N° 24 del 01/07/2005
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N° 24 del 01/07/2005
1 luglio 2005 Anno VII N.24 € 1,00 Editore: Calore s.r.l. Sede Legale: Via S. Giovanni, 50 - Villa Littorio - Laurino (Sa); Sede Redazionale: Via della Repubblica, 117 - Capaccio-Paestum (Sa) — Poste Italiane - Spedizione in a.p. - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Direzione Commerciale Business Salerno — Abbonamento annuale 20,00 € l’ Editoriale “Paese mio” di F r a n c o A r m i n i o Vivere in un centro minore. Cercando un nuovo equilibrio fra tradizioni e modernità. Parlando di paesi si possono dire tante cose. L’importante è arrivarci da antichi o nuovi sentieri, evitando le autostrade dei luoghi comuni. I paesi sono diversi perché possono essere piccoli o piccolissimi, possono stare in alto o in basso, a sud, a nord o al centro. Nell’entroterra e sulla costa, vicini alle città e lontani. Non ce ne sono due uguali, a ciascuno il suo metabolismo. Ciascuno con la propria salute e le proprie malattie. I paesi adesso sono creature mutevoli, a dispetto delle solite scene che zampillano in superficie:quello che sta in piedi davanti alla porta del bar e fuma, i giocatori di carte, lo sfaccendato seduto su una panchina col giornale sportivo. Il paese ha questi ambasciatori. Tempo e mestieri In verità noi adesso non sappiamo cosa sia un paese e che cosa contenga. Vediamo case, sentiamo parole o silenzi, in ogni modo restiamo fuori, perché il paese si è arrotolato in un suo sfinimento come tutte le cose che stanno al mondo, ciascuna aliena allo sfinimento altrui. I mestieri seguono l’andamento demografico. Quelli che muoiono sono più di quelli che nascono. Il mestiere più comune è quello di passare il tempo, giovani e anziani arruolati alla stessa catena. Attese, indugi, recriminazioni. comunità è un secchio rotto. Ci si trascina in questo nuovo millennio senza avere una meta, senza scorgere amici o nemici. Una volta si sapeva di star dietro. Si guardava il mondo come a una faccenda che avveniva altrove. Il paese era un altro mondo e non prendeva linfe da fuori. Dovevi imparare qualcosa Mungere una vacca, aggiustare un ombrello, portare pecore all’erba giusta, fare i vestiti, le c le scarpe, le sedie. Non era tempo di ul e di chiacchiere. Terra e anima. Sudori. Crepare di fatica come crepano gli asin Vedere i figli morire da piccoli. Servire ricchi. Non sentire molta fratellanza per chi era ugualmente Dai prezzi nei lidi ai programmi culturali di Paestum STES SA SPIAGGIA , STES SO MARE povero. Allora più (adesso c’era un clima omogeneo, fisso. Poi, quando tutto è iniziato a mutare, i paesi si sono smossi, hanno preso forme diverse e dentro di loro hanno varie linfe. Ci sono le linfe dell’abbandono e quelle del risveglio. Bisogna guardare a lungo per capire, bisogna andarli a vedere, sentirli, annusarli. Non c’è da fidarsi di quel che si dice. Collasso urbano I garage che chiamiamo città hanno i decenni contati. Organismi schiavizzati dal delirio del consumare e produrre. Veri e propri campi di concentramento consumistici. Luoghi in cui la specie sapiente avvampa nell’idiozia di confon- dere lo sviluppo con la crescita. La crescente miseria spirituale porta a un sempre maggiore bisogno di beni superflui e il collasso di questo modello ormai è certo. Rimane da capire solo quando avverrà. Allora è veramente importante guardare ai paesi. Interrogarsi se ancora una stria di sangue e di pensiero possa intrufolarsi nella cenere della vita quotidiana. Dai paesi più piccoli può partire qualche scintilla. Dalla loro flebile vita può aprirsi lo spazio per una nuova compassione e una nuova alleanza con la natura (dove il pericolo è più grande può venire ciò che salva, ricordava il filosofo). Dobbiamo toglierci dalla testa che un luogo sia prospero solo se la popolazione cresce e se si fanno case e strade e capannoni e si accresce la produzione dei rifiuti e di paesaggi urbanizzati. ESTATE 2005 La stagione estiva è arrivata, anche, quest’anno ma, a sentire i gestori dei lidi, nessun rincaro alle porte e servizi assicurati. Dal litorale paestano fino alle spiagge agropolesi, le risposte sono le medesime. I prezzi variano e le offerte potrebbero soddisfare quasi tutte le tasche. Un piccolo aumento, però, lo abbiamo riscontrato. L’anno scorso le cifre partivano da un minimo di otto euro, in bassa stagione, (tariffa giornaliera per un ombrellone sale: da un minimo di 10 euro per il mese di giugno ad un massimo di 20 euro giornalieri in agosto. La cabina, il più delle volte, si paga a parte. La discesa a mare, invece, è compresa nel prezzo. “Ogni ombrellone potrà ospitare fino ad un massimo di cinque persone, secondo le norme vigenti”: precisano i gestori dei lidi. Una curiosità: qualcuno offre la discesa gratuita per i bambini. L’attenzione per il cliente non manca Anna Vairo continua a pag.11 CAPACCIO Né troppi né pochi Se esiste la politica dovrebbe immediata- mente istituire il ministero dei paesi e della sobrietà, in cui ci si prenda cura di queste migliaia di organismi che abbiamo tra le Alpi e l’Appennino, nelle pianure e sulle colline. Bisogna che i paesi siano avvitati uno per uno alla vettura della nazione per evitare che cadano sotto le ruote e per impedire che tutta la vettura si sfasci. Oggi non ci sono saperi speciali nei piccoli cen- con due sdraio, naturalmente) per arrivare ad un massimo di dodici durante quella alta, quest’anno l’offerta minima è di 9,50 euro nei lidi più piccoli a gestione familiare con spiaggia ridotta e clienti rigorosamente “affezionati”, ai quali non si può negare un occhio di riguardo, per arrivare ad un massimo di 15 euro nel mese di agosto. I prezzi lievitano se si sceglie qualche comfort in più. Ombrellone e due lettini e la quotazione Bartolo Scandizzo OLIVETO Helenia, meno 20% sulle paghe dei lavoratori CAMPAGNA a pagina 12 Una tv evangelica nella Valle del Sele In un libro la storia di Vitina continua a pag. 11 Oreste Mottola a pagina 5 Ornella Trotta a pagina 2 ❚ 1 luglio 2005 PRIMO PIANO Una giornalista coraggiosa e molto speciale si racconta “Tramonto, buio, luce”: autobiografia di Vitina Maioriello “Tramonto, buio e luce” è l’autobiografia di Vitina Maiorello, scrittrice esordiente, giornalista pubblicista. È la storia di una bambina che perde l’uso delle gambe a causa di un terribile incidente stradale. È una storia ricca di emozioni forti: il dolore, la speranza, la gioia, l’amore, l’amicizia. Dalle righe si sente forte l’affiato della comunità, l’affetto di tutti straripa dalle considerazioni di Vitina. Ma è un sentimento che cozza ineluttabilmente con l’arretratezza di una piccola comunità del Mezzogiorno che costruisce ancora le barriere architettoniche, che non adegua gli spazi alle esigenze di tutti. Sa dare tanto amore ma è incapace di assolvere ai compiti che le sono attribuiti per legge. “Tramonto, buio e luce” è anche una trilogia di donne: la madre, la nonna, la sorella sono i personaggi forti del primo periodo, il più duro, il tramonto. Nell’ombra rimane il padre, da una posizione discreta vigila costantemente il suo fiorellino più bello, caduto in una mattina d’autunno e spezzato dalla corsa folle di uno sventurato. Senti il dolore, il dolore fisico per le lunghe cure a Roma, per le fratture e per quell’altra diavoleria che si chiama iperidrosi. Senti l’amore grande di una fanciulla che affronta con semplicità la tragedia e non si arrende. Intelligente, pronta, tenace: “Pensavo che fino a quando avessi avuto una mente e un cuore le mie gambe sarebbero state quasi un optional”. Quanta amarezza nella storia della pranoterapeuta: “I soli risultati che avemmo, oltre all’aver perso tanti soldi, furono quelli di un grande buio che ritornava nei nostri cuori”. E tuttavia la speranza è il filo sottile che gira intorno, si attorciglia, si riannoda: “Tanti sono stati i viaggi che ho fatto insieme ai miei genitori per tutta l’Italia, sempre nella speranza di trovare qualche dottore che fosse capace di darmi notizie diverse sulle mie condizioni di salute. Ma fu tutto inutile”. La speranza muore spesso ma rinasce sempre: “Dovevo darmi forza, più di quanta ne avevo e cercare di fare qual- cosa che mi avrebbe portato verso un raggio di luce”. La speranza rinasce a 18 anni, rinasce con i compagni di scuola, con la gita a Matera. La denunzia delle istituzioni non è consapevole, ma il lettore attento non può ignorarla: “Il giorno della gita mi accompagnò anche mia madre, perché il preside non voleva assumersi alcuna responsabilità”. “I miei compagni di classe mi presero in braccio e mi fecero salire sul pullman”. Visitare i Sassi non è cosa facile: “Nel vedere da lontano il posto da visitare dissi subito che non era il caso che andassi pure io... I miei compagni non mi fecero camminare, ma mi fecero volare... Quel giorno conoscevo solo la parola felicità”. DONNE ED EMIGRAZIONE La storia va letta per la forte valenza pedagogica e per i sentimenti che riesce a suscitare. La prosa semplice aiuta a contestualizzare le situazioni. “Tramonto, buio, luce” sarà presentato domenica 26 giugno, alle ore 19,00, nell’ Auditorium della Scuola Media “E. De Nicola” a Quadrivio di Campagna. Ornella Trotta di Manuela Cavalieri Convegno della Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari È questo il titolo del convegno tenutosi lo scorso 20 giugno presso la scuola elementare Alfonso Menna di Battipaglia, organizzato dalla sezione FIDAPA (Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari) di Battipaglia e di Agropoli. Pur casualmente, il convegno cade in un giorno assai propizio. Il 20 giugno, infatti, è la giornata mondiale dedicata ai rifugiati. Introdotto dal dirigente dell’Istituto Menna, il prof. Camillo Marino, l’incontro è stato organizzato e moderato da Gabriella Andria Pastorino, energica e vivace presidente dell’associazione battipagliese. “La FIDAPA- ci dice - la Pastorino, - festeggia quest’anno il suo ventennale. Essa è un’associazione di donne per la promozione della cultura in ogni sua accezione.” E di donne si parla in questo seminario. Donne risolute ed energiche, che lottano tenacemente in nome di un sogno. Quel sogno carico di speranze che si nasconde oltreoceano. Madri e figlie alle prese con le tragedie della guerra, della povertà estrema. Sono donne che hanno lottato per la sopravvivenza. Ed hanno vinto. Eccole, le protagoniste di una storia minuta, fatta di emigrazione e miseria. Si sono, dunque, alternati ai saluti la responsabile della FIDAPA di Agropoli, Maria Palmieri, la vicesindaco del comune di Battipaglia, Giordano ed il senatore Fasolino. Domenico Chieffallo, ha poi tracciato un puntuale profilo storico del- l’emigrazione nel secolo scorso e del ruolo cruciale che in essa hanno avuto le donne. Interessanti le digressioni sui celebri “matrimoni per procura”, fenomeno sociologico di larghissima diffusione sino agli inizi della seconda metà del Novecento. Alla condizione sociale degli emigranti del sud è Nella foto Domenico Chieffallo stata, invece, dedicata la relazione autobiografica del prof.Giuliano: “Noi uomini del Mezzogiorno trapiantati nell’Italia del Nord, eravamo i Marocchini di ieri”. Queste le parole del professore, attinte dal suo passato di cilentano emigrato a Torino. Autobiografica anche la testimonianza del giornalista Pietro Comite, che ha raccontato la storia di micro-emigrazione della sua famiglia, trasferitasi dal Cilento nelle pianure di Battipaglia allora in fieri. Pregevole la relazione della preside Milano. Ella ha tracciato un interessante quadro della situazione italiana odierna. “In Italia –afferma la professoressa – si contano ormai più di tre milioni di immigrati, dei quali il 45% è costituito da donne”. Gli immigrati, apportano un importante contributo all’economia del nostro paese, nonostante le asserzioni xenofobe ampiamente diffuse. Spesso essi sono donne e uomini istruiti che la disperazione induce ad accettare i lavori più umilianti. È difficile sfatare gli innumerevoli luoghi comuni duri a morire, come ad esempio quello secondo cui tutti gli stranieri sono delinquenti a piede libero. “Eppure – sostiene la Milani – nel secolo scorso, il 50% degli Italiani emigrati all’estero avevano conosciuto le carceri delle nazioni ospiti, spesso per eccesso di sospetto.” Il problema, purtroppo, è che il Bel Paese ha da sempre memoria corta. Ad onta del fatto che fino a pochi decenni fa, gli “albanesi” eravamo noi! 1 luglio 2005 ❚ N EBOLI RICORDI di Oreste Mottola Ricordi della ... meglio gioventù ebolitana I jeans e gli eskimo erano una divisa per tutti: ma mentre Biagio D’Ambrosio leggeva “il quotidiano dei lavoratori”, militando in Avanguardia Operaia prima e Dp, Democrazia Proletaria, dopo. Gerardo Rosania e Giovanni Tarantino erano più “ortodossi”, ovvero militavano nel partito comunista. Antonio Cuomo era a capo dei giovani socialisti ma più che leggere libri, stilare volantini e fare grandi discussioni ideologiche, come tutti gli altri, lui già accumulava voti. Con Lotta Continua c’erano quelli che, dicevano noi che c’eravamo, più subivano l’onda delle mode: non la barba di Peppe Leso che ne diventò l’icona ufficiale o il rigore scientifico di Marcello Merola. I più vivaci ed intraprendenti erano quel gruppo di studenti ebolitani, raccolti tra il liceo classico e scientifico, ma con presenze anche all’agrario, che furono prima “Manifesto” e poi “Pdup”. La storia andò avanti tra il 1976 ed i primi anni 80. Il 1968 ad Eboli era arrivato in ritardo: fu il 1974, con la rivolta per quella fabbrica della Fiat tolta ad Eboli e portata in Irpinia. Ma qualcuno, come l’architetto Vincenzo Trifone, a Napoli era già stato un leader delle manifestazioni studentesche. Antonio Vecchio, il manager informatico oggi alla presidenza della mista “Eboli Multiservizi”; Enrico Melchionda, docente universitario a Salerno di scienza della politica; Donato Santimone, direttore commerciale della Saba di Bellizzi; Felice Bergamo, professore di fisica ed anche chi scrive queste note. C’era Alfredo Gori. C’erano poi alcune ragazze, Maria Bello, Erminia Vignola, Nino Petraglia e Stefania Capasso. Il gruppo di Sicignano portò un tocco di lievità : Stefania aveva gli degli occhi azzurri spettacolari e dalle pendici degli Alburni veniva Maurizio Bisogno, occhialini da intellettuale e modi da poeta. La sezione era in uno dei vicoletti tra piazza della Repubblica ed il centro storico. Vi si svolgevano riunioni su riunioni, si producevano scioperi studenteschi e soprattutto la partecipazione alle lotte contadine di Persano. A costruire il gruppetto, pezzo per pezzo, fu Enrico Melchionda, figlio di un capo comunista locale morto prematuramente, ma di formazione eterodossa pur essendo quello che aveva letto tutto il Marx e Gramsci possibile. Al Pdup di Eboli fummo tutti, su suo imput, troskisti e la sezione l’intitolarono ad un ebolitano, Berniero Manfredi, fuoriuscito antifascista e morto, forse per mano comunista, ad Algeri. Vincenzo Sparano, stalinista doc nel pensiero ma democratico nell’azione, che fu anche senatore del Pci, non ci poteva soffrire, ci definiva “fascisti rossi”. Nella sezione del Pci, dove oggi c’è un negozio di telefonini, il quadro di Stalin era ancora irremovibile. Discussioni a parte, nel maggio - giugno del 1980 i “pduppini” di Eboli entrarono nella lista comunista per le elezioni comunali ma in un modo inconsueto: agli ultimi due posti della lista (prescindendo dall’ordine alfabetico). Qualche mese dopo ci fu il terremoto, ed in quella grande tragedia facemmo il nostro ‘68, ovvero l’apprendistato politico e sociale. Alle comunali del 1983 invece l’accordo, più per l’inattitudine alla diplomazia di Vincenzo Aita, non si trovò e il Pdup si presentò da solo. Enrico Melchionda sfiorò l’elezione a consigliere comunale, lo seguirono Donato Santimone, Antonio Vecchio ed io. I pduppini ebolitani furono i primi ed in casa sua, spietati critici del partito socialista di Conte. Conducemmo, per fare un esempio, una battaglia aperta contro il porto-canale alla foce del Sele. Il Pci di allora, su queste come altre cose, era almeno acquiescente. Poi ci presero la vita e le carriere, i chili in più ed i capelli in meno. Dicemmo la nostra, e non ci siamo mai pentiti. Storia di Maria Bello, protagonista silenziosa A maggio si sfaldano i pioppi, una lanugine che vola nell’aria ed entra dappertutto, nel naso, in macchina, nelle case e negli uffici, anche con le finestre chiuse. Il 25 maggio faceva già caldo, si passeggiava già sul viale, proprio sotto allo svolazzare delle gemme. C’erano manifesti freschi, caratteri grossi, neri. 47 anni. Era destino, dicono la vecchiette, e imputano al fato una colpa che non è possibile spartire. Lei ci credeva, dicono. Raccontano che aveva una sua particolare teoria, della vita e delle anime. La saggezza popolare del “così doveva andare”, in aggiunta ad un po’ di misticismo. Maria Bello lo sentiva. Vaghe sensazioni, raccontano. Parlano di una persona precisa, rispettosa degli altri e del loro lavoro. Disponibile, socievole, con un forte senso del dovere. I capelli, i foulard, gli occhiali leggeri, il sorriso gentile, in molti ci hanno messo un po’ di tempo a ricollegarli al nome in grassetto sui manifesti funebri. Anch’io. Poi, mentre ti raccontano di lei, del suo modo di fare e vivere, del suo essere sempre in prima fila per la difesa dei diritti dei lavoratori, degli scioperi, delle proteste, capisci, ecco chi era. Era la persona sul fondo della scena alle mostre, non ultima quella di Marcello Somma. Tutt’intorno frammenti di storia ritrovata, seduta al banchetto lei, con i piedi vicino alla stufetta elettrica. Era la stessa improvvisata intervistatrice, tante domande sull’approccio filosofico al professore Roberto Vecchioni. Cominci a ricollegare foto, momenti di storia recente ebolitana e consigli: le omeriche attese degli LSU, fantomatici lavoratori socialmente utili di cui lei faceva parte, eterna ragazzina, uno dei primi “acquisti” per il progetto di archivio per la biblioteca comunale “Simone Augelluzzi”, nell’agosto ’95. Dieci ani fa, quando il digitale e i computer erano ancora lontani da Eboli, la pellicola fotografica rende conto del trasporto dei primi volumi donati dal professore Merola, Maria sorride, i camion partono dal pastificio Pezzullo, oggi galleria dei servizi, per portare su, nel Centro Storico, il primo nucleo dei libri che, quotidianamente, pendiamo in prestito, sfogliamo, sottolineamo. “Ha lavorato tanto, credeva in quello che faceva” Teresa Meola, responsabile della Biblioteca Comunale si sente presa alla sprovvista. Maria era “una persona particolare”. Con le sue idee e convinzioni. Ha aiutato a fare pure le pulizie, su, a San Francesco. Ha presenziato a mostre, progetti, manifestazioni culturali. Ha dato consigli su medicina alternativa e orto botanico. Anna, invece, di lei conosceva le mani, la voce, le teorie. Hanno lavorato insieme per un anno, forse più. E sono stati dodici mesi pieni pieni, con l’andirivieni da Palazzo di Città, nuovi cozzi con la Multiservizi di Antonio Vecchio. Ma ne parla poco, come per non far scappare via nulla e tenerlo per sé. “Ti po- D Nel 1980 Maria Bello fu candidata alle lelezioni regionali nelle liste del Pdup un gruppo allora molto attivo ad Eboli. Vedi articolo a sinistra. trei raccontare tanto, ma non so se è giusto”. Perché? “Perché lei era silenziosa, aveva delle opinioni particolari sul destino”. Lo dicono tutti sommando tesi di vita e di politica . Alcuni, riassumono. Sei lettere: strana. “E poi, non amava parlare di se stessa”. Anche questo è risaputo. Restano caratteri neri in grassetto, è passato già un mese, nuovi fogli attaccati su. Il tempo passa. Ci si confonderà non solo sul giorno, ma pure sull’anno, dovremmo fare dei conti strani per calcolarlo. Però non dimenticheremo il mese: ce lo ricorderà la lanugine dei pioppi, che ad ogni nuovo maggio fa pizzicare il naso, e bruciare gli occhi. Raffaella Rosaria Ferrè Torneo di calcio a 5 al campo polivalente del Sacro Cuore Per ricordare Don Angelo Visconti Nel campo polivalente del Sacro Cuore di Eboli sta per partire la decima edizione del torneo di calcio a 5 “Don Angelo Visconti” organizzato dall’Oratorio ANSPI dedicato appunto al sacerdote scomparso Don Angelo Visconti. 22 le squadre partecipanti divise in 4 fasce d’eta’: 6-10; 11-14; 15-18 e over 18. piu’ di 200 gli atleti partecipanti tra cui, sorpresa di quest’anno, una squadra composta da politici ed amministratori del Comune di Eboli. Insomma sara’ quasi un mese di intero in cui bambini ragazzi e adulti si ritro- veranno per trascorrere serate all’insegna del divertimento, della condivisione e di sport. Appuntamento quindi lunedi’ 27 giugno alle 21.00 per l’inaugurazione, prevista la partecipazione dell’Assessore allo sport della Provincia di Salerno Pecorario Scanio, del capitano dell’Ebolitana Chiagano e di altre autorità che daranno il calcio di inizio a questa importante manifestazione tanto attesa al rione Pescara. Nino Petraglia 4 N.24 ❚ 1 luglio 2005 CAPACCIO Il programma dell’estate pestana con Giorgia a Salerno Dalle raffinate sculture di Arnaldo Pomodoro a Gigi Finizio 20 giugno, stanza del Sindaco, municipio di Capaccio – Scalo, presentato alla stampa, in anteprima, il programma degli spettacoli culturali per l’estate 2005 a Paestum. Vincenzo Sica afferma che esso è particolarmente diretto ai giovani, impegnerà tre mesi dal primo luglio al quattro ottobre e si articolerà nell’area archeologica intorno a tre nuclei: Premio Charlot, Paestum festival e Med festival Si è voluto puntare su un livello di qualità, la mostra di Arnaldo Pomodoro, dal 9 luglio al 31 agosto nella Torre 27 e nel tratto di cinta muraria che da essa parte, ne rappresenta il clou. Tutto è diretto verso “un proscenio mediterraneo, per una civiltà venuta dal mare”. Sica annuncia l’opportunità offerta dal Ministero dei Beni Culturali dell’abbattimento delle barriere architettoniche nell’area archeologica e nel museo. L’Assessore al turismo, Sport e Spettacolo Italo Voza rende noto l’accordo con la soprintendente Giuliana Tocco, la direttrice del museo Marina Cipriani e La Scabec (Società campana Beni Culturali) per la fruizione dell’area archeologica. Illustra il programma che si svolgerà fuori e dentro l’area archeologica. Nel sito www.paestumeventi.it gli spettacoli e ogni aggiornamento. Il vicepresidente alla Camera del Commercio nel rilevare l’opportunità di far leva sul patrimonio paesaggistico e storico culturale, con il valore aggiunto dell’alimentazione, relaziona sull’aeroporto di Pontecagnano indispensabile per favorire un turismo congressuale. “Sta decollando il livello” è la battuta del sindaco. La parola passa a Mario Crasto De Stefano, direttore di “Paestum festival”, giunto all’ottava edizione e presidente de “La Fondazione Paestum Festival”, alle quale hanno aderito la provincia di Salerno, il comune di Capaccio - Paestum, la Banca di Credito Cooperativo di Capaccio e la direzione del Premio Charlot. Designata dall’amministrazione comunale “quale organismo di coordinamento tra tutte le realtà, attività e iniziative culturali del territorio promosse nello scenario unico dei Templi”. Egli rileva come il turismo contribuisce in Italia per il 12% al prodotto interno lordo, può arrivare al 20 per cento superando tutti i problemi. Bruno Bambacaro che ha creato la copertina della brochure ha voluto rappresentare “Paestum mitologica ma viva e reale, luogo di approdo, di riferimento, di partecipazione e crescita culturale” È Maria Grazia Caso a presentare il Mediterraneo video festival, rassegna cinematografica sul paesaggio mediterraneo, dal 15 al 18 settembre. Grande protagonista, come annunciato da tutti, sarà la mostra di Pomodoro. La curatrice Cristina Di Geronimo presenta l’opportunità unica nel mondo offerta a Pomodoro di esporre sulle mura di Paestum e a Paestum di ospitare uno scultore di tale livello coniugando l’arte contemporanea con l’antica. Conclu- Quando Giorgia giocava de Antonio Vecchio, presidente della Bcc di Capaccio, con rilevare che il turismo culturale può avere un tornaconto economico. Gli spettacoli esterni all’area sono gratuiti, quelli all’interno partono dai sedici euro in su, con l’opportunità di un numero di abbonamenti limitati per il Paestum festival al costo di 100 euro. In un territorio privo di opportunità culturali anche per i residenti nel comune di Capaccio è un’occasione da non perdere, euro permettendo. Enza Marandino Il 26 Aprile del 1971, in quel di Roma, venne alla luce una bambina tanto carina di nome Giorgia; il papà Giulio Todrani chiamò così la sua stellina in onore della sua canzone preferita “Georgia On My Mind” del genio Ray Charles. Gli anni passavano e Giorgia cresceva in una famiglia piena di musica e musicisti a cominciare proprio dal padre che faceva, e fa tutt’ora, il cantante della suol band “Io vorrei la pelle nera” con il nome d’arte di Alan Soul. Proprio per questo lei incominciò ad appassionarsi alla musica nera americana e alle sue uniche voci: gli acuti di Aretha Fran- klin e di Whitney Houston, e le melodie di Billie Holiday accompagnavo le sue giornate, mentre la madre Elsa le faceva conoscere un po’ di musica italiana attraverso le canzoni di Battisti. In casa cantava di nascosto e quando i suoi non c’erano si sedeva in cima alle scale, dove c’era l’eco, e si divertiva ad imitare i suoi idoli; i suoi hobby erano parecchi e per lo più sportivi, potremmo addirittura definirla una mancata campionessa di ginnastica artistica, karate (è cintura blu!), tennis e nuoto, ma probabilmente tutta quell’energia che non aveva voglia di tirare fuori prima di una gara sentiva che le sarebbe servita in futuro in altre importanti occasioni... D’estate passava le vacanze dai nonni a Capaccio, vicino Paestum, e d’inverno tornava nella sua Roma per riprendere gli studi. Un giorno la mamma la sorprese mentre stava cantando su quelle famose scale dell’appartamento, e lo disse a suo padre che rimase senza parole appena la sentì: così a 16 anni la spedì (con posta prioritaria) a studiare canto dal tenore Luigi Rumbo.E da allora è stato un crescendo di successi. IL PROGRAMMA DI PAESTUM 2005 Teatro dei Templi – Area archeologica P REMIO C HARLOT 23 luglio Gran Premio Internazionale della comicità Biagio Izzo in “solo per Eva” Dal 25 al 29 luglio spettacolo gratuito 29 luglio Gran Galà della comicità 30 luglio Concerto PAESTUM FESTIVAL LIRICA - TEATRO - MUSICA – DANZA 07/08/05 Spettacolo Inaugurale rappresentato all’imbrunire ad invito per gli abbonati alla stagione estiva 2005 ORESTIADI tratto dalle opere di Eschilo: Agamennone, Coefore, Eumenidi Compagnia Teatro Studio regia di Pasquale De Cristofaro 08/08/05 LA BOHEME di Giacomo Puccini (Solisti Orchestra e Coro italiani) 09/08/05 NORMA di Vincenzo Bellini (Solisti Orchestra e Coro italiani) 10/8/05 Vincenzo Salemme in RIDI CHE TI PASSA scritto e diretto da Vincenzo Salemme 11/8/05 Pamela Villoresi in LISISTRATA di Aristofane 12/08/05 Antonio Marquez in BOLERO di Ravel 13/08/05 GIGI FINIZIO in Concerto 14/08/05 Raffaele Paganini in SIRTAKI OMAGGIO A ZORBA coreografie di Luigi Martelletta 15/08/05 SIMONE SCHETTINO in MAMMA MIA ....CHE IPOCRISIA 16/08/05 MASSIMO LOPEZ in CIAO FRANKIE Serata concerto tributo a Frank Sinatra con orchestra live 17/08/05 FOOTLOOSE – Il Musical Con i ragazzi di AMICI di Maria De Filippi 18/8/05 Vanessa Gravina e Edoardo Siravo in RUDENS di Plauto Regia di Walter Manfrè 19/08/05 LE VIBRAZIONI in Concerto 20/08/05 Lando Buzzanca in DON GIOVANNI di Molière I GRANDI EVENTI 17 27 LUGLIO AGOSTO G IORGIA IN CONCERTO G IGI D’A LESSIO IN CONCERTO Piazzetta della Basilica Paleocristiana Paestum Dal 1 al 14 luglio Paestum classica Dal 15 luglio al 5 agosto Sipario aperto Altri eventi nelle contrade, segnaliamo il 3/4/5 agosto Capaccio Capoluogo “Alla riscoperta delle nostre origini” “Girocantando per Capaccio” Mario Inverso in concerto dal 2 luglio al 28 agosto. Dall’1 al 4 ottobre area archeologica Festival internazionale delle mongolfiere. Sport, divertimento e sporcizia negli occhi Il trofeo dei templi che si tiene ogni anno a Paestum sulla provinciale che porta dal Petrale a Capaccio capoluogo fa parte del panorama delle manifestazioni che affollano il programma di un centro turistico di fama mondiale come la città di Paestum. In questa occasione si riversano a bordi della strada centinaia di appassionati che occupano ogni spicchio di terreno per godersi lo spettacolo che piloti e auto creano in uno sforzo tecnologico e fisico che solo la passione agonistica riesce a produrre. Per garantire sicurezza e confort ad atleti e pubblico si rende necessario porre in essere una segnaletica aggiuntiva con nastri colorati e segnalazioni varie. Questi segni sono molto vistosi proprio per l’importanza che hanno rispetto ad un evento sportivo, ma diventano eccessivi, se non pericolosi, per chi abitualmente percorre la strada nei giorni e nei mesi successivi allo svolgimento della gara. Infatti molti striscioni e cartelli adesivi sono posti sui guardrail vanno a coprire i segnali luminosi rendendo difficoltosa la guida notturna. Oltretutto è uno spettacolo poco decoroso agli occhi di chi viaggia per lavoro o, peggio ancora, per turismo. Ancora più grave è lo spettacolo di sacchi della spazzatura, bicchieri di plastica, bottiglie … Lasciati ai margini della strada o nelle cunette. O si provvede immediatamente alla rimozione o si fa in modo che chi incassa i corrispettivi per la vendita di vivande e panini sia costretto a farsi carico della raccolta degli scarti prodotti.Lo sport è un segno di evoluzione e di progresso. E’ sintomo di una società civile che trova risorse e tempo da dedicare al divertimento. Nessuno dei protagonisti della gara in oggetto andrebbe a gareggiare con un’auto sporca e dimessa. Allora perché chi frequenta, quotidianamente, la strada prestata per due giorni alla gara, deve subire l’inquinamento visivo di un territorio che è bello vedere nel suo aspetto abituale? Si potrebbe far pagare una cauzione agli organizzatori che verrebbe restituita qualora lasciassero nello stesso stato in cui lo hanno trovato il sito della manifestazione. Altrimenti sarebbe impiegato per ripulire e ripristinare lo stato dei luoghi. Nulla si toglierebbe agli amatori di nulla si priverebbero di cittadini. Intanto, chi sporca non pulisce e non paga e i rifiuti ci deve pensare il tempo ... biesse 1 luglio 2005 ❚ ALTO SELE Gli evangelici avranno presto la loro televisione Da sessant’anni portano avanti la loro testimonianza di fede con originalità Una domenica mattina trascorsa con gli Evangelici della Valle del Sele. Quelli di Oliveto Citra, per la precisione. Sono senza gerarchie nazionali ed internazionali. Vogliono essere come la chiesa dei cristiani dei primi secoli. Costantemente attenti alle “opere