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I quaderni di
A cura di Alberto Mucci
La TV ad Alta Definizione
sul trampolino di lancio
La TV ad Alta Definizione (HD) ha avu-
zione esclusivamente in HD, con il risul-
to in Italia il suo battesimo sperimentale
tato che se non si procede lungo la stra-
con la trasmissione dei Giochi Olimpici
da dell’Alta Definizione si va progressi-
di Torino, resa possibile grazie alla coo-
vamente fuori mercato.
perazione di Rai e Eutelsat. È stato un
Per la ricezione dell’Alta Definizione
successo riconosciuto ed apprezzato. Si
sono necessari nuovi schermi televisivi
tratta ora di pensare – come sistema Pae-
a risoluzione adeguata, garantiti dal mar-
se – ad una strategia di progressiva intro-
chio interindustriale HD Ready. Sono
duzione della nuova tecnologia, nella
altresì necessari nuovi decoder. Da qui
convinzione che essa potrà apportare
lo stimolo per le imprese a produrre tut-
enormi benefici all’industria, nazionale
ta una classe di nuove apparecchiature
ed europea, dell’audiovisivo in un futuro
per la fruizione del segnale HD.
non troppo lontano.
L’Italia, come documentiamo in que-
L’Alta Definizione digitale (quella ana-
sto “Quaderno” sulla base di specifiche
logica, in Giappone, esiste dal 1989) è
testimonianze, sta facendo la sua parte.
partita, con trasmissioni regolarmente in
I principali attori (industrie e istituti) con
onda, in Usa e in Giappone fra il 2002 e
interessi per l’innovazione nel settore
il 2003. Siamo di fronte ad una tecnolo-
audiovisivo, hanno costituito un gruppo,
gia che riguarda i contenuti e non la rete.
lo HD Forum Italia, che opera con il coor-
Permette di avere sul video immagini di
dinamento della Fondazione Bordoni e la
qualità molto superiore rispetto a quel-
partecipazione di una trentina di azien-
le oggi ricevibili. Le reti attuali (via satel-
de. Gli obbiettivi del Forum sono: 1)
lite, digitale terrestre, ecc.) possono tran-
armonizzare a livello nazionale ed euro-
quillamente trasportare i segnali dell’Al-
peo le scelte possibili fra una rosa di
ta Definizione. Ma questi segnali occu-
standard e profili di utilizzazione; 2) indi-
pano più banda rispetto al segnale del-
viduare e promuovere un percorso di pro-
la definizione standard. Da qui la neces-
gressiva affermazione, dell’Alta Defini-
sità di aumentare gli spazi di trasmissio-
zione, in un orizzonte temporale fra il
ne tenendo conto che l’industria dei con-
2010 e 2015. Obiettivi ambiziosi, ma per-
tenuti sta orientandosi verso una produ-
seguibili. I presupposti ci sono tutti.
Supplemento al numero 238 di luglio/agosto 2006 di
Indice
Lo schermo TV protagonista di uno straordinario progresso
65
La sfida dell’Alta Definizione
66
La missione dell’HD Forum Italia
67
L’Alta Definizione è di scena
68
Gli albori dell’Alta Definizione
71
I vantaggi dell’Alta Definizione
73
L’Alta Definizione in America e in Giappone
75
L’Alta Definizione in Europa
76
L’Alta Definizione in Italia
80
Alta Definizione: un piatto nel menù di tutte le reti?
82
Tecniche per la produzione HD
84
Nei meandri delle tecniche di compressione digitale
86
Standard a confronto e requisiti di qualità
87
La protezione dei contenuti
90
Filiera dell’audiovisivo e creazione dei contenuti in Alta Definizione
92
Tecnologia e mercato dei decoder
95
Il quaderno di Telèma è stato realizzato dalla Fondazione Ugo Bordoni (Presidente il Prof. Giordano Bruno Guerri, Direttore Generale il Consigliere Guido Salerno, Direttore delle Ricerche l’ing. Mario Frullone).
Coordinatore del Quaderno Sebastiano Trigila, con la collaborazione di Giorgio Pacifico. Hanno contribuito: Enrico Manca, Massimo Fichera, Isimm; Mario Stroppiana, Alberto Maria Dal Buono, RAI; Cristiano Benzi, Antonio Arcidiacono, Eutelsat; Vittorio Arrigoni, IDS Multimedia; Marcello Berengo Gardin, Sky Italia; Giacomo Mazzone, EBU; Mauro Borghi, Gabriele Elia, Stefania Sagona, Telecom; Manlio Cruciatti, Mediaset; Fernando Parisi, STMicroelectronics; Vittorio Baroncini, Fondazione Ugo Bordoni; Marco Pellegrinato, Videotime; Benito Manlio Mari, Sony Italia; Alessandro Fadini, SAGEM; Andrea Lasagna, Fastweb.
Sono usciti nel 2005/2006:
Agire digitale. Più banda larga; più servizi
La tv digitale porta nuovi servizi nelle famiglie
Ci avviciniamo al 4G: la convergenza delle tecnologie digitali
Dall’intelligenza artificiale alla vita artificiale
Le nano e micro tecnologie nella realtà dell’Italia 2000
L’uso della telefonia tramite internet
La sfida sicurezza nella società dell’informazione
L’attività spaziale italiana ha molti punti di eccellenza
Le sfide 2006 della Tecnologia della lingua
Tv, dati e telefono si fondono sempre di più
D-cinema dalla pellicola al file
Il “punto” sulla firma digitale in Italia
La casa digitale apre nuove porte
Politica industriale e terrorismo: l’importanza dell’“intelligence”
febbraio
2005
marzo
2005
aprile
2005
maggio
2005
giugno
2005
settembre
2005
ottobre
2005
novembre
2005
dicembre 2005/gennaio
2005
febbraio
2006
marzo
2006
aprile
2006
maggio
2006
giugno
2006
Lo schermo TV protagonista
di uno straordinario progresso
Il 2006 è l’anno in cui lo schermo televisivo
è diventato protagonista di uno straordinario progresso in duplice direzione, verso
dimensioni sempre più piccole e verso diagonali sempre più grandi. Facendosi sempre più piccolo lo schermo televisivo entra
in un cellulare e ci consegna la mobile TV.
Facendosi sempre più grande, lo schermo
consente l’Alta Definizione, una modalità di
presentazione dei contenuti che privilegia
molto la qualità della visione e che avvicina
la fruizione televisiva a quella del cinema.
Entrambi i fenomeni sono il risultato della
rivoluzione digitale nel mondo della radiodiffusione. Per quanto riguarda la TV ad Alta
Definizione (HDTV), oggetto di questo Quaderno, siamo al suo lancio commerciale in
Europa e in Italia, dopo un ventennio di promesse, sperimentazioni e false partenze.
Ora che è possibile immettere sul mercato
apparati di produzione e terminali di utente
a prezzi relativamente accessibili, è prevedibile che l’HD sarà il nuovo terreno di competizione per i produttori di contenuti e per
i broadcaster.
L’Italia, che attualmente è all’avanguardia
in ambito europeo nel processo di migrazione verso la tv digitale, registra un forte interesse verso la HDTV, sia in ambienti industriali sia fra i broadcaster. Da più parti è fortemente sentita l’esigenza di un coordinamento delle attività in campo nazionale sulle varie problematiche sull’Alta Definizione e di una collaborazione pre-competitiva fra tutti gli attori al fine di individuare le migliori strategie di
introduzione del servizio HDTV ed evitare
distorsioni nel processo in atto di passaggio
del servizio TV al digitale.
A tal fine, si è costituito – per iniziativa dei
broadcaster satellitari, dei broadcaster terrestri, degli operatori IP-TV, degli aggregatori di contenuti, dei fornitori e produttori di
contenuti, degli operatori di telecomunica-
LUGLIO/AGOSTO 2006
zioni e dei costruttori e
con il coordinamento
della Fondazione Ugo
Bordoni – lo HD Forum
Italia. Ad oggi sono
oltre trenta i partner
aderenti all’iniziativa.
HD Forum Italia è stato
presentato per la prima
volta in una conferenza
a Satexpo 2005, Vicenza, in cooperazione con
lo HD Forum Europeo.
Con la collaborazione
Guido Salerno
tra FUB, ISIMM e HD
Forum Italia è stato celebrato a Roma un
convegno sull’Alta Definizione il 1° febbraio
2006 dove si è avuta una grande partecipazione di pubblico di alto livello e un grande
successo di demo HD.
Questo Quaderno si apre con un’introduzione di Enrico Manca che spiega come l’HD
sia una grande occasione da cogliere per il
posizionamento mondiale dell’Europa e dell’Italia nel mercato delle tecnologie digitali e
dei contenuti pregiati e, con la lucidità che
gli è congeniale, puntualizza le criticità connesse con la nuova tecnologia e le sfide da
superare. Il corpo del Quaderno ospita, poi,
contributi tematici preparati da rappresentanti di alcuni Partner di HD Forum Italia che
presentano, talvolta anche con inevitabili dettagli tecnici, gli elementi necessari a capire
la nuova tecnologia, anche solo dal punto di
vista di un pianificatore strategico o di un
consumatore. Molto ci sarebbe stato ancora da scrivere e altri rappresentanti, molto
attivi nel Forum, avrebbero volentieri contribuito, ma ci proponiamo di far seguire, a
questo, un altro Quaderno per continuare
l’esposizione intrapresa.
Guido Salerno
Direttore Generale Fondazione Ugo Bordoni
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LA SFIDA DELL’ ALTA DEFINIZIONE
La sfida dell’Alta Definizione
L’Alta Definizione rappresenta
oggi una delle grandi sfide per il
mercato audiovisivo e per il sistema della convergenza mediale
nel suo complesso. Si tratta di
una trasformazione paragonabile all’avvento del colore: così
come il passaggio dal bianco e
Enrico
nero al colore fu una tappa fonManca
damentale per lo sviluppo della
televisione, l’HD è destinata, a sua volta, ad introdurre nuovi standard e ad aprire nuovi mercati,
sia per la produzione industriale di sistemi di diffusione e ricezione del segnale, sia per la produzione di nuovi contenuti.
Come in tutte le fasi di transizione da una tecnologia ad un’altra, emergono contraddizioni e
problematiche nuove, da affrontare. I problemi
sono molti e complessi, ma un dato è certo: l’HD
è, oggi, una sfida da cogliere sino in fondo.
Una rinuncia ad un impegno sull’HD significherebbe essere condannati ai margini del mercato internazionale dell’audiovisivo. Un mercato che fa registrare spinte, almeno in apparenza, diverse e, sotto certi aspetti, anche contrapposte: da un lato ci sono i dispositivi mobili, con
la portabilità degli schermi, che comportano
un’elevata personalizzazione dei consumi. Dall’altro, i terminali di grandi dimensioni per l’HD,
destinati ad una fruizione di tipo familiare. Intanto si vanno profilando nuove frontiere, come, per
esempio, la tv tridimensionale.
Di fronte a questo scenario così innovativo,
l’HD ha una storia piuttosto controversa: le prime sperimentazioni furono avviate in Giappone
e in Europa negli anni ’80; ma ben presto furono accantonate. Un’azienda protagonista in questa prima fase è stata la Rai. Massimo Fichera,
che, per la Rai, lavorò in quegli anni allo sviluppo dell’HD, descrive acutamente questo periodo nel suo contributo in questo stesso Quaderno. Ripensando al suo impegno di quegli anni,
mi sembra di poter dire che l’unico torto che forse ebbe la sua esperienza pionieristica fu di aver
troppo anticipato i tempi.
Oggi la situazione è maturata e ci dobbiamo
confrontare con un contesto produttivo interna-
66
zionale che, anche a causa dell’avvento del digitale, punta con decisione sull’HD. Tra le nazioni
impegnate con più forza nell’adozione dell’HD,
troviamo Stati Uniti, Giappone, Cina e Australia.
È evidente che la pressione di questi nuovi mercati è destinata a rendere l’HD lo standard del
futuro prossimo.
Non è un caso che oggi, Gran Bretagna, Francia e Germania, per citare soltanto alcuni dei
principali Paesi europei, stiano investendo in
modo consistente e convinto nell’HD.
L’Italia non può sottrarsi a questa nuova sfida. Occorre quindi lavorare per superare le
incertezze e sciogliere le contraddizioni che
caratterizzano ancora questo nascente mercato, avendo di mira, come obiettivo prioritario, quello della produzione di nuovi contenuti. Sono proprio i nuovi contenuti la partita
decisiva su cui si gioca il successo o meno
dell’HD. Sky Italia, in occasione dei mondiali di calcio, ha avviato un canale HD ed è in
procinto di lanciarne altri. Questa è senz’altro una buona notizia, anche se il grosso del
lavoro consisterà nel fornire contenuti – e non
solo quelli premium – in HD anche sulle altre
piattaforme, a partire dal terrestre, che è e
rimarrà ancora a lungo la modalità di ricezione più diffusa in Italia.
Per dare impulso al mercato dell’HD è necessario che su questa nuova tecnologia vi sia un
impegno della Politica e, quindi, del Parlamento e del Governo, mettendo a punto chiare scelte di politica industriale. Si tratta di obiettivi che
interessano il sistema-Paese ed è quindi auspicabile che si giunga a scelte e soluzioni condivise. A tal fine è indispensabile che si determini
uno stretto coordinamento tra attività legislativa, regolamentare, produttori ed emittenti. La
regolamentazione è, ad oggi, il lato più debole
per lo sviluppo del nuovo mercato HD.
Una prima criticità riguarda la disponibilità
delle frequenze. L’HD occupa porzioni di banda maggiori rispetto agli altri programmi digitali; quindi, per poter avviare la sperimentazione
di contenuti in HD, è necessario pianificare e
regolamentare l’uso delle frequenze. La scarsità
di frequenze terrestri è una delle ragioni per cui
I quaderni di
LA TV AD ALTA DEFINIZIONE SUL TRAMPOLINO DI LANCIO
l’avvio dell’HD, nella maggioranza dei casi, è affidato al satellite. Esistono però rilevanti eccezioni; il Giappone, per esempio, ha sin dal principio reso compatibile il digitale terrestre con l’HD;
la Francia, pur iniziando a trasmettere in HD sul
satellite, ha immesso sul mercato decoder per
il digitale terrestre compatibili con il nuovo sistema in HD. Nel nostro Paese è urgente regolamentare le frequenze terrestri e riflettere anche
sulla possibilità che all’HD siano riservati degli
spazi nell’ambito dello “spectrum dividend”. Quel
surplus, cioè, di frequenze che si produrrà al
momento dello spegnimento, quando avverrà,
del segnale analogico.
Un’altra questione chiave è la compatibilità tra
gli obbiettivi di diffusione del digitale terrestre e di
affermazione dell’HD. Il problema non è tanto tecnico quanto di una scelta politica: mantenere i due
sistemi separati, nel momento in cui il digitale terrestre è ancora in fase di espansione, significherebbe non incoraggiare l’ampliamento del mercato nel suo complesso e destinare l’HD in prevalenza alle piattaforme satellitari.
Altro problema è quello relativo alla diffusione
degli schermi idonei all’HD. In Italia ci attestiamo
su percentuali molto basse e siamo ancora mol-
to lontani dal raggiungimento di una massa critica; per di più il costo degli apparecchi è mediamente più elevato rispetto al resto d’Europa. Da
qui la necessità di elaborare un piano industriale
che punti alla promozione dell’HD e alla commercializzazione degli apparecchi idonei.
Ma su tutto fa premio la questione dei contenuti. La produzione di nuovi contenuti è un fattore indispensabile allo sviluppo del nuovo sistema,
così come lo è, per altro, per l’intero mercato della convergenza digitale. La insufficiente sperimentazione di contenuti davvero innovativi sommerebbe due effetti negativi. Il primo, quello della
mancanza di interesse da parte degli utenti per
l’HD, con la conseguente difficoltà di sostenere il
mercato nazionale. Il secondo, la perdita di competitività del nostro Paese all’interno del mercato internazionale dell’audiovisivo.
Un’ultima osservazione: se è comprensibile
che l’HD sia inizialmente provata su contenuti di
tipo premium (sport e film innanzitutto), che consentono un miglior rapporto costi-benefici, occorre, però, avviare una sperimentazione che investa anche contenuti diversi da quelli tradizionali e tali da essere apprezzati dagli utenti.
