sgnep e sgnepin - giornale del beccaccino
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sgnep e sgnepin - giornale del beccaccino
(Pagina 1 di 3) www.continentalidaferma.it www.giornaledelbeccaccino.it Numero 23 - Aprile 2009 SGNEP E SGNEPIN di Ambrogio Fossati Frullini e beccaccini a confronto. Il diverso comportamento dei due scolopacidi e come vengono trattati dai cani da ferma. Fa parte dei miei ricordi d’infanzia perché facevo la prima elementare. Accompagnavo a caccia mio zio ed il suo amico Luigi Marchetti: ovviamente a caccia di beccaccini perché a quei tempi nelle vicinanze di Milano non c’era altro (a parte qualche lepre o qualche anitra che saltava su dai fontanili). Ed i terreni erano le marcite, su cui i cani pennellavano una cerca di grande intelligenza e di grande autonomia, mentre noi camminavamo ai bordi per non calpestare la preziosa erba e soprattutto per non rovinare gli argini dei canaletti irrigatori, evitando così le comprensibili ire degli agricoltori. Sul terreno c’erano due setter (Tom tricolore e Dar bianco-arancio) che si scambiavano l’esplorazione del verde prato che sembrava fatto d’ovatta. D’un tratto simultaneamente entrambi i cani andarono in ferma, collocati parallelamente su due ali di marcita distanti una cinquantina di metri l’una dall’altra: Dar con la testa puntata verso il cielo e Tom altrettanto espressivo ma con la testa decisamente più bassa. Lo zio e Luigi andarono a servire ciascuno il suo cane (cosa che implicava un lungo giro per non danneggiare gli argini degli irrigatori) con azione coordinata per attendere di essere entrambi in posizione di sparo. Infine due fucilate quasi simultanee e due riporti: Dar con in bocca un beccaccino e Tom un frullino. Ad appagare la mia entusiastica curiosità, lo zio e Luigi mi misero in mano i due uccelli molto diversi sia per la dimensione corporea che per la lunghezza del becco e mi spiegarono la differenza tra la sgnepa e lo sgnepin, due specie diverse, seppure entrambe appartenenti alla famiglia degli scolopacidi. Ed il ricordo di quella prima esperienza è riemerso vivido in una recente domenica di marzo, mentre ero in Lomellina con l’amico Bonasegale e due Bracchi italiani sul terreno: Luna (la madre) e Canaja, uno dei suoi cuccioloni di nove mesi. Ed una volta ancora – adesso come allora – vi è stata la ferma contemporanea della madre e del figlio: Luna con la testa nel vento ad indicare quello che ha immancabilmente rivelato d’essere un beccaccino; e Canaja in una postura che indicava un selvatico dappresso e tanto confidente da lasciarsi fotografare col telefonino. Per l’appunto era un frullino. ➡ Canaja in ferma indica frullino a pochi passi da lui. il frullino fotografato www.continentalidaferma.it www.giornaledelbeccaccino.it A conferma che i frullini si lasciano agevolmente avvicinare, ho visto catturarli vivi col cappello sotto il naso del cane!!!!. Una volta un mio meticcio Bracco/Setter – dopo averlo fermato tre volte a seguito di brevi rimesse – lo abboccò e me lo riportò vivo. E che non fosse menomato, me lo dimostrò quando immediatamente lo liberai, volando come una saetta in cielo, memore della brutta esperienza appena vissuta. In certe rimesse il comportamento del frullino è quasi da rallide, arrivando a nascondersi sotto le paglie e persino sott’acqua, lasciando sporgere fuori solo il becco per respirare. La migrazione fa giungere i frullini sui nostri terreni soprattutto in coda ai beccaccini nati nell’annata, anticipando invece le “sgneppe vecchie”, cioè i riproduttori che migrano solo dopo la muta delle penne; e son loro che chiudono la migrazione. Generalmente i frullini sono solitari (a differenza dei beccaccini che spesso stanno in branco) anche se può capitare di trovarli numerosi nella stessa risaia a relativamente poca distanza l’uno dall’altro. Ho notato che non tutti i terreni da beccaccini sono graditi anche ai frullini e credo dipenda soprattutto dal tipo di fondo, di solito con più acqua (ma si posson trovare anche in terreni semi-asciutti). Col prosieguo della stagione, nelle risaie che inizialmente ospitavano sia beccaccini che frullini probabilmente si modifica la “pastura” e si trovano solo frullini, forse meno esigenti da un punto di vista alimentare. Confondere un frullino per un beccaccino allorché frulla sotto ferma è spesso motivo di animate discussioni. Eppure l’uno è ben distinguibile dall’altro: il frullino parte zizzagando per una ventina di metri e – proprio a causa di tutte quelle giravolte – la sua velocità è decisamente inferiore a quella della sgneppa; dopo di che, Sgnep e sgnepin (Pagina 2 di 3) se non si rimette nelle vicinanze, “balla” in cielo con ampie volute. Il