La sfida del premier Shinzo Abe è dare una spallata a
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La sfida del premier Shinzo Abe è dare una spallata a
Mondo | Sguardo sul Sol Levante Ricette made in Japan La sfida del premier Shinzo Abe è dare una spallata a un Paese ingessato su molti fronti Il Giappone è stato il primo dei Paesi a economia avanzata a finire nella palude della Grande Depressione del Terzo millennio. Oggi si trova ancora una volta a un bivio. Impegnare tutte le energie per sfuggire alla trappola deflazionistica o privilegiare la difesa della sua credibilità in materia di finanza pubblica di Ugo Bertone L a scorsa estate il signor Hiroyuki Hara, grande fioraio del quartiere di Shinjuku, nel cuore di Tokyo, ha compiuto un gesto quasi storico: per la prima volta dall’inizio del millennio, ha ritoccato al rialzo il cartellino dei prezzi dei fiori: una mossa che va nella direzione degli sforzi del governo, impegnato nella battaglia contro la caduta dei prezzi e la conseguente deflazione. Ma la novità non ha GENNAIO/FEBBRAIO 2015 - OUTLOOK 15 Nonostante le previsioni favorevoli, il Pil del Giappone nel 2014 è andato in costante calo. Ancora una volta gli economisti hanno sottovalutato la gravità della crisi, È un copione che si ripete sempre più di frequente, non solo in Giappone: i modelli econometrici in uso presso i «pensatoi» dei governi sembrano non essere adeguati all’eccezionale situazione 16 OUTLOOK - GENNAIO/FEBBRAIO 2015 Ricette made in Japan reso contento il signor Hara. Anzi. Purtroppo, infatti, l’aumento dei prezzi non corrisponde a una ripresa dei consumi, rianimati dalla parallela crescita dei redditi. Il nostro fioraio, racconta lui stesso al «New York Times», è stato costretto ad alzare i listini perché i fiori, tutti di importazione, oggi costano di più. I maggiori incassi, aggiunge, non sono finiti nelle sue tasche, bensì al fisco, dopo l’aumento dell’Iva di aprile, che ha brutalmente ridotto i consumi: -7,1 per cento nel secondo trimestre per l’intero Sol Levante. E il negozio del signor Hara non ha fatto eccezione: le vendite hanno registrato una forte contrazione. «Avevamo una discreta clientela tra gli uffici della zona», spiega Hara. «Oggi sono spariti: si vende qualcosa solo tra gli anziani, i soli che hanno ancora qualche risparmio». Purtroppo il premier Shinzo Abe non ha tenuto in giusto conto il giudizio del fioraio Hara: l’economia non ha retto all’urto dell’aumento dell’Iva. Dopo il tracollo del secondo trimestre 2014, il Pil ha continuato a scendere anche nel terzo, -1,6 per cento contro le previsioni di +2,2 per cento. Ancora una volta gli economisti hanno sottovalutato la gravità della crisi, secondo un copione che si ripete sempre più di frequente, non solo in Giappone: i modelli econometrici in uso presso i «pensatoi» dei governi non servono a granché in questa situazione eccezionale. Ma, a questo punto, la risposta di Shinzo Abe non si è fatta attendere. Non solo il premier ha rinviato il secondo rialzo dell’Iva, previsto per il prossimo ottobre, ma ha anche indetto elezioni anticipate. Nonostante il governo disponga di una solida maggioranza, dopo la sconfitta patita sul campo dall’Abenomics, la politica economica adottata fin dal 2012, alla base delle precedenti vittorie, Abe ha sentito la necessità di chiedere un rinnovo di fiducia. Ottenuta, visto che la coalizione al potere si è vista garantire un’ampia maggioranza. Ma il prezzo è stata l’affluenza alle elezioni più bassa di sempre, 52 per cento) . Secondo i piani del governo, infatti, il peso dei maggiori prelievi sui consumi sarebbe stato compensato dagli effetti espansivi del risveglio dell’economia. Ma questo, ahimè, non si è verificato. Un po’ per motivi psicologici, perché i consumatori non si fidano, dopo almeno 15 anni di crescita modesta o sottozero. Ancor