Emilia Romagna Turismo

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Emilia Romagna Turismo
RCS MEDIAGROUP S.P.A.
Emilia Romagna
Arte
Gran cibo
Storia
segreti e capolavori: le città più belle
tra arte, musica e dolce vita
Scene da un
patrimonio
Modena, il Duomo
restaurato, il salotto
elegante di piazza
Grande. E i percorsi
a tema, dal Romanico
ai motori. Ferrara e le
Versailles degli Estensi.
La natura del Delta e le
piste ciclabili. I mosaici
più belli del mondo a
Ravenna che festeggia i
25 anni del suo Festival.
Poi Bologna, con i suoi
portici, i palazzi e gli
affreschi riscoperti.
E i riti della joie de vivre
Piazza Santo
Stefano a Bologna
fiancheggiata
dai portici, che
si snodano per
37 chilometri nel
centro della città.
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odena, Ferrara e Ravenna sono le tre città dell’Emilia Romagna inserite nella lista del Patrimonio
Mondiale dell’Umanità Unesco (www.
unesco.it, www.sitiunesco.it). In molti
scommettono che anche Bologna ci
entrerà presto. Bella e gaudente, dotta e
gourmande, è una combinazione unica
di arte, storia, qualità urbana e joie de
vivre. Con i suoi simboli famosi: le torri gentilizie, che regalano inedite prospettive con la
loro caratteristica pendenza; i portici che corrono
per 37 chilometri entro l’ultima cerchia muraria,
compagni di passeggiate al riparo da sole, pioggia e
neve, candidati a diventare Patrimonio Unesco. E
piazza Maggiore, il salotto dei bolognesi, con i
palazzi del potere civile e religioso. Infine, le osterie, dove si tira tardi fra un bicchiere di vino e il ritmo del jazz. Ma c’è un’altra Bologna, fatta di chiese e palazzi storici, che non tutti conoscono. Palazzo Fava ne è un esempio. In un angolo appartato della città antica, ma a un passo dalle vie dello
shopping, sfoggia al piano nobile il primo ciclo di
affreschi a sei mani dei giovani Ludovico, Agostino
e Annibale Carracci. Fra tutti spicca Gli incanti notturni di Medea, considerato il primo nudo moderno
della storia dell’arte. Il Palazzo ospita le collezioni
d’arte moderna della Fondazione Carisbo (opere
di Arturo Martini, Lucio Fontana, Giorgio De
Chirico, Mario Sironi) insieme a pezzi rari d’arte
antica e mostre temporanee. Da non perdere La
ragazza con l’orecchino di perla. Il mito della Golden Age da
Vermeer a Rembrandt, dall’8 febbraio al 25 maggio.
Palazzo Fava fa parte di Genus Bononiae - Musei nella Città (www.genusbononiae.it), percorso artistico e museale nel cuore del centro storico,
attraverso edifici recuperati all’uso pubblico dalla
Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna. Come
il Complesso di San Colombano, con l’Oratorio interamente affrescato da allievi della scuola dei
Carracci (Domenichino, Lucio Massari e Guido
Reni). Ospita la collezione di antichi strumenti
musicali donati dal maestro Luigi Ferdinando Ta6
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1-2. La ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer,
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in mostra a Palazzo Fava. 3, 5. La biblioteca
di San Michele in Bosco e il Compianto sul
Cristo morto a Santa Maria della Vita, entrambi
nel percorso Genus Bononiae. 4. I portici in via
Zamboni. 5. Bassorilievi sulla facciata del Duomo
di Modena. 6. Museo Casa Enzo Ferrari.
gliavini, oltre alla biblioteca musicale Oscar Mischiati, 15.000 pezzi fra testi, repertori, dischi in
vinile, musicassette, riviste. Una testimonianza del
ruolo della musica a Bologna, dichiarata dall’Unesco Città Creativa della Musica. Famosi il Teatro
Comunale con la sua orchestra e l’Orchestra Mozart diretta da Claudio Abbado. Ultimo tassello di
questa galleria cittadina è Palazzo Pepoli, dedicato allo sviluppo urbano e culturale dalla Felsina
etrusca a oggi: oggetti del passato e ricostruzioni,
immagini, testi, videoproiezioni, installazioni sonore. E le voci di emiliani illustri: da Valerio Mas-
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1-2. Esterno e Salone dei Giochi del Castello
Estense a Ferrara. 3. Palazzo dei Diamanti, sede
di grandi mostre d’arte. 4. Il Duomo di Ferrara. 5.
Una grande tradizione in tavola
Piatti contadini e ricette delle corti ducali e pontificie si fondono nella cucina emiliano-romagnola. Le
azdore, che ogni giorno preparano pasta fresca all’uovo, sono diventate patrimonio della migliore
ristorazione. Nelle scuole di cucina si impara l’arte della sfoglia, tirata al mattarello. La pasta fatta a mano,
tagliatelle e tortellini in primis, è protagonista della tavola insieme all’Aceto
Balsamico Tradizionale di Modena – a cui è dedicato un museo a
Spilamberto (www.museodelbalsamicotradizionale.org) – e di Reggio Emilia, al
Parmigiano Reggiano, ai salumi. Come la Mortadella di Bologna Igp, lo
Zampone e il Cotechino di Modena Igp. Di nobile lignaggio la Salama da
sugo di Ferrara. La mostarda fina di Carpi e quella di Mirandola, da abbinare al
carrello dei bolliti (non manca mai da Arnaldo Clinica Gastronomica a Rubiera,
www.clinicagastronomica.com). Tra Modena e Bologna, tigelle e gnocco
fritto (nel Bolognese si chiama crescentina e pinzino a Ferrara): impasto di
farina di frumento, sale, strutto e lievito, fritto in strutto bollente. Il Lambrusco,
vino reggiano e modenese per eccellenza, con 5 Doc, si abbina ai salumi. I
Colli Bolognesi, terra di grandi rossi come il Rosso Bologna Doc, vantano un
bianco delizioso, il Pignoletto Docg. Il Bosco Eliceo Doc è tipico del Basso
Ferrarese, il Fortana si abbina a
brodetti di pesce e anguille di
Comacchio. Oltre 800 etichette
nella Rocca Sforzesca di
Dozza (Bo), all’Enoteca
Regionale (www.
