e solidi
amorfi o cristallini
Spettroscopia Raman
La tecnica sfrutta un fenomeno fisico
scoperto nel 1928 dal fisico Indiano C.V.
Raman, che gli valse il premio Nobel nel
1931. Egli scoprì che una piccola
frazione della radiazione diffusa da certe
molecole aveva energia diversa da quella
della radiazione incidente, e che la
differenza di energia era legata alla
struttura chimica delle molecole
responsabili della diffusione: l’effetto
Raman, appunto.
Il principio su cui si basa la tecnica Raman è la diffusione di una
radiazione monocromatica incidente sul campione. Le informazioni
ottenibili derivano dal modo con cui questo fenomeno avviene
Quando una radiazione monocromatica
incide sulla superficie di un oggetto, la
radiazione può essere:

• assorbita se ha energia pari ad una
possibile transizione ad un livello
energetico superiore (es. Uv-vis, IR);
• riflessa se non interagisce con la
materia;
• diffusa se interagisce senza causare
transizioni energetiche

Diffusione della luce
Considerando l’interazione luce-materia in termini di particelle,
possiamo immaginarla come una collisione tra i fotoni e le particelle
che formano il campione irraggiato. I fotoni che interagiscono con le
particelle del campione e vengono retrodiffusi possono essere di due
tipi:
• se la diffusione avviene per interazione elastica, cioè senza
trasferimento netto di energia, i fotoni (ovvero la radiazione diffusa)
hanno la stessa energia di quelli incidenti: questo fenomeno è noto
come diffusione Rayleigh e costituisce l’evento più frequente
• se la diffusione è conseguenza di una interazione anelastica, cioè
con trasferimento di energia dal fotone ad una particella o viceversa,
il fotone diffuso ha energia rispettivamente minore o maggiore di
quello incidente: questo è la diffusione Raman o effetto Raman, che
avviene su un numero assai limitato di eventi, circa 1 su 106
Effetto Raman
Sia nelle interazioni elastiche, che generano la diffusione Rayleigh (a), sia in
quelle anelastiche (b, c), possiamo immaginare che le molecole colpite
passino ad uno stato energetico virtuale h0, non quantizzato, da cui
decadono emettendo fotoni. L’interazione anelastica ha due possibilità:
• la molecola decade ad uno stato
vibrazionale eccitato h0-h1,
emettendo un fotone ad energia
minore di quello incidente (b)
• la molecola già presente in uno
stato vibrazionale eccitato h1
decade dallo stato virtuale allo
stato fondamentale emettendo un
fotone ad energia h0+h1,
maggiore di quella incidente (c)
Spettro Raman
Lo spettro Raman di una molecola irraggiata da luce monocromatica è
caratterizzato da tre tipi di segnali:
• la radiazione Rayleigh, nettamente la più intensa dello spettro, avente la
stessa lunghezza d’onda della radiazione incidente ed energia h0
• i segnali corrispondenti alle interazioni anelastiche in cui sono emessi
fotoni ad energia minore di quelli incidenti: le cosiddette linee Stokes, con
energia h0-h1
• i segnali corrispondenti alle interazioni anelastiche in cui sono emessi
fotoni ad energia maggiore di quelli incidenti: le cosiddette linee
antiStokes, con energia h0+h1
A temperatura ambiente, il livello vibrazionale fondamentale è più popolato,
quindi le linee Stokes sono più intense delle anti-Stokes. Inoltre, le linee
Stokes e quelle anti-Stokes sono simmetriche rispetto alla linea Rayleigh
(differiscono entrambe di h1 rispetto alla Rayleigh)
Spettro Raman
Informazione dallo spettro Raman
Le informazioni che lo spettro Raman di una molecola può dare
discendono quasi esclusivamente dalle righe Stokes. La radiazione
