tesi di laurea
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELLA TUSCIA FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE Corso di laurea in “Scienza della Pubblica Amministrazione” Titolo LA DINAMICA INDIVIDUO-GRUPPO NEI CONTESTI LAVORATIVI Cattedra Psicologia delle organizzazioni RELATORE CANDIDATO Prof. Gianluca Biggio Gaetana Moriano ANNO ACCADEMICO 2005/2006 PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 2 INDICE INTRODUZIONE pp.4 CAPITOLO 1 Cos’è un gruppo 1.1 Tipologia dei gruppi pp.5 1.2 Strutturazione dei gruppi pp.6 CAPITOLO 2 Kurt Lewin ed Elton Mayo: un approccio di studio 1.1 Kurt Lewin: ambiente comportamentale e dinamica di gruppo pp.8 1.2 Elton Mayo e la scuola delle Relazioni Umane pp.13 CAPITOLO 3 Vita di gruppo fra lavoro, coesione e conflitti 1.1 Costruire un gruppo di lavoro pp.17 1.2 Lavorare insieme pp.36 1.3 Il senso della coesione pp.38 1.4 Conflitti e spaccature nel gruppo pp.40 PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 3 CAPITOLO 4 Descrizione di un intervento di ricerca-azione 1.1 L’efficienza dei gruppi di lavoro del Sert secondo Depolo pp.43 SINTESI E CONCLUSIONI pp.50 ABSTRACT pp.54 BIBLIOGRAFIA pp.58 PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 4 INTRODUZIONE Tutta la nostra vita si snoda attraverso l’appartenenza a gruppi: le compagnie di amici, i club, le organizzazioni lavorative e sociali, le equipe mediche…Ma cos’è un gruppo? L’interesse per tale argomento nasce dalla socialità che investe il mio modo di essere e la mia predisposizione ai rapporti umani. Essere parte di un gruppo è a mio giudizio un ottimo modo per imparare a vivere, in cui ognuno offre i suoi “frutti” e riceve quelli degli altri: l’egoismo non ha senso di esistere in quando è il “noi” ad avere la meglio. Nel mondo del lavoro inoltre si sente sempre più parlare di gruppi e di team: imparare a stare in gruppo e capirne il funzionamento è di inevitabile importanza. Con questo elaborato intendo offrire un percorso di studio sul rapporto individuo-gruppo, attraverso la comparazione di alcune importanti prospettive psico-sociali presenti in letteratura. CAPITOLO 1 PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 5 Cos’è un gruppo? Tipologia dei gruppi Il termine gruppo, originariamente, risale al latino medioevale, in cui “gruppus” significava nodo o groppo e al tedesco antico “kruppe 1”, per indicare una massa arrotondata. Attualmente viene utilizzato in vari ambiti culturali per denominare un’insieme di unità funzionali.. Dal punto di vista psicologico e sociale, può dirsi gruppo un’insieme di persone quando soddisfa determinate condizioni: 1. vi sia un contatto sociale diretto tra i membri del gruppo, che interagiscono e comunicano l’uno con l’altro creando relazioni significative; 2. una coscienza di gruppo tale da identificare i componenti come membri di un’unità; 3. un suo funzionamento e una data organizzazione che presuppongono ad ogni singola individualità il rispetto di determinate regole. 1 Condolf, A., Bernerdi, M. Psicologia per il tecnico dei servizi sociali, Roma 1998 PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 6 Possiamo quindi definire il gruppo come un’insieme di individui tra cui vi è interazione, vi sono degli obiettivi comuni, una partecipazione collettiva e dei rapporti affettivi. Non bisogna comunque dimenticare un ulteriore aspetto che incide sulla classificazione di un gruppo come tale: il numero dei componenti. Due persone insieme non costituiscono un gruppo ma una diade; ecco perchè è necessario almeno una terza persona; non è possibile invece poter stabilire il limite massimo dei componenti, che è connesso alle possibilità di contatto sociale diretto tra loro: più il numero aumenta più è difficile avere un contatto con tutti e il gruppo tende a sfaldarsi. Strutturazione del gruppo Per quanto riguarda la composizione di un gruppo, la pratica ci consente di verificare il ruolo delle forze di tipo socioemozionali e di tipo razionali: è proprio dall’equilibrio di esse che il gruppo si caratterizza in un modo o in un altro. PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 7 La strutturazione di un gruppo è quindi collegata, ma non del tutto determinata, alle interazioni dei singoli e al prevalere dell’una o dell’altra componente nella fase dell’integrazione. In questo contesto è di fondamentale importanza il concetto di “coesione”, cioè il campo totale delle forze che inducono i membri a rimanere nel gruppo. Un’analisi di tipo relazionale ci porta quindi a considerare, in termini prioritari, la disponibilità di un individuo a far parte di una struttura e il modo in cui riesce a concentrare le tali forze sull’interesse comune. Non bisogna comunque dimenticare che ogni individuo nasce con caratteri propri che l’accompagnano nel corso della vita; vi è quindi una parte “genotipica” risultante restrittiva per lo studio dei fenomeni di gruppo, in quanto si è comunque in presenza di forze esterne che mirano alla modificazione dei caratteri ereditati. L’elemento della permissività è invece presente nella parte “fenotipica”, su cui la struttura del gruppo può far forza per determinare delle modifiche: il passaggio dall’individuo singolo al gruppo è contrassegnato da una serie di eventi nei quali sono contemporaneamente impegnati il genotipo e il fenotipo di ogni individuo. PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 8 CAPITOLO 2 Kurt Lewin ed Elton Mayo: un approccio di studio Kurt Lewin: il metodo topografico e la dinamica di gruppo Nato nel 1890, Kurt Lewin è stato uno degli studiosi più rappresentativi della psicologia della Gestalt, concentrando i suoi interessi soprattutto sui problemi relativi alla vita affettivo-emotiva ed alla dinamica di gruppo. Nel corso delle sue ricerche in campo, uno dei concetti da lui più elaborati è quello di “ambiente comportamentale”. Questo termine veniva utilizzato per descrivere realtà formate da oggetti, dalle persone, dai luoghi che, per un individuo, appartengono al presente o ad un futuro più o meno lontano, con i quali egli entra direttamente o indirettamente in rapporto . Una parte delle ricerche condotte da Lewin, avevano come oggetto lo studio delle condizioni di modifica del campo. È stato quindi introdotto il metodo “topologico”, per la rappresentazione di ogni regione, luogo in cui un individuo si viene a trovare, ad un momento dato. Questa tecnica prevede l’utilizzo di figure geometriche come cerchi o rettangoli, con linee tratteggiate o continue, a seconda dei gradi di permeabilità della frontiera. PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 9 Secondo Lewin, non soltanto l’ambiente è segmentato in regioni, ma anche la persona può essere concepita come una totalità articolata in zone. Ecco perchè lo sviluppo della personalità può essere concepito come una crescente articolazione di sfere distinte. Tutto ciò è servito a Lewin per l’analisi del comportamento dell’individuo e delle trasformazioni che hanno luogo nella struttura della sua persona. Molte regioni posseggono per l’individuo una “valenza” positiva o negativa, vissuta come una proprietà oggettiva di una certa porzione della realtà ovvero come una forza psicologica che lo spinge vicino o lontano ad essa. Le cose risultano semplici quando nel campo ci sono diverse valenze positive, ma solo una di esse è dominante. Diventano più complesse quando, sempre in un momento dato esistono una o più valenze negative dominanti. Si viene a creare quindi una situazione di conflitto, nel senso che sull’individuo premono due o più forze di senso contrario. Il tema quindi affrontato da Lewin è l’analisi di un certo numero di situazioni conflittuali e i fattori che possono concorrere a suscitarli o ad aumentare la loro intensità. L’attenzione di Lewin si concentrò successivamente anche sull’individuo inteso come membro di un gruppo, come parte di una società, andando ad osservare quindi PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 10 l’aspetto sociale del comportamento. Si è molto discusso sulla definizione da attribuire al gruppo. Lewin lo ha considerato qualcosa oltre la semplice somma degli individui che lo compongono: la peculiarità di un gruppo non è la somiglianza tra i suoi membri ma la loro interdipendenza. Il gruppo viene definito quindi, secondo l’ autore, come una “totalità dinamica”: ogni cambiamento di stato di una sua parte interessa lo stato di tutte le altre. L’interdipendenza tra i membri dipende da molti fattori, tra cui la coesione e l’organizzazione del gruppo. Un primo problema nella formazione comportamentale dei gruppi, è dovuto a diversi fattori tra cui la somiglianza tra le parti: Lewin afferma l’esistenza di forze del campo che spingono l’Io verso gli altri individui. La sola somiglianza è un puro sforzo io-ambiente, quindi l’Io e gli altri individui si uniscono esclusivamente per una componente sociologica. L’Io dipende dall’ambiente da cui è circondato e l’ambiente comportamentale dall’Io che esso