enotecaemiliaromagna.it).
Affresco nel Salone dei Mesi a Palazzo Schifanoia.
simo Manfredi a Umberto Eco, Francesco Guccini, Lucio Dalla. In zona, cucina bolognese alla
Trattoria Leonida (www.trattorialeonida.com),
insuperabili le tagliatelle al ragù della Trattoria
Anna Maria (www.trattoriannamaria.com). Per
la notte, I Portici Hotel: raffinato design in un
palazzo di fine Ottocento con teatro belle époque
(www.iporticihotel.com).
Mezz’ora d’auto e si è a Modena, Patrimonio
Unesco con il Duomo, la torre Ghirlandina e
piazza Grande, salotto dove si consuma il rito
dell’aperitivo negli eleganti caffè. Dal 1099 la mole
di marmo della cattedrale sorge sulla tomba del vescovo san Geminiano, patrono della città, e i recenti restauri (che continuano all’esterno sulla parete destra) le hanno restituito l’originario splendore. L’architetto Lanfranco e lo scultore Wiligelmo ne fecero una perfetta sintesi di cultura antica
e nuova arte lombarda, creando un modello per la
civiltà romanica europea. Bellissimi i bassorilievi
della facciata e degli interni, con raffigurazioni di
episodi biblici accanto a elementi pagani. Pochi al8
tri luoghi hanno la sacralità e la bellezza delle sue
navate, illuminate dal rosone dei Maestri Campionesi. Dal sacro al profano, gli appassionati di automobilismo non perdono il nuovo Museo Casa
Enzo Ferrari (Mef) progettato da Jan Kaplický.
Nella casa natale del mitico patron, racconta la
motor valley emiliana con un percorso multimediale di 5000 metri quadri fra storia, design avveniristico e automobili esposte come opere d’arte
(www.museocasaenzoferrari.it). Da non perdere
anche la collezione d’arte contemporanea e le mostre della Galleria Civica di Modena (www.galleriacivicadimodena.it). Pacchetti di arte e cultura,
itinerari del gusto, percorsi per appassionati di auto
e motori, con Modenatur (www.modenatur.it).
Il fil rouge dei monumenti Unesco porta a Ferrara, iscritta nel Patrimonio dell’Umanità per il centro storico intatto progettato nel Rinascimento e
per le Delizie Estensi, splendide dimore nel territorio del Delta del Po. La città si scopre a ritmi lenti,
a piedi o in bicicletta, il mezzo più usato (per noleggiarla: www.ferrarainbici.it), fra strade, piazze e
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palazzi nobiliari, chiese e antichi monasteri, cortili
e giardini. Sono noti il Castello Estense (www.
castelloestense.it), che da fortezza medievale si è
trasformato in fastosa dimora rinascimentale; Palazzo Schifanoia (www.artecultura.fe.it), edificato nel 1385 come luogo di svago appartato dalla città per “schivar la noia”, con i celebri affreschi nel
Salone dei Mesi; il Palazzo dei Diamanti (www.
palazzodiamanti.it) dove si va per le grandi esposizioni annuali. Da non perdere la prossima: Matisse,
la figura. La forza della linea, l’emozione del colore, dal 22
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febbraio al 15 giugno. Un motivo in più per godere
delle bellezze di Ferrara, fra soste gourmand e
shopping d’autore, approfittando dei pacchetti offerti per l’occasione da alberghi, b&b e residenze di
charme. Come Horti della Fasanara, splendida
dimora dell’Ottocento, immersa nel verde, con arredi minimali e pezzi etnochic (www.hortidellafasanara.com). E il vicino ristorante stellato Il Don
Giovanni, nel Palazzo ex Borsa, dove si gusta alta
cucina creativa. A fianco, il bistrot La Borsa Wine
Bar propone salumi e formaggi selezionati (www.
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Corti di campagna
Poco distanti da Bologna i Colli Bolognesi (www.iatcollibolognesi.it): fra i più suggestivi, il Colle della
Guardia, dominato dal Santuario della Madonna di San Luca. Con Villa Ghigi e i Giardini Margherita
è un polmone verde che cinge la città. Anche da San Michele in Bosco si gode una magnifica vista
sulle Due Torri e San Petronio. Dal suo ingresso, in via Codivilla, fino a Forte Bandiera, corre il sentiero
Cai 902 per circa 4 km di camminata. In meno di un’ora si arriva a Nonantola (Mo), con la romanica
Abbazia di San Silvestro (www.abbazia-nonantola.net), fondata nel 752. I rilievi nei portali ricordano lo
stile delle botteghe wiligelmiche del Duomo di Modena. Nel Ferrarese le Delizie Estensi (www.
