Guy Tozzoli, presidente della WTCA, ospite a

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Guy Tozzoli, presidente della WTCA, ospite a
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Guy Tozzoli,
presidente della WTCA,
ospite a Praga della Savino & Partners
Guy Tozzoli, ideatore delle Twin Towers di New York, candidato 6 volte al Premio Nobel per la Pace e da 35 anni presidente della Word Trade Centers Association, è stato ospite a
Praga della Savino & Partners dal 18 al 22 aprile 2002.
Nella capitale ceca, ha avuto incontri di primo piano presso i
vari Ministeri e con la comunità economica locale. Lo scopo
del soggiorno è stato quello di ipotizzare la rivitalizzazione del
WTC di Praga ovvero la nascita di una nuova struttura atta a
servire le imprese straniere e locali nel trading internazionale.
La valenza del progetto è dimostrata dalla presenza della
WTCA in 91 Paesi attraverso 295 WTCs ai quali aderiscono
750.000 aziende. Ne abbiamo approfittato per porgli alcune domande.
Potrà sembrarLe alquanto ovvio, ma vorremmo
sapere come ha avuto origine l’idea del WTC e
come si è sviluppata.
IT
L’idea del WTC ha avuto origine a New York nel 1960, circa 42
anni fa. David Rockefeller era, all’epoca, direttore della Chase
Manhattan Bank e volle creare un’associazione al fine di rivitalizzare la parte bassa del quartiere di Manhattan, con poche attrattive
dal punto di vista economico. Rockefeller voleva realizzare un altro
centro commerciale, il WTC appunto e io ottenni l’incarico di realizzare quest’idea.
Volevo un posto dove potessero lavorare giornalmente 50.000 persone e si potessero ricevere centinaia di migliaia di visite al giorno,
visto che avrei voluto aprirvi due Borse.
Alla fine degli anni ’60 cominciammo a costruire il WTC e nello
stesso tempo ebbi l’idea di creare la WTC Association, un’associazione privata e, cosa molto importante, non politica, senza scopi
di lucro, il cui fine è quello di divulgare l’idea del WTC nel mondo
e di risolvere i problemi scambiandosi le informazioni in base a
questo slogan: tu conosci questa città, in questo Paese, io conosco
New York, insieme possiamo aiutarci, scambiandoci le nostre
conoscenze.
Cominciai a lavorare con 16 persone in 16 città di 7 Paesi diversi. Oggi abbiamo la più grande associazione commerciale del
mondo formata da 295 WTCs, presenti in 91 Paesi. Attualmente,
serviamo più di 750.000 aziende internazionali.
L’idea del WTC è molto semplice: consiste nell’aiutare la gente a
commerciare in modo più efficiente e per questo diamo loro formazione, informazioni, ma ciò che è più importante è che si insegna
loro ad usare tecnologie sempre più avanzate.
Il WTC è un’impresa attiva che produce reddito. Il WTC può essere
costituito con la partecipazione dello Stato (CCIAA - Fiere - ecc.)
oppure può essere interamente partecipato e gestito da privati.
Dal 1970 ebbi in mente solo questo: creare una entità non politica
che avesse come modello la pace e la stabilità tramite scambi
commerciali. Ecco perché cercai in tutti i modi di avere dalla mia
parte anche l’Unione Sovietica e la Cina. Nel 1974 fui invitato a
Mosca e l’Unione Sovietica divenne membro dell’Associazione.
Durante la Guerra Fredda, la gente pensava che fossi un comunista
o un socialista. Nel 1978 fui invitato anche nella Repubblica
popolare cinese.
Ho sempre avuto tre punti di riferimento molto importanti: Usa,
Cina e Unione Sovietica. Il commercio crea posti di lavoro. Che
sia importazione od esportazione non c’è differenza.
È appena rientrato da Sofia, dove si è tenuto lo
Spring Meeting. Perché questa città e qual è il ruolo
del WTC nei Paesi dell’Europa centro – orientale e in
particolare nella Repubblica ceca?
Sono stato molto felice di esservi stato. Dopo il 1974 quando
l’Unione Sovietica è diventata membro e soprattutto dopo il 1980,
ho visitato spesso i Paesi del blocco dell’Est, perché il business è
uguale dappertutto. Noi abbiamo sempre chiamato questo blocco
“socialista”, ma in realtà è “capitalista”. Basti pensare alla Cina:
come potremmo definirla? Un Paese comunista, socialista, capitalista, oppure un mercato orientale?