Enrico Manca Presidente ISIMM
La missione dell’HD Forum Italia
Il dominio di attività del Forum è ben rappresentato dalla Figura 2 nella quale si mostra
come l’HD è un’ondata innovativa che investe
sia la produzione dei cosiddetti contenuti
“packaged”, ovvero contenuti registrati su supporti di memorizzazione permanente (DVD,
cassette, ecc.) distribuiti dalla normale rete
commerciale di “mediastore”, librerie, edicole, ecc., sia la produzione dei contenuti distribuiti tramite reti di comunicazione elettronica,
ovvero reti di radiodiffusione, via satellite o terrestri, e reti a banda larga. L’impulso all’HD
Figura 1. Logo dello HD Forum Italia.
LUGLIO/AGOSTO 2006
può originarsi da una filiera o dall’altra, a seconda delle situazioni specifiche di un determinato
mercato, ma finisce comunque
per coinvolgere l’intero universo
audiovisivo. L’HD è una tecnologia riguardante i contenuti e, in
quanto tale, è “neutrale” rispetto alle tecniche di diffusione del Sebastiano
Trigila
segnale televisivo, cioè può viaggiare su qualsiasi rete abbia banda sufficiente per trasportarla.
Tra gli obbiettivi dello HD Forum, citiamo
un’efficace comunicazione della tecnologia nei
riguardi delle istituzioni, degli strateghi della
Politica e dei cittadini, la ricognizione dello stato e delle prospettive della HD, la definizione di
profili per il mercato italiano, il presidio di eventi di primaria importanza nazionale e interna-
67
LA MISSIONE DELL’ HD FORUM ITALIA
Figura 2. La filiera dell’Alta Definizione.
zionale, la valorizzazione delle lezioni imparate da una sperimentazione pluriennale (culminata con la copertura delle Olimpiadi Invernali
“Torino 2006”) e le lezioni che verranno dalla
prima fase di esercizio di servizi HD di tipo commerciale (a partire dalla copertura dei Mondiali di Calcio 2006). In una parola, HD Forum Italia vuole dare un contributo determinante per
fare partire il sistema-Paese con il piede giu-
sto, per quanto riguarda l’Alta Definizione. Contributi alla standardizzazione europea e coordinamento con altre iniziative internazionali (in
particolare, lo European HD Forum) e altre iniziative nazionali (in particolare, DGTVi, SatExpo Forum, Sistema Digitale, Ambiente Digitale, Input Contenuti Digitali e HD Council) sono
un altro obbiettivo.
Sebastiano Trigila Fondazione Ugo Bordoni
L’Alta Definizione è di scena
Per la prima volta a Torino, durante la XX Olimpiade invernale, la stessa squadra di produzione, la stessa regia finale, gli stessi apparati speciali hanno prodotto contemporaneamente due
segnali con formato geometrico e standard di
qualità diversi: TV a definizione standard (SDTV)
e TV ad Alta Definizione (HDTV).
Sin dall’anno 1988, le Olimpiadi, estive ed invernali, erano state caratterizzate da presenza crescente di risorse produttive destinate all’Alta Definizione. Ad Atene, più del 50% dei campi di gara
era stato ripreso anche in HD. Si trattava di produzioni unilaterali, organizzate dallo Host Broadcaster di turno (OBO) e finanziate da consorzi creati
ad hoc dai broadcaster che già trasmettevano in
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HD nei loro paesi. Tuttavia il modello produttivo
adottato prevedeva il ricorso all’uso di uomini ed
apparati completamente diversi e separati. Con
tale modello, oltre a dover finanziare costi aggiuntivi per le risorse produttive, si doveva spesso
affrontare e risolvere problemi connessi agli spazi
ed alle infrastrutture da duplicare (ad esempio,
pedane, piattaforme, carrelli e binari, radio camere in campo, torri e bracci di panoramica).
La produzione HD
durante le Olimpiadi di Torino
Delle due soluzioni possibili per rendere compatibili il formato 4/3 classico della SDTV e il formato 16/9 associato con la HDTV, vale a dire il let-
I quaderni di
LA TV AD ALTA DEFINIZIONE SUL TRAMPOLINO DI LANCIO
ter box e il side cut, è stata scelta quest’ultima
(vedi Figura 3), che rispettava gli impegni contrattuali sottoscritti dal Comitato Internazionale
Olimpico (CIO) e dalla Città di Torino con i broadcaster e rendeva possibile, per la prima volta in
una Olimpiade, la produzione simultanea di due
diversi formati e standard. La completa integrazione è stata resa possibile grazie a numerose
soluzioni tecniche e tecnologiche, legate all’impiantistica dei pullman regia, alle caratteristiche
tecniche delle telecamere ed alla disponibilità sul
mercato di apparati speciali ed apparati di conversione di elevata qualità e con costi molto competitivi. Anche la grafica ed il timing sono stati
progettati in modo da risultare perfettamente
compatibili con i due formati prescelti.
Su sei campi di gara e allo Stadio Olimpico il
segnale è stato prodotto in HDTV (1920x1080,
50i) e convertito in SDTV 4/3, mediante l’uso di
down converter ovvero riduttori dall’Alta Definizione a quella standard e di aspect ratio converter, ovvero convertitori tra i due formati 4/3 e 16/9.
Sui restanti campi di gara il segnale è stato prodotto in SDTV a 16/9, e convertito in HDTV
mediante l’uso di up-converter ovvero convertitori dalla risoluzione standard all’HD e in SDTV
4/3 mediante l’uso di aspect ratio converter.
Il segnale in HDTV è stato distribuito ai broadcaster che avevano contribuito a finanziare il
progetto HDTV, all’interno del Centro Internazionale (IBC). Da qui ogni broadcaster ha raggiunto il proprio paese per l’utilizzazione finale.
ll Progetto HD della RAI a “Torino 2006”
Le Olimpiadi Invernali di “Torino 2006” hanno
Figura 3. Metodo side-cut per rendere compatibili le riprese in formato 16/9 con la fruizione su
apparecchi tv in formato 4/3. Durante le riprese si deve aver cura di inquadrare tutte le parti
significative della scena entro le linee verticali
tratteggiate che delimitano un quadro a 4/3.
LUGLIO/AGOSTO 2006
offerto alla Rai l’occasione di sperimentare, tutte
insieme, le più recenti tecnologie, ossia la
Televisione in Alta Definizione (HDTV), l’audio
multicanale 5.1, la codifica video MPEG-4/AVC,
il servizio DVB-H verso i terminali mobili, la
modulazione gerarchica, il tutto su canale digitale
terrestre. La trasmissione è stata effettuata su
Torino e su quattro siti montani, sedi di gare
Olimpiche. L‘accorpamento del bouquet DVBH composto da 7 programmi TV e 6 radiofonici
DVB-H e della HDTV sullo stesso canale UHF è
stato realizzato mediante la modulazione
gerarchica, destinando circa 6 Mb/s lordi al
servizio DVB-H e 16 Mb/s lordi all’HDTV. I segnali
sono stati cifrati mediante il sistema Irdeto.
Per consentire al pubblico la fruizione dei programmi HDTV delle gare Olimpiche sono stati
allestiti punti di visione dotati di schermi al plasma da 42” e 50”, 15 di questi in Torino (sedi
Rai, Porta Nuova, Uffici Turistici, ecc.) ed 11
presso gli Uffici Turistici della Comunità Montana delle valli Olimpiche.
L’impianto Rai per la lavorazione e messa in
onda dei segnali HDTV è stato installato presso
l’IBC del Lingotto, dove si sono ricevuti dal TOBO
i programmi HDTV delle gare con relativo audio
multicanale a cui si è aggiunto, quando disponibile, il commento giornalistico di RaiSport. L’impianto è stato realizzato in modo da garantire le
funzionalità base di lavorazione quali l’inserimento di logo e titoli, la registrazione di video e transport stream da utilizzare per le repliche, le codifiche del video (MPEG-4/AVC) e dell’audio sia
multicanale (Dolby AC3) che stereo (MPEG1/Layer2). La lavorazione, la codifica, la cifratura e trasmissione dei segnali HDTV e DVB-H è
stata distribuita su più siti interconnessi, con fibra
ottica, ponte radio SDH o satellite, come indicato in Figura 5. La sperimentazione è stata resa
possibile grazie ai partner tecnologici ADB, CVE,
Eutelsat, Panasonic, STMicroelectronics, Tandberg. Il sistema ha funzionato bene e continuativamente per tutto il periodo Olimpico dimostrando che le tecnologie utilizzate sono già adatte
per servizi HDTV su canale digitale terrestre. Inoltre, i miglioramenti prevedibili per la tecnologia
MPEG-4/AVC consentirebbero di accorpare in
futuro fino a 3 programmi HDTV, o 2 programmi
HDTV ed un bouquet DVB-H, su un unico canale digitale terrestre.
69
L’ ALTA DEFINIZIONE È DI SCENA
Figura 4. Sala regia di Eutelsat a “Torino 2006”.
Il contributo di Eutelsat a “Torino 2006”
Eutelsat ha partecipato a Torino 2006 in qualità
di Sponsor Ufficiale ed ha realizzato per conto
del CIO la rete di distribuzione interna ai Siti Olimpici di un bouquet di 50 canali televisivi destinati agli atleti, ai giudici di gara ed alla stampa.
In qualità di Sponsor e grazie ad una accordo siglato con il CIO e con l’host broadcaster
TOBO, Eutelsat ha affiancato al progetto di distribuzione dei 50 Canali TV, la diffusione in diretta
via satellite delle immagini di Torino 2006 in HD.
Presso il proprio Centro Operativo installato
all’IBC di Torino Lingotto, Eutelsat ha ricevuto
da TOBO il segnale internazionale video ed
audio in HD. I segnali in HD venivano in seguito inviati ad una matrice ed ad un video switcher, che permetteva di selezionare e monitorare il Program Feed da inviare in onda. In Figura 4 è riportata la foto della sala operativa Eutelsat, con la Regia HD in primo piano. Il Program
Signal HD veniva in seguito inviato presso la
piattaforma di codifica e criptaggio MPEG-2,
anch’essa installata presso l’IBC.
Il Segnale HD veniva codificato in MPEG-2 a
24 Mbps, criptato in Irdeto, multiplato con canali locali e trasferito attraverso circuiti ottici a 45
Mbps presso il Teleporto SkyPark, installato nell’area nord di Torino e gestito da Skylogic, filiale italiana di Eutelsat. Da qui il segnale veniva
trasmesso verso il satellite Eurobird3™, dal quale veniva ricevuto presso punti di visione installati sul territorio italiano e francese. In parallelo,
Eutelsat riceveva su fibra ottica presso la propria sala di controllo in IBC il multiplex prodotto da RAI. Tale multiplex veniva trasferito presso SkyPark attraverso un collegamento dedicato e di qui veniva trasmesso sul satellite W3A
per alimentare il Digitale Terrestre RAI.
L’operazione per Eutelsat ha voluto essere
una operazione di marketing, volta a mostrare
l’elevata qualità ed il coinvolgimento scenico
offerto da immagini in HD. Per questi motivi si
è optato verso una diffusione in MPEG-2, data
la scarsa disponibilità di decoder MPEG-4.
Il segnale diffuso da Eutelsat è stato ricevuto in 10 punti visione, uno dei quali organizzato presso gli headquarters di Parigi. Presso ciascuno di essi, dotati di schermi piatti e/o proiettore HD, sono state organizzate delle serate ad
inviti rivolte a pubblico di addetti ai lavori che
hanno potuto apprezzare la qualità delle immagini ed il coinvolgimento sonoro garantito dalla
diffusione 5.1.
Mario Stroppiana RAI; Cristiano Benzi Eutelsat;
Vittorio Arrigoni IDS Multimedia
Figura 5. Scenario tecnico della sperimentazione HDTV della Rai.
70
I quaderni di
LA TV AD ALTA DEFINIZIONE SUL TRAMPOLINO DI LANCIO
Gli albori dell’Alta Definizione
Non essendo un tecnico, non ho nessun altro
titolo per parlare dell’HD che quello di avere in
qualche modo partecipato dall’osservatorio privilegiato della RAI alla scrittura di un pezzettino
di questo primo capitolo della storia o come s’è
detto, della preistoria dell’HD. Ma una preistoria
non fossilizzata, né abitata da mostri, un periodo pieno di tensioni e spinte all’innovazione che
forse vale la pena di ricordare.
Prima l’Alta Definizione o prima il digitale?
Il primo progetto compiuto di HD analogica fu
quello giapponese, il MUSE, portato avanti negli
anni ’80, in fruttuosa collaborazione tra industrie
(Sony) e broadcaster pubblici (NHK). E questo è
il primo insegnamento, in positivo, che ci viene
da quel tempo: il sistema avanza dove c’è la
stretta collaborazione tra broadcaster e industria. Ma nella situazione giapponese c’è di più:
una forte partecipazione del sistema-Paese, qualcosa di equivalente ad un vero e proprio progetto nazionale, di cui peraltro l’HD ha bisogno, trattandosi di un progetto “difficile”: non soltanto
perché richiede investimenti significativi, ma
anche perché siamo di fronte ad uno sviluppo
non autonomo, ma funzionale e quindi in qualche modo, “dipendente” da altre tecnologie.
Nel primo periodo dell’HD, all’opposizione –
diciamo così – si trovano gli USA, che partono da
uno standard più arretrato, l’NTSC, “never twice
the same color”. Rapidamente si delinea una politica industriale – sostenuta dal governo, dalla FCC
e da investimenti militari – volta a favorire, affrettandolo, il passaggio diretto al digitale.
Diversa è la situazione europea dove inizialmente il progetto del nuovo standard non esprime la volontà di un piano di sviluppo industriale: la spinta a parlare di HD, nella sua prima fase,
venne fuori da un’esigenza del mercato. Esaurita la spinta commerciale del colore bisognava
trovare un altro volano dei consumi. L’HD poteva esserlo, ma era un progetto a lungo termine,
e soprattutto – come abbiamo già detto – un progetto che richiedeva almeno la cornice di un progetto Paese, nel nostro caso del Paese Europa.
Di fatto, l’Europa in quel periodo era concentrata su una strada di più immediati e prudenti
LUGLIO/AGOSTO 2006
riscontri commerciali: il miglioramento dello standard analogico PAL attraverso il MAC e il passaggio dallo schermo 4/3 al “panoramico” 16/9.
In questo quadro viene lanciata la sfida dell’HD,
e l’Europa si ritrova, indecisa e dedita al suo sport
preferito – il contrasto intereuropeo – (emblematica la disputa tra l’inglese D2 Mac e il tedesco
PAL Plus) in mezzo a due fuochi ben più determinati: da una parte il Giappone, fermo sostenitore dell’HD, che ha già scommesso su questa
tecnologia per il mercato nazionale e vuole
esportarla come standard internazionale; dall’altra parte gli Usa, altrettanto fermi nell’osteggiarla. Per l’Europa poteva essere una delle poche
occasioni di assumere un ruolo in prima persona, anche a condizione di giocare con spregiudicatezza tra gli opposti schieramenti. In verità
l’UE, per favorire la nascita di uno standard HD
europeo, fa encomiabili sforzi; senza tuttavia fare
una scelta precisa ma limitandosi ad affiancare
il nuovo standard allo sviluppo della definizione
migliorata. Nasce l’HD MAC che si contrappone al MUSE. Si finisce così per lavorare su quattro linee – D2 MAC, PAL Plus, MUSE e HD MAC
– mentre si sviluppano anche in Europa gli studi e gli esperimenti di compressione del segnale, inizio del cammino del digitale.
Il ruolo pionieristico
dell’Italia nelle sperimentazioni HD
Dal punto di vista della ricerca e sperimentazione è un periodo estremamente vitale. La RAI
(attraverso il centro studi di Torino, la Direzione
tecnica ed una unità per i nuovi servizi appositamente costituita) comincia a sperimentare la produzione in HD usando gli apparati disponibili sul
mercato: che sono inizialmente quelli giapponesi (Sony) e poi quelli europei (Thomson e Philips).