ferraraterraeacqua.it), residenze dei duchi di Ferrara tra Medioevo e Rinascimento, sono Patrimonio
Unesco insieme alla città e al territorio del Delta del Po (www.parcodeltapo.it). Quella di Belriguardo, a
Voghiera, la “Versailles degli estensi”, fu la prima edificata fuori le mura. A pochi km è la Delizia del
Verginese di Portomaggiore, residenza ducale nel primo Cinquecento. Austero ed elegante, spicca il
Castello estense di Mesola al centro di
un’immensa tenuta di caccia. Fanno parte del
Parco del Delta del Po anche le pinete
ravennati di San Vitale e di Classe, (www.
turismo.ra.it). Si passeggia nella macchia fra grandi
pini a ombrello, le fioriture del biancospino e le
acque immobili dei “chiari”, oppure nell’Oasi Wwf
di Punta Alberete, tra foreste allagate e
giuncheti, rifugio per rare specie di uccelli.
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1, 3. Un concerto di
Ravenna Festival a
Sant’Apollinare in
Classe e una veduta
esterna della basilica.
2. Il chiostro della
Basilica di San
Vitale. 4. Il cielo
stellato raffigurato
nel mosaico sulla volta
del Mausoleo
di Galla Placidia.
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ildongiovanni.com). Sulla strada verso i lidi, confina con le Delizie Estensi del Verginese e di
Belriguardo (vedi box) Le Occare Guest House, fattoria del Settecento con tre deliziose camere,
mobili di famiglia, salotti con libri e buona musica,
ristorante aperto agli esterni dove si assaggia il caviale ferrarese, recuperato da un’antica preparazione ebraica (www.leoccare.com).
Il piacere di contemplare i capolavori dell’arte e
dell’archeologia continua fra le vie di Ravenna, che
nel 2014 celebra i 25 anni del Ravenna Festival, fra le
più qualificate manifestazioni europee di musica,
danza, opera, teatro (www.ravennafestival.org),
mentre è candidata a Capitale Europea della Cultura per il 2019. La città è entrata nella lista Unesco
con ben otto siti, monumenti religiosi paleocristiani e bizantini dove è custodito il più ricco patrimonio di mosaici dell’umanità (V e VI sec.): la Basilica di San Vitale con il maestoso ciclo musivo del
presbiterio, in cui sfila l’intera corte imperiale bizantina; il Mausoleo di Galla Placidia con la sfavillante decorazione a mosaico sulla volta e sulla
cupola, che racchiudono l’infinito in un cielo carico
di stelle; la Basilica di Sant’Apollinare Nuovo
che vanta la più vasta superficie musiva ravennate.
La decorazione del Battistero Neoniano, che
evoca la simbologia del Paradiso e dei profeti negli
stucchi, è ripresa nella cupola del Battistero degli
Ariani, edificio a pianta ottagonale, con la raffigurazione del Battesimo di Cristo nel Giordano. Oltre
cento piccoli uccelli introducono nella Cappella
di Sant’Andrea, dove si celebra il Cristo trionfante.
C’è stupore nell’ammirare i mosaici del Mausoleo
di Teodorico, coperto dal poderoso masso della
cupola, così come nell’elegante Basilica di
Sant’Apollinare in Classe, appena fuori città,
con una delle più belle teofanie dell’antichità cristiana. In città, ancora mosaici nella Domus dei
Tappeti di Pietra (www.domusdeitappetidipietra.it), che conserva splendide pavimentazioni di
un palazzotto bizantino del V-VI secolo, mosaici
moderni e contemporanei sono esposti in occasione del festival Ravenna mosaico (www.ravennamosaico.it) e al Mar - Museo d’Arte della Città
(www.mar.ra.it), dove dal 16 febbraio al 15 giugno
è in programma la mostra L’incanto dell’affresco. Capolavori strappati da Pompei a Giottto, da Correggio a Tiepolo.
Pausa golosa all’Enoteca Ca’ de Vèn, vetrina delle migliori etichette regionali (www.cadeven.it).
Inviata da Dove, Rita Bertazzoni
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I tesori della storia e la food valley
da matilde di canossa a verdi
La terra
dei buoni
manieri
I grandi personaggi.
E i grandi salumi
italiani. Lungo un
itinerario di castelli
ben conservati che
dominano foreste
e fossati. Medioevo
e orti botanici, teatri
gioiello e parchi
naturali. Sono le
sorprese, gli incontri
e i piaceri di un
viaggio tra Parma,
Piacenza
e Reggio Emilia
Il Castello di
Torrechiara (XV
sec.), nel comune
di Langhirano.
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C
astelli e rocche turrite, borghi medievali, stazioni termali e aree archeologiche disegnano il territorio fra le province di Piacenza,
Parma e Reggio Emilia, dove i tesori della storia si
stagliano in un paesaggio di rara bellezza, mentre
la calorosa ospitalità si sposa con una cucina che
omaggia la tradizione in locande di charme. Un
mix di natura, cultura, arte dell’accueil e buona
tavola. Fra le fortezze che presidiavano antichi
possedimenti, poi trasformate in residenze signorili e oggi aperte al pubblico, si visitano Rocca e
Castello di Agazzano, dove si fondono l’austerità medievale e l’eleganza della dimora rinascimentale, con loggiato quattrocentesco e giardino
alla francese. Nelle vicinanze, la Rocca d’Olgisio
di Pianello Val Tidone è uno dei complessi fortificati più antichi del
1. Una sala affrescata
Piacentino (risale al
del Castello
1037), che ospita un
di Agazzano. 2. Una
bed&breakfast con
ricostruzione del
arredi di pregio. In
Castello di Canossa.
