La Metafisica Integrale e le Sue Possibilità Realizzative

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La Metafisica Integrale e le Sue Possibilità Realizzative
SCIENTIA – http://www.scientiajournal.org
International Review of Scientific Synthesis – ISSN 2282-2119
Vol. 125 – Section 3 – Article 02 – December 23rd, 2013
hdl:11167/0125302
La Metafisica Integrale e le Sue Possibilità di Realizzazione
Effettiva Sopravviventi in Alcune Tradizioni Spirituali
Iniziatiche Orientali nell’Opera di René Guénon
Diego Costantino
Abstract:
La realizzazione metafisica integrale iniziatica e la netta distinzione fra gli ambiti iniziatico
(spirituale esoterico), mistico-religioso (spirituale exoterico) e magico-occultistico (psichico);
la netta differenza fra ambito spirituale e ambito psichico (§1 pp.2-14). La Tradizione Sacra e
i riti tradizionali come reale veicolo di autentiche forze spirituali (forze trascendentali); la
necessità del ricollegamento iniziatico rituale regolare e l’impossibilità dell’auto-iniziazione
(§2 pp.14-28). L’insegnamento iniziatico tradizionale e la vera nozione tradizionale di “élite”
spirituale e intellettuale (§3 pp.28-33). La necessità del Maestro Iniziatore: veri e falsi maestri
spirituali e contraffazione psichica della spiritualità (§4 pp.33-48). Le possibilità iniziatiche
dell’Oriente tradizionale; la “conversione” iniziatica come trasformazione interiore (§5 pp.4853). Sintesi e non sincretismo fra le diverse tradizioni spirituali (§6 pp.54-56). La legittima
libera scelta di una qualsivoglia tradizione spirituale (purché ortodossa e regolare) per ragioni
iniziatiche; la nozione iniziatica di “universalità spirituale” (§7 pp.57-73). La dipendenza di
tutte le tradizioni spirituali regolari (esoteriche ed exoteriche) dalla Tradizione Primordiale;
tradizioni complete e incomplete; necessità delle differenti tradizioni e carattere
antimetafisico e antitradizionale dell’esclusivismo exoterico (§8 pp.73-85). Bibliografia
completa di René Guénon in lingua italiana suddivisa per ordine tematico (pp.86-87).
Diego Costantino,
Via Galilei 1/a, 54100 – Massa (MS) – Italy
E-mail: [email protected]
1
La Metafisica Integrale e le Sue Possibilità di Realizzazione
Effettiva Sopravviventi in Alcune Tradizioni Spirituali
Iniziatiche Orientali nell’Opera di René Guénon
Diego Costantino
§ 1. La realizzazione metafisica integrale iniziatica e la netta distinzione fra gli ambiti
iniziatico (spirituale esoterico), mistico-religioso (spirituale exoterico) e magicooccultistico (psichico). Le ben differenti concezioni e realizzazioni rispettivamente
iniziatica (esoterica) e mistica (exoterica) dell’Unione con l’Assoluto.
Secondo la metafisica tradizionale esposta dall’esoterista e matematico francese René
Guénon (Blois 1886 – Il Cairo 1951), tutte le autentiche rivelazioni-tradizioni-scienze sacre
del mondo, d’Oriente e d’Occidente, sin dalla remota antichità, sono forme, adattamenti e
rivestimenti di un’unica e perpetua sacra Saggezza-Rivelazione-Tradizione Primordiale, d’origine trascendente e da lunghi millenni non più accessibile direttamente e nella sua integralità
alla stragrande maggioranza dell’umanità (in ciò consistendo la ‟caduta dell’umanità” rispetto
ad una sua primordiale condizione d’illuminazione spirituale, come narrato in vari antichi miti
tradizionali orientali e occidentali), ma custodita da pochi uomini pienamente realizzati nella
conoscenza-coscienza metafisica pura e totale, nella scienza iniziatica trascendentale
dell’Unione metafisica con l’Assoluto Totale (comprendente insieme l’Essere, che include
l’aspetto “personale” del Divino, e il Sovra-Essere o Non-Essere Metafisico ossia l’aspetto
“impersonale” cioè “sovra-personale” del Divino, oltre lo stesso Essere), che fa tutt’uno con
la realizzazione del Sé Metafisico ossia dello Stato di Coscienza Incondizionato, realizzazione
altresì chiamata Liberazione (da tutti gli stati condizionati, fossero anche i più paradisiaci)
secondo la terminologia indù della dottrina Vedānta, fondata sulle Upaniṣhad, testi metafisici
costituenti la parte superiore delle antichissime Sacre Scritture misteriosofiche dei Veda.1
Secondo questa scienza metafisica, di cui si trova l’equivalente nell’aspetto ‟esoterico” (nel
senso di interiore e iniziatico) di tutte le sacre dottrine tradizionali custodite nei millenni dalle
varie ‟élite” spirituali dei popoli ma integralmente sopravvissuta solo in alcune tradizioni
orientali, rileva e puntualizza Guénon, «non è in quanto uomo che l’uomo può raggiungere la
conoscenza metafisica, ma solo per il fatto che quest’essere, che è umano in uno dei suoi
aspetti, è al tempo stesso altro e più che un essere umano»,2 dal momento che «l’individualità
umana è allo stesso tempo molto più e molto meno di quello che gli Occidentali di solito
credono che sia: molto di più, perché essi ne conoscono quasi soltanto la modalità corporea,
che è un’infima parte delle sue possibilità; ma anche molto meno, perché questa individualità, lungi dal rappresentare realmente l’essere totale, non ne è che uno stato, fra una
serie indefinita di altri stati, la cui somma è ancora nulla rispetto alla personalità [metafisica
1
Su questi temi, cfr. le seguenti opere di René Guénon: La Metafisica Orientale, Luni Editrice (contenuto anche
in L’Esoterismo Islamico e il Taoismo. La Metafisica Orientale, Arktos-Oggero Editore, edizione cui faremo
riferimento per le citazioni che ne riporteremo qui); L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta, Adelphi
Edizioni; Il Simbolismo della Croce, Rusconi Editore, Luni Editrice e Adelphi Edizioni; Gli Stati Molteplici
dell’Essere, Adelphi Edizioni. Ribadiamo che il Non-Essere Metafisico è l’Assoluto nel suo aspetto impersonale
oltre l’Essere e la Persona Divina e non affatto un’assenza di Essere (cfr. le qui citate opere di Guénon).
2
Cfr. René Guénon, La Metafisica Orientale, in L’Esoterismo Islamico e il Taoismo. La Metafisica Orientale,
Arktos-Oggero Editore, p.148.
2
= il Sé Assoluto, N.d.R.], che è l’essere vero»,3 l’esoterista francese rimarcando la nozione
metafisica tradizionale fondamentale sul fatto che «l’individuo rappresenta solo una
manifestazione transitoria e contingente del vero essere; è solo uno stato speciale fra una
moltitudine indefinita di altri stati […]; e quest’essere, in sé, è assolutamente indipendente
da tutte le sue manifestazioni, così come, usando un paragone che si trova frequentemente
nei testi indù, il sole è assolutamente indipendente dalle molteplici immagini nelle quali si
riflette. Tale è la distinzione fondamentale fra il “Sé” e l’ “io”, fra la personalità [metafisica
= il Sé Assoluto, N.d.R.] e l’individualità».4 Come insegna ancora la dottrina indù vedāntica,
solo il “Sé” metafisico, trascendente l’individualità umana ed identico all’Essere Assoluto, al
Principio-Realtà Totale, costituisce lo stato assolutamente incondizionato nel quale tutti gli
altri stati condizionati dell’Esistenza-Manifestazione Universale – dunque non solo lo stato
umano ma tutti i molteplici stati e relativi mondi non-umani, siano essi superiori (indicati nel
linguaggio metafisico iniziatico come “mondi degli Dèi-Angeli” superiori ossia delle pure
intelligenze spirituali archetipiche senza forma né corporea né animica-psichica), intermedi (i
“mondi degli Dèi-Angeli” inferiori e i ‟mondi dei Geni”, dotati di forma extracorporea
‟sottile” ossia animica-psichica) e inferi (i “mondi dei Dèmoni”, dotati di forma ‟sottile”,
animica-psichica) – sono contenuti “in principio”, cioè nel Principio Totale, nello Stato
Supremo Assoluto e Incondizionato, scopo ultimo e definitivo della realizzazione metafisica
integrale, nella quale si possono distinguere alcune tappe gerarchicamente ordinate.
Nel descrivere per sommi capi le tappe della realizzazione metafisica, Guénon ha indicato
come inizialmente si debba realizzare il cosiddetto ‟stato primordiale” ossia lo sviluppo
dell’individualità umana integrale nelle sue possibilità extracorporee, «stato che viene
considerato come quello dell’uomo vero, e che sfugge già a certe limitazioni caratteristiche
dello stato ordinario, in particolare alle limitazioni dovute alla condizione temporale», stato
in cui l’essere è «ancora solo un individuo e non ha il possesso effettivo di alcuno stato sovraindividuale; e tuttavia, da quel momento, egli si è liberato del tempo; per lui, l’apparente
successione delle cose si è tramutata in simultaneità; egli possiede coscientemente una facoltà sconosciuta all'uomo ordinario, che possiamo chiamare il ‟senso dell'eternità”».5 La fase
successiva è quella in cui si realizzano gli stati superiori, sopraumani, ossia gli «stati sovraindividuali, ma ancora condizionati, benché le loro condizioni siano del tutto diverse da
quelle dello stato umano» e nei quali «il mondo dell’uomo, dove eravamo ancora nello stadio
precedente, è interamente e definitivamente superato», e dove «l’essere, che non può più
essere detto umano, è ormai uscito dalla ‟corrente delle forme”, per usare un’espressione
estremo-orientale [= taoista, N.d.R.]», e «questa fase, a sua volta, può essere suddivisa, e in
realtà essa comporta più tappe: dal raggiungimento degli stati che, benché informali,
appartengono ancora all’esistenza manifestata, fino al grado di universalità dell’Essere
puro», stati che, per quanto costituiscano tappe elevate, «sono ancora solo relative, e ciò è
vero anche per a più elevata di esse, quella che corrisponde al principio di ogni manifestazione», cioè all’Essere Puro e alla Persona Divina,6 per cui «il loro possesso non è dunque che
3
Cfr. René Guénon, L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta, Adelphi Edizioni, cap.2, p.33.
4
Cfr. René Guénon, La Metafisica Orientale, in L’Esoterismo Islamico e il Taoismo. La Metafisica Orientale,
Arktos-Oggero Editore, p.149.
5
Cfr. René Guénon, op. cit., p.155.
6
La metafisica integrale, chiaramente esposta nelle dottrine indù e particolarmente nella dottrina Vedānta,
concepisce la Realtà come costituita da quattro ‟livelli” fondamentali: l’Essere Assoluto (il Principio Totale), la
Non-Manifestazione (Non-Essere), l’Essere (Essere Puro/Dio) quale principio (tramite la sua ‟polarizzazione” in
Spirito Universale e Sostanza Universale) della Manifestazione Universale, la quale esprime la molteplicità dei
mondi e degli esseri manifestati ed è sua volta strutturata su un livello triplice: manifestazione spirituale (senza
forma, né incorporea né corporea), manifestazione psichica-animica (dotata di forma ‟sottile” ossia incorporea) e
manifestazione materiale (dotata di forma corporea). Su tali temi, cfr. le opere di Guénon citate alla nota 1.
3
un risultato transitorio, che non dev’essere confuso con lo scopo ultimo della realizzazione
metafisica: è al di là dell’Essere che è situato questo scopo, ed in relazione ad esso tutto il
resto è solo accostamento e preparazione».7 Precisa dunque Guénon: «Questo scopo supremo
è lo stato assolutamente incondizionato, svincolato da ogni limitazione; e, per questo stesso
motivo, esso è interamente inesprimibile e tutto ciò che se ne può dire è possibile esprimerlo
solo con dei termini in forma negativa: negando i limiti che determinano e definiscono ogni
esistenza nella sua relatività. È il raggiungimento di quello stato che la dottrina indù chiama
‟Liberazione”, quando lo si considera in rapporto agli stati condizionati, e ‟Unione”,
quando lo si considera in rapporto al Principio supremo. In questo stato incondizionato, tutti
gli altri stati dell’essere si ritrovano in principio, ma trasformati, svincolati dalle condizioni
speciali che li determinano in quanto stati particolari. Quello che sussiste è tutto ciò che ha
una realtà positiva, poiché è qui che ogni cosa ha il suo principio; l’essere ‟liberato” è veramente in possesso della pienezza delle sue possibilità. Sono solo sparite le condizioni limitative, la cui realtà è interamente negativa, poiché esse non rappresentano che ‟privazioni”
[…]. Di modo che, ben lungi di essere una sorta di annientamento, come credono alcuni
Occidentali, questo stato finale è invece l’assoluta pienezza, la suprema realtà, a confronto
della quale il resto è solo illusione. Aggiungiamo ancora che ogni risultato, anche parziale,
ottenuto dall’essere nel corso della realizzazione metafisica, lo è in maniera definitiva. Per
quest’essere, un tale risultato costituisce un’acquisizione permanente, che niente potrà mai
fargli perdere; il lavoro compiuto in quest’ordine, anche se interrotto prima di aver raggiunto il termine, è fatto una volta per tutte, per il fatto stesso che è al di fuori del tempo».8
Il metafisico francese a questo punto sottolinea con forza che «è necessario fare un’osservazione che è del tutto essenziale, per evitare gravi errori di interpretazione: tutto ciò di cui
abbiamo parlato qui non ha alcun rapporto con fenomeni di alcun genere, più o meno
straordinari», poiché «tutto ciò che è fenomeno è di ordine fisico; la metafisica è al di là dei
fenomeni», e che «gli stati di cui abbiamo parlato non hanno assolutamente niente di
‟psicologico”; e occorre dirlo chiaramente, poiché a questo proposito si sono prodotte
talvolta delle singolari confusioni» dacché «la psicologia, per definizione stessa, può aver
presa soltanto su degli stati umani, e, così come la si intende attualmente, essa raggiunge
perfino solo una zona molto ristretta fra le possibilità dell’individuo, le quali si estendono
ben al di là di quanto possono supporre gli specialisti di questa scienza»,9 «incomparabilmente più lontano […] di quanto gli psicologi non siano in grado di concepire, pur con
tutto quel che si sforzano di includere nel loro ‟subcosciente”».10
Ed ecco un aspetto fondamentale della realizzazione metafisica: «Occorre insistere sul fatto
che il dominio metafisico è interamente al di fuori del mondo fenomenico, poiché i moderni,
abitualmente, conoscono e ricercano quasi solo i fenomeni; è di questi che si interessano
quasi esclusivamente, come testimonia, d’altronde, lo sviluppo che hanno dato alle scienze
sperimentali; e la loro inattitudine metafisica deriva dalla medesima tendenza. Indubbiamente, è possibile che nel corso del lavoro di realizzazione metafisica si producano certi
fenomeni speciali, ma in modo del tutto accidentale: si tratta allora di un risultato alquanto
spiacevole, poiché questo genere di cose possono solo essere d’ostacolo a chi fosse tentato di
annettervi qualche importanza. Chi si lascia fermare e distogliere dalla propria via, a causa
7
Cfr. René Guénon, op. cit., p.157.
8
Cfr. René Guénon, op. cit., pp.157-158.
9
Cfr. René Guénon, op. cit., pp.159-160.
10
Cfr. René Guénon, Introduzione generale allo studio delle dottrine indù, Adelphi Edizioni, parte II, capitolo
10, p.122.
4
dei fenomeni, e chi soprattutto si abbandona alla ricerca di ‟poteri” eccezionali, ha ben
poche possibilità di portare avanti la propria realizzazione oltre il grado al quale è giunto al
momento in cui interviene una simile deviazione».11 Tale deviazione distoglie infatti
dall’Unione col Principio Totale, col Vero Sé, imbrigliando chi incappi in una simile infausta
situazione nella molteplicità del mondo psichico, intermediario fra corporeo e spirituale.
La vera via iniziatica (o esoterica) e la connessa realizzazione metafisica nulla hanno infatti
a che fare con lo sviluppo di poteri psichici ‟straordinari” che, chiarisce Guénon, sono essenzialmente questo: «Ciò che chiamiamo in tal modo non è in fondo che la facoltà di produrre
‟fenomeni” più o meno straordinari, ed infatti la maggioranza delle scuole pseudo-esoteriche
o pseudo-iniziatiche dell’Occidente moderno non si propone altro; si tratta di una vera
ossessione per la gran maggioranza dei loro aderenti, che s’illudono a tal punto sul valore da
attribuirsi a questi ‟poteri” da prenderli come il segno di uno sviluppo spirituale ed altresì
del suo scopo, mentre […] appartengono unicamente al dominio psichico, che in realtà non
ha niente da vedere con lo spirituale, e spesso non sono che un ostacolo all’acquisizione di
ogni vera spiritualità».12 «I ‟poteri” psichici sono, per alcuni individui, qualche cosa di
spontaneo, l’effetto di una semplice disposizione naturale che si sviluppa da se stessa; è
evidente che, in questo caso, non v’è affatto da trarne un vanto, come non ci si può vantare di
un’altra attitudine qualsiasi, poiché essi non testimoniano di alcuna ‟realizzazione” voluta;
ed altresì, colui che li possiede può non sospettare l’esistenza di una tale cosa; se non avesse
mai sentito parlare d’‟iniziazione”, non gli verrebbe certo in mente di credersi ‟iniziato” per
il fatto che vede cose che non vedono tutti, o perché ha talvolta sogni ‟premonitori”, o
perché gli capita di guarire un malato con semplice contatto, e senza che egli stesso sappia
come ciò avvenga. Ma v’è anche il caso per cui simili ‟poteri” sono artificialmente acquisiti
o sviluppati, come risultato di certi ‟allenamenti” speciali; si tratta allora di qualche cosa di
più pericoloso, poiché raramente ciò non provoca un certo squilibrio».13
La ricerca di poteri psichici, ribadisce il metafisico francese, è tipica degli ambienti pseudoiniziatici ossia pseudo-esoterici o pseudo-metafisici che dir si voglia: «È soprattutto in tali
ambienti che si parla a casaccio d’‟iniziazione”, identificandola più o meno con l’acquisizione di questi troppo famosi ‟poteri”; non è dunque da stupirsi se certi spiriti deboli o certi
ignoranti si lascino in qualche modo affascinare da simili pretese».14 «La sola scusa a tutte
queste illusioni è che nessuno di coloro che le provocano e le mantengono in se stessi o negli
altri ha la minima nozione di che cosa sia la vera iniziazione; ma evidentemente ciò non ne
attenua affatto il pericolo, sia in riguardo ai turbamenti psichici ed anche fisiologici che sono
l’abituale accompagnamento di queste specie di cose, sia in riguardo alle conseguenze più
differite, ma anche molto più gravi, di uno sviluppo disordinato di possibilità inferiori che
[…] va direttamente all’inverso della spiritualità. È particolarmente importante notare che i
‟poteri” di cui si tratta possono benissimo coesistere al fianco della ignoranza dottrinale più
completa, come non è che troppo facile constatarlo in riguardo alla maggioranza dei ‟chiaroveggenti” e dei ‟guaritori”; basterebbe soltanto tale esempio per provare sufficientemente
che essi non hanno il minimo rapporto con l’iniziazione, il cui scopo non può essere che pura
conoscenza [metafisica, N.d.R.]. Ciò dimostra contemporaneamente come l’ottenimento dei
11
Cfr. René Guénon, La Metafisica Orientale, in L’Esoterismo Islamico e il Taoismo. La Metafisica Orientale,
Arktos-Oggero Editore, p.160.
12
Cfr. René Guénon, Considerazioni sulla Via iniziatica, Edizioni Basaia-Fratelli Melita, cap.21 (dal titolo Dei
Pretesi ‟Poteri” Psichici), p.197.
13
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, pp.198-199.
14
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.199.
5
‟poteri” sia sprovvisto di qualsiasi interesse vero, poiché il possessore di essi non è per tal
fatto più avanzato nella realizzazione del proprio essere, realizzazione che è una cosa sola
con la conoscenza effettiva stessa; tali ‟poteri” non rappresentano che acquisizioni del tutto
contingenti e transitorie, esattamente paragonabili allo sviluppo corporeo, che almeno non
presenta gli stessi pericoli».15 La pura conoscenza è quella metafisica, oltre ogni fenomeno.
Occorre, pertanto, che chiunque sia veramente interessato alla realizzazione spirituale
metafisica iniziatica si disinteressi totalmente alla ricerca di poteri e fenomeni straordinari:
«Comunque, questo ‟disinteresse” totale in riguardo ai fenomeni non è meno strettamente
necessario per chiunque, trovandosi fornito di facoltà del genere, voglia, malgrado ciò,
intraprendere una realizzazione d’ordine spirituale; per chi non ne è fornito naturalmente,
lungi dallo sforzarsi per ottenerle, deve invece stimare che questo fatto è per lui un vantaggio
molto apprezzabile, in vista di questa stessa realizzazione, nel senso che avrà così minori
ostacoli da evitare; […]. Insomma, la parola stessa ‟poteri”, quando è usata in tal modo, ha
il grave torto d’evocare l’idea di una superiorità che queste cose non comportano
minimamente; se la si può tuttavia accettare, non può essere che come semplice sinonimo di
‟facoltà”, che del resto etimologicamente ha un senso quasi identico; sono in vero possibilità
dell’essere, ma possibilità che nulla hanno di ‟trascendente”, poiché sono interamente
nell’ordine individuale, e queste, anche in tale ordine, sono lungi dall’essere le più elevate e
le più degne d’interesse. Il voler accordar loro un qualsiasi valore iniziatico, non fosse che a
titolo semplicemente ausiliario e preparatorio, sarebbe proprio l’opposto della verità».16
Oltre la nullità iniziatica dello sviluppo dei poteri psichici e fenomeni connessi, e oltre il
grave pericolo che possono rappresentare per l’equilibrio mentale e fisiologico, essi
conducono quasi inevitabilmente ad una vera e propria deviazione dalla vera realizzazione
spirituale metafisica, come rimarca Guénon: «Dopo aver dimostrato quale poco interesse
presentano in realtà i pretesi ‟poteri” psichici, e l’assenza di ogni rapporto fra il loro
sviluppo ed una realizzazione d’ordine spirituale o iniziatico, dobbiamo ancora […] insistere
sul fatto che, in vista di una tale realizzazione, essi non sono soltanto indifferenti ed inutili,
ma anche veramente nocivi nella maggior parte dei casi. In effetti, costituiscono una
‟distrazione” nel senso rigidamente etimologico della parola: l’uomo che si lascia assorbire
dalle molteplici attività del mondo corporeo mai arriverà a ‟centrare” la sua coscienza sulle
realtà superiori, né per conseguenza a sviluppare in se stesso le possibilità corrispondenti a
tali realtà; a maggior ragione sarà parimenti per colui che si smarrirà e si ‟disperderà”
nella molteplicità, incomparabilmente più vasta e più svariata, del mondo psichico con le sue
indefinite modalità, e, salvo circostanze eccezionali, è molto probabile che mai perverrà a
liberarsene, soprattutto se, per colmo di sventura, egli si fa sul valore di queste cose illusioni
che almeno l’esercizio delle attività corporee non comporta. Perciò chiunque abbia la
volontà ben ferma di seguire una via iniziatica, non soltanto non deve mai cercare
d’acquisire o di sviluppare questi troppo famosi ‟poteri”, ma deve invece, anche se avviene
che essi gli si presentino spontaneamente e in modo del tutto accidentale, evitarli spietatamente come ostacoli capaci di sviarlo dallo scopo unico cui tende. Non perché si debba
vedere necessariamente in tali cose, come alcuni potrebbero crederlo con molta facilità,
‟tentazioni” o ‟astuzie diaboliche”, nel senso letterale; ma vi è tuttavia qualche cosa di ciò,
in quanto il mondo della manifestazione individuale, sia nell’ordine psichico che nell’ordine
corporeo, e forse anzi ancora più nel primo che nel secondo, sembra in qualche modo
sforzarsi con ogni mezzo per trattenere colui che mira a sfuggirgli; si tratta dunque come
di una reazione di forze avverse, che può d’altronde, come molte difficoltà di un altro ordine,
15
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.200.
16
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, pp.202-203.
6
non essere dovuta che ad una specie di ostilità incosciente dell’ambiente. Beninteso, poiché
l’uomo non può isolarsi da questo ambiente né può rendersene interamente indipendente
finché non è pervenuto allo scopo, o almeno alla tappa che segna l’affrancamento dalle
condizioni dello stato individuale umano, non è affatto da escludersi che queste manifestazioni siano in pari tempo risultati naturalissimi, quantunque puramente accidentali, del
lavoro interiore cui egli si dedica, e le cui ripercussioni esteriori prendono a volta le forme
più inattese, che sorpassano di molto tutto ciò che potrebbero immaginare coloro che non
hanno avuto occasione di rendersene conto da loro stessi».17
Il vero realizzato in senso metafisico, affrancato dalle attrazioni fenomeniche, è libero da
tutti i pericoli di deviazione psichica rappresentati dai poteri: «È evidente che i pericoli di cui
abbiamo parlato non esistono più per colui che è pervenuto ad un certo grado di
realizzazione iniziatica; e si può anzi dire che costui possegga implicitamente tutti i ‟poteri”
senza doverli sviluppare specialmente in un modo qualsiasi, per il fatto stesso che egli
domina ‟dall’alto” le forze del mondo psichico; ma, in generale, egli non li esercita, poiché
per lui non possono più avere alcun interesse. D’altronde, in analoga maniera, colui che
conosce certe scienze tradizionali, nella loro essenza profonda, si disinteressa anche
interamente delle loro applicazioni e non ne fa alcun uso; la conoscenza pura gli basta, ed è
veramente la sola cosa interessante, tutto il resto non essendo che semplici contingenze.
D’altronde, ogni manifestazione di queste cose è in qualche modo necessariamente una
‟discesa”, anche se essa in vero non è che apparente e non può contaminare realmente
l’essere stesso; non bisogna dimenticare in effetti che il non-manifestato è superiore al
manifestato, e che per conseguenza il fatto di dimorare in questa ‟non-manifestazione” sarà,
se così si può dire, l’espressione più adeguata dello stato che l’essere ha realizzato
interiormente; si tratta di ciò che alcuni traducono simbolicamente dicendo che ‟la notte è
preferibile al giorno”, ed è anche ciò che rappresenta la figura della tartaruga ritirata nella
sua squamma. Se capita altresì che un tale essere manifesti certi ‟poteri”, non sarà, come già
abbiamo indicato, che in casi del tutto eccezionali, e per ragioni particolari che sfuggono
necessariamente agli apprezzamenti del mondo esteriore, ragioni totalmente differenti, bene
inteso, da quelle che può avere l’ordinario produttore di ‟fenomeni”; a parte questi casi, il
suo solo modo d’azione è ciò che la tradizione estremo-orientale [= taoista, N.d.R.] designa
come l’‟attività non-agente”, che è d’altronde, precisamente per il suo carattere di nonmanifestazione, la pienezza stessa dell’attività. Ricorderemo anche, a tal proposito, la
perfetta insignificanza dei fenomeni in se stessi, poiché può capitare che fenomeni del tutto
consimili esteriormente procedano da cause completamente differenti e che altresì non sono
dello stesso ordine; per tal motivo è facilmente comprensibile che l’essere, in possesso di un
alto grado spirituale, se deve provocare occasionalmente un qualsiasi fenomeno, non agirà
nello stesso modo di colui che ne ha acquisito la facoltà in seguito ad ‟allenamenti” psichici,
e la sua azione si eserciterà secondo altre modalità; il paragone fra ‟teurgia” e ‟magia”,
che sarebbe fuori luogo intraprendere qui, provocherebbe anche rilievi consimili. Questa
verità dovrebbe d’altronde essere riconosciuta senza difficoltà anche da coloro che si
attengono al solo dominio exoterico, poiché, se numerosi casi di ‟levitazione” o di
‟bilocazione” possono ad esempio essere rilevati nella storia dei santi, se ne trovano
certamente altrettanti in quella degli stregoni; le apparenze (vale adire precisamente i
‟fenomeni” come, tali, in senso proprio ed etimologico) sono in vero esattamente le stesse
negli uni e negli altri, ma nessuno concluderà che anche le cause debbano essere le
medesime. Dal punto di vista semplicemente teologico, di due fatti somiglianti in tutti i punti,
l’uno può essere considerato un miracolo, mentre l’altro non lo sarà, e, per discernerli,
bisognerà necessariamente ricorrere a segni di un altro ordine, indipendenti dai fatti stessi;
17
Cfr. René Guénon, op. cit., cap.22 (dal titolo Il Rigetto dei ‟Poteri”), pp.204-205.
7
potremmo dire, ponendoci naturalmente da un altro punto di vista, che un fatto sarà un
miracolo se dovuto all’azione di una influenza spirituale, e non lo sarà se dovuto soltanto ad
una influenza psichica».18 Conclude quindi il metafisico francese: «Per concludere in poche
parole, diremo che l’iniziazione non può affatto avere per scopo l’acquisizione di ‟poteri”,
che, al pari del mondo stesso su cui si esercitano, non appartengono in definitiva che al
dominio della ‟grande illusione”; non si tratta, per l’uomo in via di sviluppo spirituale, di
attaccarvisi ancora più fortemente con nuovi legami, ma invece di pervenire a liberarsene
interamente; e questa liberazione non può essere ottenuta che per la pura conoscenza
[metafisica, N.d.R.], a condizione, s’intende, che essa non resti semplicemente teorica, ma
possa invece divenire pienamente effettiva, poiché in ciò soltanto consiste la ‟realizzazione”
stessa dell’essere a tutti i suoi gradi».19
Secondo ogni dottrina metafisicamente completa, solo nell’Unione e Identità Metafisica
totali col Principio Supremo, Incondizionato e Assoluto, che è il Vero Sé Trascendente, aldilà
non solo di ogni fenomeno, sia esso naturale, preternaturale e soprannaturale, oltre ogni
fenomenologia psichica, magica e anche mistica, oltre l’intera manifestazione universale
(l’insieme di tutti i mondi ed esseri visibili e invisibili) e finanche oltre lo stesso Essere che ne
è il principio, vi è la completa realizzazione metafisica e la Liberazione vera e definitiva da
tutti gli stati condizionati e quindi dalle cicliche nascite e morti trasmigratorie in essi causanti
illusione e sofferenza.20 Solo nel supremo stato coscienziale incondizionato di Unione-Identità
Metafisica col Principio Totale Assoluto, col Vero Sé Metafisico, e di Liberazione dai cicli
trasmigratori, si ottiene l’Immortalità Metafisica, da intendere in un senso del tutto differente
rispetto alla comune nozione del termine ‟immortalità”, sia essa teologico-religiosa e mistica
(la religione ed il connesso misticismo non sono affatto in grado di includere la metafisica
18
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, pp.207-209.
19
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, pp.209-210.
20
Riguardo la Liberazione metafisica dai molteplici stati condizionati dell’esistenza universale (inclusi i più
paradisiaci), è interessante ricordare, anche se solo di sfuggita trattandosi di un argomento impossibile da
affrontare qui e oltretutto non in tema con questo studio, la precisazione che Guénon ha fatto a proposito di tre
concetti assai distinti ossia reincarnazione, metempsicosi e trasmigrazione, erroneamente identificati l’un l’altro
dalla maggior parte di coloro che si interessano a tali questioni, il metafisico francese evidenziando il carattere
antimetafisico della teoria della reincarnazione e come essa non sia propria delle originarie antiche dottrine
misteriosofiche orientali e occidentali, invece accettando pienamente la metempsicosi e la trasmigrazione.
Guénon ha infatti considerato la “reincarnazione”, com’è volgarmente e superficialmente intesa, ossia, secondo
il senso etimologico del termine, la ripetizione di vite corporee (ossia materiali) da parte dello stesso essere,
come la grossolana interpretazione materializzata, del tutto antimetafisica, delle due antiche dottrine misteriche
tradizionali della “metempsicosi” (vale a dire il trasferimento di elementi psichici-animici, energetici e di
contenuti mentali da un essere defunto a un essere vivente, il che avviene in differenti modi descritti
simbolicamente nei testi esoterici tradizionali) e della “trasmigrazione” (cioè il passaggio dell’essere in una
molteplicità di stati di esistenza, di cui quello umano nella modalità corporea ne costituisce uno particolare e
irripetibile), ciò in accordo con la teoria metafisica degli stati molteplici dell’essere che non ammette la
ripetizione di un essere nel medesimo stato di esistenza con le medesime modalità (ad es. modalità corporee),
poiché ogni idea di ripetizione limita (e quindi nega) l’Infinita Possibilità Universale ed è pertanto
antimetafisica. Tale interpretazione guénoniana è stata pienamente condivisa da non pochi dotti indù suoi
contemporanei (fra i quali Ananda Kentish Coomaraswamy), che hanno considerato la “reincarnazione” come
una credenza popolare tutt’al più utile ad illustrare in senso simbolico la metempsicosi e la trasmigrazione. Su
tale argomento si vedano i seguenti saggi di René Guénon: Errore dello Spiritismo, Rusconi Editore e Luni
Editrice, parte II, capp.6-8; Il Simbolismo della Croce, Rusconi Editore, Luni Editrice e Adelphi Edizioni,
cap.XV; Gli Stati Molteplici dell’Essere, Adelphi Edizioni; Studi sull’Induismo, Luni Editrice, sezione
Recensioni, pp.213-214, p.227, pp.256-258, pp.262-264. Una questione totalmente diversa è poi la ciclica
“incarnazione” volontaria di Princìpi-Archetipi Trascendenti e dello stesso Principio Supremo allo scopo di
ripristinare nell’umanità la sapienza trascendentale integrale, andata corrotta o perduta nel corso delle ere, come
si considera ad esempio nella dottrina indù degli Avatāra (in sanscrito letteralmente “Discesa” Divina), che esula
completamente da quanto sopra considerato e comunque impossibile anche solo da riassumere brevemente qui.
8
integrale, sia teorica che realizzativa, ma solo alcuni suoi aspetti parziali concernenti l’individualità animica e non il Sé Assoluto) che spiritualista filosofica (la filosofia essendo inoltre
una conoscenza esclusivamente teorica dove nessuna realizzazione metafisica, né parziale né
integrale, è in alcun modo possibile), come puntualizza il metafisico francese: «Innanzi tutto
ci può essere un equivoco nell’uso della stessa parola ‟immortalità”, poiché tale termine non
ha per tutti lo stesso significato: quello che gli occidentali chiamano così non è ciò che gli
orientali designano con termini che possono sembrare equivalenti, e che talvolta lo sono
esattamente, se ci si attiene al solo punto di vista filologico. Il termine sanscrito amrita, per
esempio, si traduce letteralmente con ‟immortalità”, ma [nella dottrina vedāntica indù,
N.d.R.] si applica esclusivamente a uno stato superiore a tutti i cambiamenti, giacché l’idea
di ‟morte” è in questo caso estesa a qualsiasi cambiamento. Gli occidentali, invece, hanno
l’abitudine di chiamare ‟morte” soltanto la fine dell’esistenza terrena, e del resto non
riescono quasi a concepire gli altri cambiamenti analoghi: sembra infatti che questo mondo
sia per essi la metà dell’Universo, mentre per gli orientali ne rappresenta soltanto una
porzione infinitesimale; ci riferiamo naturalmente agli occidentali moderni, poiché l’influsso
del dualismo cartesiano [che divide la realtà in due dimensioni irriducibili: Spirito e Materia,
N.d.R.] ha evidentemente avuto la sua parte in questa ristretta concezione dell’Universo. È
tanto più necessario insistere su queste cose quanto più esse sono generalmente ignorate
[…]. Dal punto di vista della metafisica pura, che è poi il punto di vista orientale, non vi
sono in realtà due mondi, questo e l’‟altro”, correlativi e per cosi dire simmetrici e paralleli:
esiste una serie indefinita e gerarchizzata di mondi, vale a dire di stati di esistenza (e non di
luoghi), nella quale il nostro è soltanto un elemento che non ha né maggiore né minore
importanza o valore di qualsiasi altro e si trova semplicemente al posto che deve occupare
nell’insieme, cosi come tutti gli altri. Di conseguenza l’immortalità, nel senso che abbiamo
indicato, non può essere ottenuta nell’‟altro mondo” come pensano gli occidentali, ma
soltanto al di là di tutti i mondi, cioè di tutti gli stati condizionati; in particolare, essa è fuori
del tempo, dello spazio e di tutte le condizioni analoghe; essendo assolutamente indipendente
dal tempo e da ogni altro possibile modo di durata, l’immortalità si identifica con l’eternità
stessa. Ciò non vuol dire che l’immortalità quale la concepiscono gli occidentali non abbia
anch’essa un significato reale, il quale è però del tutto diverso: essa è soltanto un
prolungamento indefinito della vita, in condizioni modificate e trasposte, che rimangono
peraltro sempre paragonabili a quelle dell’esistenza terrena. Il fatto stesso che si tratti di
‟vita” lo prova a sufficienza, e occorre qui rilevare che l’idea di ‟vita” è proprio una di
quelle da cui gli occidentali si liberano con più difficoltà, anche quando non dimostrino nei
suoi confronti il superstizioso rispetto che caratterizza certi filosofi contemporanei; c’è da
aggiungere che essi non sfuggono certo con maggior facilità né al tempo né allo spazio, e in
queste condizioni la metafisica è impossibile. L’immortalità nel senso occidentale non è fuori
del tempo, secondo la sua concezione comune, e, anche secondo una concezione meno
‟semplicistica”, non è al di fuori di una certa durata; si tratta di una durata indefinita [=
cioè finita ma non misurabile, N,d,R,], che può essere propriamente chiamata ‟perpetuità”
ma non ha alcun rapporto con l’eternità [= estinzione di ogni durata, N.d.R.], cosi come
l’indefinito (il quale procede dal finito per sviluppo) non ne ha con l’Infinito [= estinzione di
ogni estensione, N.d.R.]. Questa concezione corrisponde di fatto a un certo ordine di
possibilità; ma la tradizione estremo-orientale [= taoista, N.d.R.], non accettando di
confonderla con quella dell’immortalità, le accorda soltanto il nome di ‟longevità”; si tratta
in definitiva soltanto di una estensione di cui sono suscettibili le possibilità di ordine umano.
Possiamo accorgercene facilmente chiedendoci che cosa sia immortale nell’uno e nell’altro
caso; nel senso metafisico e orientale è la personalità trascendente; nel senso filosoficoteologico e occidentale è l’individualità umana. Non possiamo sviluppare qui la distinzione
essenziale tra personalità e individualità; ma, sapendo anche troppo bene qual è la mentalità
di molta gente, ci preme dire espressamente che sarebbe vano cercare un’opposizione tra le
9
due concezioni di cui parliamo, poiché, essendo di ordine totalmente differente, esse non si
escludono né si confondono. Nell’Universo vi è posto per tutte le possibilità, a condizione di
saper mettere ciascuna di esse al suo vero posto; sfortunatamente, ciò non si riscontra nei
sistemi dei filosofi, ma questa è una contingenza di cui sarebbe sbagliato preoccuparsi».21
La scienza metafisica iniziatica integrale dell’Identità Suprema con il Principio Assoluto
Totale, col Sé Metafisico, e la connessa Liberazione (dai cicli trasmigratori nei molteplici
mondi-stati dell’Esistenza Universale) comportante l’Immortalità Metafisica, costituisce
l’autentico “esoterismo” (nel senso di conoscenza spirituale interiore iniziatica) tradizionale
(propria delle tradizioni sacre viventi regolarmente derivate dalla Tradizione Primordiale) sin
dalla remota antichità, non affatto riducibile quindi alla religione e al connesso misticismo,
rientranti nell’ambito dell’‟exoterismo” (conoscenza spirituale esterna) e che si occupano
invece di conservare (“salvare”) l’individualità umana nei suoi prolungamenti extra-corporei,
animici, in dimensioni paradisiache, e conducenti (sussistendovi l’individualità animica) alla
‟Perpetuità” (prolungamento indefinito dell’individualità animica) e non all’Immortalità
Metafisica (trascendimento-cessazione dello stato individuale umano, inteso dunque nella sua
integralità extracorporea, e di tutti gli altri stati condizionati non-umani), e nella loro realizzazione massima ad una unione parziale col Principio peraltro concepito sempre nel suo aspetto
‟personificato” e mai in quello superiore ‟impersonale” o ‟sovra-personale” che dir si voglia.
Inoltre, l’autentico esoterismo tradizionale, la vera scienza iniziatica metafisica, è ancor più
differente e del tutto distante dall’occultismo e dalla magia, limitantisi a manipolare certe
“forze sottili” psichiche-animiche (quindi incorporee ossia extracorporee) presenti nel cosmo
e nell’uomo, soggette peraltro a usi pericolosi e deviati nelle operazioni magico-occultistiche,
dove non agisce nessuna forza spirituale trascendente, né iniziatica-esoterica né religiosaexoterica e nulla avendo perciò di spirituale, né in senso iniziatico né mistico-religioso, pretese contrarie essendo solo pseudo-iniziazione e pseudo-religione, come pure la religione non
ha alcun carattere iniziatico e può solo essere un supporto esterno (exoterico) all’iniziazione.22
Riguardo la netta differenza fra metafisica integrale iniziatica o esoterismo da un lato, e religione e misticismo (prolungamento della religione medesima) dall’altro, ecco le stesse parole
chiarificatrici di Guénon: «L’esoterismo è essenzialmente una cosa diversa dalla religione, e
non la parte “interiore” di una religione come tale, anche quando prende la sua base ed
il suo punto d’appoggio su di essa, come avviene in certe forme tradizionali, per esempio
nell’islamismo; e l’iniziazione non è nemmeno una certa religione speciale riferita ad una
minoranza, come ad esempio sembrano immaginare coloro che parlano dei misteri antichi
21
Cfr. René Guénon, Errore dello Spiritismo, Rusconi Editore, Milano 1974, parte II, cap.3 (dal titolo
Immortalità e Sopravvivenza), pp.147-148.
22
Guénon nei suoi scritti ha ben chiarito non solo come l’autentico esoterismo metafisico tradizionale (e relativi
riti), cioè l’ambito propriamente iniziatico, sia nettamente distinto dalla religione e dal misticismo (e relativi riti),
che non hanno affatto un carattere iniziatico (cfr. Considerazioni sulla Via iniziatica, Edizioni Basaia-Fratelli
Melita, pubblicato anche da Luni Editrice col titolo Considerazioni sull’Iniziazione, capp. 1, 2, 3, 4, 23, 24, e cfr.
anche Iniziazione e realizzazione spirituale, Edizioni Studi Tradizionali e Luni Editrice, capp. 8, 14, 16, 19, 26),
ma come sia ancor più nettamente distinto dalla magia e dall’occultismo, le cui pretese iniziatiche sono del tutto
nulle (cfr. Considerazioni sulla Via iniziatica, capp. 2 e 20; Iniziazione e realizzazione spirituale, cap.5),
differenze che rientrano nella generale netta distinzione fra ambito spirituale e ambito psichico (cfr. Il Regno
della Quantità e i Segni dei Tempi, Adelphi Edizioni, cap.35; Considerazioni sulla Via iniziatica, capp. 3, 21, 22;
Studi sull’Induismo, Luni Editrice, sezione “Recensioni di Libri”, p.166; La Metafisica Orientale, Luni Editrice
e Arktos-Oggero Editore), la quale rende inoltre chiara la totale opposizione fra il tenebroso inconsciosubconscio psicanalitico e il luminoso superconscio trascendentale (cfr. I misfatti della psicanalisi, in Il Regno
della Quantità e i Segni dei Tempi, Adelphi Edizioni, cap.34; Tradizione e inconscio, in Simboli della Scienza
sacra, Adelphi Edizioni, cap.5; Recensioni, Edizioni all’Insegna del Veltro, Parma, p.37; Il Teosofismo, storia di
una pseudo-religione, Edizioni Delta Arktos, in due volumi, volume secondo, sezione “Recensioni di Libri”, pp.
334-335, 363-364; Errore dello Spiritismo, Rusconi Editore, Milano 1974, parte II, cap.10, pp.297-298).
10
qualificandoli “religiosi”. Non ci è possibile sviluppare qui tutte le differenze che separano i
due dominii religioso e iniziatico, poiché tali sviluppi ci condurrebbero sicuramente troppo
lontano, ancora più lontano di quando si trattava del dominio mistico, il quale non è che una
parte di quello religioso; ma basterà, per quel che presentemente c’interessa, precisare che
la religione considera l’essere unicamente nello stato individuale umano e non mira per nulla
a farlo uscire da esso, ma invece di assicurargli le condizioni più favorevoli in questo stesso
stato [a questo punto, in nota 6, Guénon specifica: “Beninteso, qui si tratta dello stato umano
considerato nella sua integralità, compresa l’estensione indefinita dei suoi prolungamenti
extra-corporei”], mentre l’iniziazione ha essenzialmente lo scopo di superare le possibilità di
questo stato e di rendere effettivamente possibile il passaggio agli stati superiori, ed anche
infine di condurre l’essere oltre ogni stato condizionato».23 Guénon ribadisce ulteriormente:
«Quanto alla distinzione fra l’exoterismo e l’esoterismo, […] si può anche marcare con maggior chiarezza la sua differenza al contempo per il suo dominio e per il suo scopo: il dominio
dell’exoterismo è sempre quello della individualità umana (coi suoi prolungamenti indefiniti),
mentre riguardo l’esoterismo, al contrario, si tratta essenzialmente di superarla, seppur
prendendola come un punto di partenza e un supporto necessario; lo scopo dell’exoterismo
è la “salvezza” (stato ancora individuale), mentre l’obiettivo ultimo dell’esoterismo è la
“Liberazione” o l’“Identità Suprema”, vale a dire lo stato assolutamente incondizionato».24
La realizzazione dell’Identità Suprema comportante la Liberazione o Immortalità Metafisica,
diversi modi di indicare lo stesso grado supremo di realizzazione metafisica ossia la realizzazione metafisica integrale, è dunque al di fuori della portata della religione e del connesso
misticismo. La nettissima distinzione di scopi e realizzazioni spirituali nella metafisica
iniziatica pura e nel misticismo religioso è evidente tanto della dottrina metafisica indù
vedāntica quanto di tutte le autentiche dottrine metafisiche equivalenti di altre tradizioni.
Guénon ben specifica infatti il senso originario, vero e superiore della parola sanscrita Yoga,
letteralmente ‟Unione” e indicante, nella dottrina indù vedāntica non-dualista (advaita),
l’Unione Metafisica ossia l’Identità Suprema con l’Assoluto Totale, oltre l’Essere e la Persona Divina, quindi comportante il completo assorbimento del sé individuale (l’individualità
animica) nel Sé Metafisico, e rimarca la sua nettissima differenza rispetto all’Unione Mistica:
«Così, quando i mistici parlano di “unione con Dio”, quel che essi intendono con tale espressione non è in alcun modo assimilabile allo Yoga; questa osservazione è particolarmente
importante perché taluni potrebbero forse essere tentati di dire: quale finalità più alta per un
essere dell’unione con Dio? Tutto dipende dal senso che si dà alla parola “unione”; i mistici
in realtà, come tutti gli exoteristi, si interessano esclusivamente alla salvezza, né più né meno,
anche se quel che hanno in vista costituisce, se si vuole, una modalità superiore di essa, in
quanto sarebbe inconcepibile che non vi fosse una gerarchia anche fra gli esseri “salvati”.
Ma poiché l’unione mistica lascia in ogni caso sussistere l’individualità, non può trattarsi se
non di un’unione del tutto esteriore e relativa, ed è più che evidente che i mistici non hanno
neanche mai concepito la possibilità dell’Identità Suprema; essi si fermano alla “visione”, e
tutta l’estensione dei mondi angelici li separa ancora dalla Liberazione».25
23
Cfr. René Guénon, Considerazioni sulla Via iniziatica, Edizioni Basaia-Fratelli Melita, cap.3, pp.41-42.
(Questo libro è pubblicato anche da Luni Editrice col titolo Considerazioni sull’Iniziazione, con differente
formato e quindi diversa numerazione di pagine).
24
Brano di una lettera di Guénon inviata dal Cairo il 24 luglio 1949 all’esoterista italiano Goffredo Pistoni,
riportata nel sito internet in lingua francese Index de l’œuvre de René Guénon, sezione Correspondance avec
Goffredo Pistoni, René Guénon, non publié, 1949-1950, e nel sito internet in lingua spagnola Symbolos, Revista
internacional de Arte - Cultura - Gnosis, nella sezione René Guénon - Traducciones de su Obra - Artículos
traducidos de René Guénon - 19. Cartas a Goffredo Pistoni.
25
Cfr. René Guénon, Iniziazione e realizzazione spirituale, Edizioni Studi Tradizionali, Torino 1967, cap.8,
pp.87-88. (Questo libro è anche pubblicato da Luni Editrice, con altro formato e diversa numerazione di pagine).
11
E ancora riguardo ai mistici religiosi: «Senza uscire dalla loro individualità, ma nei suoi
“prolungamenti” [sottili, extra-corporei, N.d.R.], percepiscono indirettamente certe realtà
d’ordine superiore, non come sono in se stesse, ma tradotte simbolicamente e rivestite con
forme psichiche o mentali. Si tratta sempre di fenomeni (vale a dire, nel significato etimologico, di apparenze, sempre relative ed illusorie in quanto sono formali), ma di fenomeni
soprasensibili che non sono constatabili da tutti e che possono condurre coloro che li
percepiscono a qualche certezza, sempre incompleta, frammentaria e dispersa, ma tuttavia
superiore alla credenza pura e semplice cui essa si sostituisce; questo risultato s’ottiene
d’altronde passivamente, vale a dire senza l’intervento della volontà, e con i mezzi ordinari
indicati dalle religioni, in particolare con la preghiera e l’adempimento delle opere
prescritte, poiché tutto ciò non esce mai dal dominio dell’exoterismo».26 Per cui i mistici
religiosi (gli spirituali exoterici) non sono affatto equiparabili agli iniziati (gli spirituali
esoterici o metafisici che dir si voglia), fra questi ultimi dovendosi oltretutto distinguere
differenti gradi: «Ad un grado molto più elevato, ed anche già profondamente separato da
quest’ultimo menzionato, si pongono coloro che, avendo esteso la loro coscienza fino ai limiti
estremi dell’individualità integrale, arrivano a percepire direttamente gli stati superiori del
loro essere, ma senza tuttavia parteciparvi effettivamente; qui siamo nel dominio iniziatico,
ma questa iniziazione, reale ed effettiva quanto all’estensione dell’individualità nelle sue
modalità extra-corporee, non è ancora che teorica e virtuale in rapporto agli stati superiori,
poiché non arriva attualmente al loro possesso. Essa produce certezze incomparabilmente più
complete, più sviluppate e più coerenti di quelle del precedente grado, poiché non appartiene
più al dominio fenomenico; tuttavia, colui che le acquisisce può essere paragonato ad un
uomo che conosca la luce solamente per il tramite dei raggi provenienti fino a lui (nel caso
precedente, egli non la conosceva che per riflessi o per ombre proiettate nel campo della sua
coscienza individuale limitata, come i prigionieri della caverna simbolica di Platone),
mentre, per conoscere perfettamente la luce nella sua realtà intima e essenziale, bisogna
risalire fino alla sua fonte ed identificarvisi. Quest’ultimo caso corrisponde alla pienezza
dell’iniziazione reale ed effettiva, vale a dire alla presa di possesso cosciente e volontaria
della totalità degli stati dell’essere secondo i due sensi da noi indicati [= l’ampiezza
orizzontale e l’esaltazione verticale, N.d.R.]; […] questo risultato è veramente la perfezione
stessa della conoscenza metafisica pienamente realizzata; lo Yogi della tradizione indù, o il
Sûfî della tradizione islamica, se si intendono questi termini nel loro stretto e vero significato,
è colui che è pervenuto a questo grado supremo, e che così ha realizzato nel suo essere la
totale possibilità dell’“Uomo Universale”».27
Circa i frammenti di intuizione metafisica ottenuti al di fuori di ogni trasmissione iniziatica,
senza collegarsi al dominio esoterico-iniziatico in modo regolare e limitandosi a rimanere nel
solo exoterismo mistico-religioso, così Guénon, evidenziando le «imperfezioni e limitazioni
proprie a qualsiasi realizzazione esclusivamente mistica»,28 ha chiarito nettamente: «Quanto
ai “bagliori” d’intuizione […] al di fuori di ogni trasmissione regolare, io sono ben lungi dal
contestarli, ma non penso affatto che essi possano mai cessare di essere frammentari e
dispersi, né di conseguenza possono sostituire l’iniziazione; fintanto che si rimane nel solo
exoterismo non si può ottenere nulla più di questo; del resto, vi sono sempre casi d’eccezione,
di cui non se ne può fare affatto una regola, e fra i quali nessuno è in diritto di pensare che vi
26
Cfr. René Guénon, Considerazioni sulla Via iniziatica, Edizioni Basaia-Fratelli Melita, cap.24, p.227.