circonda. Il comportamento sociale non è risultato quindi di propensioni sociali interne all’Io ma è il prodotto di una particolare organizzazione di campo. Per quanto riguarda le caratteristiche del gruppo bisogna considerare, quali prodotti dell’organizzazione, l’unificazione e la segregazione lungo la linea di contorno: i gruppi possono quindi presentarsi più o meno chiusi, con PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 11 linee divisorie definite o non. Se un membro del gruppo ne esce, questo si chiude con molta facilità: l’esclusione da un gruppo può influire profondamente nell’Io della persona che subisce questo evento. Il gruppo di appartenenza e la cultura condizionano lo stile di vita di una persona: l’individuo sviluppa una propria personalità solo in quanto membro di un gruppo (Koffka, 1970, pp. 695-699). Affinchè si possa parlare di dinamica di gruppo, l’individuo viene considerato all’interno di un “campo”: questo è lo spazio di vita, il gruppo a cui esso appartiene. Come il campo si modifica, variano anche i comportamenti di un individuo. Questo metodo studia i fenomeni psicologici che hanno sede in quel campo caratterizzato da bisogni, motivazioni, risorse, norme… Il metodo utilizzato da Lewin è stato in particolare la ricerca-azione, che tenta di coniugare la comprensione dei fenomeni, l’acquisizione di conoscenze e l’applicazione del sapere psicologico e sociale. I primi risultati con questo approccio si ebbero nel 1946, quando l’azienda H.M.C , in forte sottoproduzione dei nuovi assunti, fece visitare i propri impianti da Lewin. Parlando con il personale, si rese conto che il problema dipendeva dall’incapacità degli operai di considerare realizzabili le mete produttive fissate dalla società. Per rispondere a ciò Lewin pose fine al controllo individuale sugli operai: vennero trattati come membri di PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 12 piccoli gruppi e infuse loro la sensazione di una standard produttivo realistico. Ciò implicò l’assunzione di vecchi operai con grande esperienza, i quali si confrontarono con gli apprendisti. Il risultato della ricerca-azione fu il notevole aumento della produttività. Questo metodo si presenta quindi come un processo di tipo ciclico, che si compone di tre momenti: 1. pianificazione; 2. esecuzione; 3. inchiesta sui risultati dell’azione. Per quanto riguarda il primo punto, Lewin parte dal ruolo della ricerca sociale, come idea di cambiamento, di bisogno manifesto o latente. Si inizia analizzando minuziosamente la situazione di partenza, tenendo conto degli strumenti a disposizione, per redigere poi un piano globale per il conseguimento dell’obiettivo. Un principio fondamentale in questo contesto è quello di condivisione delle finalità, cioè il fatto che i soggetti sono messi in condizione di condividere le finalità della ricerca. Si passa poi all’esecuzione vera e propria della prima parte del progetto. Successivamente si considerano ulteriori inchieste per valutare se ciò che è stato intrapreso è corrispondente alle aspettative, e se l’esito è negativo permettono l’eventuale modifica del piano globale. Il fine dunque della PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 13 ricerca-azione consiste in un processo circolare che riunisca la conoscenza teorica con quella per il cambiamento del gruppo. Elton Mayo e la scuola delle Relazioni Umane Nato in Australia nel 1880, Elton Mayo è considerato il fondatore della sociologia industriale e in particolare della scuola delle Relazioni Umane, frutto dei risultati provenienti dagli esperimenti di Hawthorne del 192732, negli stabilimenti della Western Electric. La lezione più importante di Mayo è che la base della soddisfazione nel lavoro non è di natura economica ma è collegata all’interesse per la performance. Gli esperimenti furono condotti sotto la sua supervisione e da un gruppo di studiosi di Harvard. Erano già stati avviati una serie di test che avevano comportato cambiamenti nelle condizioni di lavoro e fornito risultati inaspettati riguardo la performance dei dipendenti. Al test avevano partecipato due gruppi di lavoratori. L’esperimento consisteva nell’aumentare l’intensità dell’illuminazione solo per una delle due squadre. Il risultato fu che in quel gruppo ci fu un netto aumento di produttività ma lo stesso fu ottenuto anche dal gruppo per il quale PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 14 l’illuminazione non aveva subito alcun cambiamento. Mayo si spinse oltre, fino ad apportare ben dieci modifiche alle condizioni di lavoro tra cui la riduzione dell’orario di lavoro,varie pause… L’equipe di ricercatori di Mayo trascorreva molto tempo con i gruppi di lavoro: ogni volta che subentrava un cambiamento si registrava un aumento di produttività. Ma ciò che stupì fu che, quando si chiese ai gruppi di ritornare alle condizioni di lavoro iniziali, la produttività aumentò di nuovo. L’unica spiegazione secondo Mayo era che i dipendenti si sentivano molto più soddisfatti del lavoro perchè avevano la sensazione di essere individui e non ingranaggi di una macchina e perché, grazie alla comunicazione con i ricercatori, i lavoratori si sentivano maggiormente investiti delle responsabilità della propria performance e di quella dell’intero gruppo. Quindi, ai fini della performance, la sensazione di coesione e la stima di sè erano più importanti di qualsiasi miglioramento dell’ambiente di lavoro. Secondo Mayo, nei lavoratori prevaleva la logica dei “sentimenti”, mentre i manager si ispiravano alla logica dei “costi e dell’efficienza”. Il dato più importante emerso da questa sperimentazione fu la confutazione della teoria tayloristica dell’interesse personale. In pratica, i dipendenti apprezzavano la collaborazione spontanea e i rapporti creativi con i colleghi di lavoro, comportandosi in questo modo: PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 15 “ il desiderio di essere stimolati dai propri simili, il cosiddetto istinto di associazione, è decisamente preponderante rispetto al mero interesse personale e alla logica delle argomentazioni sulle quali si fondano così tante teoria fasulle di management” (Mayo, 1949). Da una pubblicazione dal titolo Industrial Sociology del 1964, Miller e Form mostrarono le importanti conclusioni del lavoro sperimentale di Mayo: 1. il lavoro è un’attività di gruppo; 2. la vita sociale degli adulti ruota soprattutto intorno all’attività lavorativa; 3. il bisogno di essere accettati, di sicurezza e il senso di appartenenza sono più determinanti per la morale di un lavoratore e per la produttività, rispetto alle condizioni fisiche nella quale si trova a lavorare; 4. i gruppi informali all’interno della fabbrica esercitano un forte controllo sociale sulle abitudini lavorative e sugli atteggiamenti del singolo lavoratore; 5. la collaborazione di gruppo va programmata e sviluppata. La scoperta di Mayo dell’importanza dei gruppi di pari livello sul lavoro, lo portò a concludere che all’interno di ogni organizzazione formale esistono numerose organizzazioni informali. Queste possono essere PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 16 incoraggiate a realizzare una più elevata produttività grazie all’interesse e alla stima dei loro manager. Così, l’Human Relation Movement2, cominciò a dedicarsi allo studio di come incanalare motivazioni e impegno degli individui in direzione degli obiettivi aziendali. Questa teoria dà importanza agli aspetti emotivi, non prevedibili e irrazionali del comportamento organizzativo: ogni lavoratore ha un cuore. Era necessario quindi attrezzarsi per conoscere il funzionamento e utilizzare questa conoscenza al fine di rendere più efficienti i sistemi di direzione. È compito dei responsabili organizzativi, per rendere più facile l’identificazione degli obiettivi d’azienda, mostrarsi sensibili a queste esigenze. Il “fattore umano” prende un posto di primo piano, così come la sfera socio-emozionale e tutto ciò che caratterizza la vita fuori la fabbrica, che influenza il comportamento sul lavoro. 