Emilia Romagna Turismo
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RCS MEDIAGROUP S.P.A. Emilia Romagna Arte Gran cibo Storia segreti e capolavori: le città più belle tra arte, musica e dolce vita Scene da un patrimonio Modena, il Duomo restaurato, il salotto elegante di piazza Grande. E i percorsi a tema, dal Romanico ai motori. Ferrara e le Versailles degli Estensi. La natura del Delta e le piste ciclabili. I mosaici più belli del mondo a Ravenna che festeggia i 25 anni del suo Festival. Poi Bologna, con i suoi portici, i palazzi e gli affreschi riscoperti. E i riti della joie de vivre Piazza Santo Stefano a Bologna fiancheggiata dai portici, che si snodano per 37 chilometri nel centro della città. 4 5 M 1 odena, Ferrara e Ravenna sono le tre città dell’Emilia Romagna inserite nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco (www. unesco.it, www.sitiunesco.it). In molti scommettono che anche Bologna ci entrerà presto. Bella e gaudente, dotta e gourmande, è una combinazione unica di arte, storia, qualità urbana e joie de vivre. Con i suoi simboli famosi: le torri gentilizie, che regalano inedite prospettive con la loro caratteristica pendenza; i portici che corrono per 37 chilometri entro l’ultima cerchia muraria, compagni di passeggiate al riparo da sole, pioggia e neve, candidati a diventare Patrimonio Unesco. E piazza Maggiore, il salotto dei bolognesi, con i palazzi del potere civile e religioso. Infine, le osterie, dove si tira tardi fra un bicchiere di vino e il ritmo del jazz. Ma c’è un’altra Bologna, fatta di chiese e palazzi storici, che non tutti conoscono. Palazzo Fava ne è un esempio. In un angolo appartato della città antica, ma a un passo dalle vie dello shopping, sfoggia al piano nobile il primo ciclo di affreschi a sei mani dei giovani Ludovico, Agostino e Annibale Carracci. Fra tutti spicca Gli incanti notturni di Medea, considerato il primo nudo moderno della storia dell’arte. Il Palazzo ospita le collezioni d’arte moderna della Fondazione Carisbo (opere di Arturo Martini, Lucio Fontana, Giorgio De Chirico, Mario Sironi) insieme a pezzi rari d’arte antica e mostre temporanee. Da non perdere La ragazza con l’orecchino di perla. Il mito della Golden Age da Vermeer a Rembrandt, dall’8 febbraio al 25 maggio. Palazzo Fava fa parte di Genus Bononiae - Musei nella Città (www.genusbononiae.it), percorso artistico e museale nel cuore del centro storico, attraverso edifici recuperati all’uso pubblico dalla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna. Come il Complesso di San Colombano, con l’Oratorio interamente affrescato da allievi della scuola dei Carracci (Domenichino, Lucio Massari e Guido Reni). Ospita la collezione di antichi strumenti musicali donati dal maestro Luigi Ferdinando Ta6 2 4 3 1-2. La ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer, 5 6 in mostra a Palazzo Fava. 3, 5. La biblioteca di San Michele in Bosco e il Compianto sul Cristo morto a Santa Maria della Vita, entrambi nel percorso Genus Bononiae. 4. I portici in via Zamboni. 5. Bassorilievi sulla facciata del Duomo di Modena. 6. Museo Casa Enzo Ferrari. gliavini, oltre alla biblioteca musicale Oscar Mischiati, 15.000 pezzi fra testi, repertori, dischi in vinile, musicassette, riviste. Una testimonianza del ruolo della musica a Bologna, dichiarata dall’Unesco Città Creativa della Musica. Famosi il Teatro Comunale con la sua orchestra e l’Orchestra Mozart diretta da Claudio Abbado. Ultimo tassello di questa galleria cittadina è Palazzo Pepoli, dedicato allo sviluppo urbano e culturale dalla Felsina etrusca a oggi: oggetti del passato e ricostruzioni, immagini, testi, videoproiezioni, installazioni sonore. E le voci di emiliani illustri: da Valerio Mas- 7 7 1 3 2 1-2. Esterno e Salone dei Giochi del Castello Estense a Ferrara. 3. Palazzo dei Diamanti, sede di grandi mostre d’arte. 4. Il Duomo di Ferrara. 5. Una grande tradizione in tavola Piatti contadini e ricette delle corti ducali e pontificie si fondono nella cucina emiliano-romagnola. Le azdore, che ogni giorno preparano pasta fresca all’uovo, sono diventate patrimonio della migliore ristorazione. Nelle scuole di cucina si impara l’arte della sfoglia, tirata al mattarello. La pasta fatta a mano, tagliatelle e tortellini in primis, è protagonista della tavola insieme all’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena – a cui è dedicato un museo a Spilamberto (www.museodelbalsamicotradizionale.org) – e di Reggio Emilia, al Parmigiano Reggiano, ai salumi. Come la Mortadella di Bologna Igp, lo Zampone e il Cotechino di Modena Igp. Di nobile lignaggio la Salama da sugo di Ferrara. La mostarda fina di Carpi e quella di Mirandola, da abbinare al carrello dei bolliti (non manca mai da Arnaldo Clinica Gastronomica a