27
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, pp.227-228. L’espressione “Uomo Universale” indica colui che ha realizzato la totalità degli stati dell’Essere e che è pienamente unito al Principio Supremo, appunto lo Yogi, il Sûfî.
28
Cfr. René Guénon, Iniziazione e realizzazione spirituale, Edizioni Studi Tradizionali, Torino 1967, cap.31,
p.255.
12
si potrà trovare lui stesso, poiché in tali casi non vi è nulla di volontario».29
La realizzazione metafisica integrale, dove comprensione teorica intellettuale e realizzazione
spirituale sono inseparabili, è dunque profondamente differente dal misticismo religioso pur
presentando con questo alcune analogie esteriori, come ribadisce Guénon: «In ogni dottrina
metafisicamente completa, come lo sono le dottrine orientali, la teoria è sempre accompagnata o seguita da una realizzazione effettiva, della quale essa non è che la base necessaria:
nessuna realizzazione può essere affrontata senza una sufficiente preparazione teorica, ma
l’intera teoria è ordinata in vista della realizzazione, come il mezzo in vista del fine, e questa
prospettiva è supposta, almeno implicitamente, persino nell’espressione esteriore della
dottrina. D’altra parte la realizzazione effettiva può avere, oltre che la preparazione teorica
e dopo di essa, altri mezzi di un ordine molto diverso, ma che a loro volta sono destinati a
fornirle esclusivamente un supporto o un punto di partenza, mezzi che insomma hanno una
semplice funzione di ‟coadiuvanti”, qualunque sia peraltro la loro importanza di fatto: è
questa, in modo particolare, la ragion d’essere dei riti che hanno un carattere e una portata
propriamente metafisici […]. Tuttavia, a differenza della preparazione teorica, tali riti non
vengono mai considerati mezzi indispensabili; sono accessori e non essenziali, e la tradizione
indù, dove comunque hanno un posto importante, è affatto esplicita al riguardo; ma
nondimeno, per la loro efficacia propria, possono facilitare molto la realizzazione metafisica,
vale a dire la trasformazione di quella conoscenza virtuale, che è la semplice teoria, in
conoscenza effettiva. Certo queste considerazioni possono sembrare quanto mai strane a
degli Occidentali, che non hanno mai neppure considerato la possibilità di qualcosa del
genere; eppure, a dire il vero, in Occidente si potrebbe trovare in ciò che chiameremo la
realizzazione mistica un’analogia parziale, sebbene abbastanza lontana, con la realizzazione
metafisica. Intendiamo dire che negli stati mistici, nel senso teologico della parola, c’è
alcunché di effettivo, che fa di essi qualcosa di più di una conoscenza puramente
teorica, benché una realizzazione di questo ordine sia sempre forzatamente limitata. Non
uscendo dal modo propriamente religioso non si esce neppure dall’ambito individuale; gli
stati mistici non hanno nulla di sovraindividuale; non implicano che un’estensione più o
meno indefinita delle sole possibilità individuali, le quali del resto vanno incomparabilmente
più lontano di quanto generalmente non si pensi e soprattutto di quanto gli psicologi non
siano in grado di concepire, pur con tutto quel che si sforzano di includere nel loro
‟subcosciente”. Questa realizzazione [mistica, N.d.R.] non può avere una portata universale
o metafisica, e resta sempre soggetta all’influenza di elementi individuali principalmente
di ordine sentimentale; e questo è il carattere stesso del punto di vita religioso, ma qui ancor
più accentuato che altrove, come abbiamo già fatto notare, ed è anche al tempo stesso
quel che conferisce agli stati mistici l’aspetto di ‟passività” abbastanza generalmente riconosciuto, senza contare che la confusione dei due ordini intellettuale e sentimentale genera
spesso illusioni. Infine è necessario notare che questa realizzazione [mistica, N.d.R.], sempre
frammentaria e raramente ordinata, non suppone una preparazione teorica: i riti religiosi vi
hanno quella funzione di ‟coadiuvanti” che altrove hanno i riti metafisici, ma essa è di
per sé indipendente dalla teoria religiosa rappresentata dalla teologia; ciò non impedisce che
i mistici in possesso di qualche nozione teologica si risparmino, a differenza di quelli che ne
sono privi, molti errori e siano più capaci di controllare in una certa misura la propria
immaginazione e sentimentalità. Così com’è, la realizzazione mistica, o realizzazione in modo
religioso, pur con le sue limitazioni fondamentali, è la sola che sia conosciuta nel mondo
occidentale; e possiamo ancora dire […] che è senz’altro meglio di niente, quantunque sia
29
Brano di una lettera di Guénon inviata dal Cairo il 25 luglio 1950 all’esoterista italiano Goffredo Pistoni, che
riprendiamo dal sito internet in lingua francese Index de l’œuvre de René Guénon, sezione Correspondance avec
Goffredo Pistoni, René Guénon, non publié, 1949-1950.
13
ancora lontanissima dalla vera realizzazione metafisica. Abbiamo voluto precisare questo
punto di vista della realizzazione metafisica perché è essenziale al pensiero orientale […]».30
§ 2. La “Tradizione” Sacra come trasmissione di influenze-forze spirituali esoteriche ed
exoteriche, e i riti tradizionali esoterici ed exoterici come reali e ben differenti veicoli
“tecnici” di ben distinte influenze-forze spirituali. La necessità del ricollegamento
iniziatico rituale regolare e l’impossibilità dell’ “auto-iniziazione”.
Vi sono dunque differenti mezzi tecnici rituali, da un lato metafisici o iniziatici o esoterici
che dir si voglia (dei quali sono tipici esempi i metodi autenticamente yogici, taoisti e sufi tradizionali), e dall’altro exoterici (di cui i riti sacramentali religiosi ne sono l’esempio più noto,
specie nel mondo occidentale, ma nelle tradizioni orientali ve ne sono anche di altro tipo che
non rivestono la forma religiosa), che veicolano forze spirituali differenti e producono nella
mente umana le condizioni per realizzazioni differenti: una realizzazione spirituale integrale
nell’iniziazione, trascendente l’individualità animica e riassorbendola totalmente nel Principio
o Stato Assoluto e Incondizionato, che è la realizzazione propriamente metafisica, ed una
realizzazione spirituale parziale ancora legata all’individualità animica nell’exoterismo. Circa
la realizzazione metafisica integrale, Guénon ha puntualizzato: «La vera metafisica è eterna;
per ciò stesso vi sono sempre stati degli esseri che hanno potuto conoscerla realmente e
totalmente. Solo le forme esteriori ed i mezzi contingenti possono cambiare».31 Di qui la
necessità delle differenti forme dottrinali e rituali che adattino la metafisica e i mezzi tecnici
della sua realizzazione ̶ mezzi che sono ‟simbolici”, nel senso rituale metafisico e niente
affatto psicologico del termine ̶ alle differenze di mentalità degli esseri umani e a seconda
delle loro diverse capacità di comprensione e delle differenti qualificazioni interiori ossia dei
diversi gradi di capacità realizzative, e donde quindi le nette distinzioni, senza opposizioni, fra
‟esoterismo” ed ‟exoterismo” e connessi mezzi realizzativi. Guénon ha però osservato: «La
conoscenza metafisica, e la realizzazione metafisica che essa implica perché sia veramente
tutto ciò che dev’essere, sono dunque possibili sempre e dappertutto, quantomeno in linea di
principio ed allorché questa possibilità viene considerata in qualche modo in senso assoluto;
ma, nei fatti e in pratica, se così si può dire, e non più in senso assoluto, ma relativo, tutto è
ugualmente possibile in qualunque ambiente e al di là delle contingenze? Su questo punto
saremo molto meno affermativi, perlomeno per quanto concerne la realizzazione; e ciò si
spiega col fatto che quest’ultima, inizialmente, deve trovare un punto d’appoggio nell’ordine
delle contingenze. Vi possono essere delle condizioni particolarmente sfavorevoli, […] e
talmente sfavorevoli che un tale lavoro diviene pressoché impossibile, e, in assenza di ogni
appoggio da parte dell’ambiente, potrebbe essere perfino pericoloso intraprenderlo, dal
momento che l’ambiente non può che contrastare ed anche annullare gli sforzi di colui che lo
intraprenderebbe».32 A tal proposito, Guénon nei suoi numerosi scritti ha evidenziato il fatto
che non solo la mentalità e l’ambiente generalmente antimetafisici (materialisti) e pseudometafisici (psichisti e magico-occultisti) del mondo moderno sì oppongano alla vera conoscenza
metafisica, ma anche come molti stessi ambienti spirituali tradizionali, la cui funzione
dovrebbe essere quella di dare un solido punto d’appoggio per la realizzazione di cui stiamo
30
Cfr. René Guénon, Introduzione generale allo studio delle dottrine indù, Adelphi Edizioni, parte II, capitolo
10, pp.121-123.
31
Cfr. René Guénon, La Metafisica Orientale, in L’Esoterismo Islamico e il Taoismo. La Metafisica Orientale,
Arktos-Oggero Editore, p.162.
32
Cfr. René Guénon, op. cit., p.163.
14
parlando, siano purtroppo, per varie e complesse cause, divenuti metafisicamente incompleti o
decadenti, o caratterizzati da una prospettiva esclusivamente exoterica, religiosa, mistica e
anti-iniziatica, anti-esoterica (assimilante erroneamente l’esoterismo all’occultismo), in tali
condizioni essendo possibili realizzazioni spirituali assai parziali e niente affatto iniziatiche, al
punto che solo in pochi ambienti spirituali tradizionali, precisamente in alcune tradizioni
orientali viventi e regolari, trovandosi ancora le forze spirituali attive, i mezzi tecnici
simbolico-rituali e le possibilità effettive di una realizzazione metafisica iniziatica integrale.
Riguardo i mezzi simbolici rituali in vista della realizzazione metafisica, così Guénon ha
chiarito il loro carattere e il loro rapporto con lo scopo per cui sono concepiti: «Questi mezzi
[…] devono essere alla portata dell’uomo, e, almeno ai primi stadi, devono essere adattati
alle condizioni dello stato umano, poiché è in questo stato che si trova attualmente l’essere
che, partendo da lì, deve prendere possesso degli stati superiori. Dunque, è nelle forme
appartenenti al mondo ove si situa la sua attuale manifestazione, che l’essere prenderà un
punto d’appoggio per elevarsi al di sopra di questo mondo stesso; parole, segni simbolici, riti
o procedimenti preparatori di qualunque tipo non hanno altra ragion d’essere ed altra
funzione che questa: […] essi sono solo dei supporti e niente più», il metafisico francese
sottolineando il fatto che «essi mettono l’essere nelle disposizioni richieste, affinché possa
pervenire più facilmente al suo scopo, e niente di più».33 Quindi così chiarendo: «Per quanto
ci riguarda, non confondiamo certo un semplice mezzo con una causa e non consideriamo la
realizzazione metafisica come l’effetto di checchessia, perché essa non è la produzione di
qualcosa che ancora non esiste, ma la presa di coscienza di ciò che è, in maniera permanente
ed immutabile, al di fuori di ogni successione temporale o d’altro, poiché tutti gli stati
dell’essere, considerati nel loro principio, sono in perfetta simultaneità nell’eterno presente.
Non abbiamo dunque alcuna difficoltà a riconoscere che non vi è alcuna misura fra la
realizzazione metafisica e i mezzi che conducono ad essa o, se si preferisce, che la preparano.
D’altronde, è per questo motivo che i mezzi non sono strettamente necessari, di una assoluta
necessità; o quanto meno, vi è una sola preparazione veramente indispensabile, ed è la
conoscenza teorica. D’altra parte, questa non potrebbe condurre molto lontano senza
l’ausilio di un mezzo che, in tal caso, dobbiamo considerare come quello che svolgerà il
ruolo più importante e più costante: e questo mezzo è la concentrazione [meditativa, in senso
yogico, N.d.R.]; la quale è qualcosa di assolutamente estraneo, ed anche opposto, alle
abitudini mentali dell’Occidente moderno, ove tutto tende solamente alla dispersione e al
cambiamento incessante. Tutti gli altri mezzi sono solo secondari in rapporto a questo: essi
servono soprattutto a favorire la concentrazione stessa, ed anche ad armonizzare i diversi
elementi [sottili, energetici e psichici, N.d.R.] dell’individualità umana, al fine di preparare
l’effettiva comunicazione fra questa individualità e gli stati superiori dell’essere. D’altra
parte, questi mezzi, all’inizio, potranno essere vaiati quasi indefinitamente, poiché essi
dovranno essere appropriati alla speciale natura di ogni individuo e conformi alle sue
attitudini ed alle sue particolari disposizioni. Solo in seguito le differenze andranno
diminuendo, poiché si tratta di vie molteplici che tendono tutte allo stesso fine; e, a partire
da un certo stadio, sparirà perfino ogni molteplicità; ed allora i mezzi contingenti ed
individuali avranno esaurito il loro compito».34
Guénon ritiene i mezzi rituali come contingenti rispetto allo Stato di Coscienza Incondizionato e Assoluto, la cui realizzazione è il fine supremo dell’iniziazione, e come tali, in linea
teorica, non necessari in senso assoluto, per cui «i riti e i diversi procedimenti indicati in vista
della realizzazione metafisica, potrebbero anche trascurarsi e, tramite la sola fissazione
33
Cfr. René Guénon, op. cit., p.152.
34
Cfr. René Guénon, op. cit., pp.153-154.
15
costante dello spirito e di tutte le potenze dell’essere sullo scopo di questa realizzazione, si
potrebbe ugualmente ottenere questo fine supremo; ma se vi sono dei mezzi che rendono lo
sforzo meno penoso, perché ignorarli volontariamente?»,35 soprattutto, come Guénon ha evidenziato nei suoi numerosi scritti, tenuto conto delle condizioni dell’uomo attuale, incapace
con le sue forze mentali individuali di ottenere detta costante concentrazione spirituale
meditativa (cosa di cui sono stati capaci solo rare personalità spirituali eccezionali, dal “senso
metafisico” innato, e comunque viventi in contesti sacri tradizionali pregni di riti e forze spirituali), e generalmente incapace di distinguere con chiarezza il dominio spirituale da quello
psichico-animico e l’ambito iniziatico da quello mistico-religioso e da quello magico (anzi
spesso confondendo tutte queste realtà), e quindi incapace di superare il dominio psichicoanimico (condizione fondamentale per la realizzazione metafisica), pertanto i mezzi rituali
iniziatici essendo di fatto necessari in relazione appunto allo stato umano, «perché è proprio
da questo stato, anch’esso contingente, che siamo attualmente obbligati a partire per andare
alla conquista degli stati superiori, prima, e dello stato supremo e incondizionato, poi».36
Quindi, nel caso di mezzi rituali iniziatici come il mantra indù (e buddhista) ed il dhikr sufimusulmano, quali formule sonore e ritmiche sacre iniziatiche e non affatto preghiere misticoreligiose e meno ancora formule magiche, Guénon ha chiarito e sottolineato con forza che si
tratta di «formule la cui ripetizione ha lo scopo di produrre un’armonizzazione dei diversi
elementi dell’essere [= dell’essere umano, elementi che sono tre: il corpo, la sfera psichica
intesa nella sua integralità animica, mentale ed energetica sottile, e lo spirito, N.d.R.], e di
determinare vibrazioni suscettibili, con la loro ripercussione attraverso la serie degli stati
[dell’Essere Universale, N.d.R.], in gerarchia indefinita, di aprire una comunicazione [nello
stato umano, N.d.R.] con gli stati superiori [= gli stati sopraumani, N.d.R.], che è d’altronde
in genere la ragion d’essere di tutti i riti».37 Tale comunicazione è infatti propria sia dei riti
iniziatici che di quelli religiosi, ma, per la differente natura delle forze-influenze spirituali
messe in azione nei due ambiti, nel secondo caso non si esce mai dall’individualità animica
umana, che anzi viene conservata (“salvata”), e non si realizza il pieno possesso degli stati
superiori (cui corrispondono i molteplici Dèi o Angeli delle religioni) ma solo una comunicazione con essi mediata da forme psichiche; e inoltre, proprio per il sussistere dell’individualità
animica, l’unione col Principio-Stato Supremo Assoluto e Incondizionato non solo non può
mai essere totale ma si realizza inoltre soltanto con l’aspetto “personale” del Principio e non
affatto col Suo supremo aspetto impersonale o sovra-personale che dir si voglia.
Il metafisico francese ha sottolineato con estrema chiarezza come il mantra e il dhikr in
senso propriamente iniziatico siano sacre formule ritmiche metafisiche atte a produrre uno
stato coscienziale di «‟incantazione” […] che non ha assolutamente nulla in comune con le
pratiche magiche cui si è dato talvolta lo stesso nome»,38 quindi una incantazione metafisica
che è assai diversa anche dalla preghiera mistico-religiosa sia nella natura che nello scopo
che si prefigge: «L’incantazione di cui parliamo, contrariamente alla preghiera, non è
minimamente una domanda, ed anzi non suppone l’esistenza di una cosa esteriore (come la
35
Cfr. René Guénon, op. cit., p.154.
36
Cfr. René Guénon, op. cit., p.154.
37
Cfr. René Guénon, Simboli della Scienza sacra, Adelphi Edizioni, cap.7 (dal titolo La Lingua degli Uccelli),
pp.57-58.
38
Cfr. René Guénon, Considerazioni sulla Via iniziatica, Edizioni Basaia-Fratelli Melita, cap.24 (dal titolo La
Preghiera e l’Incantazione), p.225. Facciamo notare che nella versione del medesimo libro pubblicata presso
Luni Editrice, l’originario termine francese guénoniano incantation, invece di essere reso ben precisamente con
«incantazione», è assai imprecisamente tradotto «incantesimo» (il titolo stesso del capitolo 24 in questione è
infatti reso con La Preghiera e l’Incantesimo), ciò potendo dar adito a fraintendimenti e confusioni.
16
suppone necessariamente ogni domanda), poiché l’esteriorità può comprendersi soltanto in
rapporto all’individuo, che qui si tratta proprio di superare; l’incantazione è un’aspirazione
dell’essere verso l’Universale, al fine di ottenere quello che potremmo chiamare, in un
linguaggio apparentemente un po’ “teologico”, una grazia spirituale, vale a dire in fondo
una illuminazione interiore che naturalmente potrà essere più o meno completa secondo i
casi. L’azione dell’influenza spirituale qui deve essere considerata allo stato puro, se ci si
può esprimere in tal modo; l’essere, invece di cercare di farla discendere su di sé, come nel
caso della preghiera, tende ad elevarsi a lei. Quest’incantazione, che è così definita come una
operazione del tutto interiore in principio, può tuttavia, in un gran numero di casi, essere
espressa ed “appoggiata” esteriormente mediante parole o gesti, costituenti certi riti
iniziatici, quali il mantra nella tradizione indù o il dhikr nella tradizione islamica, e che si
devono considerare come determinanti vibrazioni ritmiche atte ad avere una ripercussione
attraverso un dominio più o meno esteso nella serie indefinita degli stati dell’essere. Che il
risultato ottenuto effettivamente sia più o meno completo, come dicevamo in precedenza, lo
scopo finale da raggiungere è sempre la realizzazione in sé dell’“Uomo Universale”, in
virtù della comunione perfetta della totalità degli stati, armonicamente e conformemente
gerarchizzata, in sviluppo integrale nei due sensi dell’“ampiezza” e dell’“esaltazione”, vale
a dire ugualmente nell’espansione orizzontale delle modalità di ogni stato e nella
sovrapposizione verticale dei differenti stati, secondo la figurazione geometrica [della croce,
N.d.R.] da noi altrove esposta dettagliatamente».39
Guénon ha inoltre precisato che il mezzo iniziatico per eccellenza, e anche necessario, per
realizzare prima una ‟comunicazione vibratoria” (nel senso suddetto) diretta e poi l’UnioneIdentità Suprema col Principio Assoluto Totale, col Grande Mistero, col Non-Manifestato (in
senso metafisico cioè oltre l’Essere e la Persona Divina), che è il Vero Sé Interiore, è
«essenzialmente un’invocazione silenziosa e tutta interiore»,40 fatta mediante la ripetizione
silenziosa del mantra o del dhikr nella pratica della meditazione iniziatica interiore dove si fa
uso di tali formule vibratorie per condurre il complesso psiche (anima)/mente dallo stato di
movimento e molteplicità (producente pensieri, forme psichiche) fino allo stato immoto di
perfetta unità (nella tradizione indù indicata dalla parola sanscrita ekatva) o non-dualità
(advaita) cioè al vero silenzio trascendentale-metafisico (mauna), che non è una semplice
cessazione di parole e pensieri, ma è la ‟cessazione” (nirvāṇa o nirodha) della stessa mente
individuale (manas) e dell’individualità animica/sé individuale (jīvātman) integrate-unificate
totalmente nell’impersonale Sé Assoluto, nello stato di assorbimento meditativo trascendentale interiore (samādhi).41 In detto tipo di invocazione silenziosa, pertanto, chiarisce Guénon,
«non ci possono essere intermediari» fra l’invocante-meditante e il Principio-Sé Assoluto
poiché essa «tende a stabilire una comunicazione diretta con il Principio supremo», e inoltre
39
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, pp.225-226. Nel parlare della «figurazione geometrica da noi altrove
esposta dettagliatamente», Guénon si riferisce al suo trattato Il Simbolismo della Croce (Rusconi Editore, Luni
Editrice e Adelphi Edizioni), nel quale restituisce il profondo significato metafisico di questo antichissimo sacro
simbolo geometrico presente in tutte le tradizioni misteriche orientali e occidentali sin dalla remota antichità.
40
Cfr. René Guénon, Il Demiurgo e altri saggi, Adelphi Edizioni, parte prima, cap.V (dal titolo Silenzio e
solitudine), pp.65-66.
41
Il samādhi, ‟assorbimento meditativo trascendentale interiore”, costituisce propriamente una ‟en-stasi” ossia
una ‟entrata” nel Sé Assoluto, del tutto differente dall’ ‟e-stasi” mistica, Guénon approvando pienamente l’uso
«della parola ‟enstasi” usata per rendere samādhi, parola che è perfettamente esatta, mentre ‟estasi”, a parte
il fatto che comporta una assimilazione errata con gli stati mistici, costituisce di per sé un enorme controsenso;
l’estasi, infatti, è letteralmente una ‟uscita da sé”, mentre, esattamente al contrario, qui si tratta in realtà di un
‟rientro in sé”» (cfr. René Guénon, Studi sull’Induismo, Luni Editrice, sezione “Recensioni di Libri
sull’Induismo”, p.207).
17
«non soltanto è unicamente nel silenzio che si può ottenere questa comunicazione ̶ perché il
‟Grande Mistero” è al di là di ogni forma di espressione ̶ ma il silenzio stesso è il‟Grande
Mistero”»,42 poiché «il vero ‟mistero” è essenzialmente ed esclusivamente l’inesprimibile,
che evidentemente può essere rappresentato solo dal silenzio; inoltre, poiché il ‟Grande
Mistero” è il non-manifestato, il silenzio stesso, che è propriamente uno stato di nonmanifestazione, è quindi come una partecipazione o una conformità alla natura del
Principio supremo» e «d’altra parte, il silenzio, riferito al Principio, è, si potrebbe dire, il
Verbo non-proferito».43 E la risposta del Principio Supremo, che è il Sé Assoluto Interiore,
all’invocazione-richiamo del meditante-invocante silenzioso è il silenzio trascendentale o
silenzio metafisico che dir si voglia, quindi avendosi «richiamo e risposta ugualmente
silenziosi, essendo entrambi un’aspirazione e un’illuminazione puramente interiori».44 Precisa
ulteriormente il metafisico francese: «Perché sia così, è necessario che il silenzio sia in realtà
qualcosa di più che la semplice assenza di ogni parola e di ogni discorso, sia pure formulati
in maniera del tutto mentale; infatti, […] quel silenzio è il ‟perfetto equilibrio delle tre parti
dell’essere”, ossia di ciò che nella terminologia occidentale può essere designato come lo
spirito, l’anima e il corpo, perché l’essere intero, in tutti gli elementi che lo compongono,
deve partecipare all’adorazione affinché si possa ottenere un risultato pienamente valido. La
necessità di questa condizione di equilibrio è facile da comprendere, perché l’equilibrio è,
nella manifestazione stessa, come l’immagine o il riflesso dell’indistinzione principiale del
non-manifestato, indistinzione che è rappresentata anche dal silenzio, sicché non c’è affatto
da meravigliarsi dell’assimilazione cosi stabilita fra quest’ultimo e l’equilibrio. Quanto alla
solitudine, è opportuno osservare innanzitutto che la sua associazione con il silenzio è in
certo qual modo normale e persino necessaria, e che, anche in presenza di altri esseri, chi
crea in sé il silenzio perfetto si isola necessariamente da essi; del resto, silenzio e solitudine
sono anche entrambi impliciti nel significato del termine sanscrito mauna, che nella
tradizione indù è indubbiamente quello che si applica con maggior precisione a uno stato
come quello di cui stiamo parlando. La molteplicità, essendo inerente alla manifestazione e
via via accentuandosi, si può dire, a mano a mano che si scende a gradi vieppiù inferiori di
questa, allontana dunque necessariamente dal non-manifestato; quindi l’essere che vuole
mettersi in comunicazione con il Principio deve prima di tutto fare l’unità in se stesso, per
quanto possibile, mediante l’armonizzazione e l’equilibrio di tutti i suoi elementi, e nel
medesimo tempo deve anche isolarsi da ogni molteplicità esterna a lui. Realizzata così
l’unificazione, anche se è ancora relativa nella maggior parte dei casi, essa nondimeno
rappresenta, secondo le effettive possibilità dell’essere, una certa conformità alla ‟nondualità” del Principio; e, al limite superiore, l’isolamento assume il significato del termine
sanscrito kaivalya, il quale, esprimendo al contempo le idee di perfezione e di totalità,
quando ha tutta la pienezza del suo contenuto semantico arriva a designare lo stato assoluto
e incondizionato, quello dell’essere che ha raggiunto la Liberazione finale».45
Quindi il silenzio metafisico, nel quale l’individualità animica è completamente ‟estinta”
nell’Assoluto Impersonale, è assai differente dal silenzio mistico nel quale permangono l’individualità animica e la Persona Divina, e pertanto mezzi invocatori iniziatici come il mantra
indù e buddhista o il dhikr sufi-musulmano usati nella pratica della meditazione iniziatica
42
Cfr. René Guénon, Il Demiurgo e altri saggi, Adelphi Edizioni, parte prima, cap.V (dal titolo Silenzio e
solitudine),, p.66.
43
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.67.
44
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.67.
45
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, pp.67-69.
18
interiore hanno una natura e un obiettivo del tutto differenti da quelli delle preghiere e invocazioni mistico-religiose (esistono anche mantra e dhikr exoterici, a carattere mistico-religioso)
e ancor più da quelli delle formule invocatorie magiche (vi sono anche mantra e dhikr assai
inferiori di tipo magico). Vi è da considerare, infatti, l’assai importante e anzi fondamentale
questione riguardante il ben diverso carattere delle “forze-influenze spirituali” messe in azione dai riti a seconda che si tratti di riti iniziatici (mettenti in azione forze-influenze spirituali
esoteriche) o religiosi (attivanti forze-influenze spirituali exoteriche) o magici (attivanti
forze-influenze psichiche ‟sottili” preternaturali che nulla hanno di propriamente spiritualetrascendente, né in senso iniziatico né religioso), forze-influenze finalizzate dunque a scopi
realizzativi ben differenti. E qui entra in gioco l’imprescindibile ruolo della “tradizione” ossia
trasmissione delle forze in questione ritualmente attivate, e della regolarità tradizionale.
Riguardo la ben netta differenza fra l’ambito mistico-religioso e la sfera iniziatica e sul
carattere di scienza metafisica positiva della realizzazione iniziatica e sulla assai precisa metodologia tecnica rituale ad essa connessa, Guénon ha ben precisato: «Forse si sarà tentati di
obiettare che talvolta il misticismo appaia legato più o meno direttamente all’osservanza di
certi riti; ma questi ultimi non gli sono proprii, poiché non sono niente di più né di diverso
dai riti religiosi ordinarii; e d’altronde, questo legame non ha alcun carattere di necessità,
poiché, di fatto, è lungi dall’esistere in tutti i casi [= Guénon qui si riferisce ai mistici
irregolari ed eterodossi, assai attratti dai fenomeni soprannaturali e succubi di essi, N.d.R.],
mentre, ripetiamo, non v’è iniziazione senza riti speciali ed appropriati. L’iniziazione, in
effetti, non è, come le realizzazioni mistiche, qualche cosa che cada da oltre le nubi, se così si
può dire, senza che si sappia come e perché; essa si basa invece su leggi scientifiche positive
e su regole tecniche rigorose; non sarà mai troppo insistervi, ogni volta che se ne presenterà
l’occasione, al fine di evitare qualsiasi possibilità di malintesi sulla sua vera natura».46
Guénon ha rimarcato in modo chiarissimo e inequivocabile: «Il misticismo appartiene
interamente, per definizione stessa, al dominio religioso, dunque rientra puramente e
semplicemente nell’exoterismo; inoltre, lo scopo a cui tende è ben lungi dall’essere quello
della pura conoscenza. D’altra parte, il mistico, avendo un’attitudine “passiva” e limitandosi
quindi a ricevere ciò che gli perviene in qualche modo, spontaneamente e senza alcuna
iniziativa da parte sua, non potrebbe avere alcun metodo […]. Per di più, il mistico, essendo
sempre un isolato in forza dello stesso carattere “passivo” della sua “realizzazione”, non ha
né […] “maestro spirituale” (che, beninteso, non ha assolutamente niente in comune con il
direttore di coscienza” nel senso religioso) né […] “catena” [iniziatica, N.d.R.], per mezzo
della quale gli verrebbe trasmessa un’ “influenza spirituale” […], anche perché il secondo di
questi elementi non è che la conseguenza immediata del primo. La trasmissione regolare
dell’ “influenza spirituale” è ciò che caratterizza essenzialmente l’ “iniziazione” ed anche
ciò che propriamente la costituisce […]; e senza neanche entrare nel merito della differenza
degli scopi, la quale risulta d’altronde dalla differenza fra i due domini ai quali si riferiscono, possiamo dire che la “via mistica” e la “via iniziatica” sono radicalmente incompatibili
in forza dei loro rispettivi caratteri».47 Ciò secondo Guénon accade perché «in tutto ciò che si
riferisce all’iniziazione non v’è in realtà niente di vago o di nebuloso, ma si tratta invece di
cose molto precise e molto “positive”; e infatti l’iniziazione è, per la sua stessa natura,
propriamente incompatibile col misticismo».48 Il metafisico francese ha chiarito ulteriormente:
46
Cfr. René Guénon, Considerazioni sulla Via iniziatica, Edizioni Basaia-Fratelli Melita, cap.15, pp.152-153.
47
Cfr. René Guénon, L’Esoterismo Islamico e il Taoismo. La Metafisica Orientale, Arktos-Oggero Editore,
cap.1, pp.17-18. Questo libro è pubblicato anche col titolo Scritti sull'esoterismo islamico e il Taoismo, Adelphi
Edizioni, con differente numerazione di pagine e inoltre mancante de La Metafisica Orientale, pubblicato come
volumetto a sé stante da Luni Editrice.
48
Cfr. René Guénon, Considerazioni sulla Via iniziatica, Edizioni Basaia-Fratelli Melita, cap.1, p.27
19
«Precisiamo d’altronde che si tratta di un’incompatibilità di fatto piuttosto che di principio,
in questo senso che non si tratta per noi di negare il valore almeno relativo del misticismo,
né di contestargli il posto che può legittimamente appartenergli in certe forme tradizionali; la
via iniziatica e la via mistica possono dunque perfettamente coesistere, ma vogliamo dire che
è impossibile per qualcuno seguire in pari tempo l’una e l’altra, e ciò anche senza affatto
pregiudicare lo scopo cui esse possono condurre, quantunque del resto si possa già
presentire, in ragione della profonda differenza dei dominii ai quali esse si riferiscono, che
questo scopo in realtà non può essere il medesimo».49 Per cui, ha rimarcato in modo
inequivocabile Guénon, «l’iniziazione, intesa secondo il suo vero significato, non ha e non
potrebbe avere assolutamente niente di “mistico”».50
Guénon ha rilevato anche la profonda differenza sia nella natura che nello scopo, nonostante
certe somiglianze puramente esteriori, fra il metodo iniziatico e l’ascetica religiosa,
quest’ultima basata sui riti e sacramenti religiosi (profondamente differenti dai riti iniziatici) e
su varie austerità, ma in modo metodico e attivo rispetto al misticismo, e finalizzata, al pari di
quello, all’ottenimento della salvezza (conservazione) dell’individualità animica in un reame
celeste e ad un’unione non-totale col Principio che lascia sussistere l’individualità stessa: «A
dir il vero vi sarebbe pertanto, in questo stesso dominio religioso cui appartiene il misticismo,
qualche cosa che, per certi riguardi, potrebbe prestarsi meglio ad un avvicinamento o piuttosto ad un’apparenza d’avvicinamento [col metodo iniziatico, N.d.R.]; è ciò che si designa
“ascetica”, poiché v’è in essa almeno un metodo “attivo”, invece dell’assenza di metodo e
della passività che caratterizzano il misticismo […]; ma è evidente che queste similitudini
sono puramente esteriori […]».51 Infatti: «Dal momento che si tratta essenzialmente di un
complesso metodico di sforzi tendenti ad uno sviluppo spirituale, si può parlare altrettanto
bene non solo di un’ascesi religiosa, ma anche di un’ascesi iniziatica. Soltanto è opportuno
osservare che lo scopo di quest’ultima non è soggetto a nessuna delle restrizioni che
necessariamente limitano, in certo qual modo per definizione, lo scopo dell’ascesi religiosa,
in quanto il punto di vista exoterico, cui questa è legata, è in relazione esclusiva con lo stato
individuale umano [Guénon in nota 1 specifica: “È evidente che qui è in causa l’individualità
intesa nella sua integralità, con tutte le estensioni [extra-corporee, N.d.R.] di cui essa è
suscettibile, ché, diversamente, lo stesso concetto religioso di “salvezza” non avrebbe in
realtà nessun significato”], mentre il punto di vista iniziatico comprende la realizzazione
degli stati sopraindividuali fino ad includere lo stato supremo ed incondizionato».52
Guénon ha sempre rimarcato il fatto che le forze-influenze spirituali che agiscono nel
dominio iniziatico sono ben diverse da quelle che agiscono nell’ambito mistico-religioso e per
questo conducono a realizzazioni nettamente differenti e necessitano, per essere attivate
realmente, di trasmissioni rituali differenti, quindi trattandosi di differenti “tradizioni sacre”,
ed ha continuamente sottolineato, nei suoi numerosi e dotti scritti di spiegazione delle dottrine
e simbologie tradizionali e del significato profondo dell’iniziazione e della sua ben netta
differenza (ma senza opposizione alcuna) rispetto alla religione, come l’espressione
“tradizione sacra”, tanto nel dominio iniziatico (esoterico) che in quello religioso (exoterico),
si debba intendere propriamente nel senso della trasmissione di una influenza-forza spirituale
49
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.28.
50
Cfr. René Guénon, L’Esoterismo Islamico e il Taoismo. La Metafisica Orientale, Arktos-Oggero Editore,
sezione “Recensioni di Libri e Riviste sull’Esoterismo Islamico – Libri”, pp.117-118.
51
Cfr. René Guénon, Considerazioni sulla Via iniziatica, Edizioni Basaia-Fratelli Melita, cap.1, pp.26-27.
52
Cfr. René Guénon, Iniziazione e realizzazione spirituale, Edizioni Studi Tradizionali, Torino 1967, cap.19,
pp.165-166.
20
ossia trascendentale, di natura puramente esoterica ossia metafisica nell’iniziazione (e rivolta
alla realizzazione dell’unione metafisica totale col Principio Assoluto, dell’Identità Suprema,
dove non sussiste più un’individualità animica e si ottiene la liberazione metafisica) e invece
di natura exoterica nell’ambito mistico-religioso (e rivolta alla salvezza ossia “conservazione”
dell’individualità animica e all’unione mistica col Principio, dove sussiste ancora l’individualità animica stessa), quale potenza “sopraumana” reale e vivente, custodita dalle élite
spirituali umane viventi, il metafisico francese, incline «a considerare lo spirito tradizionale,
in quanto ancora vivente, come rimasto intatto unicamente nelle sue forme orientali»,53
constatando che solo nelle tradizioni spirituali orientali ortodosse e regolari – e non nelle loro
numerose contraffazioni occidentali di tipo occultistico in generale e in particolare nella moderna dottrina teosofista, che ha avuto un ruolo fondamentale nella nascita della ‟spiritualità
della nuova era” o new age 54 – si trovi ormai una scienza metafisica (iniziatica) completa sia
dal punto di vista teorico-dottrinale che da quello operativo-realizzativo cioè tecnico-rituale.55
Infatti, chiarito cosa siano la scienza metafisica integrale ed i suoi metodi realizzativi,
Guénon ha evidenziato sempre il fatto che «date le condizioni intellettuali in cui si trova
attualmente il mondo occidentale, in esso la metafisica è cosa dimenticata, generalmente
ignorata e quasi interamente perduta, mentre in Oriente essa continua ad essere oggetto di
una effettiva conoscenza», e che «anche se si volesse ritrovare qualcosa delle antiche
tradizioni metafisiche che sono esistite in Occidente, il quale, un tempo e sotto molti aspetti,
era singolarmente più vicino all’Oriente di quanto lo sia oggi, per far ciò occorrerebbe
soprattutto l’aiuto delle dottrine orientali e della comparazione che è possibile fare con esse,
poiché queste dottrine sono le sole che nel dominio metafisico possono ancora essere studiate
direttamente. Per far ciò, però, è evidente che occorre studiarle così come fanno gli stessi
Orientali, senza abbandonarsi cioè a delle interpretazioni più o meno ipotetiche e talvolta del
tutto fantastiche; troppo spesso si dimentica che le civiltà orientali esistono tuttora e
possiedono dei rappresentanti qualificati, e che sarebbe sufficiente informarsi da loro per
conoscere veramente di cosa si tratta».56 Le «interpretazioni più o meno ipotetiche» delle
dottrine orientali cui si riferisce Guénon sono quelle di coloro che le considerano semplici
filosofie oppure come exoterismi religiosi e vie mistiche, e non invece scienze spirituali
metafisiche iniziatiche realizzative quali esse sono, mentre le interpretazioni «del tutto
fantastiche» sono quelle degli occultisti e teosofisti occidentali e di quegli orientali
antitradizionali che ne seguono le dottrine e prassi pseudo-iniziatiche.
Per coloro che condividono tale visione, non saranno affatto inutili alcune considerazioni
che devono andare di pari passo con le questioni dottrinali pure e che sono di fondamentale e
53
Cfr. René Guénon, Oriente e Occidente, Luni Editrice, Aggiunta in appendice, pp.197-198.
54
Il moderno “Teosofismo” si riferisce alla dottrina e prassi della “Società Teosofica”, fondata nel 1875 a New
York dall’occultista ucraina H. P. Blavatsky, successivamente diffusasi in tutto il mondo ed i cui insegnamenti
consistono in un miscuglio sincretico incoerente di occultismo occidentale ed elementi frammentari e assai
deformati di dottrine e pratiche spirituali orientali (specie indù e buddhiste), propugnando tale miscuglio come la
futura “religione universale” nella “nuova era dell’illuminazione”, ed il cui carattere pseudo-spirituale e pseudoiniziatico è stato ben evidenziato da Guénon (cfr. René Guénon, Il Teosofismo, storia di una pseudo-religione,
Edizioni Delta Arktos, in due volumi). La New Age (“Nuova Era”), movimento neospiritualista nato negli Stati
Uniti e in Gran Bretagna agli inizi degli Anni Sessanta del secolo XX e diffusosi rapidamente negli Anni
Settanta in tutto l’Occidente, rappresenta una diretta continuazione delle idee e prassi del “Teosofismo”.
55
Cfr. le seguenti opere di René Guénon: La Metafisica Orientale, Luni Editrice; Introduzione generale allo
studio delle dottrine indù, Adelphi Edizioni; L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta, Adelphi Edizioni;
Studi sull’Induismo, Luni Editrice; Scritti sull’esoterismo islamico e il Taoismo, Adelphi Edizioni.
56
Cfr. René Guénon, La Metafisica Orientale, in L’Esoterismo Islamico e il Taoismo. La Metafisica Orientale,
Arktos-Oggero Editore, pp.141-142.
21
vitale importanza per chi sia interessato all’aspetto realizzativo della metafisica, dal momento
che a tal fine, secondo le stesse parole di Guénon, «qualsiasi studio delle dottrine
orientali che venga intrapreso dall’“esterno” è perfettamente inutile»,57 poiché «in ogni
dottrina metafisicamente completa, come lo sono le dottrine orientali, la teoria è sempre
accompagnata o seguita da una realizzazione effettiva, della quale essa non è che la base
necessaria: nessuna realizzazione può essere affrontata senza una sufficiente preparazione
teorica, ma l’intera teoria è ordinata in vista della realizzazione, come il mezzo in vista
del fine»,58 il che vale del resto per qualsiasi dottrina spirituale tradizionale, orientale od
occidentale, sia essa esoterica (iniziatica) e metafisicamente completa, oppure exoterica e
metafisicamente parziale (come la religione, includente l’ascetica e il misticismo), e pertanto
Guénon ha informato «della necessità, per chiunque voglia penetrare a un grado qualunque
nel dominio della spiritualità, di aderire prima di ogni altra cosa a una tradizione determinata; e sia beninteso che vogliamo parlare di una adesione effettiva, con tutte le conseguenze
che essa implica, ivi compresa la pratica dei riti di tale tradizione, e non semplicemente
di una vaga simpatia “ideale” come quella che spinge certi Occidentali a dichiararsi indù o
buddhisti senza saper bene di che cosa si tratti e in ogni modo senza nemmeno pensare a
ottenere un ricollegamento reale e regolare a queste tradizioni. E tuttavia è proprio questo il
punto di partenza al quale nessuno può sottrarsi, e soltanto dopo ognuno potrà, a misura
delle sue capacità, cercare di andare più lontano; infatti non è di speculazioni campate
in aria che discorriamo, ma di una conoscenza che deve essere essenzialmente tesa
all’ottenimento di una realizzazione spirituale. È soltanto in questo modo, infatti, dall’interno
delle tradizioni, o potremmo dire più esattamente ancora, dal loro stesso centro – se si riesce
a giungervi – che si può prendere realmente coscienza di quel che fa la loro unità essenziale
e fondamentale […]».59 Il «centro» di cui trattasi è il Principio Metafisico Totale, identico al
Sé Metafisico o Sé Assoluto, fonte trascendente di tutte le autentiche tradizioni spirituali.
Per quanto concerne l’iniziazione, da non confondere coi riti religiosi e ancor meno con
quelli magici, Guénon ha ribadito: «In effetti, quando si sia capito che l’iniziazione consiste
essenzialmente nella trasmissione di una influenza spirituale, e che questa trasmissione può
essere operata solo mediante un rito, quello appunto con cui si effettua il ricollegamento ad
un’organizzazione avente lo scopo precipuo di conservare e trasmettere l’influenza di cui si
parla, ogni difficoltà al riguardo dovrebbe considerarsi superata; trasmissione e ricollegamento non sono in definitiva che due aspetti inversi di una sola e identica cosa […]»,60 quindi
il metafisico francese sottolineando l’importante fatto che «questa trasmissione […] non ha e
non può avere assolutamente niente di “magico”, proprio perché si tratta essenzialmente di
un’influenza spirituale, mentre tutto ciò che è d’ordine magico riguarda esclusivamente la
manipolazione di influenze psichiche. Anche se può succedere che l’influenza spirituale sia
accompagnata secondariamente da certe influenze psichiche, ciò non cambia niente alla
questione, poiché in definitiva non si tratta che di una conseguenza del tutto accidentale
dovuta alla corrispondenza che sempre deve esistere fra i diversi ordini della realtà; in ogni
caso non è certo sulla base di queste influenza psichiche, né per loro tramite, che agisce
il rito iniziatico, poiché questo riguarda unicamente l’influenza spirituale e, appunto perché
57
Cfr. René Guénon, Oriente e Occidente, Luni Editrice, Conclusioni, p.192.
58
Cfr. René Guénon, Introduzione generale allo studio delle dottrine indù, Adelphi Edizioni, parte II, cap,10,
p.121.
59
Cfr. René Guénon, Studi sull’Induismo, Luni Editrice, cap. XI, p.109.
60
Cfr. René Guénon, Iniziazione e realizzazione spirituale, Edizioni Studi Tradizionali, Torino 1967, cap.5,
pp.53-54.
22
iniziatico, non può avere alcuna ragion d’essere al di fuori di questa. La stessa cosa, del
resto, è valida nel dominio exoterico per quanto concerne i riti religiosi [a questo punto, in
nota 1, Guénon specifica: “Lo stesso dicasi per altri riti exoterici, in quelle tradizioni che non
rivestono forma religiosa; se qui parliamo soprattutto di riti religiosi è perché essi
rappresentano, in questo campo, il caso generalmente noto in Occidente”]; quali che siano le
distinzioni che si possono fare fra le influenze spirituali, sia in se stesse, sia per quanto
riguarda gli scopi per cui possono essere messe in atto, è sempre d’influenze spirituali che si
tratta, in questo caso come nei riti iniziatici: ciò basta ad escludere qualsiasi rapporto con la
magia, la quale non è che una scienza tradizionale secondaria, d’ordine contingente e anche
molto inferiore, a cui, diciamolo ancora una volta, tutto quanto riguarda il dominio spirituale
[sia esso esoterico che exoterico, N.d.R.] è completamente estraneo».61
Se è vero che l’Assoluto dimorante negli esseri manifestati, il Vero Sé, è indipendente da
tutte le condizioni esteriori, e quindi anche dai riti, sia esoterici (iniziatici) che exoterici
(religiosi o d’altro tipo), invece gli esseri manifestati ne sono inevitabilmente influenzati, a
differenti gradi, chi più e chi meno, per cui, si deve tener conto di dette condizioni, nella
fattispecie dell’essere umano condizioni psichiche e corporee, che solo la trasmissione di una
influenza spirituale può far armonizzare, dominare dall’alto e quindi trascendere e risolvere
completamente nel Sé Assoluto interiore (in ciò consistono l’Unione e la Liberazione in senso
metafisico), e, rimarca Guénon, «nelle condizioni attuali della nostra umanità, non v’è altro
mezzo possibile, a questo fine, che quello fornito dall’iniziazione», per cui «la necessità del
61
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, pp.54-55. Guénon ha altrove assai ben chiarito (cfr. Considerazioni sulla
Via iniziatica, Edizioni Basaia-Fratelli Melita, capitoli 2, 20, 21, 22; Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi,
Adelphi Edizioni, capp.26-27) che la magia e l’occultismo, quando siano reali e non ciarlataneria, rappresentano
un residuo più o meno decaduto, e finanche deviato, di antiche tradizioni estinte ossia da cui si è “ritirato” lo
Spirito Trascendente (per cui esse non hanno più nulla di spirituale ossia di trascendentale) e delle quali sopravvivono solo “agglomerati” psichici, perciò maghi e occultisti mettendo in azione non affatto forze spirituali ma
esclusivamente psichiche, ciò essendo abissalmente distante ed anche incompatibile con qualsivoglia sviluppo
spirituale, sia iniziatico sia religioso-mistico. Riguardo il misticismo religioso e la magia, Guénon ne ha però
evidenziato non solo le differenze, nel primo agendo una forza spirituale trascendente, seppure non affatto
iniziatica ma puramente exoterica e propria della religione di cui il misticismo è solo un prolungamento, forza
spirituale invece assente nella magia dove agiscono soltanto forze psichiche cosmiche (non-trascendenti affatto
la Natura), e data anche la passività del mistico e invece l’attitudine attiva del mago nei confronti dei fenomeni
straordinari producentisi nei loro ambiti, ma ne ha colto anche certe similitudini dato il loro non uscire
dall’ambito individuale psichico-animico (sebbene nel misticismo se ne realizzi un aspetto ben superiore rispetto
alla magia) ed il ‟fenomenismo” e i pericoli di squilibrio psichico caratterizzanti entrambi: «Non contestiamo
sicuramente che il misticismo abbia in se stesso un carattere notevolmente più elevato della magia; ma,
pertanto, se si va bene al fondo delle cose, ci si può rendere conto che, almeno sotto un certo aspetto, la
differenza è meno grande di quanto potrebbe supporsi: anche nel misticismo infatti non si tratta insomma che di
‟fenomeni”, visioni o altro, manifestazioni sensibili e sentimentali d’ogni genere, con cui si resta sempre
esclusivamente nel dominio delle possibilità individuali. Così, i pericoli d’illusione e di squilibrio non sono per
nulla superati, e se rivestono nel misticismo forme alquanto diverse, essi non sono forse meno grandi per tal
motivo; anzi, sono aggravati, in un certo senso, dall’atteggiamento passivo del mistico, che [...] lascia aperta la
porta a tutte le influenze che possono presentarsi, mentre il mago è almeno difeso fino ad un certo punto
dall’atteggiamento attivo che si sforza di conservare nei confronti di queste stesse influenze; del resto, non vuol
dir certo che egli vi riesca sempre e che non finisca per essere troppo spesso sommerso da esse. Da quanto
abbiamo detto deriva anche, d’altra parte, che quasi sempre il mistico è troppo facilmente ingannato dalla sua
immaginazione, le cui produzioni, senza che egli ne dubiti, vengono spesso a mischiarsi con i risultati reali delle
sue ‟esperienze” in modo quasi inestricabile. Per questa ragione, non bisogna esagerare l’importanza delle
‟rivelazioni” dei mistici, o almeno non le si deve accettare mai senza controllo; tutto l’interesse di certe visioni
è che esse sono d’accordo, su numerosi punti, con i dati [dottrinali teologici e metafisici, N.d.R.] tradizionali,
evidentemente ignorati dal mistico che ha avuto queste visioni; ma sarebbe un errore, ed anche una inversione
dei rapporti normali, voler trovare in esse una ‟conferma” di questi dati, che d’altronde non ne hanno proprio
bisogno, e che sono invece la sola garanzia che in visioni siffatte vi è realmente qualche cosa che non è un
semplice prodotto dell’immaginazione o della fantasia individuale» (René Guénon, Considerazioni sulla Via
iniziatica, Edizioni Basaia-Fratelli Melita, cap.2, pp.35-36).