Nel frattempo la RAI segue con interesse e
partecipazione gli esperimenti di compressione
del segnale di una piccola e validissima impresa che è all’avanguardia, non solo in Italia, ma
in Europa, la Telettra. Si può dire a buon diritto
che l’Italia gioca attraverso RAI e Telettra un ruolo importante, segnato nel momento della sua
massima intensità dai Campionati del Mondo di
calcio del ’90, i cui incontri vengono prodotti con
71
GLI ALBORI DELL’ ALTA DEFINIZIONE
si apre su un’Europa che gioca di rimessa, mentre Giappone e Usa trovano un punto comune nella premessa che il digitale ha mutato la catena
dello sviluppo dell’HD e la sua funzionalità.
Figura 6. L’HDTV nel salotto (foto SAGEM).
i sistemi HD MUSE e HD MAC.
Ma se il successo tecnologico è indiscusso,
non si può dire che attraverso questa moltiplicazione di percorsi possibili si arrivi a definire
una strategia di sviluppo. O meglio, una ne viene favorita, in modo surrettizio: poiché nessuno
dei due sistemi, giapponese ed europeo, ha la
forza di imporsi come standard internazionale,
la scelta europea di un proprio sistema finisce
per favorire obiettivamente la scelta USA, determinando la fine del progetto di HD analogico per
privilegiare l’anticipo del digitale sostenuto dagli
USA. Un anticipo rivelatosi per altro più difficile
del previsto. C’è infatti chi ritiene che se si intende come momento di inizio del digitale non le
dimostrazioni degli anni ’90, ma la sua partenza
effettiva prevista per il 2010 vi sarebbe stato lo
spazio per una finestra per l’HD analogica. Certo è che il Giappone perde la sua scommessa
di mercato, rimanendo chiuso con la sua HD
analogica nei confini nazionali. Ma non vince certo l’Europa che nel frattempo ha anche abbandonato il tentativo di televisione migliorata.
In definitiva, vediamo il primo capitolo di questa odissea dell’HD chiudersi su un’Europa che
perde un’occasione e rimane indietro nel processo innovativo che avrebbe invece potuto guidare. La cosa non è senza conseguenze: infatti ancora una volta – trascorsi i 10 anni della “pausa lettura” – quando si apre un secondo capitolo, esso
72
Nuovo modello di sviluppo
Nel nuovo millennio, tutto è ormai definitivamente incentrato sul digitale. Si va delineando un
nuovo modello di sviluppo articolato su diversi
steps: fra di essi – è questa la differenza con la
situazione precedente – c’è anche l’HD, non più
vista come soluzione antagonista. In altre parole, mentre l’HD prima “disturbava” il previsto passaggio dall’analogico al digitale, oggi la stessa
tecnologia di ieri – vista sotto una nuova luce –
diventa funzionale allo sviluppo digitale.
Per altro, a monte della ripresa dell’HD sta
un’altra scelta strategica di lunga durata: non
privilegiare solamente l’aspetto quantitativo del
mercato ma affiancarvi quello qualitativo. L’HD
è funzionale a questa scelta perché sottolinea
una differenza: la sua caratteristica di miglioramento qualitativo dell’immagine diventa una forte valenza di mercato che identifica una nicchia,
un target medio-alto di utenti che si avvicinano
al digitale, anche attraverso l’HD.
Questa nuova strada verso l’HD viene percorsa immediatamente da Giappone, Usa e Australia a partire dall’inizio del nuovo millennio. L’Europa, invece riprende timidamente il lavoro sull’HD, con il rischio di rimanere intrappolata nel
solito circolo non virtuoso fra broadcaster e industria, che si rimpallano lo start del mercato, con
la motivazione che se non ci sono gli apparati
tecnologici i programmi non si fanno e che, viceversa, se non ci sono programmi adatti la produzione dell’hardware non può partire.
Il rischio è di imbattersi ancora una volta negli
egoismi dei settori interessati. Uso la parola in
senso tecnico e non etico: egoistica, o meglio,
egocentrica è quella scelta che delimita le iniziative di “ricerca e sviluppo” di broadcaster ed
industrie, confinandole a quelle strettamente connesse con il proprio “core business”, trascurando l’interconnessione crescente che è ormai
segno distintivo del sistema.
A livello di Unione Europea manca un progetto organico e, laddove c’è, manca la scelta consapevole e precisa di un Piano Paese che punti sullo sviluppo della qualità piuttosto che della
I quaderni di
LA TV AD ALTA DEFINIZIONE SUL TRAMPOLINO DI LANCIO
sola quantità: privilegiando il multicanale si opta
per quest’ultima, mentre dietro l’HD c’è un deciso schieramento a favore della qualità.
Anche perché c’è un rischio che discende
direttamente da questa mancanza di attenzione allo sviluppo dell’immagine Tv: l’HD sta
diventando la tecnologia prediletta di settori
pregiati della produzione televisiva, come la fiction, oltre al cinema e allo sport: e il volano di
questo sviluppo non è in Europa, ma negli Usa.
Il rischio, per chi non si decide ad impegnarsi
nella produzione HD, è di venire prima o poi
tagliato fuori da questi settori pregiati che costituiranno la gran parte del mercato internazio-
nale ricco. Vale a dire che chi sta fuori farà scarpe e magliette, mentre gli altri continueranno a
fare i computers. Peraltro, per far capire che
quello verso l’HD è uno sviluppo “obbligato” e
non “opzionale” basterà ricordare che verso la
diversificazione del sistema (cioè la concezione di mercati segmentati e di nicchia, articolati per target ben precisi e non più necessariamente di massa) spinge oggi anche la pubblicità, cioè il supporto economico stesso della
televisione: non bisogna dimenticare che non
sempre il motore dello sviluppo coincide con i
piani di redditività a breve termine.
Massimo Fichera ISIMM
I vantaggi dell’Alta Definizione
Dopo più di 20 anni di sviluppi e promesse, dal
primo film girato integralmente in digitale, Giulia&Giulia, ai campionati del mondo del ’90 già
prodotti e distribuiti in Italia da Satellite in formato HD grazie agli sforzi della RAI e della Telettra
di ‘gloriosa’ memoria, si è finalmente arrivati a
realizzare il sogno di molti di noi addetti ai lavori e più tardi dei telespettatori nel poter passare
dalla definizione standard all’HD nella produzione e diffusione televisiva. Anche l’ultimo ostacolo, la disponibilità di display con tecnologie e
costi compatibili con il mercato, è stato finalmente superato.
Di tutte le innovazioni che si sono susseguite
nella storia della televisione quella della HD costituisce, come ampiamente anticipato negli anni,
una rivoluzione per l’utente, per l’industria televisiva e per l’industria dei media in generale.
Vantaggi per l’utente
Per l’utente si tratta di un’esperienza ancora più
emozionante e coinvolgente rispetto al passaggio dal b/n al colore. Con l’HD si ottiene un’ottima qualità d’immagine, un’impressione più realistica, l’audio a sei canali e la possibilità di scegliere, se il contenuto è stato realizzato opportunamente, quale parte dell’immagine guardare. In questo modo lo spettatore stesso diventa un po’ il regista del programma. Inoltre, la
rivoluzione dell’HD rimette il salone al centro
della fruizione televisiva domestica accanto ai
LUGLIO/AGOSTO 2006
vari supporti individuali che sono cresciuti negli
ultimi anni (dalla TV su computer alla TV personale, alla Mobile TV). La diaspora domestica,
ovvero l’evoluzione verso un consumo dei contenuti audiovisivi sempre più individuale, sarà
contrastata dall’arrivo dell’HD domestica che
ponendo il salotto al centro del mondo audiovisivo stimolerà il ritorno ad una fruizione di tipo
familiare del mezzo televisivo.
Allo stesso tempo l’arrivo dell’HD digitale, nei
suoi formati più avanzati, rappresenta una nuova opportunità per combattere la ‘desertificazione culturale’ e sociale dei piccoli centri abitati che
avevano visto sparire negli ultimi decenni i vari
‘Cinema Paradiso’ dalle loro piazze in favore della TV, del VHS e del DVD. L’evoluzione verso l’HD
rappresenta una nuova opportunità per trasformare piccole sale cinematografiche di provincia
in punti caratterizzati da una forte aggregazione
sociale, simile a quella avutasi dagli anni ’20 al
secondo dopoguerra. Sarà possibile riaprire tante piccole sale, dotandole di un impianto di ricezione satellitare e di proiezione digitale, con un
investimento dell’ordine del costo di un’utilitaria,
e accedere ai film di prima visione con una varietà
e ricchezza nell’offerta uguale o superiore a quella dei centri metropolitani più grandi. Grazie alla
Figura 7. Videoproiettore
Full HD, VPL-VW100
(SONY).
I VANTAGGI DELL’ ALTA DEFINIZIONE
digitalizzazione dei contenuti ed alla loro diffusione da satellite, accanto alla fruizione tradizionale di tipo cinematografico di prima visione nei
nuovi ‘Cinema Paradiso’ si potrà immaginare di
unire, senza ulteriori sostanziali investimenti, la
possibilità di ricevere eventi ‘live’ di alta qualità
contribuendo a fare delle nuove sale digitali dei
nuovi centri di aggregazione sociale.
Vantaggi per l’industria televisiva e dei media
Per l’industria televisiva si tratta di una rivoluzione
con almeno quattro aree di impatto significative.
Contrariamente a quanto successo per il passaggio dal b/n al colore e per il passaggio dall’analogico al digitale, bisognerà rinnovare sia il modo
di proporre le immagini lasciando una parte della
scelta allo spettatore (così come è sempre successo per il cinema del quale rappresenta uno
degli elementi di fascino), sia rinnovare integralmente tutta la filiera tecnica aprendo la strada a
nuove produzioni che si avvicineranno sempre di
più a standard di tipo cinematografico con costi
e immediatezza sempre più televisivi.
Producendo in formati digitali HD diventa ulteriormente possibile generare tutta una serie di prodotti derivati a risoluzione più bassa, per attaccare tutti i mercati: dalla TV tradizionale, alla TV via
ADSL, alla Mobile TV. La possibilità di rinnovare
integralmente il parco installato degli schermi (o dei
proiettori), darà un nuovo impulso alla convergenza dei media, con schermi di ultima generazione
pensati per accettare immagini con standard diversi, a scansione sia progressiva sia interlacciata.
Produrre in HD permette un racconto per immagini assolutamente più potente sia in termini di luce
e colore sia in termini d’inquadrature. L’industria
televisiva e cinematografica, già oggi sempre più
integrate, possono finalmente avvalersi di uno strumento produttivo agile, economico e di qualità che
agevolerà la rinascita della creatività a costi notevolmente ridotti, l’invenzione di nuovi mestieri e la
valorizzazione di una nuova generazione di talenti. Il supporto economico iniziale, a livello europeo
e nazionale, di una tale opportunità determinerà
domani la maggiore o minore crescita dell’industria europea all’interno del mercato mondiale.
Infine assisteremo alla nascita di una nuova
industria che andrà a ripescare tutti i film su pellicola degli ultimi 100 anni per farli rinascere a
nuova vita nel nuovo mondo della HD ri-crean-
74
do una sorgente di contenuti che servirà ad alimentare questa nuova industria.
Il traino dello sport
Un’ulteriore novità viene certamente dalla possibilità di poter produrre e distribuire contenuti di tipo
sportivo con un’ottima qualità d’immagine e con un
formato ancora più realistico. Come si vide già ai
tempi di Italia ’90 e più recentemente con le trasmissioni in HD che Rai ed Eutelsat hanno diffuso durante i recenti Giochi Olimpici Invernali di Torino, l’esperienza visiva diventa talmente più ricca e ‘differente’ rispetto a quella di una trasmissione a definizione standard che il telespettatore rimane ‘conquistato’ dal nuovo formato e pensa di non poter più
tornare indietro alla TV tradizionale. Non a caso sono
sempre i grandi avvenimenti sportivi che fanno da
volano per le nuove tecnologie così come sta avvenendo con i campionati mondiali di calcio che sono
disponibili come primo prodotto ‘premium’ di SKY
in Italia, di TPS in Francia e fino alla Poverkhnost in
Ucraina per limitarsi ai bouquet diffusi dai satelliti
Eutelsat. A questo evento seguirà lo sviluppo dell’offerta di programmi in formato HD che troverà la
sua consacrazione definitiva nel 2008 in occasione
delle Olimpiadi di Pechino che verranno integralmente prodotte e diffuse in formato HD e che porteranno il livello di penetrazione degli schermi nelle
famiglie a livello di vero mercato grande pubblico.
Oltre l’Alta Definizione?
Quale sarà il prossimo step nell’evoluzione? Probabilmente si tratterà dell’arrivo della TV tridimensionale che potrebbe progressivamente rinascere
nei prossimi anni. I display utilizzati, almeno inizialmente, potrebbero essere gli stessi utilizzati per le
immagini bidimensionali e sarà a livello dello spettatore che si andranno ad utilizzare degli strumenti (occhialini, ad esempio) che permetteranno di
conferire l’effetto di profondità alle immagini. Ancora una volta la più grossa evoluzione dovrà ricercarsi a livello delle tecniche produttive, ed un nuovo mondo di contenuti, di cui si cominciò a parlare già negli anni ’50, vedrà la luce grazie al solito
comune supporto di diffusione digitale capace di
trasportare decine di Mbps per canale con costi
marginali indipendenti dal numero di telespettatori. da quello per i telefoni cellulari a quello per i grandi schermi delle sale cinematografiche.
Antonio Arcidiacono Eutelsat
I quaderni di
LA TV AD ALTA DEFINIZIONE SUL TRAMPOLINO DI LANCIO
L’Alta Definizione
in America e in Giappone
La diffusione di segnali televisivi in Alta Definizione ha conosciuto, nella sua storia, fasi alterne: i
primi esperimenti legati alle tecnologie analogiche, nei tardi anni ’70, hanno dato vita a standard
di difficile implementazione sul fronte commerciale. Il successo del sistema giapponese MUSE,
sviluppato dalla NHK e lanciato a partire dal 1980,
è legato principalmente ai forti investimenti del
broadcaster nipponico e agli interessi commerciali dei giganti dell’elettronica locale: senza il forte supporto di industrie come Sony, i costi necessari per lo sviluppo della tecnologia e per la costruzione e la gestione della flotta satellitare dedicata alla diffusione dei programmi in HD sarebbero
stati insostenibili. Proprio l’insostenibilità dei costi,
sia per l’hardware (i televisori) che per il trasporto dei segnali (che avrebbero occupato il quadruplo delle risorse frequenziali necessarie per un
canale a definizione standard) decretò il rapido
abbandono del sistema europeo HD-Mac, sostenuto dall’Unione Europea e dalle industrie locali
per contrastare la possibile invasione giapponese: lo standard, sperimentato in occasione dei
Campionati del Mondo di Italia ’90, finì con lo
scontrarsi con il sostanziale disinteresse dei broadcaster, poco propensi a produrre contenuti per
una tv di cui solo qualche migliaio di telespettatori avrebbe potuto fruire.
Il rilancio dell’HD ha luogo con il passaggio
alla tecnologia digitale, quando l’evoluzione delle tecnologie di compressione rendono finalmente sostenibile la diffusione di programmi in HD e
quando anche i display compatibili raggiungono costi abbordabili da un consumatore di fascia
medio-alta.
La case-history americana, pur nella sua complessità, è forse una delle più interessanti. Negli
States, l’HDTV nasce sotto una duplice spinta,
da parte dell’industria e da parte della Federal
Communication Commission (FCC), interessata
a cavalcare il nuovo standard per promuovere il
passaggio al digitale. Dopo una breve fase in cui
il regolatore americano sembrava orientato allo
sviluppo di uno standard compatibile con l’analogico NTSC, nella metà degli anni ’90 la FCC
LUGLIO/AGOSTO 2006
promosse la nascita di una ‘grande alleanza’ tra
le maggiori industrie operanti negli USA per spingere l’acceleratore sull’adozione di un sistema
interamente digitale. Il sistema ATSC sviluppato
dalla collaborazione di gruppi come AT&T, RCA,
Philips, Thomson e Zenith sotto la supervisione
del MIT, è in effetti un insieme di 18 varianti, le
cui punte di diamante prevedono l’utilizzo delle
tecnologie a 720 e 1080 linee, in modalità sia
interlacciata sia progressiva. Per consentire ai
broadcaster di lanciare l’HD, e per sostenere il
passaggio al digitale, nel 1997 la FCC offrì alle
emittenti televisive terrestri la possibilità di accedere a titolo gratuito alle risorse frequenziali
necessarie alla diffusione di segnali digitali HD.