Rubiera, www.clinicagastronomica.com). Tra Modena e Bologna, tigelle e gnocco fritto (nel Bolognese si chiama crescentina e pinzino a Ferrara): impasto di farina di frumento, sale, strutto e lievito, fritto in strutto bollente. Il Lambrusco, vino reggiano e modenese per eccellenza, con 5 Doc, si abbina ai salumi. I Colli Bolognesi, terra di grandi rossi come il Rosso Bologna Doc, vantano un bianco delizioso, il Pignoletto Docg. Il Bosco Eliceo Doc è tipico del Basso Ferrarese, il Fortana si abbina a brodetti di pesce e anguille di Comacchio. Oltre 800 etichette nella Rocca Sforzesca di Dozza (Bo), all’Enoteca Regionale (www. enotecaemiliaromagna.it). Affresco nel Salone dei Mesi a Palazzo Schifanoia. simo Manfredi a Umberto Eco, Francesco Guccini, Lucio Dalla. In zona, cucina bolognese alla Trattoria Leonida (www.trattorialeonida.com), insuperabili le tagliatelle al ragù della Trattoria Anna Maria (www.trattoriannamaria.com). Per la notte, I Portici Hotel: raffinato design in un palazzo di fine Ottocento con teatro belle époque (www.iporticihotel.com). Mezz’ora d’auto e si è a Modena, Patrimonio Unesco con il Duomo, la torre Ghirlandina e piazza Grande, salotto dove si consuma il rito dell’aperitivo negli eleganti caffè. Dal 1099 la mole di marmo della cattedrale sorge sulla tomba del vescovo san Geminiano, patrono della città, e i recenti restauri (che continuano all’esterno sulla parete destra) le hanno restituito l’originario splendore. L’architetto Lanfranco e lo scultore Wiligelmo ne fecero una perfetta sintesi di cultura antica e nuova arte lombarda, creando un modello per la civiltà romanica europea. Bellissimi i bassorilievi della facciata e degli interni, con raffigurazioni di episodi biblici accanto a elementi pagani. Pochi al8 tri luoghi hanno la sacralità e la bellezza delle sue navate, illuminate dal rosone dei Maestri Campionesi. Dal sacro al profano, gli appassionati di automobilismo non perdono il nuovo Museo Casa Enzo Ferrari (Mef) progettato da Jan Kaplický. Nella casa natale del mitico patron, racconta la motor valley emiliana con un percorso multimediale di 5000 metri quadri fra storia, design avveniristico e automobili esposte come opere d’arte (www.museocasaenzoferrari.it). Da non perdere anche la collezione d’arte contemporanea e le mostre della Galleria Civica di Modena (www.galleriacivicadimodena.it). Pacchetti di arte e cultura, itinerari del gusto, percorsi per appassionati di auto e motori, con Modenatur (www.modenatur.it). Il fil rouge dei monumenti Unesco porta a Ferrara, iscritta nel Patrimonio dell’Umanità per il centro storico intatto progettato nel Rinascimento e per le Delizie Estensi, splendide dimore nel territorio del Delta del Po. La città si scopre a ritmi lenti, a piedi o in bicicletta, il mezzo più usato (per noleggiarla: www.ferrarainbici.it), fra strade, piazze e 4 palazzi nobiliari, chiese e antichi monasteri, cortili e giardini. Sono noti il Castello Estense (www. castelloestense.it), che da fortezza medievale si è trasformato in fastosa dimora rinascimentale; Palazzo Schifanoia (www.artecultura.fe.it), edificato nel 1385 come luogo di svago appartato dalla città per “schivar la noia”, con i celebri affreschi nel Salone dei Mesi; il Palazzo dei Diamanti (www. palazzodiamanti.it) dove si va per le grandi esposizioni annuali. Da non perdere la prossima: Matisse, la figura. La forza della linea, l’emozione del colore, dal 22 5 febbraio al 15 giugno. Un motivo in più per godere delle bellezze di Ferrara, fra soste gourmand e shopping d’autore, approfittando dei pacchetti offerti per l’occasione da alberghi, b&b e residenze di charme. Come Horti della Fasanara, splendida dimora dell’Ottocento, immersa nel verde, con arredi minimali e pezzi etnochic (www.hortidellafasanara.com). E il vicino ristorante stellato Il Don Giovanni, nel Palazzo ex Borsa, dove si gusta alta cucina creativa. A fianco, il bistrot La Borsa Wine Bar propone salumi e formaggi selezionati (www. 9 1 Corti di campagna Poco distanti da Bologna i Colli Bolognesi (www.iatcollibolognesi.it): fra i più suggestivi, il Colle della Guardia, dominato dal Santuario della Madonna di San Luca. Con Villa Ghigi e i Giardini Margherita è un polmone verde che cinge la città. Anche da San Michele in Bosco si gode una magnifica vista sulle Due Torri e San Petronio. Dal suo ingresso, in via Codivilla, fino a Forte Bandiera, corre il sentiero Cai 902 per circa 4 km di camminata. In meno di un’ora si arriva a Nonantola (Mo), con la romanica Abbazia di San Silvestro (www.abbazia-nonantola.net), fondata nel 752. I rilievi nei portali ricordano lo stile delle botteghe wiligelmiche del Duomo di Modena. Nel Ferrarese le Delizie Estensi (www. ferraraterraeacqua.it), residenze dei duchi di Ferrara tra Medioevo e Rinascimento, sono Patrimonio