venti minuti si arriva
3. La Rocca d’Olgisio
a Gazzola, nella te(1037). 4. A cavallo
nuta dei conti Zanarsotto il Castello
di Landi, con il Cadi Rossena.
stello di Rivalta sul
fiume Trebbia: una
sontuosa residenza con torresino di guardia, circondata dal caratteristico borgo e da un magnifico
parco, fra le mete vacanziere di alcuni reali d’Inghilterra. È un antico borgo medievale, con
viuzze strette e case in sasso, anche Bob2
bio, dove Marco Bellocchio ha ambientato alcuni dei suoi film e istituito il
Bobbio Film Festival (www.bobbiofilmfestival.it). Si passeggia sul Ponte Gobbo,
con arcate in pietra
di epoca romana,
si visitano l’Abbazia di San
Colombano e
il Castello
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Malaspina - Dal Verme, del Trecento, dove
sono ancora visibili le mura interne e i due ponti
levatoi. Nel Parco Naturale delle Gole del Vezzeno merita una sosta il Castello di Gropparello
(VIII sec.). È uno dei migliori esempi di maniero
guelfo, con sale padronali, cortile, mastio, camminamenti di ronda riconvertiti in orto botanico
e un Museo della Rosa Nascente con 800 rose di oltre 90 varietà. In mezz’ora si raggiunge
Castell’Arquato, nella
lista dei Borghi Più Belli d’Italia, con un centro medievale tra i
meglio conservati, location di molti film in
costume, come Ladyhawk
di Richard Donner, oltre
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che di rievocazioni storiche annuali. Sulla piazza
municipale si affacciano la Collegiata di Santa
Maria Assunta, romanica con parti gotiche e rinascimentali, il Palazzo del Podestà, il Museo della Collegiata e la maestosa Rocca Viscontea, che
domina con le sue torri la Val d’Arda. Una decina
di chilometri e si entra nel borgo fortificato di Vigoleno, che sfoggia un imponente mastio con
feritoie, beccatelli e merli ghibellini, da cui ammi-
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rare una vista mozzafiato su boschi e vigneti. Sulla piazza, l’Oratorio della Madonna delle Grazie e
la Pieve romanica di San Giorgio. Per la notte si
prenotano le suite nelle torri di guardia del Castello, che offre camere sontuose con arredi d’epoca. Fa parte del club Dimore d’Epoca, selezione di prestigiose residenze storiche dove soggiornare approfittando dei pacchetti speciali che abbinano arte, storia, benessere e gastronomia
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Cibo da esposizione
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(www.dimoredepoca.it). Un’occasione per co- interno, arredi barocchi e i cicli pittorici di Niconoscere i Castelli del Ducato, di cui è ricca anche lò dell’Abate, Cesare Baglione e dei Bibiena. Il
la provincia di Parma, dalla Bassa alla montagna piccolo centro è patria del Parmigiano Reggiano a
(www.castellidelducato.it). Come la Rocca San- cui è dedicato un Museo (vedi box). Nella Bassa
vitale di Fontanellato, che custodisce uno dei ca- parmense merita una tappa la Reggia di Colorpolavori del manierismo italiano: la saletta di no, testimone dei fasti farnesiani e borbonici: una
Diana e Atteone affrescata dal Parmigianino. È piccola Versailles con splendido giardino alla
curiosa la Camera Ottica, dalla quale i castellani francese, monumentali scaloni, fregi e decori.
potevano osservare la vita di piazza
Sull’Appennino, la maestosa Forgrazie a un gioco di lenti e prismi. Su 1-2. Affreschi del
tezza di Bardi, antico borgo della
questo stesso parterre, chiuso da Parmigianino nella
Val Ceno, ha radici longobarde e
portici con negozietti, caffè e osterie, Rocca Sanvitale.
sorge su uno sperone di diaspro rosogni terza domenica del mese si tiene 3. Entrata del Castello so. Ha camminamenti, torrioni,
un mercatino dell’antiquariato che di Gropparello.
cortile d’onore, piazza d’armi, saloni
attira appassionati da tutta Italia. In 4. Le rovine del
affrescati, prigioni e stanza della torpochi minuti si giunge a San Secon- Castello di Canossa.
tura. Sulla strada tra Emilia e Liguria
do, celebre per la spalla cotta, da gusi può dormire negli ambienti raffistare insieme alla torta fritta (sfoglia di acqua e fa- nati del Castello di Compiano, che domina la
rina soffice e croccante) in una delle tante trattorie Val Taro con una struttura massiccia a pianta
della zona. Alla Rocca dei Rossi un ricco appa- pentagonale. All’interno si visitano il Museo
rato di affreschi celebra le gesta rossigne. Perfetta- Gambarotta, quello della Massoneria e dell’Enomente conservata anche la Rocca di Soragna dei gastronomia. In collina, il Castello di Torreprincipi Meli Lupi, che vi abitano ancora. Al suo chiara, tra i meglio conservati d’Italia, custodisce
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Ai tesori dell’arte e della storia corrispondono
altrettanti gioielli della gastronomia che hanno
contribuito a diffondere il made in Italy nel mondo
intero. Sulle tavole non mancano mai Parmigiano
Reggiano e salumi realizzati con le tecniche
artigianali di una volta, il Crudo di Parma, che
deve la sua qualità alla speciale stagionatura sulle
ventose colline di Langhirano, il Culatello di
Zibello, il Salame di Felino, la Spalla Cotta di
San Secondo. Per conoscerne la storia, dalle
origini a oggi, con percorsi sensoriali e
degustazioni, sono stati creati i Musei del Cibo
della Provincia di Parma (www.museidelcibo.it). Il
Museo del Parmigiano Reggiano ha sede
nell’antico Castello Meli Lupi di Soragna mentre
nell’ex Foro Boario di Langhirano è il Museo del
Prosciutto di Parma e dei Salumi dove
scoprire l’arte della norcineria, i segreti della
lavorazione del maiale, i luoghi della stagionatura. Il
Museo del Salame di Felino ha dimora nelle
antiche cucine e dispense alimentari dell’omonimo
Castello ed è a pochi chilometri il Museo del
Pomodoro, presso la Corte di Giarola di
Collecchio. Ma è a Zibello che invecchia il più
pregiato dei salumi, aromatizzato dall’umida
atmosfera della pianura: il Culatello di Zibello Dop.
