Il sistema difensivo costiero dello stretto di Messina durante la

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Il sistema difensivo costiero dello stretto di Messina durante la
Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo
ISTITUTO CENTRALE PER IL CATALOGO E LA DOCUMENTAZIONE
IL SISTEMA DIFENSIVO COSTIERO
DELLO STRETTO DI MESSINA DURANTE
LA GRANDE GUERRA:
i forti umbertini della costa calabra
PROGETTO “Grande Guerra” / Programma “500 GIOVANI PER LA CULTURA”
PROGETTO “Grande Guerra” / Programma “500 GIOVANI PER LA CULTURA”
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fig. 1: Il fortino di Pentimele durante un bombardamento in una cartolina d’epoca
PROGETTO “Grande Guerra” / Programma “500 GIOVANI PER LA CULTURA”
Cincucentu nni parteru/ Suddateddi sapuriti/ Comu cinciunu li ziti / Non si ponnu maritari.
) Canzone popolare messinese che ricorda la partenza per il fronte di oltre 400 artiglieri appartenenti al 4° Reggimento di Artiglieria da Fortezza, tutti intorno ai vent’anni, a
seguito del Regio Decreto del 14 settembre 1917 che proclamava lo Stretto “in Stato di guerra”. Traduzione: Sono partiti in cinquecento / soldatini deliziosi /come piangono le
fidanzate/non si possono sposare.
Il sistema difensivo dello Stretto
I Forti dell’area dello Stretto appartengono alla categoria delle fortificazioni artificiali permanenti che messe a sistema formano un
“campo trincerato” organizzato attraverso la presenza di forti staccati per l’alloggiamento delle truppe, dei magazzini, dei depositi
di munizioni e delle batterie intermedie di osservazione e collegamento.
I Fortini “Umbertini” nascono per contrastare un potenziale attacco costiero da parte della flotta dell’Impero Ottomano a causa della
politica espansionistica italiana indirizzata ai Balcani e all’Africa mediterranea. Nell’ultimo quarto del XIX secolo infatti, si rende
necessaria la redazione di un piano generale delle fortificazioni che possa opporsi in maniera efficace a futuri scenari di guerra. A
tal proposito il Ministro della guerra Bernardino Milon nomina nel 1880 una commissione permanente presieduta dai generali Luigi
Mezzacapo e Salvatore Pianel che ha il compito di redigere una relazione tecnica sullo stato delle fortificazioni. A seguito dei lavori
della commissione, il Ministro ordina una repentina azione di consolidamento del sistema militare della costa e, in particolare, con
il Regio Decreto n. 1128 del 7 dicembre 1882, dichiara di pubblica utilità la costruzione di fortificazioni lungo le coste messinesi e
calabresi.
PROGETTO “Grande Guerra” / Programma “500 GIOVANI PER LA CULTURA”
Nella prima stesura, sono circa un centinaio i punti da
fortificare ma ben presto, vista la scarsa dotazione finanziaria,
il progetto viene ridimensionato notevolmente e si stabilisce
così di erigere un sistema complesso di fortificazioni artificiali
permanenti realizzate prevalentemente a mezzacosta, per
permettere un risultato più efficace alle artiglierie, seguendo
la tipologia del campo trincerato a forti collegati tatticamente
con batterie staccate. Il sistema di costruzione dei forti si basa
sulla mimetizzazione delle costruzioni che, scavate nel fianco
interno dei profili collinari, sono totalmente invisibili dalla
costa. Questi hanno gli ingressi a sud-ovest mentre le batterie
sono orientate a nord-est ed hanno i terrapieni rivolti verso
il mare, per controllare da un lato il movimento navale nello
Stretto (verso la cui direzione erano posizionati gli obici da 280
millimetri con una portata di 7.000 metri) e dall’altro assorbire,
con i terrapieni, gli effetti dei proiettili lanciati dai cannoni situati
bordo delle navi attaccanti. Per ottimizzare la difesa da terra,
le batterie sono state costruite con i fossati di gola, mentre
le pareti dei muri di cinta sono state dotate di strette feritoie
strombate per il posizionamento della fucileria.