Unesco insieme alla città e al territorio del Delta del Po (www.parcodeltapo.it). Quella di Belriguardo, a Voghiera, la “Versailles degli estensi”, fu la prima edificata fuori le mura. A pochi km è la Delizia del Verginese di Portomaggiore, residenza ducale nel primo Cinquecento. Austero ed elegante, spicca il Castello estense di Mesola al centro di un’immensa tenuta di caccia. Fanno parte del Parco del Delta del Po anche le pinete ravennati di San Vitale e di Classe, (www. turismo.ra.it). Si passeggia nella macchia fra grandi pini a ombrello, le fioriture del biancospino e le acque immobili dei “chiari”, oppure nell’Oasi Wwf di Punta Alberete, tra foreste allagate e giuncheti, rifugio per rare specie di uccelli. 2 3 1, 3. Un concerto di Ravenna Festival a Sant’Apollinare in Classe e una veduta esterna della basilica. 2. Il chiostro della Basilica di San Vitale. 4. Il cielo stellato raffigurato nel mosaico sulla volta del Mausoleo di Galla Placidia. 10 4 ildongiovanni.com). Sulla strada verso i lidi, confina con le Delizie Estensi del Verginese e di Belriguardo (vedi box) Le Occare Guest House, fattoria del Settecento con tre deliziose camere, mobili di famiglia, salotti con libri e buona musica, ristorante aperto agli esterni dove si assaggia il caviale ferrarese, recuperato da un’antica preparazione ebraica (www.leoccare.com). Il piacere di contemplare i capolavori dell’arte e dell’archeologia continua fra le vie di Ravenna, che nel 2014 celebra i 25 anni del Ravenna Festival, fra le più qualificate manifestazioni europee di musica, danza, opera, teatro (www.ravennafestival.org), mentre è candidata a Capitale Europea della Cultura per il 2019. La città è entrata nella lista Unesco con ben otto siti, monumenti religiosi paleocristiani e bizantini dove è custodito il più ricco patrimonio di mosaici dell’umanità (V e VI sec.): la Basilica di San Vitale con il maestoso ciclo musivo del presbiterio, in cui sfila l’intera corte imperiale bizantina; il Mausoleo di Galla Placidia con la sfavillante decorazione a mosaico sulla volta e sulla cupola, che racchiudono l’infinito in un cielo carico di stelle; la Basilica di Sant’Apollinare Nuovo che vanta la più vasta superficie musiva ravennate. La decorazione del Battistero Neoniano, che evoca la simbologia del Paradiso e dei profeti negli stucchi, è ripresa nella cupola del Battistero degli Ariani, edificio a pianta ottagonale, con la raffigurazione del Battesimo di Cristo nel Giordano. Oltre cento piccoli uccelli introducono nella Cappella di Sant’Andrea, dove si celebra il Cristo trionfante. C’è stupore nell’ammirare i mosaici del Mausoleo di Teodorico, coperto dal poderoso masso della cupola, così come nell’elegante Basilica di Sant’Apollinare in Classe, appena fuori città, con una delle più belle teofanie dell’antichità cristiana. In città, ancora mosaici nella Domus dei Tappeti di Pietra (www.domusdeitappetidipietra.it), che conserva splendide pavimentazioni di un palazzotto bizantino del V-VI secolo, mosaici moderni e contemporanei sono esposti in occasione del festival Ravenna mosaico (www.ravennamosaico.it) e al Mar - Museo d’Arte della Città (www.mar.ra.it), dove dal 16 febbraio al 15 giugno è in programma la mostra L’incanto dell’affresco. Capolavori strappati da Pompei a Giottto, da Correggio a Tiepolo. Pausa golosa all’Enoteca Ca’ de Vèn, vetrina delle migliori etichette regionali (www.cadeven.it). Inviata da Dove, Rita Bertazzoni 11 I tesori della storia e la food valley da matilde di canossa a verdi La terra dei buoni manieri I grandi personaggi. E i grandi salumi italiani. Lungo un itinerario di castelli ben conservati che dominano foreste e fossati. Medioevo e orti botanici, teatri gioiello e parchi naturali. Sono le sorprese, gli incontri e i piaceri di un viaggio tra Parma, Piacenza e Reggio Emilia Il Castello di Torrechiara (XV sec.), nel comune di Langhirano. 12 13 C astelli e rocche turrite, borghi medievali, stazioni termali e aree archeologiche disegnano il territorio fra le province di Piacenza, Parma e Reggio Emilia, dove i tesori della storia si stagliano in un paesaggio di rara bellezza, mentre la calorosa ospitalità si sposa con una cucina che omaggia la tradizione in locande di charme. Un mix di natura, cultura, arte dell’accueil e buona tavola. Fra le fortezze che presidiavano antichi possedimenti, poi trasformate in residenze signorili e oggi aperte al pubblico, si visitano Rocca e Castello di Agazzano, dove si fondono l’austerità medievale e l’eleganza della dimora rinascimentale, con loggiato quattrocentesco e giardino alla francese. Nelle vicinanze, la Rocca d’Olgisio di Pianello Val Tidone è uno dei complessi fortificati più antichi del 1. Una sala affrescata Piacentino (risale al del Castello 1037), che ospita un di Agazzano. 