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Lascia perdere, Johnny! Anno 2007 Durata 104 Origine ITALIA Colore C Genere COMMEDIA Specifiche tecniche 35 MM Produzione DOMENICO PROCACCI PER FANDANGO IN COLLABORAZIONE CON MEDUSA FILM E SKY Distribuzione MEDUSA Data uscita 30-11-2007 Regia Fabrizio Bentivoglio, Valia Santella (collaborazione) Attori Antimo Merolillo Faustino Ernesto Mahieux Raffaele Niro Lina Sastri Vincenza Roberto De Francesco Autore Luigi Montini Discografico Flavio Bonacci Carlo Tagnin Ugo Fangareggi Pietro Tagnin Daria D'Antonio Franca Marrocco Peppe Servillo Gerry Como Fabrizio Bentivoglio Riverberi Valeria Golino Annamaria Toni Servillo Maestro Falasco Soggetto Umberto Contarello, Filippo Gravino, Guido Iuculano, Fabrizio Bentivoglio Sceneggiatura Umberto Contarello, Filippo Gravino, Guido Iuculano, Fabrizio Bentivoglio, Valia Santella (collaborazione) Fotografia Luca Bigazzi Musiche Fausto Mesolella Montaggio Esmeralda Calabria Scenografia Giancarlo Basili Costumi Ortensia De Francesco Effetti Pablo Mariano Picabea Trama: Caserta, 1976. Il diciottenne Faustino Ciaramella, nell'attesa di trovare un lavoro per evitare la leva militare, suona la chitarra nell'orchestra del maestro Domenico Falasco, trombettista e bidello. Tuttavia, l'esperienza non si rivela troppo fortunata se non per l'incontro con l'impresario Raffaele Niro che gli propone un importante ingaggio per l'estate: far parte della 'Piccola Orchestra di Augusto Riverberi', che prevede Augusto al piano, Jerry Como alla voce, e Faustino addetto al Revox con le basi. Il ragazzo si attira ben presto la simpatia di Augusto, che lo chiama amichevolmente Johnny e che inizia a frequentare sempre più assiduamente la sua casa. La tournée estiva della Piccola Orchestra, però, termina bruscamente dopo alcune esibizioni - tra cui quella al 'Canto delle Sirene' di Capri dove finalmente Faustino riesce a suonare la chitarra -a causa della fuga dell'impresario che lascia i musicisti senza soldi. A dicembre Faustino riceve una telefonata da Augusto. Il ragazzo si reca quindi a Milano con la chitarra a tracolla convinto di trovare ad aspettarlo lo stesso Augusto, che però non si presenta lasciandolo in balia degli eventi. Alla Vigilia di Natale, solo e senza una lira, Faustino impegna la sua chitarra per pagarsi la stanza in una pensioncina di Rho e decide di tornare a Caserta. Affronta il viaggio a piedi, ma lungo il tragitto viene recuperato, privo di sensi per il freddo e la stanchezza, da un camion dei pompieri. Il giorno di Natale, mentre sta scrivendo a sua madre una lettera piena di storie inventate sulla vita che conduce a Milano, Faustino vede dalla finestra della caserma dei pompieri un uomo con una chitarra... Critica: "Filtrati attraverso la sceneggiatura di Umberto Contarello, Filippo Gravino, Guido Iuculiano e Valia Santella (oltre che dello stesso Bentivoglio), quelle disavventure raccontano - con un tocco tra il divertito e il malinconico - la vita grama dei musicisti di provincia, chiamati a suonare nelle feste di paese o a fare da volontario 'supporto' all'esibizione del raccomandato di turno. Si fermasse qui, il film sarebbe il ritratto partecipe e convincente di un fallimento perseguito con tenacia, traguardo quasi obbligato di una vita guidata dalla passione musicale tanto quanto dalla fiducia mal riposta nell'onestà delle persone. Ma la promessa fatta da Riverberi di chiamare Faustino a Milano per aprirgli le porte della vera musica, portando lo speranzoso giovane tra le nebbie del Nord, cambia tono e atmosfere al film. E innesca un'ultima struggente variazione sul tema del rapporto con i maestri (di vita o di musica fa poca differenza): quanto ben riposto, lo scoprirà lo spettatore. A questo punto il film prende una strada più intimista, quasi fantastica, stemperando le trovate umoristiche in un'atmosfera trasognata e irreale, che fa venire in mente film d'altri tempi (il Lattuada del 'Cappotto', il Fellini dei 'Vitelloni' e 'Luci del varietà' che firmarono insieme) offrendo la misura delle ambizioni ma anche delle possibilità registiche di Bentivoglio. Che riesce a chiudere il film senza uccidere il mito della passione musicale ma anche senza edulcorare il senso di una sconfitta che è esistenziale ben più che professionale." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 30 novembre 2007) "Deliberatamente tratto dai racconti di Fausto Mesolella degli Avion Travel, 'Lascia perdere, Johnny!"' è un racconto di formazione prima di tutto ancorato allo sguardo catatonico del protagonista che vede passare sotto gli occhi la vita senza mai scoraggiarsi. Con le sue minime palpitazioni per le donne, l'amore posato per la musica, la non tanto velata (e simbolica) ricerca di una figura paterna, il personaggio di Faustino filtra le omissioni narrative (volute?) di una sceneggiatura in alcuni momenti non pervenuta e rimescola le carte in tavola di una messa in scena che pare virare sul grottesco, ma poi si ancora su un pauperistico realismo d'ambiente che sembra occhieggiare Sorrentino." (Davide Turrini, 'Liberazione', 30 novembre 2007) "La faccia a-cinematografica dell'esordiente Antimo Merolillo, la cui dolcezza e inesperienza fanno di lui un Fausto perfetto, diventano il simbolo dell'indeterminatezza di tutto il film. Ma il tocco di classe lo dà il vero Fausto Mesolella, compositore delle splendide ed ipnotiche musiche di 'Lascia perdere, Johnny!' nonché membro degli Avion Travel." (Paola Casella, 'Europa', 30 novembre 2007) "Sposando la sua insospettata ma intima indole zingaresca con i racconti ascoltati da Fausto Mesolella e dagli altri amici Avion Travel, Bentivoglio diventa regista senza imperfezioni ma con un film pieno di anima." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 30 novembre 2007) "Bentivoglio, al debutto da regista, mostra qualità rare nel nostro cinema, sa ricreare un'atmosfera con malinconico cinismo, unisce con un sano divertimento satira e nostalgia, memoria e ironia, con forse involontari omaggi al cinema che fu: metti il seducente finale nella nebbia di Rho o il temporale improvviso, che sono le avvisaglie felliniane. Andando in flash back nel Sud italiano anni 70, l'autore si racconta con tenerezza, pur senza sconti. Inscena le luci del varietà del mondo della canzone arrangiata in provincia con un occhio di riguardo alla biografica esperienza degli Avion Travel. Ogni personaggio, anche piccolo, è essenziale a una tela narrativa che non perde colpi e tiene in dovuto conto i caratteristi. Bentivoglio conosce la materia, si dirige bene e ottiene il meglio da colleghi strepitosamente in parte, da Valeria Golino agli insuperabili Servillo brothers, da Lina Sastri a Ernesto Mahieux fino al deb Merolillo." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 7 dicembre 2007) Fabrizio Bentivoglio passa dietro la macchina da presa. Per raccontare in musica l'Italia che non c'è più “Una carezza, alla memoria di ciascuno”. Per Fabrizio Bentivoglio è questo il suo esordio dietro la macchina da presa con Lascia perdere, Johnny!, presentato in anteprima al Torino Film Festival. Una carezza collettiva o meglio familiare: lo stesso Bentivoglio interpreta il pianista milanese in trasferta casertana Augusto Riverberi; l’esordiente 17enne Antimo Merolillo il chitarrista Faustino Ciaramella, ribattezzato dallo stesso Riverberi Johnny; Valeria Golino un'estetista dal cuore d'oro; Toni Servillo il Maestro Falasco, trombettista suonato di un'improbabile orchestra; Ernesto Mahieux l’impresario truffaldino; Lina Sastri la amdre di Faustino, mentre il fratello di Toni, Peppe Servillo un crooner "cecato". Nato dai racconti sgangherati di Fausto Mesolella (anche autore della colonna sonora), il chitarrista degli Avion Travel capeggiati da Peppe Servillo, Lascia perdere, Johnny! si tiene lontano dalle secche della nostalgia e del biografismo spicciolo, per raccontare uno satto d'animo, un mood artigianale che si leva da improvvisati spartiti per farsi vita, spontaneismo esistenziale. Non mancano le stecche - il viaggio finale di Faustino "chiamato" da Riverberi a Milano, ovvero Rho, è fuori fuoco e narrativamente inerte, se non controproducente; Servillo Toni è troppo libero