Scarica il testo del quaderno in formato
Transcript
Scarica il testo del quaderno in formato
I quaderni di A cura di Alberto Mucci La TV ad Alta Definizione sul trampolino di lancio La TV ad Alta Definizione (HD) ha avu- zione esclusivamente in HD, con il risul- to in Italia il suo battesimo sperimentale tato che se non si procede lungo la stra- con la trasmissione dei Giochi Olimpici da dell’Alta Definizione si va progressi- di Torino, resa possibile grazie alla coo- vamente fuori mercato. perazione di Rai e Eutelsat. È stato un Per la ricezione dell’Alta Definizione successo riconosciuto ed apprezzato. Si sono necessari nuovi schermi televisivi tratta ora di pensare – come sistema Pae- a risoluzione adeguata, garantiti dal mar- se – ad una strategia di progressiva intro- chio interindustriale HD Ready. Sono duzione della nuova tecnologia, nella altresì necessari nuovi decoder. Da qui convinzione che essa potrà apportare lo stimolo per le imprese a produrre tut- enormi benefici all’industria, nazionale ta una classe di nuove apparecchiature ed europea, dell’audiovisivo in un futuro per la fruizione del segnale HD. non troppo lontano. L’Italia, come documentiamo in que- L’Alta Definizione digitale (quella ana- sto “Quaderno” sulla base di specifiche logica, in Giappone, esiste dal 1989) è testimonianze, sta facendo la sua parte. partita, con trasmissioni regolarmente in I principali attori (industrie e istituti) con onda, in Usa e in Giappone fra il 2002 e interessi per l’innovazione nel settore il 2003. Siamo di fronte ad una tecnolo- audiovisivo, hanno costituito un gruppo, gia che riguarda i contenuti e non la rete. lo HD Forum Italia, che opera con il coor- Permette di avere sul video immagini di dinamento della Fondazione Bordoni e la qualità molto superiore rispetto a quel- partecipazione di una trentina di azien- le oggi ricevibili. Le reti attuali (via satel- de. Gli obbiettivi del Forum sono: 1) lite, digitale terrestre, ecc.) possono tran- armonizzare a livello nazionale ed euro- quillamente trasportare i segnali dell’Al- peo le scelte possibili fra una rosa di ta Definizione. Ma questi segnali occu- standard e profili di utilizzazione; 2) indi- pano più banda rispetto al segnale del- viduare e promuovere un percorso di pro- la definizione standard. Da qui la neces- gressiva affermazione, dell’Alta Defini- sità di aumentare gli spazi di trasmissio- zione, in un orizzonte temporale fra il ne tenendo conto che l’industria dei con- 2010 e 2015. Obiettivi ambiziosi, ma per- tenuti sta orientandosi verso una produ- seguibili. I presupposti ci sono tutti. Supplemento al numero 238 di luglio/agosto 2006 di Indice Lo schermo TV protagonista di uno straordinario progresso 65 La sfida dell’Alta Definizione 66 La missione dell’HD Forum Italia 67 L’Alta Definizione è di scena 68 Gli albori dell’Alta Definizione 71 I vantaggi dell’Alta Definizione 73 L’Alta Definizione in America e in Giappone 75 L’Alta Definizione in Europa 76 L’Alta Definizione in Italia 80 Alta Definizione: un piatto nel menù di tutte le reti? 82 Tecniche per la produzione HD 84 Nei meandri delle tecniche di compressione digitale 86 Standard a confronto e requisiti di qualità 87 La protezione dei contenuti 90 Filiera dell’audiovisivo e creazione dei contenuti in Alta Definizione 92 Tecnologia e mercato dei decoder 95 Il quaderno di Telèma è stato realizzato dalla Fondazione Ugo Bordoni (Presidente il Prof. Giordano Bruno Guerri, Direttore Generale il Consigliere Guido Salerno, Direttore delle Ricerche l’ing. Mario Frullone). Coordinatore del Quaderno Sebastiano Trigila, con la collaborazione di Giorgio Pacifico. Hanno contribuito: Enrico Manca, Massimo Fichera, Isimm; Mario Stroppiana, Alberto Maria Dal Buono, RAI; Cristiano Benzi, Antonio Arcidiacono, Eutelsat; Vittorio Arrigoni, IDS Multimedia; Marcello Berengo Gardin, Sky Italia; Giacomo Mazzone, EBU; Mauro Borghi, Gabriele Elia, Stefania Sagona, Telecom; Manlio Cruciatti, Mediaset; Fernando Parisi, STMicroelectronics; Vittorio Baroncini, Fondazione Ugo Bordoni; Marco Pellegrinato, Videotime; Benito Manlio Mari, Sony Italia; Alessandro Fadini, SAGEM; Andrea Lasagna, Fastweb. Sono usciti nel 2005/2006: Agire digitale. Più banda larga; più servizi La tv digitale porta nuovi servizi nelle famiglie Ci avviciniamo al 4G: la convergenza delle tecnologie digitali Dall’intelligenza artificiale alla vita artificiale Le nano e micro tecnologie nella realtà dell’Italia 2000 L’uso della telefonia tramite internet La sfida sicurezza nella società dell’informazione L’attività spaziale italiana ha molti punti di eccellenza Le sfide 2006 della Tecnologia della lingua Tv, dati e telefono si fondono sempre di più D-cinema dalla pellicola al file Il “punto” sulla firma digitale in Italia La casa digitale apre nuove porte Politica industriale e terrorismo: l’importanza dell’“intelligence” febbraio 2005 marzo 2005 aprile 2005 maggio 2005 giugno 2005 settembre 2005 ottobre 2005 novembre 2005 dicembre 2005/gennaio 2005 febbraio 2006 marzo 2006 aprile 2006 maggio 2006 giugno 2006 Lo schermo TV protagonista di uno straordinario progresso Il 2006 è l’anno in cui lo schermo televisivo è diventato protagonista di uno straordinario progresso in duplice direzione, verso dimensioni sempre più piccole e verso diagonali sempre più grandi. Facendosi sempre più piccolo lo schermo televisivo entra in un cellulare e ci consegna la mobile TV. Facendosi sempre più grande, lo schermo consente l’Alta Definizione, una modalità di presentazione dei contenuti che privilegia molto la qualità della visione e che avvicina la fruizione televisiva a quella del cinema. Entrambi i fenomeni sono il risultato della rivoluzione digitale nel mondo della radiodiffusione. Per quanto riguarda la TV ad Alta Definizione (HDTV), oggetto di questo Quaderno, siamo al suo lancio commerciale in Europa e in Italia, dopo un ventennio di promesse, sperimentazioni e false partenze. Ora che è possibile immettere sul mercato apparati di produzione e terminali di utente a prezzi relativamente accessibili, è prevedibile che l’HD sarà il nuovo terreno di competizione per i produttori di contenuti e per i broadcaster. L’Italia, che attualmente è all’avanguardia in ambito europeo nel processo di migrazione verso la tv digitale, registra un forte interesse verso la HDTV, sia in ambienti industriali sia fra i broadcaster. Da più parti è fortemente sentita l’esigenza di un coordinamento delle attività in campo nazionale sulle varie problematiche sull’Alta Definizione e di una collaborazione pre-competitiva fra tutti gli attori al fine di individuare le migliori strategie di introduzione del servizio HDTV ed evitare distorsioni nel processo in atto di passaggio del servizio TV al digitale. A tal fine, si è costituito – per iniziativa dei broadcaster satellitari, dei broadcaster terrestri, degli operatori IP-TV, degli aggregatori di contenuti, dei fornitori e produttori di contenuti, degli operatori di telecomunica- LUGLIO/AGOSTO 2006 zioni e dei costruttori e con il coordinamento della Fondazione Ugo Bordoni – lo HD Forum Italia. Ad oggi sono oltre trenta i partner aderenti all’iniziativa. HD Forum Italia è stato presentato per la prima volta in una conferenza a Satexpo 2005, Vicenza, in cooperazione con lo HD Forum Europeo. Con la collaborazione Guido Salerno tra FUB, ISIMM e HD Forum Italia è stato celebrato a Roma un convegno sull’Alta Definizione il 1° febbraio 2006 dove si è avuta una grande partecipazione di pubblico di alto livello e un grande successo di demo HD. Questo Quaderno si apre con un’introduzione di Enrico Manca che spiega come l’HD sia una grande occasione da cogliere per il posizionamento mondiale dell’Europa e dell’Italia nel mercato delle tecnologie digitali e dei contenuti pregiati e, con la lucidità che gli è congeniale, puntualizza le criticità connesse con la nuova tecnologia e le sfide da superare. Il corpo del Quaderno ospita, poi, contributi tematici preparati da rappresentanti di alcuni Partner di HD Forum Italia che presentano, talvolta anche con inevitabili dettagli tecnici, gli elementi necessari a capire la nuova tecnologia, anche solo dal punto di vista di un pianificatore strategico o di un consumatore. Molto ci sarebbe stato ancora da scrivere e altri rappresentanti, molto attivi nel Forum, avrebbero volentieri contribuito, ma ci proponiamo di far seguire, a questo, un altro Quaderno per continuare l’esposizione intrapresa. Guido Salerno Direttore Generale Fondazione Ugo Bordoni 65 LA SFIDA DELL’ ALTA DEFINIZIONE La sfida dell’Alta Definizione L’Alta Definizione rappresenta oggi una delle grandi sfide per il mercato audiovisivo e per il sistema della convergenza mediale nel suo complesso. Si tratta di una trasformazione paragonabile all’avvento del colore: così come il passaggio dal bianco e Enrico nero al colore fu una tappa fonManca damentale per lo sviluppo della televisione, l’HD è destinata, a sua volta, ad introdurre nuovi standard e ad aprire nuovi mercati, sia per la produzione industriale di sistemi di diffusione e ricezione del segnale, sia per la produzione di nuovi contenuti. Come in tutte le fasi di transizione da una tecnologia ad un’altra, emergono contraddizioni e problematiche nuove, da affrontare. I problemi sono molti e complessi, ma un dato è certo: l’HD è, oggi, una sfida da cogliere sino in fondo. Una rinuncia ad un impegno sull’HD significherebbe essere condannati ai margini del mercato internazionale dell’audiovisivo. Un mercato che fa registrare spinte, almeno in apparenza, diverse e, sotto certi aspetti, anche contrapposte: da un lato ci sono i dispositivi mobili, con la portabilità degli schermi, che comportano un’elevata personalizzazione dei consumi. Dall’altro, i terminali di grandi dimensioni per l’HD, destinati ad una fruizione di tipo familiare. Intanto si vanno profilando nuove frontiere, come, per esempio, la tv tridimensionale. Di fronte a questo scenario così innovativo, l’HD ha una storia piuttosto controversa: le prime sperimentazioni furono avviate in Giappone e in Europa negli anni ’80; ma ben presto furono accantonate. Un’azienda protagonista in questa prima fase è stata la Rai. Massimo Fichera, che, per la Rai, lavorò in quegli anni allo sviluppo dell’HD, descrive acutamente questo periodo nel suo contributo in questo stesso Quaderno. Ripensando al suo impegno di quegli anni, mi sembra di poter dire che l’unico torto che forse ebbe la sua esperienza pionieristica fu di aver troppo anticipato i tempi. Oggi la situazione è maturata e ci dobbiamo confrontare con un contesto produttivo interna- 66 zionale che, anche a causa dell’avvento del digitale, punta con decisione sull’HD. Tra le nazioni impegnate con più forza nell’adozione dell’HD, troviamo Stati Uniti, Giappone, Cina e Australia. È evidente che la pressione di questi nuovi mercati è destinata a rendere l’HD lo standard del futuro prossimo. Non è un caso che oggi, Gran Bretagna, Francia e Germania, per citare soltanto alcuni dei principali Paesi europei, stiano investendo in modo consistente e convinto nell’HD. L’Italia non può sottrarsi a questa nuova sfida. Occorre quindi lavorare per superare le incertezze e sciogliere le contraddizioni che caratterizzano ancora questo nascente mercato, avendo di mira, come obiettivo prioritario, quello della produzione di nuovi contenuti. Sono proprio i nuovi contenuti la partita decisiva su cui si gioca il successo o meno dell’HD. Sky Italia, in occasione dei mondiali di calcio, ha avviato un canale HD ed è in procinto di lanciarne altri. Questa è senz’altro una buona notizia, anche se il grosso del lavoro consisterà nel fornire contenuti – e non solo quelli premium – in HD anche sulle altre piattaforme, a partire dal terrestre, che è e rimarrà ancora a lungo la modalità di ricezione più diffusa in Italia. Per dare impulso al mercato dell’HD è necessario che su questa nuova tecnologia vi sia un impegno della Politica e, quindi, del Parlamento e del Governo, mettendo a punto chiare scelte di politica industriale. Si tratta di obiettivi che interessano il sistema-Paese ed è quindi auspicabile che si giunga a scelte e soluzioni condivise. A tal fine è indispensabile che si determini uno stretto coordinamento tra attività legislativa, regolamentare, produttori ed emittenti. La regolamentazione è, ad oggi, il lato più debole per lo sviluppo del nuovo mercato HD. Una prima criticità riguarda la disponibilità delle frequenze. L’HD occupa porzioni di banda maggiori rispetto agli altri programmi digitali; quindi, per poter avviare la sperimentazione di contenuti in HD, è necessario pianificare e regolamentare l’uso delle frequenze. La scarsità di frequenze terrestri è una delle ragioni per cui I quaderni di LA TV AD ALTA DEFINIZIONE SUL TRAMPOLINO DI LANCIO l’avvio dell’HD, nella maggioranza dei casi, è affidato al satellite. Esistono però rilevanti eccezioni; il Giappone, per esempio, ha sin dal principio reso compatibile il digitale terrestre con l’HD; la Francia, pur iniziando a trasmettere in HD sul satellite, ha immesso sul mercato decoder per il digitale terrestre compatibili con il nuovo sistema in HD. Nel nostro Paese è urgente regolamentare le frequenze terrestri e riflettere anche sulla possibilità che all’HD siano riservati degli spazi nell’ambito dello “spectrum dividend”. Quel surplus, cioè, di frequenze che si produrrà al momento dello spegnimento, quando avverrà, del segnale analogico. Un’altra questione chiave è la compatibilità tra gli obbiettivi di diffusione del digitale terrestre e di affermazione dell’HD. Il problema non è tanto tecnico quanto di una scelta politica: mantenere i due sistemi separati, nel momento in cui il digitale terrestre è ancora in fase di espansione, significherebbe non incoraggiare l’ampliamento del mercato nel suo complesso e destinare l’HD in prevalenza alle piattaforme satellitari. Altro problema è quello relativo alla diffusione degli schermi idonei all’HD. In Italia ci attestiamo su percentuali molto basse e siamo ancora mol- to lontani dal raggiungimento di una massa critica; per di più il costo degli apparecchi è mediamente più elevato rispetto al resto d’Europa. Da qui la necessità di elaborare un piano industriale che punti alla promozione dell’HD e alla commercializzazione degli apparecchi idonei. Ma su tutto fa premio la questione dei contenuti. La produzione di nuovi contenuti è un fattore indispensabile allo sviluppo del nuovo sistema, così come lo è, per altro, per l’intero mercato della convergenza digitale. La insufficiente sperimentazione di contenuti davvero innovativi sommerebbe due effetti negativi. Il primo, quello della mancanza di interesse da parte degli utenti per l’HD, con la conseguente difficoltà di sostenere il mercato nazionale. Il secondo, la perdita di competitività del nostro Paese all’interno del mercato internazionale dell’audiovisivo. Un’ultima osservazione: se è comprensibile che l’HD sia inizialmente provata su contenuti di tipo premium (sport e film innanzitutto), che consentono un miglior rapporto costi-benefici, occorre, però, avviare una sperimentazione che investa anche contenuti diversi da quelli tradizionali e tali da essere apprezzati dagli