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MESSA.
IN SICUREZZA.
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È già passato un anno da quando abbiamo intrapreso questo viaggio di responsabilità sociale: mettere in
sicurezza la struttura di Santa Maria ad Cryptas, chiesa di Fossa in provincia de L’Aquila, e portare a termine
una prima fase dell’intervento di restauro delle sue preziose testimonianze artistiche del XIII secolo.
In questo fascicolo le parole lasceranno maggiore spazio alle immagini che già da sole raccontano le fasi di
sviluppo del progetto e insieme rievocano gli stati d’animo di chi ha lavorato con impegno e professionalità
contro le difficoltà, anche climatiche, e che ora può finalmente sorridere; vedremo qualche grande e piccolo
intervento fatto per curare Santa Maria ad Cryptas.
Oggi questo piccolo gioiello d’arte incastonato nelle terre abruzzesi, così profondamente martoriato dal
sisma di quella sciagurata notte del 2009, è più “sicuro”: per noi è il coronamento di un primo passo sul
quale ci siamo molto impegnati, al di là del mero sostegno finanziario.
Molti altri passi dovranno essere compiuti prima di poter restituire Santa Maria ad Cryptas ai cittadini e a
chiunque abbia a cuore l’arte e la cultura: da parte nostra faremo il possibile per continuare a sostenere
anche le prossime fasi progettuali.
Già sapevamo che un gesto di solidarietà, pur modesto, può generare grandi emozioni. Ma immaginarne
i risultati è assai diverso dal toccarli con gli occhi.
Capgemini Italia S.p.A.
Progetto editoriale Santa Maria ad Cryptas. Volume terzo. FEBBRAIO 2011
www.it.capgemini.com/chi_siamo/csr_smaria
“Q
uando abbiamo cominciato a montare i ponteggi, le giornate erano ancora lunghe e quando finivamo
di lavorare c’era ancora luce; ora lavoriamo sempre dentro con le lampade tutta la giornata...”.
Nel dire queste parole Angelo sorride, come se volesse sottintendere che presto le giornate torneranno ad
allungarsi, che le ore di buio diminuiranno, che finalmente tornerà la primavera. Lui è uno dei tanti operai che
lavorano in questi mesi in Abruzzo per contribuire a riparare danni di una catastrofe che è scritta tristemente
nella storia di questo primo decennio di secolo: il terremoto del 6 aprile del 2009 e l’infinito sciame sismico
successivo che hanno colpito profondamente questa terra e i suoi tanti, preziosi monumenti.
Le tappe precedenti del nostro viaggio ci hanno portato a scoprire uno delle più significative testimonianze
della civiltà artistica dell’Italia medioevale perfetto per: la chiesa di Santa Maria ad Cryptas a Fossa, a pochi
chilometri da L’Aquila, un piccolo gioiello gravemente colpito dalle scosse sismiche che hanno inflitto danni
ingenti e hanno messo a repentaglio uno dei cicli pittorici più rilevanti del nostro patrimonio. I setti murari
in pietra sono stati violentemente scrollati ma hanno sostanzialmente retto, anche se appaiono solcati da
profonde lesioni che si approfondiscono verso l’interno dell’aula, le cui superfici sono totalmente ricoperte da
affreschi databili fra il XIII e il XV secolo. Un provvidenziale intervento di puntellatura di emergenza ha evitato
che il ripetersi delle scosse portasse a perdite ben più ingenti, ma è stata immediatamente chiara l’urgenza
di procedere a un intervento di messa in sicurezza dell’insieme e ad affrontare il restauro vero e proprio che
solo potrà consentire al monumento di continuare nei secoli la propria opera di testimonianza di valori artistici
e civili, fondamento stesso della nostra identità nazionale.