2. Una bed&breakfast con ricostruzione del arredi di pregio. In Castello di Canossa. venti minuti si arriva 3. La Rocca d’Olgisio a Gazzola, nella te(1037). 4. A cavallo nuta dei conti Zanarsotto il Castello di Landi, con il Cadi Rossena. stello di Rivalta sul fiume Trebbia: una sontuosa residenza con torresino di guardia, circondata dal caratteristico borgo e da un magnifico parco, fra le mete vacanziere di alcuni reali d’Inghilterra. È un antico borgo medievale, con viuzze strette e case in sasso, anche Bob2 bio, dove Marco Bellocchio ha ambientato alcuni dei suoi film e istituito il Bobbio Film Festival (www.bobbiofilmfestival.it). Si passeggia sul Ponte Gobbo, con arcate in pietra di epoca romana, si visitano l’Abbazia di San Colombano e il Castello 14 1 Malaspina - Dal Verme, del Trecento, dove sono ancora visibili le mura interne e i due ponti levatoi. Nel Parco Naturale delle Gole del Vezzeno merita una sosta il Castello di Gropparello (VIII sec.). È uno dei migliori esempi di maniero guelfo, con sale padronali, cortile, mastio, camminamenti di ronda riconvertiti in orto botanico e un Museo della Rosa Nascente con 800 rose di oltre 90 varietà. In mezz’ora si raggiunge Castell’Arquato, nella lista dei Borghi Più Belli d’Italia, con un centro medievale tra i meglio conservati, location di molti film in costume, come Ladyhawk di Richard Donner, oltre 3 che di rievocazioni storiche annuali. Sulla piazza municipale si affacciano la Collegiata di Santa Maria Assunta, romanica con parti gotiche e rinascimentali, il Palazzo del Podestà, il Museo della Collegiata e la maestosa Rocca Viscontea, che domina con le sue torri la Val d’Arda. Una decina di chilometri e si entra nel borgo fortificato di Vigoleno, che sfoggia un imponente mastio con feritoie, beccatelli e merli ghibellini, da cui ammi- 4 rare una vista mozzafiato su boschi e vigneti. Sulla piazza, l’Oratorio della Madonna delle Grazie e la Pieve romanica di San Giorgio. Per la notte si prenotano le suite nelle torri di guardia del Castello, che offre camere sontuose con arredi d’epoca. Fa parte del club Dimore d’Epoca, selezione di prestigiose residenze storiche dove soggiornare approfittando dei pacchetti speciali che abbinano arte, storia, benessere e gastronomia 15 2 1 Cibo da esposizione 3 4 (www.dimoredepoca.it). Un’occasione per co- interno, arredi barocchi e i cicli pittorici di Niconoscere i Castelli del Ducato, di cui è ricca anche lò dell’Abate, Cesare Baglione e dei Bibiena. Il la provincia di Parma, dalla Bassa alla montagna piccolo centro è patria del Parmigiano Reggiano a (www.castellidelducato.it). Come la Rocca San- cui è dedicato un Museo (vedi box). Nella Bassa vitale di Fontanellato, che custodisce uno dei ca- parmense merita una tappa la Reggia di Colorpolavori del manierismo italiano: la saletta di no, testimone dei fasti farnesiani e borbonici: una Diana e Atteone affrescata dal Parmigianino. È piccola Versailles con splendido giardino alla curiosa la Camera Ottica, dalla quale i castellani francese, monumentali scaloni, fregi e decori. potevano osservare la vita di piazza Sull’Appennino, la maestosa Forgrazie a un gioco di lenti e prismi. Su 1-2. Affreschi del tezza di Bardi, antico borgo della questo stesso parterre, chiuso da Parmigianino nella Val Ceno, ha radici longobarde e portici con negozietti, caffè e osterie, Rocca Sanvitale. sorge su uno sperone di diaspro rosogni terza domenica del mese si tiene 3. Entrata del Castello so. Ha camminamenti, torrioni, un mercatino dell’antiquariato che di Gropparello. cortile d’onore, piazza d’armi, saloni attira appassionati da tutta Italia. In 4. Le rovine del affrescati, prigioni e stanza della torpochi minuti si giunge a San Secon- Castello di Canossa. tura. Sulla strada tra Emilia e Liguria do, celebre per la spalla cotta, da gusi può dormire negli ambienti raffistare insieme alla torta fritta (sfoglia di acqua e fa- nati del Castello di Compiano, che domina la rina soffice e croccante) in una delle tante trattorie Val Taro con una struttura massiccia a pianta della zona. Alla Rocca dei Rossi un ricco appa- pentagonale. All’interno si visitano il Museo rato di affreschi celebra le gesta rossigne. Perfetta- Gambarotta, quello della Massoneria e dell’Enomente conservata anche la Rocca di Soragna dei gastronomia. In collina, il Castello di Torreprincipi Meli Lupi, che vi abitano ancora. Al suo chiara, tra i meglio conservati d’Italia, custodisce 16 Ai tesori dell’arte e della storia corrispondono altrettanti gioielli della gastronomia che hanno contribuito a diffondere il made in Italy nel mondo intero. Sulle tavole non mancano mai Parmigiano Reggiano e salumi realizzati con le tecniche artigianali di una volta, il Crudo di Parma, che deve la sua qualità alla speciale stagionatura