Il miglior indirizzo dove gustarlo e acquistarlo è
all’Antica Corte Pallavicina di Polesine Parmense,
un santuario del gusto dove assaggiare le
specialità dello chef stellato Massimo Spigaroli e
dormire nel relais di charme (strada del Palazzo
Due Torri 3, tel. 0524.93.65.39, www.
acpallavicina.com). Anche Piacenza eccelle nei
salumi, vantando addirittura tre Dop: la Coppa
piacentina Dop, il Salame piacentino Dop e la
Pancetta piacentina Dop. Altre sue delizie sono
il Provolone Valpadana Dop e il Grana Padano
Dop: il primo discende dalle paste filate
meridionali, note come provole già nel
Rinascimento, il secondo risale all’anno Mille e
all’ingegno dei monaci benedettini. È nato invece
nei monasteri matildici il Parmigiano Reggiano, e
Bibbiano è la culla del Re dei Formaggi, celebrato
nella Fiera dei sapori matildici di inizio autunno.
Quanto ai vini, 18 sono le Doc Colli Piacentini,
già lodate da Cicerone, tra le quali spicca il rosso
Gutturnio. Il Parmense, oltre al Lambrusco, vanta
un’importante tradizione vinicola rappresentata dai
Vini Doc dei Colli di Parma, mentre in terra
reggiana risaltano il Lambrusco Reggiano Doc
e il Grasparossa Colli di Scandiano e di
Canossa Doc. Fra le migliori cantine dove
acquistarli: Medici Ermete, che con il suo
Concerto è entrato nel gotha dei vini italiani e da
Harrods è accanto allo Champagne nella sezione
dei grandi vini (www.medici.it); Casali Viticultori,
premiato per il recupero e la valorizzazione di
cultivar autoctone, fra cui l’uva Spergola, una
varietà del XV secolo (www.casalivini.it); Lini 910, il
cui Lambrusco Scuro In Correggio è stato definito
dal New York Times “The best Lambrusco in the
world” (www.lini910.it).
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1
Il maestro e la contessa
Da Parma a Sant’Agata, nel Piacentino,
attraverso il paesaggio della Bassa, ogni luogo
rimanda a Giuseppe Verdi (1813-1901), genio
indiscusso del melodramma (www.giuseppeverdi.
it). Nel piccolo borgo di Roncole Verdi si
visitano la casa natale e la chiesa altomedievale
di San Michele Arcangelo, dove il Maestro si
esercitava all’organo. Ma è Busseto la patria
verdiana per eccellenza, dove nel 1830 il grande
compositore si esibì per la prima volta. Nella
piazza si erge il monumento a lui dedicato e si
affaccia la duecentesca rocca che ospita il Teatro
Verdi. A Casa Barezzi mosse i primi passi grazie
al sostegno del mecenate Antonio Barezzi,
all’Oratorio della Santissima Trinità, nel 1836,
sposò Margherita Barezzi e a Palazzo Orlandi
compose. A Villa Pallavicino, fuori le mura, è il
Museo Nazionale Giuseppe Verdi: le 27 opere
del Cigno di Busseto sono rappresentate in un
percorso espositivo che riproduce le scenografie
originali e i quadri dell’epoca, i tessuti pregiati
dell’800, le musiche immortali. Un’ambientazione
di gusto romantico ideata dallo scenografo e
la Camera d’oro affrescata da Benedetto Bembo,
mentre la Rocca di Sala Baganza, residenza dei
conti Sanvitale, cela preziosi affreschi del Cinquecento. Fra tutti spicca il Camerino del Baglione,
con l’allegoria delle stagioni. In pochi minuti si
entra nel Parco Regionale di Boschi di Carrega,
1200 ettari di querceti, faggi, castagni, interrotti da
laghi e ruscelli. Non è distante dal Castello di
Montechiarugolo, duecentesca mole merlata
con grande loggiato sulla Val d’Enza e ambienti
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regista Pier Luigi Pizzi, mentre i testi sono di
Philippe Daverio (www.museogiuseppeverdi.it).
A Villa Verdi, a Sant’Agata di Villanova sull’Arda,
buen retiro insieme alla seconda moglie, tutto è
rimasto immutato per volontà del Maestro e degli
eredi che ancor oggi vi abitano. Si visitano le
stanze arredate, in cui videro la luce alcune tra le
opere più celebrate, e lo splendido e ricercato
giardino (www.villaverdi.org). La zona è ricca di
locande e trattorie dove assaggiare i piatti preferiti
del Maestro, salumi, formaggi, tortelli d’erbetta,
fra cimeli e atmosfere verdiane. Parma Incoming
offre pacchetti speciali per le terre verdiane
(www.parmaincoming.it).