23
ricollegamento iniziatico non è una necessità di principio, ma soltanto una necessità di fatto,
la quale però, nello stato che ci è proprio e che pertanto siamo obbligati a prendere come
punto di partenza [= lo stato umano, N.d.R.], s’impone in modo non meno rigoroso».62
Circa l’impossibilità di, per così dire, “auto-iniziarsi” e prescindere da ogni collegamento a
tradizioni iniziatiche viventi, Guénon ha così ben chiarito: «Certamente, per gli uomini dei
tempi primordiali l’iniziazione sarebbe stata non solo inutile, ma anche inconcepibile, poiché
lo sviluppo spirituale in tutti i suoi gradi si effettuava per essi in un modo del tutto naturale e
spontaneo in ragione della prossimità in cui si trovavano nei confronti del Principio; ma, in
conseguenza della “discesa” verificatasi dopo di allora, conformemente all’inevitabile
procedere di ogni manifestazione cosmica, le condizioni del periodo ciclico in cui ci troviamo
attualmente sono ben diverse da quelle, ed è perciò che la restaurazione delle possibilità
inerenti allo stato primordiale è il primo degli scopi che l’iniziazione si propone.63 È dunque
tenendo conto di tali condizioni, quali sono di fatto, che dobbiamo affermare la necessità
del ricollegamento iniziatico, pur non facendone una regola assoluta e senza restrizioni,
relativamente alle condizioni di una certa epoca o, a maggior ragione, di un particolare
mondo. A questo proposito vogliamo richiamare particolarmente l’attenzione su quanto
abbiamo detto altrove a proposito della possibilità che esseri viventi nascano da soli, cioè
senza genitori; questa “generazione spontanea” è in effetti possibile in linea di principio, e si
può benissimo concepire un mondo dove sia effettivamente così; ma questa non è tuttavia una
possibilità di fatto nel nostro mondo, o almeno, per essere più esatti, nelle condizioni attuali
di esso; lo stesso dicasi del conseguimento di certi stati spirituali, conseguimento che giustamente è anche una “nascita”; questo paragone ci sembra ad un tempo il più esatto e quello
che meglio può aiutare a far capire ciò che stiamo trattando. Nello stesso ordine di idee
possiamo ancora dire questo: allo stato attuale del nostro mondo, la terra non può produrre
spontaneamente una pianta, cioè senza che vi sia stato deposto un seme necessariamente
proveniente da un’altra pianta; eppure ad un certo momento deve essere successo così,
poiché altrimenti niente avrebbe mai potuto cominciare; ma questa possibilità non fa più
parte di quelle suscettibili di manifestarsi attualmente. Nelle condizioni in cui siamo, infatti,
niente può raccogliersi che non sia stato prima seminato, e ciò è vero sia in campo spirituale
che in campo materiale; ora, il germe che deve essere deposto nell’essere per rendere possibile il suo ulteriore sviluppo spirituale, è precisamente quell’influenza [spirituale iniziatica,
N.d.R.] la quale, in uno stato di virtualità e di “involgimento” esattamente comparabile a
quello del seme, gli è conferita mediante l’iniziazione».64 Precisa ancora Guénon: «Non è che
l’influenza spirituale in se stessa possa mai essere in uno stato di potenzialità, ma il neofita la
riceve in certo qual modo proporzionalmente al proprio stato»,65 egli ricordando inoltre che
62
Cfr. René Guénon, Iniziazione e realizzazione spirituale, Edizioni Studi Tradizionali, Torino 1967, cap.5,
p.57.
63
La “discesa” ciclica in questione di cui parla Guénon è descritta, nei modi più svariati, in pressoché tutte le
Scritture Sacre e nei Miti Tradizionali di tutti i popoli, in riferimento ai dati della originaria condizione
“paradisiaca” dell’umanità, condizione poi gradualmente perduta e la cui piena restaurazione è prerogativa
dell’iniziazione nella sua prima fase, in cui si prefigge di far realizzare all’iniziato la condizione dell’‟Uomo
Vero” ossia della piena individualità umana in tutta la sua ‟estensione” animica extracorporea, la pienezza dello
stato umano, base necessaria per la successiva fase della via iniziatica che, per vari gradi, deve condurre alla
finale realizzazione dell’‟Uomo Universale” o ‟Uomo Trascendente”, espressione simbolica indicante il
trascendimento dello stato umano e di tutti gli stati condizionati sopraumani nell’unità completa con l’Assoluto,
ossia lo Stato Supremo e Incondizionato. Quindi l’iniziazione tradizionale, in tutti i suoi gradi, è una vera e
propria ‟risalita” metafisica interiore al Principio Assoluto, all’Origine Universale.
64
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, pp.57-59.
65
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.59, nota 1.
24
nel linguaggio iniziatico «la parola “neofita” significa letteralmente “nuova pianta”»,66 ad
indicare esattamente il neo-iniziato ovvero il neo-nato spiritualmente, che non si è dato da
solo e da se stesso tale nascita ma l’ha ricevuta da una tradizione-organizzazione iniziatica
preesistente, in ciò consistendo propriamente la “posterità spirituale” maestro-discepolo.
Guénon ha rimarcato il fatto «che iniziazione deriva da initium, e che questa parola significa
propriamente “entrata” o “punto di partenza”: è l’entrata in una via che resta da percorrere
in seguito, o meglio il punto di partenza di una nuova esistenza, nel corso della quale
verranno sviluppate possibilità di un ordine diverso da quello cui è strettamente limitata la
vita dell’uomo ordinario; e l’iniziazione intesa in questo modo, cioè nel senso più ristretto e
preciso, non è altro che la trasmissione iniziale dell’influenza spirituale allo stato di germe,
cioè, in altri termini, il ricollegamento iniziatico»,67 il metafisico francese mettendo quindi in
guardia dalle illusioni delle cosiddette “iniziazioni spontanee”, che comunque, nei rarissimi
casi in cui si verificano realmente, su persone dalle qualificazioni e aspirazioni spirituali
eccezionali, sono sempre dovute all’azione “esoterica” (nel senso iniziatico del termine, e non
affatto occultistico, poiché l’occultismo non esce dall’ambito psichico e non ha niente di
spirituale, nonostante le sue ingiustificabili pretese) di organizzazioni iniziatiche tradizionali
viventi, di cui gli “iniziati spontanei” non sospettano neppure l’esistenza e dalle quali essi
sono inconsapevolmente guidati, per scopi ben precisi e in situazioni particolari in cui l’iniziazione normale e ritualmente regolare è impossibile da ricevere, dove tutto ciò non ha nulla
a che fare con le esperienze mistiche (che non escono dal dominio religioso ossia exoterico) e
né deve far pensare che sia possibile ricevere una iniziazione reale attraverso la semplice
lettura di libri, per una sorta di autosuggestione intellettuale, idealistica e psicologica,
quand’anche si trattasse di sacre scritture tradizionali trattanti realtà iniziatiche e descriventi
nel dettaglio i simboli e i riti iniziatici, libri che possono solo servire da supporto di meditazione a chi abbia già effettivamente ricevuto l’iniziazione,68 questa essendo la «condizione
necessaria in mancanza di cui, quali che siano le qualificazioni che un’individualità può
presentare non può aversi il benché minimo inizio di realizzazione».69
A coloro che, in modo fantasioso, reputavano (e reputano ancora oggi) sufficiente la lettura
di libri a contenuto iniziatico per potersi dire iniziati, quindi senza il ricollegamento diretto ad
una catena iniziatica tradizionale regolare che trasmetta la forza-influenza spirituale iniziatica
reale, lo Spirito Vivente, di una specifica tradizione sacra, Guénon ha risposto con gran forza
e chiarezza circa «l’impossibilità d’un’iniziazione mediante i libri», poiché, «anche al di fuori
del caso particolare e più preciso che riguarda la trasmissione d’un’influenza iniziatica, ci si
troverebbe di fronte a qualcosa che è nettamente in contrasto con il fatto che la trasmissione
orale è sempre e dovunque ritenuta condizione necessaria del vero insegnamento tradizionale, condizione da cui non è assolutamente possibile ritenersi dispensati ove tale insegnamento
sia messo per iscritto, in quanto la sua trasmissione, per essere realmente valevole, implica la
comunicazione di un elemento in certo qual modo “vitale”, a cui i libri non possono servire
da veicolo».70 Il metafisico francese ha rimarcato anche il fatto che lo studio dei testi sacri di
una qualsivoglia tradizione e del loro simbolismo esoterico può «costituire una parte impor-
66
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.58, nota 3 (che comincia a p.58 e termina a p.59 con la chiarificazione in
questione).
67
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.60.
68
Su tali questioni, cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, pp.60-68.
69
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.68.
70
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, pp.63-64.
25
tante della preparazione dottrinale, che normalmente deve precedere ogni realizzazione; ma
se chi vi si dedica non riceve da qualche parte un’iniziazione, resterà sempre, quali che siano
le attitudini ch’egli vi apporta, limitato a quella conoscenza esclusivamente teorica che uno
studio del genere, per la sua stessa natura, non permette in alcun modo di superare».71 Un
tale individuo rimane esclusivamente un “esoterista teorico”, i testi sacri e le loro simbologie
esoteriche potendo infatti fungere da efficace supporto meditativo a chi già ha ricevuto una
regolare iniziazione, Guénon chiarendo come sia pertanto nettissima la «differenza che si ha,
a seconda che uno stesso libro sia letto dall’esoterista “teorico” […] o da chi, al contrario,
possieda già un ricollegamento iniziatico», laddove il secondo «vi vedrà naturalmente cose
analoghe a quelle viste dal primo, ma forse le vedrà in modo più completo, e soprattutto esse
gli appariranno in certo qual modo sotto una luce diversa», e «per lui allora il contenuto del
libro diventa propriamente un supporto di meditazione, in un senso che si può chiamare
rituale, esattamente allo stesso titolo dei simboli di diversi ordini ch’egli impiega come aiuto
e sostengo al suo lavoro interiore; sarebbe assolutamente inconcepibile che degli scritti
tradizionali, i quali per loro stessa natura sono simbolici nell’accezione più ristretta del
termine, non potessero svolgere questa funzione. Al di là della “lettera”, che allora sarà
scomparsa per lui, egli vedrà unicamente lo “spirito”, e potranno aprirsi a lui, come quando
medita concentrandosi su un mantra [= formula sonora iniziatica, N.d.R.] od uno yantra [=
simbolo geometrico iniziatico, N.d.R.] rituali, possibilità ben diverse da quelle implicite nella
semplice comprensione teorica; ma se le cose stanno a questo modo, ripetiamolo ancora, è in
virtù dell’iniziazione che ha ricevuto, e che costituisce la condizione necessaria in mancanza
di cui, quali che siano le qualificazioni che un’individualità può presentare non può aversi il
benché minimo inizio di realizzazione […]».72
Inoltre, riguardo gli scritti iniziatici dei grandi maestri spirituali tradizionali, ad esempio indù
e sufi, il metafisico francese osservando: «Aggiungeremo ancora, che se a colui che medita
su uno scritto d’ordine iniziatico accade di entrare realmente in contatto con un’influenza
spirituale proveniente dal suo autore (cosa in effetti possibile se tale scritto appartiene alla
forma tradizionale e soprattutto alla “catena” particolare che gli è propria), anche questo,
ben lungi dal fare le veci di un ricollegamento iniziatico, non può se non essere che una
conseguenza di quello che egli già possiede. Così, in qualunque modo si consideri la
questione, in nessun caso è possibile un’iniziazione attraverso i libri, ma soltanto, in certe
condizioni, un uso iniziatico di questi, che è evidentemente tutt’altra cosa».73 Per Guénon
è pertanto necessario ribadire una «osservazione, la cui importanza è determinante per
poter comprendere il vero carattere della dottrina iniziatica: per essa non si tratta affatto di
“erudizione”, e non potrebbe essere appresa in alcun modo per mezzo della lettura di libri,
come accade per le conoscenze ordinarie e “profane”», rimarcando il fatto che «perfino gli
Scritti dei più grandi maestri possono solo servire da “supporto” per la meditazione», e
che «essi, d’altronde, restano spesso incomprensibili agli occhi di coloro che non sono
“qualificati”», poiché «innanzi tutto occorre possedere alcune disposizioni o attitudini
innate, che non potrebbero essere sostituite da nessuno sforzo; poi occorre il collegamento ad
una silsilah [= in arabo “catena iniziatica”, equivalente del sanscrito paramparā, N.d.R.]
regolare, poiché la trasmissione dell’“influenza spirituale”, che si ottiene tramite un tale
collegamento, è, come abbiamo già detto, la condizione essenziale, senza la quale non vi è
affatto iniziazione, foss’anche al grado più elementare. Questa trasmissione, che viene
acquisita una volta per tutte, dev’essere il punto di partenza di un lavoro puramente interiore,
71
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.66.
72
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, pp.67-68.
73
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.68.
26
per il quale tutti i mezzi esterni possono solo servire come degli aiuti e degli appoggi;
d’altronde, anch’essi sono necessari, dal momento che bisogna tener conto della natura
dell’essere umano così come esso è di fatto; ed è solo tramite questo lavoro interiore che
l’essere si eleverà di grado in grado, se ne è capace, fino al vertice della gerarchia iniziatica,
fino alla “Identità suprema”, stato assolutamente permanente e incondizionato, al di là delle
limitazioni di ogni esistenza contingente e transitoria: è questo lo stato del vero Sûfî [=
equivalente iniziatico musulmano del vero Yogi indù, N.d.R.]».74
A chi quindi, con misconoscimento, presunzione e sconsideratezza, opinava (ed ancora oggi
opina) “inutili” (sic!!) le trasmissioni iniziatiche rituali regolari date da organizzazioni tradizionali viventi in quanto tutte queste cose sarebbero “esteriori” (sic!) e l’umanità moderna
sarebbe inoltre più “evoluta” nella conoscenza e nella consapevolezza trascendentale rispetto
alle epoche precedenti (sic!!) e quindi prossima all’“ultimo gradino della conoscenza”, alla
liberazione spirituale, alla “conquista della libertà”, senza la necessità di regolari iniziazioni
tradizionali, Guénon ha dato una risposta nettissima rilevando la superficialità presuntuosa e
irrealistica di siffatta attitudine mentale: «Ecco un ben strano esempio di misconoscenza della
situazione reale: mai come ora l’uomo è stato più lontano dall’“ultimo gradino della conoscenza”, a meno che non si voglia intenderla in senso discendente, e se in effetti egli è giunto
al punto in cui tutte le cose che sono state testé enunciate non agiscono più su di lui, non è
perché egli sia salito troppo in alto, ma viceversa perché è caduto troppo in basso, come è
ampiamente dimostrato dal fatto che, per contro, le innumerevoli e talvolta grossolane
contraffazioni di queste cose riescono molto bene a completare il suo squilibrio. Si parla
spesso di “autonomia”, di “conquista della libertà” e via di seguito, intendendole sempre in
senso individualistico, ma si dimentica, o meglio si ignora, che la vera liberazione [spirituale,
N.d.R.] non è possibile che mediante l’affrancamento dei limiti inerenti alla condizione
individuale; non si vuol più sentir parlare di trasmissione iniziatica regolare né di organizzazioni tradizionali ortodosse, ma cosa si dovrebbe pensare del caso, del tutto simile a questo,
di un uomo che, essendo sul punto di annegare, rifiutasse l’aiuto offertogli da un salvatore
perché costui è “esteriore” a lui? Lo si voglia o no, la verità, che non ha niente da spartire
con una “dialettica” qualsiasi, è che al di fuori del riallacciamento ad un’organizzazione
tradizionale non c’è iniziazione, e senza preventiva iniziazione nessuna realizzazione
metafisica è possibile: questi non sono “miraggi”, o illusioni “ideali”, o vane speculazioni
del “pensiero”, ma realtà assolutamente positive».75 E ancora: «A questo riguardo, dobbiamo
ora insistere ancora su un punto capitale: il collegamento di cui si tratta dev’essere reale ed
effettivo, e un cosiddetto collegamento “ideale”, come alcuni si sono compiaciuti a volte di
considerarlo nella nostra epoca, è interamente vano e di nessun effetto. È facile rendersene
conto, poiché si tratta propriamente della trasmissione di una influenza spirituale, da
effettuarsi secondo leggi definite: e queste leggi, pur essendo evidentemente del tutto diverse
da quelle che reggono le forze del mondo corporeo, non sono per tal motivo meno rigorose, e
presentano anzi con queste ultime, malgrado le profonde differenze che le separano, una
certa analogia in virtù della continuità e della corrispondenza esistente fra tutti gli stati o
gradi dell’Esistenza universale».76
Circa la necessità dei riti e simboli tradizionali per l’effettiva trasmissione di una forzainfluenza spirituale iniziatica reale che consenta la realizzazione metafisica, e sulla completa
74
Cfr, René Guénon, L’Esoterismo Islamico e il Taoismo. La Metafisica Orientale, Arktos-Oggero Editore,
cap.1, pp.21-22.
75
Cfr. René Guénon, Iniziazione e realizzazione spirituale, Edizioni Studi Tradizionali, Torino 1967, cap.2,
p.30.
76
Cfr. René Guénon, Considerazioni sulla Via iniziatica, Edizioni Basaia-Fratelli Melita, cap.5, pp.52-53.
27
impossibilità dell’“autodidattismo” in tale campo, Guénon ha sottolineato che «sono precisamente i riti ad avere una parte essenziale e della più grande importanza, essendo “veicoli”
indispensabili delle influenze spirituali senza le quali non può essere questione del minimo
contatto effettivo con realtà d’ordine superiore, ma solamente d’aspirazioni vaghe ed
inconsistenti, d’“idealismo” nebuloso e di speculazioni nel vuoto»,77 e che «una organizzazione iniziatica […] in fatto di forme esteriori ha bisogno soltanto di un certo insieme di riti
e di simboli, i quali, in pari modo dell’insegnamento che li accompagna e li spiega, devono
regolarmente trasmettersi per tradizione orale. Ricorderemo altresì a tale proposito che,
anche se avvenisse talvolta che queste cose fossero consegnate per iscritto, potrebbe essere
soltanto a titolo di semplice “promemoria”, e che un tal fatto non potrebbe in alcun caso
dispensare dalla trasmissione orale e diretta, permettendo essa soltanto la comunicazione di
una influenza spirituale, il che è la ragion d’essere fondamentale di ogni organizzazione
iniziatica; se pure un profano conoscesse tutti i riti, per averne letta la descrizione nei libri,
non sarebbe menomamente iniziato per tal motivo, poiché è evidentissimo che in questo modo
l’influenza spirituale, legata a questi riti, non gli sarà stata in alcuna maniera trasmessa»,78
rimarcando che «le stesse pratiche iniziatiche, per avere una qualche efficacia, presuppongono necessariamente il ricollegamento ad un’organizzazione dello stesso ordine»,79 e che
non si potrà «ricavarne il minimo risultato, se non le si avranno ricevute tramite una trasmissione regolare, perché esse non sono allora “vivificate” da alcuna influenza spirituale»,80
per cui «il problema di sapere quali formule conviene scegliere non deve mai essere posto in
modo indipendente, perché non è cosa pertinente alla fantasia individuale; tale questione è
subordinata a quella dell’adesione effettiva ad una organizzazione iniziatica, adesione a
seguito della quale non vi è naturalmente più che da seguire i metodi che sono quelli di tale
organizzazione, a qualunque forma tradizionale essa appartenga».81 La vera realizzazione
spirituale iniziatica non è dunque per nulla una questione di soggettivismo idealistico e
volontarismo individualistico, che sono l’esatto opposto e la negazione della vera libertà
gnostica, la quale è invece sempre subordinata alla conoscenza effettiva e profonda comprensione delle realtà iniziatiche e delle forze spirituali ad esse inerenti, che, proprio perché
metafisiche, sono sovra-individuali, Guénon pertanto rimarcando sempre con forza il fatto che
riguardo «alla “realizzazione” ed ai metodi che le sono propri […], assolutamente niente può
avere un valore effettivo se non all’interno di un’organizzazione iniziatica regolare».82
§ 3. L’insegnamento iniziatico tradizionale e la vera nozione tradizionale
di “élite” spirituale e intellettuale.
Le autentiche conoscenze spirituali iniziatiche sono dunque caratterizzate da un preciso e
imprescindibile metodo d’insegnamento tradizionale rituale ovverosia “simbolico” nel senso
metafisico e non affatto psicologico né culturale eruditivo. L’insegnamento iniziatico tradizio-
77
Cfr. René Guénon, op. cit., cap.19, p.183.
78
Cfr. René Guénon, op. cit., cap.12, p.112.
79
Cfr. René Guénon, Vi sono ancora delle possibilità iniziatiche nelle forme tradizionali occidentali?, in René
Guénon, La Tradizione e le Tradizioni. Scritti 1910-1938, Edizioni Mediterranee (pp.169-174), p.173.
80
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.173.
81
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.173.
82
Cfr. René Guénon, Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, Adelphi Edizioni, cap.12, p.88.
28
nale, che implica la trasmissione di una teoria e di una influenza-forza spirituale iniziatica per
realizzare nella coscienza dell’iniziato la Realtà Divina (il Vero Sé) espressa dalla teoria, è
inseparabile dal simbolismo metafisico ritualmente messo in opera, si tratti di simboliarchetipi gestuali (gesti ieratici), visivi (i sacri ideogrammi o i sacri simboli geometrici come i
maṇḍala e gli yantra), sonori (come le sacre formule dei mantra), utilizzati come supporti per
il lavoro iniziatico personale, in sostanza la meditazione iniziatica, lavoro necessario non solo
per la comprensione intellettuale profonda dei concetti dottrinali metafisici espressi dai
simboli stessi, ma anche e soprattutto, come s’è detto, per la realizzazione effettiva, nella
coscienza dell’iniziato, delle realtà metafisiche che i simboli esprimono. I simboli sacri
tradizionali costituiscono un linguaggio di sintesi intuitiva soprarazionale e sopraverbale che
va incomparabilmente oltre i limiti del linguaggio ordinario, il quale è del tutto insufficiente
per esprimere realtà d’ordine metafisico. Per questo l’insegnamento iniziatico è di una natura
del tutto differente da qualsiasi tipo di insegnamento ordinario, foss’anche della più grande
erudizione e della più grande ‟genialità”, e in nessun modo riducibile ad esso. Spiega
Guénon: «L’uso costante del simbolismo nella trasmissione di questo insegnamento
[iniziatico, N.d.R.] può già bastare a fare intravedere questo fatto, quando si ammette, come
è semplicemente logico farlo, senza nemmeno aver bisogno di andare fino al fondo delle cose,
che un modo d’espressione del tutto differente dal linguaggio ordinario è necessario per
esprimere idee ugualmente diverse da quelle espresse da quest’ultimo, e concezioni che non
si lasciano tradurre integralmente con parole, concezioni per cui occorre un linguaggio meno
limitato, più universale, poiché esse stesse sono di un ordine più universale».83
Infatti, continua Guénon, «il simbolismo, che è come la forma sensibile di ogni insegnamento iniziatico, è di fatto un linguaggio realmente più universale delle lingue volgari, e non
è permesso dubitarne, quando si consideri che ogni simbolo è suscettibile di molteplici
interpretazioni, in alcun modo contraddittorie, ma invece completantisi le une con le altre, e
tutte parimenti vere, pur procedendo da differenti punti di vista; ed è in tal modo, perché
questo simbolo non è tanto l’espressione di una idea nettamente definita e delimitata (nel
modo delle idee ‟chiare e distinte” della filosofia cartesiana, supposte interamente
esprimibili con parole) quanto la rappresentazione sintetica e schematica di tutto un insieme
di idee e di concezioni che ciascuno potrà afferrare secondo le sue proprie attitudini
intellettuali e nella misura in cui è preparato alla loro comprensione. Il simbolo, per
chiunque pervenga a penetrarne il significato profondo potrà fare concepire incomparabilmente più di quanto sia possibile esprimere direttamente; ed esso è anche il solo mezzo per
trasmettere, nella misura del possibile, tutto quell’inesprimibile costituente il dominio
propriamente iniziatico, o meglio, a più stretto rigor di termini, per depositare le concezioni
di quest’ordine in germe nell’intelletto dell’iniziato, che in seguito dovrà farle passare dalla
potenza all’atto, svilupparle, ed elaborarle col suo lavoro personale; nessuno infatti può fare
altro che prepararlo a tal lavoro, tracciandogli con formule appropriate il piano che dovrà in
seguito realizzare in se stesso alfine di pervenire al possesso effettivo dell’iniziazione,
ricevuta dall’esteriore soltanto virtualmente. D’altronde, non bisogna dimenticare che, se
l’iniziazione simbolica, da considerarsi soltanto come la base e l’appoggio dell’iniziazione
effettiva, è necessariamente la sola che possa essere data esteriormente, può almeno essere
conservata e trasmessa anche da coloro che non ne comprendono né il senso né la portata; è
sufficiente che i simboli siano mantenuti intatti perché siano sempre suscettibili di svegliare,
in colui che ne è capace, tutte le concezioni di cui figurano la sintesi. In tal fatto […] risiede
il vero segreto iniziatico che è inviolabile per natura e che si difende da se stesso contro la
curiosità dei profani, e di cui il segreto relativo di certi segni esteriori è soltanto una figurazione simbolica; ciascuno potrà più o meno penetrare questo segreto secondo l’estensione del
83
Cfr. René Guénon, Considerazioni sulla Via iniziatica, Edizioni Basaia-Fratelli Melita, cap.31, p.268.
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proprio orizzonte intellettuale, ma anche se riuscisse a penetrarlo integralmente non potrebbe
mai comunicare ad un altro ciò che egli stesso avrà compreso; tutt’al più potrà aiutare a far
pervenire a questa comprensione coloro soltanto che ne sono attualmente atti. Quanto detto
non impedisce minimamente che le forme sensibili in uso per la trasmissione dell’iniziazione
esteriore e simbolica abbiano, anche al di fuori della loro parte essenziale come appoggio e
veicolo dell’influenza spirituale, il loro valore proprio in quanto mezzi d’insegnamento; a tal
riguardo, si può rilevare (il che ci riconduce all’intima connessione del simbolo col rito) che
esse traducono i simboli fondamentali in gesti, […] e che in tal modo fanno in certa maniera
‟vivere” all’iniziato l’insegnamento che gli è presentato; ed è la maniera più adeguata e più
generalmente applicabile alfine di preparargliene l’assimilazione, poiché tutte le manifestazioni dell’individualità umana si traducono necessariamente, nelle sue attuali condizioni
d’esistenza, in modi differenti dell’attività vitale. […] In fondo, se ogni processo d’iniziazione
presenta nelle sue differenti fasi una corrispondenza, sia con la vita umana individuale e sia
pure con l’insieme della vita terrestre, è perché lo sviluppo della medesima manifestazione
vitale, particolare o generale, ‟microcosmica” o ‟macrocosmica”, si effettua secondo un
piano analogo a quello che l’iniziato deve realizzare in se stesso per realizzare se stesso nella
completa espansione di tutte le potenze del suo essere»..84 Si tratta del Piano Universale per il
quale avviene la manifestazione dei mondi e degli esseri a partire dal Principio Universale e
che a Quel Principio devono ritornare, piano di cui l’iniziato deve prendere coscienza e
collaborarvi col suo stesso lavoro iniziatico: «È a questo punto preciso dello sviluppo
[iniziatico, N.d.R.] di un essere, punto dove prende realmente coscienza di questa finalità,
che comincia per questo essere l’iniziazione effettiva, che deve condurlo per gradi, e secondo
la sua via personale, a quella realizzazione integrale che si compie, non con lo sviluppo
isolato di certe facoltà speciali, ma con lo sviluppo completo, armonico, gerarchico di tutte le
possibilità inerenti all’essenza di questo essere. D’altronde, poiché il fine è necessariamente
lo stesso per tutto ciò che ha uno stesso Principio, è nei mezzi usati per pervenirvi che risiede
esclusivamente ciò che è proprio ad ogni essere, considerato nei limiti della funzione speciale
che è determinata per lui dalla sua natura individuale, e che, qualunque sia, deve essere
considerata come un elemento necessario dell’ordine universale e totale; per la stessa natura
delle cose, questa diversità di vie particolari sussiste finché il dominio delle possibilità
individuali non sia effettivamente oltrepassato. In tal modo, l’istruzione iniziatica, considerata nella sua universalità, deve comprendere, come tante applicazioni, in varietà indefinite,
di uno stesso Principio trascendente, tutte le vie di realizzazione non soltanto proprie ad ogni
categoria di esseri, ma anche ad ogni essere individuale in particolare; e, comprendendole
tutte, in se stessa, essa le totalizza e le sintetizza nell’unità assoluta della Via universale [a
questo punto Guénon precisa in nota 7: ‟Questa Via universale è il Tao della tradizione
estremo-orientale”]. Dunque, se i princìpi dell’iniziazione sono immutabili, le sue modalità
possono e devono variare in modo tale da adattarsi alle condizioni molteplici e relative
dell’esistenza manifestata, condizioni la cui diversità fa in modo tale che, matematicamente in
qualche maniera, non vi possano essere due cose identiche in tutto l’Universo […]. È dunque
impossibile che vi siano, per due individui differenti, due iniziazioni esattamente simili, anche
dal punto di vista esteriore e rituale, ed a maggior ragione dal punto di vista del lavoro
interiore dell’iniziato; l’unità e l’immutabilità del Principio non esigono minimamente una
uniformità e una immobilità che d’altronde sono irrealizzabili di fatto, e che, in realtà, non
rappresentano che il loro riflesso ‟invertito” al più basso grado di manifestazione; la verità è
che l’insegnamento iniziatico, implicando un adattamento alla diversità indefinita delle
nature individuali, si oppone per tal motivo all’uniformità che l’insegnamento profano considera invece come il suo ‟ideale”. Le modificazioni di cui si tratta si limitano, d’altronde,
84
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, pp.269-272.
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beninteso, alla traduzione esteriore della conoscenza iniziatica e alla sua assimilazione da
parte di tale o di tal altra individualità, poiché, nella misura in cui una tale tradizione e
possibile, essa deve necessariamente tener conto delle relatività e delle contingenze, mentre
ciò che esprime ne è indipendente nella universalità della sua essenza principiale,
comprendendo tutte le possibilità nella simultaneità di una sintesi unica».85
Guénon ha sempre rimarcato la profonda differenza di natura del metodo simbolico-rituale
d’insegnamento delle autentiche dottrine-scienze iniziatiche tradizionali, concepite sempre in
vista della realizzazione metafisica, rispetto al loro insegnamento convenzionale profano
basato semplicemente sull’erudizione libresca, che in nessun modo può condurre a
qualsivoglia realizzazione, idea assai difficile da afferrare e accettare per la mentalità
occidentale moderna ed anche per quella orientale occidentalizzata, il metafisico francese
inoltre chiarendo assai bene la netta differenza tra una vera “élite” tradizionale spirituale ed
intellettuale che custodisce e trasmette un’autentica scienza iniziatica realizzativa, rispetto alle
“élite” accademiche che trasmettono solo un sapere erudito: «L’insegnamento tradizionale
viene trasmesso in condizioni che sono determinate strettamente dalla sua natura; per
produrre il suo pieno effetto, esso deve sempre adattarsi alle possibilità intellettuali di
ognuno di coloro a cui si rivolge, e graduarsi secondo i risultati già ottenuti, cosa che esige,
da parte di chi lo riceve e vuole procedere oltre, uno sforzo costante di assimilazione
personale ed effettiva. Ciò consegue immediatamente al modo in cui l’intera dottrina è
concepita e indica la necessità di un insegnamento orale e diretto, che nulla può sostituire e
senza il quale, del resto, il ricollegamento a una “filiazione spirituale” regolare e continua
verrebbe inevitabilmente a mancare, se si eccettuano casi del tutto eccezionali dove la
continuità può essere assicurata in altro modo, ma che è troppo difficilmente spiegabile con
un linguaggio occidentale perché sia possibile soffermarcisi qui. In ogni caso l’orientale 86 è
immune dall’illusione, troppo comune in Occidente, secondo cui tutto si può imparare dai
libri e che porta a sostituire la memoria all’intelligenza; per lui i testi hanno un mero valore
di “supporto”, nel senso in cui il termine è già stato da noi più volte impiegato, e il loro
studio può essere soltanto il fondamento di uno sviluppo intellettuale, senza mai confondersi
con lo sviluppo stesso: l’erudizione è così ricondotta al suo giusto valore, perché è posta al
rango inferiore che solo le si addice normalmente, quello di mezzo subordinato e accessorio
della vera conoscenza. Vi è ancora un altro aspetto per cui la via orientale è in antitesi
assoluta coi metodi occidentali: i modi dell’insegnamento tradizionale, che lo rendono non
precisamente “esoterico”, ma piuttosto “iniziatico”, si oppongono evidentemente a qualsiasi
diffusione sconsiderata, diffusione più nociva che utile agli occhi di chiunque non si lasci
ingannare da certe apparenze. Innanzitutto è lecito dubitare del valore e della portata
di un insegnamento impartito indistintamente, e in una forma identica, agli individui più
variamente dotati, dalle più diverse attitudini e temperamento, come avviene oggi presso tutti
i popoli europei: questo tipo di istruzione, certo il più imperfetto fra quanti ne esistono, è
imposto dalla mania egualitaria che ha distrutto, non soltanto la vera nozione, ma perfino il
senso più o meno vago della gerarchia; eppure per individui, secondo i quali i “fatti” devono
soppiantare ogni criterio, come prescrive lo spirito della moderna scienza sperimentale,
esisterebbe forse un fatto più evidente, se non fossero così totalmente accecati dai loro
pregiudizi sentimentali, di quello delle ineguaglianze naturali, sia in campo intellettuale sia
in campo fisico? Per un’altra ragione, poi, l’orientale, che è alieno dal minimo spirito propagandistico, non trovando alcun interesse nel volere diffondere a tutti i costi le sue concezioni,
85
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, pp.273-274.
86
Guénon si riferisce all’orientale tradizionale, e non all’orientale che ha fatto propria la moderna mentalità
occidentale anti-tradizionale e anti-metafisica (il rigetto di ogni spiritualità) o pseudo-tradizionale e pseudometafisica (le varie forme di neospiritualismo: filosofico, occultistico, teosofistico, spiritistico e new age).
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è risolutamente ostile a ogni “volgarizzazione”: gli è che la “volgarizzazione” inevitabilmente deforma e snatura la dottrina volendo porla al livello della mentalità comune, col
pretesto di rendergliela accessibile;87 non la dottrina deve abbassarsi e ridursi alla misura
dell’intelletto angusto dell’uomo comune; ma gli individui devono elevarsi, se ne sono capaci,
alla comprensione della dottrina nella sua purezza integrale. Sono queste le uniche
condizioni in cui può formarsi una élite intellettuale, attraverso una selezione adeguata, dove
ciascuno si ferma necessariamente al grado che corrisponde all’estensione del proprio
“orizzonte mentale”; ed è anche l’unica remora a tutti i disordini che suscita, quando si
generalizza, una scienza che è tale solo per metà, ben altrimenti nefasta della pura e semplice
ignoranza; così gli orientali88 saranno sempre molto più convinti dei concretissimi
inconvenienti dell’“istruzione obbligatoria” che non dei suoi supposti benefici, e a nostro
avviso hanno perfettamente ragione».89
È dunque evidente come l’espressione «élite intellettuale» per Guénon debba intendersi non
affatto in un’ottica snobistica ma nel preciso senso che ad occuparsi seriamente di certi
argomenti e a comprenderli in modo profondo saranno sempre una minoranza di persone,
inoltre trattandosi di una “élite” fatta di individui spiritualmente qualificati e non di eruditi di
professione e di “accademici specialisti”. Il metafisico francese ha infatti ben chiarito
la sua idea riguardo la formazione di “élite” intellettuali occidentali dottrinalmente versate
e spiritualmente realizzate (le due cose essendo inscindibili) nelle autentiche conoscenze
spirituali iniziatiche orientali, idea diversissima da qualsivoglia elitarismo specialistico
accademico: «Non è dunque a questi “specialisti” che intendiamo rivolgerci in particolare,
ma piuttosto alle menti meno limitate, meno schiave dei pregiudizi, e che non portino il segno
di quella deformazione mentale inevitabilmente indotta dall’uso esclusivo di certi metodi [di
studio universitari, N.d.R.], deformazione che è una vera e propria infermità, e che noi
abbiamo definito “miopia intellettuale”. Ci fraintenderebbe chi scambiasse tutto questo per
un richiamo al “gran pubblico”, nella competenza del quale non abbiamo la minima fiducia,
e del resto noi aborriamo tutto ciò che assomiglia alla “volgarizzazione”, […] ma non
commettiamo l’errore di confondere la vera élite intellettuale con gli eruditi di professione, e
ai nostri occhi un’ampia facoltà di comprendere vale incomparabilmente di più dell’erudizione, la quale, non appena diventa una “specializzazione”, le è solo di ostacolo invece di
diventare, come sarebbe normale, un semplice strumento al suo servizio, ovvero al servizio
della conoscenza pura e dell’autentica intellettualità».90 Pertanto: «Non si insisterà mai
abbastanza su questo punto: che la vera metafisica non è da “specialisti”, che la comprensione propriamente intellettuale non ha niente in comune con il sapere puramente “libresco”,
che essa differisce in modo totale dall’erudizione e altrettanto dalla scienza ordinaria. Quella
che abbiamo chiamato in un altro studio “élite intellettuale” non si presenta ai nostri occhi
composta di scienziati e di filosofi; anzi, noi pensiamo addirittura che pochissimi di costoro
87
Guénon qui si riferisce all’orientale custode di insegnamenti di ordine iniziatico e fedele allo spirito
tradizionale. Una netta tendenza alla volgarizzazione e alla propaganda proselitistica si riscontra invece non solo
negli orientali pseudo-tradizionali influenzati dalla moderna mentalità new age, ma anche in certi orientali
tradizionali custodi di conoscenze di ordine iniziatico ma influenzati dalla mentalità proselitistica occidentale, e
ancor più in quegli orientali che si limitano strettamente al punto di vista exoterico-religioso e sovente caratterizzati da un’attitudine anti-esoterica ossia anti-iniziatica, come accade nel mondo musulmano, in tale attitudine
facendo loro eco il proselitismo e l’anti-esoterismo degli ambienti exoterico-religiosi cristiani esclusivisti.
88
Guénon si riferisce dunque agli orientali tradizionali custodi della vera scienza spirituale iniziatica.
89
Cfr. René Guénon, Introduzione generale allo studio delle dottrine indù, Adelphi Edizioni, parte III, cap.16,
pp.208-209.
90
Cfr. René Guénon, op. cit., parte IV, cap.6, p.242.
32
avrebbero le qualifiche richieste per farne parte».91 E la costituzione di qualsivoglia “élite”
spiritualmente realizzata è possibile solo mediante il ricollegamento regolare a tradizioni
spirituali viventi tramite un vero maestro iniziatore, come vedremo nel prossimo paragrafo.
§ 4. L’imprescindibile necessità della trasmissione iniziatica rituale regolare mediante
un Maestro Iniziatore per ricevere l’influenza spirituale e risvegliare l’intelletto
trascendente: veri e falsi maestri spirituali e contraffazione psichica della spiritualità.
Riprendendo quanto precedentemente ricordato da Guénon sul fatto che riguardo «alla
“realizzazione” [spirituale, N.d.R.] ed ai metodi che le sono propri […], assolutamente
niente può avere un valore effettivo se non all’interno di un’organizzazione iniziatica
regolare»,92 perché «al di fuori del riallacciamento ad un’organizzazione tradizionale non c’è
iniziazione, e senza preventiva iniziazione nessuna realizzazione metafisica è possibile»,93
circa tale ricollegamento iniziatico il metafisico francese ha precisato la funzione essenziale
del maestro-istruttore spirituale iniziatico, ossia del Guru secondo la terminologia sanscrita
indù, ben sottolineando il «profondo e indefettibile legame che, non soltanto in India ma in
tutto l’Oriente, unisce il discepolo al maestro, e di cui invano si cercherebbe l’equivalente
nell’Occidente moderno; infatti, la funzione dell’istruttore è davvero una “paternità
spirituale”, ragione per cui l’atto rituale e simbolico che segna il suo inizio è una “seconda
nascita” per chi è ammesso a ricevere l’insegnamento con una trasmissione regolare. L’idea
di “paternità spirituale” è espressa molto esattamente dalla parola Guru, che presso gli Indù
designa l’istruttore, e ha anche il significato di “avo”; alla stessa idea allude, presso gli
Arabi, la parola Sheikh [o Shaykh, N.d.R.], che col significato proprio di “vecchio” ha un
identico impiego. In Cina la concezione dominante di “solidarietà della razza” conferisce al
pensiero corrispondente una sfumatura diversa, e fa assimilare la funzione dell’istruttore a
quella di un “fratello maggiore”, guida e appoggio naturale per coloro che lo seguono nella
via tradizionale, e che diventerà “avo” solamente dopo la morte; ma anche qui, come
dovunque, l’espressione “nascere alla conoscenza” è di uso corrente».94
Guénon ha affermato a chiare lettere che non è affatto sufficiente «voler riconoscere al
Guru unicamente il ruolo di chi adatta la “tecnica” ai vari casi particolari; mentre invece
il suo ruolo veramente essenziale, e che rende il suo intervento rigorosamente indispensabile,
consiste innanzi tutto nell’assicurare la regolare trasmissione iniziatica»,95 vale a dire la
regolare e reale trasmissione dell’influenza-forza spirituale propriamente iniziatica, poiché «le
influenze spirituali, per entrare in azione nel nostro mondo, devono necessariamente assumere dei ‟supporti” appropriati, prima di tutto nel campo psichico, e poi nello stesso campo
corporeo, cosicché si comprenderà come questo processo presenti analogie con quello della
costituzione di un normale essere umano»,96 per cui «le influenze spirituali stesse, in ogni
91
Cfr. René Guénon, Errore dello Spiritismo, Rusconi Editore, Conclusione, p.390.
92
Cfr. René Guénon, Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, Adelphi Edizioni, cap.12, p.88.
93
Cfr. René Guénon, Iniziazione e realizzazione spirituale, Edizioni Studi Tradizionali, Torino 1967, cap.2,
p.30.
94
Cfr. René Guénon, Introduzione generale allo studio delle dottrine indù, Adelphi Edizioni, parte III, cap.16,
p.207.
95
Cfr. René Guénon, Il Teosofismo, storia di una pseudo-religione, Edizioni Delta Arktos, in due volumi,
volume secondo, sezione “Recensioni di Articoli di Riviste”, p.393.
96
Cfr. René Guénon, Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, Adelphi Edizioni, cap.27, p.181.
33
organizzazione tradizionale, agiscono sempre per il tramite di esseri umani, i quali sono i
rappresentanti autorizzati della tradizione, anche se quest’ultima è realmente ‟sopraumana”
nella sua essenza».97 Tale funzione di ricettacolo e trasmettitore delle influenze spirituali
iniziatiche è il ruolo essenziale del vero maestro iniziatore autenticamente tradizionale, ruolo
fondamentale e imprescindibile per assicurare la perpetuazione vivente di ogni tradizione
iniziatica nel mondo e per chi voglia ricevere l’autentica iniziazione spirituale tradizionale.98
La trasmissione dell’influenza spirituale iniziatica da parte del maestro iniziatore implica al
contempo, in chi la riceve, anche il risveglio dell’intelletto metafisico o intelletto sovrarazionale trascendente (normalmente sopito negli esseri umani) e della connessa capacità
d’intuizione intellettuale sovra-razionale ossia superconscia o trascendentale o metafisica che
dir si voglia (la dottrina indù vedāntica non-dualista usa il termine sanscrito buddhi per
indicare tanto l’intelletto metafisico che la connessa capacità d’intuizione metafisica, che sono
una stessa e unica cosa), Guénon ricordando che «l’intelletto trascendente, per cogliere
direttamente i principi universali, dev’essere esso stesso di ordine universale; esso non è più
una facoltà individuale»,99 mentre «la ragione è una facoltà propriamente e specificamente
umana; è ciò che sta al di là della ragione ad essere veramente “non-umano”, ed è questo
che rende possibile la conoscenza metafisica, la quale […] non è una conoscenza umana»,100
e l’uomo, come individuo corporeo, razionale e animico, «rappresenta solo una manifestazione transitoria e contingente del vero essere; è solo uno stato speciale fra una moltitudine
indefinita di altri stati […]; e quest’essere, in sé, è assolutamente indipendente da tutte le sue
manifestazioni, così come, usando un paragone che si trova frequentemente nei testi indù, il
sole è assolutamente indipendente dalle molteplici immagini nelle quali si riflette. Tale è la
distinzione fondamentale fra il “Sé” e l’“io”, fra la personalità [metafisica = il Sé Assoluto,
N.d.R.] e l’individualità; e come le immagini, attraverso i raggi luminosi, sono collegate alla
fonte solare, senza la quale non avrebbero alcuna esistenza ed alcuna realtà, così
l’individualità, si tratti dell’individualità umana o di qualunque altro stato analogo di
manifestazione, è collegata alla personalità [metafisica = il Sé Assoluto, N.d.R.], al centro
principiale dell’essere, per mezzo di questo intelletto trascendente di cui abbiamo parlato».101
Detta facoltà, intellettuale e spirituale al contempo, risvegliata dunque dall’iniziazione e poi
affinata mediante la pratica meditativa iniziatica trascendentale, «è al di là della distinzione di
soggetto e oggetto […]; essa è il veicolo della conoscenza e insieme la conoscenza stessa, e
97
Cfr. René Guénon, op. cit., cap.28, p.187.
98
Quel che vale per il ruolo del maestro iniziatore o sacerdote esoterico in campo iniziatico-esoterico circa la
trasmissione delle influenze-forze spirituali iniziatiche (esoteriche), vale anche, in un dominio ben distinto, per il
ruolo del sacerdote exoterico o religioso nella trasmissione delle influenze-forze spirituali exoteriche. Le
influenze-forze magico-occultistiche, invece, essendo di tipo esclusivamente psichico (in riferimento allo
psichismo cosmico e umano), non rientrano nel novero delle influenze-forze spirituali, né esoteriche né
exoteriche (benché queste, per agire nel nostro mondo, si ‟rivestano” di forme-forze psichiche cosmiche e
umane), pertanto in nessun modo il mago-occultista può rivendicare la qualifica di sacerdote, né in senso
iniziatico-esoterico né in senso exoterico-religioso, benché ciò accada, per ignoranza o malafede, in molti maghioccultisti che inoltre si presentano, del tutto indebitamente, come ‟sacerdoti” di tradizioni spirituali (esoteriche
ed exoteriche) estinte da secoli o millenni, dalle quali lo Spirito Trascendente Vivente si è ormai ritirato (e con
esso essendosi ritirate, di conseguenza, le influenze spirituali esoteriche ed exoteriche da esso emanate, quindi
non più trasmissibili) e delle quali sopravvive solo il lato psichico-energetico in via di lenta degenerazione.
99
Cfr. René Guénon, La Metafisica Orientale, in L’Esoterismo Islamico e il Taoismo. La Metafisica Orientale,
Arktos-Oggero Editore, p.148.
100
Cfr. René Guénon, op. cit., p.148.
101
Cfr. René Guénon, op. cit., p.149.
34
in essa il soggetto e l’oggetto si unificano e si identificano»,102 per cui essa trascende non solo
il pensiero razionale ma anche l’intuizione sovrarazionale mistica (che espande solo le possibilità individuali extracorporee, mantiene il dualismo fra contemplante e contemplato, realizzando una unione incompleta col Principio Assoluto e non raggiungendo dunque il dominio
metafisico puro), e inoltre non ha assolutamente nulla in comune ̶ anzi ne è l’esatto opposto ̶
con l’intuizione psichica infrarazionale e col ‟subconscio” o ‟inconscio” psicanalitico, che
pongono in comunicazione con quanto di più ‟infero” vi sia nella coscienza umana e cosmica,
contrariamente a quanto pensano filosofi, psichisti e psicologi ‟spiritualisti” che vi vedono
erroneamente un mezzo per comunicare ‟intuitivamente” col Divino Universale e col Sé
Metafisico, quindi scambiando per comunicazione con gli stati superiori l’immersione negli
stati inferiori, assimilando il superconscio spirituale-trascendentale al subconscio psichico.103
102
René Guénon, Introduzione generale allo studio delle dottrine indù, Adelphi Edizioni, parte II, cap.10,
p.119.
103
Guénon ha ben puntualizzato: «Non è una semplice questione di vocabolario il fatto, assai significativo, che
la psicologia attuale prenda sempre in considerazione solo il ‟subconscio” e non il ‟superconscio”, il quale
dovrebbe esserne logicamente il correlativo. Senza dubbio il ‟subconscio” è un termine che indica un’estensione che si operi unicamente dal basso, cioè da quel lato che, sia nell’essere umano sia nell’ambiente cosmico,
corrisponde alle ‟fenditure” attraverso le quali penetrano le influenze più ‟malefiche” del mondo sottile, anzi,
potremmo dire, quelle aventi un carattere veramente e letteralmente ‟infernale”. Certi psicologi hanno adottato
come sinonimo o equivalente di ‟subconscio” il termine ‟inconscio”, il quale, preso alla lettera, sembrerebbe
riferirsi a un livello ancora inferiore, benché, a dire il vero, corrisponda meno esattamente alla realtà; se ciò di
cui si tratta fosse veramente ‟inconscio”, non vediamo proprio come sarebbe possibile parlarne, soprattutto in
termini psicologici. […] Degna di nota è ancora la strana illusione per cui gli psicologi giungono a considerare
certi stati tanto più ‟profondi” quanto più essi sono semplicemente inferiori; non è forse questo un indizio della
tendenza ad andare nel senso inverso a quello della spiritualità, la quale sola può esser detta veramente
profonda, perché essa sola è inerente al principio ed al centro stesso dell’essere? D’altra parte, poiché il campo
della psicologia non si estende verso l’alto, il ‟superconscio” le rimane completamente estraneo e del tutto
precluso; e quando le accade di venire in contatto con qualcosa di elevato, essa pretende puramente e
semplicemente di annetterlo, assimilandolo al ‟subconscio”: tale è, quasi sempre, la natura delle sue presunte
spiegazioni concernenti la religione, il misticismo, ed anche certi aspetti delle dottrine orientali come lo Yoga;
e, in questa confusione del superiore con l’inferiore, c'è già qualcosa che può essere propriamente interpretato
come una vera sovversione» (cfr. René Guénon, Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, Adelphi Edizioni,
cap.34, pp.223-224). Pertanto, la pretesa che il ‟subconscio-inconscio” possa mettere in comunicazione col
Divino, col Sé Spirituale, è basata sulla totale confusione fra ambito spirituale e ambito psichico assimilando il
primo al secondo e addirittura identificando lo spirituale col livello più basso del dominio psichico, appunto
l’“inconscio-subconscio”, ravvisandosi qui i caratteri sinistri di una vera e propria parodia e rovesciamento
infernale della spiritualità, come osservato da Guénon: «Fra altri elementi diversi, il ‟subconscio” contiene
incontestabilmente tutto ciò che nell’individualità umana rappresenta tracce o vestigia degli stati inferiori
dell’essere, e ciò con cui esso mette più sicuramente in comunicazione l’uomo è tutto quello che nel nostro
mondo rappresenta questi stati inferiori. Per questa ragione, asserire che si tratta di una comunicazione
con il divino vuol dire veramente porre Dio negli stati inferiori dell’essere, in inferis nel senso letterale
dell’espressione [a questo punto Guénon, in nota 7, precisa: ‟L’opposto è in excelsis, negli stati superiori
dell’essere, rappresentati dai cieli, cosi come la terra rappresenta lo stato umano”]; si tratta perciò di una
dottrina propriamente ‟infernale”, di un rovesciamento dell’ordine universale, ed è precisamente questo che
noi chiamiamo ‟satanismo”; ma siccome è evidente che ciò non è voluto e che coloro che preferiscono o
accettano teorie del genere non si rendono conto della loro enormità, si tratta di satanismo incosciente» (cfr.