sulle ventose colline di Langhirano, il Culatello di Zibello, il Salame di Felino, la Spalla Cotta di San Secondo. Per conoscerne la storia, dalle origini a oggi, con percorsi sensoriali e degustazioni, sono stati creati i Musei del Cibo della Provincia di Parma (www.museidelcibo.it). Il Museo del Parmigiano Reggiano ha sede nell’antico Castello Meli Lupi di Soragna mentre nell’ex Foro Boario di Langhirano è il Museo del Prosciutto di Parma e dei Salumi dove scoprire l’arte della norcineria, i segreti della lavorazione del maiale, i luoghi della stagionatura. Il Museo del Salame di Felino ha dimora nelle antiche cucine e dispense alimentari dell’omonimo Castello ed è a pochi chilometri il Museo del Pomodoro, presso la Corte di Giarola di Collecchio. Ma è a Zibello che invecchia il più pregiato dei salumi, aromatizzato dall’umida atmosfera della pianura: il Culatello di Zibello Dop. Il miglior indirizzo dove gustarlo e acquistarlo è all’Antica Corte Pallavicina di Polesine Parmense, un santuario del gusto dove assaggiare le specialità dello chef stellato Massimo Spigaroli e dormire nel relais di charme (strada del Palazzo Due Torri 3, tel. 0524.93.65.39, www. acpallavicina.com). Anche Piacenza eccelle nei salumi, vantando addirittura tre Dop: la Coppa piacentina Dop, il Salame piacentino Dop e la Pancetta piacentina Dop. Altre sue delizie sono il Provolone Valpadana Dop e il Grana Padano Dop: il primo discende dalle paste filate meridionali, note come provole già nel Rinascimento, il secondo risale all’anno Mille e all’ingegno dei monaci benedettini. È nato invece nei monasteri matildici il Parmigiano Reggiano, e Bibbiano è la culla del Re dei Formaggi, celebrato nella Fiera dei sapori matildici di inizio autunno. Quanto ai vini, 18 sono le Doc Colli Piacentini, già lodate da Cicerone, tra le quali spicca il rosso Gutturnio. Il Parmense, oltre al Lambrusco, vanta un’importante tradizione vinicola rappresentata dai Vini Doc dei Colli di Parma, mentre in terra reggiana risaltano il Lambrusco Reggiano Doc e il Grasparossa Colli di Scandiano e di Canossa Doc. Fra le migliori cantine dove acquistarli: Medici Ermete, che con il suo Concerto è entrato nel gotha dei vini italiani e da Harrods è accanto allo Champagne nella sezione dei grandi vini (www.medici.it); Casali Viticultori, premiato per il recupero e la valorizzazione di cultivar autoctone, fra cui l’uva Spergola, una varietà del XV secolo (www.casalivini.it); Lini 910, il cui Lambrusco Scuro In Correggio è stato definito dal New York Times “The best Lambrusco in the world” (www.lini910.it). 17 1 Il maestro e la contessa Da Parma a Sant’Agata, nel Piacentino, attraverso il paesaggio della Bassa, ogni luogo rimanda a Giuseppe Verdi (1813-1901), genio indiscusso del melodramma (www.giuseppeverdi. it). Nel piccolo borgo di Roncole Verdi si visitano la casa natale e la chiesa altomedievale di San Michele Arcangelo, dove il Maestro si esercitava all’organo. Ma è Busseto la patria verdiana per eccellenza, dove nel 1830 il grande compositore si esibì per la prima volta. Nella piazza si erge il monumento a lui dedicato e si affaccia la duecentesca rocca che ospita il Teatro Verdi. A Casa Barezzi mosse i primi passi grazie al sostegno del mecenate Antonio Barezzi, all’Oratorio della Santissima Trinità, nel 1836, sposò Margherita Barezzi e a Palazzo Orlandi compose. A Villa Pallavicino, fuori le mura, è il Museo Nazionale Giuseppe Verdi: le 27 opere del Cigno di Busseto sono rappresentate in un percorso espositivo che riproduce le scenografie originali e i quadri dell’epoca, i tessuti pregiati dell’800, le musiche immortali. Un’ambientazione di gusto romantico ideata dallo scenografo e la Camera d’oro affrescata da Benedetto Bembo, mentre la Rocca di Sala Baganza, residenza dei conti Sanvitale, cela preziosi affreschi del Cinquecento. Fra tutti spicca il Camerino del Baglione, con l’allegoria delle stagioni. In pochi minuti si entra nel Parco Regionale di Boschi di Carrega, 1200 ettari di querceti, faggi, castagni, interrotti da laghi e ruscelli. Non è distante dal Castello di Montechiarugolo, duecentesca mole merlata con grande loggiato sulla Val d’Enza e ambienti 18 regista Pier Luigi Pizzi, mentre i testi sono di Philippe Daverio (www.museogiuseppeverdi.it). A Villa Verdi, a Sant’Agata di Villanova sull’Arda, buen retiro insieme alla seconda moglie, tutto è rimasto immutato per volontà del Maestro e degli eredi che ancor oggi vi abitano. Si visitano le stanze arredate, in cui videro la luce alcune tra le opere più celebrate, e lo splendido e ricercato giardino (www.villaverdi.org). La zona è ricca di locande e trattorie dove assaggiare i piatti preferiti del Maestro, salumi, formaggi, tortelli d’erbetta, fra cimeli e atmosfere verdiane. Parma Incoming