2 www.diritto.it/materiali/lavoro/giacca.html PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 17 CAPITOLO 3 Vita di gruppo fra lavoro, coesione e conflitti Costruire gruppi di lavoro G.P.Quaglino (Quaglino, 2003) e C.Cortese (Cortese, 1999), hanno affrontato la tematica dei “gruppi di lavoro”in numerosi saggi, mettendo a punto strumenti di ricerca e intervento sia per il pubblico che per il privato. Bisogna innanzitutto distinguere tra gruppo e gruppo di lavoro. Mentre il primo è una pluralità in “interazione”, il secondo viene rappresentato dell’Autore come una pluralità in “integrazione”, attraverso i suoi legami psicologici, l’armonizzazione delle uguaglianze e delle differenze che si manifestano nel collettivo… Il percorso dall’uno all’altro stato si ha attraverso un tracciato evolutivo a fasi intermedie: è il transito attraverso “l’interdipendenza” a trasformare il gruppo in gruppo di lavoro. “La coesione” è la prima colla, il legante che sta alla base della formazione del gruppo, attraverso la condivisione delle regole, del sentimento di piacere, ma può anche esprimersi con sentimenti negativi e forte conflittualità. L’interazione non è però soddisfacente per la creazione di un gruppo di lavoro: lo sviluppo della membership, PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 18 dell’essere parte di un gruppo porta al soddisfacimento dei propri bisogni, ma non garantisce capacità di sopravvivenza come soggetto sociale. È quindi l’interdipendenza a dare consapevolezza ai membri di dipendere gli uni dagli altri e a configurare il gruppo di lavoro come “groupship”, attraverso la funzione equilibratrice della “leadership3”. Si viene così a creare la necessità di legame e la maturazione del gruppo verso l’integrazione, con cui gli individui arricchiscono la propria identità, e con cui si sviluppa la “collaborazione”, che definisce un’area di lavoro comune, di partecipazione attiva di tutti i membri. La “negoziazione”, infine, si traduce nell’identificare il proprio punto di vista, nel confrontarlo con gli altri, è quindi il processo centrale per la collaborazione. Costruire un gruppo di lavoro non è facile. Quaglino e Cortese affrontano la tematica offrendo riflessioni e indicazioni per quella che potremo definire “la disciplina del gioco di squadra”. Il materiale raccolto nel testo è il frutto dell’incontro con ottanta gruppi di lavoro che hanno contribuito ad alimentare un database ricco di storie . L’ analisi è inoltre articolata in quattro vertici (l’obiettivo, il metodo, le risorse e il coordinamento) che consentono di tracciare un percorso di apprendimento sul gruppo di lavoro. Il primo quesito che ci si pone 3 Con leadership s’intende: direzione, comando. Dizionario della lingua inglese, Varese 1995 PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 19 quando si entra in un gruppo è: “Perchè ci siamo riuniti?”. Rispondere a questa domanda è assolutamente importante in quanto offre il presupposto per l’effettiva istituzione del gruppo di lavoro, ovvero l’espressione di una finalità. In altri termini ciò costituisce “l’obiettivo”, il risultato atteso dal gruppo, il traguardo da raggiungere che costituisce il suo fine ma anche la sua conclusione, in quanto una volta raggiunto l’obiettivo il gruppo non esisterà più. Innanzitutto un buon obiettivo deve essere chiaro per permettere a tutti i componenti del gruppo di comprenderlo allo stesso modo. La chiarezza è quindi la principale qualità dell’obiettivo e se ciò viene a mancare a lavorare saranno i singoli, ciascuno all’inseguimento del proprio obiettivo. Per quanto riguarda la questione della condivisione, vi sono situazioni, come ad esempio nelle organizzazioni, dove ci possono essere obiettivi non condivisi, che appaiono inutili, ma che ugualmente le persone si impegnano a raggiungere. Quindi un obiettivo non del tutto condiviso non impedisce ai componenti del gruppo di lavorare. Ciò che realmente impedisce di fare lavoro di gruppo non è la mancanza di condivisione ma di chiarezza. Oltre alla precedente domanda che ci consente quindi di spiegare l’importanza di un chiaro obiettivo, all’interno del gruppo può sorgere un ulteriore quesito: “Che cosa dobbiamo fare? ”. Qui entra in PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 20 gioco “il compito”, ovvero l’attività che siamo chiamati a svolgere, il lavoro che ci consente di raggiungere l’obiettivo. La situazione che spesso accade nelle organizzazioni è che all’assegnazione di un obiettivo non corrisponde alcun cenno al compito. È quindi importante ragionare subito in termini di compito. Correlato a questo concetto c’è quello di “strategia”, ovvero la cornice di riferimento all’interno della quale il gruppo è chiamato a lavorare. Ragionare in questi termini è importante per riconoscere che l’obiettivo affidato al gruppo non è altro che una tappa all’interno di un lungo viaggio in cui si colloca l’organizzazione. È inoltre utile per semplificare l’esecuzione del compito: la strategia individua un orientamento, un indirizzo utile per lo svolgimento del compito. È possibile inoltre individuare alcune situazioni tipiche in cui un gruppo si può trovare: passaggio di informazioni, discussione, sviluppo e creazione di idee, soluzione di problemi, presa di decisione e monitoraggio. Il passaggio di informazioni o comunicazione, scambio e confronto è un’attività che permette di creare rappresentazioni comuni rispetto ad un certo aspetto della realtà, per far vedere le cose allo stesso modo o con un pensiero analogo. Può accadere che le informazioni sono inizialmente possedute da un solo componente del gruppo o da più componenti : l’importante è che tutti possano esporle a coloro che non PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 21 le possiedono. La discussione è il tipo di compito più frequente per creare e sviluppare idee, per risolvere problemi, per prendere decisioni. Viene inoltre utilizzata per analizzare le convinzioni di ciascun componente del gruppo in riferimento ad un determinato argomento. Con lo sviluppo di idee si rappresenta un ulteriore avanzamento sul piano della produzione di significati rispetto ai compiti. Ciò può avvenire con un’idea già esistente , arricchendola o trasformandola, oppure creare un’idea da zero. Talvolta l’atto creativo che il gruppo è chiamato a compiere può essere definito in termini di soluzioni di problemi: qui il lavoro di gruppo consiste nel selezionare e ordinare le informazioni per individuare e rimuovere gli ostacoli che impediscono la soluzione. Il principale vantaggio di questo compito è rappresentato dalla possibilità di far convergere le informazioni possedute dai diversi individui. Un ulteriore compito consiste nella scelta di un’alternativa all’interno di un ventaglio di possibilità più o meno ampio: se le possibilità sono note la presa di decisione si configurerà come una ricerca dell’alternativa più appropriata, invece se tale ventaglio di possibilità non è noto il gruppo sarà chiamato a ricostruirlo. Infine vi è il monitoraggio, che è il compito meno frequentemente utilizzato da un gruppo di lavoro e che consiste nel seguire e controllare un processo, verificandone l’andamento in PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 22 termini di rispondenza alle finalità previste, tempi, risorse, problemi… “Come lavoriamo insieme?” Rispondere a questa domanda rappresenta il metodo di lavoro che il gruppo usa per eseguire l’ attività e quindi per raggiungere l’obiettivo: il modo di fare, il procedimento, il sistema. Il metodo inoltre si può riferire sia alla prestazione che definisce le modalità tecniche di realizzazione delle attività, sia ai rapporti interpersonali quando definisce le modalità di interazione tra i componenti del gruppo. Il metodo quindi costituisce il secondo confine del terreno di gioco della squadra e se l’obiettivo, il compito e la strategia possono essere considerati alla base del gruppo, il metodo ne delinea la forma. Avrà così luogo il perimetro entro cui si svolge il lavoro di gruppo, attraverso due fondamentali qualità: la comunicazione e la collaborazione. Il metodo attiva la comunicazione in quanto consente ai differenti componenti di esprimersi, manifestare con senso oppure dissenso, e al tempo stesso stimola la collaborazione in quanto permette di intrecciare i corsi d’ azione individuali in funzione delle esigenze legate alla realizzazione dei compiti. Darsi un metodo quindi significa cercare la miglior divisione del lavoro possibile in senso spaziale (stabilire sottocompiti che conducono a sott’obiettivi) e temporale (associare a ciascuno di essi una scadenza intermedia). Inoltre Quaglino, rielaborando PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 23 molte storie raccolte, ha evidenziato otto azioni orientate alla regolazione delle interazioni tra i componenti del gruppo di cui quattro sono riconducibili alla comunicazione e quattro alla collaborazione. In merito al comunicare, il giro di tavolo costituisce la prima azione che consente a tutti i componenti del gruppo di esprimere le proprie convinzioni relativamente ad un determinato aspetto della realtà. Attraverso questo metodo chi non ha un’opinione lo può dichiarare, chi parla per primo sa che deve regolare la durata del proprio intervento per lasciare spazio a tutti. Non ha importanza il senso orario o antiorario che si vuole seguire per organizzare gli interventi in quanto tutti saranno chiamati in ogni caso ad esprimersi. La comunicazione all’interno del gruppo ha bisogno comunque della sintesi, che permette la verifica delle distanze e l’eventuale spazio per la trasformazione delle convinzioni stesse. Ciò costituisce un esercizio di convergenza in quanto si propone di individuare punti in comune tra le convinzioni espresse dai singoli. La sintesi procede attraverso due passaggi : il primo consente di individuare “famiglie” di convinzioni e le differenti posizioni all’interno del