«Da Cremona a Miami Per raccontare il Po sono diventato fiume»

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«Da Cremona a Miami Per raccontare il Po sono diventato fiume»
LOMBARDIA
Corriere della Sera
SABATO 29 MAGGIO 2004 L
55
Il marchese, che vive negli Stati Uniti, racconta il secondo volume della sua trilogia: per scriverlo ho digiunato mesi
DAL NOSTRO INVIATO
MIAMI (Florida) — Guido Mina di Sospiro è
rampollo di antica famiglia aristocratica cremonese, anche se è nato 45 anni fa a Buenos Aires.
Ha frequentato le scuole a Milano, l’università a
Pavia e ora vive a Miami, negli Stati Uniti, insieme con la moglie Stenie e i loro tre figli. In una
casa avvolta da una lussureggiante natura tropicale. Un marchese con le radici ben piantate in
Italia (ogni anno passa l’estate a Como, nella villa di famiglia sul lago) e la chioma, i rami e le fronde immerse in quella natura fisica ma anche psichica, rifugio congeniale per la sua creatività.
Durante quello che lui stesso definisce «il mio
esilio a Miami», 15 anni
passati in «isolamento e
contemplazione, uno stato congeniale per la scrittura», Guido Mina di Sospiro è diventato uno scrittore di successo. Scrive in
inglese, «una lingua franca», ma oggi i suoi libri sono tradotti in italiano, spagnolo, greco, coreano, bulgaro e prossimamente in
francese, tedesco e olandese. Un successo internazionale dovuto principalmente a «L’albero», uscito nel
2002 per le edizioni Rizzoli. Ma l’autore ha fatto centro anche con la sua ultima opera che racconta la
vita del Po, e con essa la
storia della Pianura Padana e d’Italia dall’epoca primitiva ai giorni nostri.
Con «Il fiume» (Rizzoli),
Mina di Sospiro è al secondo volume della trilogia
che fa delle memorie di esseri inanimati il fulcro della narrazione. Un racconto in prima persona dove lo scrittore diventa
tasso, nel caso de «L’albero», anzi «tassa, al femminile, una storia pensata a Como, nel giardino
della nonna, davanti a una quercia plurisecolare
ma ambientata in Irlanda, dove esiste davvero
un tasso di duemila anni»; e poi fiume e «il Po è
proprio maschio, anche un po’ macho, si innamora delle ninfe, è geloso»; e poi vulcano, il protagonista del prossimo volume, «un ermafrodita a
cui non interessa troppo la gente, ma anche per
questo non ne è vittima». La forza della narrativa di Mina di Sospiro sta proprio in quest’appassionata testimonianza di una natura viva, nella
capacità di toccare nel profondo la coscienza di
ognuno con uno sguardo nuovo sulla relazione
tra specie umana e madre terra.
Ad ascoltarlo mentre parla, in abito di lino
bianco e l’inseparabile Panama calato sugli occhi, sembra un fiume in piena: «Come si fa a scrivere in prima persona di un albero o di un fiume? Noi siamo antropocentrici e questa ne è
un’ulteriore conferma. Dovremmo dire in "primo
albero" e in "primo fiume" e non in "prima persona"».
Sorseggia il secondo mohito, mentre osserva
dalla terrazza sul giardino del Delano (l’hotel di
Philippe Starck su Collins Avenue punto di riferimento del jet set di Miami) le chiome degli albe-
«Da Cremona a Miami
Per raccontare il Po
sono diventato fiume»
nascita quando era soltanto una goccia d’acqua
e poi di quando ruscello non voleva fondersi con
il mare. Di quando da giovinetto vede bagnarsi
nelle proprie acque le «femmine umane» o, lasciata alle spalle l’Età della Pietra, affacciarsi sulle proprie rive i Celti «che cavalcavano nudi», la
crudeltà di Attila, l’eroismo di Napoleone («...
molti uomini lo acclamarono come un eroe, forse perché riusciva a massacrare un numero più
alto di nemici in meno tempo di quanto non fosse mai avvenuto»). Ma la vera passione di Guido-Po è un’altra: «Nella mia lunga vita sono stato periodicamente attratto dalla grazia delle
donne. Fossero ninfe, ondine o quant’altro, cadevo con ricorrenza nell’abbraccio dell’amore». Nelle
LA SAGGEZZA
LA METAMORFOSI
pagine de «Il fiume» le figure mitologiche (ninfe, gnomi, maghi) si alternano ai
personaggi storici realmente passati sulle rive
del Po, da Carlo Magno a
Leonardo, da Papa Leone
a Hitler.