di bene” ed al “progresso” dei fratelli. Al volontariato col “Banco Alimentare” per i più bisognosi. Molto tecnologici. Il maxischermo proietta i loro racconti semplici accanto al podio. Il complesso ha ritmi di rock dolce, molto melodico, gradevole ai più. Il volto dei fedeli, più delle parole, racconta che la maggior parte di loro proviene da un’estrazione contadina. La terra, le sue stagioni, i frutti: ci fanno ancora i conti. Da pensionati, alternano esortazioni al Signore “pè sta gioventù” e mettono in scena una sorta di “Bibbia pauperum” senza immagini, che non siano loro stessi, e santi ma di straordinaria potenza evocativa. E’ quanto accade ad Oliveto, terra di apparizioni della Madonna, sulla strada “gerardina” solcata ogni anno da innumerevoli visitatori diretti a Caposele, per vedere San Gerardo. Il paese è sede di una significativa comunità Evangelica che ha oltre sessant’anni di vita e si appresta a dotarsi di una propria emittente televisiva. I soldi? “Con le offerte dei nostri fedeli. Nientaltro”, ti rispondono accompagnando le parole con un sorriso disarmante. In prima fila ci sono i giovani. “Sono le cose che a loro piacciono. “Ammèn”, pronunciato così, lo dicono, quasi come un intercalare, dopo ogni espressione di fede nel “culto” domenicale nella loro chiesa al centro del paese. Tra loro si salutano con il “Pace” ed una stretta di mano. Lo fa anche l’angioletto biondo, un bimbo di non più di tre anni, che poco prima ha cantato con gli altri bambini più grandicelli della comunità. Più di uno lo fa anche col “fratello nuovo” come tra loro definiscono il cronista che per un’ora e mezza si è “infiltrato” (dopo essersi presentato al pastore) nelle loro fila ed ha ascoltato canti, testimonianze e letture bibliche. Ed ha apprezzato la bella predica del pastore Romolo Ricciardiello. Sono una “corrente” dei pentecostali che hanno scelto la modernità anche con il loro rito accompagnato da una piacevole musica rock suonata da Renzo, Gioele, Nunziante, Valerio, Nadia, Mariateresa, Giuseppina e Manuela. Le immagini del “culto” (equivalente della Messa dei cattolici) scorrono sul maxischermo rimandate da due telecamere con regia mobile, e a mò di karaoke anche le parole degli inni religiosi che tutti, giovani ed anziani, cantano. C’è poi il momento delle testimonianze e dei saluti. Ci sono i fratelli arrivati dalla Lombardia. C’è la ragazza che è andata insegnare al nord e racconta di aver trovato una chiesa di “confratelli”. Segue “l’unzione” dell’olio per superare una difficoltà nel corpo attraverso la preghiera di fede. Poi, “nella piena libertà “, come chiede Pasquale Gigante, ognuno esprime le sue lodi al Signore. Prevalgono gli anziani, ed ognuno parla a modo suo. Non si assiste a fenomeni di glossolalia, il parlare improvviso in altre lingue. Ma ogni tanto qualcuno entra nel discorso con un’esortazione. Questo dei Pentecostali “liberi” è un movimento che ha voglia di uscire dal guscio. Ora avranno anche una televisione tutta per loro. Il progetto è ormai avanzato. Tra poco gli evangelici pentecostali “liberi” della Valle del Sele avranno una propria stazione televisiva. I componentidel gruppo rock evangelico; sotto Romolo Ricciardiello e Pasquale Gigante. In basso l’immagine di una fedele proiettata sul maxi schermo. “L’idea nasce a Polla. Da Cataldo Petrone”, racconta Romolo Ricciardiello, assicuratore originario di S. Andrea di Conza ma residente a Battipaglia, che in queste comunità che rifiutano un’organizzazione gerarchica e sono solo “coordinate” tra di loro, è un esponente di rilievo. Le attrezzature sono state già comprate, si tratta solo di definire i dettagli tecnici e legali. Storie di frequenze e di antenne da installare. “Il nostro modello sarà quello di Telediocesi, la tv della diocesi di Salerno. Ci servirà per dialogare con chi ci vive accanto nei paesi e nelle cittadine di questa parte della provincia”, dice Ricciardiello. Uno dei loro punti forza è a Oliveto Citra. Il pastore è Pasquale Gigante lavora all’Asl SA/2 presso il distretto sanitario di Bagni di Contursi, che è annessa al locale ospedale. “Impossibile contarci. Ad Oliveto siamo più di duecento. Rappresentiamo l’evoluzione del mondo contadino. Perchè dalle nostre campagne partì la predicazione di Nunziante Cavalieri, che da prigioniero di guerra in Inghilterra scoprì questo nuovo modo di vivere la fede cristiana “. La storia è presto fatta. Cavalieri s’incontrò con Salvatore Garippa, un emigrato di Contursi che si era convertito negli Usa, ed insieme a Pasquale Albano, che rientrato dalla guerra trovò la moglie convertita - clandestinamente - diffusero la predicazione organizzando d’estate incontri nelle aie dei nostri contadini. Diverse volte marescialli dei carabinieri zelanti, aizzati dai parroci cattolici, li arrestarono. Ovviamente furono poi sempre rilasciati. “Da loro partì una spinta alla civilizzazione delle nostre zone rurali della quale tutti hanno tratto giovamento. Dal bagno in casa alla spinta all’istruzione”. Contadini sono stati, ma i figli hanno studiato ed ora si fanno valere. Anche con una televisione. Oreste Mottola LA TESTIMONIANZA “Noi giovani evangelici alla terza generazione” Come nani sulle spalle di giganti. Questa icastica frase di Isaac Newton mi ha sempre affascinato molto poiché esprime quella che oggi è l’essenza di noi giovani evangelici alla terza generazione. Erano gli anni Quaranta quando mio nonno, Nunziante Cavalieri, partiva per l’Inghilterra, dopo essere stato catturato dagli Alleati in Libia. Il nonno era stato per anni un diacono della Chiesa Cattolica. Eppure le parole di un giovane commilitone protestante incontrato durante la prigionia, valsero a far barcollare tutte le sue certezze. Animato da un’a, per vedere San Gerardo. Il inquieta curiosità intellettuale, egli leggeva, divorava libri da sempre. In Inghilterra ne lesse uno che gli sconvolse la vita. Si trattava di una Bibbia, donatagli da un ufficiale. La lettura delle Sacre Scritture minò le dottrine in cui aveva fino ad allora creduto. E così, dopo sette anni di confino, con una Bibbia in tasca ed una nuova fede nel cuore, il nonno tornò in Italia. Vedo ancora la passione che illuminava i suoi occhi quando mi raccontava la sua storia. Ed io, rapita da quelle fascinazioni d’altri tempi, avvertivo la profondità di eventi tanto lontani, eppure ancora così presenti. Non fu facile affrontare la sua famiglia ed i suoi compaesani. Tutti credevano che avesse subito un grave shock in guerra. Mio nonno affrontò con coraggio e determinazione ogni umiliazione, ogni attacco, ogni contrasto, poiché era animato da una fede forte più d’ogni battaglia. Era solo un ragazzo quando cominciò la sua opera di pioniere in questo paese, ma in breve tempo la Comunità divenne florida e numerosa. Io amo ascoltare i racconti degli anziani della mia comunità. Sono persone semplici, ma che hanno avuto coraggio, tenacia, caparbietà. Sessanta anni fa abbracciare la fede Evangelica rappresentava uno scompiglio tale che solo una fede incrollabile poteva affrontarne con ardimento le conseguenze. Eppure eccoli qua, vecchietti con i capelli bianchi e gli occhi lucidi di passione. Mi emoziona pensare che sessanta anni fa essi avevano più o meno la mia età. Erano ragazzi e ragazze il cui spirito era stato sconvolto dal rivoluzionario messaggio di Cristo. Cristo era per loro la libertà di stringere tra le mani una Bibbia e leggerla vivendo secondo il suo messaggio. Tanti vinsero così finanche l’analfabetismo allora assai diffuso. Non temettero di essere contrastati dalle loro famiglie. Non ebbero paura di destare sospetto nel paese. Non caddero all’onta di essere considerati dei poveri pazzi. Sono ancora qui, fedeli ed appassionati, raccontando la potenza della presenza di Dio nelle loro vite. Essi continuano ad essere una straordinaria risorsa d’ispirazione per tutti noi giovani. È questo il tipo di Cristianesimo di cui c’è bisogno; un cristianesimo reale, vissuto ogni giorno sulla propria pelle; un Cristianesimo che guarda avanti portando con coraggio il messaggio rivoluzionario di Gesù Cristo che ancora oggi ha la forza di dipanare le ombre della paura, di largire gioia e pace all’anima, di guarire la nostra interiorità, di trasformare la nostra vita. Manuela Cavalieri 6 N.24 ❚ 1 luglio 2005 ALBURNI Museo naturalistico lasciato nel caos dal Parco In estate aperto solo grazie al volontariato Inaugurato il 6 agosto 1997, grazie all’impegno e alla dedizione di uno dei maggiori conoscitori della fauna locale, zoologo ed entomologo per passione, medico di professione, dott. Camillo Pignataro (nella foto), il Museo Naturalistico degli Alburni ha sede in Corleto Monforte; ospita ed espone una grande raccolta di vertebrati, oltre 1300 esemplari, in cui sono comprese tutte le specie di uccelli europei e quasi tutti i mammiferi, e conserva, mancando gli spazi necessari per la opportuna esposizione, circa 9000 esemplari di insetti. La maggior parte del materiale è pervenuta da donazioni e da collezioni precedenti ecc., ma vi sono custodite anche riproduzioni in resina, di pregevole fattura e dovizia di particolari. Il museo in questione, essendo l’unico nel suo genere in tutta l’Italia meridionale, è meta di numerosi visitatori: studenti di vario ordine e grado, dalle elementari alle più prestigiose Università. Il dott. Pignataro ricorda con orgoglio che, nel corso del 2004, hanno potuto accedere alla mostra circa 850 ragazzi, di cui 680 nel medesimo giorno! E che il 1° convegno “tra medicina e zoologia”, ha ricevuto grandi riconoscimenti, a livello nazionale, da persone illustri come il professore in Scienze Naturali Abbatino, ed il presidente dell’Associazione Nazionale Scienze Naturali dott. Michele Lanzi. Ricorda, altresì, di aver curato la pubblicazione di un volumetto sulla fauna degli Alburni grazie al contributo della Regione Campania. L’assenza della Provincia di Salerno nella promozione di questo museo è facilmente dimostrabile, infatti, il museo vive grazie ai finanziamenti concessi dalla Comunità Montana degli Alburni, dalla Banca di Credito Cooperativo di Roscigno, dal Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, dalla Regione Campania e dai contributi di privati cittadini. Un commento raccolto fra la gente, in merito all’attenzione dimostrata dalla Regioneverso la cultura, è questo: “per gli amministratori provinciali cultura è una serata in piazza, costata circa 50.000 euro, con ospite Pippo Baudo, e non una realtà presente ed operante nel corso dell’intero anno sul territorio!”. A questo proposito, sempre il dott. Pignataro afferma che se avesse a disposizione una tale cifra, il museo potreb- be offrire molto di più di quanto non faccia adesso, poiché i locali nei quali opera attualmente sono umidi e poco agevoli, nonché di dimensioni ridotte rispetto alle effettive necessità, tanto che in un momento di scoramento si era addirittura pensato ad un trasferimento nel Vallo di Diano. Questa ipotesi, per il momento è stata accantonata, grazie anche ad una maggiore apertura del sindaco Auricchio che mostra di volere sostenere il museo, offrendo una collaborazione più attiva del Comune di Corleto per garantire l’a- 12 mesi Cercasi... Il "Centro Estetico Donna in" di Giovanna Scorzelli - via Ponte Barizzo, 30 - 84040 Capaccio (Sa) Telefono: 0828/871431 cerca: Estetista qualificata Requisiti: III anno Scuola di Estetica Specializzata in Trattamenti Corpo pertura al pubblico delle sale, anche mettendo a disposizione personale dipendente del comune; infatti, fino a poco tempo fa, la manutenzione e l’apertura delle sale era affidata a due L.S.U., dipendenti della Cooperativa Ariete che fa parte del Consorzio Nazionale Servizi (C.N.S.) e che aveva un contratto con il Parco. Di recente, con la revoca da parte del Parco del mandato conferito al C.N.S, cui era affidata precedentemente la gestione dei musei di Corleto Monforte, Teggiano, Palinuro, Pioppi, ecc., (sembrerebbe a seguito di una verifica nelle suddette strutture), la Cooperativa Ariete ha provveduto al licenziamento del personale operante nel settore musei. Il sig. Francesco Parmisciano, responsabile delle commesse per il C.N.S., dichiara che lo scioglimento del contratto con il Parco è stato da quest’ultimo motivato con “l’impossibilità di intervenire con i propri fondi su strutture di proprietà altrui”. In pratica se i locali ed i reperti conservati non appartengono al Parco, questo non ne può sostenere i costi. Il sig. Parmisciano si dichiara dispiaciuto per il licenziamento del personale, cui sarà proposto da parte della cooperativa un nuovo lavoro ( la bonifica di varie discariche ) che non ha nulla a che vedere con il precedente! Dichiara, altresì, che nel corso dell’ultimo anno, gli stipendi corrisposti non avevano la copertura finanziaria, essendo venuto a mancare il contratto con il Parco, e che sono stati comunque regolarmente pagati da parte della cooperativa che, allo stato attuale, non è più in grado di sostenerne il costo. Di parere diverso è il sindaco Auricchio, egli, infatti, dichiara che: “l’intera comunità ha subito un’azione vessatoria da parte delle cooperative nei confronti del Parco” che avrebbero ricevuto finanziamenti vari e non ottemperato in pieno alle disposizioni contrattuali. Accenna anche ad un finanziamento provinciale per il completamento e l’ampliamento della struttura che dovrebbe risolvere parte dei problemi logistici relativi all’esposizione dei reperti. Anche il dott. De Vita, direttore del Parco, che si è incontrato con i sindaci dei vari paesi in cui sono ubicati i musei “a rischio”, si mostra molto sensibile alla problematica, egli dichiara di essersi attivato per la formulazione di una “nuova convenzione”, eventualmente con le cooperative, ed un “accordo di programma” con i vari comuni, per garantire servizi che altrimenti verrebbero a mancare. Il problema è sempre lo stesso: il Museo Naturalistico degli Alburni appartiene ad un’associazione privata, e la precedente convenzione non contemplava, nello specifico, questa situazione. La speranza per tutti è che gli accordi necessari, fra Parco, Comuni, Associazioni, Cooperative ecc., vengano raggiunti a breve e che nel frattempo non vengano a mancare servizi quali la regolare apertura di musei e mostre varie, soprattutto adesso: come è ben noto il periodo estivo è il periodo di maggiore affluenza di turisti e visitatori… Luciana Di Mieri LA LETTERA Rocchesi a Milano Giovedì 16 giugno 2005 si è tenuta nei pressi di Milano una conviviale alla quale hanno partecipato le persone nate a Roccadaspide che per motivi di lavoro vivono nel milanese. L’incontro non aveva ovviamente scopi politici o commerciali, non si voleva promuovere questo o quel prodotto; aveva solo uno scopo ben preciso: quello di ritrovarci almeno una volta tutti assieme in un clima di fraterna amicizia e grande cordialità. Alla conviviale, denominata Fa.Ro. (acronimo di Famiglia Rocchese) hanno partecipato 55 persone su 60 complessivamente contattate. Adesione massiccia quindi per una serata emozionante, ricca di entusiasmo e commozione; uno spaccato che annoverava professionisti non più giovanissimi, rocchesi che al nord svolgono la loro attività lavorativa, che ricoprono a volte importanti incarichi pubblici e numerosi giovani. L’opportunità dell’incontro ha consentito a molti di riallacciare quei rapporti che la lontananza dal luogo natio aveva inesorabilmente