utenti. Enrico Manca Presidente ISIMM La missione dell’HD Forum Italia Il dominio di attività del Forum è ben rappresentato dalla Figura 2 nella quale si mostra come l’HD è un’ondata innovativa che investe sia la produzione dei cosiddetti contenuti “packaged”, ovvero contenuti registrati su supporti di memorizzazione permanente (DVD, cassette, ecc.) distribuiti dalla normale rete commerciale di “mediastore”, librerie, edicole, ecc., sia la produzione dei contenuti distribuiti tramite reti di comunicazione elettronica, ovvero reti di radiodiffusione, via satellite o terrestri, e reti a banda larga. L’impulso all’HD Figura 1. Logo dello HD Forum Italia. LUGLIO/AGOSTO 2006 può originarsi da una filiera o dall’altra, a seconda delle situazioni specifiche di un determinato mercato, ma finisce comunque per coinvolgere l’intero universo audiovisivo. L’HD è una tecnologia riguardante i contenuti e, in quanto tale, è “neutrale” rispetto alle tecniche di diffusione del Sebastiano Trigila segnale televisivo, cioè può viaggiare su qualsiasi rete abbia banda sufficiente per trasportarla. Tra gli obbiettivi dello HD Forum, citiamo un’efficace comunicazione della tecnologia nei riguardi delle istituzioni, degli strateghi della Politica e dei cittadini, la ricognizione dello stato e delle prospettive della HD, la definizione di profili per il mercato italiano, il presidio di eventi di primaria importanza nazionale e interna- 67 LA MISSIONE DELL’ HD FORUM ITALIA Figura 2. La filiera dell’Alta Definizione. zionale, la valorizzazione delle lezioni imparate da una sperimentazione pluriennale (culminata con la copertura delle Olimpiadi Invernali “Torino 2006”) e le lezioni che verranno dalla prima fase di esercizio di servizi HD di tipo commerciale (a partire dalla copertura dei Mondiali di Calcio 2006). In una parola, HD Forum Italia vuole dare un contributo determinante per fare partire il sistema-Paese con il piede giu- sto, per quanto riguarda l’Alta Definizione. Contributi alla standardizzazione europea e coordinamento con altre iniziative internazionali (in particolare, lo European HD Forum) e altre iniziative nazionali (in particolare, DGTVi, SatExpo Forum, Sistema Digitale, Ambiente Digitale, Input Contenuti Digitali e HD Council) sono un altro obbiettivo. Sebastiano Trigila Fondazione Ugo Bordoni L’Alta Definizione è di scena Per la prima volta a Torino, durante la XX Olimpiade invernale, la stessa squadra di produzione, la stessa regia finale, gli stessi apparati speciali hanno prodotto contemporaneamente due segnali con formato geometrico e standard di qualità diversi: TV a definizione standard (SDTV) e TV ad Alta Definizione (HDTV). Sin dall’anno 1988, le Olimpiadi, estive ed invernali, erano state caratterizzate da presenza crescente di risorse produttive destinate all’Alta Definizione. Ad Atene, più del 50% dei campi di gara era stato ripreso anche in HD. Si trattava di produzioni unilaterali, organizzate dallo Host Broadcaster di turno (OBO) e finanziate da consorzi creati ad hoc dai broadcaster che già trasmettevano in 68 HD nei loro paesi. Tuttavia il modello produttivo adottato prevedeva il ricorso all’uso di uomini ed apparati completamente diversi e separati. Con tale modello, oltre a dover finanziare costi aggiuntivi per le risorse produttive, si doveva spesso affrontare e risolvere problemi connessi agli spazi ed alle infrastrutture da duplicare (ad esempio, pedane, piattaforme, carrelli e binari, radio camere in campo, torri e bracci di panoramica). La produzione HD durante le Olimpiadi di Torino Delle due soluzioni possibili per rendere compatibili il formato 4/3 classico della SDTV e il formato 16/9 associato con la HDTV, vale a dire il let- I quaderni di LA TV AD ALTA DEFINIZIONE SUL TRAMPOLINO DI LANCIO ter box e il side cut, è stata scelta quest’ultima (vedi Figura 3), che rispettava gli impegni contrattuali sottoscritti dal Comitato Internazionale Olimpico (CIO) e dalla Città di Torino con i broadcaster e rendeva possibile, per la prima volta in una Olimpiade, la produzione simultanea di due diversi formati e standard. La completa integrazione è stata resa possibile grazie a numerose soluzioni tecniche e tecnologiche, legate all’impiantistica dei pullman regia, alle caratteristiche tecniche delle telecamere ed alla disponibilità sul mercato di apparati speciali ed apparati di conversione di elevata qualità e con costi molto competitivi. Anche la grafica ed il timing sono stati progettati in modo da risultare perfettamente compatibili con i due formati prescelti. Su sei campi di gara e allo Stadio Olimpico il segnale è stato prodotto in HDTV (1920x1080, 50i) e convertito in SDTV 4/3, mediante l’uso di down converter ovvero riduttori dall’Alta Definizione a quella standard e di aspect ratio converter, ovvero convertitori tra i due formati 4/3 e 16/9. Sui restanti campi di gara il segnale è stato prodotto in SDTV a 16/9, e convertito in HDTV mediante l’uso di up-converter ovvero convertitori dalla risoluzione standard all’HD e in SDTV 4/3 mediante l’uso di aspect ratio converter. Il segnale in HDTV è stato distribuito ai broadcaster che avevano contribuito a finanziare il progetto HDTV, all’interno del Centro Internazionale (IBC). Da qui ogni broadcaster ha raggiunto il proprio paese per l’utilizzazione finale. ll Progetto HD della RAI a “Torino 2006” Le Olimpiadi Invernali di “Torino 2006” hanno Figura 3. Metodo side-cut per rendere compatibili le riprese in formato 16/9 con la fruizione su apparecchi tv in formato 4/3. Durante le riprese si deve aver cura di inquadrare tutte le parti significative della scena entro le linee verticali tratteggiate che delimitano un quadro a 4/3. LUGLIO/AGOSTO 2006 offerto alla Rai l’occasione di sperimentare, tutte insieme, le più recenti tecnologie, ossia la Televisione in Alta Definizione (HDTV), l’audio multicanale 5.1, la codifica video MPEG-4/AVC, il servizio DVB-H verso i terminali mobili, la modulazione gerarchica, il tutto su canale digitale terrestre. La trasmissione è stata effettuata su Torino e su quattro siti montani, sedi di gare Olimpiche. L‘accorpamento del bouquet DVBH composto da 7 programmi TV e 6 radiofonici DVB-H e della HDTV sullo stesso canale UHF è stato realizzato mediante la modulazione gerarchica, destinando circa 6 Mb/s lordi al servizio DVB-H e 16 Mb/s lordi all’HDTV. I segnali sono stati cifrati mediante il sistema Irdeto. Per consentire al pubblico la fruizione dei programmi HDTV delle gare Olimpiche sono stati allestiti punti di visione dotati di schermi al plasma da 42” e 50”, 15 di questi in Torino (sedi Rai, Porta Nuova, Uffici Turistici, ecc.) ed 11 presso gli Uffici Turistici della Comunità Montana delle valli Olimpiche. L’impianto Rai per la lavorazione e messa in onda dei segnali HDTV è stato installato presso l’IBC del Lingotto, dove si sono ricevuti dal TOBO i programmi HDTV delle gare con relativo audio multicanale a cui si è aggiunto, quando disponibile, il commento giornalistico di RaiSport. L’impianto è stato realizzato in modo da garantire le funzionalità base di lavorazione quali l’inserimento di logo e titoli, la registrazione di video e transport stream da utilizzare per le repliche, le codifiche del video (MPEG-4/AVC) e dell’audio sia multicanale (Dolby AC3) che stereo (MPEG1/Layer2). La lavorazione, la codifica, la cifratura e trasmissione dei segnali HDTV e DVB-H è stata distribuita su più siti interconnessi, con fibra ottica, ponte radio SDH o satellite, come indicato in Figura 5. La sperimentazione è stata resa possibile grazie ai partner tecnologici ADB, CVE, Eutelsat, Panasonic, STMicroelectronics, Tandberg. Il sistema ha funzionato bene e continuativamente per tutto il periodo Olimpico dimostrando che le tecnologie utilizzate sono già adatte per servizi HDTV su canale digitale terrestre. Inoltre, i miglioramenti prevedibili per la tecnologia MPEG-4/AVC consentirebbero di accorpare in futuro fino a 3 programmi HDTV, o 2 programmi HDTV ed un bouquet DVB-H, su un unico canale digitale terrestre. 69 L’ ALTA DEFINIZIONE È DI SCENA Figura 4. Sala regia di Eutelsat a “Torino 2006”. Il contributo di Eutelsat a “Torino 2006” Eutelsat ha partecipato a Torino 2006 in qualità di Sponsor Ufficiale ed ha realizzato per conto del CIO la rete di distribuzione interna ai Siti Olimpici di un bouquet di 50 canali televisivi destinati agli atleti, ai giudici di gara ed alla stampa. In qualità di Sponsor e grazie ad una accordo siglato con il CIO e con l’host broadcaster TOBO, Eutelsat ha affiancato al progetto di distribuzione dei 50 Canali TV, la diffusione in diretta via satellite delle immagini di Torino 2006 in HD. Presso il proprio Centro Operativo installato all’IBC di Torino Lingotto, Eutelsat ha ricevuto da TOBO il segnale internazionale video ed audio in HD. I segnali in HD venivano in seguito inviati ad una matrice ed ad un video switcher, che permetteva di selezionare e monitorare il Program Feed da inviare in onda. In Figura 4 è riportata la foto della sala operativa Eutelsat, con la Regia HD in primo piano. Il Program Signal HD veniva in seguito inviato presso la piattaforma di codifica e criptaggio MPEG-2, anch’essa installata presso l’IBC. Il Segnale HD veniva codificato in MPEG-2 a 24 Mbps, criptato in Irdeto, multiplato con canali locali e trasferito attraverso circuiti ottici a 45 Mbps presso il Teleporto SkyPark, installato nell’area nord di Torino e gestito da Skylogic, filiale italiana di Eutelsat. Da qui il segnale veniva trasmesso verso il satellite Eurobird3™, dal quale veniva ricevuto presso punti di visione installati sul territorio italiano e francese. In parallelo, Eutelsat riceveva su fibra ottica presso la propria sala di controllo in IBC il multiplex prodotto da RAI. Tale multiplex veniva trasferito presso SkyPark attraverso un collegamento dedicato e di qui veniva trasmesso sul satellite W3A per alimentare il Digitale Terrestre RAI. L’operazione per Eutelsat ha voluto essere una operazione di marketing, volta a mostrare l’elevata qualità ed il coinvolgimento scenico offerto da immagini in HD. Per questi motivi si è optato verso una diffusione in MPEG-2, data la scarsa disponibilità di decoder MPEG-4. Il segnale diffuso da Eutelsat è stato ricevuto in 10 punti visione, uno dei quali organizzato presso gli headquarters di Parigi. Presso ciascuno di essi, dotati di schermi piatti e/o proiettore HD, sono state organizzate delle serate ad inviti rivolte a pubblico di addetti ai lavori che hanno potuto apprezzare la qualità delle immagini ed il coinvolgimento sonoro garantito dalla diffusione 5.1. Mario Stroppiana RAI; Cristiano Benzi Eutelsat; Vittorio Arrigoni IDS Multimedia Figura 5. Scenario tecnico della sperimentazione HDTV della Rai. 70 I quaderni di LA TV AD ALTA DEFINIZIONE SUL TRAMPOLINO DI LANCIO Gli albori dell’Alta Definizione Non essendo un tecnico, non ho nessun altro titolo per parlare dell’HD che quello di avere in qualche modo partecipato dall’osservatorio privilegiato della RAI alla scrittura di un pezzettino di questo primo capitolo della storia o come s’è detto, della preistoria dell’HD. Ma una preistoria non fossilizzata, né abitata da mostri, un periodo pieno di tensioni e spinte all’innovazione che forse vale la pena di ricordare. Prima l’Alta Definizione o prima il digitale? Il primo progetto compiuto di HD analogica fu quello giapponese, il MUSE, portato avanti negli anni ’80, in fruttuosa collaborazione tra industrie (Sony) e broadcaster pubblici (NHK). E questo è il primo insegnamento, in positivo, che ci viene da quel tempo: il sistema avanza dove c’è la stretta collaborazione tra broadcaster e industria. Ma nella situazione giapponese c’è di più: una forte partecipazione del sistema-Paese, qualcosa di equivalente ad un vero e proprio progetto nazionale, di cui peraltro l’HD ha bisogno, trattandosi di un progetto “difficile”: non soltanto perché richiede investimenti significativi, ma anche perché siamo di fronte ad uno sviluppo non autonomo, ma funzionale e quindi in qualche modo, “dipendente” da altre tecnologie. Nel primo periodo dell’HD, all’opposizione – diciamo così – si trovano gli USA, che partono da uno standard più arretrato, l’NTSC, “never twice the same color”. Rapidamente si delinea una politica industriale – sostenuta dal governo, dalla FCC e da investimenti militari – volta a favorire, affrettandolo, il passaggio diretto al digitale. Diversa è la situazione europea dove inizialmente il progetto del nuovo standard non esprime la volontà di un piano di sviluppo industriale: la spinta a parlare di HD, nella sua prima fase, venne fuori da un’esigenza del mercato. Esaurita la spinta commerciale del colore bisognava trovare un altro volano dei consumi. L’HD poteva esserlo, ma era un progetto a lungo termine, e soprattutto – come abbiamo già detto – un progetto che richiedeva almeno la cornice di un progetto Paese, nel nostro caso del Paese Europa. Di fatto, l’Europa in quel periodo era concentrata su una strada di più immediati e prudenti LUGLIO/AGOSTO 2006 riscontri commerciali: il miglioramento dello standard analogico PAL attraverso il MAC e il passaggio dallo schermo 4/3 al “panoramico” 16/9. In questo quadro viene lanciata la sfida dell’HD, e l’Europa si ritrova, indecisa e dedita al suo sport preferito – il contrasto intereuropeo – (emblematica la disputa tra l’inglese D2 Mac e il tedesco PAL Plus) in mezzo a due fuochi ben più determinati: da una parte il Giappone, fermo sostenitore dell’HD, che ha già scommesso su questa tecnologia per il mercato nazionale e vuole esportarla come standard internazionale; dall’altra parte gli Usa, altrettanto fermi nell’osteggiarla. Per l’Europa poteva essere una delle poche occasioni di assumere un ruolo in prima persona, anche a condizione di giocare con spregiudicatezza tra gli opposti schieramenti. In verità l’UE, per favorire la nascita di uno standard HD europeo, fa encomiabili sforzi; senza tuttavia fare una scelta precisa ma limitandosi ad affiancare il nuovo standard allo sviluppo della definizione migliorata. Nasce l’HD MAC che si contrappone al MUSE. Si finisce così per lavorare su quattro linee – D2 MAC, PAL Plus, MUSE e HD MAC – mentre si sviluppano anche in Europa gli studi e gli esperimenti di compressione del segnale, inizio del cammino del digitale. Il ruolo pionieristico dell’Italia nelle sperimentazioni HD Dal punto di vista della ricerca e sperimentazione è un periodo estremamente vitale. La RAI (attraverso il centro studi di Torino, la Direzione tecnica ed una unità per i nuovi servizi appositamente costituita) comincia a sperimentare la produzione in HD usando gli apparati disponibili sul mercato: che sono inizialmente quelli giapponesi (Sony) e poi quelli europei (Thomson e Philips). Nel frattempo la RAI segue con interesse e partecipazione gli esperimenti di compressione del segnale di una piccola e validissima impresa che è all’avanguardia, non solo in Italia, ma in Europa, la Telettra. Si può dire a buon diritto che l’Italia gioca attraverso RAI e Telettra un ruolo importante, segnato nel momento della sua massima intensità dai Campionati del Mondo di calcio del ’90, i cui incontri vengono prodotti con 71 GLI ALBORI DELL’ ALTA DEFINIZIONE