offre pacchetti speciali per le terre verdiane (www.parmaincoming.it). Era donna illuminata, coraggiosa e colta Matilde di Canossa (1046-1115), di grande stirpe e di cultura internazionale. Partecipò da protagonista alla lotta tra l’Impero e la Chiesa e per quarant’anni resse uno Stato che si estendeva su buona parte dell’Italia settentrionale e centrale. Testimoni di questa vicenda storica e umana furono i primi contrafforti dell’Appennino reggiano, un lembo d’Emilia ancora poco conosciuto e dall’aspetto rurale. Un paesaggio disegnato da pievi, castelli e piccoli borghi in pietra – Canossa, Rossena e Rossenella, Sarzano, Bianello, Caviano, Carpineti, Marola – dove i tesori della storia dialogano con i gioielli dell’enogastronomia, lungo la Strada dei Vini e dei Sapori: il Parmigiano Reggiano, l’Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia, il Lambrusco Grasparossa Colli di Scandiano e di Canossa Doc. affrescati. Nei dintorni anche la Fondazione Magnani Rocca, con capolavori di Dürer, Cézanne, Renoir, Morandi, Burri, Guttuso e le Terme di Monticelli, con spa Comfort Zone, piscine a temperature differenziate e percorsi benessere. Molti pacchetti turistici alla scoperta dei castelli parmensi, tra Bassa, collina e Appennino, sono proposti dai tour operator Food Valley Travel (www.foodvalleytravel.com) e Turismo & Benessere (www.turismoebenessere.it). In pochi 1. La Fortezza di Bardi, su uno sperone roccioso in Val Ceno. 2. Mercatino a Fontanellato. 3. Arredi barocchi all’interno della Rocca di Soragna. 2 minuti si passa in provincia di Reggio Emilia, nelle terre della grancontessa Matilde di Canossa (1046-1115), una delle figure più potenti e influenti del Medioevo. Poco conosciute dal turismo di massa, queste colline sono punteggiate di pievi, castelli, torri sentinella, monasteri e borghi medievali, in un paesaggio rurale ricco di suggestione. Si visitano i resti del Castello di Canossa con il suo museo e i castelli di Rossena, Sarzano, Bianello e Carpineti che, insieme alle pievi di Maro- 3 la e Toano, costituiscono il cuore del sistema fortificato di Matilde (www.castellimatildici.it). A Quattro Castella, ricca di reperti archeologici, ogni fine maggio si tiene una rievocazione storica in costume in onore della duchessa. La scoperta dell’heritage matildico è anche l’occasione per conoscere la buona cucina, fiore all’occhiello di questo lembo d’Emilia, con soste in cantine di Lambrusco Doc, salumifici artigianali e caseifici. Inviata da Dove, Rita Bertazzoni 19 DAI MALATESTA AL MODERNISMO tutta un’altra romagna L’arte di saper scoprire Non ci sono solo il mare e la movida. Ma Giorgio Vasari e Piero della Francesca. Il fascino dei codici miniati e delle abbazie-biblioteca. Le pievi bizantine e le architetture razionaliste. Mappa e tappe di un Grand Tour da intenditori, dagli atelier delle ceramiche ai formaggi di grotta 20 Preziosi manoscritti medievali nelle maestose sale della Biblioteca Malatestiana di Cesena. 21 1 2 V erso la fine del Medioevo la signoria dei Malatesta è stata una delle maggiori nel nostro Paese, con parentele presso le più importanti corti italiane e straniere, e con ambizioni di mecenatismo che l’hanno fatta gareggiare con gli Este, i Gonzaga, i Medici e i Montefeltro. I suoi principali possedimenti furono nelle terre pontificie della Romagna, e la più splendida delle loro capitali – e quella che ebbe più lunga vita – fu Rimini, dove segni del dominio malatestiano si scorgono nelle mura medievali, parzialmente distrutte, e nel nucleo centrale di Castel Sismondo, presidio militare e residenza principale dei signori, fatta costruire da Sigismondo Pandolfo Malatesta (1417-1468). Rimaneggiata nei secoli e completamente restaurata, oggi è sede di esposizioni ed eventi internazionali (www.riminiturismo.it). Come il Festival francescano che da due anni, a fine settembre, porta in città nomi importanti di let3 22 teratura, musica, spettacolo, spiritualità (www. festivalfrancescano.it). Negli antichi magazzini del Castello, al piano interrato dell’Ala di Isotta, si visita la mostra permanente I castelli dei Malatesta. Storia, arte, architettura, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini (www.fondcarim.it) per valorizzare il patrimonio di castelli, rocche e residenze della nobile stirpe nel territorio riminese. A breve distanza il Tempio Malatestiano, cattedrale della città, considerato il primo edificio del Rinascimento in Romagna. Fu disegnato da Leon Battista Alberti che ideò, verso 1. Il Palazzo Comunale di Forlì visto dal chiostro di San Mercuriale. 2. Un concerto della Sagra musicale Malatestiana. 3. Affresco dell’Ultima Cena nel Museo della Città di Rimini. 4. Piatto decorato in ceramica di Faenza. 