L’idea era quella di stimolare in questo modo l’avvio del digitale, per arrivare allo switch-off in tempi rapidi. Le frequenze liberate allo spegnimento
dell’analogico sarebbero poi tornate al governo
federale, che avrebbe provveduto a redistribuirle – attraverso aste – agli operatori di telecomunicazioni negli emergenti settori della telefonia
mobile, del broadband e del wireless.
Il piano iniziale prevedeva lo switch-off al raggiungimento di una penetrazione pari all’85%
delle famiglie americane. Una recente disposizione del Congresso ha anticipato tale termine,
ponendolo al 17 Febbraio del 2009. La soluzione della FCC si è infatti concretizzata in un successo al di sopra delle speranze: già nel 1999 i
tre network storici (CBS, ABC, NBC) operavano
Figura 8. Videoproiettore Linea Grand Cinema
C3X (SIM2 Multimedia S.p.a.).
75
L’ ALTA DEFINIZIONE IN AMERICA E IN GIAPPONE
in larga parte del territorio in HD, dando linfa ad
un mercato avido di contenuti di qualità per il
nuovo standard. Anche gli operatori pay, ed in
particolare il satellitare DirecTv, sono saliti rapidamente a bordo del treno dell’HD, dando vita
ad offerte specifiche ricche di contenuti ‘Premium’. Oggi, l’HDTV americana ha abbondantemente superato lo stato di tecnologia ‘di nicchia’,
trasferendosi con decisione sul mass market. Le
economie di scala realizzate dalle industrie hanno consentito una rapidissima discesa dei prezzi dei display, anche per quelli di dimensioni rilevanti: è prevista per i prossimi mesi la caduta del
costo di un plasma da 42” in HD al di sotto della soglia psicologica dei 1000 dollari. L’impegno
dei broadcaster ha fatto il resto: tutti i network
americani producono e trasmettono ormai la gran
parte dei propri palinsesti in HD, ed i canali locali ad essi affiliati sono ben avviati nella transizione al nuovo standard. Resta parzialmente arretrato solo il cavo, la cui conversione alla tecnologia digitale sconta qualche ritardo strutturale
in varie parti del territorio. Ma la strada verso una
televisione interamente numerica e, in larga parte, in HD è ormai segnata.
Marcello Berengo Gardin Sky Italia
L’Alta Definizione in Europa
Dopo anni di vero e proprio “surplace”, e dopo
l’Asia e gli Stati Uniti, finalmente anche in Europa nel 2006, arriva il momento dell’HD.
Il fattore scatenante per il lancio dell’HDTV
all’attenzione del grande pubblico è certamente stato quello dei mondiali di calcio in Germania (giugno ’06). In vista di questo appuntamento sono state lanciate nei vari paesi delle offerte di nuovi canali pay, che ipotizzano l’esistenza di un pubblico sofisticato e ricco, disposto a
pagare cifre aggiuntive pur di vivere in anticipo
sugli altri l’esperienza dell’HD. Troppo presto per
fare un bilancio dei risultati di questa campagna
promozionale monstre legata all’occasione dei
mondiali di calcio, ma certo è che una volta lanciati questi canali e questo tipo di offerta (anche
se di nicchia) sarà difficile tornare indietro.
Non sarebbe tuttavia appropriato sostenere che l’Europa parta colpevolmente in ritardo
rispetto al resto del mondo: diversi elementi
tecnologici ed economici hanno suggerito agli
operatori del settore una cauta attesa. Da un
lato un forte deterrente al lancio di servizi HD
ha continuato ad essere il costo del display;
dall’altro gli operatori europei si sono trovati di
fronte alla rivoluzione tecnologica rappresentata dalla introduzione del sistema di compressione MPEG-4 AVC (e dal sistema di modulazione DVB-S2 per quanto riguarda il satellite),
ed hanno preferito aspettare lo stabilizzarsi di
tali tecnologie per poterne sfruttare a fondo il
ritorno economico.
76
La volontà di lanciare servizi commerciali è stata anche testimoniata nel corso degli ultimi due
anni dalla nascita, in pressoché tutti i paesi Europei, di HD Forum, associazioni spontanee di operatori della catena del valore radiotelevisiva aventi lo scopo di comunicare, promuovere e sostenere lo sviluppo della televisione in HD. Oggi sono
presenti HD Forum in Francia, Italia, Germania,
Inghilterra, Spagna, Belgio, Portogallo. Esiste un
Forum unico in rappresentanza dei quattro Paesi scandinavi continentali. Vale la pena citare l’impegno dello HD Forum francese, che conta oggi
ben 45 membri rappresentativi di tutta la catena
del valore audiovisiva (editori, case di produzione, carrier, produttori di elettronica di consumo
e retailer). Tra le attività promosse dall’HD Forum
France va sottolineato il lancio di un canale dimostrativo sul satellite HotBird™ di Eutelsat, il recepimento nella norma ETSI TR-101-154 (DVB
Implementation guidelines for the use of MPEG2 systems, video and audio in satellite, cable and
terrestrial broadcasting applications) dello standard MPEG-4 AVC, e la produzione di Documenti Tecnici ad uso degli operatori aventi lo scopo
di suggerire procedure comuni per semplificare
l’interscambio di materiale HD tra di essi.
Le iniziative spontanee dei differenti paesi europei hanno suggerito la creazione di uno European
HD Forum, una sorta di “forum dei forum”, che si
è costituito il 6 luglio 2005 sotto il coordinamento dell’EBU (European Broadcasting Union) e del
DIF (Digital Interoperability Forum).
I quaderni di
LA TV AD ALTA DEFINIZIONE SUL TRAMPOLINO DI LANCIO
Figura 9. Requisiti per una risoluzione HD negli schermi TV (fonte: EBU-UER).
I marchi HD-Ready e HDTV
Una iniziativa parallela importante è stata promossa dall’EICTA, la “European Industry Association for Information Systems, Communication Technologies and Consumer Electronics”.
Allo scopo di fornire ai consumatori dei punti di
riferimento per facilitare la migrazione verso l’HD,
l’EICTA ha creato nel gennaio 2005 il logo “HD
Ready” per i display e nell’agosto 2005 il logo
“HDTV” per i ricevitori, definendo in modo molto stretto le caratteristiche minime di cui un prodotto consumer deve essere dotato (risoluzione, interfacce, ecc.) per poter essere dichiarato idoneo all’HD.
Display HD Ready sono ormai disponibili in
dimensioni che vanno dai 23 ai 60 pollici, a prezzi
compresi tra i 680 € e gli 8500 €. Schermi di
dimensione intorno ai 37/42” sono disponibili a
prezzi dell’ordine di 1500/2500 €. Decoder capaci di gestire flussi in HD codificati in MPEG2 od
MPEG4 AVC e modulati in DVB-S od S-2, DVB-C
e/o DVB-T sono ormai nei cataloghi dei principali
costruttori.
Piani e strategie dei broadcaster
Se in Asia la principale spinta è venuta dall’industria elettronica di settore, se negli USA è
venuta dalla FCC che ha “costretto” i network
LUGLIO/AGOSTO 2006
nazionali a passare all’HD, in Europa, invece, la
spinta viene proprio dal settore del broadcasting.
Tre i fatti salienti dell’anno 2006 per l’HDTV in
Europa, tutti con al centro le tv:
쩦 l’accordo fra broadcasters ed EICTA (cui l’EBU ha ampiamente contribuito) sulla creazione
di un marchio HD Ready per indicare i ricevitori
sul mercato già pronti per l’HD, in base a certi
standard condivisi;
쩦 la scelta delle principali federazioni sportive
(CIO, UEFA e FIFA) di imporre l’Alta Definizione
come standard di ripresa dei grandi eventi;
쩦 la scelta della BBC di produrre tutti i suoi contenuti in HD entro il 2010 e di adeguare, di conseguenza, alla nuova norma tutti i suoi mezzi di
produzione (una scelta quasi obbligata visto che
il suo maggior mercato di esportazione sono gli
Stati Uniti dove ormai il mercato chiede solo
prodotti HD).
Gli editori di canali a pagamento sono stati
costretti a muoversi per evitare di farsi soffiare la loro clientela di alta gamma dai nuovi
entranti sul mercato: alcuni europei, ma la maggior parte provenienti dal mercato nordamericano (come Discovery, VOOM, MTV, ESPN),
forti di un catalogo in HDTV ricco ormai di
migliaia di titoli.
77
L’ ALTA DEFINIZIONE IN EUROPA
Figura 10. Prezzi medi di vendita schermi HDTV (fonte: EBU-UER).
Al di là dell’offerta di punta riservata ai più ricchi, l’HDTV sta entrando anche nei piani strategici delle tv pubbliche e commerciali. Prima fra
tutte la BBC. Non solo essa sta convertendo a
tappe forzate tutta la sua produzione in HD, ma
ha anche avviato a maggio 2006 un trial della
durata prevista di 6 mesi – un anno, per capire
che tipo di offerta in HDTV proporre al pubblico tradizionale delle famiglie. Il trial è partito
anche qui facendosi forte dell’offerta di sport
dei mondiali di calcio e del tennis di Wimbledon
in HD fra giugno e luglio, ma affiancandovi fin
da subito serie Tv di grande qualità e film. I
destinatari di questo esperimento sono alcune
migliaia di abbonati che ricevono i canali BBC
via satellite o cavo, mentre è esclusa per ora la
trasmissione di segnali HD sul digitale terrestre,
a causa della carenza di banda disponibile. Purtroppo, tolta l’eccezione BBC, il resto del Continente non è ancora passato all’HD come standard di produzione e ci vorrà ancora del tempo
prima che ciò diventi la regola. C’è solo da sperare che la penetrazione dei nuovi canali HD non
vada troppo veloce e che riesca, invece, a trovare un passo comune con quello della produzione europea.
Ci sono due elementi di criticità in questo
quadro europeo. Il primo è l’assenza di una
78
qualsiasi regolamentazione o armonizzazione
da parte delle autorità europee di settore. Il
ricordo del cocente fallimento della politica sull’HDTV 1250 e sul formato 16/9 è ancora talmente vivo da paralizzare qualsiasi tentazione
normativa. Eppure senza un’armonizzazione
delle norme, sarà assai difficile che un vero
mercato europeo possa decollare. Il secondo
è la drammatica carenza di prodotto europeo
sul mercato. Una carenza che frena lo sviluppo del mercato e che costringe i broadcasters
pionieri dell’HD a rivolgersi ai fornitori USA ed
asiatici. Con buona pace di chi pensava che –
dopo aver abbandonato l’hardware ed il
software al loro destino – l’Europa potesse
almeno compensare con la produzione di contenuti ad alto valore aggiunto. La svolta dell’HD è infatti un’occasione d’oro per i network
USA per cercare di crearsi nuovi spazi di mercato in Europa.
I Canali HD Disponibili in Europa
Il canale pioniere in Europa. Il lancio della
televisione in HD in Europa viene fatto coincidere con l’inizio delle trasmissioni del canale
sperimentale Euro1080, che a partire dal 1° Gennaio 2004 ha trasmesso il canale promozionale omonimo in diffusione Satellitare. L’offerta di
I quaderni di
LA TV AD ALTA DEFINIZIONE SUL TRAMPOLINO DI LANCIO
Euro1080 si è poi evoluta in un bouquet di 3
canali, HD1, HD2 ed HD5, che continuano ad
essere trasmessi in tecnologia MPEG-2 e modulazione DVB-S, su 3 differenti satelliti con copertura europea (EutelsatW3A a 7°E, Astra3A a
23,5°E e Sirius2 a 4,8°E). Lanciato da Alfacam,
società belga specializzata in servizi di ripresa
televisiva e pioniere in Europa della produzione
in formato HDTV, il bouquet di Euro1080 non ha
purtroppo mai potuto contare sul supporto editoriale ed economico tipico di un grande broadcaster e non è dunque mai riuscita a proporre
sui propri canali contenuti sufficientemente
attrattivi per costruire una base solida di utenti. A Euro1080 va riconosciuto il merito di aver
iniziato, se non scatenato, la corsa degli operatori europei verso l’HD.
Germania. Il primo operatore europeo ad aver
lanciato servizi commerciali in HD è il satellitare tedesco Premiere, che trasmette dal 1°
Novembre 2005 tre canali tematici: Premiere
HD Film, Premiere HD Sport e DiscoveryHD. Il
segnale viene trasmesso in tecnologia MPEG4 AVC e modulazione DVB-S2; il pacchetto viene proposto a 12 € mensili. La Germania vanta inoltre la presenza degli operatori in chiaro
nel settore HD con ProSiebenSat che diffonde
i Canali ProSieben e Sat.1 in HD satellitare. La
situazione tedesca permane tuttavia per il
momento un po’ confusa, in quanto a pochi
mesi dal lancio di un’offerta HD in ambito
nazionale, i diritti di diffusione della Bundesliga tedesca sono stati inaspettatamente assegnati per il triennio 2007-2009 al consorzio di
operatori via cavo “Arena”. Al momento, non
esistono impegni chiari da parte degli operatori cavo tedeschi verso la HD.
Figura 13. Decoder
ADB 6800STX adatto alla ricezione digitale satellitare e terrestre nei formati MPEG-2 e H.264 in Definizione Standard e in
Alta Definizione. Il Set top box è stato utilizzato
da RAI nell’ambito della sperimentazione sull’HD
associata ai giochi Olimpici di Torino 2006.
LUGLIO/AGOSTO 2006
Francia. L’operatore satellitare TPS ha lanciato nel
marzo 2006 una offerta in
HD composta da tre canali: il canale premium TPS
Star, che propone Sport,
Film e Documentari, e la Figura 11. Marchio HD Ready.
versione HD dei due canali generalisti TF1 ed M6.
L’offerta è in MPEG4 AVC
e modulazione DVB-S, e
viene offerta ad un prezzo
mensile di 13€, comprensivi del canone di locazione del terminale Thomson. Figura 12. Marchio HDTV.
Il principale concorrente di TPS, Canal Satellite, aveva annunciato il lancio di una offerta
HD a partire dal 4 aprile 2006, con i canali
Canal+ e National Geographic, ma a tutt’oggi
i decoder non sono ancora stati distribuiti. La
situazione è incerta per l’avvio delle trattative
di fusione tra Canal Satellite e TPS. Infine,
un’offerta in HD dovrebbe essere proposta via
cavo verso la fine del 2006, mentre il CSA
(Conseil Supérior de l’Audiovisuel) non consente per il momento la diffusione dell’HD sul
digitale terrestre.
Regno Unito. L’offerta HD viene proposta dall’operatore storico SkyTV, che propone ben 7
Canali: Sky Sports HD, Sky Movies HD, Sky One
HD (serial), Artsworld HD (opera e balletto),
National Geographic HD, Discovery HD (documentari) e Sky Box Office HD (film in PPV). L’offerta viene proposta a 10 GBP mensili, cui deve
essere aggiunto il costo del decoder in vendita
a 299 Sterline. Anche l’operatore storico BBC
lancerà un canale in chiaro in HD, BBC HD, a
partire da giugno 2006. L’annuncio prevede una
programmazione part-time con programmi provenienti dal
palinsesto di BBC ONE e
BBC TWO, dedicati a
sport, programmi culturali,
documentari e produzioni proprie. È nota nel settore audiovisivo la qualità dei documentari e più in
generale delle produzioni della BBC.