beccaccino per contro alla partenza è molto più veloce e – proprio per questo – accenna appena uno zigzag per assumere il volo rettilineo tanto rapido da giustificare l’appellativo di “saetta alata”. Quindi la confusione la fa il giudice che è troppo lontano per vedere o che i beccaccini conosce “per sentito dire”. Il cane che ferma i beccaccini immancabilmente ferma anche i frullini; direi anzi che il vero beccaccinista si esalta sul frullino con ferme molto espressive. Non necessariamente avviene invece il contrario, cioè ci son cani che fermano i frullini ma non i beccaccini. Tutti i cani da ferma – dopo aver familiarizzato con l’ambiente – fermano i frullini, così come tutti i cani da ferma fermano più o meno bene i fagiani, le quaglie, le starne o le beccacce. Invece il beccaccinista è tale in virtù di uno specifico patrimonio genetico …e se quel gene non fa parte del suo DNA non c’è verso che fermi i beccaccini (l’argomento è stato ampiamente trattato da Bonasegale con il quale concordo pienamente). Anzi, quando ho notizia di un cane che – non avendo mai fermato una sgneppa – un bel giorno ne ha invece sporadicamente fermata una, ebbene – credete a me – potete scommetterci che non era un beccaccino, ma un frullino. Per i beccaccinisti veri – dico quelli a quattro gambe – il frullino è però fonte di possibili e non trascurabili insidie, insite nel fatto che consentono ferme ravvicinate e che son molto più facili da trattare. Ed anche ai cani piace la vita comoda. Quindi se vi concedete la libertà di sparare ai frullini sotto ferma con una certa frequenza, otterrete che il vostro cane – invece di esplorare prevalentemente le particelle odorose del beccaccino sospese nel vento – cercherà preferibilmente i frullini, la cui maggior attitudine a pedonare indurrà ferme “ritoccate”, e gli faranno assumere un atteggiamento di cerca più consono a reperire un selvatico con emanazioni più ridotte e più legate al terreno. Quindi il mio consiglio è di evitare di sparare ai frullini se non in casi del tutto sporadici. Arrivai a questa conclusione tanti anni fa a seguito del fatto che ora vi racconto. Era gennaio e cacciavo nelle marcite alle porte di Milano col frusciante sottofondo sonoro delle acque che defluivano dai canali irrigatori per mantener costante la temperatura adatta alla crescita dell’erba destinata alle vacche da latte. Io tenevo il sentiero che costeggiava la marcita e Taro, il già ricordato Bracco/Setter, esplorava a favor di vento ogni bava d’aria che potesse portare le emanazioni a lui gradite. Nel passare da una marcita all’altra captò una promettente ventata e si mise a filare con la testa alta ad indicare quanto da lungi fosse la fonte di quell’odore. E dopo una spettacolare tirata di naso finalmente fermò in quella affascinate postura. Io dovetti compiere un largo giro per superare il fosso che mi separava da lui: ma mentre mi avvicinavo per servirlo, lui improvvisamente modificò l’espressione di ferma, abbasso la testa piegandola di 90 gradi rispetto alla direzione originaria, fece una breve guidata e si mise nuovamente in ferma. Quando mi avvicinai a lui, nella direzione precedentemente indicata partirono due beccaccini; dopo di che si involò un frullino pochi metri davanti al suo naso. Si era verificato cioè che Taro – a seguito di ripetuti abbattimenti di frul- www.continentalidaferma.it www.giornaledelbeccaccino.it lino – si era appassionato a questo scolopacide al punto da lasciare l’emanazione del beccaccino a favore dello “sgnepin” che si trovava a facile portata del suo naso. Da allora se un mio cane ferma un frullino, di norma non sparo, tanto più se è un cane giovane. Da non so quando, in Francia nelle prove su beccaccini è valido anche il punto su frullino, sul quale però non è consentito concedere la massima Sgnep e sgnepin (Pagina 3 di 3) qualifica. E con tutto il rispetto per i beccaccinisti francesi è un errore madornale!. I motivi dell’errore sono diversi: 1° La prova è su beccaccini, non su frullini. 2° Come ho già spiegato, il cane che ferma i frullini non è assolutamente detto che fermi anche i beccaccini. 3° Il frullino è un selvatico estremamente più facile da trattare. Se un cane si qualifica in una prova a beccaccini vuol dire che ha le qualità naturali per fare questa caccia altamente specialistica ed impegnativa. Non importa che ottenga il Molto Buono, l’Eccellente o il CAC; quel che conta è che una qualifica in quella prova ha certificato l’idoneità a svolgere quel tipo di caccia. Ma la qualifica viene svuotata di significato se è ottenibile anche a seguito della ferma di un frullino. Perché tutti i cani fermano i frullini... ma solo pochi fermano i beccaccini!.