In Bulgaria esiste un buon WTC, con il quale collaboriamo in
modo da aiutarlo ad espandere la propria struttura.
In Repubblica ceca è stato fatto di più. Penso che a Praga e in
tutto il Paese, il turismo aiuti molto il commercio. Avete un Paese
meraviglioso, la gente viene, vede il territorio, conosce gli abitanti
e decide di intraprendere un qualche business. E qui la vostra rivista, Economic Revue, può giocare un ruolo significativo. Dovete
dimostrare che la gente in questi Paesi sa lavorare altrettanto bene
come in Occidente. Le opportunità nei Paesi dell’ex blocco comunista sono altrettanto valide quanto altrove, ma quello che manca è
la stabilità della moneta e la fiducia in se stessi, ossia la convinzione di essere capaci di svolgere un lavoro, in grado di competere ad alti livelli, sia che riguardi l’importazione oppure l’esportazione.
Ma torniamo di nuovo alla problematica relativa a Praga e alla
Repubblica ceca. Nella Repubblica ceca il WTC Czech Republic
non dispone della spinta e della pressione necessarie. Quello che
probabilmente manca a Praga è la globalizzazione, facilitazioni
concrete affinché la Camera di commercio possa invitare i venditori o i compratori e possa aiutare il turismo, dando così opportunità
di sfruttare meglio le esportazioni.
So che da voi non c’è “la paura” di usare il computer come per
esempio in altri Paesi. So che vi interessano le nuove tecnologie e
per di più voi siete un gruppo multilinguistico dovuto al grande
afflusso turistico e nello stesso tempo questo è un Paese sicuro per
fare business. E sappiamo che un fattore fondamentale per fare
business è la sicurezza. Creare nel vostro Paese un WTC che funzioni al meglio significherebbe aumentare le vostre importazioni ed
esportazioni e quindi anche i vostri benefits.
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La mia impressione sulla Repubblica ceca è assolutamente
positiva. Sapevo questo già da prima. Ho parlato con diverse
persone della nostra Associazione che erano già state
precedentemente in Repubblica ceca, tutti mi hanno confermato
che Praga è una bella città, sicura e questo è altamente
positivo.
La trade – card, un nuova idea, un nuovo
strumento. Qual è la sua funzione?
Noi facciamo del nostro meglio per commerciare in maniera
più efficiente. Nel 1993, nel preparare il piano economico del
WTC, pensai come poter servire meglio i nostri clienti. Arrivai
così all’idea della trade – card. La trade – card è un mezzo
che aiuta gli scambi finanziari e può essere un valido supporto
per gli importatori che vogliono importare in un modo più
efficiente.
La società Ernst & Young, che ha fatto uno studio di fattibilità su
questo progetto, ha confermato che usando il sistema della trade
– card si è in grado di risparmiare una percentuale della growth
income.
Poco tempo fa, ho letto un annuncio dove si diceva che la Chase
Bank, che serve ben 5.000 banche, userà la trade – card. Che
cosa significa? Che tra i clienti di queste banche ci sono anche le
società più grandi del mondo. Ma questo sistema può essere
applicato anche allo small business poiché oggi quasi tutti ci
serviamo di un computer.
Pensiamo che per in nostri lettori sia importante
sapere, anche se ricordare potrebbe essere
doloroso, qual è la situazione dopo l’11 settembre.
A nostro avviso la WTCA sembra più forte che mai
rispetto al passato. Concorda con questa
considerazione? Che cosa ne pensa del futuro
dell’Associazione?
Le cose cattive possono essere, qualche volta, anche positive. Io
sono ottimista. Tutti sanno cos’è successo quel giorno. Io sono
quello che ha programmato, disegnato e costruito il WTC, lo
considero il mio bambino, la mia creatura. Sono molto triste per
quello che è successo e provo rabbia nei confronti dei terroristi
che hanno provocato il disastro. Quando ho guardato quello che
rimaneva delle due torri, ho chiesto ai miei collaboratori: ditemi
città per città quali altri compiti da svolgere abbiamo in futuro? Il
WTC è stato veramente colpito? Ed essi hanno risposto di no.
Non è stato il WTC che i terroristi hanno voluto colpire, ma il
simbolo che il WTC rappresenta, il simbolo del capitalismo, il
simbolo del potere economico del Paese. È stato nello stesso
tempo qualcosa che ha attirato l’attenzione del mondo. Ho
parlato con diverse persone riguardo al futuro del WTC e tutti
hanno convenuto che noi stiamo lottando per la pace e la
stabilità nel commercio.