Era donna illuminata, coraggiosa e colta
Matilde di Canossa (1046-1115), di grande
stirpe e di cultura internazionale. Partecipò da
protagonista alla lotta tra l’Impero e la Chiesa
e per quarant’anni resse uno Stato che si
estendeva su buona parte dell’Italia
settentrionale e centrale. Testimoni di questa
vicenda storica e umana furono i primi
contrafforti dell’Appennino reggiano, un lembo
d’Emilia ancora poco conosciuto
e dall’aspetto rurale. Un paesaggio
disegnato da pievi, castelli e piccoli
borghi in pietra – Canossa,
Rossena e Rossenella, Sarzano,
Bianello, Caviano, Carpineti, Marola
– dove i tesori della storia dialogano
con i gioielli dell’enogastronomia,
lungo la Strada dei Vini e dei
Sapori: il Parmigiano Reggiano,
l’Aceto Balsamico Tradizionale
di Reggio Emilia, il Lambrusco
Grasparossa Colli di Scandiano
e di Canossa Doc.
affrescati. Nei dintorni anche la Fondazione
Magnani Rocca, con capolavori di Dürer,
Cézanne, Renoir, Morandi, Burri, Guttuso e le
Terme di Monticelli, con spa Comfort Zone,
piscine a temperature differenziate e percorsi benessere. Molti pacchetti turistici alla scoperta dei
castelli parmensi, tra Bassa, collina e Appennino,
sono proposti dai tour operator Food Valley Travel (www.foodvalleytravel.com) e Turismo &
Benessere (www.turismoebenessere.it). In pochi
1. La Fortezza di Bardi,
su uno sperone roccioso
in Val Ceno. 2. Mercatino
a Fontanellato. 3. Arredi
barocchi all’interno della
Rocca di Soragna.
2
minuti si passa in provincia di Reggio Emilia, nelle terre della grancontessa Matilde di Canossa
(1046-1115), una delle figure più potenti e influenti del Medioevo. Poco conosciute dal turismo di
massa, queste colline sono punteggiate di pievi,
castelli, torri sentinella, monasteri e borghi medievali, in un paesaggio rurale ricco di suggestione. Si visitano i resti del Castello di Canossa con
il suo museo e i castelli di Rossena, Sarzano, Bianello e Carpineti che, insieme alle pievi di Maro-
3
la e Toano, costituiscono il cuore del sistema fortificato di Matilde (www.castellimatildici.it). A
Quattro Castella, ricca di reperti archeologici,
ogni fine maggio si tiene una rievocazione storica
in costume in onore della duchessa. La scoperta
dell’heritage matildico è anche l’occasione per conoscere la buona cucina, fiore all’occhiello di
questo lembo d’Emilia, con soste in cantine di
Lambrusco Doc, salumifici artigianali e caseifici.
Inviata da Dove, Rita Bertazzoni
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DAI MALATESTA AL MODERNISMO
tutta un’altra romagna
L’arte di saper
scoprire
Non ci sono solo il mare e la movida. Ma Giorgio
Vasari e Piero della Francesca. Il fascino dei
codici miniati e delle abbazie-biblioteca. Le pievi
bizantine e le architetture razionaliste. Mappa
e tappe di un Grand Tour da intenditori, dagli
atelier delle ceramiche ai formaggi di grotta
20
Preziosi
manoscritti
medievali nelle
maestose sale
della Biblioteca
Malatestiana di
Cesena.
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2
V
erso la fine del Medioevo la signoria dei
Malatesta è stata una delle maggiori nel nostro
Paese, con parentele presso le più importanti corti italiane e straniere, e con ambizioni di mecenatismo che l’hanno fatta gareggiare con gli Este, i
Gonzaga, i Medici e i Montefeltro. I suoi principali possedimenti furono nelle terre pontificie
della Romagna, e la più splendida delle loro capitali – e quella che ebbe più lunga vita – fu Rimini, dove segni del dominio malatestiano si scorgono nelle mura medievali, parzialmente distrutte, e nel nucleo centrale di Castel Sismondo,
presidio militare e residenza principale dei signori,
fatta costruire da Sigismondo Pandolfo Malatesta
(1417-1468). Rimaneggiata nei secoli e completamente restaurata, oggi è sede di esposizioni ed
eventi internazionali (www.riminiturismo.it).
Come il Festival francescano che da due anni, a fine
settembre, porta in città nomi importanti di let3
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teratura, musica, spettacolo, spiritualità (www.
festivalfrancescano.it). Negli antichi magazzini
del Castello, al piano interrato dell’Ala di Isotta,
si visita la mostra permanente I castelli dei Malatesta. Storia, arte, architettura, promossa dalla
Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini
(www.fondcarim.it) per valorizzare il patrimonio di castelli, rocche e residenze
della nobile stirpe nel territorio riminese.
A breve distanza il Tempio Malatestiano, cattedrale della città, considerato il primo edificio del Rinascimento in Romagna. Fu
disegnato da Leon Battista Alberti che ideò, verso
1. Il Palazzo
Comunale di Forlì
visto dal chiostro di
San Mercuriale.
2. Un concerto della
Sagra musicale
Malatestiana.
3. Affresco
dell’Ultima Cena nel
Museo della Città
di Rimini.
4. Piatto decorato in
ceramica di Faenza.