Rayleigh non fornisce alcuna informazione in quanto ha la stessa energia
in ogni campione; le righe anti-Stokes sono generalmente di intensità
troppo bassa per essere rivelate e possono essere sfruttate soltanto per
indicare la temperatura del campione in base al rapporto con l’intensità
delle righe Stokes
Le righe Stokes, invece, sono legate ai gruppi funzionali della molecole
del campione e ai loro modi di vibrazione, in maniera analoga alla
spettroscopia infrarossa (pur con meccanismi diversi), e sono quindi
sfruttate a scopo diagnostico per identificare qualitativamente i composti
presenti nel campione; anche nella spettroscopia Raman l’aspetto
quantitativo è scarsamente preso in considerazione in quanto la
disomogeneità della superficie analizzata può inficiare la riproducibilità di
una misura
Esempio di spettro Raman
Nello spettro Raman si ha in ordinata l’intensità di emissione luminosa e in ascissa
la frequenza assoluta in cm-1 oppure, più comunemente, lo spostamento Raman o
Raman shift, cioè la differenza in numeri d’onda tra la radiazione osservata e la
radiazione incidente:
Normalmente la parte dello spettro
con i segnali Stokes, quella più
informativa, è indicata per
semplicità in cm-1 positivi, benchè
si tratti in realtà di differenze
negative
Esempio: eccitazione con λ = 488
nm (equivalente a s = 20492 cm-1),
segnale Raman a 60 cm-1
Raman
Numeri d'onda (cm-1)
20450
20500
20550
20600
1.E+07
1.E+06
Intensità
Ds = (soss - sinc)
Rayleigh
cm-1
1.E+05
1.E+04
1.E+03
1.E+02
1.E+01
1.E+00
-20
0
20
40
60
80
Raman shift (cm-1)
N.B. l’energia associata alla vibrazione è soltanto il Ds, non la s o la λ assoluta!
Frequenze di gruppo Raman
I segnali Raman corrispondenti ai vari legami chimici sono
ovviamente collocati nelle stesse regioni spettrali descritte per
la spettroscopia infrarossa, fatte salve le differenze dovute alle
regole di selezione
Per quanto riguarda la determinazione di sostanze inorganiche, i
segnali Raman relativi ai legami metallo-legante sono
generalmente nel range 100-700 cm-1, una regione spettrale di
difficile utilizzo nell’IR
Confronto Raman - IR
Le differenze energetiche tra la radiazione incidente, e quindi la radiazione
Rayleigh, e le radiazioni Raman corrispondono in termini di lunghezze d’onda alla
regione del medio infrarosso o MIR, ovvero nell’intervallo 2.5-50 µm (o
nell’intervallo di numeri d’onda 4000-200 cm-1). Per questo motivo, in alcuni casi
lo spettro Raman e quello infrarosso di una sostanza possono essere simili in
quanto entrambi risultano da cambiamenti vibrazionali quantizzati
Confronto Raman - IR
Tuttavia, le due tecniche sono più complementari che competitive.
Innanzitutto, i fenomeni che stanno alla base delle tecniche sono diversi
(assorbimento selettivo di radiazioni che provocano transizioni energetiche
nell’IR, diffusione anelastica della luce nel Raman). Inoltre le cosiddette
regole di selezione, che determinano quali modi di vibrazione sono attivi e
quali no, sono diverse: nell’IR sono assorbite energie che provocano
cambiamenti nel momento di dipolo di una molecola, mentre nel Raman è
richiesto un cambiamento della sua polarizzabilità, proprietà legata alla
possibilità di distorsione della nuvola elettronica. In conseguenza di ciò,
alcuni modi di vibrazione sono attivi nell’IR e non nel Raman e viceversa
A vantaggio della tecnica Raman sono il fatto che l’acqua e il vetro non
causano interferenze, diversamente dall’IR, e che le linee dello spettro
Raman sono generalmente più strette e quindi più semplici da identificare. A