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Abbiamo così seguito le fasi di sviluppo del progetto di
e supportato i lavori, sia dell’Arcidiocesi de L’Aquila che,
restauro che, a partire da indagini e rilievi preliminari, ha
sostenuta da Capgemini, ha indirizzato l’opera di messa
sviluppato analisi mirate volte ad approfondire le temati-
e in sicurezza e di restauro.
di scientificità: dopo l’anamnesi delle vicende pregresse
E
(condotta con l’ausilio di ricerche storiche e archivisti-
re un bilancio della fase di lavoro che si svolge fra i due
che, ma anche con osservazioni minute della compagi-
termini cronologici sintetizzati dalle sue parole.
ne muraria), si è proceduto a sviluppare una strategia
Da queste parti l’inverno è lungo e non fa sconti; così,
di intervento che, tenendo conto delle peculiarità della
già alla fine dell’estate, nel montaggio dei ponteggi per
fabbrica, senza alterarne i caratteri propri costitutivi,
racchiudere la chiesa, è indispensabile tener conto di
fosse tesa a sanare i danni rilevati e a migliorare la
questo abituale, scomodo ospite: il freddo. Fin da no-
risposta strutturale al sisma.
vembre qui nevica e le malte sono spesso troppo gelate
Il cammino percorso fin qui è stato il frutto di un lavo-
perché si possano iniettare facilmente; ma, soprattutto,
ro di squadra ben orchestrato: se da un lato, infatti, ci
non si può rischiare di intraprendere opere sulle falde
si è avvalsi di un gruppo di progettazione multidisci-
dei tetti, rischiando di esporre alle intemperie uno spazio
plinare composto da professionisti specialisti, dall’al-
interno che si è mantenuto integro grazie a uno strato
tro è stato sempre presente e vigile l’impegno sia
impermeabile rigido interposto in un precedente inter-
delle Autorità preposte alla tutela, che hanno vigilato
vento fra il manto di coppi e il tavolato che copre l’aula.
che proprie di un intervento condotto con rigore e criteri
tornando alla frase di Angelo, possiamo già traccia-
il cantiere appare come un involucro che racchiude il monumento
ci si è presentata l’occasione di percorrere l’intera estensione dipinta
A chi arriva dalla strada di fondo valle, il cantiere oggi
occupavano, in parte occultate da porzioni di intonaco,
appare come un involucro che racchiude il monumento
fasciature e puntelli.
e sembra proteggerlo al suo interno: un volume bian-
Ma l’emozione più grande è stata salire sui ponteg-
co poggiato sul fianco alberato della collina, al mar-
gi interni: avevamo già visto da vicino alcune porzioni
gine dell’abitato. E in queste giornate fredde, quando
della superficie grazie a trabattelli mobili allestiti per
la tramontana sembra tagliare il respiro e rende l’aria
prestare i primi soccorsi agli affreschi, ma solo allo-
tersa, dal piano più alto del ponteggio si abbraccia
ra ci si è presentata l’occasione di percorrere l’inte-
tutta l’ampiezza della valle: da qua sembra quasi che
ra estensione dipinta e di accostarci a quelle mera-
non sia successo nulla o quasi; pare che il ponteggio
vigliose figure che prima ci guardavano dall’alto con
sia un belvedere, un punto da cui godersi la vista del
sguardi severi o compassionevoli, ma che il più delle
panorama, al di sopra degli alberi e dei tetti.
volte quasi sdegnate ci ignoravano, immerse nel loro
Ma la realtà di chi lavora per mettere in sicurezza
mondo mitico e remoto.
e ristrutturare un monumento è ben diversa. E noi
Dai ponteggi abbiamo constatato che i danni apparenti
così l’abbiamo vissuta.
