Ecumenismo: il dialogo nell`amore.
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Ecumenismo: il dialogo nell`amore.
Ecumenismo: il dialogo nell’amore. A cura di: don Celso Dosi (Assistente Regionale Emilia Romagna), Antonio Tanzarella e Vitalba Lo Re (Incaricati Regionali Emilia Romagna) Il tema dell’Ecumenismo e del Dialogo Interreligioso ha guidato la riflessione dei fucini dell’Emilia Romagna nel corso della prima Assemblea Regionale dell’a. a. 2016/2017, tenutasi a Parma il 22 Ottobre 2016. Didattico e teologico, l’intervento dell’assistente regionale della FUCI, don Celso Dosi, ha permesso ai fucini di fissare alcuni concetti cardine, necessari ai fini della riflessione sul tema. Preme evidenziare, anzitutto, la differenza tra ecumenismo e dialogo interreligioso. Mentre il primo termine si riferisce essenzialmente alle relazioni in seno al mondo del Cristianesimo (nel quale possiamo riconoscere tre grosse macro aree: Cattolicesimo, Ortodossia e mondo Luterano/protestante/evangelico) ed è radicato nella comune fede in Gesù Cristo, il secondo fa riferimento alla ricerca di interazione e di punti in comune tra le grandi religioni, in particolare quelle monoteiste, senza dimenticare il mondo dell'ebraismo. In queste religioni, la Chiesa riconosce un raggio di quella verità che illumina ogni uomo (Gv 1, 9), ma che soltanto in Gesù Cristo è rivelata nella sua pienezza; solo Lui è la Via, la Verità e la Vita (Gv 14, 6; cfr Nostra aetate, 2). Relativamente alla riflessione sul tema dell’Ecumenismo è utile riconoscere nel Concilio Vaticano II, il punto di snodo per tutto il mondo Cattolico. Infatti è possibile affermare che, sebbene esistesse un Movimento Ecumenico già dall’inizio del 1900, esso raccoglieva solo l’adesione di chiese protestanti (prevalentemente del mondo inglese e scandinavo). Dunque i dialoghi ecumenici della Chiesa cattolica iniziarono in un periodo successivo, appena dopo il Concilio Vaticano II. Tale momento di passaggio fondamentale è ben evidenziato nella Costituzione Dogmatica sulla Chiesa, Lumen Gentium, nella quale si legge: “Questa Chiesa, in questo mondo costituita e organizzata come società, sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui ancorché al di fuori del suo organismo si trovino parecchi elementi di santificazione e di verità, che, appartenendo propriamente per dono di Dio alla Chiesa di Cristo, spingono verso l'unità cattolica” (LG 9). L’attenzione è da porre pertanto sul verbo “sussistere”: esso indica il modo di manifestarsi di una sostanza e dunque, in seno al mondo Cattolico, mira a non escludere le altre professioni di fede. “Subsistere”, termine tecnico della filosofia aristotelica e della teologia scolastica, significa che un’essenza può esistere in diversi modi. Se è così, allora, si può affermare che la Chiesa come mistero esiste in modo pieno nella Chiesa cattolica, ma può esistere anche nelle altre chiese in modo magari meno pieno. Dal Concilio Vaticano II in poi non è dunque più possibile distinguere tra vera e falsa Chiesa, ma si può parlare di chiese che in misura maggiore o minore si avvicinano al mistero di Cristo. Dunque ecco svelato il principio fondante del dialogo ecumenico: esso lungi dal corrispondere alla conversione di una Chiesa all’altra, si identifica con la conversione di ogni Chiesa a Gesù Cristo. La fede in Cristo è e deve essere allora l’unico principio realmente unificante che può rendere in modo sempre più pieno e visibile la Chiesa come grande mistero di Salvezza. Diversi i problemi di discussione all’interno del dialogo ecumenico. Tra questi non è possibile non considerare il tema della Salvezza e dei Sacramenti. Il Concilio Vaticano II ha definito la Chiesa “sacramento universale di salvezza”. Il termine sacramento, in riferimento alla Chiesa Cattolica significa: “segno e strumento dell’unione dell’umanità con Dio e degli uomini tra di loro”. Da un punto di vista ecumenico dire che la Chiesa è segno dell’azione di Dio non crea difficoltà, in quanto il termine segno indica qualcosa che non ha consistenza in se stessa e che rimanda in maniera imperfetta oltre sé. Dunque, intendere la Chiesa come segno significa considerarla come realtà che rimanda oltre se stessa, all’azione di Dio. Mentre questo modo di vedere la Chiesa trova concordi tutte le Chiese, parlare di Chiesa come strumento attraverso cui Dio agisce nel mondo, rende difficile il dialogo ecumenico in particolare con i protestanti, per i quali l’unica via attraverso cui Dio agisce nel mondo è Cristo. L’obiezione è allora la seguente: definire la Chiesa sacramento nel senso di strumento, non vuol dire porla al posto di Cristo, dimenticare