Cristiano Benzi Eutelsat
Giacomo Mazzone EBU
79
L’ ALTA DEFINIZIONE IN ITALIA
L’Alta Definizione in Italia
Nella seconda metà degli anni ’80 iniziava in
Europa un grande fermento ed interesse verso
l’Alta Definizione, sia come possibilità di ripresa elettronica di film che come servizio HDTV
verso l’utente. Veniva prodotto dalla RAI il film,
“Giulia and Giulia”, completamente girato in
HDTV. Oltre al progetto europeo Eureka EU95
per lo sviluppo di un sistema (HD-MAC) di trasmissione analogica dell’HDTV via satellite,
nasceva, con la partecipazione di Rai-Centro
Ricerche e Teletta, il progetto europeo Eureka
EU256 per la trasmissione punto-punto e punto-multipunto dell’HDTV digitale con compressione video basata sulla DCT (Discrete Cosine
Transform). Eureka EU256 dimostrò i suoi risultati ai mondiali di calcio “Italia ’90” con la trasmissione in HDTV via satellite di alcune partite
di calcio verso punti visione installati a Torino,
Milano, Venezia, Perugia, Roma, Napoli Barcellona e Madrid.
Nonostante il successo di tali dimostrazioni,
l’Europa e quindi anche l’Italia ritennero che
non ci fossero ancora le condizioni sufficienti
per l’introduzione di un servizio HDTV, per due
motivi principali: elevato costo, peso e ingombro dei televisori HD analogici a fronte di una
dimensione dello schermo tutto sommato insufficiente per apprezzare veramente l’HD; eccessiva larghezza di banda necessaria (un intero
canale satellitare per la trasmissione di un singolo programma).
L’evoluzione tecnologica dei sistemi di compressione, dei display, dell’integrazione dei chip e
degli standard trasmissivi ha creato, a partire
dalla fine degli anni ’90 le condizioni favorevoli
ad una riconsiderazione dell’HDTV.
Da una parte, la maturazione tecnologica di
MPEG-2 ha consentito la codifica a 4-6 Mb/s e
16-18 Mb/s della SDTV e della HDTV ed il successivo sviluppo di MPEG-4/AVC, conosciuto
anche come H.264, ha ulteriormente ridotto i bit
rate di codifica consentendo, in prospettiva, bitrate di 2-3 Mb/s per la SD e di 7-9 Mb/s per l’HD.
Dall’altra parte, sono comparsi sul mercato
televisivo, gli schermi piatti al plasma ed a cristalli liquidi (LCD), con diagonale da 40” e 50”,
multiformato dei segnali d’ingresso, poco ingom-
80
branti e di peso limitato. In questi ultimi anni la
tecnologia degli schermi è maturata velocemente portando drastici miglioramenti della qualità
di visione e forti e costanti riduzioni del loro prezzo. Sono apparse sul mercato telecamere consumer in HDTV a prezzo non elevato, stanno per
apparire lettori HD-DVD e Blue-Ray.
Infine, il processo di conversione della tv analogica verso la tecnica digitale è avviato dalla
fine degli anni ’90 per la piattaforma satellitare
e dal 2004 per la piattaforma terrestre. Dal 2002
ha fatto la sua apparizione la TV su piattaforma
IP (via fibra ottica o via doppino telefonico in
ADSL). Con la migrazione degli utenti verso le
piattaforme digitali, si creano i presupposti, grazie alla maggiore capacità di banda dei sistemi
digitali, per una diffusione di contenuti HD.
Queste premesse indicano che ci sono ormai
in Italia le condizioni tecnologiche favorevoli
all’’introduzione di servizi HDTV, come del resto
dimostrato dalla sperimentazione RAI in occasione delle Olimpiadi “Torino 2006”.
Sul fronte commerciale, ha dato il via alla
HDTV l’operatore Sky Italia, che a partire da
maggio 2006 trasmette il canale SkyHD. Nei
paragrafi che seguono lasciamo la parola a vari
broadcaster italiani.
Mario Stroppiana, RAI
Telecom Italia
Telecom Italia è parte attiva del processo di progressiva digitalizzazione delle reti di comunicazione che sta producendo, peraltro, un fenomeno dal duplice significato: concorrenza e complementarietà delle reti. In tale processo, già di
per sé piuttosto complesso, si inserisce oggi
anche l’Alta Definizione: piattaforme nate per
finalità diverse – ADSL, fibra ottica, UMTS, digitale terrestre, satellite – in passato assolutamente indipendenti, possono oggi essere impiegate per distribuire anche contenuti. In particolare, la specializzazione risiede nelle funzionalità
che esse garantiscono agli utilizzatori e non nei
contenuti, che possono essere gli stessi. In tale
ambito, l’HD rappresenta per Telecom Italia un
ulteriore elemento per lo sviluppo dell’ADSL,
dell’UMTS e del digitale terrestre. Elemento che
I quaderni di
LA TV AD ALTA DEFINIZIONE SUL TRAMPOLINO DI LANCIO
sta contribuendo all’arricchimento di alcune nuove offerte come “Alice 20 Mega” e che, sul fronte del mobile, grazie all’evoluzione della tecnologia High Speed Downlink Packet Access
(anche detta “Super UMTS”) ha portato Telecom a porsi come obiettivo il raggiungimento
del 48% della popolazione entro il 2006. Per la
DTT, invece, lo sviluppo dell’HD è legato alle
modalità e alla tempistica dello switch-off.
Stefania Sagona
Sky Italia
L’esordio dell’HD in Italia è targato SKY. La pay
tv satellitare è infatti la prima piattaforma in grado di trasmettere su tutto il territorio l’HDTV, con
un’offerta di contenuti di qualità in grado di esaltare le potenzialità della nuova tecnologia. Grazie all’utilizzo dei satelliti della flotta Eutelsat Hot
Bird, SKY ha già a disposizione le risorse di banda necessarie a veicolare i primi canali HDTV,
trasmessi con lo standard DVB-S2. Il lancio di
SKY HD è avvenuto a maggio 2006, in occasione della finale della UEFA Champions League,
per poi proseguire con tutte le 64 partite della
FIFA World Cup. Al termine dei mondiali, l’offerta di SKY in HD si arricchirà di un pacchetto di
4 nuovi canali dedicati a Sport, Cinema, Documentari e Intrattenimento. L’offerta di Sky viene proposta come opzione aggiuntiva, ad un
abbonamento in essere, al prezzo di 7 ? mensili, oltre ad un contributo di attivazione di 99 ?.
Accanto agli abbonamenti consumer, proposti
attraverso una politica commerciale particolarmente aggressiva, SKY ha lanciato offerte specifiche destinate ai locali pubblici, in particolare bar e hotel, per allargare la platea e incrementare l’awareness dell’HDTV.
Marcello Berengo Gardin
RAI
La trasmissione di contenuti ad HD sulle varie
piattaforme riveste un forte interesse strategico per la RAI, come per i principali broadcaster.
Per quanto riguarda la diffusione via etere, il
satellite è già utilizzabile e la DTT lo sarà pienamente via via che lo switch-off delle reti analogiche renderà disponibili nuove frequenze. Per
le piattaforme IP si possono già avviare servizi
in HD precaricando nella memoria di massa dei
terminali d’utente (sono già disponibili sul mer-
LUGLIO/AGOSTO 2006
cato set-top-box con capienti hard disk) contenuti in HD “da library”. Con questa modalità i
costi della distribuzione sarebbero molto contenuti potendosi utilizzare le connessioni ADSL
già presenti in oltre 7 milioni di abitazioni italiane. Eventi live potranno essere trasmessi sui
nuovi collegamenti a 20 Mb/s. Affinché tutto ciò
sia possibile è necessario che: (1) si affermino
set-top-box ibridi aperti con sintonizzatore e
connessione IP; (2) si confermi la neutralità della rete internet offerta dagli ISP rispetto a tutti i
protocolli, inclusi quelli di “grid distribution”; (3)
i meccanismi di tutela dei diritti d’autore si spostino da una focalizzazione sulla protezione del
canale di trasmissione, come le tecniche di conditional access, verso la protezione del contenuto, come le tecniche di DRM (Digital Rights
Management).
Alberto Maria Dal Buono
Fastweb
Possiamo affermare che ad oggi la rete di
Fastweb è già predisposta per consentire la diffusione dell’HD, gli adeguamenti tecnologici della rete di accesso sono in opera e permettono
l’ampliamento della banda disponibile per garantire alla base clienti di fruire HD-TV. La vera sfida è legata all’ottimizzazione della banda per il
trasporto del segnale come conseguenza del
raffinamento degli algoritmi di codifica MPEG 4
H264. L’attenzione deve quindi essere mirata
all’individuazione ed al mantenimento di un trade-off ottimale che consenta una miglior qualità visiva, la fruizione di contenuti HD in modalità unicast e/o multicast, e la banda (“bit rate”)
realmente garantibile (dalla rete di accesso in
rame) ad una quota di clienti potenziali in modo
tale da rendere l’HD appetibile al mercato. È in
corso una fase di sperimentazione del servizio
che sta dando ottimi risultati ed indirizza con
successo gli obiettivi gia descritti. In materia di
sicurezza dei contenuti, Fastweb proseguirà sia
la collaborazione con le Major che i suoi sviluppi con lo scopo di continuare a garantire gli elevati standard ottenuti sino ad oggi. Ulteriore punto di attenzione sarà posto sull’interoperabilità
dei contenuti codificati in MPEG-4 per consentire, di fatto, una “libera” circolazione dei contenuti tra le diverse piattaforme di delivery.
Andrea Lasagna
81
ALTA DEFINIZIONE : UN PIATTO NEL MENÙ DI TUTTE LE RETI ?
Alta Definizione: un piatto
nel menù di tutte le reti?
l segnale televisivo in HD richiede, come noto,
una banda trasmissiva ben maggiore di quella
necessaria per un segnale a risoluzione convenzionale. Lo standard ISO/IEC 13818 MPEG-2 è
generalmente adottato per la TV digitale a definizione standard. Le migliori implementazioni
industriali permettono di erogare servizi TV ad
ottima qualità soggettiva anche a bit rate inferiori ai 4 Mbps. Negli USA ci sono vari servizi
commerciali HDTV che utilizzano Mpeg2, utilizzando banda anche superiore a 20 Mbps per
canale. L’introduzione ormai prossima di codifiche video a standard MPEG-4 (in particolare
Mpeg4 AVC – Advanced Video Coding Part 10,
ISO/IEC 14496-10) permetterà di abbassare progressivamente, anche del 50%, la banda necessaria fino a valori inferiori.
MPEG-4 richiede nuovi sistemi di Head End
e nuovi terminali, ma, secondo un punto di vista
generalmente condiviso, sarà la codifica video
utilizzata nelle trasmissioni commerciali HD.
Nello scenario italiano, sono tre le reti che possono scendere in campo per l’HD: il satellite, il
digitale terrestre e la banda larga su IP. Le reti
per la trasmissione della televisione in HD non
sono tutte pronte allo stesso modo, ma tutte
hanno in seno questa potenzialità. In tutti i casi
si tratta di compiere transizioni tecnologiche che
comportano notevoli investimenti: verso codifiche avanzate, verso una maggiore efficienza trasmissiva, verso modelli di servizio innovativi. Se
c’è un fattore che potrebbe influenzare negativamente la diffusione dell’HDTV, sarebbe offrirla in tono dimesso, con compromessi che ne
diminuiscono la qualità. È assolutamente necessario non farsi “sconti” sulla risoluzione video o
sulla qualità audio. Per non sprecare questa
occasione si devono predisporre servizi e contenuti eccellenti, impiegando bitrate adeguati.
Satellite
La TV digitale satellitare è una tecnologia matura già da anni e rappresenta forse il candidato
più pronto a raccogliere la sfida HD. In primo luogo, perché l’HD è possibile sulle attuali reti satellitari: con transponder che offrono oltre 30 Mbps
di bitrate utile (utilizzando lo standard DVB-S),
si può codificare video 1080i in MPEG-2 attorno ai 20-25 Mbps con risultati eccellenti. L’unico problema, in questo caso, è che un canale
HD divora la (costosa) banda che poteva portare almeno 5 canali SD. In secondo luogo, perché l’HD arriva in un
momento commercialmente interessante per far parte
di un “tris tecnologico” con
cui rinnovare il digitale satellitare, composto appunto da
HDTV, introduzione della
modulazione DVB-S2, introduzione della codifica
Mpeg4 AVC. Tutte e tre queste tecnologie hanno un
impatto diretto sui terminali (set-top box) che devono
essere sostituiti o aggiornati. Sostituire i decoder una
volta sola è molto meglio
che sostituirli tre volte.
Sono ormai disponibili
infatti sistemi basati sullo
Figura 14. Tv LCD Bravia Full HD, KDL-46x2000 (SONY).
82
I quaderni di
LA TV AD ALTA DEFINIZIONE SUL TRAMPOLINO DI LANCIO
standard di trasmissione satellitare DVB-S2, che
dovrebbe portare la banda trasmissiva di un transponder attorno ai 50 Mbps. Ci si avvicina allora ad una situazione in cui, nonostante i canali
diventino HD, il loro numero per transponder può
rimanere quasi lo stesso!
Digitale terrestre
La TV digitale terrestre, rispetto a quella satellitare, è molto giovane. In Italia è partita con canali
SD codificati in MPEG-2, puntando maggiormente sull’ampiezza dell’offerta e sull’interattività
(MHP). Un “tris tecnologico” come quello del satellite sfortunatamente non è possibile: il sistema di
modulazione utilizzato dallo standard DVB-T, il
COFDM, è molto moderno, ed esprime l’attuale
livello tecnologico. Con i parametri applicati di
solito, in un canale radio di 8 MHz, si rende disponibile una banda trasmissiva massima di 24 Mbps.
La possibilità di accoppiare HD e AVC è stata sperimentata con successo da RAI CRIT a
Torino durante le ultime Olimpiadi invernali. Con
la piena maturità dei sistemi di codifica AVC, si
potranno inserire anche due canali HD per multiplex, completi di audio surround multilingua e
di applicazioni interattive, oppure un canale HD
e un numero variabile (anche 4) di canali SD.
Certamente i decoder dovranno essere
costruiti con lo specifico supporto HD, e sebbene il digitale terrestre soffra, certamente più del
satellite, della gran sete di banda che caratterizza HD, anche la DTT è tecnicamente adeguata
e predisposta alla trasmissione in HD.
Le reti IP e l’evoluzione
dell’accesso a banda larga
In tutto il mondo la diffusione commerciale delle
tecnologie broadband basate su reti telefoniche e
protocolli IP è in fortissima espansione: anche in
Italia il numero di utenti ADSL ha superato a fine
2005 i 7 milioni (fonte OCSE 2005). Le reti ADSL
(Asymmetric Digital Subscriber Line) permettono
di offrire, sul tradizionale doppino telefonico, velocità fino a 8 Mbps. L’evoluzione più recente dello standard, ADSL2+ (norma ITU G.992.5) permette di raggiungere, per utenti particolarmente vicini alle centrali telefoniche, anche 24 Mbps.
Anche in Italia come in altri paesi è forte la tendenza commerciale ad introdurre servizi televisivi erogati attraverso le reti ADSL: Fastweb è
LUGLIO/AGOSTO 2006
stata pioniera nel mondo e anche Telecom Italia ha incominciato recentemente a offrire servizi analoghi. Telefonica in Spagna, France Telecom e Free in Francia hanno lanciato servizi
commerciali che hanno centinaia di migliaia di
abbonati. Questi servizi, caratterizzati dalla possibilità per l’utente di fruire sia di tradizionali canali “broadcast” (erogati attraverso la tecnologia
IP Multicast) sia di contenuti “on demand” (VOD
– video on demand), sono però finora limitati a
TV a definizione convenzionale.
L’offerta di servizi HDTV è una possibile motivazione che spinge gli operatori TLC a pianificare l’evoluzione delle attuali linee ADSL e
ADSL2+ verso reti di accesso VDSL (Very High
Speed Digital Subscriber Line, giunto alla versione VDSL2) e a perseguire una strategia di
ampliamento e potenziamento del mercato della IPTV. Le linee DSL in genere infatti hanno prestazioni in termini di bitrate erogato ai clienti molto dipendenti dalla distanza del cliente dalla centrale telefonica: più lungo è il doppino di rame,
minore sarà il bitrate disponibile. Questa caratteristica, una volta fissato il bitrate minimo necessario per un servizio, si esprime in termini di “reach” (gittata), ovvero la corrispondente distanza
oltre la quale le linee degli utenti non possono
più raggiungere le prestazioni specificate.
Nel contesto dell’HD, l’ADSL è fuori gioco in
partenza, raggiungendo al massimo 8 Mbps.