gruppo; il secondo invece punta a ritrovare qualche carattere comune tra le differenti “famiglie”. L’interruzione invece analizza il problema di come ogni organizzazione regola le proprie modalità di comunicazione in PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 24 relazione alla legittimità o non dell’interrompere chi sta parlando, anche per consentire di spiegarsi meglio. Servirsi della scrittura è invece vantaggioso in quanto può sia valorizzare la comunicazione che avviene nel giro di tavolo, sia per definire una sintesi migliore. Tra i supporti che permettono la scrittura, un quaderno o un notes personale permette di schematizzare il punto di vista che si intende presentare. Le libere associazioni sono un metodo che permettono sia di attivare la comunicazione, sia di stimolare la collaborazione, favorendo l’integrazione dei contributi individuali fino a pervenire alla costruzione di un risultato comune. Con ciò vengono indicate quel tipo di interazioni guidate dall’evoluzione dei pensieri prodotti dai differenti componenti del gruppo, una volta definito il tema. Per la gestione di un momento di lavoro basato sulle libere associazioni esistono delle regole che assicurano un corretto ed efficace intervento-tipo. La prima riguarda la sinteticità, col la quale viene limitato lo spazio che ciascuno può prendersi evitando così la perdita delle intuizioni. La disponibilità invece permette che qualunque idea venga espressa, anche le più bizzarre, in quanto ogni intervento può diventare uno stimolo per il pensiero altrui. Con la sospensione del giudizio si evita il commento delle idee proposte ma si utilizzano come spunto per presentare le proprie. L’ultima regola PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 25 consiste nella produttività, ovvero un elevato ritmo di idee da mettere in gioco, per creare una massa di pensieri sufficienti al gruppo di lavoro. Per orientare e stimolare la collaborazione una posizione di primo piano va allo scambio di informazioni, ovvero al momento in cui cessano di essere proprietà degli individui, per diventare proprietà del gruppo. Questo metodo è caratterizzato da quattro passaggi: 1. individuazione precisa di chi possiede le informazioni rilevanti rispetto all’oggetto in questione; 2. riconoscimento della natura delle informazioni, di quanto tempo ci vuole per farle proprie e come sono conservate; 3. evitare il passaggio di informazioni al momento di riunione del gruppo ma inviarle con un certo anticipo ai componenti; 4. fissare su carta le informazioni che vengono trasmesse. Ci sono occasioni in cui qualcuno dei componenti sente il bisogno di fare il punto della situazione per verificare lo stato del proprio operare insieme. Questa verifica può essere orientata verso due differenti fronti: 1. verso un fronte interno, ovvero verso il gruppo di lavoro, focalizzando le modalità di funzionamento che il gruppo si è dato, le possibilità di cambiamento… PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 26 2. verso un fronte esterno, ovvero verso il lavoro di gruppo, focalizzando in questo caso il percorso che conduce al raggiungimento dell’obiettivo. Fare il punto della situazione significa quindi verificare lo stato della collaborazione, per renderla più efficace nelle successive fasi del lavoro. L’ultima modalità di regolazione delle interazioni è orientata a promuovere la scelta fra le diverse alternative: ciò è reso possibile attraverso cinque passaggi-chiave. La definizione delle alternative permette di costruire un elenco di opzioni che in alcuni casi sono predefinite dall’esterno (in questo caso è sufficiente renderle esplicite) in altri sono da formulare (qui bisogna attivare uno sforzo creativo per individuarle). Una volta delineate le alternative si procede all’eliminazione di quelle che risultano meno attinenti, cancellandole dall’elenco scritto in precedenza. Successivamente si procede con la valutazione delle alternative, attribuendo un valore che sintetizza l’adeguatezza rispetto al risultato atteso. Questo lavoro consiste nell’attribuire un punteggio numerico o un giudizio in forma di frase e costruire una graduatoria di alternative . La fase successiva consiste nella votazione dell’alternativa da scegliere, che prevede , se non si raggiunge l’unanimità, lo strumento dalla maggioranza. La revisione conclusiva consiste infine nel PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 27 ripercorrere l’iter della scelta partendo dalla definizione fino alla conclusione, evidenziando i passaggi chiave e individuando eventuali errori commessi. Di fondamentale importanza sono anche le risorse e i mezzi che costituiscono il terzo vertice necessario alla costruzione di un gruppo di lavoro. Uno dei classici errori che i gruppi commettono ha a che fare con il mancato utilizzo di una risorsa che, pur essendo disponibile, non viene riconosciuta. Allo stesso modo non riconoscere un vincolo può portare il gruppo a sprecare il proprio lavoro, ad esempio quando l’obiettivo non viene raggiunto in tempo utile. Riconoscere le risorse e i vincoli promuove anche un atteggiamento propositivo di richiesta ai propri interlocutori delle risorse che vengono ritenute necessarie, così come l’eliminazione di quei vincoli che sembrano non consentire il raggiungimento dell’obiettivo affidato al gruppo. Nei gruppi efficaci le risorse vengono condivise, ovvero cessano di essere una proprietà di qualcuno ma appartengono al gruppo. Si viene a creare un effetto a catena quando invece gli individui non riconoscono negli altri componenti del gruppo la massima apertura a mettere in comune le loro risorse e faranno la stessa cosa con le proprie. Allo stesso modo, quando un gruppo sarà in grado di appropriarsi delle risorse dei singoli, tanto più si assisterà all’emergere di altre risorse, ad esempio la fiducia PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 28 interpersonale, la motivazione a collaborare… All’interno di questa ottica si viene a creare un processo che vede il passaggio dalle risorse tecniche a quelle umane; così la disponibilità delle informazioni produce fiducia, l’adeguatezza degli strumenti di lavoro produce motivazione… Sono cinque le risorse principali di cui un gruppo può disporre e gli consentono di crescere per diventare una squadra eccellente. Come abbiamo prima citato le persone che lo compongono e le informazioni che costituiscono l’oggetto della ricerca, sono le due risorse di base. A queste vanno aggiunte quelle del setting, cioè dello spazio in cui il gruppo gioca la sua partita, il tempo e l’organizzazione. La più ovvia risorsa a disposizione di un gruppo sono i suoi differenti componenti: le persone che ne fanno o ne faranno parte , ciascuna con le proprie competenze e qualità. Nei gruppi efficaci l’individuazione dei componenti del gruppo non è improvvisata ma è pensata per ottenere la massima coerenza tra le competenze che le persone possiedono, e la massima complementarietà in termini di eterogeneità delle competenze. La composizione di un gruppo non è un tema da affrontare solo nei momenti che precedono la sua istituzione, ma anche dopo è utile fare un “censimento” dei componenti presenti. Inoltre è stato sviluppato dai gruppi efficaci una “cultura della differenza” che si basa sulla possibilità di ciascuno di PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 29 presentarsi per le proprie doti, senza il timore di essere giudicato. Così i partecipanti percepiscono che il gruppo è in grado di utilizzare positivamente l’eterogeneità, costruendo sulla differenza l’efficacia delle proprie prestazioni. Le competenze dichiarate dai componenti del gruppo possono essere articolate in una tipologia costituita da tre principali categorie: 1. capacità di mestiere, ovvero legate allo specifico compito da svolgere; 2. capacità trasversali, ovvero di tipo generale come la conoscenza di una norma… 3. qualità sociali, ovvero di natura relazionale come la negoziazione. Come già affermato ci sono situazioni in cui il gruppo di lavoro ha come obiettivo il passaggio di informazioni, ma è importante riconoscere come qualsiasi altro compito richieda un momento di lavoro che ha come oggetto specifico proprio le informazioni. Per renderle delle vere risorse , il gruppo è chiamato ad assumere un atteggiamento verso la gestione attiva. La rappresentazione grafica consente al gruppo di incrementare l’efficacia nel proprio lavoro: ciò è ancora più significativo quando si tratta di lavorare con le informazioni. Il setting invece, comprende gli aspetti del luogo,gli arredamenti e gli strumenti non tecnici di lavoro. Il PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 30 luogo è lo spazio fisico in cui avviene l’interazione del gruppo: l’ufficio, la sala riunioni…Vi sono alcune caratteristiche del luogo di lavoro che vanno presidiate con particolare attenzione: la rumorosità, l’ illuminazione, la dimensione del luogo… Tra gli arredi figurano i tavoli, le sedie, mentre tra gli strumenti