erano solo una piccola parte di quelli effettivamente
Appena montate le strutture, siamo saliti immedia-
procurati dal terremoto: insistendo in particolare in
tamente per constatare l’effettiva entità dei danni
porzioni dei setti murari già colpiti da precedenti even-
e per toccare con mano quelle lesioni che ci pre-
ti tellurici, le scosse si erano aperte un varco nella
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una squadra di restauratori specializzati nel trattamento delle superfici dipinte
abbiamo ritenuto indispensabile procedere subito alle prime fasi di messa in sicurezza
compagine muraria, approfittando della poca consisten-
renza visiva di lacune e abrasioni di dimensioni ridotte
za residua delle malte interposte nei secoli fra i conci e
con campi di colore realizzati con la tecnica del rigati-
gli spezzoni di pietra. Il disgregarsi delle malte, dovuto a
no (l’accostamento di sottili rigature di tonalità di colore
naturali processi di invecchiamento e degrado, era stato
ad acquerello che consentono di ricostruire l’immagine
spesso favorito da una cattiva composizione delle mi-
originaria, permettendo comunque una riconoscibilità
scele originali, dove, per ragioni di economia o per in-
dell’integrazione). Nonostante la buona qualità comples-
terventi malaccorti, erano stati impiegati leganti scarsi
siva delle opere pregresse, abbiamo potuto verificare che
e di qualità non eccelsa. In alcuni interventi, probabil-
l’intonaco costituente la base dell’affresco era in molte
mente databili alle campagne di lavori dell’inizio del
porzioni distaccato dal supporto murario, con il rischio di
Novecento, si erano rimurate lesioni con malte povere
una caduta di larghe superfici dipinte. A fronte di questa
e gessose, cedute immediatamente alle sollecitazioni
situazione drammatica, abbiamo ritenuto indispensabile
con conseguenti gravi spostamenti e dislocazioni de-
procedere subito alle prime fasi di messa in sicurezza,
gli elementi che costituiscono i setti murari.
come già previsto nel progetto esecutivo.
La superficie degli affreschi ci è apparsa subito in
Il cantiere ha vissuto tutte le successive fasi di lavoro
discreto stato di conservazione, anche grazie a un
con un’opera parallela che ha affiancato il lavoro di una
recente intervento di restauro che aveva affrontato la
squadra di operai esperti nel recupero delle strutture
pulitura e il consolidamento della pellicola pittorica e
murarie tradizionali a una di restauratori specializzati
aveva integrato alcune porzioni, riducendo l’interfe-
nel trattamento delle superfici dipinte.
abbiamo così intrapreso la velatura dell’intera superficie affrescata
Due team altamente specializzati, frutto dell’incontro tra
sicurare un presidio provvisorio che, una volta compiu-
tradizione, formazione e doti umane individuali: manua-
te le successive fasi di consolidamento, sarebbe stato
lità e precisione, ma anche esperienza.
completamente rimosso senza arrecare alcuna modifica
Già, perché persino il progetto più dettagliato può indi-
né alla pellicola pittorica originale né alle integrazioni
care con precisione cosa fare e dove e come, ma tutto
successive. Fortunatamente, la buona condizione delle
poi dipende dall’operatore: dal suo occhio e ancor più
superfici non ha reso necessario l’impiego di tecniche
dalla sua pazienza e sensibilità nello scegliere la pietra
di preconsolidamento e ha consentito di procedere in
da ricollocare per suturare una lesione o la pressione
modo spedito.
giusta da impiegare nella pulitura di un affresco.
Parallelamente, l’intera superficie è stata esplorata
Abbiamo così intrapreso la velatura dell’intera superfi-
bussandola delicatamente per auscultare la presenza di
cie affrescata: sui dipinti è stata applicata, per mezzo
vuoti e cavità dovuti a distacchi dalla retrostante mura-
di un blando adesivo (completamente rimovibile sen-
tura: tutte le informazioni raccolte sono state registra-
za danni e senza l’impiego di solventi), una garza sot-
te in grafici di mappatura dello stato di conservazione
tile in ampi fogli per evitare che le sia pur minime, ma
che hanno guidato gli operatori nelle successive fasi
inevitabili vibrazioni che si sarebbero potute trasmet-
operative. Per sanare questi distacchi e consentire la
tere alle superfici nel corso dei lavori potessero far
riadesione degli intonaci al supporto murario sono state
crollare parte degli intonaci. L’operazione, eseguita
iniettate nelle fessure e in microforature delle miscele
sotto il controllo della Soprintendenza, doveva as-
di malte a base di calce idraulica (lo stesso legante che
i setti murari appaiono solcati da profonde lesioni
fin da novembre qui nevica e le malte sono spesso troppo gelate
abbiamo potuto verificare che l’intonaco era in molte porzioni distaccato
sono state necessarie in corrispondenza della giunzione
Questa operazione ha richiesto una costante vigilanza
fra il fronte laterale a valle e la facciata, dove fortunata-
all’esterno e all’interno del cantiere con l’assistenza di
mente la sconnessione muraria non aveva avuto risvolti
manodopera edile e restauratori, per scongiurare fuo-
così drammatici sulla superficie interna dipinta.