L’ADSL2+ può invece superare 20 Mbps, ma è
necessario immediatamente chiedersi: per quale percentuale di utenti sarebbe possibile offrire
un servizio HDTV?
L’approccio con le tecnologie VDSL, puntando a ridurre proprio la lunghezza della tratta su
doppino grazie all’introduzione di vaste tratte di
rete in fibra nelle aree metropolitane, si candida
decisamente come soluzione di rete di accesso
in grado di sostenere l’HD. Potrebbe anzi abilitare scenari di servizio in cui vengono simultaneamente trasportati due canali HD verso il
medesimo utente.
I dispositivi di memorizzazione locale
e un possibile cambio di paradigma
Un possibile cambio di paradigma che alcuni
operatori e broadcaster, tra i quali la BBC e il
gruppo News Corporation stanno considerando è l’introduzione di servizi e terminali basati
83
ALTA DEFINIZIONE : UN PIATTO NEL MENÙ DI TUTTE LE RETI ?
sull’uso contemporaneo di sistemi di protezione dei contenuti (DRM – Digital Rights Management systems) e di memorie di massa (dischi
rigidi) sui decoder e terminali. Ci si è resi conto
che il disco rigido rappresenta l’elemento abilitante di una pletora di servizi (DVR, Push-VoD,
Download&Play,…) che possono migliorare di
molto la fruizione televisiva, senza comportare
un incremento di spesa sulla rete. Considerazio-
ne, questa, che risulta valida per tutte le reti, dal
broadcasting al broadband.
Un disco rigido permetterebbe di registrare
localmente programmi HD anche quando non c’è
banda sufficiente per una trasmissione in tempo
reale. Un modello di questo tipo non è naturalmente adatto ad eventi in diretta, ma può essere
introdotto per alcune tipologie di contenuti.
Gabriele Elia e Mauro Borghi Telecom Italia
Tecniche
per la produzione HD
Tralasciando i problemi di disponibilità di banda
e dei tempi necessari per poter introdurre l’Alta
Definizione sulle reti televisive terrestri, trattiamo
il tema della convivenza, dal punto di vista della produzione, tra segnale analogico tradizionale, segnale digitale SD e segnale terrestre HD.
Sebbene non siano definiti i piani di passaggio all’HD, si può ipotizzare fin d’ora che, di fianco ai canali Premium che saranno i primi ad
essere convertiti alla nuova tecnologia, vi sarà
un lungo periodo in cui le trasmissioni tradizionali e quelle in HD dovranno convivere.
Le maggiori difficoltà che si possono vedere sono
quelle relative ai formati di produzione che dovranno essere compatibili con i formati di trasmissione.
Compatibilità tra formati di produzione
e formati di trasmissione
Sappiamo che la trasmissione analogica terrestre
è (e rimarrà sempre) solo in 4/3, quella in digitale
terrestre può essere in 4/3 o in 16/9, mentre la trasmissione in HD è sempre e solo in 16/9. Il parco
di televisori esistenti sul mercato è fatto da apparati con le seguenti alternative: 4/3 oppure 16/9;
tubo, LCD o Plasma; SD oppure HD (solo 16/9).
Pertanto, durante il periodo di convivenza dei vari
sistemi ci troveremo di fronte ad una molteplicità
di permutazioni da capogiro: schermi 4/3 che ricevono segnali DTT in 16/9, schermi HD che ricevono trasmissioni 4/3 in SD e tutte le possibilità intermedie, fino all’agognata catena tutta in HD.
Cosa deve fare il broadcaster per semplificare la vita al telespettatore che, adesso, è costretto a fare “acrobazie” con il telecomando, esplo-
84
rando i menù del televisore tra zoom, smart,
expanded, subtitle, ecc. per riempire lo schermo
HD 16/9 nuovo di zecca (che si è regalato a Natale) in caso di trasmissioni analogiche in 4/3 …
senza lasciare due bande nere verticali vuote …
o, peggio, bande nere laterali e sopra e sotto perché il film è trasmesso in letterbox ?
Una soluzione percorribile viene dall’esperienza
fatta durante le scorse Olimpiadi Invernali di Torino.
Il centro di produzione delle Olimpiadi aveva il
difficile compito di alimentare contemporaneamente con i segnali dei campi di gara una linea di distribuzione per i broadcaster “tradizionali” in 4/3, una
linea di distribuzione in 16/9 SD ed infine una in 16/9
HD per i broadcaster americani, giapponesi ed i
pochi europei già attrezzati per l’HD.
La soluzione adottata è stata quella di produrre
tutto in HD 16/9, ma avendo l’accortezza di non utilizzare le parti laterali dell’inquadratura per elementi essenziali allo svolgimento dell’azione (metodo
side protect): il canale HD veniva alimentato direttamente, quello in 16/9 SD veniva alimentato realizzando una down-conversion dall’HD, quello in
4/3 realizzando anche un cropping che “tagliava”
le parti laterali dell’immagine! Tutti soddisfatti, pur
realizzando una sola produzione “multiformato”.
Rimaneva da risolvere un altro problema: non
c’erano disponibili mezzi di ripresa in HD a sufficienza per tutti i campi di gara; e qui un trucco:
effettuare le riprese in SD 16/9 (sempre con il
side-protect) e fare una up-convertion in l’HD.
Per i puristi un’operazione alquanto scorretta,
ma non disprezzabile dal punto di vista dei risultati: non solo i segnali down-convertiti partendo
I quaderni di
LA TV AD ALTA DEFINIZIONE SUL TRAMPOLINO DI LANCIO
Figura 15. Il sistema di videoregistrazione HDCAM compatibile con i formati SD (Sony).
da una sorgente di ottima qualità erano molto
buoni, ma anche quelli in HD derivanti da upconversion erano di apprezzabile qualità!
Questa soluzione potrebbe essere adottata
anche nel caso del broadcaster terrestre che dovrà
far convivere i vari sistemi di trasmissione: produrre tutto in HD (o almeno in 16/9 SD) e trasmettere
sui canali analogici segnali in 4/3, sul digitale terrestre in 16/9 SD e sui canali HD i segnali nativi.
Impatto sulle risorse di ripresa televisiva
Un primo impatto riguarda le risorse umane: registi e cameraman dovranno allenarsi a prendere
confidenza con le riprese side-protect per non
perdere elementi essenziali dell’azione e per non
inquadrare elementi indesiderati!
Analizziamo l’impatto sugli apparati di produzione. Le telecamere di nuova generazione sono, per
la maggior parte, commutabili tra SD e HD e non
costano molto di più di quelle tradizionali. I mixer
video in HD sono facilmente reperibili sul mercato
a costi ancora superiori a quelli in SD, ma con divario in rapida discesa. I costi dei videoregistratori in
HD sono ancora notevolmente più elevati di quelli tradizionali, ma le tecniche di compressione più
efficienti, mentre l’utilizzo di supporti alternativi al
nastro ed i progressi che i sistemi di memorizzazione realizzano di anno in anno, permettono di
guardare al futuro con una certa tranquillità.
Rimane un altro tema abbastanza spinoso: il
trasporto e la commutazione dei segnali tra i centri di produzione e all’interno degli stessi; le matrici, ad esempio, sono per la maggior parte adatte
solo alla commutazione di segnali SDI a 270Mb/s.
LUGLIO/AGOSTO 2006
Esiste, in verità, un numero sempre maggiore di
apparati che permettono la commutazione di
segnali HD (HD-SDI), ma la sostituzione delle centrali (e di tutti i cablaggi che le collegano al resto
dei centri di produzione) è un’impresa “ciclopica”.
Recentemente sono stati presentati dei prodotti che permettono una compressione senza perdite dei segnali nativi HD a 270Mb/s, adatti, quindi,
ad essere trasportati e commutati dalle centrali di
smistamento già esistenti nei centri di produzione.
Se questa tecnologia prenderà piede (e ci sono
delle ottime prospettive), le attuali centrali digitali
saranno utilizzabili anche per i segnali HD.
Capitolo a parte, invece, quello dell’audio associato all’HD: una trasmissione HD perde la sua
efficacia se non è accompagnata da un audio
multicanale. La produzione dell’audio multicanale ha costi non indifferenti; ad una recente conferenza sull’HD, un noleggiatore di mezzi mobili
di ripresa indicava come costi incrementali della
produzione HD un 15-20% rispetto alla produzione tradizionale, ma specificava, poi, che questi costi incrementali erano dovuti al fatto che per
fare la ripresa audio in Dolby Digital 5+1 doveva
utilizzare un mezzo di ripresa audio aggiuntivo,
che altrimenti non avrebbe utilizzato!
Abbiamo visto come può essere salvaguardata la compatibilità tra sistemi tradizionali e la
nuova tv. In attesa che si realizzino tutte le condizioni per l’effettivo lancio della televisione del
futuro, conviene iniziare ad attrezzare studi, regie,
post-produzioni, centrali e play-out per quella
che sarà la definizione “standard” del futuro.
Manlio Cruciatti Mediaset
85
NEI MEANDRI DELLE TECNICHE DI COMPRESSIONE DIGITALE
Nei meandri delle tecniche
di compressione digitale
MPEG-2 è lo standard più diffuso per le trasmissioni TV in HD ma compaiono all’orizzonte nuovi schemi di codifica video, più efficienti.
Di trasmissioni televisive digitali in HD si parla ormai da circa vent’anni. Agli inizi, le difficoltà
tecnologiche erano insormontabili. Non era possibile “comprimere” il volume di dati necessari
e trasmetterli utilizzando la banda disponibile
con i normali canali analogici. Era necessario
definire degli algoritmi di compressione per sfruttare al massimo la banda. Per questi motivi, circa una quindicina di anni fa venne definito lo
schema di codifica video MPEG-2. Accettato
ormai quasi universalmente per le trasmissioni
televisive digitali a definizione standard (SD), lo
MPEG-2 permette di utilizzare un normale canale analogico terrestre per trasmettere 4-5 canali digitali in SD oppure uno in HD.
Da MPEG-2 a H.264
Lo schema di codifica video MPEG-2 è stato
a lungo considerato sufficiente, in alcune parti del mondo, anche per le trasmissioni HD.
Negli Stati Uniti, per esempio, l’HD è basata
quasi esclusivamente su MPEG-2. Oggi, di
conseguenza, sono molto diffusi in commercio materiali video che utilizzano il formato
MPEG-2: film in DVD, spezzoni di filmati da
videocamere amatoriali, programmi televisivi
di vario tipo. Dopo il 1995, dopo la finalizzazione degli standard MPEG-4 e H.263, l’evoluzione delle tecniche di comunicazione video
digitali e degli algoritmi di compressione ha
permesso di introdurre un nuovo standard:
H.264, noto anche come MPEG-4 parte 10 o
AVC. Molto più efficiente del precedente, raddoppia la “densità” di trasmissione: un normale canale per la trasmissione di segnali televisivi analogici può ora ospitare un paio di canali HD codificati secondo lo schema H.264. Il
nuovo standard di compressione è stato subito adottato con entusiasmo in Europa, innanzitutto in Francia, in seguito poi in Gran Bretagna. Anche in Italia, alcuni operatori stanno
pensando di utilizzarlo.
86
Un nuovo standard: VC-1
Ma non è finita. Si stanno facendo strada nuovi schemi di codifica video: VC-1 è certamente uno dei più noti e garantisce una efficienza
di compressione ancora più elevata. Altri stanno comparendo all’orizzonte. Già si parla di
un prossimo VC-2; certamente i progressi delle tecnologie di elaborazione numerica e della microelettronica permetteranno una rapidissima evoluzione anche in questo settore.
Tutti questi standard sono basati su tecnologie video efficienti, scalabili, in grado di produrre video ad alta qualità anche a frequenze
di trasmissione dei dati decisamente inferiori
rispetto alle soluzioni attuali. Possono essere
utilizzati per qualunque tipo di periferica: televisori ad Alta Definizione, DVD, telefoni cellulari 3G (terza generazione) ecc. Gli operatori
di broadcasting ne traggono enormi vantaggi: riescono a compattare in modo economico un maggior numero di programmi ad HD
nello stesso “spazio”.
Circuiti integrati per diversi sistemi
di codifica
Tutto ciò pone un grosso problema ai fabbricanti di chip che devono tenere il passo con il
costante e tumultuoso cambiamento delle normative internazionali. Devono poter offrire, ai
produttori di apparecchiature e sistemi, chip
completi e flessibili, capaci di adeguarsi immediatamente agli standard emergenti ma che tengano conto dei più “vecchi” algoritmi di compressione senza che l’utente debba preoccuparsene troppo.
In questa direzione va una serie di SoC
(sistemi completi integrati in un unico chip di
silicio) proposti dalla STMicroelectronics. L’approccio è semplice: integrare a bordo del
componente le risorse necessarie per tutti gli
algoritmi di compressione che hanno una sufficiente diffusione nel mercato, garantendo la
flessibilità necessaria per seguire i continui
cambiamenti delle normative e le evoluzioni
degli standard.
I quaderni di
LA TV AD ALTA DEFINIZIONE SUL TRAMPOLINO DI LANCIO
Una nuova famiglia di dispositivi della ST
Nel mese di gennaio 2005, per esempio, la
STMicroelectronics ha presentato la prima soluzione per decoder digitali per TV (set-top box,
STB) su un singolo chip rispondente alle specifiche per l’HD H.264/AVC e VC-1. Il nuovo
dispositivo, il primo di una serie di componenti di questo tipo, riunisce in un unico circuito
integrato tutte le funzioni di un STB e i circuiti
per la decodifica multistandard. Non è, quindi,
un dispositivo addizionale da aggiungere a un
prodotto esistente. Il suo livello di integrazione,
reso possibile dall’impiego di una tecnologia di
processo da 90 nm, ha permesso di ottenere
una soluzione economica e completa. Il dispositivo inoltre contiene le più avanzate tecnologie codec per DVD-Audio e la codifica di sicurezza per DVD. Al suo interno, infine, risiede una
potente CPU ST40 che lo rende una piattaforma ideale anche per Car Multimedia Center
(centralina multimediale per l’auto) capace di
pilotare direttamente applicazioni come il sistema GPS e gestire DVD e audio.
L’audio, un fattore
troppo spesso trascurato
L’audio è, troppo spesso, un elemento trascurato quando si parla di algoritmi per la compressione del segnale televisivo in HD. Nessuno guar-
derebbe con soddisfazione immagini bellissime
e nitidissime sullo schermo del proprio TV di casa
se l’audio non fosse all’altezza delle aspettative.
Anche per la codifica e compressione dell’audio,
come per le immagini, esistono diversi schemi.
E i produttori di chip devono garantire la flessibilità necessaria per adattarsi a tutti quelli che
hanno una adeguata diffusione sul mercato.
Qual è, quindi, la soluzione per l’interoperabilità delle codifiche? La proposta della STMicroelectronics è semplice: realizzare piattaforme potenti e flessibili, che integrano blocchi
hardware capaci di decodificare in modo efficiente gli standard più “vecchi” e abbiano a
disposizione la potenza e le risorse necessarie
per adattarsi a quelli più nuovi ed emergenti.
ST: leader nei chip per set-top box
I primi esempi in questa direzione sono i dispositivi della serie STB7100, che hanno ulteriormente riconfermato la leadership che la STMicroelectronics si è conquistata nel mercato dei
circuiti integrati per set-top box e che è stata
confermata da una ricerca sul mercato dei
dispositivi a semiconduttore per la decodifica
video per MPEG, effettuata nel giugno 2005 da
Instat, una società americana indipendente di
ricerche di mercato.
Fernando Parisi STMicroelectronics
Standard a confronto
e requisiti di qualità
Per capire l’HDTV di oggi è necessario risalire
al 1981, quando l’NHK presentò all’ITU-R il nuovo standard MUSE come standard unico mondiale per la TV in HD, caratterizzato da 30 immagini al secondo su 1035 righe da 1920 punti. Il
sistema HDTV proposto in alternativa dai paesi europei (HD-MAC) era caratterizzato invece
da 25 immagini al secondo su 1152 righe da
1920 punti.