non tecnici di lavoro abbiamo quelli per scrivere (lavagna, fogli…) e quelli per comunicare (i cartellini col nome, la lavagna luminosa, il telefono…). Il tempo, a volte percepito come risorsa, struttura e scandisce la vita del gruppo. È l’unica risorsa non reintegrabile: una riunione infruttuosa non è recuperabile. È anche però facilmente valutabile: è abbastanza semplice verificare quanto tempo si è dovuto investire per ottenere un risultato. I gruppi più efficaci sono in grado di attivare strategie intenzionali di controllo e di utilizzo del tempo a disposizione, mentre quelli meno efficaci si qualificano per una diffusa incuria nei confronti del tempo, che può produrre soltanto inefficienza nel raggiungimento degli obiettivi fissati. La gestione del tempo da parte del gruppo si realizza controllando cinque aspetti principali: la scadenza, ovvero la data entro la quale deve essere raggiunto l’obiettivo, l’articolazione, che permette di fare una previsione del numero di incontri che si renderanno necessari, l’orario per fissare il momento di inizio e conclusione del lavoro, e infine gli imprevisti che consiste nel PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 31 risolvere le situazioni problematiche caratterizzate da ritardi, rinvii… L’organizzazione infine può essere considerata in termini di risorsa oppure vincolo, per il suo potere di influenzare la motivazione al lavoro e il senso di appartenenza degli individui. Spesso vi è un atteggiamento di forte dipendenza del gruppo nei confronti dell’organizzazione: è come se il gruppo non fosse in grado di fare nulla senza la tutela dell’organizzazione. Spesso invece quest’ultima affida ai gruppi che istituiscono al proprio interno, una delega impropria: in questo senso l’efficacia dei gruppi è soprattutto l’esito della capacità di prendere in mano il proprio destino, sentirsi protagonisti della propria storia. Le risorse che i gruppi si trovano a negoziare con l’organizzazione sono: i tempi per la gestione delle agende individuali tale da offrire ai componenti la possibilità di partecipare agli incontri; i luoghi ovvero l’ambiente in cui il gruppo può riunirsi; la segretaria come punto di raccolta di tutte le informazioni del gruppo e infine gli strumenti di lavoro (fotocopiatrice, lavagna…). L’ultimo vertice necessario alla costruzione di una buona squadra di lavoro è il coordinamento. Per realizzare un gruppo di lavoro efficace è indispensabile porsi il problema del coordinamento e non del coordinatore. Se c’è il coordinamento il gruppo funziona, ma se c’è solo il coordinatore non è scontato che sia in PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 32 grado di fare coordinamento. Con ciò si vuole qualificare l’azione di presidio dei confini del lavoro di gruppo, rappresentati di volta in volta dall’obiettivo, dal compito, dal metodo… Il coordinamento è quindi perpetuo, ininterrotto, sempre presente nel lavoro di gruppo, è l’essenza del fare ordine. Entrando nei dettagli può essere sintetizzato in tre punti: 1. fissare l’obiettivo; 2. garantire il modello; 3. padroneggiare risorse e vincoli. L’ordine che crea il coordinamento si qualifica per due peculiari caratteri. Da un lato si deve affermare che non è un ordine stazionario ma dinamico, a sevizio del fare: coordinare significa perciò intervenire, trasformare le situazioni per consentire al gruppo di lavorare. “Lavorare in gruppo” significa lavorare con gli altri, quindi l’ordine creato non è solo nelle attività ma anche nelle relazioni. Il coordinamento viene così concepito come un’azione che si fa insieme. Solo così potranno emergere due ulteriori qualità del gruppo che garantiscono la possibilità di lavorare con efficacia: la motivazione, ovvero la voglia di fare con gli altri e la fiducia, cioè la sensazione di poter far affidamento su qualcuno. Quaglino attraverso numerose interviste ha potuto individuare sette specifiche azioni di coordinamento che consentono di sostenere le due PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 33 qualità: il significato, l’energia, la vicinanza, il clima, la cura, l’esempio e la coesione. Bisogna innanzitutto affermare che il coordinamento ha il compito di dare senso all’azione dei componenti del gruppo, ricordare e chiarire l’ obiettivo e il contenuto del compito: si parla così di “sensemaking” ovvero la capacità di attribuire significato, in cui il coordinamento diventa il luogo dove è possibile confrontarsi sulle ragioni prossime e remote che stanno alla base del lavoro che si è chiamati a compiere.. Ci sono situazioni invece in cui il lavoro stagna, mancano le forze, il gruppo ha perso vigore: in questi casi fare ordine nel gruppo consiste nell’ incoraggiare l’espressione di forze positive e propositive da parte dei componenti, attivando voglia di fare, la sicurezza, la motivazione e soprattutto sollecitando tutta l’energia che gli individui sono disposti a investire nel lavoro. Tra i comportamenti di coordinamento efficaci nel conferire energia al gruppo di lavoro segnaliamo: 1. riflettere su quanta forza il gruppo è in grado di esprimere; 2. mantenere elevato il ritmo delle attività; 3. misurare costantemente il grado di avvicinamento alla meta finale; 4. celebrare i successi ottenuti . PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 34 Inoltre il coordinamento facilita il senso di vicinanza tra le persone. Così nel gruppo il numero di relazioni cresca in modo esponenziale in funzione dell’aumentare del numero dei componenti: ciascun nuovo membro produrrà nel gruppo tante nuove relazioni quante sono le persone già presenti nel gruppo stesso. Fare coordinamento significa quindi verificare continuamente che tutti siano collegati, in ascolto, pronti ad essere chiamati in causa di chiunque altro. In tal senso alimentare la vicinanza significa mantenere alta la disponibilità relazionale all’ interno del gruppo. Il fronte del clima invece ha a che fare con la percezione della qualità complessiva delle relazioni interne che qualificano il gruppo: il clima è quindi la temperatura interpersonale che assicura la possibilità di esprimere nel lavoro gli aspetti ludici che lo rendono piacevole. Vi sono comunque tre aspetti che minacciano la positività del clima relazionale: 1. i conflitti interpersonali tra i componenti del gruppo; 2. il pessimismo generalizzato circa le probabilità di riuscita; 3. l’utilizzo di un atteggiamento autoritario. Fare coordinamento assume quindi il significato di contribuire alla costruzione di un clima positivo, elaborando i conflitti invece di sopprimerli. Il significato di curare, in tale contesto, consiste PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 35 nell’occuparsi, interessarsi, mettersi nei panni di, lasciando percepire alle persone che le si riconosce nella loro individualità, al di là del ruolo e delle responsabilità che stanno qualificando come membri del gruppo. La cura quindi risulta positiva quando è un attenzione momentanea che si protrae per qualche istante e non assume le tonalità dell’ esame psicologico. Un ulteriore voce è la questione dell’ esempio, ovvero fare per primi affinché gli altri facciano come noi. È importante che sia soprattutto il coordinatore istituzionale a dare l’ esempio, in quanto è la persona più osservata e autorevole presente all’ interno del gruppo. Anche gli altri componenti possono esercitare influenza: è responsabilità di ciascuno proporsi di dare l’esempio in positivo e astenersi dal dare esempi in negativo. Un ulteriore azione di coordinamento ha a che fare con la promozione del senso di coesione all’interno del gruppo, con la sensazione di appartenere e riconoscersi in un senso del noi. Nel gruppo coeso quello che conta è il risultato: il noi prevale sull’io, dove l’unico risultato che conta è quello della squadra così comportamenti efficaci si collocano su un versante interno rappresentato dalla consapevolezza che i risultati che il gruppo potrà conseguire sono la risultante di azioni collettive, e un secondo versante esterno rappresentato dalla disponibilità a negoziare con tutti gli interlocutori organizzativi del gruppo. Il PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 36 percorso che è stato tracciato nell’analisi degli elementi principali che articolano il campo d’azione del gruppo ci ha permesso di affermare che, se lavorare in gruppo significa esprimere un più alto livello di interazione nello scambio tra i componenti, giocare di squadra ha il senso di portare all’eccellenza il lavoro di gruppo. Il gruppo quindi realizza la “squadra” nella sua capacità di far “quadrare” il cerchio, ovvero il gruppo, lungo le quattro principali direttrici che sono rappresentate dall’ obiettivo, dal metodo, dalle risorse e dal coordinamento. Lavorare insieme La scoperta del lavoro di gruppo come fenomeno complesso non è stata fatta da uno psicologo ma da un agronomo francese alla fine dell’Ottocento, Maximilien Ringelmann (Ringelmann, 1918) che condusse una serie di esperimenti per