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fig. 2: Ricostruzione della posizione delle opere permanenti realizzate e delle
batterie proposte dalla Commissione per la Difesa dello Stretto di Messina,
1889 (da M. Lo Curzio e V. Caruso. La Fortificazione Permanente dello Stretto
di Messina – storia, conservazione e restauro di un patrimonio architettonico e
ambientale, Messina 2006)
Il sistema difensivo realizzato conta la presenza di
un’organizzazione complessa formata da 22 presidi
militari:
14 posti lungo la costa messinese (Cavalli o Monte Gallo,
Schiaffino o Giulitta, Antennammare, Mangialupi, Petrazza,
Correale, Campone, Puntal Ferraro, Ogliastri, San Jacchiddu,
Centri sul Monte Salice, Masotto, Crispi e Serra la Croce);
otto sul versante aspromontano (Pentimele sud, Pentimele
nord, Catona, Arghillà, Telegrafo, Matiniti superiore e Poggio
Pignatelli).
A questi si aggiungono le polveriere Menaia a Curcuraci (ME)
e nel quartiere Modena di RC. I primi forti ad essere costruiti,
per i quali i lavori iniziarono nel 1884, sono il Forte Polveriera
(Masotto) e il Forte Matiniti Superiore (Siacci) rispettivamente
sulla sponda messinese e calabrese. L’ultimo è quello di Sbarre,
posto a sud di Reggio, che sarà ultimato nel 1914, a ridosso
dell’inizio della I Guerra Mondiale.
fig. 3: Posizionamento delle batterie permanenti ed occasionali proposte dalla
commissione mista 1882, collezione privata (da M. Lo Curzio e V. Caruso. La
Fortificazione Permanente dello Stretto di Messina – storia, conservazione e restauro
di un patrimonio architettonico e ambientale, Messina 2006)
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Il Sistema difensivo dello Stretto risulta unico nel suo genere perché, a differenza di quelli italiani ed europei, non ha come
oggetto la difesa della città, bensì lo specchio d’acqua dello Stretto, con una cinta di forti che, partendo a sud da Forte Cavalli (ex
Batteria Monte Gallo), gira intorno a Messina, si estende a nord fino a Punta Faro, attraversa il mare e ritorna a sud, sulle colline
della costa calabra, fino a Reggio.
Le strutture denunciano tutte la medesima impostazione architettonica composta da una serie di elementi di fissi che combinanti
diversamente danno vita a numerosi variazioni tipologiche. Le strutture primarie sono: il fossato, le caponiere destinate alla difesa
del fossato, le rampe di collegamento ai vari livelli, la corte, i corpi dei volumi emergenti destinati a varie funzioni ed infine le
piazzole poste sulla parte più alta della struttura, destinate ad accogliere i paioli e le traverse.
Il sistema difensivo della costa calabra si sviluppa entro due linee difensive. La prima, a circa 1 km dalla costa, è formata
dalle Batterie di Catona e di Beleno, l’una prospiciente il porto di Messina, l’altra a controllo dell’approdo di Villa San Giovanni.
Parallelamente si sviluppa la seconda linea, a circa 2.5 km, che contiene le batterie di Pentimele nord e Pentimele sud, quella di
Arghillà, Matiniti inferiore e Poggio Pignatelli.
Entro questa fascia si pone anche la polveriera di Modena, nell’omonimo quartiere alla periferia sud della città, e il Forte Siacci di
Matiniti Superiore che, posto a 350 m. slm rappresenta la struttura più imponente di tutto il sistema calabro. Parte integrante del
sistema sono infine le strade di collegamento tra i vari forti e i punti nevralgici della città quali il porto e gli stabilimenti marittimi
che contengono le provvigioni militari, un sistema viario che ancora oggi permette l’accesso a queste strutture.