René Guénon, Errore dello Spiritismo, Rusconi Editore, parte II, cap.10, pp.297-298). Il subconscio-inconscio
costituisce propriamente «i ‟bassifondi” dell’essere» (cfr. René Guénon, Il Regno della Quantità e i Segni dei
Tempi, Adelphi Edizioni, cap.34, p.226) e chiunque tenti di renderlo chiaramente cosciente «rischia di affondare
irrimediabilmente nel caos delle forze tenebrose imprudentemente scatenate; e se riuscisse nonostante tutto a
sfuggirvi ne conserverà tuttavia, per tutta la vita, un’impronta che sarà per lui come una ‟macchia”
incancellabile» (ibidem, p.226). Richiamando alla coscienza i contenuti del subconscio-inconscio si realizza una
discesa nello psichismo inferiore senza alcuna possibilità di salita agli stati coscienziali superiori, che è
esattamente il rovescio del vero processo iniziatico-metafisico che mira a trascendere del tutto il dominio
psichico, specie nel suo aspetto inferiore (subconscio-inconscio), per poi salire, tramite l’intuizione metafisica
supercosciente (di cui il subconscio-inconscio è solo un infimo riflesso invertito e tenebroso del tutto incapace di
qualsivoglia intuizione trascendente o metafisica che dir si voglia), agli stati coscienziali superiori (sopraumani)
35
L’intuizione supercosciente metafisica, in quanto inerente all’intelligenza spirituale pura,
non ha nulla a che fare, è bene ribadirlo, nemmeno con lo sviluppo di poteri psichici-animici
di qualsivoglia genere, siano essi mistici che magici, poteri che non trascendono affatto
l’individualità, ma ne rappresentano solo un’estensione extracorporea, certo ben superiore nei
mistici religiosi (dove interviene comunque una forza spirituale seppure solo exoterica)
rispetto ai maghi (dove intervengono solo forze psichiche). Si tratta dunque di una intuizione
intelligente puramente trascendentale, sovrapsichica e sovrafenomenica.104
In virtù dell’intuizione puramente metafisica risvegliata mediante l’iniziazione, l’iniziato
non solo comprenderà le scritture sacre e i simboli di una tradizione nel loro senso metafisico
più profondo e veramente universale, che necessariamente sfugge a chi si limita al solo
significato letterale ossia all’exoterista, e quindi anche al mistico, benché quest’ultimo abbia
una realizzazione effettiva nell’ambito religioso (cioè exoterico) che lo rende superiore al
semplice credente religioso (qui si parla del mistico praticante i riti religiosi regolari
della tradizione cui appartiene e non di quello irregolare ed eterodosso, soggetto ad illusioni e
deviazioni psichiche d’ogni genere) pur non avendo mai il pieno possesso dell’intuizione
metafisica dell’iniziato effettivo,105 il quale andrà incomparabilmente più lontano non solo
del mistico ma anche del cosiddetto “esoterista teorico” o “metafisico teorico”, ossia di
chi comprende concettualmente assai bene le dottrine e i simboli iniziatici, anche delle più
diverse tradizioni, ma, non avendo ricevuto alcuna iniziazione da un maestro qualificato (o da
e infine giungere allo Stato Supremo Assoluto, al Vero Sé Metafisico. Ecco cosa è invece l’immersione nel
subconscio-inconscio: «Immaginiamo l’obiezione che, a questo punto, alcuni potrebbero formulare invocando
una similitudine con quella ‟discesa agli Inferi” che s’incontra nelle fasi preliminari del processo iniziatico.
Una tale assimilazione è completamente falsa, perché nei due casi i fini non hanno nulla in comune, ed anche le
condizioni dei rispettivi ‟soggetti” sono alquanto diverse. Si può quindi parlare solamente di una specie di
parodia profana, che sarebbe già di per se stessa sufficiente a conferire a tutto ciò un carattere di
‟contraffazione” piuttosto inquietante. La verità è che questa pretesa ‟discesa agli Inferi”, non seguita da
nessuna ‟risalita”, è semplicemente una ‟caduta nel pantano”» (ibidem, pp.226-227) ossia nel pantano dello
psichismo cosmico inferiore (nell’uomo espresso dal subconscio-inconscio), il metafisico francese precisando
che «pantani del genere esistono veramente, sia nell’ordine macrocosmico sia in quello microcosmico» (ibidem,
p.227). Per cui: «Nella ‟discesa agli Inferi” l’essere esaurisce definitivamente certe possibilità inferiori per
potersi quindi elevare agli stati superiori; mentre nella ‟caduta nel pantano” queste possibilità inferiori
penetrano in lui per dominarlo ed infine sommergerlo completamente» (ibidem, p.227). Guénon ha evidenziato
la natura tenebrosa e infera del subconscio-inconscio tanto nella psicanalisi materialista e antispirituale di
Sigmund Freud (cfr. I misfatti della psicanalisi, in Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, Adelphi Edizioni,
cap.34) quanto nella psicologia ‟spiritualista” di William James (cfr. Errore dello Spiritismo, Rusconi Editore,
parte II, cap.10, pp.297-298) e Carl Gustav Jung (cfr. Tradizione e inconscio, in Simboli della Scienza sacra,
Adelphi Edizioni, cap.5; Il Teosofismo, storia di una pseudo-religione, Edizioni Delta Arktos, in due volumi,
volume secondo, sezione “Recensioni di Libri”, pp. 334-335, 363-364).
104
Guénon ha sempre rimarcato la nettissima distinzione fra ambito psichico e ambito spirituale e come la vera
realizzazione metafisica non abbia nulla a che fare con fenomeni soprannaturali e poteri straordinari di alcun
genere: cfr. Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, Adelphi Edizioni, cap.35; Considerazioni sulla Via
iniziatica, Edizioni Basaia-Fratelli Melita, capp. 3, 21, 22; Studi sull’Induismo, Luni Editrice, sezione
“Recensioni di Libri”, p.166; La Metafisica Orientale, Luni Editrice e Arktos-Oggero Editore.
105
È opportuno, come ha sempre assai ben chiarito Guénon nei suoi scritti, rilevare il fatto che la più perfetta
realizzazione in un ambito exoterico come quello mistico-religioso e la più perfetta comprensione della connessa
dottrina teologica (la teologia non è che un aspetto assai parziale della metafisica integrale, ed esistono anzi
concetti metafisici, come quello di Vuoto Trascendente e Unione Totale con l’Assoluto, che non possono in
alcun modo essere tradotti in termini teologici), non avendo i realizzati in tale ambito alcun legame con
l’iniziazione donde la loro intuizione spirituale essendo necessariamente frammentaria, saranno sempre
lontanissime dal più minimo grado della realizzazione iniziatica effettivamente ottenuto e dalla comprensione
della dottrina metafisica integrale, e questo è un punto difficile da comprendere e soprattutto da accettare da
parte degli exoteristi in generale, e più in particolare da parte di coloro che riservano l’“esclusiva” di ogni
rivelazione, verità e realizzazione spirituale solamente alla loro tradizione d’appartenenza.
36
un suo sostituto da costui autorizzato) e non avendo di conseguenza risvegliato detta
intuizione metafisica, non è in grado di realizzarli a livello coscienziale.
Ogni autentica influenza spirituale, sia essa agente nel dominio iniziatico od in quello
religioso (e mistico), trascende l’individuo, e avendo l’influenza spirituale iniziatica per
scopo il risveglio pieno dell’intuizione metafisica, se viene a mancare la regolare trasmissione
iniziatica sarà impossibile per un individuo, pur intellettualmente geniale, ottenere una benché
minima realizzazione metafisica. Se ciò è vero per gli exoteristi religiosi (inclusi i mistici,
anche i più grandi e pienamente realizzati nel loro ambito), i quali non ricevono (o per volontà
loro di non oltrepassare l’ambito exoterico-religioso o per disconoscenza totale delle realtà
esoterico-iniziatiche, troppo spesso erroneamente identificate, per ignoranza o malafede, con
l’occultismo) un collegamento regolare ad una tradizione iniziatica, a maggior ragione ciò è
vero per coloro che non hanno alcun collegamento tradizionale nemmeno di tipo exoterico.
Un’assai importante questione è quella concernente la natura dell’influenza-forza spirituale
iniziatica, che è sopraindividuale e come tale trascende del tutto l’ambito psichico-animico
(cosmico e umano), anche se può poggiarsi su di esso come “rivestimento” per manifestarsi
nel mondo umano. Guénon, in base alla triplice costituzione dell’essere umano come corpo,
psiche (nel senso antico e originario del greco psychê, “anima”, dotata di varie e complesse
energie “sottili”) e spirito, affermata da tutte le dottrine iniziatiche tradizionali, ha sempre ben
rimarcato la nettissima differenza fra ambito psichico (in tutta la sua estensione) e spirituale,
sottolineando che «tutto ciò che è di ordine psichico non può avere alcun rapporto effettivo
e diretto con l’iniziazione, poiché questa, nella sua essenza, consiste nella trasmissione di
un’influenza spirituale destinata a produrre ugualmente effetti d’ordine spirituale, quindi
trascendenti in rapporto all’individualità; bisogna evidentemente concluderne che tutto
quanto può rendere effettiva l’azione […] di questa influenza, deve necessariamente avere un
carattere sopraindividuale, e di conseguenza sopracollettivo», per il fatto che «il “collettivo”,
come tale, non può in alcun modo superare il dominio individuale, poiché in definitiva non è
che la risultante delle individualità che lo compongono, né per conseguenza può andare al di
là del dominio psichico».106 Quindi non è in quanto collettività, ossia somma di più individui,
che un’organizzazione “sacra” tradizionale ha un carattere autenticamente iniziatico (oppure
religioso, sempre ben distinguendo i due ambiti e i loro differenti scopi realizzativi), ma in
quanto per il suo tramite agisce «il principio trascendente cui essa serve da supporto, e il
quale solo le conferisce un carattere propriamente iniziatico. Si tratta dunque di qualcosa che
si può definire come una “presenza” spirituale nel senso più ristretto della parola». 107
Guénon precisa ulteriormente: «Questo principio può essere più o meno “specializzato”,
conformemente alle modalità proprie di ciascuna organizzazione iniziatica; ma essendo
[esso] di natura puramente spirituale, come evidentemente richiede il fine stesso di ogni
iniziazione, è sempre in definitiva l’espressione di un aspetto divino, ed è appunto un’emanazione diretta di questo a costituire quella “presenza” che ispira e guida il lavoro iniziatico
collettivo, affinché questo possa produrre dei risultati effettivi nella misura delle capacitò di
ciascuno di quelli che vi prendono parte». Per questo motivo, «a rigori, il lavoro di
un’organizzazione iniziatica deve sempre essere compiuto “in nome” del principio spirituale
da cui essa procede e che in qualche modo essa è destinata a manifestare nel nostro
mondo».108 E ancora: «Qualsiasi formula rituale non corrispondente a quanto stiamo dicendo
qui, non può rappresentare, se viene sostituita ad essa, se non un affievolimento dovuto a
106
Cfr. René Guénon, Iniziazione e realizzazione spirituale, Edizioni Studi Tradizionali, Torino 1967, cap.23,
p.194.
107
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, pp.194-195.
108
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.197.
37
misconoscenza o ad ignoranza più o meno completa di quel che è veramente il “nome”,
ed implica di conseguenza una certa degenerazione dell’organizzazione iniziatica, poiché
questa sostituzione dimostra che essa non è più pienamente cosciente della reale natura della
relazione che l’unisce al suo principio spirituale».109
Ecco perché i veri maestri spirituali non possono mai agire a nome di se stessi ossia come
individui, e perché le vere organizzazioni iniziatiche non agiscono mai come semplici
collettività (somma di individui), ma sempre e solo a nome della specifica tradizione sacra
che “incarna” il principio spirituale di cui essa stessa tradizione è la manifestazione nel nostro
mondo, e di cui i singoli maestri spirituali (siano essi pienamente realizzati ovvero illuminati,
oppure realizzati solo a vari gradi inferiori) e le collettività di istruttori sono solo, seppur
indispensabili di fatto, anelli di trasmissione. Ogni vera tradizione sacra ha per scopo la
conservazione e la trasmissione, nel corso delle ere e delle generazioni umane, dell’influenzaforza spirituale dello specifico principio spirituale di cui essa è espressione manifestata nel
nostro mondo, e la cui origine è dunque sopraindividuale e sopracollettiva ovvero “nonumana” (apauruṣheya, come si dice in sanscrito nella tradizione vedica-indù) vale a dire
proveniente non affatto dalla coscienza individuale ma dalla “supercoscienza” metafisica
degli esseri perfettamente illuminati e unificati nel Principio Assoluto Totale, che fa tutt’uno
col Supremo Sé Metafisico Interiore (di cui il sé animico individuale è un pallido riflesso), e
quegli illuminati, che sono vere e proprie manifestazioni umane del Principio (è il caso degli
Avatāra, in sanscrito “Discese” del Principio nel mondo), sono gli istitutori originari di ogni
vera “tradizione sacra”, la quale agisce e si perpetua nel nostro mondo mediante i loro
discendenti ossia maestri e lignaggi iniziatici “tradizionali”, donde derivano le vere organizzazioni iniziatiche “tradizionali”. Vi è infatti anche il caso di savi nati uomini che, collegati a
siffatte tradizioni, hanno realizzato la piena illuminazione e come tali sono divenuti Uno col
Principio, e sono pienamente qualificati per riadattare la tradizione cui appartengono, senza
snaturarla, alle circostanze di tempo e luogo e alle più variegate caratteristiche psico-mentali
degli esseri umani, e possono quindi istituire autentiche organizzazioni iniziatiche “tradizionali”. Il Principio Spirituale Universale è sempre Uno ma le sue manifestazioni (in specifici
principi-archetipi spirituali) e le sue “forze di direzione” nel mondo manifestato, ossia le sue
influenze-forze spirituali, sono molteplici, ergo molteplici sono, sin dalla remota antichità, le
tradizioni sacre, ciascuna delle quali con molteplici maestri e organizzazioni, che “adattano”,
tramite precise tecniche rituali, le influenze-forze spirituali di cui le stesse tradizioni sono
depositarie. E questo è un punto fondamentale, troppo spesso non compreso dai moderni
ricercatori spirituali, donde il proliferare di pseudo-tradizioni e pseudo-iniziazioni dovute ad
individui o collettività (somme di individui) del tutto mancanti di ogni autentica “filiazione
tradizionale” o “appartenenza tradizionale” che dir si voglia, e quindi di ogni qualificazione
iniziatica autentica, in questi casi nulla di realmente spirituale potendo essere trasmesso,
trattandosi solo di influenze psichiche individuali o collettive, dove non v’è nulla di realmente
“trascendentale”,110 il che vale anche per quelle tradizioni in origine autentiche ma, pur viventi, completamente degenerate e corrotte, e a maggior ragione per quelle del tutto estinte.111
109
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.197, nota 1.
110
In queste realizzazioni psichiche al massimo si può entrare in contatto col cosiddetto “psichismo cosmico”,
che, lungi dall’avere alcunché di spirituale e trascendente e quali che siano i fenomeni psichici (e quindi
extrasensoriali) “straordinari” che tramite esso si possono produrre, ogni autentica iniziazione intende oltrepassare del tutto in quanto potente ostacolo alla realizzazione metafisica, la quale mira invece a realizzare la Totalità
Coscienziale Assoluta, indivisibile e senza dualità, e non affatto alla dispersione nella molteplicità fenomenica.
111
Nel caso di tradizioni in origine autentiche ma divenute completamente deviate e degenerate, e maggiormente in quelle del tutto estinte da secoli o millenni, il principio spirituale che le “vivificava” si è di fatto
“ritratto” e rimane solo un potente “agglomerato psichico” (che “riveste” esteriormente l’azione delle forzeinfluenze spirituali nel mondo umano) che va man mano disgregandosi (mancandovi l’elemento unificante e
38
A questo punto, ben si comprende l’importante funzione dell’autentico maestro iniziatore
ossia del Guru “tradizionale”, come accennato in precedenza, quale “anello di trasmissione”
dell’influenza spirituale iniziatica, la quale è dunque sopraindividuale. Guénon sottolinea
con forza che dal momento che «l’iniziazione, […] nella sua essenza, consiste nella
trasmissione di un’influenza spirituale destinata […] a produrre effetti d’ordine spirituale,
quindi trascendenti in rapporto all’individualità», ne consegue che «è fuori questione che
non è come individuo umano che il Guru propriamente detto esercita la sua funzione, ma in
quanto rappresenta qualcosa di sopraindividuale di cui, nello svolgimento di questa funzione,
la sua individualità non è in realtà se non il supporto».112 È pertanto in quanto rappresentante
regolare della tradizione iniziatica cui appartiene che il Guru esercita la sua funzione e non in
quanto individuo isolato e senza alcun collegamento tradizionale. E ciò, spiega Guénon, vale
sia per quelle forme iniziatiche dove, per trasmettere una iniziazione valida, cioè per trasmettere l’influenza-forza spirituale di cui una determinata tradizione iniziatica è depositaria, è
necessaria la presenza diretta di un Guru o di un suo sostituto autorizzato (un Upa-Guru,
secondo la terminologia tecnica sanscrita), e sia per quelle forme dove la funzione del Guru è
svolta da collettività di individui ugualmente depositari dell’influenza spirituale iniziatica,113 il
metafisico francese ritenendo però assai meno vantaggiosa quest’ultima situazione: «Qui
senza dubbio vi sono degli svantaggi, nel senso che una via del genere è evidentemente meno
sicura e più difficile da seguire che non quella ove l’iniziato beneficia costantemente della
presenza di un Maestro spirituale».114
Per Guénon, tenendo sempre ferma la ben netta distinzione del Sé Metafisico (tutt’uno con
l’Assoluto, e di cui si occupa l’ambito iniziatico) dal sé animico individuale (di cui si occupa
l’ambito religioso e mistico) ed ancor più dall’inconscio-subconscio psicanalitico (il livello
tenebroso e infero della coscienza), come rimarcato in molti suoi scritti, occorre tener sempre
presente questa fondamentale verità: «Ci sia o non ci sia un Guru umano, è fuori causa che il
Guru interiore è sempre presente, essendo tutt’uno con il “Sé” [metafisico, N.d.R.] vero e
proprio; che poi, per manifestarsi a coloro che ancora non possono averne una coscienza
immediata, egli prenda per supporto un essere umano od un’influenza spirituale “non incarnata”, è soltanto una differenza di modalità che non infirma minimamente l’essenziale»,115
dove «l’essenziale» è la trasmissione regolare dell’influenza-forza spirituale iniziatica. Precisa ulteriormente Guénon che il Guru esteriore è solo un mezzo per risvegliare, mediante la
trasmissione dell’influenza-forza spirituale iniziatica ed il lavoro iniziatico successivo, il Guru
interiore, il vero e unico Guru ossia il Sé Metafisico: «Il Guru umano […] non è in realtà che
un rappresentante esteriore e come un “sostituto” del vero Guru interiore, per cui la necessità del primo è solo dovuta al fatto che l’iniziato, finché non è giunto ad un certo grado di
sviluppo spirituale, è ancora incapace d’entrare direttamente in comunicazione cosciente col
secondo. In ogni caso, è questa la ragione che limita ai primi stadi la necessità dell’aiuto di
un Guru umano, e diciamo i primi stadi, in quanto va da sé che la comunicazione in questione
armonizzante vale a dire l’influenza-forza spirituale), con tutti i pericoli che, come ha ben spiegato Guénon nelle
sue opere, il contatto con tali forze psichiche può comportare, in primis l’essere stornati dalla vera realizzazione
metafisica e inoltre le possibilità di squilibrio mentale dovuto all’azione scomposta e incontrollabile di forze psichiche non armonizzate dall’influenza-forza spirituale (qui assente) e ponenti in contatto con quello “psichismo
cosmico” di cui parlavamo nella nota precedente come quanto di più ostacolante alla realizzazione metafisica.
112
Cfr. René Guénon, op. cit., cap.23, p.194.
113
Cfr. René Guénon, op. cit., cap.24, pp.200-201.
114
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, pp.201-202.
115
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.202.
39
diventa possibile per un essere ben prima che sia sul punto di ottenere la Liberazione».116
Guénon intende sempre «la Liberazione» nel senso metafisico iniziatico del termine. Egli
sottolinea poi con forza che, quale che sia il Guru esteriore ed il suo livello di realizzazione
metafisica (a vari gradi di realizzazione oppure realizzato al grado supremo vale a dire
pienamente e perfettamente realizzato, cioè illuminato), il suo scopo è sempre e solo
condurre l’iniziato alla «comunicazione cosciente e diretta con il Guru interiore»117 ossia una
comunicazione diretta ed una piena identificazione col Sé Metafisico interiore, identico
all’Assoluto. Un vero Guru, rimarca il metafisico francese, tiene sempre presente questo
scopo fondamentale, e arriva perfino a decidere di indirizzare un discepolo (neofita o
avanzato) verso un altro Guru se s’accorge che «il discepolo, per certe particolarità della sua
natura individuale, può essere più efficacemente guidato da qualcun altro».118
Guénon ha peraltro sempre ribadito che è un errore capitale, dovuto a mancanza di
conoscenza o a presunzione pseudo-intellettuale (o ad entrambe queste condizioni), quello
commesso da qualsiasi persona che «pensa di potersi ritenere ricollegata ad una determinata
forma tradizionale per il fatto che a questa appartiene il proprio Guru […], senza perciò
dover fare nient’altro, nemmeno effettuare dei riti. Dovrebbe essere evidente che questo
preteso ricollegamento non può avere alcun valore effettivo, oltre ad essere fuori da ogni
realtà».119 A tal proposito, Guénon ha così chiarito la discriminazione fondamentale fra veri e
falsi maestri-istruttori spirituali: «Ciò che è stupefacente, bisogna dirlo, è che si possa trovare
un Guru che accetti dei discepoli in simili condizioni, senza aver preventivamente rettificato
in loro questo errore; il quale dovrebbe bastare da solo a suscitare seri dubbi sulla realtà
della sua qualità spirituale. In effetti, ogni vero Maestro spirituale deve necessariamente
esercitare la sua funzione in conformità con una tradizione determinata; quando ciò non
avviene, è uno di quei segni che permettono di riconoscere più facilmente che si è in
presenza di un falso Maestro spirituale, il quale però, in certi casi, può benissimo non
essere in malafede, ma essere lui stesso un illuso per ignoranza delle reali condizioni
dell’iniziazione».120 Guénon ha ben rimarcato come sia del tutto infondata ed illusoria «la
pretesa di conferire un’iniziazione a persone che non ottemperano alle condizioni richieste
per riceverla validamente, condizioni fra le quali figura sempre necessariamente il ricollegamento regolare ed effettivo alla tradizione cui appartiene la forma iniziatica considerata, con
tutte le osservanze rituali che vi sono essenzialmente implicite; e bisogna nettamente dire che,
in mancanza di questo ricollegamento, la relazione che unisce i sedicenti discepoli al loro
Guru, in quanto legame iniziatico, non è altro che una pura e semplice illusione».121
Riguardo poi l’idea irrealistica, oggigiorno infaustamente assai diffusa fra molti, secondo cui
sarebbe possibile conseguire la realizzazione metafisica, che comporta una gerarchia di vari
gradi-stadi iniziatici tanto nei ‟piccoli misteri” (miranti a realizzare lo stato umano
primordiale integrale, simbolicamente detto stato dell’‟Uomo Vero”) quanto nei ‟grandi
misteri” (finalizzati, partendo dallo stato umano integrale, a realizzare gli stati sopraumani),
fino al conclusivo e supremo stadio incondizionato e assoluto della Liberazione metafisica
(simbolicamente detto stato dell’ ‟Uomo Universale” o ‟Uomo Trascendente” o ‟Uomo
116
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.200.
117
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.203.
118
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.203, nota 2.
119
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.204.
120
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.205.
121
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.206.
40
Metafisico”),122 semplicemente avendo fiducia devozionale in un Guru e che sia possibile
essere dispensati da ogni ricollegamento iniziatico rituale regolare ad una tradizione spirituale
specifica e dal successivo lavoro iniziatico personale (la pratica-tecnica iniziatica meditativa e
rituale personale), il metafisico francese si è espresso senza mezzi termini: «È pur vero che
certa gente va ancor più lontano ed è convinta che per ottenere immediatamente addirittura
la “Liberazione” basti averne un desiderio sincero, accompagnato da una confidenza
assoluta in un Guru, senza avere il minimo sforzo da compiere per conto proprio; certamente
sembra di sognare quando ci si trova in presenza di simili aberrazioni!».123 Infatti:
«L’insegnamento iniziatico, esteriore e trasmissibile in certe forme [simboliche rituali,
N.d.R.], non è in realtà e non può essere, l’abbiamo già detto e vi insistiamo ancora, che una
preparazione dell’individuo per acquistare la vera conoscenza iniziatica mediante l’effetto
del suo lavoro personale. Si può indicare in tal modo ad un determinato individuo la via da
seguire, il piano da realizzare, e disporlo a prendere l’atteggiamento mentale e intellettuale
necessario per pervenire ad una comprensione effettiva e non semplicemente teorica; si può
anche assisterlo e guidarlo, controllando il suo lavoro in modo costante, ma è tutto, poiché
nessuno, fosse pure un ‟Maestro” nell’accezione più completa del termine [a questo punto
Guénon precisa in nota 9: ‟Intendiamo parlare di ciò che si chiama Guru nella tradizione
indù, o uno Sheikh nella tradizione islamica, e che non hanno nulla in comune con le idee
fantastiche correnti a tal riguardo in certi ambienti pseudo-iniziatici occidentali”], può fare
questo lavoro in sua vece».124 Chiunque si ritenga dispensabile dall’iniziazione rituale regolare ad una specifica tradizione spirituale tramite un maestro-istruttore autorizzato realmente
appartenente a tale tradizione e creda di poter fare a meno del successivo lavoro iniziatico personale, è pertanto del tutto squalificato per la realizzazione spirituale iniziatica, ed un preteso
‟maestro” spirituale che accetti ‟discepoli” di tal fatta è del tutto squalificato come maestro.
Da tutto ciò si comprende il vero ruolo fondamentale dell’autentico maestro iniziatore (o del
suo sostituto da lui stesso istruito e autorizzato) legato ad una tradizione spirituale iniziatica
vivente, e la differenza abissale rispetto agli pseudo-maestri. Riguardo ai veri e falsi
maestri spirituali, Guénon ha precisato chiarissimamente: «Chiunque si presenti come
istruttore spirituale senza essere ricollegato ad una forma tradizionale determinata, o senza
conformarsi alle regole da questa stabilite, non può avere veramente la qualità che si
attribuisce; può essere, a seconda dei casi, un volgare impostore o un “illuso”, che ignora le
reali condizioni dell’iniziazione; e in quest’ultimo caso, ancora più che nel primo, c’è da
temere che sia troppo spesso, in definitiva, niente più che uno strumento al servizio di
qualcosa che egli stesso forse non sospetta neppure [=Guénon si riferisce alla controiniziazione, N.d.R.]».125 Sottolineando ancora: «Quel che aumenta ancor più la difficoltà, è
122
Sui gradi iniziatici, cfr. René Guénon, op. cit., cap.25.
123
Cfr. René Guénon, op. cit., cap.25, pp.210-211.
124
Cfr. René Guénon, Considerazioni sulla Via Iniziatica, Edizioni Basaia-Fratelli Melita, cap.31, p.274.
125
Cfr. René Guénon, Iniziazione e realizzazione spirituale, Edizioni Studi Tradizionali, Torino 1967, cap.21,
pp.179-180. Assai importante è la questione della “contro-iniziazione” o “iniziazione alla rovescia”, capovolgente la vera iniziazione tradizionale e comportante una chiusura del dominio spirituale e un’immersione nel
dominio psichico inferiore umano e cosmico, laddove gli agenti coscienti della ‟contro-iniziazione” utilizzano i
rappresentanti della ‟pseudo-iniziazione” (come gli pseudo-maestri ‟spirituali” suddetti e gli occultisti, le pretese
iniziatiche degli uni e degli altri essendo del tutto nulle) e i loro seguaci, a loro insaputa e installandosi nei loro
ambienti, per camuffarsi ed agire indisturbati al fine di diffondere nel mondo le forze psichiche inferiori (controiniziatiche, parodianti alla rovescia le forze spirituali) di cui sono portatori. Guénon ha spiegato: «È importante
sottolineare, innanzitutto, che nelle sue stesse origini, la ‟contro-iniziazione” non può presentarsi come
qualcosa d’indipendente e d’autonomo: se essa si fosse costituita spontaneamente, non sarebbe altro che
un’invenzione umana, e così non si distinguerebbe per nulla dalla ‟pseudo-iniziazione” pura e semplice. Per
essere più di questa, com’essa in effetti è, è necessario che, in un certo modo, essa proceda da quella fonte unica
41
alla quale si ricollega ogni iniziazione, e, più in generale, tutto ciò che manifesta nel nostro mondo un elemento
‟non-umano”; ed essa ne deriva attraverso una degenerazione giungente fino a quel ‟rovesciamento” che
costituisce ciò cui si può dare propriamente il nome di ‟satanismo”. Sembra dunque si tratti, di fatto, di
un’iniziazione deviata e snaturata, e che, per ciò stesso, non ha più diritto a venire qualificata come vera
iniziazione, poiché essa non conduce più al fine essenziale di questa, ed anzi ne allontana l’essere invece di
avvicinarlo. Non è dunque sufficiente parlare in questo caso di un’iniziazione troncata e ridotta alla sua parte
inferiore, come può anche succedere in certi casi; l’alterazione è molto più profonda; ma vi sono, d’altra parte,
come due diversi stadi in uno stesso processo di degenerescenza» (René Guénon, Iniziazione e ControIniziazione, in La Tradizione e le Tradizioni. Scritti 1910-1938, Edizioni Mediterranee, pp.151-152). Nel caso
della iniziazione degenerata, ha puntualizzato Guénon, oltre ad esservi ovviamente «l’impossibilità di attingere
gli stati sovra-umani», vi è che «la deviazione non può in seguito che aggravarsi ulteriormente, passando per
diversi gradi, nei casi estremi, fino al ‟rovesciamento”», dove «la ‟contro-iniziazione”, quali che possano
essere le sue pretese, non è in verità che un arresto, poiché è incapace di condurre l’essere al di là dello stato
umano; e, in questo stesso stato, a causa del ‟rovesciamento” che la caratterizza, le modalità ch’essa sviluppa
sono quelle dell’ordine più inferiore» (ibidem, p.152), cioè quelle dello psichismo inferiore (ovvero ‟dèmonico”)
umano e cosmico. Nella ‟contro-iniziazione”, infatti, «l’‟influenza spirituale” è perduta; e questo sarebbe
sufficiente perché non si potesse più realmente parlare d’iniziazione, perché essa […] è essenzialmente
costituita dalla trasmissione di tale influenza. Vi è tuttavia ancora qualcosa che si trasmette, senza la quale ci si
troverebbe ricondotti al caso della ‟pseudo-iniziazione”, sprovvista di ogni efficacia; ma non si tratta più che di
un’influenza di un ordine inferiore,‟psichica” e non più ‟spirituale”, e che, così abbandonata a sé stessa, senza
il controllo d’un elemento trascendente, assume in qualche modo inevitabilmente un carattere ‟diabolico”»
(ibidem, pp.152-153), e inoltre «quest’influenza psichica può imitare l’influenza spirituale nelle sue manifestazioni [fenomeniche, N.d.R.] esteriori, al punto che coloro che si arrestano alle apparenze s’ingannano, poiché
essa appartiene all’ordine di realtà nel quale si producono queste manifestazioni», ossia all’ordine esclusivamente psichico, e «questo fatto […] è di quelli che dimostrano come fenomeni in sé stessi identici possano
interamente differire quanto alle loro cause profonde; ed è questa una delle ragioni per le quali conviene, dal
punto di vista iniziatico, non accordare alcuna importanza ai fenomeni in quanto tali, perché, quali che essi
siano, niente potranno mai provare in rapporto alla pura spiritualità» (ibidem, p.153). Pertanto: «La ‟controiniziazione”, in sé stessa, non è certo una contraffazione, ma al contrario qualcosa di assai reale nel suo ordine,
[…] ed è qualcosa che pretende di opporsi alla vera iniziazione, e non di imitarla; questa pretesa, d’altra parte,
è necessariamente illusoria, […] perché il dominio spirituale le è assolutamente interdetto, ed essa non può in
alcun caso andare al di là del ‟mondo intermediario”, vale a dire del dominio psichico, che è del resto, sotto
tutti i rapporti, il campo privilegiato di ‟Satana” nell’ordine umano; ma l’intenzione nondimeno esiste, assieme
al partito preso ch’essa implica di procedere propriamente in senso contrario a quello dell’iniziazione» (René
Guénon, Le Contraffazioni dell’Idea Tradizionale, in La Tradizione e le Tradizioni. Scritti 1910-1938, Edizioni
Mediterranee, p.190), dovendosi sottolineare il fatto che «in effetti, i rappresentanti della ‟contro-iniziazione”
sono così totalmente, e più irrimediabilmente di ogni profano, ignoranti dell’essenziale, cioè di ogni verità di
ordine spirituale e metafisico, che questa, anche nei suoi princìpi più elementari, è loro diventata assolutamente
estranea dopo che per loro ‟il cielo è stato chiuso”» (René Guénon, Dall’antitradizione alla contro-tradizione,
in Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, Adelphi Edizioni, cap.38, p.257), la sinistra conseguenza di tale
ottenebrata condizione di coscienza essendo precisamente questa: «Non potendo condurre gli esseri agli stati
‟sopraumani” come l’iniziazione, né d’altronde limitarsi al solo campo umano, la ‟contro-iniziazione” li
conduce inevitabilmente verso l’‟infraumano” che è il solo campo in cui risiede il suo potere effettivo; ed è
anche troppo facile capire che si tratta di cose ben diverse dalla commedia della ‟pseudo-iniziazione”» (ibidem,
p.257), per «infraumano» Guénon intendendo il livello infero o ‟subcosciente” del dominio psichico umano e
cosmico ossia lo psichismo inferiore, che imita alla rovescia il dominio spirituale, e in tal caso «si tratta della via
‟infernale” nella sua pretesa di opporsi alla via ‟celeste”, quando un’opposizione del genere, a cui potrebbero
effettivamente far pensare le apparenze esteriori, non può essere in definitiva altro che illusoria; perciò, […] a
proposito della falsa spiritualità nel cui ambito finiscono per perdersi quegli esseri che si sono impegnati in una
specie di ‟realizzazione alla rovescia”, una via simile non può in definitiva concludersi se non con la
‟disintegrazione” totale dell’essere cosciente, e con la sua dissoluzione senza ritorno» (ibidem, p.258), questo
esito sinistro riguardando però solamente coloro che sono giunti al ‟massimo” grado della contro-iniziazione
cioè al ‟culmine” della ‟via infernale”, mentre «per coloro che sono andati meno lontani in questo senso, si
tratta di una via senza sbocco, in cui possono rimanere prigionieri per un’indefinità ‟eonica” o ciclica»
(ibidem, p.258, nota 2). Ugualmente importante è la questione dell’azione nel nostro mondo dei centri e delle
organizzazioni della “contro-iniziazione” in opposizione ai centri spirituali tradizionali regolari, a tal fine essa
utilizzando i “residui psichici” di antiche sacre tradizioni (esoteriche ed exoteriche) estinte da secoli o millenni
(da cui cioè lo Spirito Trascendente che le vivificava si è ritirato del tutto non trovandovi più, a causa della loro
degenerazione e deviazione, un supporto valido per la sua azione nel mondo) e i luoghi che furono i loro centri
sacri (rimasti carichi di forze psichiche un tempo rivestenti le forze spirituali ormai ritrattesi), oppure
42
che coloro che pretendono di essere guide spirituali senza avere alcuna qualificazione
per svolgere questa funzione, non sono mai stati tanto numerosi come ai giorni nostri; e il
pericolo che ne deriva è tanto più grande quanto, di fatto, questa gente presenta in generale
facoltà psichiche molto potenti e più o meno anormali, il che non solo non prova niente dal
punto di vista spirituale, anzi abitualmente è piuttosto un indice sfavorevole, ma per di più
è suscettibile di creare illusioni, e di imporle a tutti quelli che non sono abbastanza accorti da
saper fare di conseguenza le necessarie distinzioni. Non si starà dunque mai abbastanza in
guardia contro questi falsi istruttori, che altro non possono che fuorviare quelli che si
lasciano sedurre, i quali dovranno ritenersi fortunati se non succederà loro niente di peggio
che perder tempo; che poi siano dei semplici ciarlatani, come attualmente ce ne sono anche
troppi, o che siano essi stessi illusi ancor prima di illudere gli altri, ciò non modifica assolutamente le conseguenze e anzi, in un certo senso, quelli che sono più o meno completamente
sinceri (perché qui possono esserci diverse gradazioni) sono forse ancor più pericolosi per la
loro stessa incoscienza. Si aggiunga, ammesso che ce ne sia bisogno, che la confusione tra
psichico e spirituale, disgraziatamente così diffusa fra i nostri contemporanei come in tante
occasioni abbiamo denunciato, contribuisce largamente a rendere possibili i peggiori equivoci a questo proposito; se in più si tiene presente l’attrattiva dei supposti “poteri”, e il gusto
ai “fenomeni” più o meno straordinari che vi si associano quasi inevitabilmente, si avrà
nella fattispecie una spiegazione abbastanza completa del successo di certi falsi istruttori».126
Guénon ha sempre esortato a diffidare di tutto ciò che ha a che fare col dominio “sottile”
ossia il dominio psichico considerato nelle sue estensioni extracorporee, e a diffidare dei
poteri psichici “paranormali” e dei fenomeni “straordinari” di qualsivoglia genere, poiché chi
si dedica, oltretutto sistematicamente tramite speciali “allenamenti” mentali, a queste realtà
psichiche inferiori, che non hanno nulla di metafisico né pertanto di iniziatico, inevitabilmente
giunge, e senza nemmeno accorgersene, specie se diretto da pretesi “maestri sconosciuti
invisibili” contattati “in astrale” (e che altro non sono che agenti della “contro-iniziazione”), a
produrre «una reale deviazione, ed anche una specie di “inversione”, fino a raggiungere una
presa di contatto, non con un principio trascendente o con gli stati superiori dell’essere,
ma molto semplicemente con la “luce astrale”, diremmo più volentieri col mondo delle
“influenze erranti”, vale a dire insomma con la parte inferiore del dominio sottile»,127 le
“influente erranti” essendo infatti forze psichiche sottili derivanti dallo “psichismo cosmico”
installandosi all’interno di tradizioni ancora viventi ma in uno stato di decadenza e deviazione quasi completa, e
diffondendo contraffazioni psichiche della spiritualità tradizionale dietro le quali poter agire in modo camuffato,
promuovendo la confusione fra psichico e spirituale tipica del “neospiritualismo” in genere e in particolare della
filosofia e psicologia “spiritualiste” e “intuizioniste” facenti appello al ‟subconscio-inconscio” psichico (come in
William James, Henri Bergson, Carl Gustav Jung), la medianità spiritica (oggi rinominata channeling, ‟canalizzazione” psico-energetica, operante, nonostante le sue inesistenti pretese ‟spirituali”, nei livelli più infimi e
disgreganti dello psichismo), la diffusione di massa dei resti decadenti di antiche scienze tradizionali inferiori (la
magia e le arti divinatorie) del tutto separate dalle forze spirituali cui erano collegate in origine e di cui sopravvive solo il lato psichico oltretutto di un livello spesso infimo, e la diffusione, tramite “veggenti” e “profetologi”
d’ogni tipo (in buona o mala fede non fa differenza dal punto di vista del risultato negativo), delle antiche sacre
profezie tradizionali interpretate in modo letterale (con la perdita del loro senso simbolico e spirituale profondo),
tendenzioso e fuorviante (a favore di tale o tal altro fine e partito politico, religioso e antireligioso). Tutto ciò è
finalizzato a produrre uno scompiglio mentale generale nell’umanità in vista della realizzazione di una
parodistica falsa spiritualità contro-tradizionale o “spiritualità alla rovescia” su scala planetaria ed in illusoria
opposizione alla vera spiritualità tradizionale che alla fine dovrà comunque trionfare. Su tali temi, cfr. René
Guénon, Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, Adelphi Edizioni, capitoli consecutivi dal 27 al 40.
126
Cfr. René Guénon, Iniziazione e realizzazione spirituale, Edizioni Studi Tradizionali, Torino 1967, cap.21,
pp.178-179. Sul ruolo del vero maestro spirituale iniziatico tradizionale cfr. op. cit., capitoli 20, 21, 23, 24.
127
Cfr. René Guénon, Considerazioni sulla Via Iniziatica, Edizioni Basaia-Fratelli Melita, cap.35, p.301.
43
inferiore la cui “luce astrale” è quanto di più lontano dalla luce spirituale metafisica, Guénon
criticando nettamente ogni sedicente “maestro spirituale”, in realtà falso maestro, che
incoraggia la presa di contatto con tale ambito sottile e che «designa tale risultato col nome
di “illuminazione”, che diventa così curiosamente equivoco; invece di applicarsi a qualche
cosa di ordine puramente intellettuale ed all’acquisizione di una conoscenza superiore, come
normalmente dovrebbe essere, se fosse preso in un senso iniziatico legittimo, esso non si
riferisce che a fenomeni di “chiaroveggenza” o ad altri “poteri” della stessa categoria, in se
stessi molto poco interessanti, e d’altronde in tal caso soprattutto negativi, poiché pare che
servano infine a rendere chi ne è afflitto accessibile alle suggestioni emananti da pretesi
“Maestri” sconosciuti, i quali, all’occorrenza, non sono che dei sinistri “maghi neri”».128
Inoltre, Guénon ha messo ben in evidenza la passività mentale insita nello sviluppo dei
poteri psichici “paranormali”, come pure nell’ipnosi e nella medianità spiritica (quest’ultima
oggigiorno chiamata channeling, “canalizzazione-sintonizzazione” psico-energetica) spesso
utilizzate per sviluppare quelle facoltà, tutte cose che nulla hanno di spirituale in generale e di
iniziatico in particolare, trattandosi di realtà esclusivamente psichiche e di assai infimo livello,
ma che i falsi maestri (e gli agenti della “contro-iniziazione”, di cui i falsi maestri possono
benissimo a loro volta essere strumenti del tutto inconsapevoli) utilizzano, unitamente al loro
forte fascino pseudo-carismatico, per “legare” a sé (e ad entità psichiche sottili nient’affatto
spirituali, magari senza neppure saperlo essi stessi, ciò invece essendo ben noto agli agenti
della “contro-iniziazione”) i loro discepoli, sviluppando in essi un’attitudine psichicamente
passiva e suggestionabile, che è quanto di più opposto all’iniziazione, che invece richiede una
costante attitudine mentale ed intellettuale attiva nel superamento del dominio psichico in
tutte le sue estensioni. Guénon ha infatti giudicato del tutto negativamente «la parte
interamente “passiva” di un “soggetto”, nel senso che gli “psichisti” d’ogni genere danno a
questa parola»,129 ed ha così sottolineato in modo inequivocabile: «Ma noi contestiamo
nella maniera più assoluta che questo stesso risultato abbia qualche cosa in comune con
l’iniziazione, che esclude invece ogni passività; già al principio abbiamo spiegato come la
passività rappresenti una delle ragioni per cui l’iniziazione è incompatibile col misticismo; a
maggior ragione, essa è incompatibile con ciò che implica una passività di un ordine incomparabilmente più basso di quella dei mistici, e che insomma rientra in quel che ormai
per abitudine, dall’invenzione dello spiritismo, si designa col nome volgare di “medianità”.
Diciamolo di sfuggita, si tratta di una cosa che forse è anche abbastanza paragonabile a ciò
che fu l’origine reale della “medianità” e dello stesso spiritismo; e, d’altra parte, quando la
“chiaroveggenza” è ottenuta con certi “allenamenti” psichici, […] essa ha comunemente
l’effetto di rendere l’essere eminentemente “suggestionabile” […]. Neppure è molto difficile
rendersi conto come tutto ciò vada direttamente contro lo scopo stesso dell’iniziazione, che è
propriamente di “liberare” l’essere da tutte le contingenze e non di imporgli nuovi legami da
aggiungersi a quelli che già naturalmente condizionano l’esistenza dell’uomo ordinario;
l’iniziato non è un “soggetto”, anzi ne è il contrario; ogni tendenza alla passività non
può essere che di ostacolo all’iniziazione, e, quando è predominante, costituisce una
“squalificazione” irrimediabile. Altresì, in ogni organizzazione iniziatica avente conservato
una coscienza netta del suo vero scopo, tutte le pratiche ipnotiche o altre, implicanti l’uso di
un “soggetto”, sono considerate illegittime e strettamente proibite; ed aggiungeremo anzi che
è prescritto di mantenere sempre un atteggiamento attivo in riguardo agli stati spirituali
transitori che possono essere raggiunti nei primi stadi della “realizzazione”, al fine di evitare
così ogni pericolo di “autosuggestione”. A rigor di termini, dal punto di vista iniziatico, la
128
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.301.
129
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.302.
44
passività non è concepibile e ammissibile che nei confronti del Principio Supremo».130
Guénon, rimarcando il fatto che «l’iniziazione deve precisamente condurre alla coscienza
pienamente realizzata ed effettiva del “Sé”» e che a tale scopo «la “catena” iniziatica non
esiste per legare l’essere, ma invece per fornirgli un appoggio che gli permetta di elevarsi
indefinitamente e di oltrepassare le limitazioni di essere individuale e condizionato»,131 ha ben
evidenziato la piaga dei sempre più numerosi falsi maestri spirituali ed il carattere unicamente
psichico delle influenze di cui essi sono portatori (essi operando, volenti o nolenti, per
ispirazione diretta o indiretta della “contro-iniziazione”) e delle realizzazioni cui tali
pratiche conducono, che non solo non escono dall’ambito psichico ma producono quella
“deviazione” e finanche “inversione” e “sovversione” di cui s’è detto. Il cercare di ricollegarsi
a tradizioni spirituali estinte, nelle quali lo Spirito Metafisico vivente non è più attivo e
delle quali sopravvivono in realtà solo residui psichici in via di disgregazione, anche se molto
potenti, ed il miscuglio sincretico di tecniche rituali di tradizioni differenti, o lo stornare le
pratiche spirituali tradizionali dal loro autentico fine, la realizzazione metafisica, conducono
esattamente a quella deviazione e finanche sovversione psichica.
Da quanto osservato finora, si comprende bene come il preteso ricollegamento a tradizioni
estinte e gli insegnamenti dati da pretesi “maestri” non dipendenti da alcuna tradizione
spirituale vivente o che propongono metodi realizzativi sincretici presi a prestito da differenti
tradizioni viventi, mutilandoli e assemblandoli a loro piacimento, siano da considerare
pseudo-iniziatici e spiritualmente nulli e finanche pericolosi dal punto di vista psichico. A tal
proposito, possiamo prendere come caso esemplare, fra tanti, di “maestri indipendenti” da
qualunque tradizione regolare, e come tali da considerare pseudo-maestri (oggigiorno sempre
più numerosi), quello del noto Georges Ivanovič Gurdjieff (1872-1949), che tuttora passa per
una vera guida spirituale, e del quale Guénon, suo contemporaneo, nel rispondere a vari
corrispondenti epistolari che gli chiedevano espressamente un parere su questo personaggio,
ha invece rilevato il fatto che costui «ha costituito, sulla scorta di quel che ho potuto apprendere dei suoi viaggi in Oriente, una specie di metodo di estraniazione psichica alquanto
fantasioso, non scevro da pericolo, e che in ogni caso non si ricollega assolutamente a nulla
di autentico»,132 e ancora: «Costui […] non è un ciarlatano puro e semplice, ma è invece più
pericoloso; ha viaggiato molto per l’Oriente, e là ha raccolto frammenti di conoscenze e di
pratiche che riaccomoda a modo suo, al di fuori di ogni ricollegamento tradizionale
regolare…non vi è qui certamente nulla di autenticamente spirituale né di iniziatico, ma la
verità è che questo Gurdjieff esercita su coloro che gli si avvicinano una specie di dominio di
ordine psichico che è alquanto sorprendente e al quale pochi fra costoro hanno la forza di
sottrarsi…»,133 pertanto, pur rilevando la superiorità intellettuale di Gurdjieff rispetto ad altri
pseudo-maestri dell’epoca, rimarcandone il nefasto potere di dominazione psichica sui
discepoli, tipico segno antispirituale: «Gurdjieff è d’un altra classe, però non è meno inquietante; esercita sui suoi discepoli un’autentica fascinazione, il che dimostra certamente una
forza psichica poco comune, e però, spiritualmente, questo è un segno molto sfavorevole; per
lo più, tutti i pretesi “maestri” che non dipendono da alcuna forma tradizionale determinata
130
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, pp.302-303.
131
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.304.
132
Da una Lettera di René Guénon del 31 marzo 1946 a Eric Ollivier, citata nella pagina internet Projet René
Guénon: René Guénon, Dos Extractos a Eric Ollivier.
133
Da una Lettera di René Guénon del 26 Giugno 1947 a un destinatario ignoto, contenuta in J.P. Laurant,
Le sens caché dans l’oeuvre de Guénon, L’Âge d’Homme, Lausanne, Suisse, 1975, p.243, e citata anche nella
pagina internet Projet René Guénon: René Guénon, Extractos de cartas con destinatario desconocido.