«Il filo conduttore del libro è la trasformazione,
noi siamo corpi materiali,
potremo diventare corpi
sottili come gli gnomi e
sparire come hanno fatto
loro. Dopo tutti i maltrattamenti che stiamo infliggendo al pianeta, non sarebbe da escludere». Mentre l’autore condanna l’archetipo maschile che in
ogni epoca vuole «imbrigliare, arginare, violentare
il fiume», artefice di guerre e distruzioni di ogni genere, salva il principio femminile «molto più in armori piegate dal vencanalizzato, poi
to, mentre il cielo
dal Rinascimento nia con la natura. Il matriarcato esisteva fin dal
Neolitico, le donne dipendevano dalla natura, sasempre più scuro,
sono cominciate pevano come usarla in modo oculato. La sapienminaccia un tipile opere di bonifi- za è un principio femminile generatore, il patriarco acquazzone
ca, pensa l’arro- cato sa di sopraffazione e di dominio. Gli uomitropicale. «Noi diaganza, via una pa- ni, non tutti, ma quei pochi sono sufficienti, amamo per scontato
lude per costruire no fare la guerra. La nostra non mi sembra una
che la natura sia MARCHESE Guido Mina di Sospiro
(Foto Brian Smith) una città. Se non società che porta alla conoscenza, bisogna dare
inanimata. Ma
altro i romani era- più spazio al matriarcato». Per prepararsi degnanon è così. Guarno più saggi dei mente all’impresa Mina di Sospiro ha digiunato
da quell’albero. Secondo me pensa. I fiumi fan- nostri contemporanei e hanno edificato città co- per mesi, nutrendosi di caffè cubano e sigari
no le anse, vanno a zig zag. Perché? Si divertono, me Cremona, Piacenza, non sul fiume ma a una («Dovevo uscire da me stesso, per vedere il fiunon sono euclidei, non pensano per linee rette. certa distanza, per dargli almeno la possibilità me vivo. Così ho provato la droga dei poveri, il
digiuno come Gesù Cristo e Giovan Battista. Le
Siamo noi che li vogliamo razionalizzare. È quel- di straripare, quando era necessario». E così Mi- idee mi svegliavano alle 4 del mattino. Bisogna
lo che è successo al Po, prima i romani lo hanno na di Sospiro, diventato il Po, racconta della sua tentar la metamorfosi»). Non solo digiuno: anche un grande lavoro di ricerca, consultando botanici, matematici, biologi, esperti di esoterismo e idrologia padana che l’hanno aiutato a fondere insieme la concretezza della scienza con i
segreti della poesia. Nell’Epilogo, l’ultimo ammonimento: «Sostanze inquinanti tossiche prodotte dall’uomo... fanno di me uno dei fiumi più
MILANO — Esistono le ghiacciaie di
culturale. E domani ci sarà la cerimonia
inquinati d’Europa e del pianeta... Questo monmontagna e agricole, di villa, di comunità
d’inaugurazione, alle 11, alla presenza
do è diventato troppo incolore e contaminato
ecclesiastiche, di uso strettamente
dell’assessore alla Cultura della Regione,
per essere ancora un luogo di piacere». Ma l’indomestico. Ma quelle di Cazzago Brabbia
Ettore Albertoni. Il volumetto di Amerigo
quinamento non è irreversibile. «Si tratta di ri(Varese) sono indubbiamente ghiacciaie
Giorgetti «I cunsèrt. Un profilo storico
consacrare la natura e noi stessi in quanto parte
di lago nelle quali, almeno fin dai primi
delle ghiacciaie di Cazzago Brabbia»
di essa. Nella nostra società la vita non è sacra:
dell’800, durante il periodo invernale si
(Editrice compositori) racconta la loro
riconsacriamo la vita». La speranza è un miracoaccumulava il ghiaccio del lago mentre
storia, la loro caduta in disuso in seguito
lo. E tutto scorre.
nella stagione calda vi si conservava il
al boom dei frigoriferi, come venivano
Antonia Jacchia
pesce. In seguito all’acquisto e al
posizionate e il loro funzionamento.
recupero degli edifici da parte di Comune, Che cosa potrebbero diventare? Un
Provincia, Regione e Fondazione Cariplo,
centro di promozione storico-artistica
le ghiacciaie sono diventate uno spazio
per il recupero dei valori originali del
pubblico di grande importanza storica e
mondo lacustre.
Guido Mina di Sospiro: così ho interpretato la natura
Per mesi mi
sono nutrito
di caffè e sigari,
dovevo uscire da
me stesso per
vedere il fiume
vivo, tentare
la metamorfosi.
Così ho provato
la droga dei
poveri, il digiuno
Recuperate le ghiacciaie del Varesotto
SUL PALCO Uno spettacolo per i più piccoli
Mantova, nove tappe
in nome di Pinocchio
MANTOVA — Un angolo di città trasformato per due giorni nel paese di Pinocchio. Oggi e domani, dalle 10 alle 19.30, piazza Virgiliana a Mantova diventa «Il paese dei balocchi», un percorso in nove tappe per rivivere,
toccandola con mano, la favola di Collodi.
La storia del burattino di legno, a dire il vero, non è che il pretesto per giocare, divertirsi e imparare qualcosa di utile. Come nel laboratorio creativo di Angelo Dalboni, dove
con carta e colori i bambini diventeranno
creatori di maschere e burattini, o all’Osteria del Gambero Rosso, dove, armati di
grembiuli e di cappelli da
cuoco, i piccoli chef si prepareranno la merenda. E
Apre il «Paese
ancora maestre che per
dei Balocchi»,
una volta raccontano favoanziché far lezione, barun angolo di città le
zellettieri, clown, burattiper i bambini
nai e truccabimbi, e infine
una grande balena gonfiaCome guida la
bile. Senza dimenticare i
favola di Collodi consigli del Grillo Parlante: stand di associazioni di
volontariato che si occupano di bimbi e non solo. Un momento di riflessione che non poteva mancare nei giorni in
cui Mantova è la capitale dei diritti umani.
Saranno anche esposti i disegni del concorso di pittura aperto ai ragazzi di tutte le
scuole materne ed elementari della città. Il
tema è «Il Paese delle meraviglie»: il disegno
migliore diventerà il manifesto dell’edizione
del prossimo anno, dedicata appunto alla favola di Lewis Carroll.
Sempre in piazza Virgiliana, domani, si terranno dimostrazioni di calcio, rugby, pallavolo, golf e pesca promosse dalla sezione
provinciale del Coni nell’ambito di «Sport in
piazza».
Per entrare nel Paese dei Balocchi non si paga nulla e presentando il cartoncino d’invito distribuito in città si possono anche vincere biglietti omaggio per il Parco di Pinocchio della Fondazione Collodi, in Toscana.
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Luca Angelini
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più saggi di noi,
edificarono
città come
Cremona
e Piacenza
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