di più, perché il potere d’acquisto delle famiglie, a causa del pur timido risveglio dell’inflazione, è in calo. Intanto, a diffondere il malumore tra gli elettori, contribuiscono i risultati per ora modesti di altre misure governative: assieme all’aumento dell’Iva il governo ha votato il calo, dall’anno prossimo, della corporate tax sui profitti. L’obiettivo era di far ripartire gli investimenti e di convincere le corporation a riportare in patria attività già delocalizzate in Thailandia o in Vietnam. Ma, per ora, l’operazione ha comportato solo l’aumento dei profitti aziendali e favorito il boom della Borsa, senza convincere i consumatori a spendere di più. L’incertezza regna sovrana, così come le divisioni attorno al futuro energetico del Paese, diviso tra i fautori del rilancio del nucleare e chi non si è ripreso dallo shock di Fukushma. Insomma, la prova del nove dell’Abenomics, cioè la tenuta dell’economia di fronte all’aumento dell’Iva dal 5 all’8 per cento, è stata un fiasco. La risposta dei consumatori dimostra che la fiducia nel futuro resta merce rara dalle parti di Tokyo a conferma che il germe della deflazione, una volta entrato in circolo, è un morbo difficile da curare, resistente agli stimoli inoculati nell’economia dall’Abenomics, la medicina che avrebbe do- Sopra, ragazze in kimono al Coming of Age Day (la festa della maggiore età). A fronte: il primo ministro Shinzo Abe; il fiorista di Tokyo intervistato dal «New York Times» sulla crisi economica. Nella pagina precedente, giapponesi in un giardino di ciliegi in fiore GENNAIO/FEBBRAIO 2015 - OUTLOOK 17 Mondo | Sguardo sul Sol Levante Da sinistra: delegazione di giornalisti, scortati dai tecnici della Tepco, in visita alla centrale nucleare di Fukushima; la silhuette di una ciminiera di una fabbrica del distretto industriale di Tokyo La manifattura italiana in Giappone 2008 2010 2013 Variazione % 2008-13 4.192.711 3.977.767 5.978.898 43% EMILIA ROMAGNA 699.388 676.267 815.994 17% MODENA 203.086 193.061 207.814 2% VALORI IN MIGLIAIA DI EURO ITALIA Fonte: Confindustria Modena su dati Istat L’export di Modena VALORI IN MIGLIAIA DI EURO Mezzi di trasporto Tessile 2008 2010 2013 Variazione % 2008-13 110.646 119.513 104.609 -5% 29.696 19.955 42.034 42% 8.433 11.706 17.827 111% Ceramica 14.511 9.465 17.414 20% Macchinari 22.818 23.563 16.316 -28% Alimentare Fonte: Confindustria Modena su dati Istat Il Giappone è al dodicesimo posto nella classifica dei Paesi che si affidano al made in Modena 18 OUTLOOK - GENNAIO/FEBBRAIO 2015 vuto risvegliare gli «animal spirit» del Sol Levante grazie alle «tre frecce» (investimenti pubblici, riforme all’insegna delle liberalizzazioni, espansione della moneta) scagliate dal premier samurai anche con l’obiettivo ridare vigore al Paese in vista dell’appuntamento delle Olimpiadi del 2020, occasione irrinunciabile sia per attrarre investimenti dall’estero sia per ridare il giusto smalto all’immagine del cool Japan, Paese dinamico, aperto, con un inedito appeal turistico in grado di reggere alla rivalità con l’eterno rivale, la Cina. C’è da chiedersi se il sogno di Abe sia destinato a finire nel cassetto. Oppure se, dopo il flop, la politica del premier, opportunamente rivista, potrà dare buoni frutti. È legittimo sperarlo, anche se la realtà si è rivelata più complicata del previsto. Certo, successi ed emozioni in buona parte legati alla svalutazione competitiva dello yen, non sono mancati: sono certamente elementi da sottolineare tanto la tenuta dell’export così come il rally della Borsa. Ma l’andamento ondivago del Pil dimostra che la congiuntura di Tokyo è, per ora, una variabile dipendente solo dagli stimoli monetari, incapace di stare in piedi in assenza di massicce dosi di aiuti esterni. E nel frattempo cresce la mole del debito pubblico, poco meno del doppio, in percentuale, di