45
devono per ciò stesso essere puramente e semplicemente evitati».134 Il caso di Gurdjieff è
quindi esemplare e può essere preso a riferimento per individuare gli innumerevoli pseudomaestri pseudo-tradizionali e anti-tradizionali che si sono diffusi in tutto il mondo in modo
sempre crescente a partire soprattutto dalla seconda metà del secolo XX.135
Circa l’abitudine antitradizionale, oggigiorno disgraziatamente diffusissima, di separare ad
esempio le pratiche meditative e yogiche dal loro contesto rituale tradizionale regolare indù e
buddhista, e sul non meno antitradizionale e nefasto “fai da te” della spiritualità connesso a
tale abitudine, Guénon ne ha rimarcato il grave pericolo, sottolineando che «è falsa l’idea che
lo Yoga è qualcosa di staccato da una qualunque tradizione; in queste condizioni non si
potranno mai praticare che dei pseudo-riti che non avranno alcun reale risultato di ordine
superiore, poiché nessuna influenza spirituale vi sarà collegata, anzi si potranno ottenere
degli effetti unicamente psichici di un carattere alquanto inquietante», fino a giungere ad
«uno squilibrio psichico irrimediabile»,136 poiché «queste stesse “pratiche” possono anche
avere, all’insaputa degli ignoranti che vi si dedicano come ad una “ginnastica” qualsiasi,
ripercussioni sulle modalità sottili dell’individuo, ciò che di fatto ne aumenta il pericolo: in
tal modo è possibile, senza che se ne sia neppure coscienti, aprire la porta ad influenze
d’ogni genere (e naturalmente saranno sempre quelle di qualità più bassa ad approfittarne
prima delle altre), contro le quali si sarà tanto meno al riparo in quanto spesso non si
sospetta neppure che esistano, e che a maggior ragione si è incapaci di discernerne la vera
natura».137 Quindi, applicando queste fondamentali chiarificazioni dottrinali ai giorni nostri,
134
Da una Lettera di René Guénon dell’8 giugno 1949 a Louis Cattiaux, citata nella pagina internet Projet René
Guénon: René Guénon, Fragmentos de cartas a Louis Cattiaux.
135
A nostro avviso, lo stesso giudizio guénoniano sui falsi istruttori spirituali si può applicare al famoso “guru”
(o meglio pseduo-guru) indiano Osho Rajneesh, pseudonimo di Chandra Mohan Jain (1931-1990), professore di
filosofia e cultore di psicologia e psichismo, grande estimatore di Gurdjieff (sovente citato nei suoi discorsilezioni) e dei suoi metodi di meditazione (che Guénon, come s’è visto, indicò essere un sincretismo di metodi di
vario genere, quindi un’operazione pseudo-tradizionale e pseudo-iniziatica), nonché del filosofo, psicologo e
spiritista americano William James (1842-1910) secondo cui il subconscio è il mezzo per entrare in contatto col
Divino, il che fu indicato da Guénon come una forma di «satanismo incosciente» (cfr. Errore dello Spiritismo,
Rusconi Editore, parte II, cap.10, pp.297-298), e derivando lo pseudonimo Osho dall’inglese oceanic, “oceanico” (oceanic si pronuncia *oshianic, donde Osho), termine con cui James descrisse la sua esperienza di dissolvimento mentale nel subconscio durante le sue pratiche “spiritualiste” (spiritiste). Osho, che si fregiava “modestamente” dei sacri epiteti di Bhagwan (“Beato Divino”, epiteto tipico di Viṣhṇu e della sua incarnazione umana
Kriṣhṇa) e Shree (“Eccelso”, nella tradizione indù tipico della Divinità, delle Incarnazioni Divine e dei maestri
realizzati), ma nemico dichiarato di ogni tradizione spirituale organizzata e particolarmente ostile all’Induismo
tradizionale, sostenne di essersi auto-illuminato e si presentò come maestro spirituale senza essere depositario di
alcun lignaggio tradizionale autentico (e del resto la sua avversione a ogni tradizione non poteva che impedirgli
un collegamento tradizionale). La pratica “spirituale” da lui proposta e diffusa in Occidente consisteva in uno
pseudo-Tantrismo psico-sessuale e in uno pseudo-Yoga psico-fisico entrambi del tutto decapitati della loro
superiore parte metafisica e iniziatica, altrettanto dovendosi dire della sua “danza cosmica”, che egli copiò dalle
danze dei dervisci sufi-musulmani, anche per il tramite degli insegnamenti pseudo-tradizionali di Gurdjieff (il
quale si presentava anche come “maestro di danze sacre”), ma, al pari di questi, senza alcun vero ricollegamento
iniziatico regolare a qualsivoglia organizzazione tradizionale sufi (l’effetto di tale danza cosmica di Osho e
Gurdjieff essendo quindi esclusivamente psichico e per nulla spirituale), infine con l’aggiunta della pratica di
Tarocchi “indianizzati” di sua invenzione. Osho si presentava come “maestro universale” al di là di ogni
specifica tradizione regolare ed esercitava una fascinazione psichica assai potente sui suoi discepoli, tutti segni,
secondo Guénon, negativi in quanto indicatori di un potente psichismo e di una falsa spiritualità.
136
Cfr. René Guénon, Il Teosofismo. Storia di una pseudoreligione, Edizioni Delta Arktos, in due volumi,
volume secondo, sezione “Recensioni di Libri”, p.358.
137
Cfr. René Guénon, Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, Adelphi Edizioni, cap.35 (dal titolo
La confusione tra psichico e spirituale), p.232.
46
tutte le pretese moderne “iniziazioni” da autodidatti e tramite istruzioni su supporti artificiali
(materiale librario, video, audio) siano anch’esse da collocare nel novero della pseudoiniziazione, senza alcuna possibilità di reale efficacia trascendentale e senza nessuna
realizzazione spirituale e con tutti i rischi di squilibrio psichico rilevati da Guénon.138
Il metafisico francese, oltre alla piaga dei sempre più numerosi falsi maestri spirituali e al
carattere unicamente psichico (ed oltretutto di una qualità piuttosto bassa) delle influenze di
cui essi sono portatori (essi operando, volenti o nolenti, consapevoli o meno, per ispirazione
diretta e indiretta della “contro-iniziazione”) e stigmatizzando il fatto che simili pseudomaestri generano una gran confusione nel campo della “spiritualità” e gettano discredito sui
veri maestri spirituali tradizionali (ciò essendo un tipico subdolo scopo della “controiniziazione”, che purtroppo trova efficacissimi collaboratori incoscienti anche fra gli exoteristi
religiosi esclusivisti e anti-esoterici), mise in luce (sempre nell’ottica di un piano ben preciso
della “contro-iniziazione” atto a creare uno scompiglio mentale di massa e spingere verso la
realizzazione dei suoi scopi, in primis la contraffazione dell’autentica spiritualità tradizionale)
anche il carattere nefasto di vera e propria “epidemia psichica” e di tendenziosità nella
moderna diffusione, da parte di “veggenti” e “profetologi” d’ogni sorta (in buona o mala fede
non fa differenza dal punto di vista del risultato nettamente negativo), delle interpretazioni
letterali (perdendone del tutto il senso simbolico spirituale più profondo) e soprattutto
tendenziose (a favore di questa o quella causa religiosa, antireligiosa, politica) delle antiche
profezie contenute nelle sacre scritture delle differenti tradizioni spirituali orientali e occidentali (oltretutto mischiando tali profezie fra loro in un’inestricabile caos e riferendole alle cose
più disparate), nonché della diffusione di massa di certe arti divinatorie, le quali attengono al
dominio psichico e non affatto spirituale e che non hanno pertanto nulla di autenticamente
iniziatico ossia di esoterico che dir si voglia, oltretutto essendo basate su residui più o meno
degenerati di antiche scienze tradizionali ormai del tutto staccate dalle tradizioni sacre cui
appartenevano in origine e nelle quali le forze spirituali hanno cessato di agire lasciando il
campo a forze psichiche più o meno potenti, disordinate e della più bassa qualità.
Riguardo a tutto ciò, ecco le precise parole di Guénon: «La cecità peggiore sarebbe quella
che consistesse nel vedere in queste cose una semplice questione di “moda” senza importanza reale; lo stesso dicasi della crescente diffusione di certe “arti divinatorie”, certamente
138
Nelle moderne sedicenti “iniziazioni” per corrispondenza o tramite supporti artificiali quali libri, cd, dvd,
canali radio e video (internet e radio-televisivi), manca del tutto la possibilità della trasmissione diretta dell’influenza spirituale, che solo un maestro iniziatore tradizionale “in carne e ossa” può garantire, per cui esse sono
da considerare nel novero della pseudo-iniziazione. Chi immagina che i moderni mezzi tecnologici renderebbero
“inutile” la trasmissione iniziatica, oltre a non comprendere il valore metafisico dell’iniziazione, dimentica che
nei testi tradizionali indù, per esempio, è detto espressamente che non si impara un mantra (formula sonora
iniziatica) dalla lettera morta di un libro ma dalla viva voce di un maestro o di un suo sostituto qualificato e
autorizzato, e quel che valeva nell’antichità per il libro vale oggi per qualunque mezzo tecnologico. Il fatto poi
che vi siano certi effetti psico-fisiologici simili nelle pratiche meditative tradizionali e in quelle pseudotradizionali, non deve trarre in inganno, perché l’influenza-forza spirituale nelle seconde è del tutto assente, e
non vi sarà alcuna possibilità di trascendere il dominio psichico e realizzare il livello metafisico della coscienza,
la Pura Coscienza o Coscienza Assoluta, per usare la terminologia indù vedāntica. Da siffatte pratiche, dunque,
non si otterranno altro che effetti di tipo psichico, oltretutto con tutti i possibili pericoli di squilibrio psicoenergetico (con ripercussioni sul sistema nervoso e sull’organismo), non essendo in tal caso presente alcuna
influenza spirituale capace di armonizzare e unificare gli elementi psichici messi in azione in tal modo e venendo
del tutto a mancare la possibilità di controlli regolari da parte di istruttori qualificati nell’iniziazione. Questo è
quel che si deve pensare delle molteplici tecniche meditative che certi moderni “innovatori” prendono “a
prestito” dalle tradizioni indù, buddhista, taoista, sufi, o d’altro tipo, ma svincolandole del tutto dalle loro
tradizioni iniziatiche regolari ed “insegnate” nei modi irregolari ora detti. A questo punto non ci sarebbe da
meravigliarsi se qualcuno decidesse di auto-proclamarsi sacerdote, tanto nel dominio iniziatico quanto in quello
religioso, solo per il fatto che ha appreso i rituali di ordinazione e trasmissione spirituale nei modi irregolari e
antitradizionali suddetti, e se in tal modo si attribuisse sia i gradi iniziatici che quelli religiosi più elevati. Non è
mai troppo insistere su queste cose onde evitare le peggiori illusioni e finanche danni psichici irrimediabili.
47
non così inoffensive come potrebbe parere a chi non va a fondo alle cose: in generale sono
relitti incompresi di antiche scienze tradizionali quasi completamente perdute, le quali, oltre
al pericolo già inerente al loro carattere di “residui”, sono per di più arrangiate e combinate in modo tale che la loro messa in azione, con il pretesto dell’“intuizione” (e questo
punto d’incontro con la “filosofia nuova” è in se stesso abbastanza notevole),139 apre la porta
all’intervento di tutte le influenze psichiche del tipo più dubbio».140 E specificamente circa la
diffusione di massa dell’uso divinatorio dei Tarocchi: «Ci sarebbe molto da dire a questo
proposito, specie per quanto riguarda l’uso dei Tarocchi, in cui sono presenti le vestigia di
una scienza tradizionale incontestabile che, quale ne sia stata l’origine reale, presenta anche
aspetti piuttosto tenebrosi; con ciò non intendiamo alludere alle molteplici fantasticherie
occultistiche cui i Tarocchi hanno dato luogo e che in gran parte sono trascurabili, bensì a
qualcosa di molto più effettivo, che rende assai pericoloso il loro uso per chiunque non
sia sufficientemente garantito contro l’azione delle “forze inferiori”».141 E ancora: «In quanto
ai Tarocchi, penso che il loro uso non sia consigliabile, e che sia preferibile astenervisi […],
poiché servono facilmente da veicolo ad influenze psichiche che non sono sempre della
migliore qualità. […] La loro origine è per lo più alquanto oscura, e la loro connessione
con gli Zingari non è propriamente una raccomandazione, poiché costoro sembrano non
aver ottenuto che una iniziazione di ordine inferiore (limitata al dominio di certe scienze
tradizionali), e che si presta facilmente perciò stesso a molte deviazioni».142 E non è affatto
un caso che tutte quelle realtà psichiche inferiori si ritrovino fra gli pseudo-maestri
“spirituali” (o maestri pseudo-spirituali che dir si voglia) ed i loro discepoli.143
A tutto ciò, come Guénon rimarcò in tutte le sue opere, si aggiunge disgraziatamente
l’assenza di un autentico esoterismo tradizionale puramente metafisico nelle attuali tradizioni
spirituali occidentali e che sia completo tanto dal punto di vista teorico che di quello realizzativo, accanto alla generale decadenza spirituale che all’epoca del metafisico francese investiva
non solo l’Occidente ma anche lo stesso l’Oriente, nonostante alcune parti di quest’ultimo,
come evidenziato sempre da Guénon, conservino intatte possibilità iniziatiche autentiche.
§ 5. Le possibilità iniziatiche custodite dall’autentico Oriente tradizionale; la “conversione”
iniziatica come trasformazione interiore nel senso della dottrina platonica e vedāntica.
Così Guénon riassumeva in sintesi lo stato della situazione tradizionale occidentale:
«Quando ci si rende conto del grado di degenerescenza in cui è giunto l’Occidente moderno,
è assai facile comprendere come molte cose, di ordine tradizionale e a maggior ragione di
139
La «filosofia nuova» cui si riferisce Guénon è la filosofia “spiritualista” e ‟intuizionista” del filosofo e psicologo statunitense William James (1842-1910) e del filosofo francese Henri Bergson (1859-1941), cui corrisponde la psicologia “spiritualista” dello psicologo svizzero Carl Gustav Jung (1875-1961), teorie basate sulla
confusione fra ambito psichico e ambito spirituale, assimilanti erroneamente il secondo al primo e consideranti il
‟subconscio-inconscio” psichico come il mezzo di ‟intuizione spirituale” per eccellenza.
140
Cfr. René Guénon, Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, Adelphi Edizioni, cap.37, p.249.
141
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, nota 3, pp.249-250.
142
Da una lettera di René Guénon del 6 giugno 1936 all’esoterista rumeno Vasile Lovinescu che riprendiamo
dal sito internet in lingua spagnola Symbolos, Revista internacional de Arte - Cultura - Gnosis, nella sezione
René Guénon - Traducciones de su Obra - Artículos traducidos de René Guénon - 20. Cartas a Vasile
Lovinescu. Le lettere di René Guénon a Vasile Lovinescu sono state pubblicate in italiano dalle Edizioni
all’Insegna del Veltro e dalle Edizioni Al-Hatamu Al-Dahabiyy Al-Qahira.
143
Come abbiamo visto a proposito di Osho Rajneesh e dei suoi Tarocchi “indianizzati” (vedi nota 135).
48
ordine iniziatico, non possano più sussistervi che in uno stato di vestige quasi incomprese da
coloro stessi che ne hanno la custodia»,144 il metafisico francese essendo del tutto incline,
come abbiamo precedentemente ricordato, «a considerare lo spirito tradizionale, in quanto
ancora vivente, come rimasto intatto unicamente nelle sue forme orientali».145 La questione
che si pone dunque, data secondo Guénon la sopravvivenza delle possibilità di realizzazione
metafisica integrale ormai solo nelle organizzazioni iniziatiche orientali tradizionali, è dove
poter reperire i mezzi iniziatici reali ossia a quale sacra tradizione orientale vivente
ricollegarsi per ottenere i mezzi tecnico-rituali della realizzazione spirituale. Su tale questione,
Guénon, si limitò ad indicare, una volta accertata l’autenticità e la regolarità di una tradizione
iniziatica vivente, la necessità «dell’adesione effettiva ad una organizzazione iniziatica,
adesione a seguito della quale non vi è naturalmente più che da seguire i metodi che sono
quelli di tale organizzazione, a qualunque forma tradizionale essa appartenga»,146 lasciando
quindi la più ampia libertà di scelta riguardo la tradizione cui ognuno si rivolgerà in base alle
proprie inclinazioni e affinità interiori, come risulta chiaramente dalle sue stesse parole circa
le conseguenze pratiche da trarre dalle sue considerazioni: «Ognuno è libero di ricavarne le
conseguenze che gli convengono; noi non siamo affatto incaricati di condurre o togliere
aderenti a qualsiasi organizzazione, non invitiamo nessuno a chiedere l’iniziazione qua o là,
né ad astenersene, e stimiamo anzi che ciò non ci riguardi in alcun modo e non possa
menomamente rientrare nei nostri compiti».147 A questo punto, rileviamo il fatto che certi
musulmani occidentali “guénoniani” sembrano non aver compreso ciò; costoro, basandosi sul
fatto che il metafisico francese, dopo aver conosciuto operativamente dall’interno dottrine
puramente metafisiche (cioè iniziatiche ovvero esoteriche, non affatto religiose o mistiche
vale a dire exoteriche) quali il Taoismo ossia la dottrina esoterica della tradizione sacra cinese
(sovrapposta al Confucianesimo che ne rappresenta l’exoterismo), il Vedānta cioè la dottrina
iniziatica vedica-indù,148 e il Sufismo ossia l’esoterismo musulmano, scelse di “stabilirsi”
nell’Islām, aderendo sia alla sua parte puramente metafisica o esoterica o iniziatica che dir si
voglia (il Sufismo) che a quella exoterica, cioè la religione islamica in senso stretto quale base
necessaria su cui “installare” i riti iniziatici propriamente musulmani (la duplice costituzione
esoterica ed exoterica è tipica dell’Islām e di tutto il mondo sacro “abramico”, quindi inclusi
l’Ebraismo e il Cristianesimo delle origini149), optando per tale collocazione come mezzo del
suo lavoro iniziatico-spirituale e soprattutto per poter meglio svolgere all’epoca la funzione di
144
Cfr. René Guénon, Considerazioni sulla Via iniziatica, Edizioni Basaia-Fratelli Melita, Premessa, pp.20-21.
145
Cfr. René Guénon, Oriente e Occidente, Luni Editrice, Aggiunta in appendice, pp.197-198.
146
Cfr. René Guénon, Vi sono ancora delle possibilità iniziatiche nelle forme tradizionali occidentali?, in
René Guénon, La Tradizione e le Tradizioni. Scritti 1910-1938, Edizioni Mediterranee (pp.169-174), p.173.
147
Cfr. René Guénon, Considerazioni sulla Via iniziatica, Edizioni Basaia-Fratelli Melita, Premessa, p.21.
148
Riguardo la dottrina indù, Guénon ha precisato che in essa non v’è una netta distinzione fra parte esoterica ed
exoterica poiché è essenzialmente metafisica (per cui è “naturalmente” e intrinsecamente esoterica nel senso più
profondo del termine) e da essa se ne traggono applicazioni in ordini differenti (per es. riti non iniziatici come i
riti sacramentali ed i riti rivolti ai differenti archetipi divini, e riti dal carattere puramente iniziatico come quelli
yogici autentici, ecc.), ed ognuno approfondirà la dottrina a seconda delle proprie qualificazioni intellettuali e
interiori, dove la realizzazione iniziatica nella tradizione indù è assai più aperta che in altre tradizioni (dove
invece è molto più ristretta ed elitaria) a causa sia della detta natura essenzialmente e puramente metafisica della
dottrina che della particolare attitudine mentale e spirituale degli indù (su tali questioni, cfr. René Guénon,
Introduzione generale allo studio delle dottrine indù, Adelphi Edizioni, parte II, cap.9, pp.116-118).
149
Su questi temi cfr. René Guénon, Scritti sull’esoterismo islamico e il Taoismo, Adelphi Edizioni, e
Sull’esoterismo cristiano, Luni Editrice.
49
“ponte intellettuale metafisico” fra Oriente e Occidente stabilendosi in Egitto (più vicino
all’Europa rispetto all’India) e conformandosi pienamente (secondo una genuina attitudine da
vero ricercatore iniziatico) alla locale vita tradizionale musulmana, ebbene da ciò detti
musulmani “guénoniani” occidentali ne hanno dedotto che quella islamica sarebbe l’unica via
metafisica per gli Occidentali che volessero aderire ad una tradizione orientale, deduzione del
tutto arbitraria non affatto fondata sul pensiero guénoniano, e perfino contraria.
Infatti Guénon, parlando della “élite” intellettuale-spirituale occidentale che avrebbe dovuto
assimilare le dottrine orientali ancora metafisicamente complete al fine di adattarle alla
comprensione degli Occidentali (e abbiamo precedentemente precisato con chiarezza la vera
nozione tradizionale e guénoniana della parola “élite”, che dunque non ha nulla a che fare con
qualsivoglia ‟snobismo” intellettualistico) e di restituire l’originario ma oggi perduto senso
metafisico superiore e più profondo a quel che ancora di autenticamente tradizionale esiste
in Occidente nell’ambito religioso (il Cristianesimo) ed in quello iniziatico (la Massoneria),150
“élite” da lui sempre fervidamente auspicata per un vero riavvicinamento, reale e profondo,
ossia spirituale, fra Oriente e Occidente, in modo chiarissimo affermò che «quel che non è
possibile per gli Occidentali in generale deve essere possibile per l’élite: perché quest’ultima
possa realizzare gli adattamenti necessari essa deve aver prima di tutto penetrato e compreso
le forme tradizionali esistenti altrove; ed è anzi necessario che essa vada al di là di tutte
le forme, qualunque esse siano, per impadronirsi di ciò che costituisce l’essenza di tutte
le tradizioni»,151 il metafisico francese aggiungendo che «per non essere semplicemente
accidentale la comunicazione permanente con le altre civiltà presuppone la presenza di
uomini che, per ciò che li riguarda direttamente, siano svincolati da ogni forma particolare,
abbiano piena coscienza di quel che c’è dietro le forme, e, situandosi nel dominio dei princìpi
più trascendenti, possano partecipare indistintamente a tutte le tradizioni. In altre parole,
sarebbe necessario che l’Occidente arrivasse infine a possedere dei rappresentanti in quello
che simbolicamente viene chiamato il “centro del mondo”, o con altre espressioni equivalenti
(il che non si deve intendere in modo letterale, come indicativo di un luogo determinato)».152
E ancora, nella sua corrispondenza epistolare con Alain Daniélou, celebre indologo francese
regolarmente iniziato a Benares (la maggior Città Santa dell’India) alla tradizione indù
(assumendo il nome iniziatico indù Shiva Sharan), Guénon scrisse in modo chiarissimo e
inequivocabile: «Chiunque abbia coscienza dell’unità essenziale delle tradizioni è anche, e
per tale motivo, “inconvertibile” a qualsiasi cosa, e costui è al tempo stesso il solo che possa
“installarsi”, se è lecito esprimersi così, in tale o tal altra tradizione a seconda delle
circostanze contingenti, e soprattutto per ragioni di ordine iniziatico».153
150
A rigori, dovremmo considerare occidentali, per collocazione geografica e antichità storica, anche le tradizioni sacre dei Pellerossa Nordamericani, presso le cui ristrette élite spirituali (i sacerdoti-sciamani pellerossa, da
non confondere affatto con gli stregoni, come invece fanno, per ignoranza o malafede, certi missionari religiosi
occidentali) sopravvivono ancora alcuni elementi autenticamente iniziatici, come dimostrato dagli studi di
Frithjof Schuon (cfr. La Tradizione dei Pellerossa, Edizioni di Ar; L’Aquila e il Corvo, Edizioni Mediterranee; Il
Sole piumato, Edizioni Mediterranee), dello stesso Guénon (cfr. Silenzio e solitudine, in Il Demiurgo e altri
saggi, Adelphi Edizioni) e di Titus Burckhardt (cfr. La Danza del Sole, in Considerazioni sulla Conoscenza
Sacra, Edizioni SE), ma abitualmente per “occidentale” ormai s’intende ciò che si riferisce ai popoli bianchi.
151
Cfr. René Guénon, Oriente e Occidente, Luni Editrice, parte seconda, cap. IV, p.173.
152
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem. Sull’importante nozione tradizionale di “centro del mondo”, cfr. René
Guénon, Il Re del Mondo, Adelphi Edizioni.
153
Lettera dal Cairo del 27 agosto 1947 ad Alain Daniélou, che riprendiamo dal sito internet in lingua francese
Index de l’œuvre de René Guénon, sezione Correspondance avec Alain Daniélou, René Guénon, non publié,
1947-1950. Il carteggio completo Guénon-Daniélou è stato pubblicato in italiano nel volume La corrispondenza
fra Alain Daniélou e René Guénon, 1947-1950, a cura di Alessandro Grossato, Olschki Editore, 2002.
50
In questa precisa ottica s’inquadrano i ricollegamenti tradizionali iniziatici regolari, dunque
nulla aventi a che fare con qualsivoglia ”conversione”, ottenuti da Guénon in ambito taoista,
vedāntico e sufi-islamico, confermati, ma senza menzionarli in modo specifico, in una lettera
all’esoterista italiano Julius Evola: «Per quanto mi riguarda, sin dall’età di 22 o 23 anni,
sono stato ricollegato ad alcune organizzazioni iniziatiche sia orientali che occidentali».154 E
154
Lettera dal Cairo del 18 aprile 1949 a Julius Evola, citata nel sito internet in lingua inglese Letters from
Guénon to Evola (VII) – Gornahoor. È interessante sottolineare il fatto che Guénon, pur apprezzando l’acuta
intelligenza di Evola e alcuni suoi scritti sulle dottrine sacre tradizionali, mise in evidenza non indifferenti errori
di prospettiva dell’esoterista italiano, come il subordinare l’autorità spirituale a quella regale, una certa
inclinazione verso la sfera magica, la non piena comprensione del punto di vista puramente metafisico (che portò
Evola a non comprendere il carattere puramente metafisico del Vedānta) nonché del concetto iniziatico di
“tradizione” e della necessità del ricollegamento rituale regolare a tradizioni viventi. A quest’ultimo proposito,
citiamo un brano della suddetta lettera di Guénon ad Evola dal quale abbiamo tratto il passo riguardante i
collegamenti tradizionali orientali e occidentali del metafisico francese: «Per quanto riguarda una iniziazione
ricevuta fuori della via ordinaria del collegarsi ad una organizzazione conosciuta, ve ne sono certamente alcuni
esempi, ma in questi casi si è trattato di eccezioni estremamente rare, e nessuno può essere sicuro di trovarsi in
una simile condizione per evitare un ricollegamento normale; pensare diversamente sarebbe auto-illudersi in un
modo molto grave. Per quanto mi riguarda, sin dall’età di 22 o 23 anni, sono stato ricollegato ad alcune
organizzazioni iniziatiche sia orientali che occidentali, donde potete rendervi conto che la supposizione che
avete avanzato non potrebbe in nessun modo essere applicata alla mia situazione» (René Guénon, Il Cairo, 18
Aprile 1949). È anche assai opportuno rilevare e sottolineare come Guénon non condivise mai le inclinazioni
politiche di Evola e di nessun altro, di qualsivoglia tendenza, essendo ogni interesse per la politica totalmente
estraneo al metafisico francese che anzi, oltre a non riconoscersi in nessuna ideologia, movimento e regime
politico occidentale del suo tempo (prima metà del secolo XX), sia a carattere democratico (liberal-democrazie
parlamentari) che antidemocratico-totalitario (comunismo, fascismo, nazismo), vi vedeva un grande ostacolo alla
pura gnosi e realizzazione spirituale, anche in quei movimenti e partiti sedicenti ‟tradizionalisti” ma aventi
un’idea della ‟tradizione” assai esteriore per nulla accostabile a quella guénoniana. Guénon vedeva inoltre chiara
l’influenza occulta delle tenebrose potenze della ‟contro-iniziazione” (di cui abbiamo riferito alla nota 117) in
tutti i grandi movimenti e partiti politici, anche i più reciprocamente contrapposti, e considerò infatti nel gennaio
1936 in una lettera all’esoterista rumeno Vasile Lovinescu riguardo la situazione politica dell’Europa: «Ci si
potrebbe chiedere se, in fondo, tutti i governi europei non siano dominati dalle stesse “potenze”, di modo che,
quale che sia il risultato dei loro conflitti, saranno sempre queste a vincere...» (René Guénon, Lettera dal Cairo
del 27 gennaio 1936, dal sito internet Symbolos, Revista internacional de Arte - Cultura - Gnosis, sezione René
Guénon - Traducciones de su Obra - Artículos traducidos de René Guénon - 20. Cartas a Vasile Lovinescu). E
nell’ottobre 1936, il metafisico francese, nel suo articolo Tradizione e Tradizionalismo, puntualizzò: «Fra tutte
le cose più o meno incoerenti che si agitano e si urtano al momento presente, fra tutti i ‟movimenti” esteriori di
qualunque genere si tratti, non ce n’è dunque nessuno, dal punto di vista tradizionale o anche semplicemente
‟tradizionalista”, per il quale ‟prender partito”, secondo l’espressione comunemente usata, perché questo
significherebbe illudersi, e, esercitandosi in realtà dietro a tutto ciò le stesse influenze [contro-iniziatiche,
N.d.R.], mescolarsi alle lotte volute e dirette invisibilmente da esse significherebbe fare precisamente il loro
gioco; il solo fatto di ‟prender partito” in queste condizioni costituirebbe già in definitiva, per quanto
inconsciamente ciò avvenisse, un’attitudine veramente antitradizionale. Non vogliamo fare qui nessuna
applicazione particolare […]; solamente, ci sembra necessario, per tagliar corto con le pretese di qualunque
falso ‟tradizionalismo”, precisare che, si badi bene, nessuna tendenza politica esistente nell’Europa attuale può
validamente rivendicare un’autorità quanto ad idee o dottrine [metafisiche, N.d.R.] tradizionali, i princìpi
facendo ugualmente difetto ovunque, benché sicuramente non si sia parlato tanto di ‟princìpi” quanto lo si fa al
giorno d’oggi da ogni parte, applicando pressoché indistintamente tale designazione a tutto ciò che lo merita di
meno, e addirittura persino a quel che implica al contrario la negazione di ogni vero principio [metafisico,
N.d.R.]. Dietro a quest’altro abuso di una parola, ritroviamo d’altronde quel carattere di ‟contraffazione” che
abbiamo già constatato, in maniera generale, riguardo all’idea tradizionale, e che ci sembra costituire di per sé
stesso un ‟marchio” [contro-iniziatico, N.d.R.] assai importante ed assai significativo […]. Per il momento, ci
resta ancora, a causa di certe persone malevole o malintenzionate che noi conosciamo anche troppo bene, una
precauzione da prendere che, normalmente, dovrebbe essere del tutto superflua: quella di dichiarare espressamente che quel che abbiamo detto in ultima istanza non dovrebbe, in alcun modo né ad alcun grado, venir
considerata come costituente, da parte nostra, una sorta d’incursione più o meno camuffata nel dominio della
politica; tutto al contrario, essa è l’espressione stessa di una delle principali ragioni per le quali intendiamo
rimanere assolutamente estranei a tutto ciò che riguarda questo dominio» (René Guénon, Tradizione e
Tradizionalismo, in La Tradizione e le Tradizioni. Scritti 1910-1938, Edizioni Mediterranee, pp.185-186).
51
per ben comprendere come la sua adesione all’Islām non avesse nulla a che fare con una
“conversione” religiosa, riportiamo ancora le sue stesse parole, contenute nella sopracitata
lettera ad Alain Daniélou, nella quale si rettificano interpretazioni erronee a riguardo, rimarcando inoltre la totale inutilità delle notizie biografiche sulla sua persona, la cui mancanza era
inopportunamente lamentata da vari recensori dei suoi scritti: «Quel che mi ha altresì assai
sbalordito, è il rammarico di non avere affatto informazioni biografiche su di me; si tratta di
una cosa alla quale mi sono sempre opposto formalmente, e soprattutto per una ragione di
principio, poiché, riguardo alla dottrina tradizionale, le individualità non contano nulla e
devono scomparire completamente… Malgrado ciò, sono obbligato perlomeno a rettificare
asserzioni erronee quando esse si verificano; per esempio, non posso lasciar dire che mi sono
“convertito all’Islām”, poiché questo modo di presentare le cose è completamente falso»,155
ribadendo così quanto precedentemente scritto ad un altro suo corrispondente: «Io non ho
“abbracciato” la religione musulmana, come alcuni vogliono far credere per ragioni che
sfuggono alla mia comprensione; la verità è che sono collegato alle organizzazioni iniziatiche
islamiche da una trentina d’anni, il che è evidentemente una cosa molto diversa».156
A proposito della radicale differenza tra le “conversioni”, tipiche dell’ambito esclusivamente
religioso e mistico (cioè exoterico), e l’adesione ad una tradizione sacra per ragioni iniziatiche
(cioè esoteriche) vale a dire di gnosi spirituale realizzativa, Guénon ha sottolineato che l’unica
vera “conversione” è la metanoia platonica ossia la metamorfosi intellettuale e spirituale che
trasforma la mente umana in senso trascendentale e la unifica completamente all’Assoluto
dimorante all’interno di ogni uomo quale Ordinatore e Guida Interiore (l’hêgemôn platonico o
l’antaryāmī vedāntico-indù, cui è connessa inoltre la nozione del Guru Interiore), trasformazione che è pertanto «un fatto d’ordine puramente interiore che non ha assolutamente nulla in
comune con qualunque cambiamento esteriore e contingente derivante semplicemente dal
dominio “morale” […] oppure da quello religioso e più generalmente exoterico».157
Circa le “conversioni” nel senso mistico-religioso, conseguenza del proselitismo religioso,
del sentimento mistico e dell’attrazione per i carismi e i fenomeni “soprannaturali” tipici di
tale ambito (miracoli, visioni, ecc.), tutte cose che, pur reali e legittime, non hanno nulla a che
fare con l’iniziazione e sono lontanissime dal rappresentare una realizzazione metafisica
integrale, Guénon riteneva inutile passare da un exoterismo religioso all’altro limitandosi a
tale punto di vista (quello appunto exoterico), poiché ciò in nessun modo può far raggiungere
il dominio iniziatico ossia esoterico, il quale, all’interno di una stessa tradizione dal duplice
volto exoterico ed esoterico, possiede lignaggi rituali ben distinti da quelli religiosi e trasmette
forze-influenze spirituali agenti su un piano necessariamente assai differente da quello
mistico-religioso e con obiettivi pure ben differenti, per cui, riguardo dette “conversioni”,
«colui che converte e colui che si fa convertire danno prova di un’identica incomprensione
del senso profondo delle loro tradizioni, e i loro rispettivi atteggiamenti dimostrano in modo
lampante che il loro orizzonte intellettuale è limitato all’exoterismo più esclusivo»,158
aggiungendo inoltre che nell’ambito religioso, ed exoterico in generale, «in fondo vi è una
sola conversione veramente legittima in linea di principio, quella che consiste nell’adesione
ad una tradizione, qualunque essa sia d’altronde, da parte di qualcuno precedentemente
155
Lettera dal Cairo del 27 agosto 1947 ad Alain Daniélou, cit. (vedi nota 153).
156
Lettera dal Cairo dell’11 ottobre 1938 a Pierre Collard, citata nella pagina internet: Projet René Guénon:
René Guénon, Extracto a Pierre Collard.
157
Cfr. René Guénon, Iniziazione e realizzazione spirituale, Edizioni Studi Tradizionali, Torino 1967, cap.12,
pp.107-108.
158
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.108.
52
sprovvisto di qualsiasi riallacciamento tradizionale».159
Quindi, dato tutto quanto osservato finora, in nessun modo Guénon, che mostrava chiaramente disinteresse e diffidenza verso qualsiasi genere di “convertiti” religiosi proprio per la
loro mentalità ristretta al solo exoterismo (nella fattispecie l’ambito mistico-religioso) e anche
per la partigianeria e finanche il settarismo da essi spesso mostrato a favore esclusivo della
loro religione, può essere considerato artefice di “proselitismo filo-islamico”, come invece
certi suoi avversari (appartenenti ad ambienti cattolici e protestanti, e anche ad ambienti
filosofici e scientifici antimetafisici) e certi suoi falsi sostenitori (in ambienti musulmani)
hanno voluto insinuare per scopi diametralmente opposti (gli uni anti-musulmani, gli altri
filo-musulmani) ma provenienti dalla stessa ristretta mentalità anti-iniziatica, insinuazione in
taluni casi dovuta a ignoranza, in altri a malafede, in altri ancora ad entrambe le cose.
A proposito del fatto che chi si colloca nell’ambito iniziatico è alieno da ogni “conversione”,
del tutto fuori luogo nel dominio metafisico puro per cui la scelta di aderire a questa o quella
tradizione spirituale è dovuta solo a questioni di affinità interiori e di convenienza spirituale
circa i mezzi rituali, così Guénon si espresse chiaramente e inequivocabilmente: «Intendiamo
riferirci a coloro i quali, per ragioni di ordine esoterico od iniziatico, sono indotti ad
adottare una forma tradizionale diversa da quella a cui per nascita potevano essere
ricollegati, sia perché questa non dava loro possibilità di tal genere, sia soltanto perché
l’altra, anche sul piano exoterico, forniva invece una base più appropriata alla loro natura, e
dunque più favorevole al loro lavoro spirituale. Questo, per chi si ponga dal punto di vista
esoterico, è un diritto assoluto contro cui nulla possono tutti gli argomenti degli exoteristi, in
quanto si tratta di un caso che, per definizione, è completamente fuori dalla loro competenza.
Contrariamente a quanto si verifica per una “conversione”, non vi è nulla che in questo caso
implichi il riconoscimento di una superiorità intrinseca di una forma tradizionale su di
un’altra, ma unicamente ciò che potrebbe definirsi una ragione di convenienza spirituale,
cosa ben diversa da una semplice “preferenza” individuale, e nei confronti della quale tutte
le considerazioni esteriori sono perfettamente insignificanti. È sottinteso, d’altronde che per
agire in questo senso in modo legittimo, ed ammesso che, come abbiamo supposto, esista
realmente la capacità di porsi dal punto di vista esoterico, bisogna aver coscienza, almeno in
virtù di una conoscenza teorica, anche se non effettivamente realizzata, dell’unità essenziale
di tutte le tradizioni; per chi si trovi in queste condizioni tutto ciò basta evidentemente, per
quel che lo riguarda, a giudicare una “conversione” come cosa del tutto priva di senso e
addirittura inconcepibile. Se ora ci si chiedesse perché esistono casi simili, risponderemo che
ciò è soprattutto dovuto alle condizioni dell’epoca attuale in cui, da una parte certe tradizioni
sono di fatto divenute incomplete “dall’alto”, cioè sotto l’aspetto esoterico (aspetto che viene
talvolta perfino negato dai suoi rappresentanti “ufficiali”), e dall’altra è molto facile che un
essere nasca in un ambiente che non è in armonia con la sua natura, e non è dunque tale da
convenirgli realmente e da permettere alle sue possibilità di svilupparsi in modo normale
soprattutto in campo intellettuale e spirituale […]».160
159
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.108, nota 2.
160
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, pp.109-111. Guénon, nel parlare di «certe tradizioni […] di fatto divenute
incomplete “dall’alto”, cioè sotto l’aspetto esoterico (aspetto che viene talvolta perfino negato dai suoi
rappresentanti “ufficiali”)» si riferisce alla tradizione cristiana occidentale, dove sopravvive solo il misticismo,
che non esce dal dominio exoterico-religioso e pertanto non ha affatto carattere iniziatico cioè metafisico puro,
né nella dottrina né nelle possibilità di realizzazione. Più avanti vedremo la questione del permanere del solo
exoterismo religioso nella tradizione cristiana occidentale e invece della sopravvivenza di possibilità iniziatiche
(peraltro incomplete) nella tradizione cristiana orientale (vedi paragrafo 8).
53
§ 6. Sintesi (unità metafisica essenziale nella molteplicità delle distinte tradizioni spirituali) e
non sincretismo (miscuglio rituale delle differenti tradizioni spirituali).
Quindi, Guénon ha affermato chiaramente la possibilità, citando nuovamente le sue stesse
parole precedentemente menzionate, di «partecipare indistintamente a tutte le tradizioni» e
di «“installarsi” […] in tale o tal altra tradizione», di poter scegliere una forma sacra
tradizionale «per ragioni di ordine esoterico od iniziatico» e per «una ragione di convenienza
spirituale», per coloro che ne abbiano ben compreso l’unità trascendente fondamentale, certo
senza fare miscugli simbolici e tecnico-rituali sincretistici e mantenendo ogni tradizione nella
sua specifica identità e indipendenza rispetto alle altre, in quanto tutte emanazioni della
medesima unica Rivelazione-Tradizione Primordiale, di cui esse costituiscono il rivestimento
esterno, identiche nella loro essenza metafisica ma dalle forme rituali tecnico-operative ben
reciprocamente distinte (distinzioni necessarie per “canalizzare” e trasmettere realmente,
armoniosamente ed efficacemente, le forze-energie divine all’umanità), come reciprocamente
distinti sono i raggi di un unico sole, il radioso “Sole” della Luce Divina Illuminatrice,
secondo un antichissimo simbolismo spirituale universale.161
La visione di Guénon è infatti di sintesi metafisica e non affatto di sincretismo, egli evidenziando l’importantissimo fatto che i riti e i simboli meditativi delle diverse tradizioni sacre
mettono in moto forze spirituali e psichiche ben reali, che, mischiate in modo incoerente dal
sincretismo, nel migliore dei casi si neutralizzano a vicenda e nel peggiore producono un vero
e proprio sconquasso psichico in chi si dedica a tali inopportuni miscugli.162 Proprio coloro
che hanno coscienza dell’unità trascendente delle diverse tradizioni spirituali (esoteriche ed
exoteriche), coi loro specifici riti e simboli, ne devono rimarcare la differenza in quanto vie ed
essere consapevoli della necessità di praticarle separatamente e della pericolosità insita nel
mescolarle: «Del resto, si deve capire che, quando parliamo di coscienza effettiva [dell’unità
delle diverse tradizioni, N.d.R.], vogliamo dire che l’avere nozioni semplicemente teoriche su
questa unità e su questa identità, pur non essendo di sicuro trascurabile, non è menomamente
sufficiente perché qualcuno possa stimare di aver oltrepassato lo stadio in cui si rende necessario aderire ad una forma determinata ed attenervisi strettamente. Un tal fatto, beninteso,
non significa che chiunque si trovi in questo caso non debba sforzarsi in pari tempo di
comprendere le altre forme nel modo più completo e profondo possibile, ma significa soltanto
che praticamente egli non deve far uso di mezzi rituali o di altri mezzi appartenenti
propriamente a più forme differenti, il che […] sarebbe non solo inutile e vano, ma anche
nocivo e pericoloso sotto diversi riguardi».163
Guénon ha infatti sempre ben sottolineato l’assai diversa situazione, nei confronti delle
diverse forme sacre tradizionali, fra colui che è pienamente realizzato e colui che è ancora
sulla via realizzativa. Riportiamo a tal riguardo una sua lunga considerazione:
«Le forme tradizionali possono essere paragonate a vie che conducono tutte ad uno stesso
scopo [a questo punto, in nota 4, Guénon precisa: “Per essere del tutto esatto, converrebbe
aggiungere qui: a condizione che esse siano complete, vale a dire che comportino non
soltanto la parte exoterica, ma anche la parte esoterica ed iniziatica; d’altronde, in principio
161
Sui questi temi, cfr. René Guénon, Considerazioni sulla Via iniziatica, Edizioni Basaia-Fratelli Melita (alias
Considerazioni sull’Iniziazione, Luni Editrice) e Iniziazione e realizzazione spirituale, Edizioni Studi
Tradizionali e Luni Editrice.
162
Su questo importantissimo tema, cfr. René Guénon, Considerazioni sulla Via iniziatica, Edizioni BasaiaFratelli Melita (alias Considerazioni sull’Iniziazione, Luni Editrice), specificamente i capitoli 6 (dal titolo Sintesi
e Sincretismo) e 7 (dal titolo Contro il Miscuglio delle Forme Tradizionali).
163
Cfr. René Guénon, Considerazioni sulla Via iniziatica, Edizioni Basaia-Fratelli Melita, cap.7, pp.70-71.
54
è sempre così, ma in effetti può avvenire che, per una specie di degenerescenza, questa
seconda parte sia dimenticata e in qualche modo perduta”], ma che, in quanto vie, non sono
meno distinte; è evidente che non è possibile seguirne più di una per volta, e che, quando si è
ingaggiati in una di esse, conviene seguirla fino in fondo, senza scostarsene; voler passare
dall’una all’altra sarebbe proprio il mezzo migliore per non avanzare in realtà, se non pure
per rischiare di smarrirsi del tutto. Solo colui che è pervenuto al termine domina, per tal fatto
stesso; tutte le vie, e ciò perché non deve più seguirle; egli potrà dunque, all’occasione,
praticare indistintamente tutte le forme, ma precisamente perché le ha oltrepassate, e perché
sono ormai unificate per un tale essere nel loro principio comune. Generalmente, d’altronde,
egli continuerà allora ad attenersi esteriormente ad una forma definita, non fosse che a titolo
di “esempio” per coloro che lo circondano e che non sono pervenuti al suo stesso punto; ma,
se circostanze particolari venissero ad esigerlo, potrebbe benissimo partecipare anche ad
altre forme, poiché, dal punto in cui si trova, non, v’è più alcuna differenza reale fra queste
ultime. D’altronde, quando queste forme sono per lui unificate in tal modo, non potrà più
essere questione di un qualsiasi miscuglio o confusione, perché un tal fatto suppone
necessariamente l’esistenza della diversità come tale; e, ripetiamolo ancora una volta, si
tratta soltanto di colui che è effettivamente oltre questa diversità: le forme per un tale essere
non hanno più il carattere di vie o di mezzi, poiché non ne ha più bisogno, ed esse non
sussistono che come espressioni della Verità una, espressioni di cui è tanto legittimo servirsi
secondo le circostanze quanto lo è parlare in lingue differenti per farsi comprendere da
coloro cui ci si rivolge.
«Vi è insomma fra questo caso e quello di un miscuglio illegittimo di forme tradizionali
la stessa differenza da noi già indicata in modo generale, e che è quella fra la sintesi e il
sincretismo; perciò era necessario a tal riguardo precisare in primo luogo quest’ultima
differenza. In effetti, colui che considera tutte le forme nell’unità stessa del loro principio,
come abbiamo detto, ne ha in tal modo una veduta essenzialmente sintetica, nel senso più
rigido del termine; egli non può porsi che all’interno di tutte ugualmente, e dovremmo anzi
dire, al punto che è per tutte il più interiore, poiché tale è veramente il loro centro comune.
Per riprendere il paragone da noi già usato, diremo che tutte le vie, partendo da differenti
punti, vanno sempre più avvicinandosi, pur restando sempre distinte, finché raggiungono
questo centro unico [a questo punto, in nota 6, Guénon specifica: “Nel caso di una forma
tradizionale diventata incompleta, come in precedenza abbiamo spiegato, si potrebbe aggiungere che la via si trovi tagliata in un certo punto prima di raggiungere il centro, o, forse più
esattamente, che essa sia resa impraticabile di fatto a partire da questo punto, che segna il
passaggio dal dominio exoterico al dominio esoterico”]; ma, viste dal centro stesso, esse in
realtà non sono che tanti raggi che ne emanano e per il cui tramite dal centro è in relazione
con i punti molteplici della circonferenza [a questo punto, in nota 7, Guénon precisa: “È
evidente che, da questo punto di vista centrale, le vie che, come tali, non sono più praticabili
fino in fondo, secondo quanto abbiamo detto nella nota precedente, non fanno menomamente
eccezione”]. Questi due sensi, inversi l’uno dall’altro, secondo i quali le stesse vie possono ù
essere considerate, corrispondono molto esattamente a ciò che sono i punti di vista rispettivi
di colui che è “in cammino” verso il centro e di colui che vi è pervenuto, ed i cui stati, nel
simbolismo tradizionale, sono spesso descritti precisamente in tal modo, vale a dire come
quelli del “viaggiatore” e del “sedentario”. Quest’ultimo è altresì paragonabile a colui che,
stando sulla sommità di una montagna, ne vede ugualmente, senza doversi spostare, i differenti versanti, mentre colui che sale questa stessa montagna non può scorgerne che la parte a
lui più prossima; ed è evidente che soltanto la vista del primo può essere detta sintetica.
«D’altra parte, colui che non è al centro, è necessariamente sempre in una posizione più o
meno “esteriore”, anche in riguardo alla propria forma tradizionale, e a maggior ragione in
riguardo alle altre; se volesse dunque compiere ad esempio riti appartenenti a più forme
differenti, pretendendo utilizzarli a gara come mezzi od “appoggi” del suo sviluppo
55
spirituale, non potrebbe in realtà associarli in tal modo che soltanto “dal di fuori”, vale a
dire non farebbe che del sincretismo, poiché quest’ultimo consiste proprio in un tale
miscuglio di elementi disparati che nulla unifica veramente. Quanto abbiamo detto contro il
sincretismo in generale vale dunque in questo caso particolare, e si potrebbe anzi dire con
certi aggravanti: in effetti, finché non si tratta che di teorie, un tale miscuglio, pur essendo
perfettamente insignificante e illusorio, e non rappresentando che uno sforzo speso in pura
perdita, può almeno essere ancora relativamente inoffensivo; ma qui, per il contatto diretto
che è implicato con realtà di un ordine più profondo, rischia di cagionare a colui che così
agisce una deviazione od un arresto di quello sviluppo interiore per il quale credeva invece,
sebbene a torto, di procurarsi in tal modo maggiori facilitazioni. Tale caso è abbastanza
paragonabile a quello di qualcuno che, col pretesto di ottenere in maniera più sicura una
guarigione, usasse in pari tempo parecchie cure i cui effetti non farebbero che neutralizzarsi
e distruggersi a vicenda, e che potrebbero anche talvolta avere reazioni impreviste e più o
meno pericolose per l’organismo; vi sono certe cose di cui ognuna è efficace quando è usata
separatamente, ma che non sono meno radicalmente incompatibili.
«Ciò ci conduce ad esaminare un altro punto ancora: oltre alla ragione propriamente
dottrinale che s’oppone alla validità di ogni possibile miscuglio delle forme tradizionali, vi è
una considerazione che, pur essendo di un ordine più contingente, non è perciò meno
importante dal punto di vista che si può chiamare “tecnico”. In effetti, supponendo che
qualcuno si trovi nelle condizioni volute per adempiere riti appartenenti a parecchie forme,
sicché gli uni e gli altri abbiano effetti reali, il che implica naturalmente che costui abbia per
lo meno qualche legame effettivo con ognuna di queste forme, potrà avvenire, ed anzi avverrà
quasi inevitabilmente nella maggioranza dei casi, che questi riti facciano entrare in azione
non soltanto influenze spirituali, ma anche, ed anzi soprattutto, influenze psichiche le quali,
non armonizzandosi a vicenda, si urteranno e provocheranno uno stato di disordine e di
squilibrio tale da colpire più o meno gravemente colui che le avrà imprudentemente
suscitate; si capisce senza difficoltà come non sia conveniente esporsi inconsideratamente ad
un tale pericolo. L’urto delle influenze psichiche è d’altronde più particolarmente da temere,
da una parte, in conseguenza dell’uso dei riti più esteriori, vale a dire di quei riti che
appartengono al lato exoterico di differenti forme tradizionali, poiché evidentemente è
soprattutto sotto questo rapporto che esse si presentano esclusive le une dalle altre, la
divergenza delle vie essendo tanto più grande quanto più le si considera lontane dal centro;
e, d’altra parte, sebbene un tal fatto possa sembrare paradossale a chi non vi riflette
sufficientemente, l’opposizione è allora tanto più violenta quanto più le tradizioni cui si fa
appello hanno caratteri comuni, come ad esempio nel caso di quelle che rivestono
exotericamente la forma religiosa propriamente detta, poiché cose che sono molto differenti
non entrano che difficilmente in conflitto, in ragione di questa stessa differenza; in tale
dominio, come in ogni altro, vi può essere lotta soltanto a condizione di porsi sullo stesso
terreno. Non insisteremo maggiormente sulla questione, ma è da augurarsi che quest’avviso
sia almeno sufficiente per coloro che potrebbero essere tentati di mettere in opera tali mezzi
discordanti; che essi non dimentichino che il dominio puramente spirituale è il solo in cui si
sia al riparo da ogni colpo, poiché le opposizioni stesse non vi hanno più alcun senso, e che,
fin quando il dominio psichico non sia completamente e definitivamente superato, le peggiori
disavventure sono sempre possibili, anche, e dovremmo dire forse soprattutto, per coloro che
troppo risolutamente fanno mostra di non credervi».164
Le suddette considerazioni “tecniche” di Guénon rendono ben chiara la necessità d’evitare
sincretismi rituali fra differenti tradizioni e le sperimentazioni “fai da te” nel dominio spirituale, retto da leggi ben precise dove nulla può essere lasciato all’arbitraria fantasia individuale.