allentato. (penso alle radici comuni, al fatto che abbiamo frequentato le stesse scuole, abbiamo avuto gli stessi professori , gli stessi bidelli e lo stesso Parroco: quindi un’omogeneità culturale e di valori.) L’aspetto che mi ha maggiormente colpito è stata la presenza di tanti giovani, in larghissima parte con un altissimo grado di istruzione; e pensare che prima del 2000 erano pochissimi i giovani rocchesi che incontravo o che sapevo vivessero a Milano. Su questo punto forse una riflessione andrebbe fatta, ma non è lo scopo di questa lettera; certo è che il ritorno al Paese anche solo per qualche giorno non è agevolato dai trasporti: abbiamo un aeroporto, quello di Napoli, che dista oltre 2 ore di auto da Roccadaspide. L’augurio e l’auspicio per questi giovani è che possano trovare piena soddisfazione personale e professionale senza dimenticare il luogo natio e le proprie radici. Chiedo scusa alle persone non contattate non in quanto dimenticate, ma per la mia mancata conoscenza circa la loro presenza in Milano. A loro quindi rivolgo la preghiera di mettersi in contatto per i futuri incontri. Maria Urti 1 luglio 2005 ❚ N.24 ROCCADASPIDE 7 De Rosa: “Siamo sul sentiero dello sviluppo” Bilancio e prospettive della Comunità Montana Calore Salernitano E’ un fiume di parole Donato De Rosa, presidente della Comunità Montana Calore Salernitano, non ha bisogno di agende per ricordare date e cifre relative ai progetti realizzati, spesso previene le domande. Eletto per la prima volta il 14 novembre 1999 è riconfermato il 14 novembre 2004. Facciamo un bilancio di quanto realizzato fino ad oggi “In primo luogo il risanamento economico, ho ereditato un ente con 7 miliardi (lire) di deficit, è stato portato a regime dopo solo due anni. 20 i miliardi sempre di vecchie lire usati per progetti straordinari: consolidamento dell’alta valle del fiume Calore, riforestazione (mi riferisco al progetto per cui molti furono inquisiti, il nostro fu l’unico ente rimasto indenne), il recupero sentireristico, l’orto botanico, l’assunzione di quattordici giovani assunti con la procedura del collocamento, oltre i 250 operai forestali. All’interno abbiamo sistemato il personale dell’ente dando a ciascuno la qualifica meritata. Nove i miliardi spesi di lavoro del Por Campania per la strada Campora –Roccadaspide, tre miliardi per recupero viabilità intercomunale per la strada Laurino – Villa Littorio – Roccadaspide, un miliardo per misure antincendio. Ci sono i lavori in corso per la costruzione di una palestra sovracomunale a Roccadaspide. Quali i progetti in atto e per il futuro? “Sono tre le iniziative più importanti. Abbiamo firmato un protocollo d’intesa con Sma (Società mista ambientale) della regione Campania che prevede la realizzazione di un opificio in località Matinella di Albanella. Arriverà la biomassa, raccolta pulendo i sottoboschi dei boschi demaniali e privati della comunità montana, con cui si produrrà il pallet per le stufe. In tal modo puliremo i boschi, riducendo il pericolo di incendi, e creeremo occupazione. Una seconda iniziativa, realizzata con un finanziamento regionale, è l’acquisto di tre pulmini, uno adattato per i disabili, che abbiamo affidato ad una cooperativa sociale di Altavilla. Svolgeranno un servizio a richiesta di trasporto per persone anziane e disabili, attraverso un call center, che potrà organizzare capillarmente i servizi. Abbiamo avviato un discorso turistico, con quattro infopoint, a Valle dell’Angelo, Monteforte, Trentinara e nell’area museale di Paestum, serviranno a creare un coordinamento sul territorio di indirizzo di smistamento e assistenza dei visitatori. Spesso i sentieri di trekking mancano di manutenzione, non hanno indicazioni chiare? Già, dimenticavo, abbiamo incaricato un ingegnere olandese e un geometra di curare la mappa sentieristica di tutta la comunità montana, recuperando i sentieri che hanno un’importanza storico-culturale. Saranno recuperati al transito una rete di sentieri sotto la nostra tutela. Stiamo inoltre organizzando un progetto di turismo rigenerativo nelle gole di Felitto che prevede passeggiate ecologiche, recupero di vecchi mulini, che la comunità montana fa con la somma di 2 100 000 euro ottenuta nell’ambito del Pit Parco che interessa i comuni di Felitto, Magliano, Stio Campora, Castel San Lorenzo. Nei luoghi più belli spunta una discarica, per non parlare delle bottiglie di plastica e rifiuti di ogni genere. Il recupero dei sentieri intende anche il risanamento e la manutenzione. Purtroppo è il problema del secolo. Vorrei qui citare un gruppo di volontari le “Giacche Verdi” un’associazione di guardie ecologiche, sono una decina di giovani volontari ai quali diamo una mano, e viceversa, infatti in occasione del lunedì in albis, la famosa pasquetta, su richiesta del sindaco di Roccadaspide hanno portato il loro aiuto. Manca un servizio pubblico per collegare i vari paesi della Comunità tra loro, con le stazioni ferroviarie, con il mare. Per organizzare un servizio navetta ci vorrebbe un imprenditore, comunque già un infopoint può funzionare per creare una rete di servizi, per cui chi arriva troverà come organizzare soggiorni e spostamenti. La Comunità montana ha pensato a un progetto per frenare l’innegabile spopolamento dei comuni montani? CASTEL SAN LORENZO A cavallo della Valle del Calore “Il Cavallo e le tradizioni Castellesi” è stata una delle più innovative ed originali manifestazioni di Castel San Lorenzo. E’ stata organizzata dalla giovane “Associazione di Volontariato Ippico Civile Alto Calore” (A.V.I.C.A) la quale nasce con il chiaro intendo di valorizzare il proprio territorio attraverso la passione per l’equitazione. Infatti domenica 19 giugno 2005 ,tra le vie , i vicoli , e le piazze del paese hanno sfilato 48 cavalieri . Richiamati dalle musiche medievali e dallo scalpitio dei cavalli Alle 11.00,tutti i bambini , ,in un mini ippodromo allestito in Largo San Cosmo, hanno fatto un giro a cavallo . La giornata si è conclusa con una festa danzate dove è stato possibile rivedere , attraverso una video proiezione all’ aperto, le immagini e le sequenze più belle della giornata, il tutto è stato accompagnato da musiche ,dal buon vino di castello e dagl’ ottimi piatti locali. Il vedere le persone stupite ed emozionate mentre rive- devano a video la sfilata lungo le vie del paese è stato motivo di gioia e soddisfazione per i Volontari. Il tutto comunque e stato possibile grazie alla collaborazione del Comune e delle altre associazioni coinvolte: Cast il Mulino, Castellonline, Giacche Verdi, Legambiente Cervati Calore e Pro-Loco Castel San Lorenzo e degli enti . Il Presidente sig. Pacifico Luigi, nel discorso di chiusura ,ha sottolineato che il volontariato e l’associativismo è l’arma vincente per valorizzare le nostre tradizioni e far conoscere le bellezze del Cilento. Mentre i Volontario Riccardo Mucciolo ha dimostrato che da una semplice passione per i cavalli si possono organizzare grandi manifestazioni. “Negli ultimi tempi c’è un’inversione di tendenza. Penso sia importante il recupero di un’efficienza varia, creare condizioni di lavoro, in questo svolge un ruolo fondamentale il Parco. Sicuramente si deve investire sul turismo, creare tanti piccoli insediamenti turistici. Gli indigeni devono però impegnarsi a difendere il territorio e la sua salubrità”. Perché impegnare gli operai a Paestum per la pulizia delle mura? Abbiamo una convenzione annua di 20 000 euro. Ci siamo impegnati a pulire le mura perché riteniamo giusto contribuire a mantenere pulita un’area di tale rilevanza storica e culturale. Qual è il suo pensiero in merito alla proposta del sindaco di Piaggine che vuole Paestum fuori dalla Comunità montana? La legge dice che i comuni che fanno parte della comunità montana devono avere il 15% almeno di territorio montano, quindi i comuni sono in regola. Ma anche se un comune fosse pianeggiante il problema è superato da un decreto legislativo in corso di approvazione con il quale viene eliminata anche la percentuale del 15% di territorio montano. Quel che è rilevante è il dato socio-economico. Piaggine è protagonista di una proposta che va in senso contrario. Con l’infopoint a Paestum il turista può vedere le bellezze del Cervati ed essere indotto a visitarlo, quindi Paestum è funzionale a Piaggine e Piaggine a Paestum, quello che il sindaco di Piaggine dovrebbe capire. Invece la sua contestazione ha solo una motivazione politica, infatti è all’opposizione nel Consiglio della Comunità. Il rapporto con la politica di Roccadaspide? C’è un’amministrazione che ha ben operato sono convinto che arriverà al traguardo con le carte in regola per la riproposizione di un progetto politico, con un’ampia apertura verso l’esterno. Speriamo che i giovani vogliano aderire alla politica per dare nuova linfa e nuova vitalità a una classe dirigente che ha necessità assoluta di integrarsi con nuove risorse. Enza Marandino I servizi sociali attivi a Roccadapide Dall’1 giugno è attivo a Roccadaspide il servizio di assistenza domiciliare per gli anziani e i disabili. Il comune attua questo progetto per la terza annualità, grazie ai fondi della Regione Campania, legge 328\2000. Essa individua il relativo piano di zona come uno strumento per realizzare interventi nel settore sociale, anche se gli interessati sono assistiti solo per due ore settimanali. Partito in sordina, il servizio ha ottenuto sempre più consensi fino a comprendere, attualmente, 82 anziani e 16 disabili. “Di solito, vengono assistiti il 50% degli aventi diritto, ma a Roccadaspide, la percentuale è più alta”, afferma Mario Chiacchiaro, istruttore dei servizi di politica sociale. Assistenti sociali e personale addetto alle pulizie si alternano per ogni assistito. L’assistente sociale, però, è sempre in contatto telefonico con gli utenti per qualsiasi necessità e supporto morale. A breve, inoltre, sarà attivato il Centro aggregazione dei minori, in via Salvatore Valitutti, per il secondo anno consecutivo. Il servizio sarà operativo dal lunedì al venerdì, dalle 9:00 alle 13:00 e le attività si rivolgeranno a minori di età compresa tra i 5 e i 17 anni. Così Fulvia Galardo, dirigente del settore politiche sociali, definisce l’utilità dell’iniziativa: “ D’estate le scuole e le attività extra scolastiche sono ferme. I genitori potranno approfittare di questo centro dove i figli troveranno personale qualificato a sostenerli sia in campo ludico, che in quello comportamentale. Ciò anche grazie all’interessamento del sindaco Giuseppe Capuano e dell’assessore alle politiche sociali Franco Sabetta”. L’unico neo riguarda la durata dei servizi, circa 7 mesi, per mancanza di organizzazione tra Regione, uffici di Piano e Comuni. Se non ci fosse quest’ostacolo, l’assistenza permarrebbe tutto l’anno. E’ in fase di attuazione, inoltre, il servizio ‘ Nonno civico’ che ricerca due persone, tra 65 e i 78 anni, per la sorveglianza dei bambini all’entrata e uscita dalla scuola e per altre mansioni. I nonni potranno far pervenire le relative domande entro e non oltre il 28 giugno al comune. Quest’ultimo, inoltre, si è adoperato per reperire i fondi a sostegno delle ragazze madri con figli illegittimi. Si profila, quindi, un periodo all’insegna del sociale per il comune di Roccadaspide. Per qualsiasi informazione rivolgersi al numero 0828\948205. Francesca Pazzanese 8 N.24 ❚ 1 luglio 2005 IN FARMACIA Quando scade la mia crema di bellezza? Recentemente la normativa italiana in campo cosmetico si è adeguata alle direttive europee introducendo importanti modifiche legislative. La prima novità è che i consumatori potranno osservare sulle confezioni dei cosmetici un nuovo simbolo, ovvero un barattolo aperto seguito da un numero e da M (es. 6M). Questo simbolo indica la scadenza successiva alla prima apertura espressa in mesi. Nel nostro esempio 6M indica che il prodotto non potrà essere utilizzato 6 mesi dopo l’apertura della confezione. Questo nuovo requisito per le etichette dei prodotti cosmetici denominato “Periodo post apertura” o Pao (dall’inglese Period after opening) indicherà il periodo successivo al primo utilizzo da parte del consumatore, durante il quale il prodotto se utilizzato e conservato in modo corretto, rimarrà conforme ai requisiti generali di sicurezza. Il PaO, è una indicazione obbligatoria se il prodotto ha una vita di oltre 30 mesi. Diversamente la casa produttrice deve indicare la data di durata minima, in sostanza la scadenza. Il simbolo PaO sarà presente obbligatoriamente sull’etichetta di tutti i cosmetici ad eccezione dei prodotti con una durata minima non superiore a 30 mesi, che porteranno invece l’indicazione “Da consumarsi preferibilmente entro…”; inoltre il PAO non è obbligatorio per i prodotti monodose e per quelli in confezione che impediscono il contatto tra il prodotto e l’ambiente come gli aerosol e infine per quei prodotti per i quali è stato accertato direttamente dal produttore che la formula è tale da impedire qualsiasi rischio di deterioramento che impatti sulla sicurezza del prodotto stesso nel corso del tempo. Inoltre, sempre in tema di cosmetici una buona notizia per i soggetti allergici. Fino a poco tempo fa nell’etichetta dei prodotti cosmetici le fragranze responsabili di fenomeni allergici venivano identificate con il termine generico di Profumo, oggi invece esiste l’obbligo per i produttori di indicare il tipo di sostanza chimica profumata consentendo al consumatore di identificarne la presenza ed evitarne, così nel caso di sensibilità, l’utilizzo. Consigliamo ai nostri lettori di chiedere consiglio al proprio farmacista di fiducia prima di acquistare un prodotto cosmetico. Infatti anche una semplice crema, un profumo, un trucco se non correttamente scelto ed utilizzato può generare vere e proprie reazioni indesiderate. Alberto Di Muria [email protected] DIANO Sebastiano Somma sarà il leggendario Petrosino Al via le riprese di una fiction che ripercorrerà le gesta del mitico poliziotto italo-americano Personaggio leggendario, primo protagonista della lotta alla mafia, Joe Petrosino, tenente di polizia a New York di origini italiane, sarà al centro di una fiction tv che andrà in onda in due puntate su Raiuno nella prossima stagione. Le riprese del film, il cui ruolo del protagonista sarà affidato a Sebastiano Somma, avranno inizio a Roma entro la fine di luglio. Joe Petrosino fu ucciso il 12 marzo 1909 con quattro colpi di revolver in Piazza Marina, una delle più belle di Palermo, davanti a decine di testimoni. Si trattò del primo delitto eccellente commesso in Sicilia e uno dei tanti rimasti tuttora impuniti: mandanti ed esecutori sono ancora ignoti. Nato nel 1860 a Padula, in provincia di Salerno, dove la sua casa natale è diventata un museo a lui dedicato con tanti cimeli tra cui la famosa placca d’argento con il numero 285, Petrosino emigrò giovanissimo in America con la sua numerosa famiglia. Si arruolò nella polizia di New York e cominciò una carriera fulminante, imponendosi per i suoi metodi di lavoro ispirati a tanta passione per qul mestiere, un fiuto innato, intelligenza, senso di responsabilità, alta professionalità ma anche, secondo la leggenda, a metodi piuttosto duri. Andrea Purgatori e Jim Carrington hanno scritto la sceneggiatura di questa fiction, ripercorrendo le gesta del poliziotto, la carriera, l’amicizia con il presidente degli Stati Uniti Theodore Roosvelt che lo nominò personalmente prima