23 2 Dalla piadina all’Albana Pieda, pida, piê, pji, secondo l’inflessione dialettale, la piadina, che ha ottenuto l’Igp, è simbolo della genuina ospitalità romagnola. Vuota, imbottita, o, col nome di crescione o cassone, ripiena di erbe. Ma la più classica è con lo Squacquerone, formaggio molle che da poco si fregia della Dop. Famoso in Romagna anche il Formaggio di Fossa, stagionato in grotta secondo una tradizione che risale al ’400. Sogliano al Rubicone gli dedica il museo Fossa Pellegrini e una fiera tra novembre e dicembre (www.formaggiodifossa.it). Il formaggio La Solfara a Predappio (www.predappioalta.org) è stagionato in un’antica miniera di zolfo e si gusta alla Festa dei vignaioli di novembre. A Santa Sofia si prova il Raviggiolo, avvolto in foglie di felce. Il Formaggio di Fossa della Porta di Sotto a Mondaino è un pecorino prodotto nell’antico mulino dove si trovano tre fosse malatestiane (www.portadisotto.it). L’infossatura avviene nei giorni del Palio del daino, in agosto, la Festa della sfossatura tra novembre e dicembre. Il Formaggio di Fossa Igp, che Tonino Guerra chiamò “l’Ambra di Talamello”, si gusta alla sagra di novembre abbinato al Sangiovese Doc e ad altri vini di Romagna: l’Albana, prima Docg bianca d’Italia, o il bianco Pagadebit di Romagna Doc. Altre eccellenze nel Ravennate: l’extravergine d’oliva di Brisighella, il primo a ottenere la Dop, da scoprire nel museo all’aperto. È uno dei 19 musei del gusto dell’Emilia Romagna (www.museidelgusto.it). 1 il 1450, un rivestimento marmoreo esterno di nuovissima concezione. L’interno fu affrescato da Piero della Francesca, di cui rimane un ritratto di Sigismondo Pandolfo inginocchiato davanti a san Sigismondo re di Borgogna. Preziosi ed eleganti sono i bassorilievi di Agostino di Duccio: un trionfo di putti, angeli, virtù e sibille, pianeti e costellazioni. Altre testimonianze dell’epoca si trovano al Museo della Città (www.museicomunalirimini.it): ceramiche, affreschi, stemmi, frammenti lapidei, sculture, medaglie e una bellissima Pietà di Giovanni Bellini. Chi ha voglia di passeggiare fino al colle di Covignano può vedere ancora una chiesa malatestiana, la Parrocchiale di San Fortunato, ornata da stemmi in pietra di Roberto Malatesta. All’interno una tavola di Giorgio Vasari raffigurante, nell’abside, l’Adorazione dei Magi (1547). Dal piazzale antistante, di proporzioni rinascimentali, si contemplano il mare e parte del territorio dell’antico dominio che dal promontorio di Gabicce arriva ai primi castelli della Valle del Conca. Per la notte il DuoMo Hotel, disegnato 24 1. La statua di Aurelio Saffi e la Torre Civica a Forlì. 2. Interno del Tempio Malatestiano, la cattedrale di Rimini. da Ron Arad, ha camere bianche con arredi di design e offre pacchetti legati a mostre e manifestazioni culturali (www.duomohotel.com). Da non perdere la Sagra Musicale Malatestiana (www. sagramusicalemalatestiana.it) che dal 1950 ospita, in estate, i più prestigiosi direttori, solisti e orchestre del firmamento internazionale con un programma di musica sinfonica, barocca, cameristica, jazz. Dal 2012 si è arricchita di un gioiello dell’architettura contemporanea quale sede dei concerti: l’Auditorium nel nuovo Palacongressi firmato dall’archistar Volkwin Marg dello Studio Gmp di Amburgo. Una conchiglia-anfiteatro simile a un disco volante, con pavimento in legno di ciliegio e misure di costruzione ecosostenibili (www.riminipalacongressi.it). Si raggiunge dal centro attraverso il Raggio Verde, percorso ciclopedonale in un ambiente ricco di vegetazione, tigli, arbusti sempreverdi, lecci, oleandri. Altro rendez-vous estivo è il Festival del Mondo Antico (antico.comune.rimini.it), appuntamento con le arti del mondo classico, dall’arche- ologia alla poesia, filtrate dalla sensibilità contemporanea, con novità editoriali, spettacoli, film, mostre. Durante tutto l’anno, invece, si possono seguire, nei trasformati spazi del Palazzo del Podestà e dell’Arengo, le iniziative organizzate dallo Spazio Far - Fabbrica Arte Rimini (www.riminifar.it), nuovo centro di produzione e di esposizione per le arti (disegno, pittura, scultura, fotografia, video, installazione e performance) con seminari, mostre, conferenze e workshop. Una trentina di chilometri e si raggiunge Cesena, il cui centro storico è di chiara impronta malatestiana. I signori vi fondarono, verso la fine del Trecento, la Rocca (www.roccamalatestianadicesena.it), a pianta pentagonale, che oggi ospita il Museo di Storia dell’Agricoltura e una collezione di ceramiche. A metà del Quattrocento Novello Malatesta ordinò la progettazione dell’illustre Biblioteca (www.malatestiana.it), uno dei simboli più preziosi della città e dell’intera Romagna, unico esempio di biblioteca umanistica conventuale perfettamente conservata – nell’edificio, negli 25 1 Tra borghi e rocche Per circa