il peccato che sempre accompagna l’azione della Chiesa? Il problema è ancora oggi al centro dei dialoghi ecumenici e, sebbene si individuino diverse convergenze, non è ancora possibile riscontrare un accordo unanime. Oltre questo tema è possibile identificare altri problemi in seno al dialogo ecumenico (quali il culto dei santi e di Maria, la preghiera di suffragio per i defunti, la messa intesa come sacrificio, le indulgenze, il sacerdozio femminile, i sacramenti) e si sarebbe pertanto tentati di ritenere che ciò che separa è superiore a ciò che unisce. Tale impressione è di gran lunga errata! Al contrario è possibile sostenere che ciò che unisce è quantitativamente e qualitativamente superiore a ciò che separa. Ciò che si ha in comune è il cuore profondo della fede, così come espresso sia nella Bibbia, sia nel Credo. Nonostante quindi tutte le difficoltà vere o presunte, che impediscono il cammino ecumenico, questo procede e procederà inesorabile. La civiltà moderna infatti tende a unificare sempre più culturalmente il mondo. Certamente la prospettiva ecumenica, che tende verso modelli di comunione, richiede lavoro, tempo e speranza negli anni avvenire. Importante è tenere in considerazione un principio semplice, ma di immensa difficoltà applicativa: la diversità non divide, ma arricchisce la vita dell’altro. Una modalità di riflessione e scambio ha guidato i momenti di laboratorio e di confronto tra i fucini della regione. Quali parole associano i fucini oggi ai temi dell’Ecumenismo e del Dialogo Interreligioso? Fede, amore, apertura, cultura, rispetto, pazienza, difficoltà, dialogo sono quelle maggiormente prescelte. Ci si è interrogati allora su cosa favorisce davvero il dialogo costruttivo oggi. Il superamento dei pregiudizi è sicuramente una premessa fondamentale a cui devono seguire altre condizioni necessarie: la pazienza e la capacità di tollerare la frustrazione dell’attesa, l’ascolto sincero, cioè che non ha il fine di prevaricare sull’altro; il rispetto della cultura e della fede altrui, la capacità di guardare in profondità la persona o la comunità con cui si è in dialogo. Riprendendo una riflessione di Bauman in “Avvenire” del Settembre 2016 “entrare in dialogo significa superare la soglia dello specchio, insegnare a imparare ad arricchirsi della diversità dell’altro… Nel dialogo non ci sono perdenti, ma solo vincitori… Il dialogo non è un caffè istantaneo, non dà effetti immediati, perché è pazienza, perseveranza, profondità”. Attendere dunque pare essere una parola essenziale: sì la Chiesa Cattolica sta intraprendendo sempre più la strada del dialogo, ma non si può non considerare che i tempi del perdono sono tempi lunghi e che devono essere rispettati. Il perdono deve essere donato da chi ha subito un torto e forzare la mano è un atteggiamento solo dannoso: il rispetto della storia e dei tempi di ciascuno, singolo o comunità, deve sempre essere considerato. “Nell’ottica Cristiana la vittoria” è infatti “un lungo, e non sempre lineare processo di trasformazione e di crescita nel bene. Essa avviene secondo i tempi di Dio, non i nostri.”. Nell’attesa “paziente e fiduciosa” per l’unità visibile della Chiesa non deve però venir meno il nostro impegno come cristiani nella preghiera e nell’unità, in virtù dell’unico grande comandamento del Cristianesimo: l’Amore. L’Amore che ha il potere di trascendere le culture, le usanze, le religioni, le tradizioni diverse, che non può essere frainteso perché non passa attraverso il linguaggio (ogni uomo sa infatti riconoscere un gesto d’amore) è dunque il solo termine essenziale che permette alla fede autentica di contribuire al dialogo e alla pace. Tali riflessioni, relative al dialogo con gli altri ed in particolare con le altre religioni cristiane e non, trovano terreno fertile in ambito fucino. La FUCI, nata in seno cattolico, ha sempre sentito forte l’interazione culturale con l’altro e mai si è radicata stretta nelle sue posizioni ferree, chiudendo la porta al vero incontro con l’altro. Camaldoli, luogo vicino all’esperienza fucina, rappresenta appieno il clima di attenzione al dialogo, si pensi agli eventi organizzati ogni anno: Colloqui Ebraico – Cristiani nel mese di Dicembre e convegni sul dialogo con le religioni non cristiane. Un invito allora nel vivere appieno lo spirito della nostra Federazione e nel riconfermarci ogni giorno fucini, riflettendo individualmente, nei nostri gruppi e nelle nostre regioni sul tema ecumenico, per comprendere che il vero fine ultimo è il Regno di Dio e che, tuttavia, non chiudendoci al diverso, in quanto altro da noi, possiamo riscontrare che i semi del Verbo sono sparsi in tutte le culture.