si apre su un’Europa che gioca di rimessa, mentre Giappone e Usa trovano un punto comune nella premessa che il digitale ha mutato la catena dello sviluppo dell’HD e la sua funzionalità. Figura 6. L’HDTV nel salotto (foto SAGEM). i sistemi HD MUSE e HD MAC. Ma se il successo tecnologico è indiscusso, non si può dire che attraverso questa moltiplicazione di percorsi possibili si arrivi a definire una strategia di sviluppo. O meglio, una ne viene favorita, in modo surrettizio: poiché nessuno dei due sistemi, giapponese ed europeo, ha la forza di imporsi come standard internazionale, la scelta europea di un proprio sistema finisce per favorire obiettivamente la scelta USA, determinando la fine del progetto di HD analogico per privilegiare l’anticipo del digitale sostenuto dagli USA. Un anticipo rivelatosi per altro più difficile del previsto. C’è infatti chi ritiene che se si intende come momento di inizio del digitale non le dimostrazioni degli anni ’90, ma la sua partenza effettiva prevista per il 2010 vi sarebbe stato lo spazio per una finestra per l’HD analogica. Certo è che il Giappone perde la sua scommessa di mercato, rimanendo chiuso con la sua HD analogica nei confini nazionali. Ma non vince certo l’Europa che nel frattempo ha anche abbandonato il tentativo di televisione migliorata. In definitiva, vediamo il primo capitolo di questa odissea dell’HD chiudersi su un’Europa che perde un’occasione e rimane indietro nel processo innovativo che avrebbe invece potuto guidare. La cosa non è senza conseguenze: infatti ancora una volta – trascorsi i 10 anni della “pausa lettura” – quando si apre un secondo capitolo, esso 72 Nuovo modello di sviluppo Nel nuovo millennio, tutto è ormai definitivamente incentrato sul digitale. Si va delineando un nuovo modello di sviluppo articolato su diversi steps: fra di essi – è questa la differenza con la situazione precedente – c’è anche l’HD, non più vista come soluzione antagonista. In altre parole, mentre l’HD prima “disturbava” il previsto passaggio dall’analogico al digitale, oggi la stessa tecnologia di ieri – vista sotto una nuova luce – diventa funzionale allo sviluppo digitale. Per altro, a monte della ripresa dell’HD sta un’altra scelta strategica di lunga durata: non privilegiare solamente l’aspetto quantitativo del mercato ma affiancarvi quello qualitativo. L’HD è funzionale a questa scelta perché sottolinea una differenza: la sua caratteristica di miglioramento qualitativo dell’immagine diventa una forte valenza di mercato che identifica una nicchia, un target medio-alto di utenti che si avvicinano al digitale, anche attraverso l’HD. Questa nuova strada verso l’HD viene percorsa immediatamente da Giappone, Usa e Australia a partire dall’inizio del nuovo millennio. L’Europa, invece riprende timidamente il lavoro sull’HD, con il rischio di rimanere intrappolata nel solito circolo non virtuoso fra broadcaster e industria, che si rimpallano lo start del mercato, con la motivazione che se non ci sono gli apparati tecnologici i programmi non si fanno e che, viceversa, se non ci sono programmi adatti la produzione dell’hardware non può partire. Il rischio è di imbattersi ancora una volta negli egoismi dei settori interessati. Uso la parola in senso tecnico e non etico: egoistica, o meglio, egocentrica è quella scelta che delimita le iniziative di “ricerca e sviluppo” di broadcaster ed industrie, confinandole a quelle strettamente connesse con il proprio “core business”, trascurando l’interconnessione crescente che è ormai segno distintivo del sistema. A livello di Unione Europea manca un progetto organico e, laddove c’è, manca la scelta consapevole e precisa di un Piano Paese che punti sullo sviluppo della qualità piuttosto che della I quaderni di LA TV AD ALTA DEFINIZIONE SUL TRAMPOLINO DI LANCIO sola quantità: privilegiando il multicanale si opta per quest’ultima, mentre dietro l’HD c’è un deciso schieramento a favore della qualità. Anche perché c’è un rischio che discende direttamente da questa mancanza di attenzione allo sviluppo dell’immagine Tv: l’HD sta diventando la tecnologia prediletta di settori pregiati della produzione televisiva, come la fiction, oltre al cinema e allo sport: e il volano di questo sviluppo non è in Europa, ma negli Usa. Il rischio, per chi non si decide ad impegnarsi nella produzione HD, è di venire prima o poi tagliato fuori da questi settori pregiati che costituiranno la gran parte del mercato internazio- nale ricco. Vale a dire che chi sta fuori farà scarpe e magliette, mentre gli altri continueranno a fare i computers. Peraltro, per far capire che quello verso l’HD è uno sviluppo “obbligato” e non “opzionale” basterà ricordare che verso la diversificazione del sistema (cioè la concezione di mercati segmentati e di nicchia, articolati per target ben precisi e non più necessariamente di massa) spinge oggi anche la pubblicità, cioè il supporto economico stesso della televisione: non bisogna dimenticare che non sempre il motore dello sviluppo coincide con i piani di redditività a breve termine. Massimo Fichera ISIMM I vantaggi dell’Alta Definizione Dopo più di 20 anni di sviluppi e promesse, dal primo film girato integralmente in digitale, Giulia&Giulia, ai campionati del mondo del ’90 già prodotti e distribuiti in Italia da Satellite in formato HD grazie agli sforzi della RAI e della Telettra di ‘gloriosa’ memoria, si è finalmente arrivati a realizzare il sogno di molti di noi addetti ai lavori e più tardi dei telespettatori nel poter passare dalla definizione standard all’HD nella produzione e diffusione televisiva. Anche l’ultimo ostacolo, la disponibilità di display con tecnologie e costi compatibili con il mercato, è stato finalmente superato. Di tutte le innovazioni che si sono susseguite nella storia della televisione quella della HD costituisce, come ampiamente anticipato negli anni, una rivoluzione per l’utente, per l’industria televisiva e per l’industria dei media in generale. Vantaggi per l’utente Per l’utente si tratta di un’esperienza ancora più emozionante e coinvolgente rispetto al passaggio dal b/n al colore. Con l’HD si ottiene un’ottima qualità d’immagine, un’impressione più realistica, l’audio a sei canali e la possibilità di scegliere, se il contenuto è stato realizzato opportunamente, quale parte dell’immagine guardare. In questo modo lo spettatore stesso diventa un po’ il regista del programma. Inoltre, la rivoluzione dell’HD rimette il salone al centro della fruizione televisiva domestica accanto ai LUGLIO/AGOSTO 2006 vari supporti individuali che sono cresciuti negli ultimi anni (dalla TV su computer alla TV personale, alla Mobile TV). La diaspora domestica, ovvero l’evoluzione verso un consumo dei contenuti audiovisivi sempre più individuale, sarà contrastata dall’arrivo dell’HD domestica che ponendo il salotto al centro del mondo audiovisivo stimolerà il ritorno ad una fruizione di tipo familiare del mezzo televisivo. Allo stesso tempo l’arrivo dell’HD digitale, nei suoi formati più avanzati, rappresenta una nuova opportunità per combattere la ‘desertificazione culturale’ e sociale dei piccoli centri abitati che avevano visto sparire negli ultimi decenni i vari ‘Cinema Paradiso’ dalle loro piazze in favore della TV, del VHS e del DVD. L’evoluzione verso l’HD rappresenta una nuova opportunità per trasformare piccole sale cinematografiche di provincia in punti caratterizzati da una forte aggregazione sociale, simile a quella avutasi dagli anni ’20 al secondo dopoguerra. Sarà possibile riaprire tante piccole sale, dotandole di un impianto di ricezione satellitare e di proiezione digitale, con un investimento dell’ordine del costo di un’utilitaria, e accedere ai film di prima visione con una varietà e ricchezza nell’offerta uguale o superiore a quella dei centri metropolitani più grandi. Grazie alla Figura 7. Videoproiettore Full HD, VPL-VW100 (SONY). I VANTAGGI DELL’ ALTA DEFINIZIONE digitalizzazione dei contenuti ed alla loro diffusione da satellite, accanto alla fruizione tradizionale di tipo cinematografico di prima visione nei nuovi ‘Cinema Paradiso’ si potrà immaginare di unire, senza ulteriori sostanziali investimenti, la possibilità di ricevere eventi ‘live’ di alta qualità contribuendo a fare delle nuove sale digitali dei nuovi centri di aggregazione sociale. Vantaggi per l’industria televisiva e dei media Per l’industria televisiva si tratta di una rivoluzione con almeno quattro aree di impatto significative. Contrariamente a quanto successo per il passaggio dal b/n al colore e per il passaggio dall’analogico al digitale, bisognerà rinnovare sia il modo di proporre le immagini lasciando una parte della scelta allo spettatore (così come è sempre successo per il cinema del quale rappresenta uno degli elementi di fascino), sia rinnovare integralmente tutta la filiera tecnica aprendo la strada a nuove produzioni che si avvicineranno sempre di più a standard di tipo cinematografico con costi e immediatezza sempre più televisivi. Producendo in formati digitali HD diventa ulteriormente possibile generare tutta una serie di prodotti derivati a risoluzione più bassa, per attaccare tutti i mercati: dalla TV tradizionale, alla TV via ADSL, alla Mobile TV. La possibilità di rinnovare integralmente il parco installato degli schermi (o dei proiettori), darà un nuovo impulso alla convergenza dei media, con schermi di ultima generazione pensati per accettare immagini con standard diversi, a scansione sia progressiva sia interlacciata. Produrre in HD permette un racconto per immagini assolutamente più potente sia in termini di luce e colore sia in termini d’inquadrature. L’industria televisiva e cinematografica, già oggi sempre più integrate, possono finalmente avvalersi di uno strumento produttivo agile, economico e di qualità che agevolerà la rinascita della creatività a costi notevolmente ridotti, l’invenzione di nuovi mestieri e la valorizzazione di una nuova generazione di talenti. Il supporto economico iniziale, a livello europeo e nazionale, di una tale opportunità determinerà domani la maggiore o minore crescita dell’industria europea all’interno del mercato mondiale. Infine assisteremo alla nascita di una nuova industria che andrà a ripescare tutti i film su pellicola degli ultimi 100 anni per farli rinascere a nuova vita nel nuovo mondo della HD ri-crean- 74 do una sorgente di contenuti che servirà ad alimentare questa nuova industria. Il traino dello sport Un’ulteriore novità viene certamente dalla possibilità di poter produrre e distribuire contenuti di tipo sportivo con un’ottima qualità d’immagine e con un formato ancora più realistico. Come si vide già ai tempi di Italia ’90 e più recentemente con le trasmissioni in HD che Rai ed Eutelsat hanno diffuso durante i recenti Giochi Olimpici Invernali di Torino, l’esperienza visiva diventa talmente più ricca e ‘differente’ rispetto a quella di una trasmissione a definizione standard che il telespettatore rimane ‘conquistato’ dal nuovo formato e pensa di non poter più tornare indietro alla TV tradizionale. Non a caso sono sempre i grandi avvenimenti sportivi che fanno da volano per le nuove tecnologie così come sta avvenendo con i campionati mondiali di calcio che sono disponibili come primo prodotto ‘premium’ di SKY in Italia, di TPS in Francia e fino alla Poverkhnost in Ucraina per limitarsi ai bouquet diffusi dai satelliti Eutelsat. A questo evento seguirà lo sviluppo dell’offerta di programmi in formato HD che troverà la sua consacrazione definitiva nel 2008 in occasione delle Olimpiadi di Pechino che verranno integralmente prodotte e diffuse in formato HD e che porteranno il livello di penetrazione degli schermi nelle famiglie a livello di vero mercato grande pubblico. Oltre l’Alta Definizione? Quale sarà il prossimo step nell’evoluzione? Probabilmente si tratterà dell’arrivo della TV tridimensionale che potrebbe progressivamente rinascere nei prossimi anni. I display utilizzati, almeno inizialmente, potrebbero essere gli stessi utilizzati per le immagini bidimensionali e sarà a livello dello spettatore che si andranno ad utilizzare degli strumenti (occhialini, ad esempio) che permetteranno di conferire l’effetto di profondità alle immagini. Ancora una volta la più grossa evoluzione dovrà ricercarsi a livello delle tecniche produttive, ed un nuovo mondo di contenuti, di cui si cominciò a parlare già negli anni ’50, vedrà la luce grazie al solito comune supporto di diffusione digitale capace di trasportare decine di Mbps per canale con costi marginali indipendenti dal numero di telespettatori. da quello per i telefoni cellulari a quello per i grandi schermi delle sale cinematografiche. Antonio Arcidiacono Eutelsat I quaderni di LA TV AD ALTA DEFINIZIONE SUL TRAMPOLINO DI LANCIO L’Alta Definizione in America e in Giappone La diffusione di segnali televisivi in Alta Definizione ha conosciuto, nella sua storia, fasi alterne: i primi esperimenti legati alle tecnologie analogiche, nei tardi anni ’70, hanno dato vita a standard di difficile implementazione sul fronte commerciale. Il successo del sistema giapponese MUSE, sviluppato dalla NHK e lanciato a partire dal 1980, è legato principalmente ai forti investimenti del broadcaster nipponico e agli interessi commerciali dei giganti dell’elettronica locale: senza il forte supporto di industrie come Sony, i costi necessari per lo sviluppo della tecnologia e per la costruzione e la gestione della flotta satellitare dedicata alla diffusione dei programmi in HD sarebbero stati insostenibili. Proprio l’insostenibilità dei costi, sia per l’hardware (i televisori) che per il trasporto dei segnali (che avrebbero occupato il quadruplo delle risorse frequenziali necessarie per un canale a definizione standard) decretò il rapido abbandono del sistema europeo HD-Mac, sostenuto dall’Unione Europea e dalle industrie locali per contrastare la possibile invasione giapponese: lo standard, sperimentato in occasione dei Campionati del Mondo di Italia ’90, finì con lo scontrarsi con il sostanziale disinteresse dei broadcaster, poco propensi a produrre contenuti per una tv di cui solo qualche migliaio di telespettatori avrebbe potuto fruire. Il rilancio dell’HD ha luogo con il passaggio alla tecnologia digitale, quando l’evoluzione delle tecnologie di compressione rendono finalmente sostenibile la diffusione di programmi in HD e quando anche i display compatibili raggiungono costi abbordabili da un consumatore di fascia medio-alta. La case-history americana, pur nella sua complessità, è forse una delle più interessanti. Negli States, l’HDTV nasce sotto una duplice spinta, da parte dell’industria e da parte della Federal Communication Commission (FCC), interessata a cavalcare il nuovo standard per promuovere il passaggio al digitale. Dopo una breve fase in cui il regolatore americano sembrava orientato allo sviluppo di uno standard compatibile con l’analogico NTSC, nella metà degli anni ’90 la FCC LUGLIO/AGOSTO 2006 promosse la nascita di una ‘grande alleanza’ tra le maggiori industrie operanti negli USA per spingere l’acceleratore sull’adozione di un sistema interamente digitale. Il sistema ATSC sviluppato dalla collaborazione di gruppi come AT&T, RCA, Philips, Thomson e Zenith sotto la supervisione del MIT, è in effetti un insieme di 18 varianti, le cui punte di diamante prevedono l’utilizzo delle tecnologie a 720 e 1080 linee, in modalità sia interlacciata sia progressiva. Per consentire ai broadcaster di lanciare l’HD, e per sostenere il passaggio al digitale, nel 1997 la FCC offrì alle emittenti televisive terrestri la possibilità di accedere a titolo gratuito alle risorse frequenziali necessarie alla diffusione di segnali digitali HD. L’idea era quella di stimolare in questo modo l’avvio del digitale, per arrivare allo switch-off in tempi rapidi. Le frequenze liberate allo spegnimento dell’analogico sarebbero poi tornate al governo federale, che avrebbe provveduto a redistribuirle – attraverso aste – agli operatori di telecomunicazioni negli emergenti settori della telefonia mobile, del broadband e del wireless. Il piano iniziale prevedeva lo switch-off al raggiungimento di una penetrazione pari all’85% delle famiglie americane. Una recente disposizione del Congresso ha anticipato tale termine, ponendolo al 17 Febbraio del 2009. La soluzione della FCC si è infatti concretizzata in un successo al di sopra delle speranze: già nel 1999 i tre network storici (CBS, ABC, NBC) operavano Figura 8. Videoproiettore Linea Grand Cinema C3X (SIM2 Multimedia S.p.a.). 