164
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, pp.71-75.
56
§ 7. La legittima libera scelta di una qualsivoglia tradizione spirituale (purché ortodossa e
regolare) per ragioni iniziatiche; la nozione iniziatica di “universalità spirituale”.
Guénon rimarcò sempre nei suoi scritti l’unità metafisica, dunque sintetica e non sincretica,
di tutte le tradizioni spirituali esoteriche ed exoteriche autentiche ed il loro carattere veramente trascendentale, metafisico, ossia “sopraumano” (rispetto all’uomo spiritualmente non
risvegliato), la netta distinzione fra esoterismo ed exoterismo, e la necessità della libera scelta
di una forma tradizionale, quale che essa sia, da parte di un ricercatore spirituale secondo le
proprie inclinazioni interiori. Nel ribadire tali punti fermi nella sua corrispondenza con un
ecclesiastico cattolico, Guénon infatti sottolineò: «Beninteso, il punto di vista esoterico e
iniziatico (che occorre evitare con cura di confondere con le falsificazioni moderne), al quale
si riferisce propriamente la consapevolezza dell’unità essenziale di tutte le tradizioni oltre
l’apparente diversità di forme esteriori, è completamente distinto dal punto di vista exoterico
e religioso, il quale non è di mia incombenza. Un punto sul quale occorre evitare altresì ogni
equivoco, è che ciò che merita realmente il nome di “tradizione” (e così è sempre come lo
intendo) è propriamente “sopra-umano”, e che, di conseguenza, le “iniziative umane” […]
non potrebbero tenere il minimo ruolo. Di fatto, espongo semplicemente certe verità per
coloro che, da qualunque parte vengano, possono comprenderle più o meno completamente,
e il mio ruolo deve limitarsi a questo; a ciascuno si addice da qui ricavarne conseguenze in
accordo alle sue proprie tendenze, giacché una stessa tradizione non potrebbe convenire a
tutti indistintamente (ed è per questo che la diversità delle forme è necessaria). Unicamente
(e richiamo molto particolarmente la sua attenzione su ciò), […] si può essere al di sopra
delle forme tradizionali particolari (mediante la coscienza effettiva della loro unità) o al di
sotto di esse, e “l’indifferenza religiosa” di cui lei parla si situa incontestabilmente al di
sotto; coloro che s’inclinano da questo lato, pertanto, provano con ciò semplicemente di non
aver compreso nulla…».165 Circa quest’ultima considerazione, Guénon ha altrove osservato
che «si può anche essere di qua o di là dalle forme tradizionali: l’uomo “senza religione”, ad
esempio, che è facile incontrare nel mondo occidentale moderno, è incontestabilmente nel
primo caso; il secondo invece s’applica esclusivamente a coloro che hanno preso effettivamente coscienza dell’unità e dell’identità fondamentale di tutte le tradizioni […]».166
Guénon, che, lungi dal cercar proseliti per tale o tal altra tradizione, diceva chiaramente:
«Non invitiamo nessuno a chiedere l’iniziazione qua o là, né ad astenersene, e stimiamo
anzi che ciò non ci riguardi in alcun modo e non possa menomamente rientrare nei nostri
compiti»,167 lasciando ad ognuno la piena libertà nella scelta di una forma spirituale tradizionale purché ortodossa, ciò, come s’è precedentemente detto, non avendo nulla a che vedere
con qualsivoglia “conversione”, parlò anche del caso dei grandi realizzati spirituali e della
loro adozione volontaria di questa o quella tradizione sacra, che ancor meno può avere anche
lontanamente a che fare con una “conversione”: «Oltre al caso di chi “si stabilisce” in una
determinata forma tradizionale perché essa gli mette a disposizione i mezzi più adeguati per
il lavoro interiore ch’egli deve compiere, ve n’è un altro su cui vogliamo parimenti spendere
qualche parola: è il caso di quegli uomini che, giunti ad un alto grado di sviluppo spirituale,
possono adottare esteriormente tale o tal altra forma tradizionale, secondo le circostanze, e
165
Estratto di una lettera inviata dal Cairo da Guénon il 14 luglio 1946 al Reverendo Padre Victor Poucel,
riportata nel sito internet in lingua spagnola Symbolos, Revista internacional de Arte - Cultura - Gnosis, nella
sezione René Guénon - Traducciones de su Obra - Artículos traducidos de René Guénon - 25. Carta al R. P.
Victor Poucel.
166
Cfr. René Guénon, Considerazioni sulla Via iniziatica, Edizioni Basaia-Fratelli Melita, cap.7, p.70.
167
Cfr. René Guénon, op. cit., Premessa, p.21.
57
per ragioni che necessariamente sfuggono alla comprensione degli uomini ordinari. Essi, per
lo stato spirituale che hanno raggiunto, sono al di là di tutte le forme, e non si tratta quindi
per loro che dia apparenze esteriori che non possono minimamente influenzare o modificare
la loro realtà intima; non solo essi hanno compreso, come coloro di cui parlavamo poco fa,
ma pienamente realizzato nel suo stesso principio, l’unità fondamentale di tutte le tradizioni.
In tal caso sarebbe ancora più assurdo parlare di “conversioni”, e tuttavia ciò non toglie che
abbiamo visto scrivere seriamente da qualcuno che Shrī Rāmakriṣhṇa, per esempio, si era
“convertito” all’Islām in un certo periodo della sua vita, e al Cristianesimo in un altro;168
niente può essere più ridicolo di simili asserzioni, che danno una ben triste idea della
mentalità dei loro autori. Nel caso di Rāmakriṣhṇa, in realtà, si trattava soltanto di
“verificare” in qualche modo, per esperienza diretta, la validità delle diverse “vie” rappresentate dalle tradizioni alle quali si assimilò temporaneamente; che cosa, nel caso specifico,
può far anche lontanamente pensare ad una “conversione”? In linea generale, si può dire
che chiunque abbia coscienza dell’unità delle tradizioni, sia per semplice comprensione
teorica, sia ed a maggior ragione per realizzazione effettiva, è necessariamente, e per questo
fatto, “inconvertibile” a checchessia; egli è anzi il solo che lo sia veramente, poiché gli altri
potranno sempre, a questo riguardo, essere più o meno alla mercè di circostanze contingenti.
Non si denuncerà mai abbastanza energicamente l’equivoco che induce certuni a parlare di
“conversioni” quando di esse non v’è la minima traccia: è necessario tagliar corto alle
troppe sciocchezze di questo genere che circolano nel mondo profano, sotto le quali,
molto spesso, non è difficile indovinare intenzioni nettamente ostili a tutto quanto deriva
dall’esoterismo».169
Inoltre, circa la possibilità, da parte dei ricercatori metafisici, di scegliere, secondo le proprie
inclinazioni interiori, una qualsivoglia via spirituale purché vivente e regolarmente trasmessa,
ricordiamo che Guénon, da sufi-musulmano, affermò il carattere universale della tradizione
indù, da lui indicata addirittura come la più diretta derivazione della Rivelazione-Tradizione
Primordiale, essenza e fondamento di tutte le tradizioni metafisiche del mondo sin dal
remotissimo inizio iperboreo del ciclo umano attuale (oltre sessantamila anni fa, secondo i
dati “mitici” indù e di altre tradizioni), il metafisico francese osservando che quella primordiale unica tradizione sacra nordica, dopo le ultime glaciazioni «trasferita in altre regioni»,
poté «divenire e occidentale e orientale, occidentale per taluni periodi, orientale per altri»,
considerando quindi «nordica l’origine della tradizione indù, e più precisamente polare,
poiché questo dicono espressamente i Veda al pari di altri libri sacri»,170 basando tale convinzione sugli studi del dotto brāhmano e scienziato indù L.B.G. Tilak (1856-1920).171 Proprio
168
Shrī Rāmakriṣhṇa fu un illuminato e santo Yogi indù del secolo XIX (1836-1886) che sperimentò, in distinti
momenti della sua vita, pratiche meditative e riti indù (sia di tradizione vedica che tantrica), sufi-musulmane e
anche cristiane, scorgendo in esse la medesima fonte trascendente pur rimanendo differenti vie da tenere
necessariamente distinte ossia senza miscugli rituali sincretistici. Un suo discepolo, Vivekānanda (1863-1902),
divenuto assai famoso in Occidente come fondatore della cosiddetta “Rāmakriṣhṇa Mission”, si mostrò infedele
ai suoi insegnamenti proponendo, oltre ad una fuorviante interpretazione sentimentale e mistica della dottrina
puramente metafisica del Vedānta, anche un sincretismo di simboli e riti delle differenti tradizioni (sul carattere
eterodosso della dottrina e prassi di Vivekānanda, cfr. René Guénon, Introduzione generale allo studio delle
dottrine indù, Adelphi Edizioni, parte IV, cap.5, pp, 238-239, e vari articoli contenuti nella sezione “Recensioni”
di Studi sull’Induismo, Luni Editrice).
169
Cfr. René Guénon, Iniziazione e realizzazione spirituale, Edizioni Studi Tradizionali, Torino 1967, cap.12,
pp.111-112.
170
Cfr. René Gunon, Forme Tradizionali e Cicli Cosmici, Edizioni Mediterranee, Roma 1974, cap.2, pp.28-29.
171
Cfr. L.B.G. Tilak, La Dimora Artica nei Veda, ECIG Edizioni, Genova 1986. L’Autore, un dotto brāhmano
indù tradizionalista nonché matematico e astronomo, evidenziò, sulla scorta della mitologia comparata e delle
scienze moderne (geologia, astronomia, archeologia, linguistica, ecc.), l’origine polare artica (iperborea) preglaciale della tradizione vedica e di tutte le antiche tradizioni ‟indoeuropee” (quindi incluse quelle dell’antica
58
per la sua diretta filiazione dalla primordiale sacra tradizione iperborea, la tradizione indù
ha carattere di piena ed effettiva universalità: «Per quel che riguarda l’affermazione del
carattere “universale” della tradizione indù, affermazione della quale qualcuno potrà forse
stupirsi, essa necessiterebbe solo di essere chiarita con qualche osservazione più precisa; per
noi, tale carattere si deve spiegare con il fatto che la tradizione indù procede direttamente
dalla Tradizione Primordiale, e per questa ragione in qualche modo la rappresenta»,172
checché ne dicano interpreti occidentali e alcuni brāhmani indù letteralisti che, attenendosi ad
un punto di vista assai esteriore, hanno inteso troppo alla lettera il concetto di “nascita”, ossia
che «indù si nasce», come è solitamente detto; in realtà tale “nascita” è da intendersi in senso
astrologico per quanto concerne la “casta” (la posizione degli astri al momento della nascita di
un individuo, ne rivela le innate qualità e inclinazioni intellettuali e professionali), ed in senso
iniziatico per quanto concerne l’aspetto spirituale per cui, chiunque riceva una regolare
iniziazione spirituale indù (vedica o tantrica che sia), si tratti di Yoga o Meditazione, purché
di lignaggio autentico e ininterrotto, è perciò stesso considerato “nato” in quella tradizione; e
del resto si pensi ai vari popoli dravidici e a quelli di altre etnie, lingue e culture presenti in
India ben prima delle invasioni ariane provenienti da Nord, genti che furono in seguito
incorporati nella tradizione sacra vedica-brāhmanica degli invasori, la quale, dunque d’antichissima diretta origine iperborea e più esattamente polare in epoche pre-glaciali, secondo le
testuali parole di Guénon, «quando si stabilì in India, fu adottata presto o tardi da quasi tutti i
discendenti delle popolazioni indigene; costoro, i Dravida per esempio, divennero dunque
indù in qualche modo “per adozione”, ma allora lo furono effettivamente allo stesso modo di
coloro che lo erano sempre stati, dal momento che li si era ammessi nella grande unità della
civiltà tradizionale»;173 il che, quindi, esclude ben nettamente l’idea di una “nascita” castale in
senso strettamente letterale ossia socialmente ereditario. Gli stessi Ariani, giunti in India, a
loro volta incorporarono nella tradizione sacra vedica-brāhmanica, dopo contrasti iniziali, la
tradizione sacra dei Dravida (o Dravidi), ossia l’antico Tantrismo-Shivaismo, avendo così
origine l’attuale cosiddetto “Induismo” (definizione persiana e occidentale in riferimento
geografico alle valli del fiume Indo), che gli indù chiamano invece in sanscrito SanātanaDharma, “Perenne (Sanātana) Legge-Verità Divina (Dharma)”.174
Persia e dell’Europa), rilevando che certi fenomeni astronomici descritti nei Veda (come il sole che compie il
giro dell’orizzonte senza tramontare, albe della durata di un mese, giorni e notti di parecchi mesi consecutivi)
erano osservabili solo da genti dimoranti in quelle contrade nordiche, dove furono elaborati calendari rituali
vedici legati ai cicli solari e lunari nord-polari e circumpolari artici, poi necessariamente mutati al momento dello
spostamento della tradizione vedica in altre contrade fino alla sua definitiva collocazione in India.
172
Cfr. René Guénon, Studi sull’Induismo, Luni Editrice, sezione “Recensioni”, pp.170-171.
173
Cfr. René Guénon, Introduzione generale allo studio delle dottrine indù, Adelphi Edizioni, parte III, cap.1
(dal titolo Significato esatto della parola « indù »), p.129.
174
Sulla questione degli “Ariani”, per sgombrare il campo da interpretazioni distorte date in Occidente nel
corso del secolo XX, questo nome deriva dal sanscrito Ārya, “Nobile” di animo e di rango, e indica un gruppo
sacrale e linguistico in relazione alla tradizione vedica-brāhmanica e alla sua lingua sacra, il sanscrito (donde
sono deriva-te le lingue neosanscrite dell’India, come l’hindi, ecc.), e non affatto una razza, il termine essendo
usato per qualificare i membri uomini delle prime tre caste indù (sacerdoti, guerrieri, produttori di ricchezza),
quale che sia la loro razza, come lo stesso Guénon ha ben precisato: «Passando ora alla civiltà indù, la sua unità
è ancora di ordine puramente ed esclusivamente tradizionale [= basata sull'appartenenza alla stessa tradizione
sacra, N.d.R.]: essa comprende elementi appartenenti a razze o gruppi etnici diversissimi, e che possono essere
tutti definirsi a egual titolo “indù” nel senso stretto della parola, ad esclusione di altri elementi appartenenti a
queste stesse razze o almeno ad alcune di esse [= quelli che aderiscono alle tradizioni spirituali non-indù
presenti in India ossia Buddhismo, Islām, Cristianesimo, Zoroastrismo, Ebraismo, Animismo, N.d.R.]. Certuni
vorrebbero che all'origine le cose non stessero in questo modo, ma la loro opinione si fonda soltanto sull’ipotesi
di una pretesa “razza ariana”, che è dovuta semplicemente all’immaginazione troppo fertile degli orientalisti; il
termine sanscrito ârya, dal quale è stato tratto il nome di questa razza ipotetica, è sempre stato in realtà un
59
Del resto, in una lettera del 29 settembre 1935 inviata dal Cairo all’esoterista rumeno Vasile
Lovinescu, così Guénon rispondeva ad una domanda dell’interlocutore circa la possibilità per
un Occidentale di ottenere una iniziazione indù o islamica: «In vista di una iniziazione indù o
islamica, è evidente che una certa conoscenza del sanscrito o dell'arabo è necessaria; […]
perché la lingua propria di una tradizione è realmente una base dalla quale la forma stessa
di tale tradizione è inseparabile […].175 Devo dire che un’iniziazione islamica è, generalmente, più facile da ottenere di un’iniziazione indù […] ».176 E ancora, in una lettera, sempre
dal Cairo, del 15 giugno 1947 al suo collaboratore e confratello spirituale Frithjof Schuon,
anch’egli ricollegato al Sufismo (l’esoterismo islamico) ma anche alla tradizione iniziatica dei
Pellerossa,177 così Guénon si esprimeva sull’indologo Alain Daniélou ricollegatosi invece alla
tradizione indù e con cui era entrato nello stesso anno in contatto epistolare: «Alain Daniélou
sembra essere entrato realmente nell’Induismo, donde porta il nome di Shiva Sharan; la cosa
sarebbe possibile oggigiorno, pur senza dubbio in una maniera abbastanza eccezionale»,178
e avendo precedentemente osservato nel 1946 recensendone alcuni studi sulle scienze e arti
tradizionali indù: «Alain Daniélou […] dà prova di possedere conoscenze assai interessanti
e si ispira a uno spirito veramente tradizionale».179 Il precedente riferimento del Guénon alla
maggior facilità per un Occidentale di ottenere una iniziazione islamica (cioè un’iniziazione
sufi) rispetto ad una indù (cosa più difficile ma possibile) era dato verosimilmente dal
fatto che all’epoca non esistevano in Occidente centri tradizionali indù regolari, ma esistevano
epiteto distintivo che si applica ai soli uomini delle prime tre caste, indipendentemente dall’appartenenza a
questa o quella razza» (cfr. René Guénon, op. cit., parte II, capitolo 2, p.60).
175
Guénon si riferisce specie a coloro che intendano avere una solida e precisa conoscenza dottrinale della
metafisica indù e sufi-islamica, ma è pacifico che l’aspetto realizzativo della metafisica, nelle condizioni cicliche
attuali dell’umanità (ormai da svariati millenni) strettamente legato all’iniziazione rituale e alla conseguente
tecnica iniziatica (la pratica meditativa interiore e riti esterni accessori), è aperta anche a chi non conosca le
lingue iniziatiche (nella fattispecie il sanscrito e l’arabo), e comunque tale conoscenza potrà essere appresa anche
successivamente al ricollegamento iniziatico effettivo, indispensabile per tutti, edotti e non-edotti nelle
conoscenze dottrinali e linguistiche iniziatiche.
176
Riprendiamo questo passo dal sito internet in lingua spagnola Symbolos, Revista internacional de Arte Cultura - Gnosis, nella sezione René Guénon - Traducciones de su Obra - Artículos traducidos de René
Guénon - 20. Cartas a Vasile Lovinescu. Le lettere di René Guénon a Vasile Lovinescu sono state pubblicate in
italiano dalle Edizioni all’Insegna del Veltro e dalle Edizioni Al-Hatamu Al-Dahabiyy Al-Qahira.
177
Occorre dire che ad un certo momento Schuon deviò dall’ “ortoprassi” tradizionale per darsi al sincretismo,
creando, per iniziativa del tutto propria, una sua confraternita in cui mischiava pratiche iniziatiche sufimusulmane, pellerossa, tantriche indù, cristiano-ortodosse e pratiche mistiche cristiano-cattoliche, il che lo
condusse a rompere con l’impostazione tradizionale cui Guénon rimase invece sempre fedele, avendo questi ben
presente l’abisso che separa la sintesi (che vede l’Unità metafisica essenziale nelle differenti forme-vie spirituali)
ed il sincretismo (che invece mischia riti e simboli delle differenti vie), distinzione assai poco osservata dai
moderni, con tutti i pericoli di deviazione e squilibrio psichico che tale disconoscenza comporta (cfr. a tal
proposito René Guénon, Considerazioni sulla Via iniziatica, Edizioni Basaia-Fratelli Melita, capp.6-7).
178
Passo riportato in Connaissance des Religions, nº 65-66, luglio-dicembre 2002, cit. nel sito internet in lingua
spagnola Cartas a Frithjof Schuon - Webislam.
179
Cfr. René Guénon, Studi sull’Induismo, Luni Editrice, sezione “Recensioni”, p.264. Da parte nostra dobbiamo osservare che alcune vedute di Alain Daniélou sul Tantrismo, espresse in sue opere di gran lunga successive
alla morte di René Guénon, non sono in linea con l’ortodossia indù (e su alcuni punti sono anche alquanto
fuorvianti, specie riguardo la “sessualità” nel Tantrismo) e così anche la sua interpretazione della nozione di
“casta” legata a quella di “razza” (il sistema tradizionale delle caste indù è interrazziale ed è fondato su dottrine
cosmologiche e astrologiche e nient’affatto sociali o politiche, come evidenziò lo stesso Guénon), il che non ci
impedisce di riconoscergli enormi meriti nell’esposizione della mitologia, teogonia, cosmogonia e cosmologia
indù e delle scienze e arti tradizionali dell’India, del resto in tale opera essendo stato molto aiutato dai dotti indù.
60
molte contraffazioni occultistiche e teosofistiche dell’Induismo (e del Buddhismo), e i pochi
autentici savi indù che viaggiavano nei paesi occidentali erano restii a concedere facilmente
l’iniziazione, mentre nel caso dell’aspetto iniziatico della tradizione islamica (l’iniziazione
sufi) vi erano affiliati regolari in Europa (anche Occidentali di nascita) in grado di trasmettere
validamente l’iniziazione. Oggigiorno la situazione è ben differente, dove anzi abbondano fin
troppo in Occidente le possibilità di ottenere iniziazioni indù, buddhiste, taoiste, sufi, tanto
autentiche e regolari quanto irregolari e perfino del tutto deviate. Comunque, è certo che
Guénon considerava possibile un’iniziazione indù e buddhista per un Occidentale di nascita
altrimenti, senza contare il fatto che egli stesso, durante la sua permanenza a Parigi, ricevette
regolarmente un’iniziazione taoista, una indù-vedāntica e una sufi-islamica, non si spiegherebbe la severa critica da lui rivolta a quegli Occidentali che arrivavano a, sue testuali parole,
«dichiararsi indù o buddhisti senza saper bene di che cosa si tratti e in ogni modo senza
nemmeno pensare a ottenere un ricollegamento reale e regolare a queste tradizioni»,180
rimprovero del tutto incomprensibile se egli non avesse concepito tale possibilità.
Inoltre, sottolineiamo la fondamentale considerazione guénoniana sul fatto che la tradizione
islamica (purché comprensiva della sua parte esoterica-iniziatica) e quella indù (vedica e
tantrica) racchiudono in principio, sebbene in forme assai diverse, tutte le tradizioni sacre
ortodosse manifestatesi nel corso del presente Manvantara (“Ciclo Umano” in sanscrito),181
quali emanazioni regolari, rispettivamente l’ultima (l’islamica) e la prima (l’indù), della
medesima unica e perpetua grande Rivelazione-Tradizione Primordiale.182 Anzi, nel sufimusulmano Guénon troviamo la difesa della tradizione indù e l’evidenziare la necessità del
suo permanere nell’umanità e al di là dei confini dell’India: «La vera India, per noi, non è
perciò quell’India più o meno modernizzata, vale a dire occidentalizzata, che sognano alcuni
giovani indiani allevati nelle Università d’Europa o d’America, i quali, per fieri che siano del
sapere tutto esteriore che hanno così acquisito, dal punto di vista orientale non sono tuttavia
che dei perfetti ignoranti, e che, a onta delle loro pretese, costituiscono tutto il contrario di
un’élite intellettuale nel senso che intendiamo noi. L’India vera è quella che rimane sempre
fedele all’insegnamento che la sua élite si trasmette attraverso i secoli; è quella che conserva
integralmente il deposito di una tradizione la cui sorgente si situa più in alto e più lontano
dell’umanità; è l’India di Manu e dei Riṣhi, l’India di Śhrī Rāma e di Śhrī Kriṣhṇa. Sappiamo
che essa non fu sempre il paese che viene ora indicato con questo nome; è anche fuor di
dubbio che, dopo la sede artica primitiva di cui parla il Veda, essa assunse successivamente
molte collocazioni geografiche diverse; forse ne assumerà ancora altre, ma ciò importa poco,
perché essa è sempre là dov’è la dimora di quella grande tradizione la cui conservazione
fra gli uomini è la sua missione e la sua ragion d’essere. Attraverso la catena ininterrotta dei
suoi Saggi, dei suoi Guru e dei suoi Yogi, essa si mantiene, nel corso di tutte le vicissitudini
del mondo esteriore, salda come il Meru;183 essa durerà quanto il Sanātana Dharma (espressione che si potrebbe tradurre con Lex perennis [= ‟Legge perenne”, N.d.R.], per quanto
180
Cfr. René Guénon, Studi sull’Induismo, Luni Editrice, capitolo XI, p.109.
181
La dottrina indù considera il susseguirsi di differenti Manvantara, “Cicli Umani” (ognuno di essi a sua volta
suddiviso in Yuga ossia “Periodi Ciclici”), all’interno di un singolo Kalpa, “Ciclo Cosmico”, e afferma il
succedersi di innumerevoli Kalpa (e quindi di innumerevoli Manvantara). Su tali argomenti, cfr. René Guénon,
Alcune considerazioni sulla dottrina dei cicli cosmici, incluso nella raccolta Forme Tradizionali e Cicli Cosmici,
Edizioni Mediterranee, cap.1, pp.11-20.
182
Cfr. René Guénon, Studi sull’Induismo, Luni Editrice, capitolo X, p.107.
183
Il Meru citato da Guénon è nella tradizione indù la “montagna polare”, centro e vetta del mondo e
dimora degli Dèi e dei saggi illuminati, simbolo del centro divino della coscienza e della vetta dello Spirito, cui
si possono raffrontare l’Olimpo dell’antica tradizione greca e consimili montagne simboliche di altre tradizioni.
61
esattamente lo possa permettere una lingua occidentale), e non cesserà mai di contemplare
ogni cosa, con l’occhio frontale di Śhiva, nella serena immutabilità dell’eterno presente. Tutti
gli sforzi ostili non potranno che infrangersi alla fine contro la sola forza della verità,
così come le nubi si dissipano davanti al sole, quand’anche siano riuscite ad oscurarlo
momentaneamente ai nostri sguardi. L’azione distruttrice del tempo lascia sussistere solo ciò
che è superiore al tempo; essa divorerà tutti coloro che hanno limitato il loro orizzonte al
mondo del cambiamento e posto tutta la realtà nel divenire, coloro che del contingente e del
transitorio si sono fatti una religione, giacché “colui che sacrifica a un dio, di questo dio
diventerà il nutrimento”; ma che potrà [essa] contro coloro che portano in sé la coscienza
dell’eternità?».184
Quindi, il fatto che Guénon abbia accennato alle molte posizioni geografiche assunte in
passato dal Sanātana Dharma, che da alcuni millenni è divenuto “indù” in riferimento alla
sua principale collocazione in India, e abbia considerato che in futuro questa antichissima e
primordiale tradizione spirituale avrà altre collocazioni al di là dei confini dell’India, implica
la necessità del suo diffondersi fra nuovi popoli e quindi anche in Occidente, secondo le
profezie stesse delle Scritture Sacre e dei savi illuminati della tradizione indù, poiché,
riprendendo le sopra citate parole di Guénon, «l’India vera è quella che rimane sempre fedele
all’insegnamento che la sua élite si trasmette attraverso i secoli; è quella che conserva
integralmente il deposito di una tradizione la cui sorgente si situa più in alto e più lontano
dell’umanità», per cui la vera India «è sempre là dov’è la dimora di quella grande tradizione
la cui conservazione fra gli uomini è la sua missione e la sua ragion d’essere». Si tratta
dunque dell’ “India” dello Spirito Divino, che va ben oltre i confini dell’India geografica.
Ricordiamo inoltre l’idea guénoniana circa il fatto incontestabile che, nel Buddhismo, la
tradizione tibetana del Lamaismo, quella indiana Mahāyāna, quella cinese Chan e la
nipponica Zen, sono del tutto ortodosse nei confronti della Rivelazione-Tradizione
Primordiale, di cui costituiscono adattamenti nelle forme di un Buddhismo metafisicamente
completo (rispetto a certe correnti buddhiste indiane e indocinesi metafisicamente incomplete,
e a quelle neobuddhiste moderniste antimetafisiche), anche con l’ausilio del Taoismo cinese
influenzante assai la tradizione buddhista Chan (donde è derivata quella Zen), e con l’ausilio
di cospicui elementi dottrinali e rituali del Tantrismo shivaita indù,185 com’è evidente nel
Tantrismo buddhista tibetano, detto Vajra-yāna (“Via della Folgore e del Diamante”) o
Tantra-yāna (“Via del Tantra”) o Mantra-yāna (“Via delle Formule Sonore Esoteriche”),
costituente l’aspetto gnostico-iniziatico superiore della dottrina lamaista, esposto specie nel
vasto corpus dottrinale e rituale del Kālacakra-Tantra (“Tantra della Ruota del Tempo”).
E ancora, rileviamo il fatto che Guénon recensì positivamente le opere di autori occidentali
suoi contemporanei ricollegatisi regolarmente all’Induismo, quali i britannici Arthur Avalon
(alias Sir John Woodroffe, i cui assai importanti studi sul Tantrismo sono stati fondamentali
per una corretta interpretazione e profonda comprensione intellettuale e spirituale di questa
antichissima dottrina e pratica realizzativa, spesso del tutto travisata e deviata sia in
Occidente che perfino nello stesso Oriente ad opera di pseudo-maestri anti-tradizionali),186
Paul Brunton (con qualche riserva)187 e Shrī Kriṣhṇa Prem (nome iniziatico indù di un autore
184
Cfr. René Guénon, Studi sull’Induismo, Luni Editrice, capitolo II, pp.24-25.
185
Cfr. René Guénon, Introduzione generale allo studio delle dottrine indù, Adelphi Edizioni, parte III, cap.4
(dal titolo Sul buddhismo), pp.140-149.
186
Cfr. René Guénon, Studi sull'Induismo, Luni Editrice, cap.III (dal titolo Kundalinī-Yoga, contenente un’assai
positiva recensione del famoso trattato sul Tantrismo di Arthur Avalon The Serpent Power, in italiano Il Potere
del Serpente, Edizioni Mediterranee).
187
Cfr. René Guénon, Studi sull’Induismo, Luni Editrice, sezione “Recensioni”, pp.123 (recensione molto
positiva) e 138 (recensione critica su alcuni punti).
62
britannico),188 il già citato francese Alain Daniélou,189 ed al Buddhismo tibetano, come
l’anglo-greco Marcos (o Marco) Pallis190 ed il francese Jean Marquès-Rivière (riguardo a
quest’ultimo con alcune riserve).191 E ricordiamo anche il favore di Guénon, espresso in varie
sue opere, verso gli scritti di Matgioi, nome iniziatico del francese Albert de Pouvourville,
collegato regolarmente al Taoismo, nel quale egli introdusse lo stesso Guénon. Queste
attitudini favorevoli di Guénon non si spiegherebbero se egli avesse considerato impossibile
un ricollegamento iniziatico a dette tradizioni orientali per gli Occidentali, e anzi, proprio in
virtù delle iniziazioni orientali ricevute dagli autori citati, le loro opere erano ritenute dal
metafisico francese di gran lunga più degne d’interesse rispetto agli studi dell’orientalismo
accademico “ufficiale”.192
Quindi, constatiamo il fatto che tanto le Scritture indù quanto quelle lamaiste profetizzano la
diffusione, alla fine del Kali-Yuga, “Età Oscura della Discordia e dei Conflitti”, l’epoca
attuale spiritualmente degenerata, i cui lontani inizi risalgono a circa tremila anni a.C. (quindi
oltre cinquemila anni fa),193 dei loro rispettivi Dharma (termine sanscrito che, in base ai suoi
vari sensi, si rende con “sacra e veritiera dottrina-insegnamento sulla divina legge cosmica”)
188
Cfr. René Guénon, op. cit., sezione “Recensioni”, pp.172-173
189
Cfr. René Guénon, op. cit., sezione “Recensioni”, pp.264-266.
190
Cfr. René Guénon, op. cit., sezione “Recensioni”, pp.198-200, 209-210.
191
Cfr. René Guénon, Il Teosofismo, storia di una pseudo-religione, Edizioni Delta Arktos, in due volumi,
volume secondo, sezione “Recensioni”, pp. 328, 371, 375 (recensioni molto favorevoli), Studi sull’Induismo,
Luni Editrice, sezione “Recensioni”, pp.132-134 (recensione molto favorevole), 157-158 (recensione negativa),
178-179 (recensione in parte favorevole e in parte assai critica).
192
Del resto, il tibetologo anglo-greco Marcos (o Marco) Pallis, regolarmente iniziato al Lamaismo tibetano,
tradusse alcuni scritti di Guénon in lingua tibetana sottoponendoli all’attenzione di alcuni lama di Lhasa (la città
santa del Buddhismo del Tibet), e l’indologo francese Alain Daniélou, regolarmente iniziato allo Shivaismo
tantrico a Benares (nome alternativo di Varaṇasī, la massima città santa dell’Induismo) ne tradusse altri in hindi
presentandoli ad alcuni autorevoli guru di quella città santa, gli scritti guénoniani ottenendo in tutti i casi
accoglienze assai favorevoli, e anzi Guénon fu considerato da quegli Orientali uno dei pochissimi Occidentali
che, fino a quel momento, avessero penetrato il senso profondo delle dottrine orientali in questione, fatto che gli
fu riconosciuto anche da ambienti taoisti tradizionali.
193
Non si confonda il nome del Kali-Yuga, “Età (-Yuga) Oscura (Kali-) della Discordia e dei Conflitti (Kali-)”,
con quello della Dèa tantrica indù Kālī, “La Nera Signora del Tempo”, la Misteriosa (pertanto ‟Nera” ossia
imperscrutabile) Suprema Potenza Divina Femminile (Parama-Shakti) dall’aspetto terrifico, infuocato e irato
(pertanto ‟Nera” d’ira divina), che distrugge tutto ciò che ha concluso il suo ciclo vitale, retribuisce immancabilmente le azioni positive e negative degli uomini quando giunge il loro tempo di ‟maturazione karmica”, e che,
nei praticanti la disciplina spirituale yogica tantrica a Lei dedicata, brandendo la “scimitarra” della conoscenza
spirituale marcata dal “terzo occhio” (l’‟occhio” metafisico della visione trascendente) recide impietosamente e
implacabilmente l’ego (sottoforma di sanguinolenta testa mozzata di un dèmone), i difetti interiori e gli attaccamenti (sottoforma di teste e arti mozzati sanguinanti di cui la Dèa si adorna a mo’ di ghirlande e cinture), purifica
i veleni mentali (raccogliendo in una calotta cranica, la coppa sacrificale, il “sangue” del dèmone-ego ucciso e
quindi “bevendolo” ossia assumendolo in Sé) e dona l’illuminazione suprema e la pace interiore assoluta, il che
mostra il profondo senso spirituale di questo archetipo divino spesso del tutto frainteso in Occidente (specie
negli ambienti occultisti, cronici deformatori delle dottrine e simbologie orientali) e nella stessa India presso
alcune sette eterodosse degenerate, dal carattere alquanto tenebroso, praticanti sacrifici cruenti animali e perfino
umani: è il proprio ego che Le si deve “sacrificare”, non vittime animali o umane!!! Ciò dovrebbero tenerlo ben
presente certi ambienti exoterico-religiosi israeliti, cristiani e islamici anti-indù che, vedendo distortamente nei
culti indù ‟idolatria pagana” e ‟dèmonismo” (sic!), per ignoranza o incomprensione o malafede, o per tutte queste condizioni mentali, presentano la Nobile Dèa Kālī (adottata anche dalla tradizione buddhista tantrica tibetana
col nome di Palden Lamo, ‟Gloriosa Dèa”, quale protettrice degli insegnamenti tantrici e patrona del Tibet)
come un’‟entità dèmoniaca” ossia una ‟diavolessa” (sic!), etichetta blasfema che del resto essi affibbiano a tutte
le divinità indù e buddhiste (sic!), oscurandone e sfigurandone il profondo significato archetipico spirituale.
63
in altre regioni della terra rispetto alle loro sedi “storiche”, che peraltro sono solo sedi successive ad ulteriori sedi precedenti, dove tali tradizioni avevano anche altre denominazioni.
Ricordiamo anche il netto scetticismo di René Guénon circa la possibilità di una restaurazione tradizionale in Occidente facente leva sul Cattolicesimo romano, di cui egli constatava
il carattere esclusivamente exoterico cioè religioso e mistico (benché pienamente valido per
ottenere una realizzazione di tipo mistico-religioso) e in cui da secoli è definitivamente estinto
l’ambito iniziatico (il solo in grado di consentire la piena realizzazione metafisica), oppure
solo sulla Massoneria, organizzazione iniziatica cui egli fu affiliato ma di cui constatava la
decadenza intellettuale e che, pur trasmettendo una iniziazione sempre valida, è comunque
limitata ai “piccoli misteri”, ossia alla cosmogonia e cosmologia, e mancante dei “grandi
misteri” cioè della metafisica pura e totale; e sottolineiamo la netta convinzione del metafisico
francese sul fatto che detta restaurazione sarebbe stata possibile solo con l’intervento diretto
delle tradizioni metafisico-iniziatiche orientali (“tradizioni” al plurale, quindi non solo quella
islamica), affermando a chiare lettere quanto segue: «[…] Siamo più che mai inclini a considerare lo spirito tradizionale, in quanto ancora vivente, come rimasto intatto unicamente
nelle sue forme orientali. Se l’Occidente possiede ancora in se stesso i mezzi per ritornare
alla propria tradizione e restaurarla pienamente, sta ad esso provarlo. Nell’attesa, siamo
obbligati a dichiarare che finora non abbiamo rilevato il minimo indizio che ci autorizzi a
supporre che l’Occidente, abbandonato a se stesso, sia realmente in grado di portare a
termine questo compito, qualunque sia la forza con cui s’imponga ad esso l’idea della sua
necessità».194 Del resto, nell’intera opera guénoniana appare chiaro come solo in alcune
tradizioni orientali si conservi integralmente il prezioso deposito delle conoscenze spirituali
dell’umanità attuale, in attesa (attesa consapevole, attiva ed operativa sul piano iniziatico
ossia trascendentale, e che nulla ha a che fare con le ossessioni millenariste, con le ingenuità
utopiche idealistico-ottimiste, e neppure col “fatalismo” e meno che meno col “pessimismo”
o con il “nichilismo”) che si rimanifesti, in tempi e modalità misteriose che non sono date
prevedere, la Tradizione Primordiale per dare inizio ad un nuovo Manvantara.
Date dunque tutte le suddette considerazioni, come è possibile, da parte di alcuni musulmani
occidentali che si dicono “metafisici guénoniani”, sostenere interpretazioni e tesi sul pensiero
di René Guénon che non trovano riscontro nelle sue opere e restringere alla sola tradizione
islamica, in quanto ultima tradizione sacra ortodossa in ordine di “successione storica”, la
prerogativa esclusiva di poter fornire possibilità iniziatiche agli Occidentali «degli ultimi
tempi» o «della fine dei tempi» (cioè della conclusione del ciclo di civiltà e umano attuale
prima dell’avvento del ciclo futuro), quando al contrario il metafisico francese ha parlato
chiaramente e inequivocabilmente di tradizioni orientali (al plurale) circa detta eventualità di
fornire supporti iniziatici dottrinali e soprattutto operativi? 195
194
Cfr. René Guénon, Oriente e Occidente, Luni Editrice, Aggiunta in appendice, pp.197-198.
195
Un chiaro esempio dell’opinione, che noi non possiamo affatto condividere, perché contraria a quella di René
Guénon e anche alla nostra ricerca, circa la presunta possibilità esclusivamente islamica per gli Occidentali che
intendano perseguire la realizzazione metafisica ossia iniziatica in una tradizione orientale, è contenuto in ‘Abd
al-Wâhid Pallavicini, Islām Interiore. La spiritualità universale nella religione islamica, Mondadori Editore,
Collana Oscar Uomini e Religioni, Milano 1991, testo di un illustre Maestro (Shaykh) sufi italiano che pur si
professa guénoniano e che nel suo libro fa peraltro considerazioni assai interessanti sull’esoterismo musulmano
(il Sufismo) e sull’annuncio profetico contenuto nei testi biblici veterotestamentari (la Bibbia ebraica) e
neotestamentari (le Scritture cristiane) circa l’avvento dell’Islām e la missione profetica di Muhammad (il
Profeta dell’Islām e ultimo Profeta del Dio di Abramo). L’identica opinione circa la pretesa necessità di
rivolgersi all’Islām per quegli Occidentali di nascita che vogliano ottenere una realizzazione iniziatica, è
contenuta nel periodico quadrimestrale Il Messaggio. Rivista di Studi Metafisici, edito dal “Centro Studi
Metafisici René Guénon” di Milano, facente capo al gruppo sufi-islamico italo-francese diretto dallo stesso
menzionato maestro Pallavicini. Egli e i vari altri articolisti della rivista danno più largo spazio a temi exotericoreligiosi rispetto a quelli esoterico-iniziatici, sembrano a volte subordinare l’ambito iniziatico-esoterico a quello
exoterico-religioso (parendo indicare l’esoterismo come la parte interiore di una religione, quando invece,
64
Infatti Guénon, nel sottolineare la differenza netta fra ambito mistico-religioso e ambito
iniziatico, nonché rimarcando la necessità imprescindibile del ricollegamento reale, effettivo e
regolare, ad una tradizione iniziatica vivente e del seguirne i relativi metodi spirituali, ma
ribadendo la libertà di scegliere la forma tradizionale dove chiedere l’iniziazione, così si rivolgeva a quegli Occidentali di nascita che volessero praticare i metodi spirituali della tradizione
iniziatica sufi-islamica o di quella indù: «Diciamo subito che bisognerebbe guardarsi bene
dal lasciarsi illudere dalla presenza di cose come il “misticismo”, a proposito del quale si
verificano troppo sovente, e attualmente più che mai, le più strane confusioni. Non possiamo
pensare di ripetere qui tutto quel che abbiamo già avuto occasione di dire altrove riguardo
a questo argomento; ricorderemo solamente che il misticismo non ha assolutamente niente di
iniziatico, che esso appartiene interamente all’ordine religioso, del quale esso non oltrepassa
in alcun modo i limiti speciali, e che molte delle sue caratteristiche sono persino esattamente
opposte a quelle dell’iniziazione».196 «Dobbiamo ancora insistere specialmente sul fatto che,
le stesse pratiche iniziatiche, per avere una qualche efficacia, presuppongono necessariamente il ricollegamento ad un’organizzazione dello stesso ordine; si potranno ripetere
indefinitamente delle formule quali quelle del dhikr o del wird [= le formule sonore iniziatiche del Sufismo, l’esoterismo musulmano, N.d.R.], o i mantra [= le formule sonore iniziatiche, N.d.R.] della tradizione indù [o della tradizione buddhista lamaista tibetana, N.d.R.],
senza ricavarne il minimo risultato, se non le si avranno ricevute tramite una trasmissione
regolare, perché esse non sono allora “vivificate” da alcuna influenza spirituale. Perciò, il
problema di sapere quali formule conviene scegliere non deve mai essere posto in modo
indipendente, perché non è cosa pertinente alla fantasia individuale; tale questione è
subordinata a quella dell’adesione effettiva ad una organizzazione iniziatica, adesione a
seguito della quale non vi è naturalmente più che da seguire i metodi che sono quelli di tale
organizzazione, a qualunque forma tradizionale essa appartenga».197 Queste ultime parole di
Guénon sono più che esplicite riguardo la libera scelta di una tradizione, e i suoi chiarimenti
sulla necessità della “vivificazione” iniziatica regolare dei mantra indù non avrebbero avuto
senso se il metafisico francese non avesse presupposto la libertà di scegliere una forma
tradizionale e avesse voluto riservare alla sola tradizione islamica la capacità di offrire validi
mezzi iniziatici agli Occidentali di nascita che intendessero ricollegarsi realmente ed effettiva-
secondo Guénon, la religione funge da base e punto d’appoggio esterno all’esoterismo), usano prevalentemente
una terminologia religiosa per esporre, in un modo che ci permettiamo di definire inadeguato, concetti metafisici
ossia iniziatici, assimilano talvolta l’unione spirituale metafisica (cioè iniziatica, propriamente indicata dalla
parola Yoga della terminologia indù nel suo senso pieno di “Unione” col Sé Metafisico, identico all’Assoluto,
comportante l’“estinzione” dell’individualità animica o sé individuale) all’unione spirituale mistica (che è di tipo
religioso ossia non trascendente l’individualità animica), in tal modo distanziandosi dalle chiare precisazioni
dottrinali di Guénon e dalla sua terminologia rigorosamente metafisica. Inoltre, lo Shaykh Pallavicini e i suoi
collaboratori sembrano deprezzare l’iniziazione massonica mettendone pure in dubbio la regolarità, quando
invece Guénon, pur riconoscendo che essa è limitata ai “piccoli misteri” (quelli cosmogonici e cosmologici), ha
sempre rimarcato che essa si trasmette ancora in modo regolare, pur in mezzo a degenerazioni e deviazioni e che
generalmente la rendono solo “virtuale” (cioè in germe, ma pur reale), e dedicò una gran quantità di articoli e
recensioni sui temi massonici, condannando tanto le organizzazioni massoniche irregolari e deviate quanto tutte
le attitudini antimassoniche. Abbiamo notato inoltre la tendenza del gruppo dello Shaykh Pallavicini a
prediligere i pur legittimi frequenti contatti e incontri coi rappresentanti dell’exoterismo religioso cristiano, nel
quale vi è la marcata tendenza a negare ogni esoterismo o peggio ancora ad assimilarlo allo pseudo-esoterismo
occultista, laddove, per chi si ponga dal punto di vista iniziatico, non sarebbe affatto inutile stabilire contatti coi
rappresentanti dell’ambito iniziatico delle tradizioni orientali. Ma è solo una considerazione e non affatto un
“consiglio” né una “esortazione”, dato che non intendiamo in nessun modo suggerire alcunché a nessuno.
196
Cfr. René Guénon, Vi sono ancora delle possibilità iniziatiche nelle forme tradizionali occidentali?, in René
Guénon, La Tradizione e le Tradizioni. Scritti 1910-1938, Edizioni Mediterranee (pp.169-174), p.171.
197
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.173.
65
mente ad una sacra tradizione orientale vivente.198
Ogni autentica realizzazione metafisica, attuandosi nell’ “eterno presente” trascendentale, è
metastorica, e come tale veramente “universale” nel senso più profondo e pieno del termine.
Voler “storicizzare”, e in un senso temporale orizzontale lineare per giunta, la successione
delle attuali forme tradizionali ortodosse del Sacro, specie quelle aventi un carattere essenzialmente iniziatico, come fanno certi occidentali musulmani e cristiani che si dicono “metafisici
guénoniani”, non trova però riscontro nell’intera opera guénoniana, che anzi rimarca con
forza il carattere metastorico della metafisica e delle molteplici forme tradizionali da essa
rivestite, ed è quanto di più lontano dallo Spirito indù, assai elogiato dal musulmano-sufi
Guénon (che fu anche, ricordiamolo sempre, iniziato regolarmente alle tradizioni massonica,
taoista e vedāntica-indù) come rappresentativo per eccellenza dello Spirito Divino orientale
(almeno nella sua forma attuale) in quanto essenzialmente metafisico e quindi, proprio per
questo, veramente e profondamente “universale”; e lo stesso dicasi della tradizione buddhista
lamaista tibetana. Così come affermare che l’adesione di un cristiano e di un musulmano
all’Induismo o al Buddhismo o al Taoismo, sempre secondo detti “metafisici guénoniani”
musulmani e cristiani occidentali – il cui punto di vista a questo riguardo coincide esattamente
con quello degli exoteristi musulmani e cristiani esclusivisti – sarebbe un’“apostasia” (ossia
“distacco/defezione”, e per estensione di significato teologico exoterico negativo e spregiativo, “rinnegamento”, “tradimento”) in quanto in preteso «disaccordo con la volontà divina»
(sic!) per il fatto che dette tradizioni spirituali non comprendono le figure di Gesù Cristo e
di Muhammad (Maometto), apparse in precisi momenti storici e considerate dai “metafisici
198
Il già citato Shaykh sufi-musulmano italiano “guénoniano” ‘Abd al-Wâhid Pallavicini (vedi nota 195) ha
spesso affermato, riprendendo a modo suo, distorcendole, alcune considerazioni del Dalai Lama Tenzin Gyatso
sul fatto che gli Occidentali non comprendono il significato profondo delle dottrine orientali, il che, se si riferisce
alla massa, come nelle intenzioni del Dalai Lama circa il suo scoraggiare la generalità degli Occidentali dalle
facili e superficiali ‟conversioni” buddhiste, è certamente vero, ma se s’intende in toto ciò renderebbe non solo
incomprensibile la costante opera dello stesso Dalai Lama (e di molti altri Lama realizzati) nella diffusione della
tradizione buddhista tibetana in Occidente, ma renderebbe del tutto inutile la lunga, faticosa e dotta opera di
Guénon nell’esposizione delle dottrine orientali all’Occidente, specialmente di quelle indù, cui il metafisico
francese ha dedicato ben due volumi in vita, più uno postumo che raccoglie suoi studi su temi specifici e sue
recensioni di libri e articoli di vari autori su Induismo e Buddhismo. Lo Shaykh Pallavicini, fra tutte le tradizioni
orientali, considera praticabile per gli Occidentali soltanto l’Islām (noi non comprendiamo perché gli Occidentali
dovrebbero capirlo meglio di altre dottrine orientali, specie nel suo aspetto esoterico-iniziatico puramente metafisico), convinzione di cui abbiamo già rilevato non solo il nostro disaccordo (che non conta nulla) ma anche la
ben più autorevole opinione di Guénon, il quale ha aperto agli Occidentali tutte le possibilità iniziatiche orientali
viventi, benché non facili da penetrare profondamente, e non capiamo perciò come ci si possa considerare
“guénoniani” senza contemplare per gli Occidentali la possibilità di un ricollegamento a qualsivoglia tradizione
spirituale orientale vivente e autentica (ortodossa e regolare), volendo invece restringere tale possibilità ad una
sola tradizione, l’islamica appunto, il che è decisamente anti-universale e anti-guénoniano. D’altro canto, invece,
condividiamo pienamente la critica radicale dello Shaykh Pallavicini alla distorta interpretazione new age delle
dottrine orientali e della spiritualità in genere (dalla new age confusa con l’ambito psichico) e alle trasmissioni
irregolari delle pratiche spirituali, ma non comprendiamo affatto il suo definire “pseudo-iniziazione” la
trasmissione delle antiche pratiche meditative vediche portate in Occidente dal maestro vedāntico Maharishi
Mahesh Yogi (1918-2008): pur noi criticando radicalmente l’esito “commerciale” ed il carattere eccessivamente
“propagandistico” e volgarizzatore (dagli odiosi toni da marketing) dell’organizzazione del defunto Maharishi,
riconosciamo però la piena regolarità iniziatica delle tecniche meditative da lui insegnate in linea ininterrotta con
la trasmissione rituale vedāntica della tradizione di Shamkara, risalente agli antichissimi Riṣhi (“Veggenti nella
Verità”) vedici. Del resto, Guénon recensì positivamente alcuni scritti dello Yogi indù Aurobindo, sull’ortoprassi
rituale dei cui discepoli, come rilevò il metafisico francese, si possono fare parecchie riserve, ortoprassi invece
sempre rispettata da Maharishi Mahesh Yogi, il contenuto dei cui insegnamenti è sempre stato puramente
gnostico-iniziatico e non affatto mistico-religioso e neppure meramente filosofico, come in effetti deve essere
l’insegnamento della scienza metafisica vedāntica. Lo diciamo non per far “propaganda” a chicchessia, ma per
onor del vero e per ricordare che le pur nette e severe critiche di Guénon erano sempre frutto di un attento esame
delle questioni e situazioni che considerava, attitudine che manca a parecchi “guénoniani”.