di giogioneggiare, sopra le righe come il cuscino che gli gonfia la pancia - ma costante è la sensazione di sincerità e la percezione del laborio - 9 gli anni di gestazione del progetto - di Bentivoglio. Che ritorna alle atmosfere del mediometraggio Tipota, per risuonare note italiane che si sono perse nell'aria, quando pur mascalzoni gli impresari erano degni di fiducia, un palchetto non si negava a nessuno, e il luccichio televisivo si ripuliva nella polvere delle feste di paese, con cantanti della domenica che stonato l'ultimo pezzo scendevano a far barba e capelli al pubblico. Siamo noi ad aver lasciato perdere Johnny. E con tutte le sue debolezze, il film ce lo ricorda, dandoci un buffetto affettuoso. (www.cinematografo.it) L’esordio di Fabrizio Bentivoglio alla regia è un viaggio nel mondo dello spettacolo, raccontato attraverso gli occhi di un giovanissimo chitarrista di Caserta. Un percorso nella memoria vintage degli anni Settanta tra capelli lunghi, 33 giri, zampe di elefante e televisori in bianco e nero in cui Bentivoglio distilla, con umorismo e stile, una storia fatta di feste di piazza in remoti paesini di montagna, automobili scassate e grandi sogni. Tutto inizia nel 1976, quando Faustino Ciaramella (l’esordiente Antimo Merolillo) compie diciotto anni: se non trova un lavoro entro dicembre dovrà partire per il servizio militare. Per adesso suona la chitarra nell’orchestra del maestro Domenico Falasco (un inedito Toni Servillo in un’alcolica versione “extralarge”), trombettista e bidello. L’esperienza con la colorata “orchestra Falasco” finisce una sera di primavera, quando il titolare inizia a dare i segni di uno squilibrio mentale. Ma per fortuna l’improbabile impresario, Raffaele Niro (un sempre perfetto Ernesto Mahieux), ha in serbo per Faustino quella che lui definisce “una grande possibilità per l’estate”: lavorare per il maestro Augusto Riverberi, musicista ed ex amante di Ornella Vanoni. L’arrivo di Riverberi, interpretato dallo stesso Bentivoglio, nella provincia casertana mette in moto il piccolo mondo dello show business locale che tra ingenuità, provini e alberghi dalla tappezzeria improbabile genera una band di cui Faustino diventa il presunto chitarrista e, soprattutto, il vero tuttofare. Tra un passaggio al programma televisivo dell’estate e una notte a Capri in motoscafo, la vita di Faustino sembra destinata a cambiare per sempre, anche in virtù dell’amore per l’affascinante parrucchiera (una Valeria Golino più bella che mai). Visivamente interessante e molto divertente sul piano della scelta variopinta dei protagonisti, Lascia perdere, Johnny, il cui enigmatico titolo prende ispirazione dal modo di parlare di Riverberi, è un intrigante riflessione sul mondo dello spettacolo italiano, non ancora esplorato in maniera significativa dal nostro cinema se non in rari casi. Un incontro tra culture in cui il laconico e molto milanese Riverberi si scontra con il fatiscente mondo di feste di paese e di matrimonio popolato di improbabili orchestrine malpagate. Una situazione al limite del paradossale di cui il burbero musicista lentamente inizia a subire il fascino, in particolare della mamma di Faustino che ha il volto luminoso della sempre affascinante Lina Sastri. Lo sfondo assopito della provincia campana assorbe il contesto dell’Italia dell’epoca, concentrando la narrazione soprattutto sulle inquietudini e i timori di un ragazzo che sta per diventare uomo. Nonostante qualche eccessivo autocompiacimento, soprattutto nella parte finale, è un film di attori, secco ed essenziale, che mostra il talento di tutti i protagonisti e rappresenta per Bentivoglio l’occasione di un viaggio nel passato: un mondo dello spettacolo fatiscente e popolato da personaggi assurdi, veraci nella coriacea follia fatta di sogni, speranze e, soprattutto, tante illusioni destinate a non concretizzarsi mai. (www.fice.it) Note: - FILM REALIZZATO CON IL CONTRIBUTO DEL MINISTERO DEI BENI CULTURALI. Per vedere il trailer: http://www.mymovies.it/trailer/?id=49347 ********************************************************************************