75 L’ ALTA DEFINIZIONE IN AMERICA E IN GIAPPONE in larga parte del territorio in HD, dando linfa ad un mercato avido di contenuti di qualità per il nuovo standard. Anche gli operatori pay, ed in particolare il satellitare DirecTv, sono saliti rapidamente a bordo del treno dell’HD, dando vita ad offerte specifiche ricche di contenuti ‘Premium’. Oggi, l’HDTV americana ha abbondantemente superato lo stato di tecnologia ‘di nicchia’, trasferendosi con decisione sul mass market. Le economie di scala realizzate dalle industrie hanno consentito una rapidissima discesa dei prezzi dei display, anche per quelli di dimensioni rilevanti: è prevista per i prossimi mesi la caduta del costo di un plasma da 42” in HD al di sotto della soglia psicologica dei 1000 dollari. L’impegno dei broadcaster ha fatto il resto: tutti i network americani producono e trasmettono ormai la gran parte dei propri palinsesti in HD, ed i canali locali ad essi affiliati sono ben avviati nella transizione al nuovo standard. Resta parzialmente arretrato solo il cavo, la cui conversione alla tecnologia digitale sconta qualche ritardo strutturale in varie parti del territorio. Ma la strada verso una televisione interamente numerica e, in larga parte, in HD è ormai segnata. Marcello Berengo Gardin Sky Italia L’Alta Definizione in Europa Dopo anni di vero e proprio “surplace”, e dopo l’Asia e gli Stati Uniti, finalmente anche in Europa nel 2006, arriva il momento dell’HD. Il fattore scatenante per il lancio dell’HDTV all’attenzione del grande pubblico è certamente stato quello dei mondiali di calcio in Germania (giugno ’06). In vista di questo appuntamento sono state lanciate nei vari paesi delle offerte di nuovi canali pay, che ipotizzano l’esistenza di un pubblico sofisticato e ricco, disposto a pagare cifre aggiuntive pur di vivere in anticipo sugli altri l’esperienza dell’HD. Troppo presto per fare un bilancio dei risultati di questa campagna promozionale monstre legata all’occasione dei mondiali di calcio, ma certo è che una volta lanciati questi canali e questo tipo di offerta (anche se di nicchia) sarà difficile tornare indietro. Non sarebbe tuttavia appropriato sostenere che l’Europa parta colpevolmente in ritardo rispetto al resto del mondo: diversi elementi tecnologici ed economici hanno suggerito agli operatori del settore una cauta attesa. Da un lato un forte deterrente al lancio di servizi HD ha continuato ad essere il costo del display; dall’altro gli operatori europei si sono trovati di fronte alla rivoluzione tecnologica rappresentata dalla introduzione del sistema di compressione MPEG-4 AVC (e dal sistema di modulazione DVB-S2 per quanto riguarda il satellite), ed hanno preferito aspettare lo stabilizzarsi di tali tecnologie per poterne sfruttare a fondo il ritorno economico. 76 La volontà di lanciare servizi commerciali è stata anche testimoniata nel corso degli ultimi due anni dalla nascita, in pressoché tutti i paesi Europei, di HD Forum, associazioni spontanee di operatori della catena del valore radiotelevisiva aventi lo scopo di comunicare, promuovere e sostenere lo sviluppo della televisione in HD. Oggi sono presenti HD Forum in Francia, Italia, Germania, Inghilterra, Spagna, Belgio, Portogallo. Esiste un Forum unico in rappresentanza dei quattro Paesi scandinavi continentali. Vale la pena citare l’impegno dello HD Forum francese, che conta oggi ben 45 membri rappresentativi di tutta la catena del valore audiovisiva (editori, case di produzione, carrier, produttori di elettronica di consumo e retailer). Tra le attività promosse dall’HD Forum France va sottolineato il lancio di un canale dimostrativo sul satellite HotBird™ di Eutelsat, il recepimento nella norma ETSI TR-101-154 (DVB Implementation guidelines for the use of MPEG2 systems, video and audio in satellite, cable and terrestrial broadcasting applications) dello standard MPEG-4 AVC, e la produzione di Documenti Tecnici ad uso degli operatori aventi lo scopo di suggerire procedure comuni per semplificare l’interscambio di materiale HD tra di essi. Le iniziative spontanee dei differenti paesi europei hanno suggerito la creazione di uno European HD Forum, una sorta di “forum dei forum”, che si è costituito il 6 luglio 2005 sotto il coordinamento dell’EBU (European Broadcasting Union) e del DIF (Digital Interoperability Forum). I quaderni di LA TV AD ALTA DEFINIZIONE SUL TRAMPOLINO DI LANCIO Figura 9. Requisiti per una risoluzione HD negli schermi TV (fonte: EBU-UER). I marchi HD-Ready e HDTV Una iniziativa parallela importante è stata promossa dall’EICTA, la “European Industry Association for Information Systems, Communication Technologies and Consumer Electronics”. Allo scopo di fornire ai consumatori dei punti di riferimento per facilitare la migrazione verso l’HD, l’EICTA ha creato nel gennaio 2005 il logo “HD Ready” per i display e nell’agosto 2005 il logo “HDTV” per i ricevitori, definendo in modo molto stretto le caratteristiche minime di cui un prodotto consumer deve essere dotato (risoluzione, interfacce, ecc.) per poter essere dichiarato idoneo all’HD. Display HD Ready sono ormai disponibili in dimensioni che vanno dai 23 ai 60 pollici, a prezzi compresi tra i 680 € e gli 8500 €. Schermi di dimensione intorno ai 37/42” sono disponibili a prezzi dell’ordine di 1500/2500 €. Decoder capaci di gestire flussi in HD codificati in MPEG2 od MPEG4 AVC e modulati in DVB-S od S-2, DVB-C e/o DVB-T sono ormai nei cataloghi dei principali costruttori. Piani e strategie dei broadcaster Se in Asia la principale spinta è venuta dall’industria elettronica di settore, se negli USA è venuta dalla FCC che ha “costretto” i network LUGLIO/AGOSTO 2006 nazionali a passare all’HD, in Europa, invece, la spinta viene proprio dal settore del broadcasting. Tre i fatti salienti dell’anno 2006 per l’HDTV in Europa, tutti con al centro le tv: 쩦 l’accordo fra broadcasters ed EICTA (cui l’EBU ha ampiamente contribuito) sulla creazione di un marchio HD Ready per indicare i ricevitori sul mercato già pronti per l’HD, in base a certi standard condivisi; 쩦 la scelta delle principali federazioni sportive (CIO, UEFA e FIFA) di imporre l’Alta Definizione come standard di ripresa dei grandi eventi; 쩦 la scelta della BBC di produrre tutti i suoi contenuti in HD entro il 2010 e di adeguare, di conseguenza, alla nuova norma tutti i suoi mezzi di produzione (una scelta quasi obbligata visto che il suo maggior mercato di esportazione sono gli Stati Uniti dove ormai il mercato chiede solo prodotti HD). Gli editori di canali a pagamento sono stati costretti a muoversi per evitare di farsi soffiare la loro clientela di alta gamma dai nuovi entranti sul mercato: alcuni europei, ma la maggior parte provenienti dal mercato nordamericano (come Discovery, VOOM, MTV, ESPN), forti di un catalogo in HDTV ricco ormai di migliaia di titoli. 77 L’ ALTA DEFINIZIONE IN EUROPA Figura 10. Prezzi medi di vendita schermi HDTV (fonte: EBU-UER). Al di là dell’offerta di punta riservata ai più ricchi, l’HDTV sta entrando anche nei piani strategici delle tv pubbliche e commerciali. Prima fra tutte la BBC. Non solo essa sta convertendo a tappe forzate tutta la sua produzione in HD, ma ha anche avviato a maggio 2006 un trial della durata prevista di 6 mesi – un anno, per capire che tipo di offerta in HDTV proporre al pubblico tradizionale delle famiglie. Il trial è partito anche qui facendosi forte dell’offerta di sport dei mondiali di calcio e del tennis di Wimbledon in HD fra giugno e luglio, ma affiancandovi fin da subito serie Tv di grande qualità e film. I destinatari di questo esperimento sono alcune migliaia di abbonati che ricevono i canali BBC via satellite o cavo, mentre è esclusa per ora la trasmissione di segnali HD sul digitale terrestre, a causa della carenza di banda disponibile. Purtroppo, tolta l’eccezione BBC, il resto del Continente non è ancora passato all’HD come standard di produzione e ci vorrà ancora del tempo prima che ciò diventi la regola. C’è solo da sperare che la penetrazione dei nuovi canali HD non vada troppo veloce e che riesca, invece, a trovare un passo comune con quello della produzione europea. Ci sono due elementi di criticità in questo quadro europeo. Il primo è l’assenza di una 78 qualsiasi regolamentazione o armonizzazione da parte delle autorità europee di settore. Il ricordo del cocente fallimento della politica sull’HDTV 1250 e sul formato 16/9 è ancora talmente vivo da paralizzare qualsiasi tentazione normativa. Eppure senza un’armonizzazione delle norme, sarà assai difficile che un vero mercato europeo possa decollare. Il secondo è la drammatica carenza di prodotto europeo sul mercato. Una carenza che frena lo sviluppo del mercato e che costringe i broadcasters pionieri dell’HD a rivolgersi ai fornitori USA ed asiatici. Con buona pace di chi pensava che – dopo aver abbandonato l’hardware ed il software al loro destino – l’Europa potesse almeno compensare con la produzione di contenuti ad alto valore aggiunto. La svolta dell’HD è infatti un’occasione d’oro per i network USA per cercare di crearsi nuovi spazi di mercato in Europa. I Canali HD Disponibili in Europa Il canale pioniere in Europa. Il lancio della televisione in HD in Europa viene fatto coincidere con l’inizio delle trasmissioni del canale sperimentale Euro1080, che a partire dal 1° Gennaio 2004 ha trasmesso il canale promozionale omonimo in diffusione Satellitare. L’offerta di I quaderni di LA TV AD ALTA DEFINIZIONE SUL TRAMPOLINO DI LANCIO Euro1080 si è poi evoluta in un bouquet di 3 canali, HD1, HD2 ed HD5, che continuano ad essere trasmessi in tecnologia MPEG-2 e modulazione DVB-S, su 3 differenti satelliti con copertura europea (EutelsatW3A a 7°E, Astra3A a 23,5°E e Sirius2 a 4,8°E). Lanciato da Alfacam, società belga specializzata in servizi di ripresa televisiva e pioniere in Europa della produzione in formato HDTV, il bouquet di Euro1080 non ha purtroppo mai potuto contare sul supporto editoriale ed economico tipico di un grande broadcaster e non è dunque mai riuscita a proporre sui propri canali contenuti sufficientemente attrattivi per costruire una base solida di utenti. A Euro1080 va riconosciuto il merito di aver iniziato, se non scatenato, la corsa degli operatori europei verso l’HD. Germania. Il primo operatore europeo ad aver lanciato servizi commerciali in HD è il satellitare tedesco Premiere, che trasmette dal 1° Novembre 2005 tre canali tematici: Premiere HD Film, Premiere HD Sport e DiscoveryHD. Il segnale viene trasmesso in tecnologia MPEG4 AVC e modulazione DVB-S2; il pacchetto viene proposto a 12 € mensili. La Germania vanta inoltre la presenza degli operatori in chiaro nel settore HD con ProSiebenSat che diffonde i Canali ProSieben e Sat.1 in HD satellitare. La situazione tedesca permane tuttavia per il momento un po’ confusa, in quanto a pochi mesi dal lancio di un’offerta HD in ambito nazionale, i diritti di diffusione della Bundesliga tedesca sono stati inaspettatamente assegnati per il triennio 2007-2009 al consorzio di operatori via cavo “Arena”. Al momento, non esistono impegni chiari da parte degli operatori cavo tedeschi verso la HD. Figura 13. Decoder ADB 6800STX adatto alla ricezione digitale satellitare e terrestre nei formati MPEG-2 e H.264 in Definizione Standard e in Alta Definizione. Il Set top box è stato utilizzato da RAI nell’ambito della sperimentazione sull’HD associata ai giochi Olimpici di Torino 2006. LUGLIO/AGOSTO 2006 Francia. L’operatore satellitare TPS ha lanciato nel marzo 2006 una offerta in HD composta da tre canali: il canale premium TPS Star, che propone Sport, Film e Documentari, e la Figura 11. Marchio HD Ready. versione HD dei due canali generalisti TF1 ed M6. L’offerta è in MPEG4 AVC e modulazione DVB-S, e viene offerta ad un prezzo mensile di 13€, comprensivi del canone di locazione del terminale Thomson. Figura 12. Marchio HDTV. Il principale concorrente di TPS, Canal Satellite, aveva annunciato il lancio di una offerta HD a partire dal 4 aprile 2006, con i canali Canal+ e National Geographic, ma a tutt’oggi i decoder non sono ancora stati distribuiti. La situazione è incerta per l’avvio delle trattative di fusione tra Canal Satellite e TPS. Infine, un’offerta in HD dovrebbe essere proposta via cavo verso la fine del 2006, mentre il CSA (Conseil Supérior de l’Audiovisuel) non consente per il momento la diffusione dell’HD sul digitale terrestre. Regno Unito. L’offerta HD viene proposta dall’operatore storico SkyTV, che propone ben 7 Canali: Sky Sports HD, Sky Movies HD, Sky One HD (serial), Artsworld HD (opera e balletto), National Geographic HD, Discovery HD (documentari) e Sky Box Office HD (film in PPV). L’offerta viene proposta a 10 GBP mensili, cui deve essere aggiunto il costo del decoder in vendita a 299 Sterline. Anche l’operatore storico BBC lancerà un canale in chiaro in HD, BBC HD, a partire da giugno 2006. L’annuncio prevede una programmazione part-time con programmi provenienti dal palinsesto di BBC ONE e BBC TWO, dedicati a sport, programmi culturali, documentari e produzioni proprie. È nota nel settore audiovisivo la qualità dei documentari e più in generale delle produzioni della BBC. Cristiano Benzi Eutelsat Giacomo Mazzone EBU 79 L’ ALTA DEFINIZIONE IN ITALIA L’Alta Definizione in Italia Nella seconda metà degli anni ’80 iniziava in Europa un grande fermento ed interesse verso l’Alta Definizione, sia come possibilità di ripresa elettronica di film che come servizio HDTV verso l’utente. Veniva prodotto dalla RAI il film, “Giulia and Giulia”, completamente girato in HDTV. Oltre al progetto europeo Eureka EU95 per lo sviluppo di un sistema (HD-MAC) di trasmissione analogica dell’HDTV via satellite, nasceva, con la partecipazione di Rai-Centro Ricerche e Teletta, il progetto europeo Eureka EU256 per la trasmissione punto-punto e punto-multipunto dell’HDTV digitale con compressione video basata sulla