tre secoli i domini dei Malatesta hanno caratterizzato il paesaggio romagnolo. Ne testimoniano il potere castelli e fortezze. A Cesena c’è una delle rocche più imponenti, costruita nella sua forma attuale da Galeotto Malatesta (www.roccamalatestianadicesena.it). A Longiano il Castello Malatestiano domina il paese. La Rocca di Bertinoro dal 1994 ospita il Museo Interreligioso, un unicum in Italia (www.museointerreligioso.it). Nel Riminese, tappa d’obbligo a Santarcangelo di Romagna con la rocca Malatestiana (www.sigismondomalatesta.it) e il museo Il Mondo di Tonino Guerra (www.toninoguerra.org). Da non tralasciare Mondaino, con il Castello e la piazza semicircolare, e Montefiore Conca con la Rocca che i Malatesta usarono a scopo difensivo. San Leo, integro nel suo rigore (www.san-leo.it), sorge nel cuore del Montefeltro, su un imponente masso roccioso. Sant’Agata Feltria sfoggia uno dei teatri più antichi d’Italia, interamente in legno. Verucchio domina la Valmarecchia, la “Culla dei Malatesta”: vista mozzafiato dalla terrazza panoramica. Sulle colline faentine, Brisighella offre l’inconfondibile profilo dei tre speroni rocciosi su cui si ergono la Rocca Manfrediana e Veneziana, la Torre dell’Orologio e il Santuario della Madonna del Soccorso a Monticino. Alle porte di Bagnacavallo, la Pieve di San Pietro in Sylvis è un esempio di architettura bizantina con affreschi di Pietro da Rimini, esponente della scuola riminese di Giotto. Forlì, il volto razionalista della Romagna Negli anni ’30 un nuovo assetto urbanistico e architettonico ha dato forma all’ideale razionalista e littorio del Ventennio. La nuova immagine di Forlì fu progettata per lo più da architetti romani come Cesare Bazzani, che disegnò il Palazzo delle Poste, il Palazzo degli Uffici Statali, il Monumento ai Caduti di piazzale della Vittoria, e Cesare Valle che progettò il Collegio Aeronautico e la Casa O.N.B. (Opera Nazionale Balilla), poi divenuta G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio), mentre sono del forlivese Arnaldo Fuzzi la Stazione Agraria, l’Istituto Tecnico Industriale, gli Edifici I.N.A. Il patrimonio razionalista forlivese arricchisce di interesse una città che nel suo piccolo centro storico svela anche architetture rinascimentali, barocche e neoclassiche. Dopo aver visitato la grande mostra Liberty. Uno stile per l’Italia moderna, allestita ai Musei San Domenico fino al 15 giugno (www.mostraliberty.it), ci si siede ai tavoli della Trattoria ’Petito (www.trattoriapetito.com), locale dell’Alleanza e del Buon Formaggio, che propone tagliatelle con farina macinata a pietra e ragù delle due razze romagnole (la Mora e la Bovina). arredi e nella dotazione libraria – come ha riconosciuto nel 1992 l’Unesco, inserendola, prima in Italia, nel registro della Mémoire du Monde. Un immenso patrimonio di oltre 250.000 volumi nella sua parte antica, più di 100.000 nella sezione moderna. Ci si addentra nelle affascinanti atmosfere medievali, tra incunaboli, cinquecentine, manoscritti e maestose sale di lettura di quella che fu la prima biblioteca civica d’Italia e d’Europa. A 40 minuti, Faenza è la capitale mondiale della ceramica artistica. Pur avendo origini romane, il volto della città è ri26 nascimentale, arricchito da architetture che vanno dalla severità medievale allo splendore barocco, fino all’eleganza del Liberty. La maestosa piazza del Popolo, disegnata da due porticati contrapposti, è collegata con piazza della Libertà che sfoggia la barocca Fontana Monumentale, mentre è rinascimentale la Cattedrale di San Pietro, opera di Giuliano da Maiano. Da oltre cinque secoli l’arte della ceramica si traduce in oggetti unici, in vendita nelle oltre 50 botteghe della città, dove trovano spazio anche i laboratori e gli atelier di giovani designer: vale la 2 pena di entrarci per scoprire i segreti della lavorazione al tornio e della raffinata decorazione. Ma soprattutto merita una sosta il Mic, Museo Internazionale delle Ceramiche (www. micfaenza.org), fondato nel 1908, con la più vasta raccolta di ce1. Gli eleganti porticati ramiche da tutto il di piazza del Popolo mondo. Accanto alla a Faenza. 2. I Musei produzione italiana San Domenico a ed europea dal MeForlì, che fino a giugno dioevo all’Ottocenospitano una grande to, il museo ospita mostra sul Liberty. sezioni dedicate ad America precolombiana, Grecia classica, età romana, vicino e medio Oriente e alla ceramica islamica, mentre spazi specifici sono dedicati ai maggiori artisti del Novecento e della contemporaneità, con capolavori di Chagall, Picasso, Cocteau, Matisse. Il Mic è stato riconosciuto simbolo di pace dall’Unesco. Diverse possibilità di soggiorno con Faenza Turismo (www.ascomfaenza.it) e Terre di Faenza (www.terredifaenza.it). Inviata da Dove, Rita Bertazzoni 27