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Dalla piadina all’Albana
Pieda, pida, piê, pji, secondo l’inflessione dialettale, la piadina, che ha
ottenuto l’Igp, è simbolo della genuina ospitalità romagnola. Vuota,
imbottita, o, col nome di crescione o cassone, ripiena di erbe. Ma la più
classica è con lo Squacquerone, formaggio molle che da poco si
fregia della Dop. Famoso in Romagna anche il Formaggio di Fossa,
stagionato in grotta secondo una tradizione che risale al ’400. Sogliano
al Rubicone gli dedica il museo Fossa Pellegrini e una fiera tra
novembre e dicembre (www.formaggiodifossa.it). Il formaggio La Solfara
a Predappio (www.predappioalta.org) è stagionato in un’antica miniera
di zolfo e si gusta alla Festa dei vignaioli di novembre. A Santa Sofia si
prova il Raviggiolo, avvolto in foglie di felce. Il Formaggio di Fossa della
Porta di Sotto a Mondaino è un pecorino prodotto nell’antico mulino
dove si trovano tre fosse malatestiane (www.portadisotto.it). L’infossatura avviene nei giorni del Palio
del daino, in agosto, la Festa della sfossatura tra novembre e dicembre. Il Formaggio di Fossa Igp,
che Tonino Guerra chiamò “l’Ambra di Talamello”, si
gusta alla sagra di novembre abbinato al
Sangiovese Doc e ad altri vini di Romagna:
l’Albana, prima Docg bianca d’Italia, o il bianco
Pagadebit di Romagna Doc. Altre eccellenze nel
Ravennate: l’extravergine d’oliva di Brisighella, il
primo a ottenere la Dop, da scoprire nel museo
all’aperto. È uno dei 19 musei del gusto dell’Emilia
Romagna (www.museidelgusto.it).
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il 1450, un rivestimento marmoreo esterno di
nuovissima concezione. L’interno fu affrescato da
Piero della Francesca, di cui rimane un ritratto di
Sigismondo Pandolfo inginocchiato davanti a san
Sigismondo re di Borgogna. Preziosi ed eleganti
sono i bassorilievi di Agostino di Duccio: un
trionfo di putti, angeli, virtù e sibille, pianeti e costellazioni. Altre testimonianze dell’epoca si trovano al Museo della Città (www.museicomunalirimini.it): ceramiche, affreschi, stemmi, frammenti lapidei, sculture, medaglie e una bellissima
Pietà di Giovanni Bellini. Chi ha voglia di passeggiare fino al colle di Covignano può vedere ancora una chiesa malatestiana, la Parrocchiale di San
Fortunato, ornata da stemmi in pietra di Roberto
Malatesta. All’interno una tavola di Giorgio Vasari raffigurante, nell’abside, l’Adorazione dei Magi
(1547). Dal piazzale antistante, di proporzioni rinascimentali, si contemplano il mare e parte del
territorio dell’antico dominio che dal promontorio di Gabicce arriva ai primi castelli della Valle del
Conca. Per la notte il DuoMo Hotel, disegnato
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1. La statua di
Aurelio Saffi e
la Torre Civica
a Forlì. 2. Interno
del Tempio
Malatestiano,
la cattedrale
di Rimini.
da Ron Arad, ha camere bianche con arredi di design e offre pacchetti legati a mostre e manifestazioni culturali (www.duomohotel.com). Da non
perdere la Sagra Musicale Malatestiana (www.
sagramusicalemalatestiana.it) che dal 1950 ospita,
in estate, i più prestigiosi direttori, solisti e orchestre del firmamento internazionale con un programma di musica sinfonica, barocca, cameristica, jazz. Dal 2012 si è arricchita di un gioiello
dell’architettura contemporanea quale sede dei
concerti: l’Auditorium nel nuovo Palacongressi
firmato dall’archistar Volkwin Marg dello Studio
Gmp di Amburgo. Una conchiglia-anfiteatro simile a un disco volante, con pavimento in legno
di ciliegio e misure di costruzione ecosostenibili
(www.riminipalacongressi.it). Si raggiunge dal
centro attraverso il Raggio Verde, percorso ciclopedonale in un ambiente ricco di vegetazione, tigli, arbusti sempreverdi, lecci, oleandri. Altro
rendez-vous estivo è il Festival del Mondo
Antico (antico.comune.rimini.it), appuntamento con le arti del mondo classico, dall’arche-
ologia alla poesia, filtrate dalla sensibilità contemporanea, con novità editoriali, spettacoli, film,
mostre. Durante tutto l’anno, invece, si possono
seguire, nei trasformati spazi del Palazzo del Podestà e dell’Arengo, le iniziative organizzate dallo
Spazio Far - Fabbrica Arte Rimini (www.riminifar.it), nuovo centro di produzione e di
esposizione per le arti (disegno, pittura, scultura,
fotografia, video, installazione e performance)
con seminari, mostre, conferenze e workshop.