sergente e poi tenente, affidandogli il comando dell’Italian Legion, il gruppo di agenti italiani, a suo giudizio indispensabili, per sconfiggere la “Mano Nera”, praticamente Cosa Nostra dell’epoca. Da allora Petrosino, si era ai primi del Novecento, dichiarò guerra alla mafia e consegnò alla giustizia i primi boss di alto calibro che nessun corpo di polizia era mai riuscito a prendere... Bcc Monte Pruno di Roscigno e Alto Cilento di Laurino, fusione fatta Albanese: “E’ una sfida che dobbiamo vincere per dimostrare che le buone idee possono attecchire anche in piccole realtà.” Michele Albanese, è seduto alla scrivania del suo studio di domenica mattina: “E’ l’unico momento in cui riesci a fare cose che necessitano di concentrazione.” In pochi anni ha saputo condurre la Bcc Monte Pruno di Roscigno da una dimensione di paese a quella territoriale, quella del Vallo di Diano. Ha realizzato una cosa difficile con semplicità: man mano che cresceva la banca, lui allevava un gruppo di giovani bancari che hanno saputo ripagare la fiducia riposta in loro con risultati esaltanti: credibilità, serietà e capacità di interpretare i bisogni degli imprenditori di una realtà con grosse potenzialità. Oggi può anche permettersi di dire:“La componente affettiva ha avuto un peso determinante per portare a compimento la fusione tra le Bcc Monte Pruno di Roscigno e la Bcc Alto Cilento di Laurino. Siamo ritornati in un territorio che ci ha visto nascere e crescere. Per necessità avevamo spostato il baricentro degli interessi della nostra banca verso il Vallo di Diano e questo è potuto sembrare un tradimento verso la nostra terra.” Quindi la fusione è un’occasione per riaffermare un legame? “Già Michele Albanese, il vecchio presidente della Bcc di Roscigno, nel 1980, aveva in animo di aprire uno sportello a Laurino. Non ci riuscì. Oggi sarebbe contento di vedere realizzato il suo sogno anche se tramite una fusione che valorizzerà sia la realtà di Laurino che la nostra.” Quale sarà la strategia per valorizzare le vocazioni delle due realtà territoriali che si uniscono? “Avremo una sola testa a Roscigno e due braccia operative: una nel Vallo di Diano e l’altra a Laurino. Nel Vallo l’azione sarà proiettata verso i rapporti con le imprese e quindi per l’impiego, la seconda più incentrata verso la raccolta del risparmio.” Come sarà articolata la rappresentanza dei soci di Laurino nella nuova banca? “Tre rappresentanti nel C.d.a. scelti tra i soci di Laurino (Mario Gregorio di Laurino, Giuseppe Detta di Rofrano e Guido Novellino di Villa Littorio) e un comitato consultivo formato da cinque persone (Peluso Giuseppe, Fucentese Roberto, Cucco Giuseppe, Doria Giancarlo e Grippo Giuseppe). In più al primo C.d.a. nomineremo un terzo vicepresidente nella persona di uno dei tre consiglieri.” Tutti i soci di Laurino saranno accolti? “Certamente. In questo siamo aiutati dal fatto che un centinaio di soci di Laurino sono già nostri soci. ?” Quale sarà il futuro dei dipendenti? “Entreranno tutti a far parte della nostra squadra che supererà le quaranta unità. Si dovrà fare un lavoro d’integrazione e soprattutto di formazione, interna ed esterna. Al termine di una prima fase dei necessari avvicendamenti tesi a far conoscere la struttura operativa alle due realtà, ognuno avrà opportunità di crescita professionale che potrà esprimere nel nuovo organigramma.” Dopo l’approvazione della fusione da parte delle due assemblee straordinarie, quali saranno i prossimi passi? “Entro fine luglio tutte le pratiche saranno assolte ed entreremo nel vivo del progetto d’integrazione. Il nostro sistema informatico è molto flessibile e pertanto non sarà difficile superare le difficoltà che abbiamo di fronte.” Il Dott. Facchi ha svolto un buon lavoro in questo periodo d’interregno. Resterà per completare l’opera? “Approfitto dell’occasione per ringraziare pubblicamente il dott. Facchi per il lavoro svolto. Abbiamo già concordato un piano di lavoro che sin concluderà nel tempo necessario per evitare contraccolpi negativi alla struttura che lui ha così egregiamente motivato.” Quali sono i dati economici più significativi che emergono dalla fusione? “Centocinquanta milioni di depositi, cento milioni di impieghi e quindici milioni di patrimonio. Mi sembrano sufficienti per dimostrare che siamo una realtà in grado di dare risposte concrete ai bisogni di un territorio vasto quanto una provincia.” Dal Vallo di Diano al Golfo di Policastro passando dal cuore del Cilento inter- no. Un territorio che ha delle aspettative in termini di presenza. Che idee avete in proposito? “Nel Vallo di Diano, con l’apertura dello sportello di Sala Consilina e a due passi dalla Val D’Agri, abbiamo consolidato la nostra presenza. L’area interna è il nostro ambiente naturale e con la fusione siamo al top. Sull’altro versante, il golfo di Policastro, a parte un consolidamento della nostra presenza a Rocca Gloriosa, è presto per fare previsioni.” Oggi c’è crisi economica in Italia. Come vede la situazione del Vallo di Diano? “Nel Vallo l’economia sta bene anche grazie all’ottimo lavoro svolto dai Patti territoriali. Il completamento dei lavori dell’ammodernamento dell’autostrada le darà ancora più impulso. Però è necessaria una modernizzazione nella gestione delle aziende.” Si spieghi meglio… “Le imprese sono a conduzione familiare. Il timone passa da padre in figlio indipendentemente dalle capacità manageriali e questo è un grosso limite. Il management si forma con lo studio e con l’esperienza che non può essere circoscritta in un solo ambito territoriale o, peggio ancora, tra i muri di uno stabilimento di famiglia. C’è bisogno di aperture di credito nei confronti di professionisti per competere in Italia e nel mondo.” Chiudo con una provocazione. A quando al fusione tra la Bcc di Roscigno e Laurino con La Bcc di Aquara? “Verrebbe fuori una delle più grandi banche della regione. Non ci sarebbero nemmeno problemi di compatibilità tecniche perché usiamo lo stesso sistema operativo. Le relazioni personali, poi, sono eccellenti e la collaborazione è già sperimentata in molti campi. Territorialmente avrebbe competenza su tutta la sub provincia di Salerno. Sarà il tempo a determinare un’ipotesi del genere.” Bartolo Scandizzo 1 luglio 2005 ❚ N.24 DIANO 9 Quarto volume della storia del Vallo di Laveglia Un primo “corpus” dei beni artistici in età medioevale e moderna Nel 1985 moriva l’editore salernitano Pietro Laveglia, a piangere la sua scomparsa fu tutto il mondo culturale della provincia di Salerno, ma non solo. A distanza di ben diciannove anni dal terzo volume, in due tomi, ha visto la luce il quarto volume della monumentale opera “Storia del Vallo di Diano”, opera fortemente voluta dal compianto Laveglia, dedicato alla cultura artistica. Si tratta di un volume atteso dalla comunità degli studiosi di storia dell’arte, il cui piano editoriale originario prevedeva la direzione scientifica dei professori Joselita Raspi Serra ed Enrico Crispolti. Ma dal lontano 1985 ad oggi di acqua sotto i ponti ne è passata molta. Il testo pubblicato è opera di studiosi coordinati dal prof. Francesco Abbate “già benemerito dello studio della cultura artistica del Vallo.” (p.6) Il testo presenta una struttura piuttosto unitaria, tale da proporsi come un primo “corpus” dei beni artistici del Vallo di Diano in età medioevale e moderna. L’opera non è, né vuole essere, esaustiva e onnicomprensiva, ma vuole indicare alcune delle linee essenziali da tener presenti per ulteriori indagini sul territorio, imprescindibili per una corretta impostazione metodologica relativa alla ricerca storico-artistica. Bisogna dunque dire che dal punto di vista della metodologia, e da quello del giudizio di valore sulle opere d’arte, ogni autore ha proposto, e propone, le proprie legittime osservazioni su luoghi, opere e autori, delle volte anche in contrasto con i colleghi. Ma ciò è un bene e non certamente un male poiché le divergenze metodologiche, critiche, attributive, ecc., contribuiscono comunque ad alimentare la curiosità, la ricerca e il dibattito. Il primo saggio è di Francesco Abbate e affronta il tema dei beni storico-artistici, in età medioevale e moderna, di Diano (Teggiano), che rappresenta un po’ la capitale artistica del territorio preso in esame, nel dinamico divenire del rapporto tra centri e periferie. Egli mette in moto il motore e altri lo seguono a ruota. Diano diventa, così, il paradigma di una cultura artistica che nel corso del tempo è stata legata ai destini della casa dei Sanseverino e, dopo, della Chiesa, a partire dal 1553. Qui committenza feudale e committenza religiosa fissano di volta in volta i propri gusti artistici a seconda del momento storico e degli artisti fisicamente presenti sul territorio, in un dinamico rapporto tra Sud e Nord, tra il Vallo di Diano e Napoli, tra Napoli e il resto della penisola italiana. Così, in questo dinamico cangiantismo culturale, di volta in volta appaiono, fino ad emergere prepotentemente, i nomi dei vari maestri della cultura artistica nazionale e locale: da Tino di Camaino a Francesco da Sicignano, da Giovanni da Nola ad Andrea Sabatini, fino a Giacomo Colombo e, poi, Nicola Peccheneda. Ma i percorsi e le letture del territorio sono tanti; è impossibile codificarli nella ristretta economia di un libro che ha i suoi pregi ma anche i suoi limiti tipografico-editoriali, per numero di pagine e per esaustività degli argomenti, troppo importanti per essere condensati in un solo volume. Il secondo e il terzo saggio sono opera della storica dell’arte Concetta Restaino e riguardano il monumento più insigne del Vallo: la Certosa di Padula. La studiosa mette in rilievo aspetti e momenti legati alla lunga vita storica, religiosa e artistica del grande monumento, offrendo una lettura particolareggiata e interessantissima delle tarsie del coro dei Padri di San Lorenzo. Segue un’indagine dello storico dell’arte Antonio Braca sulle presenze ar- tistiche a Padula tra medioevo ed età moderna: dal Battistero di San Giovanni in Fonte alla cultura barocca, mentre la Restaino successivamente, sviluppa un saggio sulla Chiesa di Santo Stefano e sul patrimonio artistico di Sala Consilina. Il prof. Abbate, poi, fissa la propria attenzione su un altro interessante centro artistico-culturale del Vallo: Polla, analizzandone i monumenti e le opere più importanti. Ma è ancora il Braca a prendere sulle proprie spalle l’onere di mettere in evidenza le opere d’arte presenti in altri centri del Vallo, sviluppando argomentazioni e attribuzioni, elaborando pareri e spunti di ricerca ulteriori su questo vasto territorio a Sud di Salerno. Chiude il volume la pubblicazione degli inventari d’arte esistenti nei luoghi sacri del Vallo di Diano nel 1811, a cura dello storico Carmine Carlone e di Annalisa Ricciardi. Nel volume però, purtroppo, non si parla delle rovinatissime pitture murali presenti nel chiostro del Convento di San Francesco a Padula né di quelle delle lunette del chiostro del Convento di Sant’Antonio a Polla. Sono cicli dipinti “devozionali”, con scene che rimandano a episodi della Vita di San Francesco di Assisi; sono pitture seriali, se vogliamo, ma sicuramente di un certo rilievo per la cultura artistica del Vallo di Diano. Sono opere databili sul finire del XVI secolo e i primi anni del successivo. A Padula le lunette sono firmate e datate: appartengono al pittore San Cono arriva a Montreal Sono partiti in momenti diversi della loro vita, lo hanno fatto per le ragioni più disparate, ma ciascuno di loro ha portato con sé una parte della propria terra. Così anche San Cono si è ritrovato “migrante”, con un biglietto di solo andata, destinazione Canada. Un viaggio che lo ha portato nelle terre di Cristoforo Colombo da ormai 10 anni; da allora l’Associazione San Cono di Montreal ha iniziato a lavorare per tenere viva la memoria e dedica la terza domenica di giugno al santo Patrono teggianese, in perfetto stile made in Italy, con una solenne messa e una processione, ma qui San Cono ha conquistato una valenza diversa. Sfilando per le strade di Saint Leonard, il noto quartiere di Montreal abitato prevalentemente da Italiani, il santo è apparso nelle vesti di simbolo del Vallo di Diano e dell’Italia intera. Il 18 giugno le bandiere tricolore hanno sventolato dai balconi degli italiani per porgere un saluto al protettore di Diano, ma anche per rendere omaggio al simbolo dell’italianità intera. Un incontro tra generazioni, un confronto tra culture del Bel Paese per ritrovarsi uniti a festeggiare i dieci anni di vita insieme, sotto un’unica bandiera. La giornata è poi proseguita con un ricco banchetto e tanta buona musica, sono state regalate anche delle placche alla memoria per onorare i primi migranti arrivati in terra americana dal Vallo di Diano. Tante belle parole hanno regalato alla giornata un pizzico di quella nostalgia che non fa mai male e per tutti una sola nota: “Ah l’Italia”. Un sussulto che ha il sapore di malinconia, e un retrogusto di fierezza e coraggio, nei loro cuori impressa l’immagine della vecchia cara Italia, distante ormai anni luce. Tania Tamburro ebolitano Ottavio Paparo, una personalità artistica tutta da scoprire e studiare, e sono del 1594: versano in uno stato di cattiva conservazione. Anche il ciclo di Polla sembrerebbe essere dello stesso autore, ma le lunette dipinte sono state malamente “restaurate” nel corso del tempo e ciò ne ha compromesso la lettura originaria. Sempre al Paparo sono da attribuire, a mio avviso, anche i dipinti murali nelle lunette del chiostro del Convento della SS. Trinità di Eboli, in cui vi sono scene pittoriche del tutto sovrapponibili ad altre presenti nei cicli francescani di Padula e Polla. Di questi affreschi e del loro autore mi sono interessato personalmente (già a partire dai lavori di restauro delle lunette del Chiostro del Convento della SS. Trinità di Eboli) tra gli inizi del 2002 e nel 2003, con saggi brevi pubblicati a più riprese nel mensile di cultura “Il Saggio”: n. 75 (Giugno 2002, p.4); n. 76 (Luglio 2002, p.4); n. 77 (Agosto 2002, p.4); n. 80 (Novembre 2002, p.4); n.83 (Febbraio 2003, pp.4-5). Infine, un sentito ringraziamento va a tutti coloro che hanno, non solo con questo volume, contribuito e che contribuiranno a una migliore conoscenza, sempre più approfondita e filologicamente corretta, alla conservazione di un patrimonio artistico sovente trascurato e poco conosciuto, ma di grande importanza per la storia artistica italiana e meridionale in particolare. Gerardo Pecci Padula, conferenza al “Carlo Alberto” Domenica 19 giugno 2005, nella sede del Circolo Sociale “Carlo Alberto” di Padula, presentata dal Presidente Felice Tierno e con la collaborazione della dottoressa Concetta RESTAINO, esperta dell’Arte Meridionale ed in particolare della pittura napoletana del ‘500, si è tenuta una conferenza sul tema “IL PATRIMONIO ARTISTICO DELL’ANTICA DIOCESI DI POLICASTRO”. A trattare l’argomento il professor Francesco ABBATE, Docente di Meto- dologia della Storia dell’Arte presso l’Università degli Studi di Lecce, autore di numerose pubblicazioni tra le quali il IV volume della “Storia del Vallo di Diano-La Cultura Artistica”, edito da Leveglia. Tra i presenti, il prof. Giuseppe Colitti di Sala Consilina, Ordinario di Lettere Italiane e Storia ed il prof. Emilio Giordano di Padula, Docente di Metodologia e Storia della Critica letteraria presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Salerno. 