sondare l’efficacia di alcune tecniche di tiro usate in agricoltura. Nel corso di queste ricerche svolte con studenti di agraria, egli constatò un fenomeno particolare: quando gli individui lavoravano da soli tendevano ad impegnarsi di più di quando lavoravano in gruppo. L’esperimento consisteva nel tirare una corda che PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 37 al suo estremo aveva un dinamometro: si notò che il gruppo imprimeva una forza di trazione sicuramente superiore di qualunque individuo preso singolarmente, ma la forza non aumentava in modo proporzionale alla grandezza del gruppo. Ciò suscitò l’interesse di molti studiosi: l’intento era di capire cosa succedeva in un gruppo di lavoro e che differenze ci sono fra compiti di natura motoria, logica o creativa. In compiti di tipo cognitivo è stato osservato che i gruppi offrono in genere prestazioni migliori degli individui, anche se impiegano più tempo. Per quelli di tipo creativo viene spesso usato il brainstorming, tecnica usata in vari contesti finalizzata a raccogliere il maggior numero di idee nel corso di interazioni di gruppo, in cui gli individui sono invitati ad esprimere tutto quello che viene loro in mente a proposito si un argomento. Attraverso questa tecnica ci sono risultati contraddittori, in quanto il gruppo può funzionare da attivante ma anche come inibente per la produzione creativa. La constatazione che il gruppo non produce sempre in modo proporzionale alle capacità dei suoi membri ha nella teoria del “deficit di gruppo” di Ivan D.Steiner (Steiner, 1956) una delle sue più note espressioni. Steiner sostiene che, conoscendo le prestazioni individuali su di un compito, è possibile stabilire la produttività potenziale del gruppo di cui fanno parte questi individui. Così la produttività effettiva risulta PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 38 uguale a quella potenziale, meno le perdite dovute a processi imperfetti. Un esempio di questo tipo sono le dinamiche interne del gruppo che sono sottese da una differenziazione di ruoli, mansioni… Le diverse posizioni dei membri nel gruppo e la reputazione rispetto alla loro competenza nel problema specifico, avrebbero un peso notevole nella produttività del gruppo. Un ulteriore perdita di processo può essere dovuta a problemi di motivazione, cioè quando gli individui lavorano in gruppo possono impegnarsi di meno di quanto devono lavorare da soli. Il senso della coesione Quando nel linguaggio di tutti i giorni diciamo che un gruppo è coeso ci riferiamo a qualcosa che funziona come una specie di collante, di aggrecante. Ci si riferisce quindi a quell’insieme di forze che da un lato fa sì che un insieme di persone diventi un gruppo e che dall’ altro tende a mantenerlo unito. Il primo studio che ha utilizzato nella propria ricerca la nozione di coesione è stato Festinger (Festinger, 1957), sui quartieri Westgate e Westgate West, in cui la diversa coesione mostrata dagli studenti residenti nei due quartieri fu concepita come un fenomeno di “attrazione PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 39 interpersonale”, legata alla diversa concezione architettonica dei quartieri. Secondo questa ottica le persone diventano gruppo perché provano simpatia reciproca, stanno bene insieme e provano attrazione le une per le altre. Si notò che questo concetto individualistico di coesione era piuttosto limitato, in quanto si centrava su gruppi ristretti in cui i membri si conoscono, lasciando fuori i fenomeni di unione fra gruppi estesi, in cui i membri non si conoscono. Un tipo di gruppo per cui è stato spesso utilizzato il concetto di coesione sono le squadre sportive; si tratta di gruppi reali che hanno una durata temporale abbastanza prolungata. Le ricerche effettuate hanno dimostrato che ci sono squadre che diventano più coese perchè vincono, altre che mantengono in buon livello di coesione interna anche se perdono per tutta una stagione. Un ulteriore elemento della vita di un gruppo è il conformismo, un fenomeno comune e quasi ordinario nell’influenza sociale. Può essere rappresentato come una posizione in un gruppo portata avanti dalla maggioranza o da un leader a cui i membri tendono ad aderire anche quando è in contrasto col proprio modo di pensare. L’adesione può essere passiva, quando non ci si oppone alle decisioni che si stanno prendendo, o attiva se si rafforzano le posizioni normative del gruppo. Asch (Asch, 1958) è uno dei primi psicologi sociali a mettere a prova sperimentale il problema del PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 40 conformismo. Ai soggetti del suo esperimento veniva chiesto di dire quale fra tre rette verticali sia simile ad una retta data come campione. La situazione è resa complessa in quanto il giudizio viene espresso ad alta voce da un gruppo di persone in cui tutti sono complici dello sperimentatore, tranne il soggetto ingenuo che esprime il proprio parere per ultimo. I complici hanno il compito di dare delle risposte scorrette in dodici prove delle diciotto previste: i soggetti ingenui danno almeno una risposta scorretta e circa il 36% delle risposte complessive vanno nel senso della maggioranza scorretta. Asch ha dimostrato con questo esperimento quanto siano potenti i processi d’influenza sociale nei gruppi e quanto le persone si sforzino di non apparire troppo diverse dagli altri. Conflitti e spaccature nel gruppo Quando si parla di conflitto nel gruppo si pensa subito qualcosa di negativo, che introduce la spaccatura tra posizioni diverse. Il conflitto si genera per la situazione di ineguaglianza fra i membri, si presenta come distruttivo, spacca l’equilibrio e la coesione del gruppo, mentre è PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 41 costruttivo se comporta un arricchimento e un’evoluzione positiva della vita del gruppo. La disuguaglianza fra i componenti è un elemento fondante della strutturazione e della relativa stabilità del gruppo ma allo stesso tempo costituisce una permanente possibilità di conflitto in quanto possono presentarsi situazioni ed eventi particolari che sconvolgono gli assetti stabiliti. L’entrata di nuovi membri, la variazione di alcune norme possono rimettere in causa le gerarchie consolidate . Tra gli elementi che scatenano il conflitto abbiamo innanzitutto l’accesso a risorse limitate, ovvero la situazione in cui solo ad alcuni membri può essere dato un premio o un riconoscimento per la propria prestazione. Poi abbiamo la distribuzione ineguale delle opportunità, con la quale alcuni membri hanno maggiore spazio di iniziativa o sono più ascoltati. Vi può essere poi la disuguaglianza delle idee e delle opinioni, per le divergenze nel modo di concepire determinati problemi. Si può inoltre generare il conflitto per la distribuzione ineguale del potere interno, per cui alcuni membri mettono in discussione le graduatorie di prestigio già consolidate e prospettano dei cambiamenti nella gerarchia degli status. Si può inoltre verificare che i gruppi affrontano il conflitto in diversi modi. I casi più evidenti sono: PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 42 1. quando alcuni gruppi evitano il conflitto anche quando è operante e ha come conseguenza la demotivazione di una parte dei membri, attenua i sentimenti di appartenenza…; 2. quando è già scoppiato ma il gruppo cerca la strada per ridurre la portata destabilizzante; 3. quando il gruppo crea intenzionalmente un conflitto con la conseguenza non necessariamente negativa di produrre innovazione e spinta a cambiamenti produttivi. La via di uscita da una situazione conflittuale di gruppo risiede nella capacità di discuterne senza reticenze, accettando l’aspetto “costoso” di tale operazione e nel rischio di constatare che certe posizioni siano difficilmente conciliabili. Può succedere che nel gruppo si palesino dei conflitti tali per cui diviene impossibile la ricomposizione su nuove basi. In questo caso una delle possibilità è che il gruppo si sciolga, avendo perso quel patto di fiducia reciproca e di tensione verso la meta che ha unito fra loro i componenti. Un’altra situazione è quella della spaccatura in sottogruppi, definita il caso dello “scisma”, che si presenta opposto ai processi di uniformità del gruppo e ha le sue manifestazioni soprattutto in ambito politico e religioso. PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 43 CAPITOLO 4 Un intervento di ricerca-azione L’efficienza dei gruppi di lavoro del Sert Verso la metà degli anni novanta è stata condotta una ricerca-azione il cui oggetto di indagine era la diagnosi della situazione organizzativa dei Servizi per le Tossicodipendenze (Sert). In particolare, ci si chiedeva quali aspetti fossero più determinanti nel garantire soddisfacenti livelli di efficienza ai gruppi di lavoro che costituiscono le equipe del Sert. Questo servizio è composto da operatori di diversa appartenenza professionale (medici, psicologi, educatori, infermieri ) e ha lo scopo di fornire un presidio