Nel frattempo la delegazione italiana all’ITU
propose un formato di immagine di “interscambio” fra MUSE ed HDMAC su 1080 righe da
1920 punti, ovvero un reticolo di immagine caratterizzato da pixel quadrati (poiché il rapporto
LUGLIO/AGOSTO 2006
1920 e 1080 è proprio 16/9). Una tale soluzione che al giorno d’oggi appare “scontata”, rappresentava all’epoca una lungimirante previsione che la TV era destinata ad una sempre maggiore integrazione con il mondo dei computer.
Il MUSE rimase confinato in Giappone e l’HDMAC venne abbandonato nel 1993, ma i vantaggi di questo formato di “interscambio” furono capiti a pieno dagli USA, che inserirono il
1080 righe come livello massimo nel nuovo
sistema per la TV digitale (vedi Tabella).
Guardando questa tabella si capisce come
negli USA ci si fosse preoccupati di proporre
una strategia “gerarchica” nel passaggio alla TV
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STANDARD A CONFRONTO E REQUISITI DI QUALITÀ
Livello
HDTV
SDTV
TV analogica
Definizione
verticale
Definizione
orizzontale
Aspetto
dell’immagine
Modalità di scansione
dell’immagine
1080
1920
16/9
progressiva
1080
1920
16/9
interlacciata
720
1280
16/9
progressiva
576
720
480
640
4/3 o 16/9
progressiva
576 (PAL)
n.d.
4/3
interlacciata
digitale. Ma perché due modalità di scansione
per il 1080? Quale era inoltre la necessità di avere due livelli di HDTV? Quale diversa qualità si
ottiene nei tre casi 1080p, 1080i e 720p? Per
quanto riguarda il 1080 occorre dire che è stato destinato (almeno per i primi tempi) ad una
scansione interlacciata mentre il 720 è stato da
subito pensato per una scansione progressiva
dello schermo. L’attualità del confronto di qualità riguarda dunque gli standard 1080i e 720p.
Innanzitutto occorre puntualizzare un fatto
con chiarezza parlando di HDTV e di qualità delle immagini. Se si osserva un programma TV su
di uno schermo di dimensioni inferiori a 28” (e
ad una distanza superiore a 8 volte l’altezza delle schermo), la qualità osservata non permette
di rilevare forti differenze. A partire da schermi
di dimensioni superiori a 28” la differenza in qualità della HDTV risulta evidentemente superiore
a quella fornita da PAL e SECAM. Va anche
ricordato che la scansione dell’immagine per la
TV analogica è di tipo “interlacciato”, ovvero
con tracciamento prima delle righe dispari e poi
delle righe pari; l’occhio viene ingannato dall’effetto di persistenza delle immagini sulla retina
e vede l’immagine come un insieme stabile di
righe pari e dispari. Questo effetto di stabilità
diminuisce fortemente in presenza di notevole
movimento nella scena.
Quindi il sistema con scansione a 720 righe
progressive, fornisce una sensazione di estrema gradevolezza e di qualità superiore, rispet-
Figura 16. Comparazione tra i formati: le immagini in HD hanno più di 5 volte le informazioni.
88
I quaderni di
LA TV AD ALTA DEFINIZIONE SUL TRAMPOLINO DI LANCIO
to all’analogico (a risoluzione standard), grazie
alla maggiore risoluzione verticale (720 righe
contro 576) ma anche e soprattutto per la scansione dell’immagine di tipo progressivo. Ma vi
è un altro fattore che impressiona chiunque entri
in un negozio di elettrodomestici osservando i
nuovi display a schermo piatto. Un apparecchio
TV a schermo piatto (sia esso di tipo LCD o Plasma) rappresenta “sempre” l’immagine in modo
progressivo. Quindi, l’elettronica dello schermo
deve provvedere ad eseguire un’elaborazione
del segnale PAL detta “de-interlacciamento”.
L’operazione è molto complessa e, se eseguita con i dispositivi (necessariamente a basso
costo) inseriti in un apparecchio TV di tipo “consumer”, non riesce molto bene; quindi si osservano fastidiosi effetti di “impastamento” delle
immagini che si slabbrano e perdono di dettaglio; questo effetto risulta tanto più evidente
quanto più grandi sono le dimensioni del display.
Tutto ciò premesso, possiamo ora del livello
superiore al 720, ovvero il 1080. Ai tempi in cui
venne creata la gerarchia HDTV, la rappresentazione di un’immagine a 1080 righe con scansione di tipo progressivo, creava problemi di tipo
tecnologico ed avrebbe comportato molte difficoltà per la produzione di apparati consumer
a prezzi “ragionevoli”. Quindi nella gerarchia
HDTV furono previsti due livelli di scansione per
lo schermo a 1080 righe: la scansione interlacciata e quella progressiva (ovvero il 1080i ed il
1080p). Da qui nacque la annosa contesa comparativa fra il 720p ed il 1080i.
Tra i broadcaster si formarono due schieramenti: quello che considerava il 720p soddisfacente per poter parlare di HDTV e quello che
considerava HDTV il solo 1080i, relegando il
720p nella categoria della TV “migliorata”
(enhanced TV). Il dibattito ha ovviamente coinvolto anche l’Europa, con la complicazione che
il 720p con frequenza di quadro a 50Hz non esiste come standard (almeno per quel che riguarda la produzione di programmi in studio). Inoltre, i reiterati sforzi dei paesi europei per ottenere lo standard 720p a 50Hz, si scontrano con
la forte opposizione di diversi paesi (fra cui l’Au-
LUGLIO/AGOSTO 2006
stralia che adotta la scansione a 50Hz ma esclude lo standard 720p).
Ma veniamo alla domanda concreta: quale
dei due sistemi è di qualità superiore? In effetti non esiste una risposta definitiva nel mezzo e
il dibattito è tuttora aperto. Il 1080i funziona chiaramente meglio per immagini con poco movimento, mentre il 720p sembra fornire una sensazione di maggiore “presenza” per immagini
con forte movimento e repentini cambi di scena (p. es. lo sport). Numerosi laboratori si sono
impegnati in passato e stanno ripetendo anche
ora numerosi esperimenti di valutazione della
qualità.
Va detto che comunque questo problema forse non è così importante per l’utente finale, che
al giorno d’oggi è già più che felice di riuscire a
vedere un programma in 720p su uno schermo
piatto di dimensioni pari o superiori a 40”. Poi
se si va ad osservare la disponibilità di prodotti, si può notare che la quasi totalità di display
LCD di dimensioni superiori a 32” (ovvero quelli che comportano “forti motivazioni” verso l’acquisto di un nuovo televisore) viene fabbricato
con un “raster” leggermente superiore al 720p
e quindi pienamente compatibile con questo
standard “minimo” per l’HDTV. Ma se anche il
segnale HDTV viene prodotto in 1080i e ricevuto con televisore a schermo piatto, l’elettronica
dello schermo riesce a garantire un notevole
livello di qualità. Va infine notato che, da studi
eseguiti in laboratorio, risulta evidente che il
sistema a 1080 righe mostra segnali di chiara
superiorità (sempre con immagini con poco
movimento) solo se visualizzato su display di
dimensioni superiori ai 45” ed a distanze di visione inferiori a 6 volte l’altezza dello schermo.
Concludendo si può dire che l’HDTV sta
entrando nei sogni degli italiani soprattutto all’insegna del “grande è bello”: pochi al giorno d’oggi cambierebbero la TV acquistando un apparecchio a “tubo catodico” e di dimensioni inferiori ai 32”, soprattutto se si parla dell’apparecchio che si metterà nel “salotto buono”.
Vittorio Baroncini Fondazione Ugo Bordoni
89
LA PROTEZIONE DEI CONTENUTI
La protezione dei contenuti
Il segnale HD, nel suo formato originale, viene
trasferito tra dispositivi solo attraverso la nuova interfaccia HDMI (High-Definition Multimedia Interface). È la prima interfaccia audiovideo interamente digitale, di qualità non compressa ad essere adottata dall’industria. È in
grado di interconnettere sullo stesso cavo qualsiasi sorgente audio/video come STB, lettore
DVD player, TV Tuner a video, monitor o TV Set
(DTV). Nasce per supportare lo standard HDTV
(High Definition TV) nei formati 720p, 1080i e
1080p, ma ha inoltre la possibilità di supportare i formati EDTV (Enhanced Definition TV) come
il 480p e SDTV (Standard Definition TV) come
il PAL o l’NTSC. HDMI consente inoltre il trasporto di 8 canali audio digitali e prestazioni di
alto livello con i suoi 5 Gbps di velocità di trasferimento dati: oltre il doppio di quanto richiesto dagli attuali standard HDTV. Con tale capacità è in grado di incorporare i futuri aggiornamenti tecnologici, per una lunga sostenibilità e
durata dello standard.
La tecnologia è stata disegnata per utilizzare cavi con semplici doppini in rame su lunghe
distanze. HDMI prescrive le prestazioni del cavo
ma non la sua lunghezza massima (15 metri
almeno). Sarà presto possibile raggiungere
distanze superiori attraverso l’utilizzo di cavi
attivi in fibra ottica, dotati di ripetitori/amplificatori integrati nel cavo stesso. Tra i fondatori
di HDMI troviamo industrie manifatturiere leader nel mercato dell’elettronica di consumo,
come Hitachi, Matsushita Electric Industrial
(Panasonic), Philips, Sony, Thomson (RCA),
Toshiba, e Silicon Image. In aggiunta a queste
la società Digital Content Protection LLC, del
gruppo Intel, fornisce all’interfaccia un adeguato supporto per la protezione dei contenuti
attraverso il protocollo HDCP (High-bandwidth
Digital Content Protection). Infine HDMI è rico-
Figura 17. Connettora HDMI maschio.
90
nosciuta dalle maggiori case di produzione televisiva e cinematografica come la Fox e la Universal, nonchè da broadcaster e operatori come
DirecTV, EchoStar, CableLabs.
I primi prototipi dotati di interfaccia HDMI
sono comparsi al CES (Consumer Electronics
Show) nel gennaio del 2003. HDMI è retro-compatibile con le specifiche DVI 1.0. specificatamente con il profilo CEA-861 per i Digital TV,
HDMI è in grado di mostrare immagini ricevute da prodotti equipaggiati con DVI, cosi come
TV set equipaggiati con DVI sono in grado di
presentare video da sorgenti HDMI.
La riproduzione e la copia di segnali attraverso l’interfaccia HDMI possono avvenire solo
dopo verifica, attraverso il protocollo HDCP,
che il ricevitore/lettore possegga i necessari
diritti di riproduzione/copia. HDCP consiste in
uno schema di protezione che esclude la possibilità di intercettare i dati digitali tra la sorgente ed il display. Lo schema utilizza una procedura di autenticazione basata su uno scambio
di chiavi tra la sorgente di segnale HD ed il
display, prima che i contenuti vengano visualizzati. La sorgente chiederà al display di accertare la effettiva compatibilità al formato HDCP
prima che ogni segnale video vi transiti. Apparati non-HDCP come PC e vecchi prodotti DVI
saranno in grado di lavorare con qualsiasi
display DVI compatibile, ma le sorgenti HDCP
compatibili lavoreranno solo ed esclusivamente con display HDCP compatibili.
Altri prodotti che hanno a che fare con HDCP
sono: i convertitori di immagine (scalers) i commutatori (switchers) i distributori (splitters o
distribution amps). Mentre questi prodotti non
si autenticano tramite lo scambio di chiavi, essi
devono essere in grado di trasmettere la presenza di HDCP se il video viene elaborato in
qualsiasi modo.
Scopo principale di HDCP è quello di prevenire la trasmissione di contenuti in HD non-criptati. Ciascun apparato dotato di sistema HDCP
detiene un unico set di 40 chiavi da 56 bit l’una. Queste chiavi sono segrete e la perdita di
segretezza costituisce già una violazione degli
accordi di licenza. Per ogni set viene creata una
I quaderni di
LA TV AD ALTA DEFINIZIONE SUL TRAMPOLINO DI LANCIO
chiave speciale chiamata KSV (Key Selection
Vector). Ciascuna KSV ha esattamente 20 bit
posti a stato logico 0 e 20 bit messi a 1.
Il protocollo HDCP include tre procedure:
autenticazione, cifratura e revoca della chiave.
Autenticazione. Durante il processo di autenticazione, entrambe le parti si scambiano le loro
KSV. Successivamente ciascun apparato
aggiunge le proprie chiavi segrete in accordo
al valore KSV ricevuto dall’altro apparato. Se
un particolare bit nel vettore è posto a 1, allora la corrispondente chiave segreta viene
aggiunta, altrimenti viene ignorata. Chiavi e KSV
sono generate in modo tale che durante questo processo entrambe gli apparati diano come
risultato lo stesso numero di 56 bit. Questo
numero sarà successivamente utilizzato nel processo di encryption del segnale audiovideo.
Cifratura (encryption). La trasmissione di dati
attraverso le interface DVI o HDMI previene la
fuoriuscita di informazioni e la manipolazione
degli stessi durante il trasporto (“man in the
middle” attacks). A tal fine, la cifratura viene
prodotta da un “cifratore di flusso simmetrico”
(stream cipher). Ciascun pixel video decodificato viene criptato applicando un operazione
XOR con un numero di 24 bit prodotto da un
generatore. Le specifiche HDCP assicurano il
costante aggiornamento delle chiavi ad ogni
frame de-codificato.
Revoca della Chiave. Tale procedura assicura che gli apparati costruiti da ciascun produttore che dovessero violare gli accordi di licenza, possano essere facilmente bloccati sul mercato e impediti dal ricevere dati HD. Se un particolare apparato viene considerato “compromesso”, il suo KSV viene introdotto nelle “lista
di revoca”, le quali sono scritte per esempio sui
DVD con contenuto HD prodotti più recentemente. Ciascuna “lista di revoca” viene firmata con una apposita firma elettronica che utilizza l’algoritmo DSA (Digital Signature Alghoritm), questo al fine di prevenire la revoca di
apparati legittimi. Durante il processo di revoca, se la chiave KSV del ricevitore (display) viene trovata dal trasmettitore (sorgente) nella lista
di revoca, allora il trasmettitore considera il ricevitore compromesso e conseguentemente blocca la trasmissione del flusso dati HD.
LUGLIO/AGOSTO 2006
Il segnale disponibile su altre interfacce viene restituito a risoluzione inferiore per motivi di
protezione dei contenuti
Sebbene i costruttori di elettronica di consumo stiano ancora utilizzando le classiche interfacce video component analogiche, prodotti di
nuova generazione come HD-DVD o Blu-Ray
limiteranno la risoluzione del segnale inviato alle
uscite analogiche (Component or RGBHV). Le
massime risoluzioni che questi apparati saranno in grado di fornire, (720p/1080i/1080p) saranno esclusivamente disponibili solo attraverso
interfacce digitali (DVI or HDMI) che impiegheranno le modalità di cifratura definite in HDCP.
Attualmente HDCP è uno standard assente
nei monitor da PC, che peraltro non sono nemmeno dotati di ingresso video component. Sebbene gli schermi PC abbiano una risoluzione
idonea per il formato HDTV, l’assenza del sistema di decifratura HDCP ne limita fortemente l’adozione per l’utilizzo HDTV. Se si vuole utilizzare un flat panel display in modo duale sia per
il PC che per la HDTV, sarà bene cercare tra
quelli che dispongono della compatibilità HDCP.
Riproduttori di HD-DVD e Blue-Ray Disc permetteranno ai Content Providers di introdurre
un flag che permetterà la trasmissione di segnali in HDTV utilizzando il DHCP. Se tali riproduttori saranno connessi a TV set non abilitati
DHCP e il contenuto sarà dotato di tale flag, il
player fornirà solo una segnale a risoluzione limitata (SD a 540p). Gli apparati HDCP vietano la
conversione di contenuti protetti HDCP a una
piena risoluzione analogica (Full HD component),
presumibilmente nel tentativo di ridimensionare la “voragine analogica”, termine con cui si
allude all’impossibilità di arginare la copia nonautorizzata passando dal mondo analogico.
Negli USA la FCC ha approvato HDCP come
tecnologia di protezione digitale nell’agosto dl
2004. Nel gennaio 2005, EICTA ha annunciato
che HDCP è un componente obbligatoria (“required component”) per il rilascio della compatibilità HD-ready. Microsoft dal canto suo ha annunciato che il prossimo sistema operativo: Windows Vista, supporterà la tecnologia HDCP nel
contesto delle schede grafiche e dei monitor.