66
guénoniani” musulmani e cristiani in questione, come imprescindibili mediazioni spirituali tra
l’uomo e l’Essere Divino non solo per cristiani e musulmani, ma per tutti gli uomini nati nelle
regioni del globo andate sotto il “governo spirituale” del Cristianesimo e dell’Islām nelle
epoche successive all’inizio “storico” di queste due rivelazioni-tradizioni spirituali.199
Inoltre, sostengono ancora i suddetti “metafisici guénoniani” musulmani e cristiani, il passaggio di indù, taoisti, buddhisti, ebrei, al Cristianesimo o all’Islām, se da un lato non è affatto
necessario perché Induismo, Taoismo, Buddhismo ed Ebraismo posseggono pienamente i
mezzi spirituali salvifici e quelli di realizzazione metafisica (e ciò non potrebbero negarlo
senza andare palesemente contro il pensiero di Guénon…), d’altro lato però, se ciò avvenisse,
sarebbe comunque legittimo e in pieno accordo con la “volontà divina”, per il fatto che Gesù
Cristo e Muhammad sono storicamente successivi agli antichi Profeti-Veggenti Illuminati dei
Veda, alle Divine Incarnazioni Rāma, Kriṣhṇa, all’Illuminato Buddha, all’Illuminato taoista
Lao-Tze, ai Profeti israeliti biblici vetero-testamentari, ed hanno portato nel mondo rinnovate
benedizioni divine dando essi soli, così ritengono e rimarcano i “metafisici guénoniani” in
questione, un carattere universale a quelle rinnovate divine benedizioni date «agli uomini
degli ultimi tempi» (della fase finale dell’attuale ciclo umano), per cui solo Cristianesimo
ed Islām sarebbero tradizioni pienamente “universali” (sic!), mentre le altre sarebbero
«tradizioni etniche» cioè rivolte esclusivamente ai gruppi etnici storici che le hanno ricevute
in origine, vale a dire non-universali (sic!).200 Questo modo di considerare “storicamente” la
199
A voler ragionare con la medesima logica, sarebbe come dire che siccome l’India è la Terra Santa
dell’Induismo e del Buddhismo, allora tutti gli esseri umani non-indù e non-buddhisti di quel subcontinente,
inclusi quindi gli indiani musulmani, cristiani, israeliti, zoroastriani, e le comunità indiane tribali animiste,
dovrebbero riconoscere come imprescindibili mediazioni fra l’umano e il Divino le figure di Kriṣhṇa (la piena
incarnazione umana di Viṣhṇu) e di tutti gli Avatāra (“Discese Divine” sulla terra) indù e anche la figura del
Buddha. Sappiamo che non solo ciò non accade, ma anzi i religiosi cristiani e musulmani, avendo in animo e in
progetto di “convertire” l’intera India ai loro credi, rigettano totalmente dette figure e se le tollerano (senza
mancare, i più esclusivisti fra essi, di screditarle in tutti i modi, perfino in modi menzogneri e blasfemi) è solo
per motivi di “diplomazia” religiosa, attitudine del tutto ipocrita.
200
La definizione di «tradizione etnica» può esser valida per la tradizione ebraica, dato il suo legame inscindibile con la lingua ebraica biblica ed il suo forte carattere etnico-nazionale, quest’ultimo del resto da intendersi
nemmeno in modo strettamente letterale vista la varia composizione etnica degli ebrei, l’“ebraicità” essendo data
da parte esclusivamente materna, la parte paterna potendo essere di qualunque etnia, e vista anche la possibilità
prevista per i non-ebrei di essere adottati spiritualmente in quella tradizione, sia a livello exoterico (la religione
ebraica in senso stretto) che esoterico (la tradizione iniziatica kabbalista). Ma occorre rilevare anche nel Cristianesimo il ruolo storicamente decisivo di importanti elementi etnico-culturali: inizialmente ebraico e poi arabo,
greco-romano, celtico, scandinavo-germanico, slavo, e in età moderna portoghese, spagnolo, britannico,
irlandese, tedesco, francese, italiano; e ricordando lo stretto legame delle tradizioni cristiane antiche e medievali
con le lingue siriaca-aramaica, greca, latina, copta, antico-slava, quali lingue liturgiche e teologiche, il latino
assai lungamente in uso nella tradizione cattolica romana prima di essere sostituito nel XX secolo dalle lingue
nazionali europee, amerindie, africane, asiatiche e oceaniche, e il ruolo decisivo delle etnie europee nella cristianizzazione cattolica e protestante dei popoli extraeuropei. Ed è evidente anche l’inscindibile legame dell’Islām
con la lingua araba coranica (lingua sacra, liturgica e teologica per tutti i musulmani del mondo) ed il fatto che
l’elemento etnico e culturale principalmente arabo e secondariamente persiano e turco sono preponderanti nella
storia islamica e nell’islamizzazione dei popoli. Questi fattori etno-linguistici ed etno-culturali hanno giocato un
ruolo decisivo nella diffusione mondiale cristiana e islamica, con risultati di completa e radicale (spesso assai
traumatica) mutazione spirituale e culturale d’interi popoli (ci riferiamo, per esempio, al Nord America divenuto
anglo-sassone, al Centro e Sud America divenuti latini e al Nord Africa divenuto arabo...). Sotto questi aspetti
anche Cristianesimo e Islām sono tradizioni con caratteri etno-culturali ben precisi nonostante la loro pretesa
ingiustificata di essere le uniche tradizioni ‟universali”. Il vero concetto metafisico (e ricordiamo che la metafisica integrale include la religione ma non è in nessun modo inclusa dalla religione, che ne rappresenta un aspetto
assai parziale) di ‟universalità” è sempre e ovunque spirituale, e ciò è dimostrato non solo da Cristianesimo e
Islām ma anche e soprattutto dall’Induismo e dal Buddhismo (dove la varietà etno-linguistica di indù e buddhisti
è più vasta di quella di cristiani e musulmani, nonostante la superiorità numerica di questi ultimi dovuta storicamente all’espansionismo conquistatore delle nazioni cristiane e musulmane), tradizioni opinate ‟non-universali”
da coloro che vorrebbero ostacolarne la diffusione, che secondo noi è invece veramente provvidenziale, dato
l’attuale stato di decadenza estrema in cui si trova la gnosi metafisica presso i popoli cristiani e musulmani, gnosi
67
successione delle tradizioni spirituali e di riservare l’“universalità” a tale o tal altra tradizione
è del tutto inconcepibile per chi si ponga da un punto di vista veramente metafisico.201
invece ancora integralmente custodita, coi connessi mezzi tecnico-rituali di realizzazione, presso la civiltà
spirituale principalmente indù dell’India (dove peraltro è ben forte la pur minoritaria presenza islamica e
cristiana, ossia di fedi religiose del tutto estranee alle radici spirituali storiche indiane, se vogliamo parlare di
identità etno-spirituali) e presso quella buddhista del Tibet (dove pure è ben presente una nutrita minoranza
islamica), nonostante la decadenza spirituale avanzi ormai anche in quelle contrade.
201
Le strane idee sulla universalità ‟riservata” alle sole tradizioni islamica e cristiana, assieme all’insostenibile
negazione del carattere universale della tradizione indù (carattere invece affermato chiaramente dagli indù e da
Guénon) e all’altrettanto insostenibile idea che agli Occidentali sarebbe preclusa una valida iniziazione indù
(invece ritenuta ben possibile dagli stessi indù, da Guénon e da altri ricercatori spirituali occidentali ricollegatisi
alla tradizione indù, sia vedica che tantrica), sono state particolarmente sostenute dal precedentemente citato
(vedi note 195 e 198) Shaykh sufi-musulmano “guénoniano” italiano ‘Abd al-Wâhid Pallavicini (nei suoi scritti
e nelle sue conferenze pubbliche) e dai membri della confraternita sufi-musulmana che egli dirige nonché dagli
articolisti della loro già citata pubblicazione Il Messaggio. Rivista di Studi Metafisici, idee che non possiamo per
nulla condividere. Lo Shaykh Pallavicini, in un suo articolo (cfr. Shaykh ‘Abd al-Wâhid Pallavicini, Del Cristo,
del Cristianesimo, del Corpus Christi e dell’Anticristo) pubblicato nel sito internet del COREIS (www.coreis.it),
acronimo di Comunità Religiosa Islamica, organizzazione legata al suo “Centro Studi Metafisici”, ha ribadito le
idee espresse nel suo citato libro Islām Interiore, collocando indebitamente l’“Induismo”, il cui nome sanscrito
ricordiamo essere Sanātana-Dharma, “Perenne Legge-Verità Divina”, nel novero delle «Tradizioni che
comportano un carattere etnico», affermando altrettanto indebitamente che «queste sono indirizzate a certi
uomini, in un dato momento della storia e in una determinata giurisdizione, secondo l’azione della Provvidenza
che offre così loro i mezzi più propizi alla loro vita spirituale» (ma allora, se gli indù sono un pretesa ‟etnia” ̶
cosa che non sono per nulla, data la loro assai variegata composizione etnica e linguistica ̶ cui sarebbe stata
divinamente destinata una precisa esclusiva tradizione spirituale ‟nazionale”, il Sanātana-Dharma appunto ̶ che
in realtà è spiritualmente universale nel senso più pieno del termine ̶ , perché coloro che pensano in tal modo
vedono positivamente e non negativamente il proselitismo religioso cristiano e islamico fra gli indù che distoglie
questi ultimi dalla tradizione cui sarebbero stati ‟destinati” per ‟nascita” da ‟volontà divina”?), e opinando che
l’Induismo è inaccessibile agli Occidentali perché essi non sono nati nel sistema delle caste indù (quindi egli
dando di tale sistema socio-sacrale una interpretazione letterale ed ereditaria, e abbiamo già visto come tale
“nascita” castale si intenda in origine in senso astrologico, come ha chiarito anche lo stesso Guénon), quando in
realtà la tradizione indù è multi-etnica (abbracciando una gran varietà di etnie e gruppi linguistici) e pienamente
universale e non vincolata al sistema castale indiano, come insegnano gli stessi dotti, gnostici e santi Yogi
illuminati indù, e come insegna la storia dell’India (dato l’ingresso nella tradizione brāhmanica vedica, come
abbiamo visto d’origine circumpolare artica, di intere etnie dell’India che prima ne erano del tutto estranee, e
anche la sua antica presenza e la sua futura diffusione in altre aree del mondo, come affermano le Sacre Scritture
indù), e, come ha evidenziato Guénon, la sua universalità è garantita dal fatto che essa è la tradizione spirituale
vivente più direttamente derivata dalla Tradizione Primordiale. Dovendo dar retta alle argomentazioni dello
Shaykh Pallavicini, che a noi sembrano attenersi ad un punto di vista storico-religioso esteriore, ben poco
gnostico-iniziatico e assai più vicino all’exoterismo religioso, e che può esser valido per le masse dei fedeli delle
varie tradizioni (non interessate alla gnosi e incapaci di vedere oltre la forma specifica di tradizione in cui si
trovano), ma non affatto per i ricercatori spirituali gnostici, ne consegue che i rappresentanti ortodossi della
tradizione indù (che non ha affatto né la natura né la forma di una “religione”, come questa è intesa nel mondo
ebraico, cristiano e musulmano) che hanno affermato ed affermano l’universalità dell’Induismo o SanātanaDharma e la sua validità spirituale per tutti gli uomini, non hanno capito e non capiscono nulla della loro stessa
tradizione... Lo Shaykh Pallavicini ritiene «che non sia possibile ignorare né il luogo né il momento della nostra
collocazione umana, né la successione storica delle rivelazioni divine», dove tale subordinazione lineare
“progressiva” nel tempo storico dell’azione dello Spirito Assoluto è invece del tutto inconcepibile dal punto di
vista indù e buddhista, la cui visione del tempo cosmico e storico è ciclica e non lineare e non subordina affatto
le rivelazioni più “antiche” a quelle più “recenti” ma le considera in perfetta parità e validità per tutti gli uomini
secondo le loro inclinazioni, ed abbiamo inoltre visto come Guénon considerasse che nel Kali-Yuga, l’epoca
d’oscuramento e caos intellettuale e spirituale attuale (iniziata oltre cinquemila anni fa, circa nel tremila a.C.), è
spesso possibile che molti uomini nascano in ambienti religiosi estranei alla loro natura spirituale, donde per essi
la necessità e la libertà di adottare la tradizione che ritengono più consona a loro insindacabile giudizio, il
metafisico francese non ponendo paletti e limiti eccetto quello della regolare trasmissione rituale dei mezzi
spirituali della tradizione vivente cui ci si rivolge. Invece il Pallavicini ha affermato perentoriamente: «Non
possiamo dimenticare la collocazione spazio-temporale nella quale Dio ci ha posti al momento della nostra
nascita, e non possiamo quindi rifiutare la Tradizione nella quale siamo nati e di cui portiamo in noi i segni,
pretendendo di negare le conseguenze dell’irruzione del sacro nel mondo, indirizzata a un certo popolo in un
68
Il modo di vedere dei suddetti “metafisici guénoniani” musulmani e cristiani occidentali,
tutti costoro pretendendo forse di avere il monopolio dell’ ‟interpretazione” dell’opera e delle
intenzioni del metafisico francese, che sono di una limpidezza tale da non necessitare di alcuna “interpretazione” (e meno che mai della nostra...), essi oltretutto piegandola alle loro idee e
preferenze spirituali, è comprensibile solo nell’ottica, lontanissima dalla visione guénoniana,
di un preteso “diritto Divino” al “monopolio” dell’universalismo spirituale, sostenuto con
risoluta ed inappellabile convinzione da musulmani e cristiani ad esclusione di tutte le altre
tradizioni sacre esistenti e anche ad esclusione reciproca (litigando reciprocamente su quale
delle due rivelazioni rappresenti la «piena verità rivelata, unica e assoluta», come sono soliti
proclamare); secondo noi tale convinzione, se è “giustificabile” (si fa per dire) dal punto di
vista exoterico più angustamente ristretto ed autoreferenziale, è invece del tutto ingiustificata
e ingiustificabile secondo la prospettiva esoterica o iniziatica o metafisica che dir si voglia,
momento determinato della storia dell’umanità. Così dobbiamo accettare la necessità di restare nel quadro di
una particolare Tradizione. Se riconosciamo la validità attuale di tutte le vere Tradizioni, in quanto uomini
abbiamo però bisogno di beneficiare del supporto dogmatico e rituale di una – e una sola – delle Tradizioni
viventi». Lo Shaykh Pallavicini pone quindi la questione del rivolgersi a tradizioni “precedenti” quella “di
nascita” come un “rifiuto” verso quest’ultima, quando invece, come ha chiarito lo stesso Guénon, data l’unica
essenza della metafisica universale nelle pur molteplici forme, si tratta della presa d’atto del fatto che la forma
tradizionale “di nascita”, nella quale ci si senta eventualmente “fuori luogo”, fatto sempre più frequente nel KaliYuga, non è evidentemente quella adatta alla propria realizzazione spirituale. Lo Shaykh Pallavicini attribuisce
direttamente a Dio (antropomorfizzandone l’azione, in modo assai poco metafisico) il fatto che un uomo nasca in
una tradizione spirituale particolare (il che è del resto inesatto, visto che gli esseri umani nascono senza alcuna
identità religiosa e sono dai loro genitori, o da altri individui adulti, ricollegati a tale o tal altra tradizione tramite
riti celebrati da ministri spirituali umani, e poi da adulti scelgono di collegarsi a una tradizione, exoterica o
esoterica che sia, solo in quei momenti potendosi parlare di “nascita” in una specifica tradizione), pertanto
chiederemmo ai “metafisici guénoniani” musulmani, e anche cristiani, che ne seguono le idee, i quali non
considerano minimamente la “nascita” in base alla legge del karma, basata sulle azioni e reazioni concordanti e
sulla concatenazione dei molteplici stati dell’essere (ed il cui profondo senso metafisico è stato ben spiegato
da Guénon contro le interpretazioni grossolanamente letterali, in particolare quelle di “occultisti” e
“neospiritualisti”, come i “teosofisti”), se è quindi Dio, visto che secondo costoro stabilirebbe il “destino”
spirituale di ogni uomo, a “destinare” molti esseri umani a nascere nelle tradizioni spiritualmente incomplete, in
quelle in stato di decadenza, in quelle irregolari e deviate, nelle comunità tribali di stregoni e maghi neri (quindi
chi nasce in tali situazioni dovrebbe rimanervi perché “destinatovi da Dio”…), fra popolazioni imbarbarite, fra i
cannibali, ecc., e se è sempre Dio che fa nascere gli esseri umani con terribili malattie genetiche ereditarie e
orribili deformità (per cui i nati in tali infauste condizioni dovrebbero rimanervi perché “destinativi da Dio”…).
Comunque sia, lo Shaykh Pallavicini ritiene che «la situazione di un uomo […] gli rende indispensabili i
supporti spirituali che ha ricevuto con la nascita e di cui non potrà negare l’importanza nel suo itinerario verso
Dio. Non potrà accettare, per il suo cammino spirituale, che una via completa che includa quelli stessi supporti
spirituali, che saranno sempre presenti in lui come sono presenti in una tradizione altrettanto valida della sua
Tradizione d’origine, ma posteriore a quest’ultima»; di conseguenza lo Shaykh Pallavicini, che nei suoi scritti
cita passi dei testi di Guénon in modo non di rado forzatamente piegati alla sua particolare visione, prendendo
per spunto il collocamento finale di Guénon nell’Islām lo ha interpretato a modo suo, attribuendo alla sola
tradizione islamica, storicamente successiva a quella cristiana, la capacità di fornire i mezzi spirituali più adatti a
quegli Occidentali, «cristiani di nascita», che intendano perseguire una realizzazione iniziatica metafisicamente
completa (attualmente non più possibile nella tradizione cristiana, specie occidentale), in ciò contraddicendo
quanto in materia è stato a chiare lettere scritto da Guénon, che ha lasciato la più ampia libertà di scelta ponendo
solo la condizione della necessità del ricollegamento regolare ad una tradizione orientale vivente, quale che essa
sia. Noi invitiamo i lettori a verificare direttamente negli scritti di Guénon se quanto diciamo è corretto o meno.
Del resto, chi è veramente interessato alla realizzazione spirituale e possiede le qualità per ottenerla, può
benissimo fare a meno di leggere i testi di chicchessia (incluso questo nostro modesto studio) e ottenere
direttamente il ricollegamento iniziatico regolare ai metodi spirituali, specie meditativi, di una determinata
tradizione, metodi che hanno come obiettivo non quello di far essere o diventare indù, taoisti, buddhisti, ebrei,
cristiani, musulmani, ossia di imprigionare l’essere in qualsivoglia identità relativa e transitoria (incluse le
identità religiose), ma di risvegliare l’intuizione intellettuale-spirituale trascendentale e far “implodere” la
coscienza individuale nel Sé Metafisico Superiore, nel Grande Vuoto Trascendentale senza spazio e senza
tempo, in quella Identità Suprema con l’Assoluto che è da cercare interiormente e non esternamente.
69
l’unica veramente “universale”, ed è principalmente motivata dalla prospettiva di una
conquista planetaria alle fedi religiose islamica e cristiana, che già comprendono la maggior
parte dell’umanità attuale, coi risultati negativi che sono sotto i nostri occhi circa l’exoterismo
più ristretto e l’anti-esoterismo che dominano il Cattolicesimo (i cui esponenti dagli orizzonti
intellettuali e spirituali limitati all’exoterismo più esclusivo, chierici e laici, nei secoli passati
sono stati i principali e più accaniti avversari e distruttori dell’esoterismo cattolico, da essi
qualificato come “eresia”), il Protestantesimo (che un esoterismo non l’ha mai avuto)202 e
gran parte dell’Islām (che un esoterismo ancora lo possiede, il Sufismo, ma è minoritario e
spesso duramente perseguitato come “eresia” da certi exoteristi islamici anti-esoterici).203
L’unica pacata replica possibile al suddetto punto di vista esclusivista cristiano e islamico
(proprio anche della tradizione religiosa-exoterica ebraica), evidentemente influenzante quei
“metafisici guénoniani” musulmani e cristiani di cui dicevamo, è semplicemente far notare
che il Cristianesimo e l’Islām non includono le figure dei Riṣhi (“Veggenti nella Verità”) dei
Veda, né quelle degli Avatāra (“Discese Divine”) di Viṣhṇu (Rāma, Kriṣhṇa, ecc.) e neppure
la figura del Buddha, e che comunque si tratta di cicli profetici o cicli tradizionali diversi che
non ha alcun senso considerare in successione storica, anche perché l’Induismo non ha un
fondatore “storico” e non concepisce la storia umana e cosmica in un senso temporale lineare,
“evolutivo” e “progressivo”, ma piuttosto in senso ciclico, e lo stesso dicasi del Buddhismo,
nonostante quest’ultimo abbia effettivamente un fondatore “storico”.
Del resto, fra gli indù, gli shivaiti tantrici dravidici (non-vedizzati, non-arianizzati) non
fanno riferimento né ai Veda né agli Avatāra di Viṣhṇu, i quali sono appunto manifestazioni/
discese terrene di Viṣhṇu ovvero dell’Essere Divino nella sua funzione di mantenitore del
Dharma (la “Legge Universale”) nonché custode, illuminatore e “raddrizzatore” del mondo in
un’epoca di particolare decadenza e oscuramento spirituale generale, analogamente all’assai
posteriore concezione cristiana del “Dio fatto Uomo”, o alla concezione metafisica lamaista
del Buddha storico Shākya-Muni come una delle molte manifestazioni umane, nel corso delle
ere, dell’Ādi-Buddha, il “Buddha Primordiale”, non-umano, trascendente e assoluto. Inoltre
gli shivaiti tantrici posseggono propri lignaggi iniziatici indipendenti da quelli vedici, risalenti
a secoli, se non addirittura millenni, prima che si verificassero le invasioni degli Ari in India,
portatrici colà della tradizione vedica o brāhmanica che dir si voglia, e solo dopo molto tempo
le due tradizioni si fusero, ad opera di saggi iniziati illuminati, in quello che oggi, con
un’espressione geografica riferita alle Valli dell’Indo, denominiamo genericamente e imprecisamente “Induismo” (e che gli indù, come s’è detto, chiamano invece Sanātana-Dharma,
“Perenne Legge-Verità Divina”); e in effetti Shiva non è in origine un Dio vedico, ed anzi i
suoi adoratori erano malvisti dai brāhmini antichi, poiché Shiva, sommo Signore dei Misteri
Supremi, della Meditazione e dello Yoga, non segue le norme vediche ed insegna le scienze
sacre iniziatiche agli umili ed ai fuori casta.
Ricordiamo inoltre che il Buddhismo, dopo un trionfo passeggero iniziale, fu lentamente
spinto quasi del tutto fuori dell’India, non solo perché più congeniale ai popoli extra-indiani
ma anche e soprattutto a seguito delle violente invasioni islamiche in armi ad opera di Arabi,
Mongoli, Turchi, Afghani, Persiani (giunti in India a lunghe ondate successive tra il secolo
VIII e il XVI d.C.), che massacrarono senza pietà indù e buddhisti, convertendone poi molti a
202
Frammenti di autentico esoterismo tradizionale cristiano (dottrinale e tecnico-rituale) permangono invece in
alcuni ambienti monastici delle Chiese Cristiane d’Oriente. Su questo tema e sui rapporti in generale fra
tradizione cristiana e iniziazione, cfr. lo studio di Guénon Cristianesimo e Iniziazione, contenuto nella raccolta
René Guénon, Sull’esoterismo cristiano, Luni Editrice, parte prima, capitolo II, pp.15-32.
203
Per non parlare dell’attuale estremismo religioso armato d’inizio XXI secolo proprio di certe correnti
religiose musulmane “universaliste” sostenute da certi governi musulmani, e delle aspirazioni “mondialiste”,
sostenute da vari governi, di certi ambienti israeliti sionisti e di correnti fondamentaliste cristiane protestanti.
70
forza e devastandone templi e luoghi santi perché considerati “pagani” (pur con momenti di
pacifica convivenza e reciproci scambi culturali dovuti da parte islamica all’azione dei Sufi,
però sempre malvisti come “eretici” dai religiosi exotetristi islamici), tristi situazioni ripetutesi con le invasioni cristiane dei cattolicissimi e fanaticissimi Portoghesi, che, con piena
approvazione papale, impiantarono anche in India, Terra Santa di indù, buddhisti e jainisti, la
terribile Santa Inquisizione cattolica, che nei territori indiani occupati dal Portogallo durò dal
1560 al 1812, istituendovi tribunali (diretti da ecclesiastici), praticando orrende torture e
innalzando roghi su cui arsero vivi migliaia di sventurati indiani cattolicizzati, in parte a forza
e in parte spontaneamente o per ingenuità – del tutto ignari dell’aspetto esclusivista, totalitario
e persecutorio della religione cattolica del tempo – o per necessità al fine di evitare le odiose
vessazioni dei conquistatori che imponevano tasse e restrizioni giuridiche e sociali varie ai
“non-cattolici”, e che, per il fatto di continuare a praticare in segreto l’Induismo e il
Buddhismo, furono bollati come “eretici”, mentre “apostati” (cioè “allontanatisi/defezionati”
dalla fede cristiana, e in senso teologico ingiurioso “rinnegati”, “traditori”) furono considerati
coloro che tornavano alle fedi d’origine abbandonando la nuova fede cristiana-cattolica. Che
si trattasse di “eretici” o “apostati”, furono a migliaia torturati e condannati a orrenda morte
sul rogo. Di tutto questo ci si dimentica troppo spesso.204
Oggi, agli inizi del secolo XXI, in India, patria di Buddha Shākya-Muni, vi sono molti più
musulmani (oltre 120 milioni) e cristiani delle più varie confessioni (circa 30 milioni) che
buddhisti, ridotti ad un’esigua infima minoranza (circa 2 milioni e mezzo); e non vediamo
perché dovrebbe dunque essere inaccettabile che molti Occidentali aderiscano alle tradizioni
sacre indù e buddhista. Anticamente, gran parte di quegli indù che avevano inizialmente
aderito al Dharma di Buddha Shākya-Muni senza che, pur avvenendo dispute dottrinali,
fossero bollati dai loro correligionari indù come “apostati/rinnegati” (per usare un concetto
religioso ebraico, cristiano e islamico, totalmente estraneo alla mentalità indù e buddhista),
ritornarono all’Induismo senza che fra i rimasti buddhisti fossero considerati “apostati”, mentre molte migliaia di altri indù e buddhisti, dapprima convertiti all’Islām e al Cristianesimo (a
forza o “spontaneamente” ma per sottrarsi alle vessazioni sociali, giuridiche e fiscali imposte
dai conquistatori ai non-convertiti) e poi tornati alle loro tradizioni spirituali d’origine,
finirono barbaramente trucidati come “eretici” e “apostati” dagli exoterici islamici e cristiani
sedicenti detentori esclusivi della cosiddetta «verità rivelata, unica e assoluta».205
204
I cattolicissimi invasori Portoghesi, nelle loro colonie in India (Goa, Malabar, alcune zone del Gujarat e altri
territori), si misero a perseguitare ferocemente, tramite la terribile Inquisizione (approvata dai papi), anche gli
ebrei battezzati cattolici (scappati dalla Spagna e dal Portogallo) ma continuanti a praticare la loro fede d’origine
(e come tali “eretici”) o rigettanti palesemente il Cattolicesimo (e quindi “apostati”), e anche i cristiani riformati
(i protestanti, nati dalla Riforma luterana del 1517 in netta rottura teologica e rituale col Cattolicesimo), bollati
come “eretici”, e perfino i fedeli dell’antica Chiesa Cristiana Siro-Malabarica, presente in terra indiana pare sin
dalla fine del secolo I d.C. ed i cui riti, necessariamente “non-cattolici” in quanto risalenti alla Chiesa Cristiana
Siriana nata secoli prima del Cattolicesimo (costituitosi, nei suoi dogmi e riti, col Concilio di Nicea del 325-328
d.C.), apparivano “eretici” al loro cieco fanatismo (tanto a quello dei chierici quanto a quello dei laici).
205
Gli interpreti esclusivamente religiosi ossia exoterici dell’Ebraismo, dell’Islām e del Cristianesimo, vedono
“politeismo”, “paganesimo” e “idolatria”, ovunque non ci sia “monoteismo” secondo il concetto teologico
exoterico biblico (ebraico e cristiano) e coranico (islamico) del termine, e la loro concezione del Principio
Divino sovente assume caratteri antropomorfici (attribuendo al Principio ragionamenti e sentimenti umani) e
come tali assai poco metafisici. E che dire poi della vera e propria idolatria del Libro Sacro, considerato Parola
Divina infallibile dettata ai Profeti, presso gli exoterici ebrei (la Bibbia ebraica), musulmani (il Corano) e
cristiani protestanti (la Bibbia cristiana), e della venerazione idolatrica del Messia, della Madre del Messia, degli
Angeli, dei Santi, delle reliquie, dei santuari, di sacre immagini e statue, presso i cristiani cattolici, anglicani,
ortodossi e copti, del resto accusati di “idolatria”, “politeismo” e “paganesimo” dagli exoteristi ebrei, islamici e
cristiani protestanti (questi ultimi visti come “eretici” dai cattolici per il rifiuto protestante delle dottrine e
tradizioni cattoliche), con una litigiosità davvero infantile e desolante oltre che violentemente bellicosa nel corso
dei secoli? I “monoteisti” esclusivisti abramici, perfino santi e mistici, sono sempre stati del tutto incapaci di
comprendere la profondità metafisica dell’Induismo, il suo necessario carattere multi-misterico, multi-teista
71
A questo punto, vorremmo evidenziare come lo stesso concetto di “apostasia”, inteso dagli
exoteristi religiosi cristiani e musulmani, e anche israeliti, non solo come un’arma teologica di
vero e proprio terrorismo psicologico e spirituale ma anche come uno strumento disciplinare
punitivo (che nel contesto cristiano secolarizzato d’oggi non comporta più la pena di morte
fisica come nei secoli passati, ma la “scomunica” terrena ossia l’esclusione dalla comunità
tradizionale exoterica, e per gli ‟ostinati” addirittura, come pure nel passato, anche la “morte
spirituale”206 nella “dannazione infernale eterna” oltremondana, e nel contesto islamico exoterico più integralista comporta sia la pena di morte fisica che l’eterna dannazione ultraterrena,
e così anche nel contesto exoterico-religioso ebraico-israelita dei tempi biblici), sia del tutto
inesistente nell’Induismo, nel Buddhismo, nel Taoismo e nella Tradizione Massonica, dove
invece la massima libertà di ricerca è consentita all’individuo nell’ordine delle cose dello
Spirito, dal momento che, per dirla con un’espressione indù, «quale folle può pretendere di
conoscere la misteriosa Volontà Divina?», riferita al fatto che nessuno può conoscere quale
sia la Via migliore per un altro per giungere all’Assoluto, e che nella ricerca spirituale, specie
in ciò che concerne l’ambito esoterico-iniziatico della metafisica pura tradizionale, le
condizioni storiche di nascita, luogo, spazio, tempo, razza, lingua, religione, cultura, pur
importanti, vi hanno però un ruolo del tutto secondario, e così è di certo per chiunque sia
veramente intenzionato a cercare, conoscere, comprendere e, soprattutto, realizzare.
Per lo Yogi indù, e per qualunque sincero ricercatore metafisico, non ha alcuna rilevanza
che, per esempio, Shrī Kriṣhṇa sia nato “storicamente” dopo Shrī Rāma e prima di Shrī
Buddha, perché in tutti i casi si tratta di Discese Divine (Avatāra) e le loro differenti formulazioni del Dharma (la Legge-Verità-Dottrina Divina) rimangono perfettamente valide ed
Universali per gli uomini di ogni tempo e luogo, indipendentemente dalla “storia”, di modo
che ciascuno possa scegliere la forma del Divino più adatta, sia essa corporea-umana come
nel caso degli Avatāra, oppure puramente sonora, come nel caso delle Incantazioni dei Veda,
che per gli indù sono lo stesso Brahman (l’Assoluto) “fatto suono”, la “condensazione sonica”
delle Vibrazioni Mentali Divine ovverosia del Verbo-Logos Divino, la Parola Sacra, in un
senso incomparabilmente più profondo che queste espressioni hanno assunto negli exoterismi
religiosi “monoteisti” abramici. I Lama tibetani, poi, affermano che Buddha Shākya-Muni è
solo l’ultimo di innumerevoli Buddha che sono apparsi finora e che il Dharma buddhista
dovrà essere restaurato su tutta la terra nella sua forma primordiale dal Buddha del futuro (il
Buddha Maitreya), dopo che il misterioso personaggio che il Lamaismo denomina RudraCakrin, “Il Corrucciato-Adirato (Rudra) che ha il potere di far girare la Ruota-Cakra del
Dharma (Cakrin)”, avrà combattuto una feroce guerra contro le forze “malefiche” (umane e
non-umane), sia contro-iniziatiche e contro-religiose che dentro le stesse iniziazioni deviate e
religioni corrotte, e che sono la causa dei disordini materiali e spirituali sulla terra, ed avrà
restaurato l’ordine cosmico e terrestre;207 convinzione, questa, che gli Yogi ed i Guru indù
applicano all’Induismo ed alla sua restaurazione mondiale da parte del Kalkin-Avatāra, la
discesa (Avatāra) finale di Viṣhṇu sulla terra nella sua decima “incarnazione” (l’ultima del
ciclo umano attuale) in qualità di Giustiziere-Restauratore Ciclico (Kalkin) universale (cui è
(l’Unico Principio Assoluto esprimentesi nei molti Dèi) e multi-incarnazionista (le numerose e cicliche Discese
terrene, in sanscrito Avatāra, del Principio Divino, nonostante la teologia cristiana pretenda di riservarne il
“monopolio” al solo Cristianesimo), e la concezione non-teista e impersonale del Principio Assoluto nel Vedānta
indù e nel Buddhismo (che non è affatto “ateismo”), che solo spiriti-intelletti veramente metafisici (quelli cui si
rivolgeva René Guénon) possono comprendere profondamente e accettare senza riserve.
206
Sarebbe più corretto dire “morte psichica” o ‟morte animica”, dato che lo spirito è immortale in quanto
identico all’Assoluto, l’indebita identificazione tra spirito e anima essendo frequente fra gli exoteristi religiosi.
207
Su questi temi, cfr. René Guénon, Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, Adelphi Edizioni,
capitoli consecutivi dal 24 al 40.
72
identica la concezione ebraica, cristiana e islamica del Messia-Giustiziere finale), e che gli
shivaiti attribuiscono all’Immenso e Imperscrutabile Shiva, Dio dei misteri supremi, della
scienza della meditazione yogica e delle più alte realizzazioni trascendentali, e che si
manifesterà, «sotto mentite spoglie» ossia nelle forme più misteriose, per il beneficio
spirituale dell’umanità.
§ 8. La dipendenza di tutte le tradizioni spirituali (esoteriche ed exoteriche) dalla Tradizione
Primordiale; tradizioni complete (comprensive della parte iniziatica) e incomplete (prive
della parte iniziatica); la necessità delle differenti tradizioni spirituali (esoteriche ed
exoteriche) e carattere antimetafisico e antitradizionale dell’esclusivismo exoterico.
Come ha sottolineato più volte Guénon, l’ortodossia dottrinale e l’ortoprassi rituale delle
tradizioni spirituali (esoteriche ed exoteriche) e delle loro organizzazioni e centri operativi, e
soprattutto la loro reale forza spirituale vivente, hanno origine e sono mantenute dall’effettiva
dipendenza delle stesse tradizioni, in principio pienamente consapevole nelle loro élite ma
lungo i secoli affievolitasi e perfino perdutasi del tutto in alcune tradizioni (specie exoteriche),
nei confronti della Rivelazione-Tradizione Primordiale e del Centro Iniziatico Supremo che la
custodisce, ossia il Regno di Agarttha (“L’Inaccessibile e Imprendibile”) dei miti indù, o il
Regno di Shambala (“Luogo della Pace”) della mitologia indù e buddhista lamaista, da dove
giungerà il Kalkin-Avatāra indù (il decimo Avatāra di Viṣhṇu) cioè il Rudra-Cakrin
lamaista,208 e che tale Centro Supremo è sempre invisibilmente attivo, potendo agire ed intervenire sia attraverso le sue dirette diramazioni esterne (specie i centri lamaisti e le comunità di
yogi himālayani) ma anche in modo del tutto indipendente da queste rispetto ai centri
tradizionali secondari quando questi diventano deboli in epoche di oscuramento spirituale.
Vogliamo infatti rammentare, a tal proposito, le seguenti inequivocabili parole di Guénon
spesso dimenticate (per distrazione o volutamente?) da molti “guénoniani”: «Si possono così
intravedere certe possibilità di azione dei centri spirituali, anche al di fuori dei mezzi che si
possono considerare normali, e soprattutto quando le circostanze sono di per se stesse
anormali, vogliamo dire in condizioni tali da non più permettere l’uso di vie più dirette e di
una regolarità più apparente. Anche senza parlare di un intervento immediato del centro
supremo, che è possibile sempre e dovunque, un qualsiasi centro spirituale può agire
al di fuori della sua zona d’influenza normale, sia in favore di individui particolarmente
“qualificati”, ma che si trovino isolati in un ambiente dove l’oscuramento sia arrivato ad un
punto tale che non vi sussista quasi più nulla di tradizionale e che l’iniziazione non possa
esservi ottenuta, sia in vista di uno scopo più generale, ed anche più eccezionale, come quello
consistente nel riannodare una “catena” iniziatica rotta accidentalmente. Una tale azione,
producendosi particolarmente in un periodo o in una civiltà dove la spiritualità è quasi
completamente perduta, e dove, per conseguenza, le cose dell’ordine iniziatico sono più
nascoste di quanto non lo siano in alcun altro caso, non bisognerà meravigliarsi se le sue
modalità siano estremamente difficili a definire, tanto più che le condizioni ordinarie di luogo
e qualche volta anche di tempo vi divengono per così dire inesistenti».209 E ancora, sempre
208
Su questi assai interessanti temi cfr. René Guénon, Il Re del Mondo, Adelphi Edizioni, e Jean MarquèsRivière, Kalachakra, l’Iniziazione Tantrica del Dalai Lama, Edizioni Mediterranee. In una lettera inviata dal
Cairo a Vasile Lovinescu il 6 febbraio 1938, così Guénon si esprimeva riguardo la provenienza del decimo e
ultimo Avatāra di Viṣhṇu: «L’interpretazione secondo cui il 10º Avatâra sarà di razza tartara sarebbe, in fondo,
in accordo con la tradizione secondo la quale deve venire da Chang Shamballa [= Shambhala, N.d.R.], se si
ammette la localizzazione di questa nel Nord del Tíbet». (Riprendiamo questo brano dal sito internet in lingua
spagnola Symbolos, Revista internacional de Arte - Cultura - Gnosis, nella sezione René Guénon - Traducciones
de su Obra - Artículos traducidos de René Guénon - 20. Cartas a Vasile Lovinescu).
209
Cfr. René Guénon, Considerazioni sulla Via iniziatica, Edizioni Basaia-Fratelli Melita, cap.10, p.98.
73
citando il metafisico francese: «Infatti, come non vi è in principio che una Tradizione unica,
da cui ogni forma tradizionale ortodossa è derivata, così non vi può essere che una
iniziazione ugualmente unica nella sua essenza, sebbene sotto forme diverse e con modalità
molteplici».210 Queste importantissime considerazioni sono stranamente del tutto obliate da
quei “metafisici guénoniani” musulmani e cristiani di cui abbiamo detto, evidentemente
perché esse contrastano con la loro “interpretazione” del pensiero guénoniano e la loro idea di
“universalità spirituale” riservata solo alla tradizione islamica e a quella cristiana, e con la
loro idea di “giurisdizione spirituale” attribuita a ogni specifica tradizione in modo troppo
letterale, dimentichi che tutte le tradizioni e centri spirituali particolari dipendono, volenti o
meno, dal Centro Spirituale Supremo, custode della Rivelazione-Tradizione Primordiale e che
è sempre vivo e agisce metafisicamente nel mondo nei modi più inaspettati e sconosciuti.211
La molteplicità delle forme iniziatiche è resa necessaria dalla gran varietà di caratteristiche
210
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.99.
211
Infatti, le fondamentali considerazioni di Guénon che abbiamo sopra riportato circa l’azione metafisica
diretta del Centro Spirituale Supremo e quella dei centri spirituali tradizionali da esso derivati e la loro capacità
di “intervento iniziatico” nel mondo oltre le loro zone d’influenza ordinarie e le condizioni di luogo e tempo,
realtà metafisiche ben note nella tradizione indù e in quella buddhista tibetana lamaista, sono state non solo
sminuite ma del tutto obliate negli scritti e nelle conferenze del già citato maestro sufi-musulmano italiano ‘Abd
al-Wâhid Pallavicini e del suo “Centro Studi Metafisici” comprendente musulmani e cristiani europei sedicenti
“metafisici guénoniani”, di cui abbiamo detto in precedenza (vedi note 195, 198 e 201). Come abbiamo visto, lo
Shaykh Pallavicini, che si è più volte definito “guénoniano”, ha affermato in modo perentorio e inappellabile, ma
del tutto contrariamente a Guénon, «che non sia possibile ignorare né il luogo né il momento della nostra
collocazione umana, né la successione storica delle rivelazioni divine», che «non possiamo dimenticare la
collocazione spazio-temporale nella quale Dio ci ha posti al momento della nostra nascita», e che «dobbiamo
accettare la necessità di restare nel quadro di una particolare Tradizione» (vedi nota 201), mentre Guénon,
come abbiamo visto, ha parlato dell’azione iniziatica nel mondo ad opera del Centro Supremo, «di un intervento
immediato del centro supremo, che è possibile sempre e dovunque», e riguardo i centri spirituali derivati ha
precisato che «un qualsiasi centro spirituale può agire al di fuori della sua zona d’influenza normale»,
sottolineando il fatto che «le condizioni ordinarie di luogo e qualche volta anche di tempo vi divengono per così
dire inesistenti». Lo Shaykh Pallavicini e i “guénoniani” del “Centro Studi Metafisici” e del connesso periodico
Il Messaggio. Rivista di Studi Metafisici, hanno criticato come “illusi” coloro che hanno ricordato i dati sul
Centro Supremo e sulla sua azione diretta o tramite i centri derivati anche fuori dalla loro “giurisdizione
spirituale” normale, dati che sono il cardine di tutto il pensiero e l’opera di René Guénon, essi ritenendoli invece
come qualcosa che non avrebbe nulla a che fare con i profeti e i libri sacri rivelati (sic!!!), e ribadendo la loro
idea circa l’esclusivo monopolio dell’“universalità spirituale” da parte di due sole tradizioni, la musulmana e la
cristiana, e riservando alla sola tradizione musulmana la possibilità di fornire mezzi iniziatici validi (l’iniziazione
sufi) a quegli Occidentali, «cristiani di nascita», che prendano atto della perdita della dimensione iniziatica
nell’attuale tradizione cristiana. Tutto ciò è davvero alquanto strano per ricercatori che fanno continuamente
mostra di professarsi “metafisici guénoniani”!!! A questo punto, facciamo un’altra considerazione connessa a
questo tema. La decadenza spirituale e intellettuale del mondo cristiano e la connessa perdita dell’esoterismo
metafisico tradizionale cristiano, portò Guénon a ricollegarsi alle tradizioni spirituali orientali taoista, vedānticaindù e sufi-islāmica e ad installarsi definitivamente nel mondo tradizionale musulmano al Cairo, in Egitto, per
svolgere la funzione di ponte intellettuale fra Oriente e Occidente. Data l’attuale decadenza e agitazione del
mondo musulmano, dovute a cause sia interne che esterne, non diciamo nulla di inverosimile ipotizzando che, se
fosse vissuto ai giorni nostri, il metafisico francese, per svolgere la sua funzione, avrebbe scelto di installarsi in
quella parte del mondo indù ancora saldamente ancorato al Sanātana Dharma, o nel Lamaismo Tibetano o nel
più elitario Taoismo tradizionale (non certo quello new age…), sopravviventi alla decadenza avanzante. Questa è
solo la nostra idea, ma non ci sembra in nulla meno avanzabile rispetto alle idee del tutto contrarie dei
menzionati “metafisici guénoniani” musulmani e cristiani occidentali. È inoltre evidente che noi non teniamo in
nessun conto le accuse di ‟eresia” e “apostasia” mosse dagli exoteristi religiosi che vorrebbero rinchiudere
l’intera spiritualità e la metafisica totale negli angusti quadri dei dogmi e riti religiosi delle loro tradizioni
d’appartenenza (bollando come ‟eresia” tutto quel che esce da tali quadri) e non accettano che un loro aderente
possa optare per tradizioni differenti (bollandolo ignominiosamente ‟apostata”), benché queste derivino
regolarmente dal Centro Supremo e quindi dalla Tradizione Primordiale, nozioni che gli exoteristi religiosi
(specie israeliti, cristiani e musulmani) non concepiscono neanche lontanamente.
74
mentali e spirituali degli esseri umani – benché tali caratteristiche possano poi effettivamente
essere raggruppate in categorie generali di “affinità” in base a precise e rigorose corrispondenze cosmologiche, come attestano in modo evidentissimo i molteplici metodi di realizzazione
yogico-meditativa indù e tibetani –, ed è questa la vera ragion d’essere delle differenti forme
del Sacro nell’umanità e nel ciclo cosmico attuali, cosicché ciascuno possa trovare i metodi
più adatti e conformi alla propria natura interiore (alle proprie “corrispondenze e risonanze
karmiche”, come dicono i Guru indù e i Lama tibetani). Per questo motivo ci sembra poco
giustificabile il voler restringere ad una sola forma tradizionale la prerogativa di poter fornire
i supporti spirituali efficaci a quegli Occidentali che volessero rivolgersi all’Oriente (ovviamente alle sue regolari “tradizioni” ovverosia “trasmissioni” iniziatiche rituali, e non alle sue
contraffazioni), dove solamente ormai si custodisce lo scrigno delle conoscenze iniziatiche
primordiali e la coscienza del Centro Supremo e del suo Re-Pontefice,212 che alla fine del
Kali-Yuga, “L’Età Oscura della Discordia e dei Conflitti”, l’era presente iniziata nel 3102 a.C.
e detta durare oltre seimila anni, dovrà intervenire per ripristinare l’ordine tradizionale e la
spiritualità sulla terra e, rimanifestando pienamente la Rivelazione-Tradizione Primordiale
nella sua purezza e integrità originaria, dare inizio ad un nuovo Manvantara.
La suddetta visione universale è ormai estranea all’exoterismo religioso, specie ebraico,
cristiano e musulmano, dove si riscontra il più rigido esclusivismo, e solo nel corrispondente
ambito esoterico, dove esso sussista ancora, potendosi invece trovare piena approvazione e
condivisione per essa. Per chiarire, ad esempio, come negli ambienti cattolici più rigidi
non vi è alcuna coscienza dell’esoterismo tradizionale e dell’unità metafisica delle differenti
tradizioni sacre e della necessità spirituale di tali differenze, e come essi concepiscono il
rapporto con le altre tradizioni nel senso di una supremazia spirituale, citeremo solo tre
piccoli esempi, che rivelano l’impossibilità di fondo per ogni dialogo veramente costruttivo.
Nel 1932, recensendo un libro sul Vedānta scritto del Reverendo Padre Dandoy, missionario
cattolico in India, Guénon rilevava213 come l’ecclesiastico manifestasse l’ostile intenzione di
combattere la metafisica vedāntica indù, innanzitutto deformandola nel senso erroneo di
una semplice ontologia (che si limita all’Essere, mentre invece il Vedānta, essendo metafisica
pura, considera il Sovra-Essere o Non-Essere e quindi l’Assoluto Totale), oltretutto di tipo
“teologico” e “filosofico”, e quindi accarezzando il sogno di sostituire in India la dottrina
vedāntica (che è puramente metafisica) con quella cattolica della scolastica medievale ed in
particolare con la tomistica (che è teologica e come tale si ferma all’ontologia), affermando
apertamente e brutalmente che «si sopprime soltanto quel che si rimpiazza», a tal proposito
Guénon osservando che «le dottrine orientali sono tali da sfidare qualsiasi tentativo di
annessione o di assimilazione, ma ciò non vuol dire che qualcuno non possa tentare di
misurarsi con un’impresa del genere, e l’interesse subitaneo che certa gente manifesta per
tali dottrine non è di una natura tale da ispirarci una fiducia illimitata».214 Nella stessa
recensione, Guénon rilevava inoltre che il periodico cattolico Revue Internationale des
Sociétes Secrètes (acronimo R.I.S.S.) ovvero “Rivista Internazionale delle Società Segrete”,
nel pubblicare un elogio del citato libro di Padre Dandoy, sentenziava che quel libro
«può essere consultato con fiducia» in quanto «opera di un cattolico», il metafisico francese
commentando, per evidenziare l’insensatezza e la bizzarria di tale affermazione, che se quella
era la garanzia di competenza circa le dottrine indù, allora riguardo la competente esposizione
della dottrina cattolica occorreva dare la preferenza a un brāhmano e non a un cattolico!215
212
Cfr. René Guénon, Il Re del Mondo, Adelphi Edizioni.
213
Cfr. René Guénon, Studi sull’Induismo, Luni Editrice, sezione “Recensioni”, pp.118-120.
214
Cfr. René Guénon, op. cit., sezione “Recensioni”, pp.119-120.
215
La cattolica Revue Internationale des Sociétes Secrètes (R.I.S.S.), “Rivista Internazionale delle Società
Segrete”, esiste tutt’oggi, tradotta in varie lingue, e accanto alla pur meritevole opera di mettere in guardia verso
75
Sempre nel 1932 Guénon osservava ancora circa l’assiduo “interesse” per le dottrine
orientali manifestato in certi ambienti cattolici: «La regolare pubblicazione, da un certo
periodo di tempo in qua, negli “Études carmélitaines” [“Studi carmelitani”, N.d.R.], di
articoli dedicati alle dottrine orientali, ed il cui carattere più eclatante è che ci si sforza di
presentarle come “mistiche”, sembra derivare dalle stesse intenzioni che hanno prodotto la
traduzione del libro di Padre Dandoy, di cui parliamo altrove, e un semplice colpo d’occhio
all’elenco dei collaboratori di questa rivista giustifica intera mente questa impressione. Se si
confronta questo fatto con la campagna antiorientale che i nostri lettori conoscono, e nella
quale giocano anche un loro ruolo gli ambienti cattolici, di primo acchito si può provare un
certo stupore, poiché sembra esserci qualche incoerenza; ma, riflettendo, si finisce col chiedersi se un’interpretazione tendenziosa come quella di cui si tratta, non costituisca anch’essa,
quantunque in modo camuffato, un mezzo per combattere l’Oriente. In ogni caso, c’è da
temere che un’apparente simpatia possa dissimulare una nascosta volontà di proselitismo
e, se così si può dire, di “annessionismo”; conosciamo troppo lo spirito occidentale per non
nutrire qualche preoccupazione a riguardo: Timeo Danaos et dona ferentes! [= “Temo i
Danai e i portatori di doni”, antico detto latino esortante a diffidare di chi mostra falsamente
amicizia in realtà con l’intenzione di colpire a tradimento, N.d.R.]».216
Riguardo la falsa assimilazione delle dottrine iniziatiche orientali al misticismo ed anche alla
filosofia,217 operazione cominciata dagli orientalisti accademici occidentali e quindi proseguita
le varie forme di occultismo (ma con argomenti prettamente exoterico-religiosi, che non sono in grado di approfondire la questione rispetto agli argomenti gnostico-metafisici del Guénon contro l’occultismo), da sempre, oltre
ad avere una marcata attitudine antimassonica, si sforza di screditare le dottrine indù, buddhiste, taoiste, sufi, o
identificandole alle loro contraffazioni occultiste (“teosofiste” e “neospiritualiste”) oppure alterandone la natura
assimilandole al misticismo religioso in modo da dare intendere ai lettori che esse non hanno da offrire nulla di
più del misticismo religioso cristiano (da essi opinato il sommo vertice della spiritualità in assoluto mai toccato
da qualsiasi altra forma di spiritualità “non-cristiana”), e inoltre attaccando continuamente l’opera di Guénon e la
sua stessa persona, sin da quando egli era in vita, non solo con argomenti intellettualmente insignificanti ma
finanche con calunnie e diffamazioni tanto ridicolmente infantili quanto ignobilmente meschine.