preventivo e terapeutico nell’ambito delle dipendenze da sostanze. La richiesta dell’ente regione era di poter individuare un modello organizzativo di questi gruppi di lavoro tale da essere generalizzato, ma il Sert risulta come una struttura dai contorni variabili e con differenti visioni culturali e scientifiche…Ecco perchè il primo obiettivo della ricerca-azione è stato quello di delineare le caratteristiche dell’ organizzazione PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 44 attraverso il linguaggio degli attori coinvolti. L’ intervento si è svolto secondo le seguenti fasi: 1. individuazione di alcune unità organizzative Sert, scelte in accordo con l’ente regione, come rappresentative delle diverse situazioni locali; 2. raccolta e analisi di documenti come le relazioni annuali , i dati quantitativi e le indicazioni progettuali dei Sert; 3. intervista aperta con i responsabili dei Sert e relativo dossier, che si presenta come opportunità di stimolare coinvolgimento e la collaborazione diretta di tali soggetti; 4. intervista con ciascuno degli operatori dei Sert, che è stata preceduta da una serie di riflessioni avvenute nel gruppo di ricerca; 5. elaborazione dei dati e ulteriore riflessione comune con gli operatori dei diversi Sert sugli andamenti rilevati. L’analisi del Sert ha tenuto conto di tre livelli di funzionamento: 1. il livello micro, ovvero quello dell’equipe e il suo funzionamento come gruppo di lavoro; 2. il livello intermedio, rappresentato dai rapporti tra il Sert e altri attori organizzativi, in relazione al sistema di vincoli e risorse entro il quale agiva l’equipe; PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 45 3. il livello macro, rappresentato dal rapporto tra il Sert e le politiche sanitarie e sociali di medio-lungo periodo. Per quanto riguarda gli strumenti della ricerca, si possono distinguere in due grandi categorie: strumenti di conoscenza preliminare e strumenti di indagine diretta. Appartengono al primo gruppo: 1. l’intervista libera, adottata con ciascun responsabile del Sert per ricavare informazioni di carattere generale ( andamento delle attività, linee guida del lavoro, rapporti con altri servizi…) ; 2. l’analisi dei documenti, ovvero le relazioni periodiche predisposte dai responsabili del Sert, che costituivano una sorta di bilancio del lavoro svolto; 3. l’osservazione diretta di una giornata-tipo al Sert (accoglienza,somministrazione farmaci…),che ha previsto anche la partecipazione a una riunione dell’ equipe. Agli strumenti di indagine diretta appartengono: 1. le mappe cognitive, ovvero rappresentazioni sintetiche dei contenuti discorsivi degli operatori che si caratterizzano per la presenza di specifici legami di causa-effetto; 2. l’intervista focalizzata su alcuni nuclei tematici, a cui l’intervistato assegnava, secondo il suo punto di vista, un PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 46 punteggio da uno a dieci (comunicazione intragruppo, decisioni, integrazione professionale e leadership ) ; 3. la scheda sui punti di forza e di debolezza dell’ equipe, frutto dell’intervista individuale con tutti gli operatori del Sert; 4. le riunioni collettive di confronto sui dati, una a livello di singolo Sert e l’altra con la presenza di operatori di più Sert, per completare e integrare quanto i ricercatori avevano raccolto durante la ricerca. Ai fini dell’ intervento, ogni strumento ha contribuito in modo specifico. Le mappe cognitive, ovvero un aggregato di concetti e di relazioni che permettono di rappresentare graficamente ciò che si pensa nell’equipe di lavoro, sono uno strumento di ricerca piuttosto interessante. L’ intervento ha evidenziato la presenza di diversi gradi di condivisione nel modo di pensare degli operatori; ciò ha dato vita a modalità di funzionamento del lavoro di equipe con efficienza differenziata. Proprio per questo è stato possibile, attraverso l’utilizzo di mappe causali, offrire un quadro esplicito del comune modo di ragionare nell’ equipe, per offrire un momento di confronto ai componenti del gruppo di lavoro. Per la costruzione delle mappe, il punto di partenza è stato quello di indicare una lista di tredici effetti del lavoro di equipe e una lista di sedici PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 47 possibili cause in gioco nella determinazione di tali risultati. Ogni operatore doveva innanzitutto esaminare uno per uno gli effetti/risultati del lavoro della sua equipe, per dire se si verificasse o meno. Se la risposta era affermativa doveva mettere in relazione quell’effetto con ciascuna delle cause proposte. Una volta identificata la relativa causa, l’intervistato doveva porre un segno nella casella di incrocio tra quel effetto e la sua causa. Per ogni riga e colonna si effettuava successivamente la somma delle connessioni effettuate dall’intervistato. Il più alto totale della riga, quindi della causa, rappresentava con maggiore probabilità l’elemento organizzatore della mappa causale. Per mettere in evidenza la struttura delle mappe raccolte si analizzano tutte le coppie di elementi, per calcolare quanti degli intervistati hanno evidenziato quel legame. Così con l’ applicazione della “teoria dei grafi”, si può costruire una rappresentazione grafica dei legami tra gli elementi, tale da mettere in evidenza soltanto i collegamenti più forti, cioè quelli che risultano condivisi da un più alto numero di componenti del gruppo. La rappresentazione grafica effettuata nella ricerca-azione mostra una situazione in cui, tra i vari elementi presi in esame, l’integrazione tra gli operatori assume una posizione di centralità nel modo di concepire il lavoro del Sert. Questa infatti è una causa che produce effetti rilevanti PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 48 per la vita del Sert , tra cui il cambiamento degli utenti, la soddisfazione degli utenti, l’immagine esterna del servizio… Per chiarire ulteriormente le caratteristiche delle mappe del gruppo in esame, si prende in considerazione un secondo grafo, risultante dalle interviste effettuate in un’altra equipe. La mappa in esame presenta solo due punti di aggregazione, evidenziando quindi una mentalità comune assai meno compatta della precedente. Qui inoltre si ha la presenza di un effetto indesiderato, costituito dalla conflittualità tra gli operatori all’interno dell’equipe. Gli elementi di frammentazione di questa seconda mappa implicano l’esistenza di difficoltà interne all’equipe nella definizione comune del modo di procede. Ciò ha offerto un’occasione per fare un bilancio sulla propria situazione organizzativa, per stimolare proposte e suggerimenti utili alla soluzione dei problemi. Tra questi abbiamo : 1. suggerimenti relativi alla precisazione degli obiettivi dell’organizzazione: aumentare i rapporti con l’esterno, curare l’immagine del servizio… 2. suggerimenti relativi all’efficacia degli interventi: maggiore partecipazione dei vari operatori alla progettazione, adottare forme di valutazione dei risultati… PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 49 3. suggerimenti relativi al modo di funzionare dell’equipe: migliorare gli aspetti di segreteria, la modalità di pianificazione degli impegni… 4. suggerimenti relativi al personale: migliorare i sistemi di gratificazione, garantire occasioni di scambio di esperienze… 5. suggerimenti relativi al modello organizzativo: verifiche periodiche dell’assetto organizzativo adottato… La ricerca in questione ha mostrato che in contesti lavorativi di questo tipo si ha la cosiddetta “coordinazione implicita”, ovvero l’instaurarsi tra i membri del gruppo di lavoro di un livello soddisfacente di collaborazione, che si fonda sulla conoscenza reciproca di come è fatto il lavoro dell’altro. PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 50 SINTESI E CONCLUSIONI Oggi nelle organizzazioni diventa sempre più importante lo scambio di idee e la collaborazione tra gli individui per poter raggiungere gli obiettivi aziendali e per poter al meglio completare il proprio lavoro. Saper lavorare in gruppo diviene quindi una competenza sempre più importante, soprattutto per costruire consenso e condivisione.. Obiettivo principale di questo lavoro è quindi quello di illustrare la dinamica individuo-gruppo nei contesti lavorativi, attraverso una comparazione delle diverse prospettive in ambito psico-sociale. L’elaborato si presenta suddiviso in due parti: la prima, di tipo teorico, offre inizialmente un quadro sul concetto di gruppo secondo la psicologia sociale. La tematica viene analizzata attraverso la descrizione di tipologie e caratteristiche dei gruppi come categorie sociali. Successivamente è stato introdotto il contributo di Kurt Lewin (Lewin, 1972) in merito al concetto di gruppo come “totalità dinamica”, dove ogni cambiamento di stato di una sua parte interessa lo stato di tutte le altre e in cui la peculiarità non è frutto della somiglianza fra i componenti, ma è rappresentata dalla loro interdipendenza. L’autore