Marco Pellegrinato
Videotime S.p.a. – Gruppo Mediaset
91
FILIERA DELL’ AUDIOVISIVO E CREAZIONE DEI CONTENUTI IN ALTA DEFINIZIONE
Filiera dell’audiovisivo
e creazione dei contenuti
in Alta Definizione
L’esperienza nel settore Broadcast ci ha insegnato a valutare le innovazioni non solo rispetto all’implicito valore tecnologico ma, soprattutto, in rapporto ai tempi in cui queste sono introdotte. Può
sembrare un paradosso ma di solito soluzioni tecnicamente avanzate, se proposte in un contesto
che non ne consente l’appropriata applicazione, si
rivelano un clamoroso insuccesso. Le stesse soluzioni riproposte in uno scenario pronto a recepirle,
apportano efficienza e competitività, divenendo il
punto di partenza di un nuovo ciclo innovativo.
La storia dell’Alta Definizione parte da lontano, ovvero dai primi anni ’80, quando sentir parlare di digitale sembrava una prospettiva a lunga distanza e spesso si definiva l’analogico come
“più autentico”.
Eppure le basi dell’Alta Definizione sono nate
qui, con personaggi creativi e tecnici che hanno
saputo mettere in luce uno strumento capace di
offrire immagini elettroniche “vicine alla realtà”,
ravvisando prospettive di convergenza con la
gran qualità del Cinema.
Seppur i risultati affascinarono non poco la
comunità televisiva, il momento non era quello
giusto, la piattaforma analogica era inadeguata
a dare competitività tecnica sia per l’aspetto produttivo che per quello della diffusione dei contenuti. Infine i costi della filiera erano troppo elevati, mentre i primi esperimenti in “digitale”
lasciavano intravedere allettanti prospettive d’innalzamento qualitativo a costi contenuti.
Ecco l’era “numerica” che negli anni ’90 riapriva la partita, trasformando la televisione da analogica a digitale. Siamo di fronte ad una nuova
generazione di formati e standard che quasi ci fa
“dimenticare l’HD” a fronte di una ricerca di maggiore compattezza, minori consumi, flessibilità
applicativa e riduzione dei costi degli apparati,
partendo dall’acquisizione per arrivare alla distribuzione dei programmi. La spinta della tecnologia porta il digitale a miglioramenti tali da rendere alla portata di tutti la creazione di contenuti di
qualità elevata e, in un certo senso, il digitale
appiattisce la differenza tra apparati di classe
“broadcast” e quelli di livello semiprofessionale.
La fine degli anni ’90 segna il ritorno dell’HD
con un approccio che parte dalle applicazioni
Cinematografiche. Sony introduce il sistema
“CineAlta”, formato proposto in alternativa alla
pellicola per la creazione dei contenuti elettronici ad alta qualità, finalizzati ad una fascia di produzione con budget intermedi. Il formato offre una
risoluzione di 1920(h) pixels per 1080(v) linee, con
una frequenza di quadro selezionabile tra 50 interlacciati, 25 progressivi e 24 progressivi. Gli Enti di
standardizzazione definiscono tale formato come
CIF – Common Image Format (ITU-709), base dell’interscambio internazionale dei contenuti elettronici in HD. Il processo digitale e la maggiore
potenza delle nuove generazioni di “chip-set” consentono una concreta avanzata nell’ampliamento delle linee di prodotto e soluzioni in HD.
Figura 18. Il primo sistema di ripresa Sony HDVS.
92
I quaderni di
LA TV AD ALTA DEFINIZIONE SUL TRAMPOLINO DI LANCIO
Figura 19. La catena dell’audiovisivo.
Veniamo ora a prospettare una visione d’insieme della cosiddetta catena del valore che rappresenta lo scenario dove l’HD avrà degli importanti riflessi. Lo schema di Figura 19 sintetizza le
tre principali classificazioni della filiera dell’audiovisivo: creazione dei contenuti; distribuzione
e archiviazione; fruizione. Il fuoco del presente
articolo è relativo alla fase di “creazione dei contenuti”. Le successive fasi saranno oggetto di
trattazione in altra sede.
La creazione dei contenuti
La creazione dei contenuti definisce l’area di produzione dei contenuti audiovisivi, laddove la tecnologia diviene strumento a disposizione dell’area artistica. Questa funzione, nel mondo della
televisione, è principalmente svolta dagli Enti Televisivi o dalle Case di produzione. Per chiarezza,
la tipologia di prodotti di cui si sente parlare in
questo segmento, corrisponde ai sistemi per la
ripresa e il montaggio dei contenuti. C’è da dire
che in questo settore ci troviamo nella fase più
avanzata dell’evoluzione verso l’HD. Infatti le telecamere, i videoregistratori e i sistemi di montaggio non-lineare sono gia ampiamente disponibili
sul mercato e non hanno implicazioni o costrizioni dovute alla regolamentazione o alla disponibilità di spazio in bande di trasmissione.
Negli ultimi tre anni abbiamo assistito a un’impressionante riduzione dei prezzi dei suddetti appa-
LUGLIO/AGOSTO 2006
rati per la produzione, che, da costi di 2 o 3 volte
maggiori di quelli tipicamente standard definition,
sono passati a solo un 30% in più. Sembra ancora tanto, ma per la verità pensando alla complessità di tali sistemi – per dare un riferimento tecnico si è passati da un segnale digitale SD a banda
piena di 270 Mbps a un HD di 1,5 Gbps – siamo
di fronte ad un incredibile passo in positivo.
Tutto questo si traduce nella possibilità di poter
offrire da subito dei contenuti ripresi e montati
in HD a costi del tutto competitivi, e ciò aggiunge immediatamente valore ai contenuti se si pensa anche alla maggiore vendibilità del prodotto
in HD, che può certamente essere proposto per
una fascia di applicazioni ben più ampia, come
il Cinema e l’Home Entertainment.
In Europa e in Italia diverse aziende leader nei
Servizi Audiovisivi hanno investito nella tecnologia HD: inizialmente si parlava di una stretta schiera di coraggiosi che si spingevano nell’innovazione tecnologia per diversificare l’offerta rispetto alle produzioni in pellicola. Negli ultimi due anni
abbiamo però assistito alla crescente espansione dell’adozione dei mezzi di ripresa in HD.
I broadcaster valutano l’opportunità di investire oggi in una tecnologia che mantenga la sua
competitività per i prossimi 5/10 anni. Per prima l’area di ripresa: questa diviene strategica
in quanto i prodotti mantengono la piena compatibilità con l’SD grazie al processo di “down-
93
FILIERA DELL’ AUDIOVISIVO E CREAZIONE DEI CONTENUTI IN ALTA DEFINIZIONE
conversion” e sono pronti al passaggio
definitivo all’HD.
Ma importanti investimenti sono arrivati dalle società di servizi per
la produzione di eventi sportivi, concerti,
videoclip e spot pubblicitari. Queste ultime
stanno migrando le
strutture tecniche delle “regie mobili” da SD
verso l’HD o stanno
investendo su nuovi OB
(outside broadcast) progettati in HD. Non
vi è dubbio che quest’area sia quella di
maggiore apertura per la tipologia di produzioni a cui si rivolge, cioè tutti quegli eventi di
grande impatto per contenuti e immagini. Il fenomeno è gia partito, e in occasione dei Campionati del Mondo di Calcio di giugno 2006 in Germania si registra un dispiegamento di regie mobi-
Figura 21. Comparazione della BBC tra produzione
in pellicola e HD.
94
Figura 20. I contenuti al centro
delle applicazioni.
li ingaggiate nella ripresa
dell’evento tutto in HD.
Nell’area della produzione dei contenuti ci troviamo, quindi, in uno scenario positivo e in crescita. Questo vuol dire che
l’HD è alla portata della produzione professionale. L’investimento in HD
diventa uno strumento di
rilancio della comunità della produzione
televisiva, mirato a ricreare un gap qualitativo ed economico che rigeneri il business di
questo segmento.
Per consolidare l’importanza che il cambiamento partirà proprio da qui, sarà utile riportare la visione di “centricità” che i contenuti audiovisivi occupano nell’industria dell’intrattenimento. Se percorriamo la Figura 22, possiamo ben apprezzare la
centricità dei contenuti e confermare la considerazione che in mancanza degli stessi tutta la struttura di distribuzione e fruizione rappresenta piattaforme tecnologicamente avanzate ma non in
grado di completare il ciclo dell’audiovisivo.
Ogni area di applicazione rivela alta potenzialità
per lo sviluppo dell’HD. Si apre quindi una nuova
dimensione determinata dallo standard di produzione, che diviene strumento di convergenza per lo
sfruttamento aperto degli stessi contenuti. Ciò si
traduce nella maggiore competitività produttiva che
vede nell’HD la piattaforma convergete per i contenuti applicati su molteplici aree di distribuzione.
Un valido e specifico esempio può essere rappresentato dal “cinema digitale”. Come già citato,
i sistemi di ripresa e post-produzione in HD inizialmente hanno puntato alla cinematografia digitale
con risultati che all’inizio generarono sospetto, poi
si tradussero in soluzione alternativa, e oggi rappresentano una soluzione competitiva.
Lo schema sottostante mostra la comparazione di costi tra un prodotto audiovisivo per l’intrattenimento da realizzarsi in pellicola 35mm, in
pellicola 16mm, in CineAlta e in HDCam. L’analisi è stata realizzata dalla BBC.
Benito Manlio Mari
Sony Italia S.p.a.
I quaderni di
LA TV AD ALTA DEFINIZIONE SUL TRAMPOLINO DI LANCIO
Tecnologia e mercato
dei decoder
I notevoli miglioramenti dell’Alta Definizione
sono apprezzabili solo se si possiede un intero impianto HD, vale a dire sia televisore che
decoder atti a ricevere le trasmissioni in HD
diffuse dalle emittenti televisive, o un lettore ottico di dischi ad alta definizione quali
Blu Ray e HD-DVD.
Nel caso specifico il decoder risulta essere un anello fondamentale per fruire di contenuti HD e, nel variegato contesto in cui
operiamo ovvero in presenza di offerte di
contenuti che arriveranno sia da satellite sia
da frequenze terrestri che da banda larga,
dovremo dotarci della tipologia di decoder
che meglio soddisfa i nostri interessi: satellitare, terrestre, IP box o hybrid box (misto).
Analogamente a quanto disciplinato per i
display e videoproiettori, anche per i box
EICTA ha rilasciato le specifiche tecniche
minime a cui questi apparecchi devono
rispondere affinché sia garantita la compatibilità tecnologica tra prodotti così come la
corretta fruizione dei contenuti da parte dello spettatore.
Tra i vari aspetti che devono essere comuni a tutte le tipologie di decoder è bene citare i sistemi di decodifica audio/video e le
interfacce di output audio/video
Con riferimento ai sistemi di decodifica, il
decoder dovrà supportare i formati video
MPEG-4 AVC HP@L4 a 50Hz e MPEG-2
MP@HL a 50Hz fino alla risoluzione di
1280x720 linee progressive e 1920x1080
linee interfacciate. La sezione audio
dovrà invece supportare i
formati denominati AC3
ed MPEG-1 Layer II.
Con riferimento ai
requisiti di interfacce di collegamento audio/video, il box
dovrà essere dotato di un’uscita analogica YPbPr (comunemente chiamata component) o, a scelta,
una connessione di output digitale tipo
DVI o HDMI che implementi il protocollo
LUGLIO/AGOSTO 2006
HDCP (High-Bandwidth Digital Content Protection System) indispensabile per garantire la protezione dei contenuti di alta qualità.
A tal proposito è opportuno approfondire
lo standard HDMI (High-Definition Multimedia Interface) il quale supporta tre modalità di trasferimento del segnale video (standard, enhanced, high definition) e anche
segnale audio digitale multicanale su un unico cavo. Tale sistema non è condizionato dai
vari standard di televisione digitale quali
ATSC e DVB in quanto questi ultimi sono forme di incapsulamento di flussi dati MPEG
che vengono inviati a un decoder e quindi
visualizzati sotto forma di segnale video non
compresso (eventualmente in HD). Tali dati
video vengono successivamente codificati
in tecnologia TDMS e trasmessi in modalità
digitale su un canale HDMI. Lo standard, a
partire dalla versione 1.2, prevede inoltre il
supporto per segnali audio digitali non compressi a 8 canali audio a 1 bit, la tecnologia
usata dai Super Audio CD.
Per completare la sezione audio del ricevitore, audio che finalmente vede riconosciuto il suo ruolo fondamentale in un contesto
di fruizione di alta qualità, sempre EICTA ha
stabilito la necessità di avere a bordo (oltre
all’HDMI) interfacce audio-out dedicate sia
di tipo digitale, con la presenza di uscita ottica capace di trasportare 2
canali PCM o
Figura 22. Decoder HDTV (SAGEM).
95
TECNOLOGIA E MERCATO DEI DECODER
Figura 23. Pannello posteriore di un box ibrido HDTV Ready (SAGEM).
AC3, sia di tipo analogica di tipo RCA per
trasportare il segnale stereo o mono.
Risulta superfluo rimarcare come queste
indicazioni siano solo requisiti minimi necessari a garantire l’interoperabilità; non tarderanno quindi ad arrivare ricevitori con ben
più ampie dotazioni e funzioni.
In Europa i tempi di introduzione dell’HDTV si sono dilatati anche perché si è preso atto della necessità di impiegare le più
avanzate tecnologie disponibili al momento. Verranno quindi impiegati il sistema di
modulazione DVB-S2 invece del tradizionale DVB-S per la trasmissione via satellite, le
specifiche DVB-C (incluso 256QAM) e DVBT rispettivamente per le trasmissioni via cavo
e su frequenze terrestri. Inoltre, verrà impiegato il più evoluto formato di compressione
video MPEG-4 part 10 (H.264/AVC) anziché
MPEG-2 in quanto è più efficiente in termini di qualità e ideale per ottimizzare le risorse di banda.
In ambito satellitare ricevitori HDTV che
supportano queste tecnologie hanno fatto la
loro comparsa verso la fine del 2005. Conseguentemente le prime trasmissioni europee HDTV MPEG-4 via DVB-S2 sono cominciate nel novembre del 2005 dai canali tedeschi “Premiere” (a pagamento) e Sat1/ProSieben (in chiaro). In precedenza, altri paesi europei avevano avviato trasmissioni
HDTV, per la maggior parte di tipo dimostrativo o di prova, spesso con video MPEG-2
anziché in MPEG-4. Ad inizio 2006, importanti novità arrivano anche da Oltralpe dove
i grandi network francesi, in testa TPS, TF1,
Canal Plus e France Telecom, non limitandosi al solo impiego del satellite, lanciano, a
96
pagamento, i primi bouquet HD sia su banda larga (IPTV), sia su digitale terrestre sia
su cavo. I produttori di box collaborano in
partenariato con i broadcaster per “confezionare” il prodotto a misura delle loro necessità e questi ultimi, a loro volta, veicolano a
casa dell’utente/cliente sia il servizio sia il
ricevitore.
L’esperienza italiana, in termini di HD,
trae invece ispirazione dall’esperienza
inglese. Non per fattori culturali o di mercato bensì perché i due paesi condividono
il medesimo broadcaster satellitare in possesso di elevato know-how. Tale esperienza ci fornisce gli elementi per meglio comprendere come sarà lo sviluppo del mercato HD e dei suoi relativi ricevitori. La perplessità sulla nascita di un mercato retail,
almeno nella sua prima fase, è più che giustificata. Del resto è connaturale al grande
operatore sviluppare nuovi servizi che diano un impulso decisivo all’apertura di nuovi mercati. Anche se è altrettanto auspicabile sperare, per il bene dello stesso mercato, in una sua apertura.
A maggior ragione se il mercato in questione è quello italiano nel quale il decoder
è stato eletto, grazie alla sua interattività, a
strumento atto sia a diffondere pluralità culturale sia ad accelerare l’alfabetizzazione
informatica. A maggior ragione perché abbiamo compreso che di fronte a un potenziale
mercato multipiattaforma, è giusto perseguire la grande sfida che consiste nella realizzazione di una vera e più proficua convergenza digitale.
Alessandro Fadini Sagem
I quaderni di