216
Cfr. René Guénon, recensione del numero di aprile 1932 di Études carmélitaines, pubblicata sulla rivista
Le Voile d’Isis, 1932, pp.480-481, oggi in René Guénon, L’Esoterismo Islamico e il Taoismo. La Metafisica
Orientale, Arktos-Oggero Editore, sezione “Recensioni di Libri e Riviste sull’Esoterismo Islamico – Riviste”,
pp.126-127 (e anche in René Guénon, Scritti sull’esoterismo islamico e il Taoismo, Adelphi Edizioni,
Appendice, “Recensioni sull’esoterismo islamico”, con differente formato e diversa numerazione di pagine).
217
La filosofia, nell’antichità occidentale, secondo il suo etimo greco originario (philosophía), indicava l’amore
(philo) per la sofìa (sophía) ossia sapienza-saggezza-conoscenza di tipo metafisico come questa era intesa negli
antichi Misteri iniziatici greci e poi greco-romani, quindi la ‟filosofia” costituendo propriamente un’inclinazione
dell’animo e una preparazione esclusivamente teorica verso la superiore sapienza-saggezza-conoscenza iniziatica
metafisica e non affatto il suo possesso cioè la sua effettiva realizzazione (a qualunque grado); pertanto, le
dottrine metafisiche iniziatiche, orientali e occidentali, si indicano più propriamente coi termini ‟sofìa”,
‟misteriosofìa”, ‟saggezza”, ‟sapienza”, ‟gnosi”, ‟conoscenza”, accompagnandovi o sottintendendovi sempre
gli aggettivi ‟iniziatica” o ‟trascendentale” o ‟metafisica”, che consideriamo equivalenti secondo i chiarimenti
dottrinali guénoniani. Inoltre, la filosofia occidentale medievale cristiana, pur di principale derivazione greca
(per il tramite degli arabi-musulmani), non ebbe più alcun legame con la misteriosofia iniziatica dell’antichità
greco-romana (ormai estinta per vari complessi motivi impossibili da esaminare qui), ma ne ebbe sia con l’exoterismo religioso cristiano (la religione cristiana in senso proprio custodita dottrinalmente e ritualmente dalla
Chiesa) che con l’esoterismo cristiano (custodito da varie organizzazioni iniziatiche, la più nota essendo quella
dei Templari), divenendo nel primo caso un complemento alla teologia religiosa e in vista di una realizzazione
spirituale di tipo religioso, e nel secondo caso, assieme alla teologia religiosa, un supporto esterno alla metafisica
iniziatica-esoterica e alla corrispondente realizzazione spirituale (esoterismo ed exoterismo essendo sempre due
domini gerarchicamente ben distinti all’interno di una medesima forma sacra tradizionale, quindi non equiparabili e non confondibili, e quindi niente affatto opponibili ma perfettamente coesistenti). Anche la cosiddetta
‟filosofia ermetica” (sia musulmana che cristiana) ebbe carattere preparatorio ad una gnosi realizzativa iniziatica. Invece, la filosofia occidentale (e orientale occidentalizzata) moderna a carattere idealista e spiritualista, in
tutte le sue forme e varietà, avendo rotto ogni legame diretto con qualsivoglia dottrina tradizionale, sia essa
esoterica-iniziatica-metafisica che exoterica-religiosa-teologica, non ha più nemmeno quel carattere teorico
76
dagli ambienti religiosi occidentali, Guénon considerò nel 1946 quanto segue: «Se si può dire,
è ora di moda qualificare come “mistiche” le stesse dottrine orientali, comprese quelle in cui
non v’è nemmeno l’ombra di un’apparenza esteriore che possa, per coloro che non vanno più
innanzi, dar luogo ad una tale qualificazione; l’origine di questa falsa interpretazione è
naturalmente imputabile a certi orientalisti, che d’altronde possono non esservi stati condotti
in un primo momento da un secondo fine nettamente definito, ma soltanto dalla loro incomprensione e dal partito preso più o meno incosciente, ad essi abituale, di ricondurre tutto a
punti di vista occidentali. Ma di seguito, altri sono venuti che si sono impadroniti di questa
abusiva assimilazione, e che, scorgendo il profitto che potevano ricavarne per i propri scopi,
si sforzano di propagare l’idea al di fuori del mondo speciale, tutto sommato abbastanza
ristretto, degli orientalisti e della loro clientela; ciò è grave non soltanto per la ragione
che è soprattutto in tal modo che questa confusione si diffonde sempre più maggiormente, ma
anche per la ragione che non è difficile scorgervi i segni non equivoci di un tentativo
“annessionista” contro cui è necessario mettersi in guardia. Infatti, coloro ai quali facciamo
presentemente allusione sono proprio quelli che possono essere considerati i negatori più
“seri” dell’esoterismo, vogliamo dire gli exoteristi religiosi, che si rifiutano di ammettere
qualsiasi altra cosa al di fuori del loro dominio, ma che indubbiamente stimano questa
assimilazione o questa “annessione” più abile di una brutale negazione; e considerando il
modo con cui alcuni di essi s’applicano a travestire in “misticismo” le dottrine più
propriamente iniziatiche, sembrerebbe in vero che questo compito rivesta ai loro occhi un
carattere particolarmente urgente»;218 il metafisico francese aggiungendo: «Altri si sforzano
anche di travestire le dottrine orientali in “filosofia”, ma questa falsa assimilazione è forse
tutto sommato meno pericolosa dell’altra in ragione della stretta limitazione del punto
di vista filosofico stesso; costoro non riescono d’altronde, per il modo speciale con cui
presentano siffatte dottrine, che a farne qualche cosa di totalmente sprovvisto d’interesse ed i
loro studi danno una prodigiosa impressione di “noia”!».219
In un articolo del 1948 del Reverendo Jean Daniélou, intitolato Le Yogi et le Saint (“Lo Yogi
e il Santo”), all’inizio l’eminente ecclesiastico e teologo cattolico (fratello dell’indologo
shivaita francese Alain Daniélou) sembrava apprezzare la tradizione indù curandosi di distinguerla, sulla base dei chiarimenti dottrinali di Guénon, dalle moderne contraffazioni teosofiste
e occultiste, ma poi la riduceva, erroneamente e contro le chiarificazioni a riguardo esposte
nei testi guénoniani pur citati dallo stesso reverendo (al che dobbiamo dubitare o della sua
capacità di comprensione del punto di vista metafisico puro o della sua buona fede), prima ad
una tradizione “mistica”, mentre in realtà è iniziatica, e poi, peggio ancora, a “misticismo
naturale” e “saggezza umana”, quindi negandovi ogni pieno valore trascendente; l’illustre
ecclesiastico mostrava inoltre di apprezzare ed appoggiare i tentativi fatti dai missionari
cattolici di creare una mistica cristiana cattolica ‟di struttura induista”, che, rileviamo noi,
poteva avere (ed ha ancora oggi) come vero e unico fine quello di “annettere” l’Induismo al
Cattolicesimo e poter così tentare più facilmente di “convertire” gli indù.220 Guénon, nel
preparatorio alla realizzazione presente nelle dottrine tradizionali in questione, per cui essa si riduce ad una
elaborazione puramente teorica, ideale, dove nessuna effettiva realizzazione spirituale, né esoterica né exoterica,
anche al grado più elementare, è in alcun modo possibile, e ovviamente ciò vale a maggior ragione per tutte le
filosofie materialiste, per loro impostazione inevitabilmente anti-metafisiche, anti-iniziatiche e anti-religiose,
vale a dire anti-tradizionali nel senso specifico guénoniano delle parole ‟tradizione” e ‟tradizionale”.
218
Cfr. René Guénon, Considerazioni sulla Via iniziatica, Edizioni Basaia-Fratelli Melita, cap.1, pp.25-26.
219
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.26, nota 2.
220
Questi tentativi al giorno d’oggi sono sempre più frequenti in India, anche se fallimentari verso le vere élite
spirituali e la maggioranza degli indù, riuscendo solo in forme minoritarie, e lo stesso dicasi del più manifestamente aggressivo proselitismo exoterico-religioso musulmano in terra indiana.
77
recensire l’articolo in questione,221 rilevava i suddetti ed altri errori dottrinali, ad esempio
l’interpretazione che il reverendo faceva della parola Yoga intesa come “unione mistica”
in senso religioso (cioè exoterico) cristiano, quando in realtà è una unione metafisica totale
col Principio Assoluto (per identità metafisica senza dualità), e l’errata interpretazione della
visione guénoniana dell’unità trascendente di tutte le autentiche tradizioni sacre del mondo,
in quanto diramazioni dell’unica Rivelazione-Tradizione Primordiale, come “sottile sincretismo”, quando in realtà, come s’è visto in precedenza, si tratta esattamente del contrario ossia
di sintesi metafisica che non solo rispetta le differenze ma raccomanda anche di evitare ogni
sincretismo rituale. Alla fine della sua recensione dell’articolo del reverendo, così Guénon
concludeva senza mezzi termini: «Comunque stiano le cose, la conclusione che ci vediamo
tenuti a trarre decisamente da tutto questo è che nessuna intesa è realmente possibile con
chiunque abbia la pretesa di riservare a una sola e unica forma tradizionale, a esclusione di
tutte le altre, il monopolio della rivelazione e del sovrannaturale».222
In un articolo dal titolo Sagesse hindoue et sagesse chrétienne (“Saggezza indù e saggezza
cristiana”), pubblicato nel 1950 su una rivista cattolica benedettina francese, l’autore, un
teologo cattolico minore, manifestava le medesime idee del suddetto più illustre reverendo
ma espresse in modo più brutale ovverosia che solamente il Cristianesimo avrebbe carattere
trascendente ed il monopolio del sovrannaturale (sic!), che la saggezza indù, come tutte le
sapienze sacre “non-cristiane”, sarebbe puramente umana (sic!), e che la chiesa cattolica
doveva sforzarsi di «conquistare la filosofia indù al servizio del Cristianesimo» così come nel
Medioevo aveva annesso la filosofia greca subordinandola ai dogmi cattolici, e ponendo come
condizione di base che l’India «rinunci alla sua metafisica» ossia rinunci ad essere indù per
divenire cristiana cattolica (sic!!). Nel recensire questo articolo, Guénon,223 oltre a rimarcare
quel che nei suoi dotti libri è detto chiarissimamente ovvero che in nessun modo la dottrina
indù, che è metafisica e iniziatica, può essere ridotta ad una mera “filosofia”,224 e neppure ad
una “teologia” religiosa e mistica,225 senza snaturarla completamente, e oltre a rilevare il
superficiale e grave errore dottrinale dell’articolista nel considerare come esclusivamente
“immanente” l’Assoluto Impersonale ossia Sovra-Personale vedāntico (che esprime invece
il massimo di trascendenza possibile, in quanto onnicomprensivo), riguardo l’aspirazione
“annessionista” suddetta, secondo cui l’India dovrebbe rinunciare alla sua metafisica per
“cristianizzarsi”, osservava che «è proprio vero che il proselitismo occidentale non arretra
davanti a nulla, e questo del resto ci era noto già da molto tempo: ma poiché qui ci troviamo
di fronte a due tradizioni che in quanto tali sono entrambe di essenza sovrannaturale e “nonumana”, e non possono di conseguenza venire a rapporto se non su un piede di rigorosa
parità, o ignorarsi mutuamente, ne consegue che si tratta di un’impossibilità pura e
semplice».226 E riguardo i deboli e superficiali argomenti addotti dell’articolista cattolico a
sostegno delle proprie tesi: «Aggiungiamo soltanto che il tutto è accompagnato da argomen-
221
Cfr. René Guénon, Studi sull’Induismo, Luni Editrice, sezione “Recensioni”, pp.271-272.
222
Cfr. René Guénon, op. cit., sezione “Recensioni”, p.272.
223
Cfr. René Guénon, op. cit., sezione “Recensioni”, pp.281-283.
224
Abbiamo visto precedentemente (vedi nota 217) il grave errore di una tale indebita assimilazione.
225
La teologia religiosa e mistica, come più volte osservato in precedenza, considera come Realtà Ultima
l’Essere-Dio, oltretutto considerato in modo exoterico-religioso ossia senza superare mai il dualismo CreatoreCreazione e Creatore-Creatura, e non concepisce nemmeno lontanamente il Supremo Sovra-Essere o Non-Essere
Metafisico e la possibilità per l’uomo dell’Unione-Identità Suprema Assoluta e Totale con Quello.
226
Cfr. René Guénon, op. cit., sezione “Recensioni”, p.282.
78
tazioni puramente verbali, le quali possono sembrare convincenti solo a chi ne sia già
persuaso in partenza, e non hanno che il valore di quelle di cui si servono i filosofi moderni,
con intenzioni diverse, quando pretendono di imporre limiti alla conoscenza e vogliono
negare tutto quel che è di ordine sovra-razionale; cose di questo genere, da qualunque parte
provengano, ci fanno irresistibilmente pensare a quelli che potrebbero essere i ragionamenti
che avanzerebbe un cieco se si mettesse in capo di provare che la luce non esiste!».227
Tutti i tentativi “annessionisti” da parte di una tradizione sacra, quale che essa sia, nei
confronti di un’altra sono decisamente antitradizionali, e certi aspetti dell’odierno cosiddetto
‟ecumenismo” cattolico, accanto alla sincera ricerca del dialogo e della conoscenza fra mondi
spirituali diversi, ci sembrano troppo spesso un subdolo tentativo di inglobare tutte le altre
tradizioni nel Cattolicesimo per in certo modo ‟affievolirne” (se ciò fosse mai possibile!)
l’autonomia spirituale e finanche per negarne il carattere trascendente. E la stessa cosa
pensiamo dell’‟ecumenismo” e del ‟dialogo interreligioso” del cosiddetto “Parlamento delle
Religioni” d’invenzione protestante statunitense (istituito alla fine del secolo XIX ed attualmente ancora attivissimo).228 Per una vera e duratura intesa fra le diverse tradizioni sacre,
occorrerebbe non solo la comprensione profonda della metafisica totale, che è essenzialmente
una e universale seppur assai diversa nelle formulazioni esteriori, ma è ben necessaria anche
la rinuncia al proselitismo missionario e a qualsivoglia “conversionismo”. Guénon, nel recensire positivamente un articolo su tale tema del dotto indù Ānanda Kentish Coomaraswamy
(1877-1947, insigne studioso di metafisica e arte sacra tradizionale orientale e occidentale, in
lungo e intenso contatto epistolare con Guénon), il quale considerava un grave ostacolo
all’intesa in questione l’attitudine degli intellettuali religiosi occidentali cristiani (ecclesiastici
e laici229) di porsi su un piano di superiorità e di annessionismo e conversionismo rispetto agli
altri mondi sacri, scrisse a chiare lettere che «un’intesa simile implicherebbe naturalmente
la rinuncia a qualsiasi proselitismo e a ogni attività “missionaria” com’è attualmente
concepita; del resto, la sola “conversione” vera, della quale tutti hanno bisogno, è la
metanoia intesa nel suo senso originario di metamorfosi intellettuale, la quale non porta
da una forma di credenza all’altra, bensì dall’umano al divino».230 E riguardo il modo solitamente assai deformato dei missionari cristiani, sia per involontaria incomprensione che per
intenzionale malafede, di presentare le tradizioni sacre “non-cristiane”, Guénon così riferì a
Coomaraswamy: «Per principio, diffido molto di ciò che scrivono i missionari; è raro, infatti,
che le loro esposizioni non siano deformate dai loro pregiudizi; però devo riconoscere che vi
sono comunque delle eccezioni […]».231
227
Cfr. René Guénon, op. cit., sezione “Recensioni”, pp.282-283.
228
Che il proselitismo occidentale, sia esso spirituale religioso, che si tratti di Cattolicesimo e Protestantesimo
(quest’ultimo, secondo Guénon, contrariamente al Cattolicesimo, non ha mai funto da base exoterica per alcun
esoterismo tradizionale, e inoltre il metafisico francese ha rimarcato il fatto che esso, anche nell’ordine
exoterico-religioso, abbia sin dai suoi inizi soppresso molti riti tradizionali, in ciò manifestando un’attitudine
antitradizionale) o di organizzazioni pseudo-iniziatiche (come la “Società Teosofica” e organizzazioni
consimili), ma anche e soprattutto di tipo politico, economico, sociale e culturale, non arretri davanti a nulla, è
più che evidente, ed esso utilizza anche organizzazioni filantropiche e di carità per penetrare più profondamente
nei popoli e annetterli culturalmente, materialmente e spiritualmente il più possibile; rileviamo ciò con tutto il
rispetto e ammirazione che si deve alle meritorie attività filantropiche di coloro che con grande sincerità e sforzo
vi si dedicano, ma che sono non di rado strumenti inconsapevoli di progetti di colonizzazione ben più vasti.
229
Non è forse superfluo specificare che intendiamo il termine ‟laici”, dal tardo latino laicus a sua volta dal
greco laikós, ‟del popolo”, ‟laico” (da laós, ‟popolo”), nel suo senso originale indicante i membri del popolo dei
fedeli della chiesa cristiana non aventi alcun grado nella gerarchia ecclesiastica, per differenziarli dai ‟chierici”
(gli ecclesiastici), e non affatto come sinonimo di ‟atei” e ‟agnostici” come s’intende abusivamente oggigiorno.
230
Cfr. René Guénon, op. cit., sezione “Recensioni”, p.268.
231
Lettera dal Cairo del 2 dicembre 1935 ad A.K. Coomaraswamy, riportata sul sito internet in lingua spagnola
79
Nonostante i tentativi di stringere rapporti con l’intellettualità cattolica (ecclesiastica e laica),
Guénon ne ebbe come risultato, fatte rarissime eccezioni a lui favorevoli (fra i cattolici
d’appartenenza massonica), quello di essere assurdamente additato da essa come “sincretista”
(quando in realtà, come s’è visto e come testimoniano tutte le sue opere, si tratta di sintesi
metafisica), “eretico” (per la sua netta distinzione fra esoterismo ed exoterismo, per i limiti
realizzativi da lui ben individuati nell’exoterismo, misticismo incluso, per la nozione della
Rivelazione-Tradizione Primordiale antecedente e sottostante a tutte le tradizioni-rivelazioni
particolari, per le sue critiche al proselitismo e conversionismo religioso), “apostata” (per i
suoi ricollegamenti iniziatici massonico, taoista, vedāntico, sufi) e finanche “anticristiano” e
“demonio incarnato” (sic!!), tipici termini ingiuriosi del corredo della ben nota fraseologia
inquisitoria, attacchi insensati e ridicoli che durano ancora oggi, unitamente a quelli di certi
ambienti islamici exoterici anti-iniziatici (tanto orientali quanto europei). Del resto l’incapacità da parte cattolica di comprendere la metafisica totale e l’autentico esoterismo, sta proprio
nel fatto che, come rilevava Guénon, queste conoscenze ed i connessi mezzi rituali realizzativi
non sono più presenti nel Cattolicesimo da lunghi secoli, essendosi completamente estinte le
organizzazioni esoteriche (iniziatiche) tradizionali cattoliche, come i Templari e i Rosacroce,
che custodivano tale esoterismo dottrinalmente e ritualmente, organizzazioni che non possono
affatto essere ricostituite artificialmente né assorbite nell’ambito religioso (cioè exoterico).232
Guénon, ritiratosi al Cairo sin dal 1930, nella sua corrispondenza epistolare dalla capitale
egiziana con vari interlocutori europei, ribadì più volte con rammarico l’impossibilità di
poter stabilire un’intesa metafisica con gli ambienti ufficiali del Cattolicesimo, a causa del
loro netto ostracismo, essendosi in essi da secoli ormai perduta completamente ogni nozione
dell’autentico esoterismo e della dipendenza di tutte le vere tradizioni e centri spirituali del
mondo (orientali e occidentali) dalla Tradizione Primordiale e dal Centro Iniziatico Supremo.
Guénon, in una lettera del 24 Settembre 1933 ad un suo corrispondente firmantesi con lo
pseudonimo di Hillel, aveva infatti osservato: «Roma [= la Chiesa Cattolica, N.d.R.], nel
condannare tutto ciò che ha a che fare con l’esoterismo, in realtà pronuncia da sé la sua
propria condanna, perché ciò sarebbe la definitiva rottura con il “Centro”»,233 riferendosi
al Centro Iniziatico Supremo, dove la “condanna” di cui trattasi è quella di separarsi dalla
fonte spirituale superiore di tutte le tradizioni sacre del mondo, l’unica in grado di garantire la
sopravvivenza di ogni tradizione particolare e la coscienza dell’unità di tutte le tradizioni.
In una precedente lettera del 22 dicembre 1931 al suo collaboratore Frithjof Schuon, il
metafisico francese aveva già osservato: «Sono sempre più persuaso del fatto che le forme
costituite del Cristianesimo sono attualmente incapaci di fornire un appoggio effettivo per
una restaurazione dello spirito tradizionale: ho considerato ciò soprattutto perché non mi si
Symbolos, Revista internacional de Arte - Cultura - Gnosis, nella sezione René Guénon - Traducciones de su
Obra - Artículos traducidos de René Guénon - 23. Cartas a Ananda Coomaraswamy.
232
I due fatti storici cruciali causanti tale irrimediabile perdita furono la distruzione dell’Ordine del Tempio
(l’Ordine dei Cavalieri Templari) nel periodo 1312-1314 (con anno cruciale il 1313) da parte del papato e della
monarchia francese, e il definitivo e irreversibile ritiro dei Rosacroce (eredi dei Templari) in Asia dopo la
conclusione nel 1648 della sanguinosa Guerra dei Trent’Anni (cfr. René Guénon, Il Re del Mondo, Adelphi Edizioni, cap.8), tale “ritiro in Asia” indicando l’assorbirsi degli ultimi veri Rosacroce variamente nella Tradizione
Esoterica dell’Islām (il Sufismo) e dell’Ebraismo (la Kabbala) e in alcuni casi perfino nella Tradizione Indù e nel
Lamaismo Tibetano. Da quel momento non vi furono più veri Rosacroce in Occidente. Per cui, tutte le moderne
organizzazioni “neotemplari” e “neorosacruciane”, come ha evidenziato Guénon, rientrano senza dubbio nel
novero della pseudo-tradizione e pseudo-iniziazione. Si può dire che col 1648 si spezza il legame spirituale
effettivo del Cattolicesimo col Centro Iniziatico Supremo, legame fino ad allora mantenuto prima dai Templari e
poi dai Rosacroce, del resto entrambe queste organizzazioni essendo state in stretto rapporto coi Sufi musulmani.
233
Passo citato in Jean Robin, René Guénon, témoin de la Tradition, Paris, Guy Trédaniel, 1978, p.233.
80
potesse rimproverare di aver disdegnato alcuna possibilità».234
In una missiva all’esoterista italiano Julius Evola del 21 novembre 1933, ribadendo: «[…]
non ho mai creduto in una restaurazione effettiva dello spirito tradizionale in Occidente sulla
base del Cattolicesimo; dovete pensare bene che non sono affatto così ingenuo; ma, per delle
ragioni che mi è purtroppo impossibile spiegare per lettera, era necessario dire quanto ho
detto e considerare questa possibilità, non foss’altro che per stabilire una situazione netta; e
questo ha avuto in pieno i risultati (negativi) che me ne attendevo».235
In uno studio della prima metà del 1935 sulle possibilità iniziatiche rimaste nelle tradizioni
spirituali specificamente occidentali, Guénon riservava tali possibilità alle sole organizzazioni
della Massoneria, pur rilevando il fatto che «esse son talmente ridotte, se non addirittura
deviate, che non vi si può sperare, nella maggior parte dei casi, in molto di più che in
un’iniziazione virtuale»,236 ed evidenziava il fatto che «per quanto riguarda il Cattolicesimo,
tutto sembra indicare che non vi si trova più nulla di quest’ordine; e d’altronde, poiché i suoi
rappresentanti più autorizzati lo negano espressamente, dobbiamo creder loro, almeno
fintanto che non avremo delle prove del contrario, ed è inutile parlare del Protestantesimo,
perché esso non è che una deviazione prodotta dallo spirito antitradizionale dei tempi
moderni, il che esclude che esso abbia mai potuto racchiudere il minimo esoterismo e servire
di base ad una qualsiasi iniziazione»,237 il metafisico francese sottolineando «che le pratiche
religiose del Cristianesimo, d’altronde non più che quelle di altre forme tradizionali [a
carattere religioso, N.d.R.], non possono sostituirsi alle pratiche iniziatiche e produrre effetti
dello stesso ordine di queste ultime, poiché non è a questo che esse sono destinate».238 In un
suo studio del 1949 sui rapporti fra iniziazione e tradizione cristiana, Guénon rilevava però
il sussistere di autentici elementi dottrinali e tecnico-rituali iniziatici cristiani (anche se
non consententi una realizzazione metafisica completa riguardo l’Unione Suprema e la
Liberazione, secondo espressioni della metafisica impersonalista indù vedāntica e tantrica
non-dualista) in alcuni ambienti monastici delle Chiese Cristiane d’Oriente,239 come in effetti
riscontrabile fra i monaci greco-ortodossi del Monte Athos e fra i monaci della Chiesa Copta,
nulla di ciò sussistendo più nella tradizione cattolica, che anzi ostracizza ogni esoterismo.
Scrivendo all’esoterista italiano Goffredo Pistoni il 19 giugno 1949, dopo aver sottolineato
il fatto che «il Cattolicesimo, almeno nel suo stato attuale, non sembra lasciare alcuna porta
234
Passo citato nel sito internet in lingua spagnola Cartas a Frithjof Schuon - Webislam.
235
Lettera citata in Julius Evola, Rivolta contro il mondo moderno, Edizioni Mediterranee, Roma 2007, Sezione
Appendici, pp.416-417.
236
Cfr. René Guénon, Vi sono ancora delle possibilità iniziatiche nelle forme tradizionali occidentali?, in René
Guénon, La Tradizione e le Tradizioni. Scritti 1910-1938, Edizioni Mediterranee (pp.169-174), pp.173-174.
237
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.172. Secondo Guénon, il carattere antitradizionale del Protestantesimo
si è manifestato nel ristretto letteralismo antisimbolico con cui interpreta le Scritture bibliche (vetero e neo
testamentarie) e nella sua soppressione del sacerdozio e dei riti della tradizione exoterico-religiosa cattolica da
cui esso è storicamente derivato per scisma con la Riforma del 1517. Il Protestantesimo, per mantenere un
carattere tradizionale, anche se solo nel campo exoterico-religioso, avrebbe potuto anche avere una sua organizzazione separata dal Cattolicesimo ma non sopprimere il sacerdozio e i riti tradizionali. La miriade di sètte
religiose che il mondo protestante ha generato e continua a generare è conseguenza di tali soppressioni
antitradizionali, del rigetto di ogni gerarchia intellettuale, del rifiuto del simbolismo metafisico (aspetto caratterizzante anche la tradizione exoterica cattolica) e del letteralismo antisimbolico nell’interpretazione scritturale.
238
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.173.
239
Cfr. René Guénon Cristianesimo e Iniziazione, pubblicato nel numero di settembre-ottobre/novembredicembre 1949 della rivista di simbolistica e gnosi metafisica tradizionale Études Traditionnelles, oggi contenuto
nella raccolta tematica René Guénon, Sull’esoterismo cristiano, Luni Editrice, parte prima, capitolo II, pp.15-32.
81
aperta, se così si può dire, all’esoterismo e all’iniziazione», Guénon specificava il senso vero
e profondo del termine “Cattolicesimo”, che va ben oltre il Cristianesimo: «L’interpretazione
che voi considerate a proposito del Cattolicesimo sarebbe giustificata se questa parola
potesse essere intesa nel suo senso etimologico, nella quale è espressa un’idea di
universalità;240 però, di fatto, ciò che attiene al nome del Cattolicesimo [attuale, N.d.R.] è una
cosa totalmente differente: non è più che una forma particolare di tradizione, e che oltretutto
si limita strettamente al punto di vista exoterico. D’altra parte, basta solo vedere
l’esclusivismo che i suoi rappresentanti dimostrano di fronte alle altre tradizioni; non credo
che, tranne che nel Giudaismo, lo si possa incontrare [altrove, N.d.R.] in un grado tanto
accentuato […]. Aggiungo che il caso del Cattolicesimo è lungi dall’essere l’unico esempio
di una parola della quale l’uso che se ne è fatto l’ha completamente separata dal suo
significato originale, di modo che non è più possibile riferirvisi». E scrivendo ancora allo
stesso interlocutore il 24 luglio 1949: «[…] il Cattolicesimo, specialmente, nel suo stato
attuale, è l’exoterismo più rigido e più esclusivo che si possa concepire, a tal punto che i suoi
rappresentanti negano espressamente l’esistenza di ogni esoterismo, cosa della quale non v’è
esempio in nessuna altra tradizione (gli stessi ebrei non negano la Kabbala anche quando
riconoscono di non comprendervi nulla o non desiderano occuparsene). Beninteso, ciò non
impedisce che esista il significato profondo ed esoterico, però è interamente al di fuori
del dominio nel quale la religione cristiana come tale intende limitarsi volontariamente o
involontariamente, e nella sua forma occidentale [= il Cattolicesimo, N.d.R.] tuttavia più
esclusivamente che nelle sue forme orientali [= fra i monaci greco-ortodossi del Monte Athos
e in alcuni ambienti monastici della Chiesa Copta, N.d.R.], le quali hanno sempre almeno
una possibilità di oltrepassare il punto di vista exoterico, cosa che il Cattolicesimo attuale al
contrario non vuole ammettere in alcun modo. Quanto alla distinzione fra l’exoterismo e
l’esoterismo, […] si può anche marcare con maggior chiarezza la sua differenza al contempo
per il suo dominio e per il suo scopo: il dominio dell’exoterismo è sempre quello della
individualità umana (coi suoi prolungamenti indefiniti), mentre riguardo l’esoterismo, al
contrario, si tratta essenzialmente di superarla, seppur prendendola come un punto di
partenza e un supporto necessario; lo scopo dell’exoterismo è la “salvezza” (stato ancora
individuale), mentre l’obiettivo ultimo dell’esoterismo è la “Liberazione” o l’“Identità
Suprema”, vale a dire lo stato assolutamente incondizionato».241
Nella parte conclusiva del suo precedentemente citato studio del 1949 sui rapporti fra iniziazione e tradizione cristiana, Guénon ribadiva a chiare lettere: «Per concludere finalmente,
possiamo dire questo: nonostante le origini iniziatiche del Cristianesimo, quest’ultimo, nel
suo stato attuale, non è certo nulla di diverso da una religione, vale a dire una tradizione
esclusivamente exoterica, e non contiene in sé altre possibilità oltre quelle di qualsiasi
exoterismo; né lo pretende affatto, poiché in esso non si tratta mai se non di ottenere la
“salvezza”. Una iniziazione può naturalmente sovrapporsi a esso, e anzi normalmente lo
dovrebbe perché la tradizione sia veramente completa, attraverso il possesso effettivo dei due
aspetti exoterico ed esoterico; sennonché, perlomeno nella sua forma occidentale, tale iniziazione di fatto non esiste più al presente. È però assiomatico che l’osservanza dei riti exoterici
240
Infatti il termine ‟cattolico” (donde ‟Cattolicesimo”) deriva dal greco katholikós, ‟universale”.
241
I citati passi delle lettere di Guénon a Goffredo Pistoni li abbiamo ripresi dal sito internet in lingua francese
Index de l’œuvre de René Guénon, sezione Correspondance avec Goffredo Pistoni, René Guénon, non publié,
1949-1950. Le lettere di Guénon a Pistoni si trovano anche nel sito internet in lingua spagnola Symbolos, Revista
internacional de Arte - Cultura - Gnosis, nella sezione René Guénon - Traducciones de su Obra - Artículos
traducidos de René Guénon - 19. Cartas a Goffredo Pistoni. Le lettere di Guénon a Goffredo Pistoni sono state
pubblicate in italiano nella raccolta: René Guénon, Un’Intuizione della Verità (Raccolta di Lettere a Francisco G.
Galvao, G. Pistoni, A. Reghini, R. Schneider), Edizioni Al-Huda Al-Mubina Al-Madina Al-Munawwira.
82
è pienamente sufficiente per ottenere la “salvezza”; è certamente già molto, ed è persino tutto
quel che può legittimamente pretendere, oggi più che mai, l’immensa maggioranza degli
esseri umani; ma cosa dovranno fare, in tali condizioni, coloro per i quali, secondo
l’espressione di certi mutaçawwufîn [= gli iniziati al Taçawwuf o “Sufismo”, l’esoterismo
musulmano, equivalenti degli iniziati indù e di quelli di tutte le tradizioni ove si conservi
realmente l’iniziazione, N.d.R.], “il Paradiso è ancora solo una prigione”?»,242 dovendosi
infatti tener conto del fatto che, secondo le stesse già citate parole del metafisico francese,
«l’obiettivo ultimo dell’esoterismo è la “Liberazione” o l’“Identità Suprema”, vale a dire lo
stato assolutamente incondizionato».243
La realizzazione metafisica integrale è esattamente questa, e nel passato, rilevava Guénon
nei suoi scritti, è stata un tempo possibile anche nella tradizione cattolica, anche se riservata a
ristrette élite e grazie ad organizzazioni tradizionali esoteriche propriamente cattoliche (fra cui
i Templari e i Rosacroce) che custodivano l’aspetto puramente metafisico e iniziatico del
Cattolicesimo, avente per base la religione cattolica (l’exoterismo cattolico) ma nettamente
distinta da essa; ma quella tradizione esoterica cattolica è ormai purtroppo del tutto estinta e
non è possibile ricostruirla artificialmente, poiché lo Spirito Iniziatico che l’animava vi si è
“ritirato”, Guénon indicando come artificiali, quindi pseudo-tradizionali e pseudo-iniziatiche,
tutte le attuali organizzazioni neotemplari e neorosacruciane, sia quelle a carattere occultista
che quelle vicine e subordinate alle autorità exoteriche religiose cattoliche ̶ che, proprio in
quanto autorità exoteriche, non potrebbero avallare e regolarizzare alcunché di esoterico ̶ , al
di là della “sincera e buona fede” di fondatori, peroranti e aderenti di siffatte organizzazioni,
che, quand’anche fossero una ricostruzione esatta, sia nei simboli che nei riti, delle antiche
tradizioni iniziatiche cui si rifanno, non sarebbero altro che semplice ‟archeologia iniziatica”
priva di ogni realtà spirituale vivente.244 Per quanto riguarda poi gli exoterici cattolici esclusivisti, essi negano che sia mai esistita una tradizione esoterica cattolica nascosta sotto il velo
esterno dell’exoterismo religioso cattolico, oppure ritengono erroneamente detto esoterismo
cattolico una “eresia” o peggio ancora una “infiltrazione demoniaca”, o ancora, il che è un
danno anche maggiore per l’autentico esoterismo, ne presentano una versione artificiale di
loro invenzione, pertanto, come si è sopra osservato, senza alcun reale valore iniziatico.245
242
Cfr. René Guénon, Cristianesimo e Iniziazione, in René Guénon, Sull’Esoterismo Cristiano, Luni Editrice,
parte prima, capitolo II (pp.15-32), p.32.
243
Dalla Lettera di Guénon a Goffredo Pistoni del 24 luglio 1949, cit. (vedi nota 241).
244
Così ha infatti puntualizzato Guénon: «Ora […] una difficoltà si presenta, quando si ha a che fare, in un
dato ambiente, con una forma tradizionale nella quale non esiste più effettivamente che il solo aspetto religioso.
Va da sé che si tratta allora di una parziale degenerescenza, perché questa forma ha dovuto, così come le altre,
essere completa alla sua origine; ma […] è avvenuto che, a partire da un certo momento, la sua componente
iniziatica è scomparsa, e talvolta persino a tal punto che non ne resta più alcun ricordo consapevole fra i suoi
aderenti, nonostante le tracce che se ne possono ritrovare negli scritti o nei monumenti antichi. Ci si trova
allora, per quanto riguarda il punto di vista iniziatico, in un caso esattamente simile a quello di una tradizione
estinta: anche supponendo che si possa arrivare ad una ricostruzione completa, questa non avrebbe che un
interesse in qualche modo ‟archeologico”, perché la trasmissione regolare farebbe sempre difetto, e questa
trasmissione è, come abbiamo esposto in altre occasioni, la condizione assolutamente indispensabile di ogni
iniziazione. Naturalmente, coloro che limitano le loro vedute al dominio religioso, non hanno per nulla di che
preoccuparsi di tale difficoltà, che per essi non esiste, ma coloro che si propongono un fine d’ordine iniziatico
non potranno, a questo riguardo, raggiungere alcun risultato dal loro ricollegamento alla forma tradizionale in
questione» (René Guénon, Vi sono ancora delle possibilità iniziatiche nelle forme tradizionali occidentali?, in
René Guénon, La Tradizione e le Tradizioni. Scritti 1910-1938, Edizioni Mediterranee, pp.170-171).
245
Guénon rilevò tre atteggiamenti fondamentali di certi ambienti intellettuali cattolici (ecclesiastici e laici)
incompatibili con lo spirito tradizionale. Il primo di essi è l’attitudine anti-esoterica e anti-gnostica propria degli
exoteristi a oltranza, che vede “eresia” o “demonismo” (o entrambe le cose) in tutto ciò che esula dall’ambito
religioso ed assimila assurdamente l’autentico esoterismo e gnosi tradizionali alle loro peggiori contraffazioni
occultiste e teosofiste (a tal proposito cfr. René Guénon, Nuove Confusioni, studio contenuto in Iniziazione e
83
Come ha instancabilmente evidenziato e informato René Guénon, la realizzazione metafisica
integrale si trova ormai solo in alcune forme iniziatiche orientali regolari e viventi, egli del
resto sempre difendendo, da vero iniziato tradizionale massone, taoista, vedāntico-indù e
sufi-musulmano, ogni tradizione spirituale vivente e regolare, sia essa esoterica che exoterica,
inclusa la tradizione cristiana nelle sue forme cattolica (come ancora pienamente valida dal
punto di vista religioso e mistico vale a dire exoterico, ma non avente più la parte iniziaticaesoterica), ortodossa e copta (queste tradizioni cristiane aventi ancora, oltre all’exoterismo
religioso, alcune possibilità esoterico-iniziatiche), e rilevando il permanere della regolarità
dell’iniziazione massonica (pur limitata ai piccoli misteri e inoltre in stato di decadenza
intellettuale riguardo la profonda comprensione metafisica dei propri riti e simboli), apprezzando la vitalità delle rimanenti tradizioni iniziatiche nordamericane pellerossa, e vedendo
nelle tradizioni iniziatiche regolari indù (vedica e tantrica), taoista, buddhista (tibetana, cinese
e zen) e sufi-islamica (tradizioni da tenere ben distinte dalle loro varie deviazioni eterodosse
anti-tradizionali e contraffazioni pseudo-tradizionali), le fedeli custodi della gnosi-saggezza
metafisica totale, teorica e realizzativa, di ciò dovendo tener conto tutti coloro che, prima del
pieno rimanifestarsi della Rivelazione-Tradizione Primordiale alla fine dell’attuale ciclo
umano, vogliano considerare la possibilità di una realizzazione metafisica effettiva e integrale,
la possibilità reale dell’Unione Totale e Identità Suprema con Quell’Assoluto, Principio
Totale Indivisibile Onnicomprensivo, Infinito (senza estensione, né limiti e né parti) ed Eterno
(senza inizio né fine e né durata), Vuoto-Vacuità (in quanto Totalità senza parti né limiti) e
Completa Pienezza (in quanto Totalità onnicomprensiva e onnipervadente), Nulla (non
identificabile con alcunché, nemmeno con l’Essere/Dio/Persona Divina) e Tutto (onnicom-
realizzazione spirituale, Edizioni Studi Tradizionali e Luni Editrice, cap.14). L’attitudine anti-esoterica
caratterizza molti exoteristi esclusivisti appartenenti alle forme tradizionali ebraica, cristiana (specie i cattolici e
ancor più i protestanti) e musulmana, i quali confondono, per ignoranza o malafede (o per entrambe le attitudini),
l’esoterismo metafisico tradizionale con le sue contraffazioni occultistiche e finanche demoniche, e promuovono
le più svariate iniziative anti-esoteriche sia contro l’esoterismo della propria tradizione che contro quello delle
altre, in tal modo, senza neppure rendersene conto, essendo di fatto solidali coi piani anti-esoterici della controiniziazione, il cui carattere è propriamente tenebroso e diabolico e mira a screditare, nei modi più diversi,
l’iniziazione tradizionale per tentare di ostacolarne l’azione nel mondo, a tal riguardo Guénon parlando
opportunamente «di certe manovre, così significative per caratterizzare la nostra epoca, messe in atto sia contro
l’esoterismo in generale, sia contro questa o quella forma iniziatica in particolare, con l’aiuto inconsapevole di
persone, gran parte delle quali sarebbero molto stupite, e persino spaventate, se potessero rendersi conto del
fine per cui vengono utilizzate; e così, talvolta, purtroppo, coloro che credono di combattere il diavolo,
qualunque del resto sia l’idea che se ne fanno, si trovano invece, senza averne il minimo sentore, trasformati nei
suoi migliori servitori!» (René Guénon, Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, Adelphi Edizioni, cap.30,
p.203). Oltre all’anti-esoterismo, le altre due attitudini che Guénon rilevò nel mondo cattolico riguardo l’esoterismo si possono definire pseudo-esoteriche, l’una assimilante indebitamente l’esoterismo al misticismo (in
realtà facente parte integrante dell’exoterismo religioso, che, per definizione, non ha nulla di propriamente
esoterico o iniziatico che dir si voglia, cfr. René Guénon, Via Iniziatica e Via Mistica, in Considerazioni sulla
Via iniziatica, Edizioni Basaia-Fratelli Melita, cap.1) e che attribuisce indebitamente un carattere iniziatico
(esoterico) ai sacramenti e riti religiosi cattolici (che sono invece exoterici, tanto per il carattere che per lo scopo
che si prefiggono, cfr. Renè Guénon, Sacramenti e Riti Iniziatici, in Considerazioni sulla Via iniziatica, Edizioni
Basaia-Fratelli Melita, cap.23), e l’altra, ancora più grave, che ha costruito un preteso neo-esoterismo cattolico in
modo del tutto artificiale incorporando nell’exoterismo religioso elementi iniziatici simbolici e finanche rituali
presi da altre tradizioni, sia defunte che viventi, in ciò imitando la mentalità profana, sincretica e pseudoiniziatica, cioè pseudo-tradizionale, degli ambienti occultisti e teosofisti (cfr. René Guénon, Nuove Confusioni,
in Iniziazione e realizzazione spirituale, Edizioni Studi Tradizionali e Luni Editrice, cap.14). In tutto ciò Guénon
vedeva un tentativo, sia consapevole (nei dirigenti di tali operazioni) che inconsapevole (in molti degli operatori
di simili attività), di sviare i ricercatori metafisici dall’autentico esoterismo tradizionale e di trattenerli, sia
tramite l’anti-esoterismo che mediante lo pseudo-esoterismo, nell’ambito dell’exoterismo cioè della religione e
del misticismo, oltre al fatto che tutte le attitudini e attività anti-esoteriche e pseudo-esoteriche, da qualunque
parte provengano e quali che siano le intenzioni dei loro promotori, di fatto, come indicò sempre e chiaramente il
metafisico francese, sono solidali con gli scopi della tenebrosa contro-iniziazione.
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prensivo e senza il quale niente potrebbe esistere), Trascendente (non-identificabile e nonassociabile con alcunché di esistente) e Immanente (sempre presente internamente a tutto ciò
che esiste), Incommensurabile Mistero (non concettualizzabile e inesprimibile), che è il Vero
Sé Metafisico, la Pura Coscienza Assoluta, l’intima divina essenza coscienziale e reale natura
originaria di ciò che è immanifesto, di ciò che è manifesto, dell’uomo, di tutti gli esseri
e di tutti i mondi. Per cui, concludendo con le parole di Guénon, «è solo con la realizzazione
metafisica che si può rendere effettiva la coscienza di ciò che è il nostro vero essere, al di
fuori e al di là di ogni ‟divenire”, cioè la coscienza […] di ciò che, nel significato assolutamente più reale possibile, noi siamo principialmente ed eternamente»,246 ossia una immutabile
e imperitura identità metafisica con «lo stato assolutamente incondizionato, svincolato da
ogni limitazione»,247 con quel «‟Grande Mistero” […] al di là di ogni forma di espressione»,248 dacché «il vero ‟mistero” è essenzialmente ed esclusivamente l’inesprimibile».249
246
Cfr. René Guénon, Il Demiurgo e altri saggi, Adelphi Edizioni, parte prima, cap.IV (Le Idee eterne), p.62.
247
Cfr. René Guénon, La Metafisica Orientale, in L’Esoterismo Islamico e il Taoismo. La Metafisica Orientale,
Arktos-Oggero Editore, p.157.
248
Cfr. René Guénon, Il Demiurgo e altri saggi, Adelphi Edizioni, parte prima, cap.V (Silenzio e solitudine),
p.66.
249
Cfr. René Guénon, op. cit., ibidem, p.67.
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Opere di René Guénon
(Per ordine tematico e non cronologico)
Testi di dottrina metafisica:
La Metafisica Orientale, Arktos-Oggero Editore e Luni Editrice.
Il Simbolismo della Croce, Rusconi Editore, Luni Editrice e Adelphi Edizioni.
Gli Stati Molteplici dell’Essere, Adelphi Edizioni.
La Grande Triade, Adelphi Edizioni.
I princìpi del calcolo infinitesimale, Adelphi Edizioni (sulla metafisica del numero).
Testi sulla dottrina metafisica nell’Induismo:
Introduzione generale allo studio delle dottrine indù, Adelphi Edizioni.
L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta, Adelphi Edizioni.
Studi sull’Induismo, Luni Editrice.
(Cfr. anche i carteggi con A.K. Coomaraswamy e A. Daniélou, vedi più avanti).
Testi di simbolistica tradizionale:
Simboli della Scienza sacra, Adelphi Edizioni.
L’Archeometra, Edizioni Atanòr.
Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio, Edizioni Oggero-Arktos-Carmagnola, 2 voll.
Testi sugli aspetti esoterici del Cristianesimo, dell’Islām e del Taoismo:
Sull’esoterismo cristiano, Luni Editrice.
L’esoterismo di Dante, Adelphi Edizioni.
San Bernardo, Luni Editrice.
L’Esoterismo Islamico e il Taoismo. La Metafisica Orientale, Arktos-Oggero Editore,
pubblicato anche col titolo Scritti sull'esoterismo islamico e il Taoismo, Adelphi Edizioni
(dove manca però il testo de La Metafisica Orientale, pubblicato come volumetto a sé stante
da Luni Editrice).
Testi sulla natura e sulle condizioni regolari di trasmissione dell’iniziazione tradizionale
finalizzata alla realizzazione spirituale:
Considerazioni sulla Via Iniziatica, Edizioni Basaia (Fratelli Melita Editori) oppure Gherardo
Casini Editore, pubblicato anche come Considerazioni sull’Iniziazione, Luni Editrice.
Iniziazione e realizzazione spirituale, Edizioni Studi Tradizionali e Luni Editrice.
Testi critici verso il neospiritualismo:
Il Teosofismo, storia di una pseudo-religione, Edizioni Delta Arktos, 2 voll.
Errore dello Spiritismo, Rusconi Editore e Luni Editrice.
Testi di critica alla civiltà moderna:
Oriente e Occidente, Luni Editrice.
La Crisi del Mondo Moderno, Edizioni Oggero-Arktos-Carmagnola.
Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, Adelphi Edizioni.
Scritti sul governo spirituale del mondo e sui rapporti gerarchici fra autorità spirituale e
potere temporale:
Il Re del Mondo, Adelphi Edizioni.
Autorità Spirituale e Potere Temporale, Luni Editrice.
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Raccolte Miscellanee:
Forme Tradizionali e Cicli Cosmici, Edizioni Mediterranee.
Il Demiurgo e altri saggi, Adelphi Edizioni.
La Tradizione e le Tradizioni. Scritti 1910-1938, Edizioni Mediterranee.
Il Risveglio della Tradizione Occidentale, Edizioni Atanòr.
Recensioni (recensioni di libri 1929-1950), Edizioni all’Insegna del Veltro e Luni Editrice.
Precisazioni Necessarie, Edizioni di Ar, Collana Il Cavallo Alato.
Carteggi Privati (su argomenti di metafisica, simbolistica, tradizioni e organizzazioni
iniziatiche d’Oriente e d’Occidente):
Lettere a Coomaraswamy (1935-1937), Edizioni Al-Hatamu Al-Dahabiyy Al-Qahira.
Lettere a Coomaraswamy (1938-1939), Edizioni Al-Hatamu Al-Dahabiyy Al-Qahira.
Lettere a Coomaraswamy (1940-1947), Edizioni Al-Hatamu Al-Dahabiyy Al-Qahira.
La corrispondenza fra Alain Daniélou e René Guénon (1947-1950), Leo Olschki Editore,
Firenze.
Lettere a Guido de Giorgio (1925-1930), Idee in Movimento, Circolo di Cultura Politica.
Lettere a Julius Evola (1930-1950), Edizioni Oggero-Arktos-Carmagnola.
Lettere a Vasile Lovinescu (1934-1935), Edizioni all’Insegna del Veltro oppure Edizioni AlHatamu Al-Dahabiyy Al-Qahira.
Lettere a Vasile Lovinescu (1936-1940), Edizioni all’Insegna del Veltro oppure Edizioni AlHatamu Al-Dahabiyy Al-Qahira.
Lettere Massoniche a Denys Roman (1948), Edizioni Al-Huda Al-Mubina Al-Madina AlMunawwira,
Lettere Massoniche a Denys Roman (1949-1950), Edizioni Al-Huda Al-Mubina Al-Madina
Al-Munawwira,
Lettere Metafisiche a N. Denis-Boulet, Edizioni Al-Huda Al-Mubina Al-Madina AlMunawwira.
Un’Intuizione della Verità (Raccolta di Lettere a Francisco G. Galvao, G. Pistoni, A. Reghini,
R. Schneider), Edizioni Al-Huda Al-Mubina Al-Madina Al-Munawwira.
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