10 N.24 ❚ 1 luglio 2005 CILENTO Exposcuola 2005 tra novità e conferme Exposcuola è in continuo rinnovamento, pronta ad offrire sempre di più e con l’intento di favorire una relazione più attiva tra le scuole italiane. Il Comitato Tecnico Scientifico di Exposcuola ha prorogato le date di scadenza dei bandi per la presentazione dei progetti da parte delle scuole che intendono avere un ruolo più attivo all’edizione del 2005. Per la partecipazione al concorso “Il Bello del Bello” la data di presentazione delle schede è stata prorogata al 28 giugno 2005. Tale concorso è destinato alle Accademie di Belle Arti di tutta Italia. Quest’anno è alla sua seconda edizione e unisce protagonisti del mondo artistico, scuole e istituzioni in un progetto di riqualificazione territoriale che ha il suo fulcro nel bello, inteso come armonia, liberazione dalle trappole della percezione, apertura verso nuovi scenari. Al 30 settembre 2005 è fissato invece il termine ultimo per prendere parte al “Premio Exposcuola 2005: …il SOGNO”. Il bando è rivolto a tutte le agenzie formative del territorio nazionale: scuole primarie e secondarie, università pubbliche e private e soggetti sociali in partnership obbligatoria con almeno una scuola o una specifica agenzia formativa. Gli argomenti tematici intorno ai quali il progetto può ruotare sono: - l’Area dell’Impegno Civile e della Cittadinanza Attiva ( Pace e diritti umani, Legalità e civile convivenza, Pari Opportunità), - l’Area dell’Innovazione e della Sostenibilità (Scienza, Tecnologia, Ambiente e salute, Alimentazione), - l’Area della Fantasia e della Creatività (Linguaggi e comunicazione, Gioco, Tempo libero) - l’Area delle Identità e della Solidarietà (Storia e tradizioni, Intercultura, Volontariato). Le classi III, IV e V delle scuole secondarie superiori avranno a loro volta tempo fino al 30 settembre 2005 per partecipare alla terza edizione del Concorso “La Provincia del Sole” che, in collaborazione con l’Unione delle Province Italiane e con il contributo delle Amministrazioni Provinciali d’Italia, mira a rendere gli studenti protagonisti assoluti della promozione di un territorio attraverso la realizzazione di video volti ad illustrare le bellezze paesaggistiche e artistiche degli ambiti di appartenenza, ovvero, lo spirito dei luoghi percepito come elemento cruciale nella costruzione di un’identità. Le tre proposte sono l’azione di punta di Exposcuola, il VI Salone del confronto tra le proposte formative dell’Europa e del Mediterraneo, in programma dal 9 al 12 novembre 2005 presso il Campus di Baronissi dell’università di Salerno. G.C. Con i detenuti in permesso premio Chiuso il festival della canzone sacra “Abbiamo proposto uno sguardo rivolto ai troppi bambini che soffrono ed al desiderio di trovare per loro un po’ di serenità”. Così Peppe Cirillo, fondatore e anima del gruppo etno-music AntiquaSaxa, visibilmente commosso, riesce a spiccicare il suo comunicato tra la festa generale. Chiusa la prima edizione del Festival della canzone sacra, continua il progetto di solidarietà. Ci hanno pensato i vincitori, gli AntiquaSaxa, con la canzone “Filastrocca”, a dare un messaggio sul palco della Provvidenza di Vallo della Lucania. Ricevuto il premio di mille euro, lo hanno consegnato all’organizzatore del Festival, Gino Del Vecchio, affinché lo destinasse ad un’opera sociale. È toccato quindi a don Gugliemo Manna, delegato diocesano, accettare l’assegno e decidere come investirlo. Poi i Peter’s Gospel Choir, un gruppo-famiglia con la passione per gli Spiritual, hanno regalato momenti di puro godimento musicale, emozioni che dal palco si sono trasmesse in platea. I giovani napoletani fanno della loro arte anche uno strumento di solidarietà con spettaco- li di sensibilizzazione sociale. Due belle voci, Nevada e la giovane Anna Nese, si sono divise il terzo posto ex equo. Sul palco non è prevalsa la competizione ma il piacere di ascoltare tante belle canzoni. Grazie alla direzione artistica del Maestro Maurizio Iacovazzo, professionalità e simpatia per la “vessicchiesca” somiglianza al collega sanremese, le cose sono andate nel più roseo dei modi. E il filo rosso dell’impegno per i detenuti non si ferma qui. Dopo aver ascoltato le toccanti poesie scritte e recitate dai detenuti in permesso premio, racconti di sofferenza e della voglia di ricominciare a vivere, continua l’impegno per rivolgere al Parlamento la richiesta di amnistia che papa Wojtyla fece nella visita a Montecitorio. Nicola Nicoletti di Olimpia Nicoltti Un povero Cristo è approdato a Villa Littorio, già Fogna “I sottoscritti cittadini in relazione alla delibera n.63 approvata dalla giunta comunale di Laurino il 9/4/2004, relativa al posizionamento della statua di Gesù di Nazareth su piazza Costantinopoli, chiedono la revoca della suddetta delibera ritenendo tale collocazione in contrasto con l’ambiente circostante, precludendo la visione dell’eccezionale panorama che si può ammirare dalla piazzetta stessa. Inoltre da un punto di vista funzionale essa creerebbe problemi di manovrabilità ai veicoli che su tale piazzetta sono costretti a girare causa la non accessibilità di via Costantinopoli a mezzi di elevate dimensioni”. Nella delibera possiamo invece leggere: “Premesso che i cittadini di fede cattolica, residenti alla fraz. di Villa Littorio, hanno acquistato una statua rappresentante il Gesù di Nazareth da posizionare, possibilmente in luogo in luogo ben visibile lungo la via processionale in modo da consentire, una tappa di adorazione durante la processione in onore dei Santi ricorrenti il 24 giugno – San Giovanni Battista (Santo Patrono), il 6 agosto (san Salvatore) ed il 15 agosto (Madonna di Costantinopoli)” I fatti: “il povero Cristo” dopo anni di segregazione in un garage fu messo fuori esposto a tutte le intemperie. Ha subito il processo di essiccazione al sole, di ibernazione dopo le calamità naturali dell’ultimo inverno – inferno. I cittadini di Villa, recandosi alle Poste, si chiedevano cosa fa mai in quell’angolo di terra quel “povero Cristo”? Per anni si è ignorato l’origine e la provenienza. Finalmente l’amministrazione del “Faro”, fedele osservatrice dei sei precetti di misericordia corporale, dettateci della nostra Madre Chiesa, (IV precetto alloggiare i pellegrini) come un atto di legale (interesse di parte) ha vistato un passaporto falso, dando così al “povero Cristo” il diritto di soggiorno a Villa Littorio. I cittadini di Villa chiedono una risposta pubblicata in forma ufficiale; in quale data è stata fatta la colletta, da chi fu autorizzata, chi autorizzò l’acquisto e da chi fu acquistato. Nessun cittadino ha dato mai un solo millesimo di lira (all’epoca non c’era ancora l’euro). Si deliberò dopo alcuni ann, in aprile 2004, con troppa faciloneria, in nome e per la cittadinanza; da tener presente che quest’ultima ignorava il tutto. La rifulgente luce del “Faro” ha dato il via a quella falsa delibera in modo poco corretto. Il richiesto consiglio non è stato tenuto, il parere di molti amministratori non è stato preso in considerazione fcendo evincere da parte del sindaco un assenso alla prepotenza. Per fortuna al serio è subentrato il comico!. Il giorno 15/6/2005 imperterrito il nostro sindaco, dott. Gaetano Pacente, assisteva all’arrivo del trattore sul quale era stato collocato “il povero Cristo” seguito da pochi accoliti. La scena del Carnevale in piena stagione è stata quanto mai sintomatica. Mi rammarico che quel giorno mi trovavo a Napoli, altrimenti mi sarei procurato il piacere di reperire un asino per dare maggiore folclore ed anche significato alla scena. Quale cittadina di Fogna, chiedo all’amministrazione l’autorizzazione di preparare i festeggiamenti per l’inaugurazione e la benedizione di questo “Monumento”. Programma: Inviterò un cardinale per la benedizione, delle squadre di Carabinieri a Cavallo, una delle migliori bande musicali pugliesi che farà vibrare nell’aria le note di “Faccetta nera”. A questo punto non ho altri commenti da fare; mi arrogo il diritto di appropriarmi del latino maccheronico di Totò, principe della risata, il quale trovandosi ad esprimere un giudizio in situazioni analoghe, con enfasi esclamava: “Pauperi nos ubi schiaffati sumus”. 1 luglio 2005 ❚ IL DIBATTITO l’Editoriale Franco Arminio , dalla prima... “Paese mio” che stai... tri, però c’è lo spazio per impiantarli, per farli crescere. Penso a saperi antichi. Penso al saper vivere senza addobbarsi di cose come alberi di Natale. Penso al saper vivere nutrendosi di silenzio e luce, piuttosto che di fretta e rumore. Non si può proseguire in questo scempio di spazio e di tempo. lo ho a cuore i paesi più sperduti, quelli più abbandonati, perché lì la morsa è meno stretta. Lì l’economia è un telone che non copre tutto. La vita non si svolge nella serra delle vendite e degli acquisti. In ogni posto ci deve essere gente che sa fare un buon pane e un buon cinema, gente che sa potare un albero e che sa aiutare i deboli. Bisogna rimettere ordine nella società partendo dai suoi organismi più piccoli che sono proprio i paesi. L’Italia ha una storia che meglio di altre nazioni può avviarla a questo compito. Un compito che non si esaurisce in una legge che peraltro è stata già scritta e non si riesce ad approvare. Un compito che pone il paese come luogo di sintesi tra la ruralità e l’urbanità. Per stare un po’ meglio non dobbiamo essere in molti né troppo pochi. Questa evidenza spesso viene dimenticata. E allora abbiamo chi muore di smog e chi di desolazione. Abbiamo il contadino che va a fare la spesa nel centro commerciale e il cittadino che fa tre ore di fila per due ore di campagna. Le stelle e il Pii Pur vivendo in un piccolo centro, non sento di fare una piccola vita. Ho scelto di restare in un paese perché mi sembra un luogo di osservazione privilegiato, UD1 spe- cie di moviola con cui si possono guardare gli errori, i colpi proibiti dei forsennati dell’egoismo, dei dannati della fretta e dell’opulenza. Con questo non si risolve tutto. La vita dei luoghi è sempre a rischio, come quella delle persone. Ogni posto abitato dagli uomini è come un neo sulla pelle del mondo. Luogo di potenziale degenerazione tumorale. Da questo punto di vista, le città sono i nèi più grandi e i cittadini devono decidersi a tornare nei luoghi da cui sono partiti. Anche a costo di nutrirsi di cicorie. Non abbiamo bisogno di tre macchine e due ‘. telefonini. Abbiamo bisogno di carezze, i di fratellanza, di gente che ci faccia i compagnia in attesa della morte. Questi : sono buoni saperi, come saper fare un buon caciocavallo, una bella poesia. Tornate nell’entroterra. Abbiate cura di lasciare la strada ferrata di queste presunte comodità che rovinano la vita. Mi piacerebbe un politico che usasse questo tono, usasse qualche verità scomoda e non questa gente di destra e di sinistra sempre pronta a ribadire le stesse chiacchiere per dirci soltanto che dobbiamo produrre e consumare di più. Queste verità si possono comunicare anche in un comizio silenzioso, magari standosene seduti su una panchina in un lunedì mattina. La ferraglia e la ruggine di questa società si deterge con la luna più che con la borsa. Le stelle sono più importanti del PiI per la nostra vita e per la nostra morte. Se non abbiamo capito questo saremo sempre formiche accecate che girano tutto il giorno con un grande peso sulle spalle senza mai trovare la via della tana. Franco Arminio è nato nel 1960 a Bisaccia (Av), dove vive. Lavora in Irpinia e altrove come paesologo o. Ha pubblicato quattro li bri di versi: Cimelio dei profili (1985) Atleti (1993), Homo Ti mens(1997 7) e Sala degliaffreschi(1998).ln prosa sono usciti Diario Civile (Sellino, 1999) e Viaggio nel crate ere (Sironi, 2003): un viaggio nei paesi irpini sconvolti dal terremoto del 1980. Ultimamente si occcupa della realizzazione di documentari sul paesaggio. dalla prima 2005 stessa spiaggia, stesso mare soprattutto se si tratta dei più fedeli. E allora, largo ai pacchetti vacanzieri in offerta ed agli abbonamenti scontati. Tra le offerte più convenienti c’è quella proposta dal lido Aurora di Agropoli. Qui, in giugno, un ombrellone, due lettini, cabina ed una sdraio si avranno per la modica cifra di 10 euro al giorno. Il discorso abbonamenti è più vario. Tra gli stabilimenti più “economici” figura La Gondola, a Torre di Paestum, con i suoi 250 euro mensili per un ombrellone e due sedie, che diventano 380 se si preferiscono i lettini. Cifre che si dimezzano rigorosamente se si tratta del mese di giugno. Segue a ruota il lido il Clorinda: 180 euro per un ombrellone e due sedie in giugno, che diventano 280 nei mesi di luglio e agosto. Un supplemento è previsto se si opta per il lettino (da tre euro a cinque euro a seconda del mese). Le docce fredde (libere) e calde (a gettoni) le si trovano dappertutto, il parcheggio (grande o piccolo che sia) anche, l’animazione per grandi e piccini la offrono i più e un punto di ristoro non manca davvero in nessuno stabilimento. Altra spiaggia, altri prezzi. Ad Agropoli sempre il lido Aurora propone per il mese di giugno due sedie con ombrellone per 300 euro, il prezzo arriverà a 340 euro scegliendo due lettini. Anche qui la tariffa varia a luglio e agosto: gli euro diventano 350 per ombrellone e due sdraio, 390 con i due lettini. Lo stabilimento è modernamente attrezzato: non mancano, infatti, disco bar, lunch beach mini club, happy hours con ingresso libero, cornetteria notturna. A giustificare la differenza di prezzo, quindi, i servizi offerti. Il ristorante? E’ contemplato da tutti, dunque: dal più tradizionale, ristorante pizzeria bar, al self service, al lunch beach il passo è breve. Sono in molti, poi, i gestori che organizzano serate a tema per i propri clienti: animazione e dancing sono tra le offerte più gettonate della stagione 2005. Anna Vairo OFFICINA KOINÈ I tre “turni” di Ricigliano: il rito, llaa festa e il folklore Come ogni anno, ormai da tempi remoti, si è svolta a Ricigliano la “Turniata” di San Vito: dopo la Santa Messa delle 11.00 tutti in fila per compiere i “tre turni” intorno alla cappella dedicata al Santo, prima le persone e poi via via tutti i pastori del paese con il proprio bestiame. Il gregge arriva di corsa facendosi largo tra la folla plaudente incitato dai “camuna!” (“cammina!”) del pastore – conduttore che, con il bastone in aria, guida “i suoi” nel compiere il rito cercando di stare il più in ordine possibile. Alla fine dei tre turni esce fiero e contento dal circuito e fa posto ai colleghi che intanto aspettano lungo la strada che porta alla Cappella, scambiando qualche chiacchiera con i passanti e con quanti non vedono da un po’, ma pronti a partire non appena chiamati. Il gregge è l’orgoglio del pastore: durante la tosatura primaverile egli è stato ben attento a lasciare intatto parte del vello che formerà dei rilievi decorativi sul dorso di alcuni animali, ulteriormente arricchiti da sgargianti decorazioni geometriche (cerchi concentrici, stelle ed anelli) dalle molteplici colorazioni e poi da nastri, fiocchetti e tricolori sulle lunghe corna spiraliformi, che completano l’opera di abbellimento degli armenti. I più giovani si esibiscono in corse ritmate da fischi e alternate da balzi compiuti dagli animali che copiano il loro conduttore nelle evoluzioni da egli proposte sotto l’occhio divertito degli astanti. La partecipazione popolare