DCT (Discrete Cosine Transform). Eureka EU256 dimostrò i suoi risultati ai mondiali di calcio “Italia ’90” con la trasmissione in HDTV via satellite di alcune partite di calcio verso punti visione installati a Torino, Milano, Venezia, Perugia, Roma, Napoli Barcellona e Madrid. Nonostante il successo di tali dimostrazioni, l’Europa e quindi anche l’Italia ritennero che non ci fossero ancora le condizioni sufficienti per l’introduzione di un servizio HDTV, per due motivi principali: elevato costo, peso e ingombro dei televisori HD analogici a fronte di una dimensione dello schermo tutto sommato insufficiente per apprezzare veramente l’HD; eccessiva larghezza di banda necessaria (un intero canale satellitare per la trasmissione di un singolo programma). L’evoluzione tecnologica dei sistemi di compressione, dei display, dell’integrazione dei chip e degli standard trasmissivi ha creato, a partire dalla fine degli anni ’90 le condizioni favorevoli ad una riconsiderazione dell’HDTV. Da una parte, la maturazione tecnologica di MPEG-2 ha consentito la codifica a 4-6 Mb/s e 16-18 Mb/s della SDTV e della HDTV ed il successivo sviluppo di MPEG-4/AVC, conosciuto anche come H.264, ha ulteriormente ridotto i bit rate di codifica consentendo, in prospettiva, bitrate di 2-3 Mb/s per la SD e di 7-9 Mb/s per l’HD. Dall’altra parte, sono comparsi sul mercato televisivo, gli schermi piatti al plasma ed a cristalli liquidi (LCD), con diagonale da 40” e 50”, multiformato dei segnali d’ingresso, poco ingom- 80 branti e di peso limitato. In questi ultimi anni la tecnologia degli schermi è maturata velocemente portando drastici miglioramenti della qualità di visione e forti e costanti riduzioni del loro prezzo. Sono apparse sul mercato telecamere consumer in HDTV a prezzo non elevato, stanno per apparire lettori HD-DVD e Blue-Ray. Infine, il processo di conversione della tv analogica verso la tecnica digitale è avviato dalla fine degli anni ’90 per la piattaforma satellitare e dal 2004 per la piattaforma terrestre. Dal 2002 ha fatto la sua apparizione la TV su piattaforma IP (via fibra ottica o via doppino telefonico in ADSL). Con la migrazione degli utenti verso le piattaforme digitali, si creano i presupposti, grazie alla maggiore capacità di banda dei sistemi digitali, per una diffusione di contenuti HD. Queste premesse indicano che ci sono ormai in Italia le condizioni tecnologiche favorevoli all’’introduzione di servizi HDTV, come del resto dimostrato dalla sperimentazione RAI in occasione delle Olimpiadi “Torino 2006”. Sul fronte commerciale, ha dato il via alla HDTV l’operatore Sky Italia, che a partire da maggio 2006 trasmette il canale SkyHD. Nei paragrafi che seguono lasciamo la parola a vari broadcaster italiani. Mario Stroppiana, RAI Telecom Italia Telecom Italia è parte attiva del processo di progressiva digitalizzazione delle reti di comunicazione che sta producendo, peraltro, un fenomeno dal duplice significato: concorrenza e complementarietà delle reti. In tale processo, già di per sé piuttosto complesso, si inserisce oggi anche l’Alta Definizione: piattaforme nate per finalità diverse – ADSL, fibra ottica, UMTS, digitale terrestre, satellite – in passato assolutamente indipendenti, possono oggi essere impiegate per distribuire anche contenuti. In particolare, la specializzazione risiede nelle funzionalità che esse garantiscono agli utilizzatori e non nei contenuti, che possono essere gli stessi. In tale ambito, l’HD rappresenta per Telecom Italia un ulteriore elemento per lo sviluppo dell’ADSL, dell’UMTS e del digitale terrestre. Elemento che I quaderni di LA TV AD ALTA DEFINIZIONE SUL TRAMPOLINO DI LANCIO sta contribuendo all’arricchimento di alcune nuove offerte come “Alice 20 Mega” e che, sul fronte del mobile, grazie all’evoluzione della tecnologia High Speed Downlink Packet Access (anche detta “Super UMTS”) ha portato Telecom a porsi come obiettivo il raggiungimento del 48% della popolazione entro il 2006. Per la DTT, invece, lo sviluppo dell’HD è legato alle modalità e alla tempistica dello switch-off. Stefania Sagona Sky Italia L’esordio dell’HD in Italia è targato SKY. La pay tv satellitare è infatti la prima piattaforma in grado di trasmettere su tutto il territorio l’HDTV, con un’offerta di contenuti di qualità in grado di esaltare le potenzialità della nuova tecnologia. Grazie all’utilizzo dei satelliti della flotta Eutelsat Hot Bird, SKY ha già a disposizione le risorse di banda necessarie a veicolare i primi canali HDTV, trasmessi con lo standard DVB-S2. Il lancio di SKY HD è avvenuto a maggio 2006, in occasione della finale della UEFA Champions League, per poi proseguire con tutte le 64 partite della FIFA World Cup. Al termine dei mondiali, l’offerta di SKY in HD si arricchirà di un pacchetto di 4 nuovi canali dedicati a Sport, Cinema, Documentari e Intrattenimento. L’offerta di Sky viene proposta come opzione aggiuntiva, ad un abbonamento in essere, al prezzo di 7 ? mensili, oltre ad un contributo di attivazione di 99 ?. Accanto agli abbonamenti consumer, proposti attraverso una politica commerciale particolarmente aggressiva, SKY ha lanciato offerte specifiche destinate ai locali pubblici, in particolare bar e hotel, per allargare la platea e incrementare l’awareness dell’HDTV. Marcello Berengo Gardin RAI La trasmissione di contenuti ad HD sulle varie piattaforme riveste un forte interesse strategico per la RAI, come per i principali broadcaster. Per quanto riguarda la diffusione via etere, il satellite è già utilizzabile e la DTT lo sarà pienamente via via che lo switch-off delle reti analogiche renderà disponibili nuove frequenze. Per le piattaforme IP si possono già avviare servizi in HD precaricando nella memoria di massa dei terminali d’utente (sono già disponibili sul mer- LUGLIO/AGOSTO 2006 cato set-top-box con capienti hard disk) contenuti in HD “da library”. Con questa modalità i costi della distribuzione sarebbero molto contenuti potendosi utilizzare le connessioni ADSL già presenti in oltre 7 milioni di abitazioni italiane. Eventi live potranno essere trasmessi sui nuovi collegamenti a 20 Mb/s. Affinché tutto ciò sia possibile è necessario che: (1) si affermino set-top-box ibridi aperti con sintonizzatore e connessione IP; (2) si confermi la neutralità della rete internet offerta dagli ISP rispetto a tutti i protocolli, inclusi quelli di “grid distribution”; (3) i meccanismi di tutela dei diritti d’autore si spostino da una focalizzazione sulla protezione del canale di trasmissione, come le tecniche di conditional access, verso la protezione del contenuto, come le tecniche di DRM (Digital Rights Management). Alberto Maria Dal Buono Fastweb Possiamo affermare che ad oggi la rete di Fastweb è già predisposta per consentire la diffusione dell’HD, gli adeguamenti tecnologici della rete di accesso sono in opera e permettono l’ampliamento della banda disponibile per garantire alla base clienti di fruire HD-TV. La vera sfida è legata all’ottimizzazione della banda per il trasporto del segnale come conseguenza del raffinamento degli algoritmi di codifica MPEG 4 H264. L’attenzione deve quindi essere mirata all’individuazione ed al mantenimento di un trade-off ottimale che consenta una miglior qualità visiva, la fruizione di contenuti HD in modalità unicast e/o multicast, e la banda (“bit rate”) realmente garantibile (dalla rete di accesso in rame) ad una quota di clienti potenziali in modo tale da rendere l’HD appetibile al mercato. È in corso una fase di sperimentazione del servizio che sta dando ottimi risultati ed indirizza con successo gli obiettivi gia descritti. In materia di sicurezza dei contenuti, Fastweb proseguirà sia la collaborazione con le Major che i suoi sviluppi con lo scopo di continuare a garantire gli elevati standard ottenuti sino ad oggi. Ulteriore punto di attenzione sarà posto sull’interoperabilità dei contenuti codificati in MPEG-4 per consentire, di fatto, una “libera” circolazione dei contenuti tra le diverse piattaforme di delivery. Andrea Lasagna 81 ALTA DEFINIZIONE : UN PIATTO NEL MENÙ DI TUTTE LE RETI ? Alta Definizione: un piatto nel menù di tutte le reti? l segnale televisivo in HD richiede, come noto, una banda trasmissiva ben maggiore di quella necessaria per un segnale a risoluzione convenzionale. Lo standard ISO/IEC 13818 MPEG-2 è generalmente adottato per la TV digitale a definizione standard. Le migliori implementazioni industriali permettono di erogare servizi TV ad ottima qualità soggettiva anche a bit rate inferiori ai 4 Mbps. Negli USA ci sono vari servizi commerciali HDTV che utilizzano Mpeg2, utilizzando banda anche superiore a 20 Mbps per canale. L’introduzione ormai prossima di codifiche video a standard MPEG-4 (in particolare Mpeg4 AVC – Advanced Video Coding Part 10, ISO/IEC 14496-10) permetterà di abbassare progressivamente, anche del 50%, la banda necessaria fino a valori inferiori. MPEG-4 richiede nuovi sistemi di Head End e nuovi terminali, ma, secondo un punto di vista generalmente condiviso, sarà la codifica video utilizzata nelle trasmissioni commerciali HD. Nello scenario italiano, sono tre le reti che possono scendere in campo per l’HD: il satellite, il digitale terrestre e la banda larga su IP. Le reti per la trasmissione della televisione in HD non sono tutte pronte allo stesso modo, ma tutte hanno in seno questa potenzialità. In tutti i casi si tratta di compiere transizioni tecnologiche che comportano notevoli investimenti: verso codifiche avanzate, verso una maggiore efficienza trasmissiva, verso modelli di servizio innovativi. Se c’è un fattore che potrebbe influenzare negativamente la diffusione dell’HDTV, sarebbe offrirla in tono dimesso, con compromessi che ne diminuiscono la qualità. È assolutamente necessario non farsi “sconti” sulla risoluzione video o sulla qualità audio. Per non sprecare questa occasione si devono predisporre servizi e contenuti eccellenti, impiegando bitrate adeguati. Satellite La TV digitale satellitare è una tecnologia matura già da anni e rappresenta forse il candidato più pronto a raccogliere la sfida HD. In primo luogo, perché l’HD è possibile sulle attuali reti satellitari: con transponder che offrono oltre 30 Mbps di bitrate utile (utilizzando lo standard DVB-S), si può codificare video 1080i in MPEG-2 attorno ai 20-25 Mbps con risultati eccellenti. L’unico problema, in questo caso, è che un canale HD divora la (costosa) banda che poteva portare almeno 5 canali SD. In secondo luogo, perché l’HD arriva in un momento commercialmente interessante per far parte di un “tris tecnologico” con cui rinnovare il digitale satellitare, composto appunto da HDTV, introduzione della modulazione DVB-S2, introduzione della codifica Mpeg4 AVC. Tutte e tre queste tecnologie hanno un impatto diretto sui terminali (set-top box) che devono essere sostituiti o aggiornati. Sostituire i decoder una volta sola è molto meglio che sostituirli tre volte. Sono ormai disponibili infatti sistemi basati sullo Figura 14. Tv LCD Bravia Full HD, KDL-46x2000 (SONY). 82 I quaderni di LA TV AD ALTA DEFINIZIONE SUL TRAMPOLINO DI LANCIO standard di trasmissione satellitare DVB-S2, che dovrebbe portare la banda trasmissiva di un transponder attorno ai 50 Mbps. Ci si avvicina allora ad una situazione in cui, nonostante i canali diventino HD, il loro numero per transponder può rimanere quasi lo stesso! Digitale terrestre La TV digitale terrestre, rispetto a quella satellitare, è molto giovane. In Italia è partita con canali SD codificati in MPEG-2, puntando maggiormente sull’ampiezza dell’offerta e sull’interattività (MHP). Un “tris tecnologico” come quello del satellite sfortunatamente non è possibile: il sistema di modulazione utilizzato dallo standard DVB-T, il COFDM, è molto moderno, ed esprime l’attuale livello tecnologico. Con i parametri applicati di solito, in un canale radio di 8 MHz, si rende disponibile una banda trasmissiva massima di 24 Mbps. La possibilità di accoppiare HD e AVC è stata sperimentata con successo da RAI CRIT a Torino durante le ultime Olimpiadi invernali. Con la piena maturità dei sistemi di codifica AVC, si potranno inserire anche due canali HD per multiplex, completi di audio surround multilingua e di applicazioni interattive, oppure un canale HD e un numero variabile (anche 4) di canali SD. Certamente i decoder dovranno essere costruiti con lo specifico supporto HD, e sebbene il digitale terrestre soffra, certamente più del satellite, della gran sete di banda che caratterizza HD, anche la DTT è tecnicamente adeguata e predisposta alla trasmissione in HD. Le reti IP e l’evoluzione dell’accesso a banda larga In tutto il mondo la diffusione commerciale delle tecnologie broadband basate su reti telefoniche e protocolli IP è in fortissima espansione: anche in Italia il numero di utenti ADSL ha superato a fine 2005 i 7 milioni (fonte OCSE 2005). Le reti ADSL (Asymmetric Digital Subscriber Line) permettono di offrire, sul tradizionale doppino telefonico, velocità fino a 8 Mbps. L’evoluzione più recente dello standard, ADSL2+ (norma ITU G.992.5) permette di raggiungere, per utenti particolarmente vicini alle centrali telefoniche, anche 24 Mbps. Anche in Italia come in altri paesi è forte la tendenza commerciale ad introdurre servizi televisivi erogati attraverso le reti ADSL: Fastweb è LUGLIO/AGOSTO 2006 stata pioniera nel mondo e anche Telecom Italia ha incominciato recentemente a offrire servizi analoghi. Telefonica in Spagna, France Telecom e Free in Francia hanno lanciato servizi commerciali che hanno centinaia di migliaia di abbonati. Questi servizi, caratterizzati dalla possibilità per l’utente di fruire sia di tradizionali canali “broadcast” (erogati attraverso la tecnologia IP Multicast) sia di contenuti “on demand” (VOD – video on demand), sono però finora limitati a TV a definizione convenzionale. L’offerta di servizi HDTV è una possibile motivazione che spinge gli operatori TLC a pianificare l’evoluzione delle attuali linee ADSL e ADSL2+ verso reti di accesso VDSL (Very High Speed Digital Subscriber Line, giunto alla versione VDSL2) e a perseguire una strategia di ampliamento e potenziamento del mercato della IPTV. Le linee DSL in genere infatti hanno prestazioni in termini di bitrate erogato ai clienti molto dipendenti dalla distanza del cliente dalla centrale telefonica: più lungo è il doppino di rame, minore sarà il bitrate disponibile. Questa caratteristica, una volta fissato il bitrate minimo necessario per un servizio, si esprime in termini di “reach” (gittata), ovvero la corrispondente distanza oltre la quale le linee degli utenti non possono più raggiungere le prestazioni specificate. Nel contesto dell’HD, l’ADSL è fuori gioco in partenza, raggiungendo al massimo 8 Mbps. L’ADSL2+ può invece superare 20 Mbps, ma è necessario immediatamente chiedersi: per quale percentuale di utenti sarebbe possibile offrire un servizio HDTV? L’approccio con le tecnologie VDSL, puntando a ridurre proprio la lunghezza della tratta su doppino grazie all’introduzione di vaste tratte di rete in fibra nelle aree metropolitane, si candida decisamente come soluzione di rete di accesso in grado di sostenere l’HD. Potrebbe anzi abilitare scenari di servizio in