) Opere fortificate in legno o muratura destinate alla difesa del fossato con lo scopo di impedire il passaggio del nemico. Costruite adiacenti o interne al fossato, permettono
inoltre di attraversare il fossato e raggiungere le opere esterne rimanendo fuori dalla vista del nemico.
) Il paiolo è la struttura di sostegno delle bocche di fuoco che allineate in serie sono separate dalle traverse, costruzioni in muratura che presentano esternamente una copertura di terreno inerbito, destinate ad ospitare, al loro interno, la riservetta per le munizioni.
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fig. 4: Manuale sulla Progettazione dei Forti Italiani di M. Borgatti, 1898 (www.passionecivile.net)
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fig. 5: il Forte Gullì di Arghillà, oggi sede del Parco Ecolandia
Foto © Il Cerchio dell’Immagine (www.ilcerchiodellimmagine.it)
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La combinazione degli elementi fissi del forte porta alla realizzazione di diverse tipologie planimetriche.
I fortini di Pentimele sud, Pentimele nord e Beleno sono addossati al crinale su tre lati formando così un assetto planimetrico a “C”
attorno alla piazza d’armi. Quelli di Catona e Beleno sono invece addossati ad uno solo dei fronti laterali che contiene una stecca
di locali e un terrapieno e una corte che corre lungo la stecca, i tre fortini di Matini hanno infine un’organizzazione più complessa,
formata da due stecche di locali, una sul fronte di gola l’altra sul fronte a mare, al cui interno si sviluppa una corte stretta e
lunga.
Dal punto di vista materico, le strutture presentano tutte le stesse caratteristiche sottolineando ancora una volta l’unitarietà del
progetto del sistema difensivo. Le murature sono di pietra calcarea locale e calcestruzzo rivestite da un opus incertum di blocchi di
pietra non squadrati con inserzioni di ricorsi orizzontali di mattoni e pietra squadrata per i cantonali.
Curato è l’aspetto delle facciate per le quali si utilizzano decorazioni a capitello, pilastri a faccia vista e all’interno delle quali spiccano
le bucature articolate nella maggior parte dei casi con strombature a gradini di mattoni.
I fortini dello Stretto durante la Grande Guerra
) NUCIFORA S., Architetture di trincea. Segno e disegno dei forti umbertini, in «Documenti Documenti del Dipartimento Architettura e Analisi della Città Mediterranea Università di Reggio Calabria», Biblioteca del Cenide, Reggio Calabria 2002, pag. 46
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fig. 6: Piazzole destinate ad accogliere i paioli e le traverse nel Forte Gullì di Arghillà, foto © Il Cerchio dell’Immagine (www.ilcerchiodellimmagine.it)
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La Gazzetta di Messina e delle Calabrie del 17.08.1914 testimonia
che, successivamente alla notizia dello scoppio della guerra (3
agosto 1914), il Ministro della Guerra ordina di intensificare le
esercitazioni di tiro dalle fortificazioni costiere al fine di testare
il sistema difensivo dello Stretto e dare un segno di protezione
alla popolazione allarmata. Nel dettaglio, si legge che a partire
dal 23 agosto le Batterie reggine di Pentimele, Arghillà e Poggio
Pignatelli sono impegnate, dalle ore 6 alle ore 8, in esercizi di tiro
“a proietto inerte di 280 contro bersaglio rimorchiato”.
Nel mese di febbraio del 1917, con il fine di bloccare i rifornimenti
e isolare economicamente la Gran Bretagna, la Germania decide
di intensificare la guerra sottomarina per cui lo Stretto diviene
rotta principale per il passaggio degli U-Boot tedeschi che
penetrano nel Mediterraneo per affondare le navi del trasporto
passeggeri e quelle mercantili per bloccare i rifornimenti.
Per tale motivo, il 14 settembre 1917, lo Stretto di Messina
viene dichiarato “in stato di guerra” e a novembre, oltre 400
giovani artiglieri appartenenti al 4° Reggimento Artiglieria da
Fortezza partono per il fronte.