contribuisce ad arricchire uno dei riti più sentiti in questa zona della Provincia dove gli animali costituiscono, in molti casi, l’unica fonte di sostentamento e svolgere il mestiere del pastore non è per niente indecoroso. La festa è sicuramente una buona occasione per incontrare un po’ tutti, salutare calorosamente quanti non si ha il piacere di vedere da tempo, mangiare qualcosa insieme e bere un buon bicchiere di vino che scalda i cuori e rende più vivace la comunicazione arricchendola di argomenti e precisazioni. In taluni casi a condurre gli animali sono state anche tre generazioni insieme evidenziando la volontà di eseguire questi gesti radicati ormai nel tempo, come riti propiziatori necessari oggi come ieri ma che sicuramente si ripeteranno anche nel futuro. Virgilio Mari e Francesca Liotti Tel. 0828620052 [email protected] www.officinakoine.com 12 N.24 ❚ 1 luglio 2005 CAPACCIO Helenia Paestum: i dipendenti, personaggi in cerca d’autore Sica cambia strategia e tenta il rilancio della società mista chiedendo sa crifici ai lavoratori. Alcuni abbandonano l’assemblea, ma la trattativa è aperta. Ha bisogno solo di tempo. Più che un’assemblea di lavoratori si è trattato di un dramma collettivo l’incontro che si è svolto nella sala Erica di piazza Santini a Capaccio Scalo la sera del 21 giugno scorso. E gli ingredienti del dramma c’erano tutti: il contesto, l’oggetto del contendere, i protagonisti e i comprimari e gli spettatori. C’è stato anche la domanda tormentone: “Diteci se dobbiamo liquidare o salvare”. Il contesto è surreale. Si tratta di un’assemblea di lavoratori dove la fanno da padroni i politici che, a getto continuo, cercano di convincere i potenziali futuri disoccupati dell’Helenia Paestum che sarebbe meglio per loro non chiuderla ma salvarla a fronte di un sacrificio economico della maestranze pari a circa il 18% del salario e alla rinuncia della 14^ mensilità. I protagonisti che si fronteggiamo sono il sindaco Enzo Sica e Leonardo Tortora, segretario provinciale della C.g.i.l. funzione pubblica. I due, nei vari incontri che ci sono stati, sono sempre arrivati a ferri corti. Anche in questa occasione sono volate parole grosse: “Sindacalista del cacchio” all’indirizzo di Tortora e, dopo innumerevoli provocazioni, “sindaco del cazzo” verso Sica. C’è da dire che in più occasioni alcuni consiglieri della compagine di maggioranza (ecco i comprimari), si sono scagliati come una falange contro Tortora con ingiurie e braccia levate. Gli spettatori, alcuni componenti del C.d.a. dell’Helenia, un paia di giornalisti e qualche curioso, hanno fatto fatica ad orien- tarsi in una situazione kafkiana che notava uno scambio di ruoli tra “vittime e carnefici”. Ed è proprio da questa inversione dei ruoli che bisogna partire per riuscire a capire la trama del dramma. E’ di pochi giorni la decisione, concordata con i sindacati, di liquidare la società mista. Si chiedeva l’intervento del prefetto per la riassunzione dei dipendenti a carico della società subentrante per l’emergenza estiva per poi prevedere una specifica voce nel capitolato del bando per l’esternalizzazione dei servizi. Evidentemente, fatte le verifiche del caso, l’amministrazione ha ritenuto che non ci fossero certezze rispetto al mantenimento in servizio di tutti i dipendenti. Ed ecco il colpo di scena! Sica, prima, chiede al C.d.a. di posticipare la data di convocazione dell’assemblea dei soci che doveva decretare lo scioglimento. Poi convoca una riunione di maggioranza durante la quale comunica le sue perplessità e convince i suoi che bisogna cambiare strategia: l’Helenia Paestum si deve salvare. Infine indice un’assemblea con i dipendenti per chiedere loro di fare la loro parte in termini di sacrifici ponendo il paletto dei 2.100.000,00 Euro il limite di spesa che l’ente è disposto a versare per i servizi in convenzione. A nostro avviso, oltre alla necessità di salvaguardare i posti di lavoro, c’è anche la presa di coscienza che salvare l’Helenia, costerà meno che liquidarla alle casse co- LICEO PIRANESI munali. I lavoratori, che in assemblea si sono trovati a svolgere più ruoli, (Come “I sei personaggi in cerca di autore” di Pirandello) sono sfiancati, delusi, incerti, a volte apatici. Qualcuno si alza e se ne va, dopo aver imprecato contro politici e amministratori. Altri restano per capire. Altri ancora fanno capannelli fuori dalla sala. Insomma è un dramma vissuto in presa diretta: Salvaguardare il posto accollandosi sacrifici importanti per retribuzioni che in media si aggirano intorno ai 1.000,00 Euro o affidarsi alla lotteria di un’assunzione legata ai bisogni della società che si aggiudicherà la gara d’appalto? “Diteci se dobbiamo liquidare o salvare”. Non mancano i paragono con l’Alitalia e con la Parmalat. Soprattutto non mancano le richieste di far pagare a chi ha ridotto la società in queste condizioni. L’assemblea finisce, Mimmo Nese, assessore all’urbanistica, chiede una risposta entro le 17,00 del giorno dopo prima della seduta del Consiglio comunale. Una mediazione sembra prendere corpo:”Rinuncia alla 14^ mensilità senza intaccare gli stipendi in tempi certi, oltre all’individuazione di una modalità che ga- rantisca i lavoratori rispetto al piano di risanamento da attuare”. “Diteci se dobbiamo liquidare o salvare”. Più di un’ipotesi di accordo non si poteva sperare in una serata vissuta all’insegna del dramma. La notte porterà consiglio e, forse, con un piano più dettagliato da parte del C.d.a. , si potrà, finalmente, vedere un po’ di luce in una vicenda che è durata fin troppo. Il Consiglio Comunale ha già nominato una commissione d’indagine per l’accerta- mento di eventuali responsabilità sulle vicende S.i.b.a. ed Helenia Paestum. Ne fanno parte Paolino, De Simone, Cetta, Farro e Bruno. Entro l’anno ci saranno le conclusioni. Intanto bisogna riconoscere che non è facile mettersi in discussione, Sindaco e maggioranza l’hanno fatto prendendo atto che l’Helenia si può salvare. Bisogna dargliene atto e accompagnare con attenzione l’evolversi della situazione. Un fallimento avrebbe conseguenze pesanti sia per i livelli occupazionali sia per la tenuta di un livello accettabile della pulizia di Paestum. “Diteci se dobbiamo liquidare o salvare”. Bartolo Scandizzo Il premio Felma raccontato dal preside Capo Il Primo Premio di Poesia FELMA è dedicato, proprio come indica l’acronimo, alla memoria dei nostri studenti Francesco, Erica, Luigi, Massimo e Alessandro. Cinque giovani vite stroncate tragicamente da un destino cinico e crudele in circostanze e momenti diversi nell’arco degli ultimi anni. Con genitori, familiari, compagni di scuola, docenti e quanti li conoscevano, e non, rimasti attoniti ed affranti in un dolore immenso, indicibile, inconsolabile. Erano belli, felici e pieni di vita. I loro sogni cominciavano ad avere contorni sempre più definiti. Ma la loro vita se ne è andata. Volata via come i sogni di un ‘alba mai iniziata. Come la Silvia di leopardiana memoria che ‘periva... tenerella... quando saliva il limitar di gioventù... senza vedere il fior degli anni suoi’. E proprio questi versi abbiamo voluto assumere. come titolo ad un Bando di Concorso a premi tra gli studenti di tutti i Licei della Provincia al fine di tenere sempre desta nei nostri cuori la memoria delle cinque vite spezzate. Hanno risposto in tanti, tantissimi discenti di tutti i Licei salernitani, nessuno escluso, inviandoci i loro sentimenti, le loro emozioni, i loro sogni, le loro lacrime dedicate a questi sfortunati coetanei. Alcuni dei nostri studenti, poi, hanno voluto recitare i versi scritti in onore dei loro compagni, in un’atmosfera mesta.e surreale, tra voci fuori campo, note musicali, danze, in uno scenario suggestivo, con i maestosi templi dorici di Paestum appena illuminati da una falce di luna, a fare da incomparabile cornice. Ad ascoltarli un pubblico strabocchevole in religioso silenzio, EPPUR SI MUOVE Quando tutti non avevano più la forza di protestare. Quando gli scettici sopravanzavano i pochi credenti. Quando l'estate era sul punto di affievolire anche le ultime proteste. Ecco che si materia alizza una trivella sul cantiere, recintato da oltre un anno, dove sorgerà il tanto agognato liceo Sc cientifico di Capaccio. E' una struttura attesa da un trentennio e i tanti che hanno frequentato il liceo di Capaccio lo hanno atteso invano durante i 5 anni di frequenza e, poi, quando i loro fiigli hanno cominciato a frequentarlo. Saranno i nipoti dei primi alunni di quel liceo a calpestarre i corridoi della nuova struttura i cui lavori sono iniziati in questi giorni. Meglio tardi che maii! preso da una commozione intensa, profonda, palpabile... che toglieva il respiro. C’erano tutti: Autorità istituzionali politiche, dirigenti scolastici, docenti, alunni e tanta, tanta gente comune. Erano presenti gli studenti vincitori dei premi messi a disposizione con molta generosità dalla Fondazione del Banco di Napoli, dall’ Amministrazione Provinciale di Salerno, dall’ Amministrazione Comunale di CapaccioPaestum e dalla Banca di Credito Cooperativo di Capaccio -Paestum. Tra le poesie pervenute, tutte meritevoli di encomio, ne sono state prescelte e premiate quaranta che ora vengono raccolte e stampate in questo opuscolo. Per non dimenticare... come vuole Liuccio nei suoi versi dedicati ai nostri cinque mai troppo compianti alunni. Il nostro è un progetto sociale che deve crescere - come vuole Ketty Volpe - e noi ben volentieri raccogliamo il suo invito e ci impegniamo a promuovere una seconda edizione, speriamo più ricca di premi e con una maggiore partecipazione, che rivolgiamo agli studenti di tutti i Licei della Regione Campania. Proprio per educare alla vita, per toccare le corde dell’animo, per piangere amici... Angelo Capo 1 luglio 2005 ❚ VARIA Piano sociale di zona, al via la quarta annualità E’ stato depositato presso la Regione Campania il Piano di Zona ambito s/6 per la quarta annualità così come approvato dal Coordinamento istituzionale dell’ambito S6, nella seduta del 27 maggio 2005 ha approvato il “Piano Sociale di Zona” – 4^ annualità, in attuazione della legge 328/00. Alla seduta, presieduta dall’assessore Giuseppe Mauro (nella foto sopra), in rappresentanza del comune di Capaccio capofila, erano convocati i primi cittadini delle 21 municipalità dell’ambito, i rappresentanti dell’ASL Sa 3, della Provincia di Salerno e delle 2 comunità montane “Calore Salernitano” e “Alburni”. Le risorse finanziarie della 4^ annualità, che ammontano a circa 2.500.000 euro, saranno impiegate, secondo la progettazione predisposta dagli esperti dell’UdP, coordinato dalla responsabile avv. Rosa Egidio Masullo (nella foto in basso), in diverse aree di intervento riguardanti le responsabilità familiari, i diritti e la tutela dei minori, le persone anziane, il contrasto alla povertà, le persone disabili, la prevenzione dalle dipendenze, le azioni di sistema (UdP), i servizi per il Welfare d’accesso. Innovativa la procedura per la progettazione, aperta e condivisa, del Piano che si è sviluppata per mezzo di incontri di sub-ambito e tavoli di concertazione, ai quali hanno partecipato operatori del Piano e soggetti istituzionali, con dirigenti dei servizi sociali degli enti associati, operatori del terzo settore e del mondo della scuola. Cesano Maderno, isola di Aquara in Lombardia per un giorno Gli Aquaresi a Milano. Sembra il titolo di un film e invece si tratta di un evento che ha raccolto intorno ai tavoli del ristorante “La Montina” di Cesano Maderno oltre trecento conterranei provenienti nella maggior parte dei casi da Aquara, ma folte le delegazioni di altri comuni del Salernitano. Della delegazione facevano parte il nuovo parroco di Aquara, Don Donato Romano, due Assessori della Comunità Montana Alburni, Enzo Luciano e Giovanni Marino, i rappresentanti della Bcc di Aquara, il direttore della Bcc di Aquara , Anotnio Marino, Presidente della Coldiretti provinciale e alcuni consiglieri comunali. Così domenica 19 giugno ha luogo il secondo incontro che non a caso si chiama “Amici e Sapori della Nostra Terra”. “Un incontro che dà sempre molte emozioni atteso dai me a dai miei paesani con gioia per rivedere vecchi amici per osservare i figli che crescono, per scambiarsi racconti e ricordi e per gustare i nostri prodotti genuini e biologici”. Così descrive la giornata Giovanni Levi, aquarese doc e animatore dell’evento che, da oltre venti anni, fa la spola come un moderno “Caronte” tra Aquara e gli Aquaresi dei residenti al nord. L’incontro è stata l’occasione per presentare i prodotti del SUd come l’olio d’oliva ed il vino ma, anche della rinomata mozzarella della Piana di Paestum o i formaggi delle zone interne. Tutti prodotti sempre più richiesti dalle famiglie del Nord e di cui i cittadini della Provincia di Salerno sono i veri “testimonial”. I motivi che hanno portato gli aquaresi al Nord sono quelli che tutti conosciamo: la mancanza di lavoro, la crisi economica degli anni ‘50. Oggi, dopo un periodo di stasi, il fenomeno tende a riaffiorare. Mali endemici non permettono al Sud di svilupparsi come dovrebbe. Nessuno perde la speranza, ma tutti sappiamo che occorre inventarsi qualcosa di nuovo e di meglio. Queste iniziative non vogliono essere solo un “revival” o un qualcosa strappalacrime ma mirano anche al concreto aprendo nuove frontiere ai nostri prodotti nonché a promuovere il turismo di ritorno delle seconde e terze generazioni. Dall1nsieme tra la passione e la concretezza può nascere qualcosa di utile. Nel corso della giornata è stata premiata, la signora Maria Marino Bastolla, che con i suoi quarantacinque anni di vita al nord è la più anziana emigrante di Aquara. La Bcc di Aquara, la Comunità montana Alburni e la Coldiretti di Salerno che hanno voluto sostenere l’iniziativa e, cosa più importante, essere presenti in terra lombarda a testimoniare il forte legame che non si può essere sciolto né dal tempo né dalla distanza. RedAzione De Vita recitato dai bambini Ancora una volta gli alunni di una Scuola Elementare mi hanno sorpreso. Toccato il cuore. E’ stata la volta degli alunni della V elementare di Roccadaspide, Comprensivo Scolastico egregiamente diretto dal prof. Francesco CARUSO. Fui incaricato, alcuni mesi fa, dal Consiglio di Istituto, di guidare le classi V, a conclusione del ciclo delle Elementari in una ricerca riguardante gli antichi mestieri, le feste, i sapori. Proposi di farlo attraverso l’analisi delle mie poesie, scritte in dialetto cilentano, proprio sui tre temi citati. Ogni lunedì, giorno di rientro, mi recavo nelle classi quinte di Rocca, di Serre, di Tempalta e Carretiello per dialogare ed ascoltare queste freschissime menti che man mano, prima sorridendo, poi sempre più presi dallo sfizioso dialetto ad interpretare i diversi brani. Da questo duraturo incontro con l’autore sono nati tanti stimoli. I bambini hanno incominciato a farsi raccontare dai nonni, dai genitori, dagli zii, storie di feste, profumi di sapori, come ci si sposava una volta e tante altre storie di vita agreste e contadina. Sono spuntati nuovi vocaboli per me, come “la sfrionza” ed ho potuto constatare, dall’interesse montante nel tempo, di quanto risulti positivo mettere in contatto con le scolaresche delle Elementari personalità esterne al contesto per risvegliare nuovi interessi. Si è dovuto superare una certa iniziale ritrosia degli insegnanti, come se fosse stato invaso il loro campo