riuscite di liquidi e percolamenti soprattutto dalle pareti
Per ovviare al degrado generalizzato delle malte si è
interne affrescate. La cattiva condizione delle malte e la
anche provveduto a iniettare, all’interno delle murature,
presenza di numerose cavità occulte ha richiesto l’inie-
nuove miscele leganti la cui composizione e la granu-
zione di molti metri cubi di miscele.
rare la massima compatibilità con il contesto originale
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circostante e durabilità e, al contempo, per offrire una
hanno dato il proprio contributo professionale e han-
maggiore resistenza delle strutture a carichi statici e a
no messo nel lavoro impegno e intelligenza. E alla
sollecitazioni esterne dinamiche.
luce di tutto ciò, il sorriso del signor Antonio, mentre
Infine, sono stati praticati dei piccoli fori nei giunti fra
ci racconta di come le giornate si stiano allungando
le pietre dei paramenti in cui sono stati inseriti dei
dopo mesi di buio, acquista un diverso valore, in cui
cannelli per un lavaggio preliminare attraverso l’inie-
noi leggiamo in filigrana una speranza: ché oggi pos-
zione di acqua che asportasse i detriti pulverulenti; in
siamo vedere più nitidamente e con orgoglio quanto è
seguito si è passati a far penetrare nel vivo delle mu-
stato fatto. E quanto ancora si potrà fare per S. Maria
rature le malte fino a saturazione dei vuoti esistenti.
ad Cryptas e per la popolazione d’Abruzzo.
lometria sono state studiate appositamente per assicu-
si è proceduto allo smontaggio dei lembi ammalorati e alla rimuratura in profondità
costituisce il nucleo delle murature originarie e il prin-
cessive: le pietre sono state accantonate e rimurate
cipale componente degli intonaci stessi), fino a satu-
integrando la compagine muraria di nuovi elementi
rare i vuoti. Per non rischiare fuoriuscite incontrollate
lapidei e laterizi atti a saturare i vuoti, ritessendo la
di materiale sono state stuccate accuratamente tutte
maglia strutturale.
le lesioni presenti, avendo cura di impiegare sempre
Particolarmente delicata è stata la fase di ripresa
e comunque materiali compatibili e assimilabili a
della grande lesione passante che aveva separato
quelli originali, che nell’insieme assicurassero conti-
la parete destra dalla facciata e aveva causato una
nuità materiche o di comportamento fisico, chimico
parziale fuoriuscita del setto laterale dalla propria
o meccanico.
direttrice naturale: il crollo che ne era conseguito, ri-
Abbiamo così potuto procedere allo smontaggio
percorrendo e ampliando una ferita più antica, aveva
delle murature lesionate: le fessurazioni, favorite
coinvolto anche la figura di uno dei due santi cava-
dalla cattiva condizione delle malte e dalla povertà
lieri e causato la perdita di una consistente porzione
della tessitura muraria, si erano insinuate profon-
dell’affresco originario.
damente nel vivo dei setti, parcellizzandoli.