vantaggio della tecnica IR è invece il fatto che gli spettri siano solitamente
più ricchi di segnali e quindi la tecnica risulta di più generale applicazione
Esecuzione di una misura Raman
Per ottenere lo spettro Raman di un campione si utilizza una sorgente
monocromatica con lunghezza d’onda nel vicino UV, nel visibile o nel vicino
infrarosso (NIR). Attualmente sono impiegate sorgenti LASER; alcuni
esempi sono i seguenti:
• Laser UV, 244 o 325 nm
• Laser ad Argon, 488.0 nm o 514.5 nm
• Laser a He-Ne, 632.8 nm
• Laser a rubino, 694.3 nm
• Laser Nd-YAG (ittrio–alluminio–granato drogato con neodimio), 1064 nm
La radiazione laser è focalizzata sul campione; le radiazioni diffuse dalla
superficie sono raccolte, rivelate dal detector e mostrate sotto forma di
spettro
Utilizzo di laser diversi
È importante sottolineare che lo spostamento Raman, per un dato
legame ed un determinato modo di vibrazione, è indipendente dalla λ
di eccitazione, cioè dalla lunghezza d’onda del laser, ma dipende
esclusivamente dalla differenza tra due stati vibrazionali per un dato
legame. Gli spettri Raman espressi in unità di Raman shifts sono in
teoria identici con qualunque laser vengano prodotti e sono
confrontabili anche se prodotti con strumenti Raman diversi
Tuttavia è possibile che l’utilizzo di laser diversi su uno stesso
campione generi segnali Raman nelle stesse posizioni ma con
intensità diverse: ad esempio, nella caratterizzazione di pigmenti, si
verifica sperimentalmente che il laser verde (514.5 nm) è più adatto
nell’ottenere spettri di pigmenti blu e verdi, mentre il laser rosso
(632.8 nm) è più adatto per pigmenti rossi e gialli. In certi casi questa
differenza è talmente marcata che alcuni pigmenti non forniscono
alcun spettro se non sono irraggiati con il laser più opportuno
Qual è il laser migliore?
La frequenza del laser impiegato, e quindi l’energia irraggiata sul campione,
influenzano in maniera decisiva lo spettro Raman che si può ottenere. È
necessario tenere conto dei seguenti aspetti:
• l’intensità di emissione Raman è proporzionale alla quarta potenza della
frequenza della sorgente: in altre parole, l’emissione ottenibile con un laser
UV a 244 nm (40984 cm-1) in teoria è enormemente più intensa di quella
ottenibile con un laser NIR a 1064 nm (9399 cm-1)
• l’energia in gioco con laser a più alta frequenza (UV, visibile) è in grado di
attivare nel campione transizioni elettroniche non desiderate che possono
generare fenomeni di fluorescenza e produrre spettri di difficile lettura;
questi fenomeni sono meno evidenti con laser meno energetici come il NIR
• un altro inconveniente dei laser ad alta frequenza è il danno che possono
causare ai campioni durante l’irraggiamento, causando fotodecomposizione
e quindi emissione di spettri Raman anomali
Esempio
Nell’esempio si nota in
maniera evidente come la
radiazione laser scelta per
eccitare il campione, in
questo caso un colorante,
possa dare risultati pessimi
(spettro nullo, sopra) o
ottimi (spettro composito,
sopra)
Profondità di campionamento
Dal punto di vista della profondità di campionamento, l'analisi
effettuata con uno spettrometro Raman è di tipo superficiale: le
informazioni provengono da uno strato spesso alcuni µm posto
sulla superficie. Da ciò è facile capire che le applicazioni più
utili della spettrometria Raman sono quelle in cui si è interessati
a caratterizzare le proprietà superficiali di un campione, es. i
prodotti di degradazione, i pigmenti su un dipinto o su un
manoscritto, ecc.
