Aspirapolvere di stelle

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Aspirapolvere di stelle
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ASPIRAPOLVERE DI
STELLE
DI STEFANIA BERTOLA
Aspirapolvere di stelle
DI STEFANIA BERTOLA
MARTEDÌ 7 NOVEMBRE
Son le sette del mattino e tu ancora stai dormendo, pensava Ginevra, e
perché io no? Perché quella della canzone dorme come se l’avesse punta un
fuso e io invece sono già sveglia e sto spalmandomi in faccia una crema
idratante all’elicriso e all’ aloe? Senza neanche sapere che cos’è l’elicriso?
Perché sono una donna che lavora, ecco perché. La donna che lavora si alza
alle sette e mezzo, e si fai! caffe. E poi si prende cura dell’epidermide, perché
tra i venticinque e i trentacinque stanno lì in agguato le famose ‘rughe di
espressione’, e bisogna sventarle ai primi sintomi.
Ginevra aveva compiuto trentadue anni in ottobre, e quindi avrebbe dovuto
combattere già da sette anni. Invece aveva appena cominciato. Si era data
alle creme la settimana prima, e adesso cercava di recuperare con lo zelo.
Dopo la crema idratante, considerò con attenzione gli altri barattolini allineati
sulla mensola del suo bagno tutto rosa. Meglio l’emolliente con calendula,
carota e ginseng, o quello al ginko biloba e alla vite rossa? E buttarsi
decisamente sulla crema tonificante all’olio di jojoba e al burro di karité? Si
guardò ben bene allo specchio. Non vedeva la minima traccia di rughe di
nessun genere. Cedimento dei tessuti? Assente. Con un sospiro di sollievo,
scelse la crema alla vite rossa, che meglio si accordava alla stagione.
Arianna intanto era già alla terza fetta di pane tostato con burro e marmellata
di ciliegie, e stava ripassando le dieci regole d’oro dell’arredamento Feng
Shui. Quel giorno stesso, ne avrebbe parlato alle altre due. Se vogliamo
un’azienda davvero competitiva, avrebbe detto alle sue socie, dobbiamo
ripensare la disposizione dei mobili in chiave yin e in chiave yang. E la prima,
la primissima cosa da fare, è comprare una boccia e riempirla di pesci.
Guardò suo figlio Giacomo che mangiava latte e fiocchi davanti a lei. Sarà un
bambino yin o un bambino yang? Giacomo posò il cucchiaio pieno di frosties
molli sui tavolo, piegò gli angoli della bocca all’ingiù e chiese: «Perché quei
bambini non hanno le mamme?»
Penelope dormiva ancora. Era quella che abitava più lontano dall’ agenzia e
non aveva la macchina. Eppure alle otto meno un quarto dormiva
appallottolata nel piumone, e sognava di dondolarsi su un trapezio: sotto,
invece della pista di un circo, c’era la sua cucina. Ma non era la sua cucina.
Era una cucina di cartone animato, in casa di Paperino. E lei era Penny
Paperina e stava friggendo delle salsicce in una padella. E il trapezio?
Preoccupata per la scomparsa dei trapezio, anche Penny si svegliò.
Prima di uscire di casa, Ginevra si contemplò nel grande specchio
dell’ingresso. Sì sì, era perfetta, tre diverse tonalità di grigio dosate con
sapienza e ravvivate dalla sciarpa di seta rossa. Uscì, scese le scale e prese
la bicicletta, anche lei rossa, nuova, bellissima. Unica nota stonata, la catena,
che era avvolta in una plastica verdina. Ginevra uscì dal portone e spinse la
bici per tre metri, fino al bar davanti a casa. La appoggiò al muro, in un punto
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controllabile dall’interno, entrò e ordinò un cappuccino. Con? Osservò
pensierosa la vetrina delle brioche. Aaah... c’erano anche le focaccine...
Difficile scegliere. Affidiamoci all’istinto. Allungò una mano ciecamente, e non
si stupì vedendo che si posava senza esitazione su un krapfen.
Alle otto e mezzo, Arianna parcheggiò davanti all’asilo, fece scendere
Giacomo e lo prese per mano.
«Ma perché quei bambini non hanno le mamme?»
Domenica avevano visto Peter Pan, oggi era martedì e ancora non si parlava
d’altro.
«Te l’ho detto, Gimmi. Quei bambini le mamme le hanno. Solo che le mamme
li hanno perduti». «perché andavano sempre a lavorare e allora li hanno
lasciati in un negozio».
Arianna non era d’accordo.
«Ma va’. Li hanno perduti perché loro non stavano vicini. Sai, quando le
mamme dicono: ‘Mi raccomando, non allontanarti’? Be’, loro si erano
allontanati».
Giacomo la guardò con sospetto. Per fortuna, stava arrivando il suo amico
Edoardo, con in mano un nuovo Guerriero Kumba dei Protagonists of
Miflennium. Ciao ciao, Gimmi.
Spesso, arrivando in ufficio, Arianna incontrava Penelope appena scesa dal
tram.
«Penny! Ciao!»
«Ehi. Ma non dovevi andare direttamente dalla Pestelli?»
«Sono passata a prendere due o tre attrezzi. Queste non sai mai cos’hanno in
casa».
«Non hai fatto il sopralluogo?»
«Sì, ma non mi ricordo se ho visto lo spremiaglio o no. E tu? Cos’hai oggi?»
«Un ritorno moglie».
«Auguri. Chissà se Ginevra è già su. Prima di andare, volevo parlarvi un
attimo».
«Di che?»
«Feng Shui».
«Chi?»
«Cosa».
«Eh?»
«Casomai, devi chiedermi ‘cosa?’, non ‘chi?’»
«Okay».
Aggiornata il giovedì 17 aprile 2008
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