cui vengono simultaneamente trasportati due canali HD verso il medesimo utente. I dispositivi di memorizzazione locale e un possibile cambio di paradigma Un possibile cambio di paradigma che alcuni operatori e broadcaster, tra i quali la BBC e il gruppo News Corporation stanno considerando è l’introduzione di servizi e terminali basati 83 ALTA DEFINIZIONE : UN PIATTO NEL MENÙ DI TUTTE LE RETI ? sull’uso contemporaneo di sistemi di protezione dei contenuti (DRM – Digital Rights Management systems) e di memorie di massa (dischi rigidi) sui decoder e terminali. Ci si è resi conto che il disco rigido rappresenta l’elemento abilitante di una pletora di servizi (DVR, Push-VoD, Download&Play,…) che possono migliorare di molto la fruizione televisiva, senza comportare un incremento di spesa sulla rete. Considerazio- ne, questa, che risulta valida per tutte le reti, dal broadcasting al broadband. Un disco rigido permetterebbe di registrare localmente programmi HD anche quando non c’è banda sufficiente per una trasmissione in tempo reale. Un modello di questo tipo non è naturalmente adatto ad eventi in diretta, ma può essere introdotto per alcune tipologie di contenuti. Gabriele Elia e Mauro Borghi Telecom Italia Tecniche per la produzione HD Tralasciando i problemi di disponibilità di banda e dei tempi necessari per poter introdurre l’Alta Definizione sulle reti televisive terrestri, trattiamo il tema della convivenza, dal punto di vista della produzione, tra segnale analogico tradizionale, segnale digitale SD e segnale terrestre HD. Sebbene non siano definiti i piani di passaggio all’HD, si può ipotizzare fin d’ora che, di fianco ai canali Premium che saranno i primi ad essere convertiti alla nuova tecnologia, vi sarà un lungo periodo in cui le trasmissioni tradizionali e quelle in HD dovranno convivere. Le maggiori difficoltà che si possono vedere sono quelle relative ai formati di produzione che dovranno essere compatibili con i formati di trasmissione. Compatibilità tra formati di produzione e formati di trasmissione Sappiamo che la trasmissione analogica terrestre è (e rimarrà sempre) solo in 4/3, quella in digitale terrestre può essere in 4/3 o in 16/9, mentre la trasmissione in HD è sempre e solo in 16/9. Il parco di televisori esistenti sul mercato è fatto da apparati con le seguenti alternative: 4/3 oppure 16/9; tubo, LCD o Plasma; SD oppure HD (solo 16/9). Pertanto, durante il periodo di convivenza dei vari sistemi ci troveremo di fronte ad una molteplicità di permutazioni da capogiro: schermi 4/3 che ricevono segnali DTT in 16/9, schermi HD che ricevono trasmissioni 4/3 in SD e tutte le possibilità intermedie, fino all’agognata catena tutta in HD. Cosa deve fare il broadcaster per semplificare la vita al telespettatore che, adesso, è costretto a fare “acrobazie” con il telecomando, esplo- 84 rando i menù del televisore tra zoom, smart, expanded, subtitle, ecc. per riempire lo schermo HD 16/9 nuovo di zecca (che si è regalato a Natale) in caso di trasmissioni analogiche in 4/3 … senza lasciare due bande nere verticali vuote … o, peggio, bande nere laterali e sopra e sotto perché il film è trasmesso in letterbox ? Una soluzione percorribile viene dall’esperienza fatta durante le scorse Olimpiadi Invernali di Torino. Il centro di produzione delle Olimpiadi aveva il difficile compito di alimentare contemporaneamente con i segnali dei campi di gara una linea di distribuzione per i broadcaster “tradizionali” in 4/3, una linea di distribuzione in 16/9 SD ed infine una in 16/9 HD per i broadcaster americani, giapponesi ed i pochi europei già attrezzati per l’HD. La soluzione adottata è stata quella di produrre tutto in HD 16/9, ma avendo l’accortezza di non utilizzare le parti laterali dell’inquadratura per elementi essenziali allo svolgimento dell’azione (metodo side protect): il canale HD veniva alimentato direttamente, quello in 16/9 SD veniva alimentato realizzando una down-conversion dall’HD, quello in 4/3 realizzando anche un cropping che “tagliava” le parti laterali dell’immagine! Tutti soddisfatti, pur realizzando una sola produzione “multiformato”. Rimaneva da risolvere un altro problema: non c’erano disponibili mezzi di ripresa in HD a sufficienza per tutti i campi di gara; e qui un trucco: effettuare le riprese in SD 16/9 (sempre con il side-protect) e fare una up-convertion in l’HD. Per i puristi un’operazione alquanto scorretta, ma non disprezzabile dal punto di vista dei risultati: non solo i segnali down-convertiti partendo I quaderni di LA TV AD ALTA DEFINIZIONE SUL TRAMPOLINO DI LANCIO Figura 15. Il sistema di videoregistrazione HDCAM compatibile con i formati SD (Sony). da una sorgente di ottima qualità erano molto buoni, ma anche quelli in HD derivanti da upconversion erano di apprezzabile qualità! Questa soluzione potrebbe essere adottata anche nel caso del broadcaster terrestre che dovrà far convivere i vari sistemi di trasmissione: produrre tutto in HD (o almeno in 16/9 SD) e trasmettere sui canali analogici segnali in 4/3, sul digitale terrestre in 16/9 SD e sui canali HD i segnali nativi. Impatto sulle risorse di ripresa televisiva Un primo impatto riguarda le risorse umane: registi e cameraman dovranno allenarsi a prendere confidenza con le riprese side-protect per non perdere elementi essenziali dell’azione e per non inquadrare elementi indesiderati! Analizziamo l’impatto sugli apparati di produzione. Le telecamere di nuova generazione sono, per la maggior parte, commutabili tra SD e HD e non costano molto di più di quelle tradizionali. I mixer video in HD sono facilmente reperibili sul mercato a costi ancora superiori a quelli in SD, ma con divario in rapida discesa. I costi dei videoregistratori in HD sono ancora notevolmente più elevati di quelli tradizionali, ma le tecniche di compressione più efficienti, mentre l’utilizzo di supporti alternativi al nastro ed i progressi che i sistemi di memorizzazione realizzano di anno in anno, permettono di guardare al futuro con una certa tranquillità. Rimane un altro tema abbastanza spinoso: il trasporto e la commutazione dei segnali tra i centri di produzione e all’interno degli stessi; le matrici, ad esempio, sono per la maggior parte adatte solo alla commutazione di segnali SDI a 270Mb/s. LUGLIO/AGOSTO 2006 Esiste, in verità, un numero sempre maggiore di apparati che permettono la commutazione di segnali HD (HD-SDI), ma la sostituzione delle centrali (e di tutti i cablaggi che le collegano al resto dei centri di produzione) è un’impresa “ciclopica”. Recentemente sono stati presentati dei prodotti che permettono una compressione senza perdite dei segnali nativi HD a 270Mb/s, adatti, quindi, ad essere trasportati e commutati dalle centrali di smistamento già esistenti nei centri di produzione. Se questa tecnologia prenderà piede (e ci sono delle ottime prospettive), le attuali centrali digitali saranno utilizzabili anche per i segnali HD. Capitolo a parte, invece, quello dell’audio associato all’HD: una trasmissione HD perde la sua efficacia se non è accompagnata da un audio multicanale. La produzione dell’audio multicanale ha costi non indifferenti; ad una recente conferenza sull’HD, un noleggiatore di mezzi mobili di ripresa indicava come costi incrementali della produzione HD un 15-20% rispetto alla produzione tradizionale, ma specificava, poi, che questi costi incrementali erano dovuti al fatto che per fare la ripresa audio in Dolby Digital 5+1 doveva utilizzare un mezzo di ripresa audio aggiuntivo, che altrimenti non avrebbe utilizzato! Abbiamo visto come può essere salvaguardata la compatibilità tra sistemi tradizionali e la nuova tv. In attesa che si realizzino tutte le condizioni per l’effettivo lancio della televisione del futuro, conviene iniziare ad attrezzare studi, regie, post-produzioni, centrali e play-out per quella che sarà la definizione “standard” del futuro. Manlio Cruciatti Mediaset 85 NEI MEANDRI DELLE TECNICHE DI COMPRESSIONE DIGITALE Nei meandri delle tecniche di compressione digitale MPEG-2 è lo standard più diffuso per le trasmissioni TV in HD ma compaiono all’orizzonte nuovi schemi di codifica video, più efficienti. Di trasmissioni televisive digitali in HD si parla ormai da circa vent’anni. Agli inizi, le difficoltà tecnologiche erano insormontabili. Non era possibile “comprimere” il volume di dati necessari e trasmetterli utilizzando la banda disponibile con i normali canali analogici. Era necessario definire degli algoritmi di compressione per sfruttare al massimo la banda. Per questi motivi, circa una quindicina di anni fa venne definito lo schema di codifica video MPEG-2. Accettato ormai quasi universalmente per le trasmissioni televisive digitali a definizione standard (SD), lo MPEG-2 permette di utilizzare un normale canale analogico terrestre per trasmettere 4-5 canali digitali in SD oppure uno in HD. Da MPEG-2 a H.264 Lo schema di codifica video MPEG-2 è stato a lungo considerato sufficiente, in alcune parti del mondo, anche per le trasmissioni HD. Negli Stati Uniti, per esempio, l’HD è basata quasi esclusivamente su MPEG-2. Oggi, di conseguenza, sono molto diffusi in commercio materiali video che utilizzano il formato MPEG-2: film in DVD, spezzoni di filmati da videocamere amatoriali, programmi televisivi di vario tipo. Dopo il 1995, dopo la finalizzazione degli standard MPEG-4 e H.263, l’evoluzione delle tecniche di comunicazione video digitali e degli algoritmi di compressione ha permesso di introdurre un nuovo standard: H.264, noto anche come MPEG-4 parte 10 o AVC. Molto più efficiente del precedente, raddoppia la “densità” di trasmissione: un normale canale per la trasmissione di segnali televisivi analogici può ora ospitare un paio di canali HD codificati secondo lo schema H.264. Il nuovo standard di compressione è stato subito adottato con entusiasmo in Europa, innanzitutto in Francia, in seguito poi in Gran Bretagna. Anche in Italia, alcuni operatori stanno pensando di utilizzarlo. 86 Un nuovo standard: VC-1 Ma non è finita. Si stanno facendo strada nuovi schemi di codifica video: VC-1 è certamente uno dei più noti e garantisce una efficienza di compressione ancora più elevata. Altri stanno comparendo all’orizzonte. Già si parla di un prossimo VC-2; certamente i progressi delle tecnologie di elaborazione numerica e della microelettronica permetteranno una rapidissima evoluzione anche in questo settore. Tutti questi standard sono basati su tecnologie video efficienti, scalabili, in grado di produrre video ad alta qualità anche a frequenze di trasmissione dei dati decisamente inferiori rispetto alle soluzioni attuali. Possono essere utilizzati per qualunque tipo di periferica: televisori ad Alta Definizione, DVD, telefoni cellulari 3G (terza generazione) ecc. Gli operatori di broadcasting ne traggono enormi vantaggi: riescono a compattare in modo economico un maggior numero di programmi ad HD nello stesso “spazio”. Circuiti integrati per diversi sistemi di codifica Tutto ciò pone un grosso problema ai fabbricanti di chip che devono tenere il passo con il costante e tumultuoso cambiamento delle normative internazionali. Devono poter offrire, ai produttori di apparecchiature e sistemi, chip completi e flessibili, capaci di adeguarsi immediatamente agli standard emergenti ma che tengano conto dei più “vecchi” algoritmi di compressione senza che l’utente debba preoccuparsene troppo. In questa direzione va una serie di SoC (sistemi completi integrati in un unico chip di silicio) proposti dalla STMicroelectronics. L’approccio è semplice: integrare a bordo del componente le risorse necessarie per tutti gli algoritmi di compressione che hanno una sufficiente diffusione nel mercato, garantendo la flessibilità necessaria per seguire i continui cambiamenti delle normative e le evoluzioni degli standard. I quaderni di LA TV AD ALTA DEFINIZIONE SUL TRAMPOLINO DI LANCIO Una nuova famiglia di dispositivi della ST Nel mese di gennaio 2005, per esempio, la STMicroelectronics ha presentato la prima soluzione per decoder digitali per TV (set-top box, STB) su un singolo chip rispondente alle specifiche per l’HD H.264/AVC e VC-1. Il nuovo dispositivo, il primo di una serie di componenti di questo tipo, riunisce in un unico circuito integrato tutte le funzioni di un STB e i circuiti per la decodifica multistandard. Non è, quindi, un dispositivo addizionale da aggiungere a un prodotto esistente. Il suo livello di integrazione, reso possibile dall’impiego di una tecnologia di processo da 90 nm, ha permesso di ottenere una soluzione economica e completa. Il dispositivo inoltre contiene le più avanzate tecnologie codec per DVD-Audio e la codifica di sicurezza per DVD. Al suo interno, infine, risiede una potente CPU ST40 che lo rende una piattaforma ideale anche per Car Multimedia Center (centralina multimediale per l’auto) capace di pilotare direttamente applicazioni come il sistema GPS e gestire DVD e audio. L’audio, un fattore troppo spesso trascurato L’audio è, troppo spesso, un elemento trascurato quando si parla di algoritmi per la compressione del segnale televisivo in HD. Nessuno guar- derebbe con soddisfazione immagini bellissime e nitidissime sullo schermo del proprio TV di casa se l’audio non fosse all’altezza delle aspettative. Anche per la codifica e compressione dell’audio, come per le immagini, esistono diversi schemi. E i produttori di chip devono garantire la flessibilità necessaria per adattarsi a tutti quelli che hanno una adeguata diffusione sul mercato. Qual è, quindi, la soluzione per l’interoperabilità delle codifiche? La proposta della STMicroelectronics è semplice: realizzare piattaforme potenti e flessibili, che integrano blocchi hardware capaci di decodificare in modo efficiente gli standard più “vecchi” e abbiano a disposizione la potenza e le risorse necessarie per adattarsi a quelli più nuovi ed emergenti. ST: leader nei chip per set-top box I primi esempi in questa direzione sono i dispositivi della serie STB7100, che hanno ulteriormente riconfermato la leadership che la STMicroelectronics si è conquistata nel mercato dei circuiti integrati per set-top box e che è stata confermata da una ricerca sul mercato dei dispositivi a semiconduttore per la decodifica video per MPEG, effettuata nel giugno 2005 da Instat, una società americana indipendente di ricerche di mercato. Fernando Parisi STMicroelectronics Standard a confronto e requisiti di qualità Per capire l’HDTV di oggi è necessario risalire al 1981, quando l’NHK presentò all’ITU-R il nuovo standard MUSE come standard unico mondiale per la TV in HD, caratterizzato da 30 immagini al secondo su 1035 righe da 1920 punti. Il sistema HDTV proposto in alternativa dai paesi europei (HD-MAC) era caratterizzato invece da 25 immagini al secondo su 1152 righe da 1920 punti. Nel frattempo la delegazione italiana all’ITU propose un formato di immagine di “interscambio” fra MUSE ed HDMAC su 1080 righe da 1920 punti, ovvero un reticolo di immagine caratterizzato da pixel quadrati (poiché il rapporto LUGLIO/AGOSTO 2006 1920 e 1080 è proprio 16/9). Una tale soluzione che al giorno d’oggi appare “scontata”, rappresentava all’epoca una lungimirante previsione che la TV era destinata ad una sempre