quello italiano. È pur vero che si tratta, in buona parte di un debito nei confronti delle famiglie e, soprattutto, delle imprese che scoppiano di liquidità e tuttavia ben si guardano dall’investire, nonostante le agevolazioni governative. Ma il rischio di collasso, di fronte a certe cifre, non può essere sottovalutato. Che fare? Il Paese, si è visto, non regge l’impatto di una maggior tassazione dei consumi. Ma Abe non può né vuole tornare indietro, rimangiandosi le promesse sugli sgravi fiscali per le imprese, pilastro fondamentale di una politica che vuole tornare a essere espansiva. Il Giappone, il primo dei Paesi a economia avanzata a finire nella palude della Grande Depressione del Terzo millennio si trova così ancora una volta a dover scegliere per primo: o impegnare tutte le energie per sfuggire alla trappola deflazionistica o privilegiare la difesa della sua credibilità in materia di finanza pubblica. Una partita complessa perché, da una parte, Tokyo ha un disperato bisogno di convincere il settore privato che d’ora in avanti i prezzi cresceranno, di modo che imprenditori e risparmiatori capiscano che restare seduti sui propri capitali è una pessima idea. Ma nello stesso tempo, non si può dimenticare che, come ha sottolineato il fioraio di Tokyo, il Giappone è ormai un Paese per vecchi: l’andamento demografico è misero, il che intrinsecamente comporta anche grandi responsabilità per sostenere il fardello nel futuro. Sono problemi comuni al resto del mondo avanzato, co- sa che spiega l’interesse americano ed europeo per quel che avviene nel laboratorio di Tokyo, il primo a sperimentare l’effetto della super crisi preceduta dal crack del sistema bancario. Una sorta di avvertimento che non è stato percepito da Usa ed Europa, oggi alle prese con gli stessi problemi. «Dobbiamo smettere», ha detto al proposito il premio Nobel Paul Krugman, «di scrivere articoli nei quali ci si chiede se l’Europa o gli Stati Uniti possano fare l’esperienza di un decennio perduto del tipo di quello del Giappone. A questo punto la domanda dovrebbe essere se c’è qualche seria possibilità che non accada. Sia gli Stati Uniti sia l’Europa stanno raggiungendo il settimo anniversario dall’inizio della loro Grande Recessione; gli Stati L’andamento Uniti sono lungi dall’essersi ripresi e l’Eunegativo del Pil ropa non si è ripresa affatto. Il Giappone non giapponese è più un racconto utile a mettere in guardia: di dimostra fatto, in termini di benessere umano è più vicino a che la deflazione essere un modello guida, avendo evitato gran parte è un morbo difficile da curare, delle sofferenze che l’Occidente ha imposto ai suoi cittadini». resistente Insomma, non solo il Giappone ha anticipato i guai che alla cura hanno colpito l’Occidente dal 2008 in poi. Ma, grazie a del premier una politica finanziaria non ingessata dai rituali e Shinzo Abe. dalle rigidità dell’Unione europea, sta sperimentando Investimenti ricette che prima o poi potrebbero essere adottate pubblici, riforme anche dall’Occidente. E, per ora, se l’è cavata meglio di all’insegna molti Paesi, a partire dall’Italia: il tasso di disoccupadelle zione, infatti, è ancora oggi inferiore al 7 per cento. liberalizzazioni, Senza dimenticare, poi, lo shock del terremoto e dello espansione stop dell’energia nucleare dopo Fukushima che ha prodella moneta sono i tre elementi vocato un forte aumento del deficit energetico. «L’imsu cui si è puntato pressione che il Giappone sia stato un grande disastro», continua Krugman, «nasce dall’ignorare la per ridare demografia di quel Paese, in piena caduta delle nascivigore al Paese soprattutto in vista te: se guardate al Pil totale, o anche al Pil pro capite, dell’appuntamento non vi accorgete del fatto che la popolazione in età lavorativa del Giappone è calata a partire dal 1997. Se delle Olimpiadi si