Si è proceduto allo smontaggio dei lembi ammalorati
Per intervenire efficacemente è stata adottata la
della lesione e alla rimuratura in profondità, ricucendo
tecnica tradizionalmente definita “scuci e cuci”
la giunzione fra i due setti murari con elementi lapidei
che affronta il lavoro per piccole porzioni suc-
e laterizi ben ammorsati e congiunti. Stesse operazioni
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ono stati mesi di intenso lavoro nei quali tutti
tutto dipende dall’operatore, dal suo occhio e ancor più dalla sua pazienza e sensibilità
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ulle pareti interne della chiesa si svolgono due cicli di affreschi: il più antico sarebbe datato dai
numerosi studiosi che vi hanno posto attenzione, alla seconda metà del Duecento (presumibilmente fra
il 1263 e il 1283); la Crocifissione presente nella cripta - oggi assai poco leggibile - sarebbe ascrivibile
al pieno Trecento, mentre le raffigurazioni che si svolgono sulla parete destra sono datate alla fine del
XIV o all’inizio del XV secolo e attribuite all’opera di un maestro toscaneggiante.
La totalità delle raffigurazioni, pur non risultando totalmente coerente, costituisce un insieme suggestivo
e coinvolgente che si dipana sviluppando una narrazione continua e, attraverso la rappresentazione degli
episodi salienti delle sacre Scritture, ripercorre le vicende dell’umanità e, prima ancora, dell’universo,
dagli albori narrati nella Genesi fino ai tremori del Giudizio finale: i personaggi e le scene si collocano
fra le partiture architettoniche, andando a occupare tutto lo spazio possibile, disputandolo alle poche
finestre, che appaiono compresse fra una così ampia messe di immagini, quasi a suggerirci l’idea di
un’infinità di eventi da raccontare, tanti da essere davvero troppi per comprenderli tutti in così poco
spazio, tanti che la nostra limitata umanità stenta ad abbracciarli tutti. L’insieme è certamente una
arco trionfale, lato destro: Vergine galactotrophousa
Biblia pauperum, volta ad ammaestrare il popolo e a colpirne la fantasia, ma prima ancora costituisce
una rappresentazione variegata e complessa della ricchezza del mondo, in cui si alternano momenti
di grande solennità a scene intime, personaggi compresi in una gioia silenziosa e altri che esprimono
un indicibile dolore.
Gli studiosi sottolineano come gli episodi siano collocati in posizioni canoniche rispetto alla tradizione
artistica che dall’arte bizantina percorre tutto il medioevo: la narrazione inizia sull’arco di accesso
al presbiterio, dove il Cristo Creatore, giovane imberbe assiso su un trono gemmato, mette ordine
nell’universo separando la luce dalle tenebre e la terra dall’acqua, per proseguire sulla parete
destra dove si assiste alla creazione del sole e della luna, degli animali, di Adamo e di Eva. Sullo
stesso livello si colloca Dio nell’atto di ammonire i progenitori che, nel livello più basso, assaggiano
il frutto dell’albero proibito e vengono cacciati dal Paradiso in due riquadri simbolicamente divisi
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dalla porta dell’Eden.
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parete sinistra: Vita di Maria, Natività
presbiterio: Flagellazione
I
n accordo con l’ordinamento canonico, sulla parete antistante si sarebbe dovuto svolgere un ciclo
narrativo tratto dalla tradizione neo-testamentaria, ma le figurazioni originali vennero sostituite, alla
fine del XIV secolo, da altre che ne riprendevano almeno in parte i temi, probabilmente estendendone
l’ampiezza fino a comprendere tutti e tre i campi in tutti i registri della parete sinistra: questo ciclo
comprende dodici episodi che illustrano le vicende dall’Annunciazione fino alla morte della Vergine;
l’intento di rendere continuità a un antico insieme lacunoso è evidente nell’integrazione dell’affresco
dell’Adorazione, dove vengono reintegrati due dei Magi andati persi.