maggiore integrazione con il mondo dei computer. Il MUSE rimase confinato in Giappone e l’HDMAC venne abbandonato nel 1993, ma i vantaggi di questo formato di “interscambio” furono capiti a pieno dagli USA, che inserirono il 1080 righe come livello massimo nel nuovo sistema per la TV digitale (vedi Tabella). Guardando questa tabella si capisce come negli USA ci si fosse preoccupati di proporre una strategia “gerarchica” nel passaggio alla TV 87 STANDARD A CONFRONTO E REQUISITI DI QUALITÀ Livello HDTV SDTV TV analogica Definizione verticale Definizione orizzontale Aspetto dell’immagine Modalità di scansione dell’immagine 1080 1920 16/9 progressiva 1080 1920 16/9 interlacciata 720 1280 16/9 progressiva 576 720 480 640 4/3 o 16/9 progressiva 576 (PAL) n.d. 4/3 interlacciata digitale. Ma perché due modalità di scansione per il 1080? Quale era inoltre la necessità di avere due livelli di HDTV? Quale diversa qualità si ottiene nei tre casi 1080p, 1080i e 720p? Per quanto riguarda il 1080 occorre dire che è stato destinato (almeno per i primi tempi) ad una scansione interlacciata mentre il 720 è stato da subito pensato per una scansione progressiva dello schermo. L’attualità del confronto di qualità riguarda dunque gli standard 1080i e 720p. Innanzitutto occorre puntualizzare un fatto con chiarezza parlando di HDTV e di qualità delle immagini. Se si osserva un programma TV su di uno schermo di dimensioni inferiori a 28” (e ad una distanza superiore a 8 volte l’altezza delle schermo), la qualità osservata non permette di rilevare forti differenze. A partire da schermi di dimensioni superiori a 28” la differenza in qualità della HDTV risulta evidentemente superiore a quella fornita da PAL e SECAM. Va anche ricordato che la scansione dell’immagine per la TV analogica è di tipo “interlacciato”, ovvero con tracciamento prima delle righe dispari e poi delle righe pari; l’occhio viene ingannato dall’effetto di persistenza delle immagini sulla retina e vede l’immagine come un insieme stabile di righe pari e dispari. Questo effetto di stabilità diminuisce fortemente in presenza di notevole movimento nella scena. Quindi il sistema con scansione a 720 righe progressive, fornisce una sensazione di estrema gradevolezza e di qualità superiore, rispet- Figura 16. Comparazione tra i formati: le immagini in HD hanno più di 5 volte le informazioni. 88 I quaderni di LA TV AD ALTA DEFINIZIONE SUL TRAMPOLINO DI LANCIO to all’analogico (a risoluzione standard), grazie alla maggiore risoluzione verticale (720 righe contro 576) ma anche e soprattutto per la scansione dell’immagine di tipo progressivo. Ma vi è un altro fattore che impressiona chiunque entri in un negozio di elettrodomestici osservando i nuovi display a schermo piatto. Un apparecchio TV a schermo piatto (sia esso di tipo LCD o Plasma) rappresenta “sempre” l’immagine in modo progressivo. Quindi, l’elettronica dello schermo deve provvedere ad eseguire un’elaborazione del segnale PAL detta “de-interlacciamento”. L’operazione è molto complessa e, se eseguita con i dispositivi (necessariamente a basso costo) inseriti in un apparecchio TV di tipo “consumer”, non riesce molto bene; quindi si osservano fastidiosi effetti di “impastamento” delle immagini che si slabbrano e perdono di dettaglio; questo effetto risulta tanto più evidente quanto più grandi sono le dimensioni del display. Tutto ciò premesso, possiamo ora del livello superiore al 720, ovvero il 1080. Ai tempi in cui venne creata la gerarchia HDTV, la rappresentazione di un’immagine a 1080 righe con scansione di tipo progressivo, creava problemi di tipo tecnologico ed avrebbe comportato molte difficoltà per la produzione di apparati consumer a prezzi “ragionevoli”. Quindi nella gerarchia HDTV furono previsti due livelli di scansione per lo schermo a 1080 righe: la scansione interlacciata e quella progressiva (ovvero il 1080i ed il 1080p). Da qui nacque la annosa contesa comparativa fra il 720p ed il 1080i. Tra i broadcaster si formarono due schieramenti: quello che considerava il 720p soddisfacente per poter parlare di HDTV e quello che considerava HDTV il solo 1080i, relegando il 720p nella categoria della TV “migliorata” (enhanced TV). Il dibattito ha ovviamente coinvolto anche l’Europa, con la complicazione che il 720p con frequenza di quadro a 50Hz non esiste come standard (almeno per quel che riguarda la produzione di programmi in studio). Inoltre, i reiterati sforzi dei paesi europei per ottenere lo standard 720p a 50Hz, si scontrano con la forte opposizione di diversi paesi (fra cui l’Au- LUGLIO/AGOSTO 2006 stralia che adotta la scansione a 50Hz ma esclude lo standard 720p). Ma veniamo alla domanda concreta: quale dei due sistemi è di qualità superiore? In effetti non esiste una risposta definitiva nel mezzo e il dibattito è tuttora aperto. Il 1080i funziona chiaramente meglio per immagini con poco movimento, mentre il 720p sembra fornire una sensazione di maggiore “presenza” per immagini con forte movimento e repentini cambi di scena (p. es. lo sport). Numerosi laboratori si sono impegnati in passato e stanno ripetendo anche ora numerosi esperimenti di valutazione della qualità. Va detto che comunque questo problema forse non è così importante per l’utente finale, che al giorno d’oggi è già più che felice di riuscire a vedere un programma in 720p su uno schermo piatto di dimensioni pari o superiori a 40”. Poi se si va ad osservare la disponibilità di prodotti, si può notare che la quasi totalità di display LCD di dimensioni superiori a 32” (ovvero quelli che comportano “forti motivazioni” verso l’acquisto di un nuovo televisore) viene fabbricato con un “raster” leggermente superiore al 720p e quindi pienamente compatibile con questo standard “minimo” per l’HDTV. Ma se anche il segnale HDTV viene prodotto in 1080i e ricevuto con televisore a schermo piatto, l’elettronica dello schermo riesce a garantire un notevole livello di qualità. Va infine notato che, da studi eseguiti in laboratorio, risulta evidente che il sistema a 1080 righe mostra segnali di chiara superiorità (sempre con immagini con poco movimento) solo se visualizzato su display di dimensioni superiori ai 45” ed a distanze di visione inferiori a 6 volte l’altezza dello schermo. Concludendo si può dire che l’HDTV sta entrando nei sogni degli italiani soprattutto all’insegna del “grande è bello”: pochi al giorno d’oggi cambierebbero la TV acquistando un apparecchio a “tubo catodico” e di dimensioni inferiori ai 32”, soprattutto se si parla dell’apparecchio che si metterà nel “salotto buono”. Vittorio Baroncini Fondazione Ugo Bordoni 89 LA PROTEZIONE DEI CONTENUTI La protezione dei contenuti Il segnale HD, nel suo formato originale, viene trasferito tra dispositivi solo attraverso la nuova interfaccia HDMI (High-Definition Multimedia Interface). È la prima interfaccia audiovideo interamente digitale, di qualità non compressa ad essere adottata dall’industria. È in grado di interconnettere sullo stesso cavo qualsiasi sorgente audio/video come STB, lettore DVD player, TV Tuner a video, monitor o TV Set (DTV). Nasce per supportare lo standard HDTV (High Definition TV) nei formati 720p, 1080i e 1080p, ma ha inoltre la possibilità di supportare i formati EDTV (Enhanced Definition TV) come il 480p e SDTV (Standard Definition TV) come il PAL o l’NTSC. HDMI consente inoltre il trasporto di 8 canali audio digitali e prestazioni di alto livello con i suoi 5 Gbps di velocità di trasferimento dati: oltre il doppio di quanto richiesto dagli attuali standard HDTV. Con tale capacità è in grado di incorporare i futuri aggiornamenti tecnologici, per una lunga sostenibilità e durata dello standard. La tecnologia è stata disegnata per utilizzare cavi con semplici doppini in rame su lunghe distanze. HDMI prescrive le prestazioni del cavo ma non la sua lunghezza massima (15 metri almeno). Sarà presto possibile raggiungere distanze superiori attraverso l’utilizzo di cavi attivi in fibra ottica, dotati di ripetitori/amplificatori integrati nel cavo stesso. Tra i fondatori di HDMI troviamo industrie manifatturiere leader nel mercato dell’elettronica di consumo, come Hitachi, Matsushita Electric Industrial (Panasonic), Philips, Sony, Thomson (RCA), Toshiba, e Silicon Image. In aggiunta a queste la società Digital Content Protection LLC, del gruppo Intel, fornisce all’interfaccia un adeguato supporto per la protezione dei contenuti attraverso il protocollo HDCP (High-bandwidth Digital Content Protection). Infine HDMI è rico- Figura 17. Connettora HDMI maschio. 90 nosciuta dalle maggiori case di produzione televisiva e cinematografica come la Fox e la Universal, nonchè da broadcaster e operatori come DirecTV, EchoStar, CableLabs. I primi prototipi dotati di interfaccia HDMI sono comparsi al CES (Consumer Electronics Show) nel gennaio del 2003. HDMI è retro-compatibile con le specifiche DVI 1.0. specificatamente con il profilo CEA-861 per i Digital TV, HDMI è in grado di mostrare immagini ricevute da prodotti equipaggiati con DVI, cosi come TV set equipaggiati con DVI sono in grado di presentare video da sorgenti HDMI. La riproduzione e la copia di segnali attraverso l’interfaccia HDMI possono avvenire solo dopo verifica, attraverso il protocollo HDCP, che il ricevitore/lettore possegga i necessari diritti di riproduzione/copia. HDCP consiste in uno schema di protezione che esclude la possibilità di intercettare i dati digitali tra la sorgente ed il display. Lo schema utilizza una procedura di autenticazione basata su uno scambio di chiavi tra la sorgente di segnale HD ed il display, prima che i contenuti vengano visualizzati. La sorgente chiederà al display di accertare la effettiva compatibilità al formato HDCP prima che ogni segnale video vi transiti. Apparati non-HDCP come PC e vecchi prodotti DVI saranno in grado di lavorare con qualsiasi display DVI compatibile, ma le sorgenti HDCP compatibili lavoreranno solo ed esclusivamente con display HDCP compatibili. Altri prodotti che hanno a che fare con HDCP sono: i convertitori di immagine (scalers) i commutatori (switchers) i distributori (splitters o distribution amps). Mentre questi prodotti non si autenticano tramite lo scambio di chiavi, essi devono essere in grado di trasmettere la presenza di HDCP se il video viene elaborato in qualsiasi modo. Scopo principale di HDCP è quello di prevenire la trasmissione di contenuti in HD non-criptati. Ciascun apparato dotato di sistema HDCP detiene un unico set di 40 chiavi da 56 bit l’una. Queste chiavi sono segrete e la perdita di segretezza costituisce già una violazione degli accordi di licenza. Per ogni set viene creata una I quaderni di LA TV AD ALTA DEFINIZIONE SUL TRAMPOLINO DI LANCIO chiave speciale chiamata KSV (Key Selection Vector). Ciascuna KSV ha esattamente 20 bit posti a stato logico 0 e 20 bit messi a 1. Il protocollo HDCP include tre procedure: autenticazione, cifratura e revoca della chiave. Autenticazione. Durante il processo di autenticazione, entrambe le parti si scambiano le loro KSV. Successivamente ciascun apparato aggiunge le proprie chiavi segrete in accordo al valore KSV ricevuto dall’altro apparato. Se un particolare bit nel vettore è posto a 1, allora la corrispondente chiave segreta viene aggiunta, altrimenti viene ignorata. Chiavi e KSV sono generate in modo tale che durante questo processo entrambe gli apparati diano come risultato lo stesso numero di 56 bit. Questo numero sarà successivamente utilizzato nel processo di encryption del segnale audiovideo. Cifratura (encryption). La trasmissione di dati attraverso le interface DVI o HDMI previene la fuoriuscita di informazioni e la manipolazione degli stessi durante il trasporto (“man in the middle” attacks). A tal fine, la cifratura viene prodotta da un “cifratore di flusso simmetrico” (stream cipher). Ciascun pixel video decodificato viene criptato applicando un operazione XOR con un numero di 24 bit prodotto da un generatore. Le specifiche HDCP assicurano il costante aggiornamento delle chiavi ad ogni frame de-codificato. Revoca della Chiave. Tale procedura assicura che gli apparati costruiti da ciascun produttore che dovessero violare gli accordi di licenza, possano essere facilmente bloccati sul mercato e impediti dal ricevere dati HD. Se un particolare apparato viene considerato “compromesso”, il suo KSV viene introdotto nelle “lista di revoca”, le quali sono scritte per esempio sui DVD con contenuto HD prodotti più recentemente. Ciascuna “lista di revoca” viene firmata con una apposita firma elettronica che utilizza l’algoritmo DSA (Digital Signature Alghoritm), questo al fine di prevenire la revoca di apparati legittimi. Durante il processo di revoca, se la chiave KSV del ricevitore (display) viene trovata dal trasmettitore (sorgente) nella lista di revoca, allora il trasmettitore considera il ricevitore compromesso e conseguentemente blocca la trasmissione del flusso dati HD. LUGLIO/AGOSTO 2006 Il segnale disponibile su altre interfacce viene restituito a risoluzione inferiore per motivi di protezione dei contenuti Sebbene i costruttori di elettronica di consumo stiano ancora utilizzando le classiche interfacce video component analogiche, prodotti di nuova generazione come HD-DVD o Blu-Ray limiteranno la risoluzione del segnale inviato alle uscite analogiche (Component or RGBHV). Le massime risoluzioni che questi apparati saranno in grado di fornire, (720p/1080i/1080p) saranno esclusivamente disponibili solo attraverso interfacce digitali (DVI or HDMI) che impiegheranno le modalità di cifratura definite in HDCP. Attualmente HDCP è uno standard assente nei monitor da PC, che peraltro non sono nemmeno dotati di ingresso video component. Sebbene gli schermi PC abbiano una risoluzione idonea per il formato HDTV, l’assenza del sistema di decifratura HDCP ne limita fortemente l’adozione per l’utilizzo HDTV. Se si vuole utilizzare un flat panel display in modo duale sia per il PC che per la HDTV, sarà bene cercare tra quelli che dispongono della compatibilità HDCP. Riproduttori di HD-DVD e Blue-Ray Disc permetteranno ai Content Providers di introdurre un flag che permetterà la trasmissione di segnali in HDTV utilizzando il DHCP. Se tali riproduttori saranno connessi a TV set non abilitati DHCP e il contenuto sarà dotato di tale flag, il player fornirà solo una segnale a risoluzione limitata (SD a 540p). Gli apparati HDCP vietano la conversione di contenuti protetti HDCP a una piena risoluzione analogica (Full HD component), presumibilmente nel tentativo di ridimensionare la “voragine analogica”, termine con cui si allude all’impossibilità di arginare la copia nonautorizzata passando dal mondo analogico. Negli USA la FCC ha approvato HDCP come tecnologia di protezione digitale nell’agosto dl 2004. Nel gennaio 2005, EICTA ha annunciato che HDCP è un componente obbligatoria (“required component”) per il rilascio della compatibilità HD-ready. Microsoft dal canto suo ha annunciato che il prossimo sistema operativo: Windows Vista, supporterà la tecnologia HDCP nel contesto delle schede grafiche e dei monitor. Marco Pellegrinato Videotime S.p.a. – Gruppo Mediaset 91 FILIERA DELL’ AUDIOVISIVO E CREAZIONE DEI CONTENUTI IN ALTA DEFINIZIONE Filiera