Alcuni strumenti hanno la possibilità di variare la profondità di
campionamento mediante un dispositivo noto come confocalità,
che permette di ricevere l’informazione da pacchetti a spessore
variabile dal campione, a patto che questo sia trasparente alla
radiazione laser
Microscopia Raman
Negli spettrometri Raman dotati di
microscopio l'area interessata
dall’analisi può essere limitata a poche
unità fino ad alcune centinaia di µm2, a
seconda del laser e dell'obiettivo
utilizzati. Gli obiettivi normalmente
impiegati sono 10x, 20x, 50x, 80x e
100x
A fronte di questa capacità di
risoluzione spaziale risulta obbligatorio
sapere esattamente dove si sta
effettuando la misura per evitare errori
macroscopici; per questo motivo i
microscopi Raman sono dotati di una
telecamera coassiale con il laser, che
permette di visualizzare l'area su cui si
sta puntando
Microscopia Raman
Analisi di un pigmento di aspetto macroscopicamente grigio
L’immagine al microscopio con obiettivo 100x (1000 ingrandimenti)
chiarisce l’importanza dell’utilizzo del microscopio nell’analisi Raman: i
singoli grani possono essere caratterizzati separatamente
Spettrometri Raman
Come per la spettroscopia infrarossa, anche in quella Raman sono utilizzati
due tipi di strumenti: quelli dispersivi, in cui la radiazione diffusa dal
campione viene dispersa sequenzialmente
con un sistema monocromatore chiamato
reticolo, e quelli a Trasformata di Fourier o
FT-Raman, in cui lo spettro Raman è
raccolto contemporaneamente su tutto
l’intervallo
di
interesse
utilizzando
l’algoritmo matematico omonimo
La focalizzazione del Laser sul campione è
possibile attraverso un sistema ottico
semplice (specchi o lenti) oppure, come
detto in precedenza, attraverso l’impiego di
un microscopio
Schema di uno strumento Raman dispersivo
Spettrometro FT-Raman da banco
Inconveniente: rivelatore al Germanio raffreddato con azoto liquido (negli
strumenti dispersivi è un CCD)
Spettrometri Raman/FT-IR
Tecniche complementari,
comparti campione separati
µRaman e FTIR-ATR
combinati, agiscono sullo
stesso campione
Combinato Raman-SEM
Esegue sul campione sia l’analisi molecolare (Raman) sia l’analisi
elementare (SEM-EDS) o morfologica (SEM)
Spettrometri Raman portatili
Oltre agli strumenti Raman da banco esistono attualmente strumenti portatili,
generalmente dispersivi, che attraverso l’impiego di fibre ottiche consentono
di effettuare misure in situ non distruttive senza manipolazione del
campione. Le potenzialità di questi strumenti sono ottime per quanto le
prestazioni non siano paragonabili a quelle degli strumenti da banco. N.B. le
fibre ottiche, diversamente al loro uso nell’IR, non tagliano le radiazioni
Raman (che sono radiazioni UV-vis-NIR)
Analisi senza vincoli di ingombro
Uno dei vantaggi dell’impiego di strumenti Raman portatili rispetto agli
strumenti da banco è la possibilità di effettuare analisi su campioni molto
ingombranti, che non potrebbero essere inseriti nel comparto portacampione
di uno strumento da banco: l’utilizzo di una sonda esterna consente di non
avere vincoli
Nell’esempio
illustrato
è
effettuata un’analisi su un
manoscritto
di
dimensioni
notevoli, che non potrebbe
essere alloggiato su uno
strumento da banco
Analisi in situ di affreschi
Nell’esempio
effettuata
illustrato
è
Un’altra applicazione limitata agli strumenti portatili è l’analisi degli affreschi. La
caratterizzazione dei pigmenti è molto importante per collocare storicamente il
manufatto e per decidere il miglior intervento restaurativo. In questo caso, se non
è possibile effettuare un prelievo di campione, l'uso di uno spettrometro Raman
portatile costituisce il modo più sicuro per identificare i pigmenti
Analisi di oggetti inamovibili
L’analisi in situ può essere applicata vantaggiosamente alla caratterizzazione
di oggetti che, per il loro valore, non possono essere movimentati
Limiti del Raman portatile
Microscopio
Piano di messa a fuoco
Radiazione laser
Per ottenere uno spettro Raman ottimale, il campione deve essere posto alla corretta distanza
focale dell’obiettivo. Negli strumenti da banco ciò è realizzato con uno stage che permette di
effettuare movimenti micrometrici nelle direzioni xyz; inoltre il portacampione è solidale con
lo strumento e non risente di vibrazioni esterne. Negli strumenti portatili, con cui
normalmente si analizzano oggetti inamovibili, è possibile movimentare la sonda per ottenere
la messa a fuoco corretta, tuttavia, siccome il campione non è solidale con lo strumento, c’è
una forte possibilità che vibrazioni esterne inficino la misura causando la perdita di messa a
fuoco
Risoluzione spaziale
Tra le tecniche di analisi molecolare, la spettrometria Raman è
quella dotata di migliore risoluzione spaziale: può arrivare a
distinguere due punti distanti 1 µm
Applicazioni per i beni culturali
• Materiali coloranti
– caratterizzazione di pigmenti e coloranti
– caratterizzazione di leganti
• Ceramiche
– caratterizzazione di pigmenti su superfici
– caratterizzazione di fasi cristalline  T cottura
• Lapidei
– caratterizzazione di fasi cristalline
• Organici
– sostanze di varia natura (adesivi, ornamentali, residui, ecc.)