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fig. 7: Dichiarazione dello Stato di Resistenza della Fortezza Costiera MessinaReggio Calabria (www.messinaierieoggi.it)
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Tra il 1917 e il 1918 nelle acque dello Stretto si registrano una serie di siluramenti:
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28 aprile 1917. Capo Taormina. Siluramento del piroscafo inglese Karanga carico i munizioni
4 agosto 1917. Torre Faro. Siluramento Piroscafo
5 agosto 1917. Siluramento di un vapore francese
6 Agosto 1917. Mare Grosso. Dietro la Lanterna di S. Ranieri. Siluramento vapore.
28 agosto 1917. Davanti all’abitato di Gallico. Affondamento del traghetto “Scilla”. Intervento delle fortezze di Arghillà e
Matiniti
17 maggio 1918. Acque di Giardini. Affondamento Veliero “Pietro Brizzolati” carico di zolfo diretto in Spagna
9 giugno 1918. Tra Catona e Gallico. Affondamento Piroscafo “Concettina”
12 settembre 1918. Acque di Taormina. Affondamento Brigantino “Gingillo”. Carico di sale
12 maggio 1918. Acque di Reggio. Affondamento Piroscafo “Verona” diretto a Tripoli carico di 3000 disertori
13 gennaio 1918. Un piroscafo che usciva dal porto venne silurato
29 gennaio 1918. Sono usciti dal porto tre piroscafi, ma uno venne silurato nelle vicine acque di Tono, e gli altri due tornarono
a rifugiarsi in Messina 19 Maggio 1918. Verso le ore 12 un piroscafo che da Messina era partito, giunto vicino Lipari venne assalito da un sottomarino.
Dopo essersi difeso alla meglio, trovò modo di rifugiarsi a Lipari
8 Giugno 1918. Lanterna di S. Raineri. Siluramento piroscafo proveniente da Salonicco, con pece greca, tessuti ed altro
) Biblioteca Regionale di Messina, Sezione Periodici, “La Gazzetta di Messina e delle Calabrie”, numero del 17.08.1914
I siluramenti della Grande Guerra rappresentano per i forti reggini il massimo momento di gloria a conclusione del quale viene
sancito il loro declino e da una valutazione oggettiva, si può affermare che dal punto di vista militare essi servirono a ben poco.
Nonostante la costruzione del sistema difensivo costiero abbia rappresentato un’opera ingente, i forti umbertini dello Stretto sono
stati scarsamente utilizzati sostanzialmente per due ragioni.
La prima, di carattere temporale, è dettata dall’assenza di conflitti in cui lo Stretto è coinvolto direttamente ad esclusione della
guerra contro la Turchia per la conquista della Libia, che avviene nel 1911.
La seconda è di carattere tecnologico. Nel 1903 i fratelli Wright fanno conoscere al mondo il Flyer, il primo velivolo a motore,
che dà l’avvio alla formazione dell’aviazione militare. L’invenzione di questa nuova “macchina del cielo” sconvolge le strategie di
guerra e i forti umbertini si ritrovano così obsoleti prima ancora di essere stati messi alla prova. La conformazione strutturale
di queste fortificazioni infatti non assicurava alcun riparo nel caso di un attacco dal cielo, di conseguenza, durante la prima ma
soprattutto la seconda Guerra Mondiale, il loro apporto alla difesa è stato pressoché marginale.
PROGETTO “Grande Guerra” / Programma “500 GIOVANI PER LA CULTURA”
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fig. 8: Il fortino di Pentimele sud oggi abbandonato (foto www.rete.comuni-italiani.it)
Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo
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Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio della Calabria
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Autore della scheda: Arch. Elena Trunfio
Tutor responsabile: Arch. Giuseppina Stracuzzi
Soprintendente: Arch. Margherita Eichberg
2016
Testo rilasciato con licenza Creative Commons Attribuzione – Condividi allo stesso modo (CC BY SA)
Grafica: Fabio Ascenzi (ICCD)