parla inoltre dell’ “ambiente comportamentale”, ovvero di quella realtà PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 51 formata da oggetti, dalle persone, dai luoghi che, per un individuo, appartengono al presente o ad un futuro più o meno lontano, con i quali egli entra direttamente o indirettamente in rapporto. Un ulteriore apporto è frutto del lavoro di Elton Mayo (Mayo, 1957) che effettua uno studio sulla soddisfazione al lavoro attraverso gli esperimenti di Hawthorne del 1927-32. Una serie di test effettuati dal suo gruppo di lavoro avevano comportato cambiamenti nelle condizioni di lavoro e fornito risultati inaspettati riguardo la performance dei dipendenti. La ricerca dimostrò che, ai fini della performance, la sensazione di coesione e la stima di se erano più importanti di qualsiasi miglioramento dell’ambiente di lavoro. Un ulteriore capitolo ha come oggetto numerose ricerche sulla vita del gruppo, del suo senso di coesione e del conflitto. L’agronomo francese Maximilien Ringelmann (Ringelmann, 1918), condusse alla fine dell’Ottocento una serie di esperimenti per sondare l’efficacia di alcune tecniche di tiro usate in agricoltura. L’esperimento consisteva nel tirare una corda che al suo estremo aveva un dinamometro: egli constatò che gli individui quando lavoravano da soli tendevano ad impegnarsi di più di quando lavoravano in gruppo. La constatazione che il gruppo non produce sempre in modo proporzionale alle capacità dei suoi membri ha nella teoria del “deficit di gruppo” di PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 52 Ivan D.Steiner (Steiner, 1956) una delle sue più note espressioni. Steiner sostiene che, conoscendo le prestazioni individuali su di un compito, è possibile stabilire la produttività potenziale del gruppo di cui fanno parte questi individui. Per quanto riguarda il concetto di coesione, Festinger (Festinger, 1957) ha effettuato una ricerca sui quartieri Westgate e Westgate West in cui la diversa coesione mostrata dagli studenti residenti nei due quartieri fu concepita come un fenomeno di “attrazione interpersonale”, legata alla diversa concezione architettonica dei quartieri. Secondo questa ottica le persone diventano gruppo perchè provano simpatia reciproca, stanno bene insieme e provano attrazione le une per le altre. Asch (Asch, 1958) è uno dei primi psicologi sociali a mettere a prova sperimentale il problema del conformismo. Ai soggetti del suo esperimento veniva chiesto di dire quale fra tre rette verticali sia simile ad una retta data come campione. Con ciò ha dimostrato quanto siano potenti i processi d’influenza sociale nei gruppi. Con il paragrafo “costruire gruppi di lavoro” si fa riferimento al lavoro di G. Quaglino (Quaglino, 2003) e C.Cortese (Cortese, 1999) , che affrontano la tematica offrendo riflessioni e indicazioni per quella che potremo definire “la disciplina del gioco di squadra”, articolata in quattro vertici (l’obiettivo, il metodo, le risorse e il coordinamento), che consente di tracciare un percorso di PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 53 apprendimento sul gruppo di lavoro. La seconda parte si occupa invece della ricerca-azione effettuata verso la metà degli anni novanta il cui oggetto di indagine era la diagnosi della situazione organizzativa dei Servizi per le Tossicodipendenze (Sert). L’intervento si è svolto attraverso delle fasi e ha previsto l’analisi dei singoli Sert oggetto di indagine e il loro rapporto con le politiche sanitarie. La ricerca ha offerto inoltre suggerimenti utili alla soluzione di problemi organizzativi. PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 54 ABSTRACT Nowadays in all sorts of organizations it gets more and more important the exchange of ideas and the cooperation among the individuals in order to reach the company goals and better complete one’s own work. Being able to work in groups becomes a more and more important ability, mainly in order to build a consensual and sharing attitude. The main goal of this work is, therefore, to illustrate the individual-group dynamics in the working framework, through a comparison of different perspectives within the psycho-social context. The paper is divided into two parts: the first, a theoretical one, provides, at the beginning, an outline of the concept of group according to the social psychology. The theme is analyzed through the description of types and features of groups considered as social categories. Later it is introduced the contribution by Kurt Lewin (Lewin, 1972) regarding the concept of group as a “dynamic totality”, where a change of condition in one of its parts interests the condition of all other parts, and whose peculiarity is not given by its members’ resemblance, but it is represented by their interdependence. The author also refers to the “behaviour background”, that is a reality made up of objects, people, places PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 55 belonging to a person’s present time or to his future, getting in touch with them directly or indirectly. Another contribution is the result of Elton Mayo’s work (Mayo, 1957), who studies the satisfaction level to one’s job through Hawthorne’s tests (1927-32). A series of tests, made by his work group, had caused changes in the job conditions and given unexpected results concerning the employees’ performance. The research proved that, with regard to the performance, the feeling of cohesion and self-esteem were more important than any improvement of the job milieu. A further chapter treats of the numerous researches about the group’s life, its cohesion or conflict sense. The French agronomist Maximilien Ringelmann (Ringelmann, 1918), at the end of ‘800s, led a series of tests in order to verify the effectiveness of some agriculture draught techniques. The experiment consisted of pulling a rope having a dynamometer on one end: he realised that, when individuals worked by themselves, they tended to throw themselves into their job more than when working in groups. The theory of the “group gap” by Ivan D. Steiner (Steiner, 1956) represents one of the most famous expressions of the idea that the group no always produces an outcome proportional to its members’ abilities. Steiner maintains that, by knowing the individuals’ performance on a task, it is possible to ascertain the potential PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 56 productivity of the group the individuals belong to. With regard to the concept of cohesion, Festinger (Festinger, 1957) made a research on the Westgate and Westgate West quarters where the different cohesion showed by the resident students was interpreted as a phenomenon of “interpersonal attraction”, connected to the different architectural conception of the above quarters. According to this perspective, people become a group because they like each other, they get on well and feel mutual attraction. Asch (Asch, 1958) is one of the first social psychologists submitting the problem of conventionality to an experimental test. The subjects of his test were requested to tell which of the vertical straight lines provided was similar to the straight line given as a sample. This way he proved how powerful is the process of social influence within a group. The paragraph called “building work groups” is referred to the work by G. Quaglino (Quaglino, 2003) and C. Cortese (Cortese, 1999), who offer observations and remarks for what could be defined as “the discipline of team game”, divided into four points (goal, method, resources and coordination), thus letting us trace out a learning course about the work group. The second part, instead, concerns the research action of the midnineties, whose object was the analysis of the organizational situation of PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 57 Serts (Drug Addiction Services). The action was developed in different phases including the analysis of all the Serts involved in the research as well as of their compliance with the health policy. The research provided useful suggestions to face organizational issues. PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 58 BIBLIOGRAFIA Condolf, A. Bernardi, M. Psicologia per il tecnico dei servizi sociali, Roma 1998 Depolo, M. Psicologia delle organizzazioni, Bologna 1998. Frauenfelder, E. Il lavoro di gruppo: guida teorico-pratica alla strutturazione di gruppi di apprendimento, Firenze 1976. Lewin, K. I conflitti sociali: saggi di dinamica di gruppo, Milano 1972. Lewin, K. Teoria e sperimentazione in psicologia sociale, Bologna 1972. Quaglino, G. Gruppo di lavoro, lavoro di gruppo, Milano 1992. Quaglino, G. Cortese, C. Gioco di squadra, Milano 2003. Speltini, G. Stare in gruppo, Bologna 2002. PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 59 SITOGRAFIA www.diritto.it/materiali/lavoro/giacca.html www.wikipedia.it PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com 60 PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com