• Identificazione di prodotti di degradazione
– su superfici pittoriche
– su vetri, ceramiche, metalli, lapidei
Spettro Raman dell’azzurrite. Picchi principali a: 145w; 180w; 250m; 284m;
335w; 403vs;545w; 746w(sh); 767m; 839m; 940w; 1098m; 1432m; 1459w;
1580m; 1623vw.
Laser a 514.5 nm; potenza di eccitazione 2mW
Dal sito: http://www.chem.ucl.ac.uk/resources/raman/speclib.html
Spettro Raman della calcite. Picchi principali a: 157vw; 282vw; 1088vs.
Laser a 514.5 nm; potenza di eccitazione 4mW
Dal sito: http://www.chem.ucl.ac.uk/resources/raman/speclib.html
Spettro Raman del cinabro. Picchi principali a: 252vs; 282w(sh); 343m
Laser a 632.8 nm; potenza di eccitazione 6mW
Dal sito: http://www.chem.ucl.ac.uk/resources/raman/speclib.html
Spettro Raman del giallo di Napoli. Picchi principali a: 140vs;
329m(br); 448w(br)
Laser a 632.8 nm; potenza di eccitazione 4mW
Dal sito: http://www.chem.ucl.ac.uk/resources/raman/speclib.html
Spettro Raman della terra verde. Picchi principali a: 145vs; 399w; 510w; 636m;
685m; 820vw; 1007m; 1084m. Gli spettri Raman di altre terre verdi possono
variare da questo mostrato in figura.
Laser a 514.5 nm; potenza di eccitazione 1mW
Dal sito: http://www.chem.ucl.ac.uk/resources/raman/speclib.html
Per valutare la capacità diagnostica della spettrometria Raman è
sufficiente confrontare gli spettri ottenibili da pigmenti rossi
aventi composizione chimica differente
Spettri Raman di tre forme cristalline dell’ossido di titanio:
anatasio (tetragonale), brookite (ortorombica) e rutilo
(tetragonale)
Spettri TiO2
70000
60000
Intensità
50000
Anatasio
40000
Brookite
30000
Rutilo
20000
10000
0
0
200
400
600
800
Raman shift (cm-1)
1000
1200
Analisi di manoscritti
Un'applicazione interessante del Raman è quella dell'analisi dei manoscritti: è
possibile effettuare la misura direttamente sull'oggetto, rivelando gli inchiostri e i
leganti utilizzati. La misura è fatta mediante una sonda che porta la radiazione laser
sul campione e raccoglie il segnale Raman emesso dal materiale analizzato (sx)
oppure ponendo il manoscritto nel portacampione di uno strumento da banco (dx),
se la geometria lo permette. In entrambi i casi il campione non subisce danni
Autenticazione di pietre preziose
La spettrometria Raman è
impiegata nel riconoscimento (e
quindi nell’autenticazione) di
pietre preziose. Grazie al suo
elevatissimo potere diagnostico,
è diventata tecnica di routine
nei grandi laboratori di analisi
gemmologica
Oltre all’identificazione di gemme, è possibile
determinare la composizione di inclusioni
naturali in pietre, di inclusioni artificiali
(impiegate per riempire cavità) e di collanti
(impiegati per unire due o più frammenti di pietra
in modo da ottenere fraudolentemente una pietra
più grossa)
Autenticazione di papiri egiziani
Nelle parti colorate in rosso, l’unico
pigmento utilizzato in epoca Egiziana e qui
identificato è l’ocra rossa; non ci sono
tracce di vermiglio, orpimento o realgar, tre
pigmenti di diffuso impiego, nè di
pararealgar, un prodotto della degradazione
fotolitica del realgar, che si identifica invece
nel papiro autentico Petrie insieme
all’orpimento. Si registra invece la presenza
di un colorante di natura organica che
corrisponde al composto Pigment Red 112,
a base di -naftolo.
Vinland Map
La pergamenta nota come Vinland Map è una mappa del mondo eurocentrico,
conservata presso la biblioteca della Yale University (USA). Sarebbe databile al XV
secolo
Vinland Map
Gli studiosi hanno dibattuto per diversi decenni sull'autenticità
della mappa, rinvenuta nel 1957; le tesi a favore e contro la sua
autenticità sono state sostenute con molto fervore.