dell’audiovisivo e creazione dei contenuti in Alta Definizione L’esperienza nel settore Broadcast ci ha insegnato a valutare le innovazioni non solo rispetto all’implicito valore tecnologico ma, soprattutto, in rapporto ai tempi in cui queste sono introdotte. Può sembrare un paradosso ma di solito soluzioni tecnicamente avanzate, se proposte in un contesto che non ne consente l’appropriata applicazione, si rivelano un clamoroso insuccesso. Le stesse soluzioni riproposte in uno scenario pronto a recepirle, apportano efficienza e competitività, divenendo il punto di partenza di un nuovo ciclo innovativo. La storia dell’Alta Definizione parte da lontano, ovvero dai primi anni ’80, quando sentir parlare di digitale sembrava una prospettiva a lunga distanza e spesso si definiva l’analogico come “più autentico”. Eppure le basi dell’Alta Definizione sono nate qui, con personaggi creativi e tecnici che hanno saputo mettere in luce uno strumento capace di offrire immagini elettroniche “vicine alla realtà”, ravvisando prospettive di convergenza con la gran qualità del Cinema. Seppur i risultati affascinarono non poco la comunità televisiva, il momento non era quello giusto, la piattaforma analogica era inadeguata a dare competitività tecnica sia per l’aspetto produttivo che per quello della diffusione dei contenuti. Infine i costi della filiera erano troppo elevati, mentre i primi esperimenti in “digitale” lasciavano intravedere allettanti prospettive d’innalzamento qualitativo a costi contenuti. Ecco l’era “numerica” che negli anni ’90 riapriva la partita, trasformando la televisione da analogica a digitale. Siamo di fronte ad una nuova generazione di formati e standard che quasi ci fa “dimenticare l’HD” a fronte di una ricerca di maggiore compattezza, minori consumi, flessibilità applicativa e riduzione dei costi degli apparati, partendo dall’acquisizione per arrivare alla distribuzione dei programmi. La spinta della tecnologia porta il digitale a miglioramenti tali da rendere alla portata di tutti la creazione di contenuti di qualità elevata e, in un certo senso, il digitale appiattisce la differenza tra apparati di classe “broadcast” e quelli di livello semiprofessionale. La fine degli anni ’90 segna il ritorno dell’HD con un approccio che parte dalle applicazioni Cinematografiche. Sony introduce il sistema “CineAlta”, formato proposto in alternativa alla pellicola per la creazione dei contenuti elettronici ad alta qualità, finalizzati ad una fascia di produzione con budget intermedi. Il formato offre una risoluzione di 1920(h) pixels per 1080(v) linee, con una frequenza di quadro selezionabile tra 50 interlacciati, 25 progressivi e 24 progressivi. Gli Enti di standardizzazione definiscono tale formato come CIF – Common Image Format (ITU-709), base dell’interscambio internazionale dei contenuti elettronici in HD. Il processo digitale e la maggiore potenza delle nuove generazioni di “chip-set” consentono una concreta avanzata nell’ampliamento delle linee di prodotto e soluzioni in HD. Figura 18. Il primo sistema di ripresa Sony HDVS. 92 I quaderni di LA TV AD ALTA DEFINIZIONE SUL TRAMPOLINO DI LANCIO Figura 19. La catena dell’audiovisivo. Veniamo ora a prospettare una visione d’insieme della cosiddetta catena del valore che rappresenta lo scenario dove l’HD avrà degli importanti riflessi. Lo schema di Figura 19 sintetizza le tre principali classificazioni della filiera dell’audiovisivo: creazione dei contenuti; distribuzione e archiviazione; fruizione. Il fuoco del presente articolo è relativo alla fase di “creazione dei contenuti”. Le successive fasi saranno oggetto di trattazione in altra sede. La creazione dei contenuti La creazione dei contenuti definisce l’area di produzione dei contenuti audiovisivi, laddove la tecnologia diviene strumento a disposizione dell’area artistica. Questa funzione, nel mondo della televisione, è principalmente svolta dagli Enti Televisivi o dalle Case di produzione. Per chiarezza, la tipologia di prodotti di cui si sente parlare in questo segmento, corrisponde ai sistemi per la ripresa e il montaggio dei contenuti. C’è da dire che in questo settore ci troviamo nella fase più avanzata dell’evoluzione verso l’HD. Infatti le telecamere, i videoregistratori e i sistemi di montaggio non-lineare sono gia ampiamente disponibili sul mercato e non hanno implicazioni o costrizioni dovute alla regolamentazione o alla disponibilità di spazio in bande di trasmissione. Negli ultimi tre anni abbiamo assistito a un’impressionante riduzione dei prezzi dei suddetti appa- LUGLIO/AGOSTO 2006 rati per la produzione, che, da costi di 2 o 3 volte maggiori di quelli tipicamente standard definition, sono passati a solo un 30% in più. Sembra ancora tanto, ma per la verità pensando alla complessità di tali sistemi – per dare un riferimento tecnico si è passati da un segnale digitale SD a banda piena di 270 Mbps a un HD di 1,5 Gbps – siamo di fronte ad un incredibile passo in positivo. Tutto questo si traduce nella possibilità di poter offrire da subito dei contenuti ripresi e montati in HD a costi del tutto competitivi, e ciò aggiunge immediatamente valore ai contenuti se si pensa anche alla maggiore vendibilità del prodotto in HD, che può certamente essere proposto per una fascia di applicazioni ben più ampia, come il Cinema e l’Home Entertainment. In Europa e in Italia diverse aziende leader nei Servizi Audiovisivi hanno investito nella tecnologia HD: inizialmente si parlava di una stretta schiera di coraggiosi che si spingevano nell’innovazione tecnologia per diversificare l’offerta rispetto alle produzioni in pellicola. Negli ultimi due anni abbiamo però assistito alla crescente espansione dell’adozione dei mezzi di ripresa in HD. I broadcaster valutano l’opportunità di investire oggi in una tecnologia che mantenga la sua competitività per i prossimi 5/10 anni. Per prima l’area di ripresa: questa diviene strategica in quanto i prodotti mantengono la piena compatibilità con l’SD grazie al processo di “down- 93 FILIERA DELL’ AUDIOVISIVO E CREAZIONE DEI CONTENUTI IN ALTA DEFINIZIONE conversion” e sono pronti al passaggio definitivo all’HD. Ma importanti investimenti sono arrivati dalle società di servizi per la produzione di eventi sportivi, concerti, videoclip e spot pubblicitari. Queste ultime stanno migrando le strutture tecniche delle “regie mobili” da SD verso l’HD o stanno investendo su nuovi OB (outside broadcast) progettati in HD. Non vi è dubbio che quest’area sia quella di maggiore apertura per la tipologia di produzioni a cui si rivolge, cioè tutti quegli eventi di grande impatto per contenuti e immagini. Il fenomeno è gia partito, e in occasione dei Campionati del Mondo di Calcio di giugno 2006 in Germania si registra un dispiegamento di regie mobi- Figura 21. Comparazione della BBC tra produzione in pellicola e HD. 94 Figura 20. I contenuti al centro delle applicazioni. li ingaggiate nella ripresa dell’evento tutto in HD. Nell’area della produzione dei contenuti ci troviamo, quindi, in uno scenario positivo e in crescita. Questo vuol dire che l’HD è alla portata della produzione professionale. L’investimento in HD diventa uno strumento di rilancio della comunità della produzione televisiva, mirato a ricreare un gap qualitativo ed economico che rigeneri il business di questo segmento. Per consolidare l’importanza che il cambiamento partirà proprio da qui, sarà utile riportare la visione di “centricità” che i contenuti audiovisivi occupano nell’industria dell’intrattenimento. Se percorriamo la Figura 22, possiamo ben apprezzare la centricità dei contenuti e confermare la considerazione che in mancanza degli stessi tutta la struttura di distribuzione e fruizione rappresenta piattaforme tecnologicamente avanzate ma non in grado di completare il ciclo dell’audiovisivo. Ogni area di applicazione rivela alta potenzialità per lo sviluppo dell’HD. Si apre quindi una nuova dimensione determinata dallo standard di produzione, che diviene strumento di convergenza per lo sfruttamento aperto degli stessi contenuti. Ciò si traduce nella maggiore competitività produttiva che vede nell’HD la piattaforma convergete per i contenuti applicati su molteplici aree di distribuzione. Un valido e specifico esempio può essere rappresentato dal “cinema digitale”. Come già citato, i sistemi di ripresa e post-produzione in HD inizialmente hanno puntato alla cinematografia digitale con risultati che all’inizio generarono sospetto, poi si tradussero in soluzione alternativa, e oggi rappresentano una soluzione competitiva. Lo schema sottostante mostra la comparazione di costi tra un prodotto audiovisivo per l’intrattenimento da realizzarsi in pellicola 35mm, in pellicola 16mm, in CineAlta e in HDCam. L’analisi è stata realizzata dalla BBC. Benito Manlio Mari Sony Italia S.p.a. I quaderni di LA TV AD ALTA DEFINIZIONE SUL TRAMPOLINO DI LANCIO Tecnologia e mercato dei decoder I notevoli miglioramenti dell’Alta Definizione sono apprezzabili solo se si possiede un intero impianto HD, vale a dire sia televisore che decoder atti a ricevere le trasmissioni in HD diffuse dalle emittenti televisive, o un lettore ottico di dischi ad alta definizione quali Blu Ray e HD-DVD. Nel caso specifico il decoder risulta essere un anello fondamentale per fruire di contenuti HD e, nel variegato contesto in cui operiamo ovvero in presenza di offerte di contenuti che arriveranno sia da satellite sia da frequenze terrestri che da banda larga, dovremo dotarci della tipologia di decoder che meglio soddisfa i nostri interessi: satellitare, terrestre, IP box o hybrid box (misto). Analogamente a quanto disciplinato per i display e videoproiettori, anche per i box EICTA ha rilasciato le specifiche tecniche minime a cui questi apparecchi devono rispondere affinché sia garantita la compatibilità tecnologica tra prodotti così come la corretta fruizione dei contenuti da parte dello spettatore. Tra i vari aspetti che devono essere comuni a tutte le tipologie di decoder è bene citare i sistemi di decodifica audio/video e le interfacce di output audio/video Con riferimento ai sistemi di decodifica, il decoder dovrà supportare i formati video MPEG-4 AVC HP@L4 a 50Hz e MPEG-2 MP@HL a 50Hz fino alla risoluzione di 1280x720 linee progressive e 1920x1080 linee interfacciate. La sezione audio dovrà invece supportare i formati denominati AC3 ed MPEG-1 Layer II. Con riferimento ai requisiti di interfacce di collegamento audio/video, il box dovrà essere dotato di un’uscita analogica YPbPr (comunemente chiamata component) o, a scelta, una connessione di output digitale tipo DVI o HDMI che implementi il protocollo LUGLIO/AGOSTO 2006 HDCP (High-Bandwidth Digital Content Protection System) indispensabile per garantire la protezione dei contenuti di alta qualità. A tal proposito è opportuno approfondire lo standard HDMI (High-Definition Multimedia Interface) il quale supporta tre modalità di trasferimento del segnale video (standard, enhanced, high definition) e anche segnale audio digitale multicanale su un unico cavo. Tale sistema non è condizionato dai vari standard di televisione digitale quali ATSC e DVB in quanto questi ultimi sono forme di incapsulamento di flussi dati MPEG che vengono inviati a un decoder e quindi visualizzati sotto forma di segnale video non compresso (eventualmente in HD). Tali dati video vengono successivamente codificati in tecnologia TDMS e trasmessi in modalità digitale su un canale HDMI. Lo standard, a partire dalla versione 1.2, prevede inoltre il supporto per segnali audio digitali non compressi a 8 canali audio a 1 bit, la tecnologia usata dai Super Audio CD. Per completare la sezione audio del ricevitore, audio che finalmente vede riconosciuto il suo ruolo fondamentale in un contesto di fruizione di alta qualità, sempre EICTA ha stabilito la necessità di avere a bordo (oltre all’HDMI) interfacce audio-out dedicate sia di tipo digitale, con la presenza di uscita ottica capace di trasportare 2 canali PCM o Figura 22. Decoder HDTV (SAGEM). 95 TECNOLOGIA E MERCATO DEI DECODER Figura 23. Pannello posteriore di un box ibrido HDTV Ready (SAGEM). AC3, sia di tipo analogica di tipo RCA per trasportare il segnale stereo o mono. Risulta superfluo rimarcare come queste indicazioni siano solo requisiti minimi necessari a garantire l’interoperabilità; non tarderanno quindi ad arrivare ricevitori con ben più ampie dotazioni e funzioni. In Europa i tempi di introduzione dell’HDTV si sono dilatati anche perché si è preso atto della necessità di impiegare le più avanzate tecnologie disponibili al momento. Verranno quindi impiegati il sistema di modulazione DVB-S2 invece del tradizionale DVB-S per la trasmissione via satellite, le specifiche DVB-C (incluso 256QAM) e DVBT rispettivamente per le trasmissioni via cavo e su frequenze terrestri. Inoltre, verrà impiegato il più evoluto formato di compressione video MPEG-4 part 10 (H.264/AVC) anziché MPEG-2 in quanto è più efficiente in termini di qualità e ideale per ottimizzare le risorse di banda. In ambito satellitare ricevitori HDTV che supportano queste tecnologie hanno fatto la loro comparsa verso la fine del 2005. Conseguentemente le prime trasmissioni europee HDTV MPEG-4 via DVB-S2 sono cominciate nel novembre del 2005 dai canali tedeschi “Premiere” (a pagamento) e Sat1/ProSieben (in chiaro). In precedenza, altri paesi europei avevano avviato trasmissioni HDTV, per la maggior parte di tipo dimostrativo o di prova, spesso con video MPEG-2 anziché in MPEG-4. Ad inizio 2006, importanti novità arrivano anche da Oltralpe dove i grandi network francesi, in testa TPS, TF1, Canal Plus e France Telecom, non limitandosi al solo impiego del satellite, lanciano, a 96 pagamento, i primi bouquet HD sia su banda larga (IPTV), sia su digitale terrestre sia su cavo. I produttori di box collaborano in partenariato con i broadcaster per “confezionare” il prodotto a misura delle loro necessità e questi ultimi, a loro volta, veicolano a casa dell’utente/cliente sia il servizio sia il ricevitore. L’esperienza italiana, in termini di HD, trae invece ispirazione dall’esperienza inglese. Non per fattori culturali o di mercato bensì perché i due paesi condividono il medesimo broadcaster satellitare in possesso di elevato know-how. Tale esperienza ci fornisce gli elementi per meglio comprendere come sarà lo sviluppo del mercato HD e dei suoi relativi ricevitori. La perplessità sulla nascita di un mercato retail, almeno nella sua prima fase, è più che giustificata. Del resto è connaturale al grande operatore sviluppare nuovi servizi che diano un impulso decisivo all’apertura di nuovi mercati. Anche se è altrettanto auspicabile sperare, per il bene dello stesso mercato, in una sua apertura. A maggior ragione se il mercato in questione è quello italiano nel quale il decoder è stato eletto, grazie alla sua interattività, a strumento atto sia a diffondere pluralità culturale sia ad accelerare l’alfabetizzazione informatica. A maggior ragione perché abbiamo compreso che di fronte a un potenziale mercato multipiattaforma, è giusto perseguire la grande sfida che consiste nella realizzazione di una vera e più proficua convergenza digitale. Alessandro Fadini Sagem I quaderni di