d’azione. Ma è stato un attrito appena avvertito e solo iniziale, poi tutti, indistintamente si sono messi a collaborare alacremente e, di questo impegno, si sono visti i frutti nel saggio di fine anno tenutosi venerdì 10 giugno alla presenza di un folto pubblico, nella sala consiliare di Rocca. Singolarmente o per gruppi, i ragazzi, bravissimi in disegno, hanno composto dei pannelli, ognuno in rappresentazione grafica di una poesia. Uno spettacolo per me emozionante. Quasi non riuscivo a credere che bambini così piccoli potessero rappresentare poesie così complesse come “’mpere a lo peraino gruosso”, “l’incanto”, “aria re Pasqua” e tante altre, in tutto una trentina di brani. Sul palco durante la recita veniva esibito il relativo pannello istoriato. Tra la recita di una sezione e l’altra le quinte ci hanno deliziato con il coro, magistralmente preparato e diretto dal maestro Mario Inverso, brani della tradizione cilentana. Imman- cabile, all’inizio dello spettacolo, il brano “so nato a lo Ciliento e mme ne vanto” del medico cantautore Aniello De Vita. Sono state due ore di puro divertimento e puro interesse. Ciò si notava dal silenzio che regnava in sala durante la prova e dallo scrosciare convinto degli applausi alla fine di ogni brano. Alla fine dello spettacolo, a grande richiesta, non si sono potuto sottrarre alle richieste del brano che fa venire l’acquolina in bocca: “lo rraù re nonna Peppina”, da me recitato. Per questa serata indimenticabile, che resterà nei miei ricordi come una cosa cara, mi preme di nuovo ringraziare il preside prof. Caruso, gli insegnanti delle materie letterarie delle quinte: prof. Ricco Luigia della V A di Rocca, prof. Daniele Maria Pia della V B di Rocca, prof. Catanese Lina della V di Carretiello, prof. Antonella Chiacchiaro della V di Serre, prof. Brenca Angela della V di Tempalta. Ne sono convinto, solo con la dovuta attenzione alla Scuola nelle diverse fasi con uno sguardo attento al territorio, alle tradizioni, alle storie umane e di sofferenza, riusciremo a formare cilentani meno parolai e più fattivi. Auguri Cilento. Peppino De Vita 14 N.24 ❚ 1 luglio 2005 CULTURA Salviamo dal degrado i Cappuccini Campagna: ci sono affreschi stupendi, ad incominciare dall’Ultima cena Campagna - Fin dal Gennaio del 1997 furono trovati i resti di uno strano rito tra le mura in rovina del Convento dei Cappuccini, e per l’esattezza nella Sala Refettorio, ove giganteggia un bellissimo affresco dell’Ultima Cena, vergognosamente lasciato deperire e rovinare, negli anni, senza che si facesse nulla da parte di chi pure è tenuto a tutelare e recuperare il patrimonio artistico. Messe nere, riti satanici, luogo di ritrovo per balordi, drogati ed ubriachi?. Non si sa. La fantasia, in questi giorni, ma non solo, si è scatenata. Una cosa è certa, però: il più totale abbandono di uno dei monumenti più prestigiosi di Campagna e della sua millenaria storia. Soppresso nel 1811, riaperto nell’epoca della restaurazione, e soppresso di nuovo nel 1866, con riapertura temporanea nel 1773 e chiusura definitiva nel 1900, quando ormai il mastodontico Monastero ormai non era più riconosciuto dagli stessi Superiori dell’Ordine. La Chiesa (anticipata da un’artistica Croce in pietra, che andrebbe rimossa temporaneamente, per ubicarla in un luogo significativo della Città, al solo scopo di “salvaguardarla”), che non presenta una facciata dal particolare interesse architettonico, è a “pianta rettangolare allungata, a navata unica, con sei cappelle laterali, tre a sinistra e tre a destra”. Completano “un ambiente voltato a padiglione dietro l’Abside, alcuni locali sotterranei, un tempo adibiti a sepolcreto, ed un corridoio, posto al di sopra dell’ingresso principale, collegato con il campanile a vela” (crollato). Più complessa è la descrizione del Convento, che si apre ad occidente ed affianca la facciata della Chiesa, e dei locali per la comunità, che si sviluppano su due piani, ad una quota maggiore rispetto alla Chiesa. Interessante poi è la parte del “sepolcreto”, un’originale struttura di locali con altezza media di circa 5 metri, realizzati con “sistema a volta”, accessibili dall’ingresso sul lato ovest, ad un livello inferiore rispetto alla Chiesa. Tali locali presentano “numerose botole”, che si aprono sul terrazzo alle spalle della Sagrestia. La muratura verso valle, che si eleva delimitando il piano di copertura dei locali, segna fortemente l’immagine del complesso monastico, sia per la consistenza che per la serie ritmata dei 22 archi. Mario Onesti Tassa bonifica, no della tributaria per le zone alte Il pronunciamento riguarda gli altavillesi Mario Molinara e Pasquale Brenca La commissione tributaria regionale composta da Antonio Siniscalchi, Filotero Maratia e Fulvio D’Amato si è pronunciata sulla questione sollevata da Mario Molinara e Pasquale Brenca relativa alla riscossione dei canoni per la bonifica delle zone alte di Altavilla Silentina. Per i giudici tributari va confermata “l’ecdcepita prescrizione quinquennale dei termini di riscossione, va confermata”. Una censura arriva dalla commissione tributaria e riguarda “il potere del Consorzio d’imporre dei contributi ai proprietari degli immobili ricadenti nel perimetro di contribuenza… esercitato in modo scorretto e non risspettoso della legge, non po- tendosi ravvisare alcun beneficio per i soggetti incisi dal tributo”. Ed ancora: “Va dunque accolto l’appello incidentale prodotto dai contribuenti in riferimento al mancato assolvimento da parte del consorzio dell’onere di specificazione del vantaggio effettivamente conseguito da parte dei contribuenti in riferimento al mancato assolvimento da parte del consorzio del’onere di specificazione del vantaggio effettivamente conseguito da parte dei proprietari degli immobili ricadenti nel perimetro di contribuenza. La novità della questione e la sua intrinseca complessità giustificano l’integrale compensazione delle spese”. L’Unione dei Comuni “Alto Calore” Il 16 giugno nel Convento di Sant’Antonio di Laurino, il consiglio dell’Unione dei Comuni Alto Calore ha approvato il secondo bilancio consuntivo della sua breve storia. Salvatore Iannuzzi, presidente dell’Unione, ha dato il benvenuto ai nuovi delegati, ha ringraziato chi con lui ha si è fatto promotore dell’idea e poi ha tracciato un bilancio sociale dopo due anni e mezzo dalla costituzione. “I lavori che la Provincia sta facendo sono il frutto della nostra sollecitazione: la SP11, che collega Laurino a Piaggine e prosegue per Sacco e Corticato, è una realtà – afferma Salvatore Iannuzzi Anche i sette miliardi di vecchie lire destinate ad un intervento sul ponte del fiume Sammaro sono arrivati grazie all’intervento dell’Unione”. “La viabilità che collega i nostri paesi è sempre stata vissuta come un dramma, -dice ancora il Presidente – oggi abbiamo ottenuto un intervento strutturale grazie alla voce unitaria che l’Unione ha fatto sentire”. Se il Parlamento approverà la nostra richiesta per il rimborso dei danni da neve sostenuta dal Sen. Gaetano Fasolino e dall’On. Franco Cardiello, che hanno sollecitato l’attribuzione di quattro milioni di Euro pari ai danni accertati, i nostri comuni potranno LA SCHEDA godere di risorse importanti. In ogni caso il problema delle L’Unione dei Comuni è un’asrisorse certe è all’O.d.g. Mentre sociazione che si costituisce la Provincia ha una specifica volontariamente con lo posta in bilancio, ci sono ancora scopo di gestire e migliorare problemi per i trasferimenti sta- la qualità dei servizi e delle tali che devono essere sbloccati da funzioni e di ottimizzare le riun’apposita circolare ministeria- sorse economiche, finanziale che stabilisce il budget da de- rie umane e strumentali. Alstinare alle Unioni di comuni. l’Unione dei Comuni dell’Al“Per poter fare una program- to Calore fanno parte i comimazione che risponda ai bisogni ni di Castel San Lorenzo, del territorio – afferma Pepe – Campora, Felitto, Laurino, abbiamo bisogno di sapere prima Sacco Valle dell’Angelo. Una cosa possiamo spendere”. Ad oggi popolazione di 8.060 abitanlo stanziamento è di 150.000,00 ti per una superficie di kmq euro per un indotto di 500/600 213,87. La sede dell’Unione e mila euro. nel comune di Felitto. Il Con“Da quando l’associazione si è siglio dell’Unione è esprescostituita c’è sempre stato un sione dei comuni partecipanclima di collaborazione e di soli- ti ed è composto dai rappredarietà – afferma Donato Di Stasi sentanti dei comuni stessi: il – ed in più, confortati dai risulta- Sindaco membro di diritto e ti raggiunti, l’augurio è che si due consiglieri di cui uno di possano concretizzare nuovi pro- minoranza. La Giunta è comgetti”. posta dal Presidente e da cinNell’intervento di Carmelo Ru- que assessori coincidenti con bano c’è un po’ di rammarico i sindaci. Il presidente è eletperchè il paese di Piaggine è fuori to dal Consiglio dell’Unione. da questa Unione e invita l’as- Il Direttore responsabile delle semblea a riaprire un dialogo. attività svolte dall’Unione, ha Il Presidente sollecita una sem- una nomina a tempo deterpre maggiore collaborazione per minato con provvedimento il futuro in cui ciascuno si assu- del Presidente previa delibema la propria responsabilità nei ra della giunta. Il segretario servizi, nella progettazione, e dell’Unione è nominato dal nella gestione. I nuovi uffici indi- Presidente ed è scelto tra i seviduati dal sindaco di Felitto, gretari comunali dei Comuni Maurizio Caronna, e allocati nei dell’Unione. locali della scuola saranno aperti Nel nostro territorio si sono al pubblico e a disposizione degli costituite altre due Unioni, amministratori il lunedì che il una nel Vallo di Diano e l’altra martedì. a Torchiara. Gina Chiacchiaro LA SETTIMANA 1 luglio Gli itinerari del gusto a cura di Diodato Buonora [email protected] Gli alberghi a Paestum: i migliori dell’Italia balneare e …nessuno lo sa L’affermazione “Gli alberghi a Paestum: i migliori dell’Italia balneare”, sicuramente, è dovuta anche al campanilismo. Però, girando e rigirando in lungo e largo per la nostra penisola, ho notato che gli hotel di Paestum sono meglio curati che altrove. Nella cittadina dei templi ci sono molti alberghi che non hanno nulla da invidiare (a parte l’occupazione) a quelli di altre rinomate località turistiche di mare. Spazi, verde, confort, ospitalità, servizi, bellissime spiagge, buona cucina e tutto il resto sono accessori normalissimi. Tel 0828.720114 Fax 0828.720859 e-mail: [email protected] url: www.ilvalcalore.it Vi racconto una delle mie ultime esperienze. La scorsa settimana sono stato ad Igea Marina frazione balneare di Bellaria nel Comune di Rimini, 15.000 abitanti, 7 km di spiaggia e circa 350 alberghi. È facile intuire che anche la gente del posto non conosce tutti gli hotel, sono troppi, quindi già trovare la nostra meta (eravamo in quattro) è stata un’impresa. Arrivati, al ricevimento troviamo una segretaria straniera che l’italiano lo mastica appena. Assegnateci le camere, noto che la mia 307 singola è a tre lettini, il telecomando del televisore non Grafica ed Impaginazione Grafica Direttore Responsabile Il Valcalore / Il Diano Bartolo Scandizzo Direttore Responsabile Il Sele Stampa Grafiche Letizia - Roccadaspide (Sa) Oreste Mottola [email protected] In Redazione Vincenzo Cuoco, Enza Marandino, Anna Vairo Corrispondenti: Eboli: Raffaella R. Ferrè Agropoli: Nicola Rossi Golfo Policastro: Salvatore Paradiso Campagna: Mario Onesti Francesca Pazzanese Roccadaspide: Vallo di Diano: Carmine Marino Gian Paolo Calzolaro Battipaglia: Segreteria di Redazione Iscritto nel Registro della Stampa periodica del Tribunale di Salerno il 24.4.1999 al n.1047 Iscritto nel Registro della Stampa periodica del Tribunale di Vallo della Lucania al n. 109 del 27/6/2003 Iscritto nel Registro della Stampa periodica del Tribunale di Vallo della Lucania al n. 101 del 27/11/2002 Gina Chiacchiaro Responsabile Trattamento Dati Tiratura: 5000 copie Bartolo Scandizzo funziona, la cartellina che si trova generalmente nelle camere, con documentazione utile, è tutta sgualcita e sciupata, l’arredo è quello datato degli anni 70. Chiedo dov’è il parcheggio, mi rispondono qui vicino a 700 metri. Comunque a metà giugno, in occasione della nostra visita, le strade che dividono la lunga fila degli alberghi con le spiagge sono già affollate. Queste ultime, saranno anche tenute bene, ma gli ombrelloni sono uno sull’altro, un esempio di spiaggia pestana come quella che vedete nella foto, sulla riviera Adriatica se la sognano. Al ristorante abbiamo trascorso una serata completamente da dimenticare. I tavoli sono sistemati come gli ombrelloni in spiaggia (strettissimi); le sedie oltre ad essere brutte sono anche scomodissime; il cestino del pane non lo troviamo sul tavolo, bisogna andarselo a prendere su un piccolo tavolo al centro della sala, dove ognuno con le mani prende il pane che vuole; i cinque camerieri hanno altrettante divise diverse, qualcuno non è rasato, mentre, uno ha i capelli troppo lunghi; l’acqua minerale è a temperatura ambiente (caldissima) per averla fresca abbiamo dovuto chiedere del ghiaccio; la cucina completamente anonima è priva di profumi e sapori. Vi chiederete: ma dove cavolo sono capitato? La risposta è che su quasi tutte le rinomate località balneari nazionali, il 95% degli alberghi corrisponde esattamente, o peggio, a quello dove fortunatamente ho soggiornato una sola notte. Francamente una vacanza regalata, a queste condizioni, la rifiuterei senza pensarci due volte. Nella “nostra” Paestum, invece, gli alberghi sono solo poche decine, ma, tutti con una certa efficienza e si può dire ad alta voce che sono il fiore all’occhiello del nostro turismo, insieme agli stabilimenti balneari che negli ultimi anni sono diventati all’avanguardia. Se gli organi competenti funzionassero a dovere, Paestum potrebbe essere una delle più rinomate località marine italiane. Invece, dicendo la mia provenienza, spesso mi rispondono che Paestum non sanno neanche dov’è. Vi racconto l’ultimo episodio: al ritorno da Igea Marina, per evitare il solito e anonimo panino in autogrill, siamo usciti a Pescara Nord e l’istinto ci ha portato a Città S.Angelo. In questa bellissima piccola cittadina (a circa 10 km dall’uscita autostradale) siamo capitati per caso al ristorante-hotel Belvedere, un posto semplice e accogliente. Qui, abbiamo mangiato il miglior agnello alla brace della nostra vita. Alla fine il bravo albergatore, Bruno Carletti, dicendogli che venivamo da Paestum, ci ha risposto con sicurezza che non ne aveva mai sentito parlare. Che delusione… Molti potrebbero dire: avessimo noi gli alberghi di Paestum…. La ricetta della settimana Agnello all’abruzzese Ingredienti per 6 persone: 1,2 Kg di polpa d’agnello tagliata a pezzi – 1 dl d’olio extravergine d’oliva – 3 spicchi d’aglio affettati – 1 peperoncino piccante sminuzzato – 3 foglie d’alloro – 4 foglie di basilico – 2 rametti di rosmarino – vino bianco secco – sale - pepe dal mulinello. Preparazione: in un tegame di terracotta disponete i pezzi d’agnello, versate l’olio, unite tutti gli aromi tritati, regolate di sale e pepe e lasciate rosolare. Insaporire e cuocere lentamente. Trascorsi 10 minuti, aggiungere il vino, incoperchiate e mettete in forno caldo (a 180°), lasciando cuocere per almeno due ore. Servite caldissimo con abbondante sugo di cottura. Vino consigliato: Respiro, Aglianico del Cilento doc, Alfonso Rotolo