Finalmente, nel 2001 la
pergamena fu analizzata
da R. Clark e K. Brown,
ricercatori dei
Christopher Ingol
Laboratories dello
University College di
Londra
Vinland Map
Le analisi vennero effettuate in più punti, utilizzando uno
strumento Raman portatile con laser rosso ( = 632.8 nm).
Due colori erano
presenti sulla
pergamena: le
righe gialle e tratti
di righe nere
sovrapposte alle
gialle, ma in gran
parte svanite
Vinland Map
L’analisi
delle
righe
nere
fornì
esclusivamente lo spettro riportato qui di
fianco, indice di un inchiostro a base di
carbone. L’analisi delle righe gialle mostrò
un’elevata fluorescenza di fondo, dovuta
probabilmente alla presenza di leganti
organici come gelatina, ma non impedì la
determinazione dell’anatasio (TiO2), un
pigmento il cui utilizzo è posteriore agli anni
’20 del XX secolo. Va notato che l’anatasio
fu identificato solo nelle righe gialle e non
altrove sulla pergamena, a riprova che la sua
presenza è intenzionale e non dovuta a
contaminazioni ambientali
Studi di degradazione
Nella figura è riportata un'immagine da un foglio di un evangelario bizantino del XIII secolo: in
alcuni volti dei personaggi dipinti compare la tinta rosa, ottenuta miscelando i pigmenti Cinabro
(rosso) e Bianco piombo (bianco); in altri invece, il colore rosa è stato sostituito da un colore
scuro, dovuto al solfuro di piombo nero che si forma per conversione del Bianco piombo, come
è evidenziato dagli spettri Raman ottenuti analizzando il manoscritto. Come hanno sottolineato
alcuni periodici commentando lo studio effettuato da R.J. Clark sul manoscritto, si può parlare
di “Angeli dalla faccia sporca”
Bianco piombo  Galena
2PbCO3·Pb(OH)2 + H2S  PbS
Studi di degradazione
Sulle pitture murarie, spesso si sviluppano in
condizioni favorevoli colonie di microorganismi
la cui attività metabolica porta alla formazione
di croste che alterano la cromaticità degli
affreschi: si parla di biodegrado
La specie Dirina massiliensis (forma sorediata)
è la responsabile del biodegrado degli affreschi
rinascimentali di Palazzo Farnese a Caprarola,
sui quali essa si è sviluppata anche in presenza
di cinabro (HgS), pigmento contenente
mercurio che è un elemento altamente tossico
per la maggioranza delle altre specie viventi
Gli spettri Raman di due punti all'interfaccia
lichene-affresco mostrano la presenza di
ossalato di calcio monoidrato e di carotenoidi,
sintomo di attività biologica da parte dei licheni
Analisi di materiali organici
Avorio
Pergamena
Per quanto particolarmente idonea all’identificazione di sostanze
inorganiche, la tecnica Raman trova moltissime applicazioni anche nella
caratterizzazione di materiali di natura organica. Negli spettri riportati è
mostrata la possibilità di distinguere avorio e pergamena provenienti da
animali diversi
Analisi di capelli da una mummia
1) e 2) sono spettri Raman ottenuti da capelli di una mummia rinvenuta in
una cassa di piombo; le bande sono dovute a materiale proteico (i capelli
sono composti da cheratina) fortemente degradato, mentre la banda a 1050
cm-1 è dovuta alla presenza di PbCO3. Lo spettro 3) per confronto è relativo
ad un capello bruno “moderno”
Analisi di capelli ben conservati
A) spettro Raman da un capello biondo di R. Stephenson, l’inventore della
locomotiva: lo spettro mostra un eccellente stato di conservazione (vedi
confronto con spettro B, capello biondo “moderno”) dovuto al fatto che i
capelli sono stati conservati in un archivio. La banda a 500 cm-1 è dovuta al
legame S-S presente in aminoacidi solforati, mancante negli spettri della
diapositiva precedente
Caratterizzazione di cere
impiegate in antichità per
sigilli
Caratterizzazione di leganti pittorici

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