Una trentina di chilometri e si raggiunge Cesena,
il cui centro storico è di chiara impronta malatestiana. I signori vi fondarono, verso la fine del
Trecento, la Rocca (www.roccamalatestianadicesena.it), a pianta pentagonale, che oggi ospita il
Museo di Storia dell’Agricoltura e una collezione
di ceramiche. A metà del Quattrocento Novello
Malatesta ordinò la progettazione dell’illustre Biblioteca (www.malatestiana.it), uno dei simboli
più preziosi della città e dell’intera Romagna, unico esempio di biblioteca umanistica conventuale
perfettamente conservata – nell’edificio, negli
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Tra borghi e rocche
Per circa tre secoli i domini dei Malatesta hanno caratterizzato il paesaggio
romagnolo. Ne testimoniano il potere castelli e fortezze. A Cesena c’è una
delle rocche più imponenti, costruita nella sua forma attuale da Galeotto
Malatesta (www.roccamalatestianadicesena.it). A Longiano il Castello
Malatestiano domina il paese. La Rocca di Bertinoro dal 1994 ospita il
Museo Interreligioso, un unicum in Italia (www.museointerreligioso.it). Nel
Riminese, tappa d’obbligo a Santarcangelo di Romagna con la rocca
Malatestiana (www.sigismondomalatesta.it) e il museo Il Mondo di Tonino
Guerra (www.toninoguerra.org). Da non tralasciare Mondaino, con il
Castello e la piazza semicircolare, e Montefiore Conca con la Rocca che
i Malatesta usarono a scopo difensivo. San Leo, integro nel suo rigore
(www.san-leo.it), sorge nel cuore del Montefeltro, su un imponente masso roccioso. Sant’Agata Feltria
sfoggia uno dei teatri più antichi d’Italia, interamente in legno.
Verucchio domina la Valmarecchia, la “Culla dei Malatesta”:
vista mozzafiato dalla terrazza panoramica. Sulle colline
faentine, Brisighella offre l’inconfondibile profilo dei tre speroni
rocciosi su cui si ergono la Rocca Manfrediana e Veneziana, la
Torre dell’Orologio e il Santuario della Madonna del Soccorso a
Monticino. Alle porte di Bagnacavallo, la Pieve di San Pietro
in Sylvis è un esempio di architettura bizantina con affreschi di
Pietro da Rimini, esponente della scuola riminese di Giotto.
Forlì, il volto razionalista della Romagna
Negli anni ’30 un nuovo assetto urbanistico e architettonico ha dato forma all’ideale razionalista e littorio
del Ventennio. La nuova immagine di Forlì fu progettata per lo più da architetti romani come Cesare
Bazzani, che disegnò il Palazzo delle Poste, il Palazzo degli Uffici Statali, il Monumento ai Caduti di
piazzale della Vittoria, e Cesare Valle che progettò il Collegio Aeronautico e la Casa O.N.B. (Opera
Nazionale Balilla), poi divenuta G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio), mentre sono del forlivese Arnaldo
Fuzzi la Stazione Agraria, l’Istituto Tecnico Industriale, gli Edifici I.N.A. Il patrimonio razionalista forlivese
arricchisce di interesse una città che nel suo piccolo centro storico svela anche architetture rinascimentali,
barocche e neoclassiche. Dopo aver visitato la grande mostra Liberty. Uno stile per l’Italia moderna,
allestita ai Musei San Domenico fino al 15 giugno (www.mostraliberty.it), ci si siede ai tavoli della
Trattoria ’Petito (www.trattoriapetito.com), locale dell’Alleanza e del Buon Formaggio, che propone
tagliatelle con farina macinata a pietra e ragù delle due razze romagnole (la Mora e la Bovina).
arredi e nella dotazione libraria – come ha riconosciuto nel 1992 l’Unesco, inserendola, prima
in Italia, nel registro della Mémoire du Monde.
Un immenso patrimonio di oltre 250.000 volumi nella sua parte antica, più di 100.000 nella
sezione moderna. Ci si addentra nelle affascinanti atmosfere medievali, tra incunaboli, cinquecentine, manoscritti e maestose sale di lettura di quella che fu la prima biblioteca civica
d’Italia e d’Europa. A 40 minuti, Faenza è la
capitale mondiale della ceramica artistica. Pur
avendo origini romane, il volto della città è ri26
nascimentale, arricchito da architetture che
vanno dalla severità medievale allo splendore
barocco, fino all’eleganza del Liberty. La maestosa piazza del Popolo, disegnata da due porticati contrapposti, è collegata con piazza della
Libertà che sfoggia la barocca Fontana Monumentale, mentre è rinascimentale la Cattedrale
di San Pietro, opera di Giuliano da Maiano. Da
oltre cinque secoli l’arte della ceramica si traduce in oggetti unici, in vendita nelle oltre 50 botteghe della città, dove trovano spazio anche i
laboratori e gli atelier di giovani designer: vale la
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pena di entrarci per scoprire i segreti della lavorazione al tornio e della raffinata decorazione.
Ma soprattutto merita una sosta il Mic, Museo Internazionale delle Ceramiche (www.
micfaenza.org), fondato nel 1908, con la più
vasta raccolta di ce1. Gli eleganti porticati
ramiche da tutto il
di piazza del Popolo
mondo. Accanto alla
a Faenza. 2. I Musei
produzione italiana
San Domenico a
ed europea dal MeForlì, che fino a giugno
dioevo all’Ottocenospitano una grande
to, il museo ospita
mostra sul Liberty.
sezioni dedicate ad
America precolombiana, Grecia classica, età romana, vicino e medio Oriente e alla ceramica islamica, mentre
spazi specifici sono dedicati ai maggiori artisti
del Novecento e della contemporaneità, con
capolavori di Chagall, Picasso, Cocteau, Matisse. Il Mic è stato riconosciuto simbolo di pace
dall’Unesco. Diverse possibilità di soggiorno
con Faenza Turismo (www.ascomfaenza.it) e
Terre di Faenza (www.terredifaenza.it).
Inviata da Dove, Rita Bertazzoni
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