L’abside conserva, nello spazio al di sotto dei lunettoni della volta (in cui si allineano ieratiche immagini
di santi e apostoli), le figurazioni finali del ciclo cristologico relative alla Passione: sul lato sinistro vi
sono l’Ultima cena e la Cattura di Cristo, sulla parete centrale la Flagellazione, la Crocifissione e la
Deposizione nel sepolcro, mentre delle scene del lato destro non resta purtroppo traccia. Sempre sulla
parete di fondo è raffigurato il donatore, vestito di bianco e con uno scudo crociato, attorniato dalla
sua famiglia: i dieci personaggi sono accompagnati da un’iscrizione lacunosa che ha consentito varie
letture fino alla recente ipotesi (Piccirilli, 2005) che identifica nel capostipite il francese Morel de
Saurs che governò il feudo di Ocre dal 1269 al 1282-83.
L
parete destra: Patriarca
a controfacciata sviluppa invece con grande ampiezza un terzo ciclo relativo al Giudizio finale: in
cinque registri si allineano - secondo un canone consolidato in tutta la tradizione artistica medioevale
italiana - il Cristo in gloria, schiere di Apostoli, Angeli, folle di eletti e reprobi, una fascia di sepolcri
scoperti per consentire la resurrezione dei corpi. Ai lati della porta di ingresso si allineano l’arcangelo
Michele che pesa le anime e un’animata visione dell’Inferno che suscitò negli autori ottocenteschi,
paralleli con il poema dantesco.
Presso la controfacciata sulla parete destra si allineano ancora dei Santi inquadrati in edicole, i tre
Patriarchi che tengono in braccio le anime dei giusti e due rappresentazioni di santi cavalieri: se
per uno dei due è certa l’identificazione con San Giorgio, per l’altro si è parlato di Maurizio, Teodoro
o Mena. La critica ha letto in queste raffigurazioni degli espliciti riferimenti a temi e a motivi
iconologici di diretta derivazione orientale, probabilmente derivati da conoscenza diretta di luoghi
e monumenti della Terra Santa.
Ai personaggi sono spesso associate didascalie: il nome, le parole del monito iscritte su una
pergamena dispiegata, una didascalia celebrativa. In tale abbondanza di segni, alcuni paiono sfuggire
a rigide classificazioni: così, fra i tralci fioriti o nella massa delle greggi si insinuano visi di creature
fantastiche, come fantastici sono i gesti rituali che caratterizzano i mesi dell’anno; di questo ciclo si
sono conservate solo le ultime sei raffigurazioni, con immagini legate alla vita rurale. L’osservazione
ravvicinata rivela dettagli e particolari curiosi e delicati, mettendoci davanti, al contempo, a una
presbiterio: San Giovanni Evangelista
parete sinistra: Vita di Maria, morte della Vergine
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forza espressiva intensa: saliti sul ponte siamo rimasti ammirati da quei visi in cui gli atteggiamenti vengono
sottolineati da ombre e profilature colorate in tonalità di verde, forse per un’alterazione del pigmento
originale tendente al blu, forse per compensare la tonalità gialla della luce delle candele originariamente
unica fonte di illuminazione dell’interno nelle cerimonie serali.
Ancora nel corso del XV e del XVI secolo l’insieme ricevette aggiunte e aggiornamenti di gusto, quali
l’edicola mariana dell’Annunciazione di Sebastiano da Casentino (1486) che occupa il centro della
parete sinistra, fino alla pala d’altare frontistante al centro dell’altare del lato destro, databile al XVII
secolo e attribuita all’opera di Paolo Cardone.
I
giudizi critici sul ciclo di affreschi hanno di volta in volta sottolineato alcuni dettagli a scapito di altri e
non è ancora stata realizzata una monografia completa interdisciplinare che esamini da tutti i punti di vista,
sciogliendo i numerosi interrogativi che risultano a tutt’oggi non chiariti, quest’opera - o queste opere, se si
preferisce sottolineare la complessità e diacronicità dell’insieme.