aggiornano i dati sul Pil reale per le persone adulte del 2020 Ricette made in Japan GENNAIO/FEBBRAIO 2015 - OUTLOOK 19 in età di lavoro, considerate nella fascia tra i 15 e i 54 anni si scoprirà che, persino in termini di crescita il Giappone non sembra molto peggiore degli Usa, ed è in effetti messo leggermente meglio rispetto all’area euro. Questo non significa che il Giappone sia andato bene; significa soltanto che non è andato in modo terribile». Per merito, soprattutto, della politica monetaria, sicuramente la più aggressiva del pianeta. Il 31 ottobre scorso, nonostante la forte opposizione interna (hanno votato contro quattro banchieri su nove), il governatore della Bank of Japan Haruhiko Kuroda, insediato da Abe, ha infatti deciso di accelerare le misure espansive già in funzione: quest’anno verrà stampata moneta per 80.000 miliardi di yen, cioè circa 700 miliardi di dollari (o 580 miliardi di euro), destinati all’acquisto di azioni, obbligazioni societarie e addirittura Etf azionari. È una cifra davvero impressionante, pari a circa il 16 per cento del Pil. È come se l’Italia, da sola, decidesse di scommettere 300 miliardi di euro di nuova finanza per rilanciare, a suon di investimenti e consumi, l’economia in letargo, confidando che la ripresa alimentata dai nuovi mezzi possa poi generare ricchezza sufficiente per saldare il debito. Uno scenario improponibile dalle nostre parti, visto che la politica monetaria è delegata alla Banca centrale europea. Ma fa impressione prendere atto che il Giappone, in un solo anno, impegna per la crescita la stessa cifra che la Ue intende spendere per l’intera comunità in tre anni. Ma non è solo questione di nuova moneta. A fine otto- Ricette made in Japan 20 OUTLOOK - GENNAIO/FEBBRAIO 2015 Sopra: scorcio del quartiere Akihabara di Tokyo, famoso per lo shopping. Sotto: Haruhiko Kuroda, governatore di Bank of Japan; l’economista premio Nobel Paul Krugman bre, sotto la pressione del governo, il Government Pension Investment Fund (il fondo pensioni pubblico giapponese, forte di 1.200 miliardi di asset) ha annunciato di volere aumentare la quota del portafoglio in azioni giapponesi dal 12 al 25 per cento e di ridurre quella in titoli di Stato locali dal 60 al 35 per cento. Insomma, è come se l’Inps fosse chiamato a investire un quarto del patrimonio in azioni di Piazza Affari, nella convinzione che solo lo sviluppo della Corporate Japan potrà garantire le pensioni future. Anche da questi elementi emerge la volontà di dare una spallata a una società ingessata, cui vengono chiesti più di un cambiamento davvero epocale. Sul fronte dell’immigrazione, ad esempio, finora trascurabile ma che, nei disegni del governo, dovrà salire al ritmo di almeno 200.000 unità all’anno. O, tema ancor più caldo, la questione femminile al centro del programma di Abe, che promette di rimuovere ostacoli alle carriere rosa in azienda (il 40 per cento delle assunzioni nel settore pubblico negli ultimi dodici mesi ha riguardato le donne), ma anche nella società grazie a una politica di «attesa zero» per offrire un posto ai figli negli asili nido. Una partita delicata, complicata dalle dimissioni dal governo di due ministri donna, Yuko Obuchi (responsabile dell’Industria) e Midori Matsushima (Giustizia), coinvolte in casi di corruzione, a causa del maschilismo imperante. Clamoroso il caso del deputato Akihiro Suzuki, compagno di partito del premier, obbligato da Abe a fare pubbliche scuse ad Ayaka Shiomura, una parlamentare dell’opposizione dopo averla così insultata in aula: «Perché non ci lasci in pace e cominci tu a fare figli? Forse non ne sei capace». Ma Abe tira avanti, confortato dai calcoli di Kathy Matsui, analista californiana di origine giapponese di Goldman Sachs: il Pil del Sol Levante potrebbe crescere del 12,5 per cento se l’occupazione femminile salisse