A questo proposito è interessante quello che abbiamo visto l’anno
scorso alla fiera di Zagabria, in Croazia, dove si sono incontrati i
rappresentanti di molti Paesi. In quell’occasione, ho visto una
donna di Belgrado che con determinazione diceva ad un croato
di lavorare insieme. Sappiamo che cosa è successo negli ultimi
dieci anni. Tutto le parti coinvolte nel conflitto possono ricostruire il
loro Paese solo con una determinata quantità di denaro. E noi
come WTC li aiutiamo in maniera concreta a migliorare la loro
economia. E continueremo ad aiutarli anche nel futuro, mettendo
la gente insieme.
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Ho anche un’associazione totalmente privata il cui nome è WTC
Court, dove lavorano dei volontari. In questo momento, ho un
gruppo di 5 persone in Tanzania che forniscono dei piccoli prestiti, non alle istituzioni, ma direttamente alla gente. Molte persone
usufruiscono di questi miniprestiti, per le spese sanitarie, le scuole
e i giardini d’infanzia. Questo gruppo di persone lavora procurando alla gente del posto i mezzi di sussistenza.
Attualmente promuovo un’unità speciale al WTCA che deciderà il
modo di dare informazioni sul match making per supportare il
business. Sto creando anche un’unità di business per creare business ventures tra le società e gli Stati. Cerchiamo sempre di avere
delle idee innovative, ci poniamo sempre la stessa domanda:
come possiamo sfruttare al meglio la rete dei WTCs?
Penso che ci sia una quantità infinita di idee da realizzare, mettendo i Paesi e la gente assieme per fare business, in modo pacifico.
Oggigiorno siamo presenti nelle maggiori città del mondo. Per
esempio, in Olanda abbiamo otto WTCs, anche se il Paese è
molto piccolo. In questo secolo pensiamo di creare tra 500 e
600 WTCs in tutto il mondo per aiutare sempre di più e in modo
migliore la gente nello sviluppo economico. Sicuramente si aprirà
un altro centro anche a Praga, io me lo auguro di cuore. E questa
è la ragione per la quale sono venuto.
Perché l’Italia pur essendo un Paese così dinamico
dal punto di vista commerciale, ha così pochi WTCs?
L’Italia sta aumentando, negli ultimi tre anni, il numero dei WTCs e
in particolare negli ultimi due. Stiamo pianificando un WTC, di
grandi dimensioni a Roma, la cui ubicazione non sarà nel quartiere
fieristico, bensì vicino all’aeroporto di Fiumicino. Un altro WTC è in
programma a Napoli e uno ancora a Messina, vicino al ponte che
collegherà l’isola con il resto d’Italia. Stiamo parlando di progetti
che si realizzeranno nei prossimi dieci anni. I brasiliani, che vogliono esportare le proprie merci in Europa, hanno intenzione di avvalersi del futuro WTC di Messina e sono anche disposti a partecipare alla costruzione del nuovo ponte. Stiamo predisponendo altri
centri importanti. Uno è in fase di realizzazione vicino alla
Malpensa, uno a Genova, uno a Bari e ultimamente si sta pensando di realizzarne uno anche a Venezia. Questo significa che le
maggiori città italiane avranno il proprio. Ultimamente c’è una tendenza a costruire i WTCs vicino agli aeroporti. Il motivo sta nella
rapidità nei collegamenti. Ne deriva un’espansione dei rapporti
commerciali anche tra le città circostanti.
Che sensazione si prova ad essere stati candidati al
Premio Nobel per la Pace?
Se c’è una cosa di cui io e la mia Associazione andiamo veramente fieri è che siamo stati candidati sei volte per il Premio Nobel per
la Pace e speriamo, in uno di questi anni, di vincere questo premio. Ciò sarebbe davvero un buon esempio per la mia gente. Ma
già solo la candidatura è di per sé un buon traguardo.
Quando ho incominciato il mio lavoro ho parlato con il primo
segretario delle Nazioni Unite, ci siamo seduti assieme e lui mi
ha chiesto che cosa significasse WTC. Stavamo parlando assieme già da più di un ora, gli ho espresso tutte le mie speranze e
improvvisamente lui ha detto: ho capito chi siete. Voi siete le
Nazioni Unite del commercio! Ho risposto: posso usare questa
locuzione? E lui: naturalmente! Pertanto considero quella descrizione come esatta e la uso ovunque mi trovi.
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