Gli studi scientifici più recenti identificano le radici delle raffigurazioni più antiche nel mondo bizantino cui
si fanno risalire il carattere di astrazione di alcuni personaggi, le modalità di disegno e la ieraticità di alcune
pose archetipiche; ma un’attenta osservazione rivela anche come questi caratteri siano reinterpretati alla
luce di una sensibilità diversa e proiettata verso gli sviluppi contemporanei della pittura italiana: si tratta
di un mondo ormai completamente metabolizzato e rivisitato e l’accenno a modi e temi orientali potrebbe
arco trionfale: Epifania e presentazione ai Magi
parete destra: Ammonizione di Adamo ed Eva, dettaglio di Eva
lato sinistro: Annunciazione (Sebastiano da Casentino)
presbiterio: Crocifissione
essere una richiesta della committenza, forse proprio di quei donatori che si fecero rappresentare con
tutta la famiglia nell’abside, inserendo qua e là allusioni a una possibile partecipazione al ciclo delle
Crociate che, ormai, volgeva al termine.
N
el suo fondamentale saggio del 1969 sulla pittura medioevale abruzzese, Guglielmo Matthiae
identifica gli autori del ciclo più antico in “un gruppo di maestri di cultura romanica, bizantineggiante
solo per quel tanto che comporta l’ambiente del tempo” e ne sottolinea l’apertura alle nuove influenze
gotiche d’oltralpe “e la vena di naturalismo che viene con il gotico, l’interesse per il mondo circostante,
per i sentimenti, per il costume con le sue varietà, [che] opera in una direzione del tutto particolare.
È del resto la limpida vena di cultura francescana, la ricerca del pathos nelle storie della
Passione, un desiderio di caratterizzare l’ambiente nel quale il dramma sacro si svolge, ed
il bisogno di farlo uscire dalla pura indicazione simbolica per sentirlo più vicino all’uomo.”
L’opera di questo gruppo di maestri metterebbe in secondo piano l’ipotesi secondo cui alcuni
studiosi hanno identificato l’autore del ciclo più antico in Gentile da Rocca, che firma la tavola lignea
della cosiddetta Madonna del Latte (1283) tra le più antiche tavole dipinte dell’Abruzzo, un tempo
conservata in Santa Maria ad Cryptas, oggi conservata nel Museo Nazionale D’Abruzzo a L’Aquila.
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Committente: Arcidiocesi dell’Aquila - Ufficio beni culturali
R.U.P.: Architetto Christian Rubino
Presidenza del Consiglio dei Ministri - Vice Commissario Delegato
per le opere di messa in sicurezza dei Beni culturali:
Ingegner Luciano Marchetti
Funzionario Responsabile: Architetto Marcello Marchetti
Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio dell’Abruzzo:
Soprintendente: Architetto Luca Maggi
Funzionario Responsabile: Architetto Antonio Di Stefano
Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico e Etnoantropologico dell’Abruzzo:
Soprintendente: Dottoressa Lucia Arbace
Progetto di messa in sicurezza e restauro - progettisti:
Architetto Marco Porfiri,
Architetto Paola Brunori (consulente scientifico),
Ingegner Giuseppe Carluccio (consulente strutturale);
Collaboratori:
Architetti: Gabriele Botti, Chiara Cortesi, Francesco Salzano, Ilaria Schiaroli
Direttore dei Lavori e Coordinatore della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione:
Architetto Marco Porfiri
Impresa esecutrice:
I.C.I.E.T. Engineering S.r.l.
Ingegner Eugenio Rosa
Parte 1
Parte 2
ISTRUZIONI PRELIMINARI.
Raccomandiamo di scrivere il numero di ogni sezione sul retro del foglio prima di
iniziare a tagliare. In questo modo saprai sempre quale parte stai assemblando.
*Questo modellino è stato creato appositamente per Capgemini e potrebbe differire
dall’originale sotto alcuni aspetti.
Piega il foglio
seguendo il tracciato
Taglia con la tua forbice
seguendo il tracciato
CONSIGLIO:
con una penna scarica,
segui i tracciati grigi
per creare una
cordonatura
Parte 3
Incolla la Parte 3 lungo il perimetro della Chiesa.
Fossa, L’Aquila
Chiesa di Santa Maria ad Cryptas
Fossa, L’Aquila
Chiesa di Santa Maria ad Cryptas
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