ai livelli di quella maschile. Impresa difficile, quasi quanto quella di svecchiare i costumi di una società che contende all’Italia lo scettro di società più anziana del pianeta, così refrattaria KREACTIVFARMCOM Il Giappone è stato il primo Paese a subire a crisi, all’inizio degli anni Duemila, anticipando la recessione in cui è caduto l’Occidente dal 2007 in poi. Però ha affrontato la situazione in modo molto diverso, ad esempio, rispetto all’Unione europea. Soprattutto sperimentando ricette che sembrano funzionare: nonostante il terremoto e lo stop dell’energia nucleare dopo Fukushima, il tasso di disoccupazione giapponese è ancora inferiore al 7 per cento Una piccola innovazione può diventare un grande valore. Proteggila "REVETTIPERINVENZIONEs-ODELLIDIUTILITÌs$ISEGNIEMODELLIs-ARCHIs$IRITTODAUTOREs6ARIETÌ6EGETALI 4OPOGRAlEELETTRONICHEs#ONSULENZETECNICOLEGALIs2ICERCHEESORVEGLIANZE #ONSULENZEDILIBERAREALIZZAZIONEs6ALUTAZIONIBENIINTANGIBILI 6)#%.:!-/$%.!"2%3#)!0!$/6!0!,%2-/ -/$%.! 6IA:UCCHI! -ODENA 4EL 4EL &AX MODENA MAROSCIAIT Maroscia & Associati #ONSULENTIINPROPRIETÌINDUSTRIALEEINTELLETTUALE WWWMAROSCIAIT 6)#%.:! #ONTRÌ0ORTI 6ICENZA 4EL &AX &AX INFO MAROSCIAIT Mondo Born in the Heart of Northern Italy, one of the most dynamic business areas of Europe, Intercosped has the advantage of its exceptional strategic position inside the industrial triangle. 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In addition to its own staff, Intercosped has carefully augmented operations with professional Affiliates and Agents world wide to assure Clients a comprehensive, global network of Specialists who insure prompt, reliable and intact transportation of international cargo. al cambiamento che suscita feroci dibattiti la proposta di consentire alle discoteche di tenere aperti i battenti dopo mezzanotte. Anche in questo caso, pare, sarà decisiva la mediazione di Shinzo Abe: sì all’estensione dell’orario, purché i locali garantiscano illuminazione a giorno, contro lo spaccio di stupefacenti. È in questo paesaggio un po’confuso, che volteggiano, con alterna fortuna, nei cieli del Sol Levante le frecce scagliate dall’Abenomics: la politica di lavori pubblici, trainati anche dall’obiettivo olimpico, e l’espansione monetaria. Meno semplice la terza freccia, ovvero la promessa, appena agli inizi, di riformare sanità, energia e avviare la riforma dell’agricoltura, tassello necessario per varare l’accordo di libero scambio con Washington e una parte dell’Asia (Cina esclusa). Il tutto in un quadro altalenante, in cui si mescolano spinte al rinnovamento e bruschi richiami al passato più inquietante, quello del nazionalismo guerrafondaio che fa infuriare cinesi e coreani. C’è, ad esempio, lo zampino di Shinzo Abe, che ha sempre reso omaggio ai caduti giapponesi (compresi i criminali di guerra) onorati al tempio Yasukuni (il santuario shintoista di Tokyo, dedicato alle anime di coloro che morirono combattendo al servizio dell'imperatore), dietro la violenta campagna della tv di Stato contro l’«Asahi Shimbun». Il quotidiano nazionale più diffuso ha pubblicato un reportage (risultato poi basato su prove in parte false) sul destino delle «spose di guerra», ovvero circa 200.000 donne coreane ridotte in schiavitù e costrette a prostituirsi durante la Seconda guerra mondiale. E ha ancora spazio il revisionismo storico che tende a negare il massacro di Nanchino del 1937, quando le truppe giapponesi misero a ferro e fuoco la città inerme facendo centinaia di migliaia di vittime. Un mix complesso per una società estremamente sofisticata che merita un esame attento: la caduta delle barriere doganali, così come l’apertura alla concorrenza nel settore servizi, possono essere un’opportunità anche per il made in Italy, soprattutto in vista dell’appuntamento olimpico del 2020. In pratica dietro l’angolo. •