2013 Il Peloponneso e l`isola di Creta

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2013 Il Peloponneso e l`isola di Creta
(per gentile concessione della rivista “Via col camper”)
In camper nella mitica Creta
Realtà e leggenda in un viaggio ricco
di emozioni nell’isola dove nacque Zeus
Testo e foto di Franco Salussolia
La costa settentrionale
Partiti da Bari e sbarcati a Patrasso, dopo aver visitato Corinto e attraversato l’omonimo canale, giungiamo
al Pireo per imbarcarci alla volta di Creta.
Chania è la prima città che ci ospita. Sullo scenografico lungomare si affacciano molte trattorie tipiche e
sul porto si eleva l’elegante faro edificato dai veneziani. Un brulichio di turisti e di gente comune ci
accompagna nella nostra passeggiata lungo le viuzze della città, pervasi dalla vivacità degli ambienti.
Lasciata Chania, inizia il nostro giro intorno all’isola e raggiungiamo Réthymno. Superata la città con il bel
lungomare segnato da imponenti palme, ci fermiamo in sosta libera a pochi metri dal mare, dove alte
onde azzurre frangono sulla spiaggia di ghiaia nella cornice luminosa del cielo di Creta. Parcheggiati a un
centinaio di metri da una taberna (la nostra trattoria), a sera siamo soli, avvertendo sicurezza e tranquillità
come sarà in ogni altro luogo dell’isola. Dopo un tramonto infuocato sul mare, sotto un cielo
incredibilmente stellato, al riparo delle verande, rinfrescati dalla piacevole brezza marina, facciamo onore
ad una spaghettata in nome della nostra italianità e assaporiamo la vacanza appena iniziata. Più tardi,
come sospesi nel tempo, ci addormentiamo al rumore della risacca.
Riprendiamo il viaggio muovendoci verso Cnosso, centro della civiltà minoica vicino a Iráklion. Il sito
archeologico risale al 2000 a.C. circa. L’intero impianto era articolato con ambienti per il re e la regina, i
dignitari di corte e sacerdoti, la gente comune, aree pubbliche e spazi per le sepolture. Le strutture sono
state scoperte e restaurate in tempi relativamente moderni, ma poco è rimasto dell’antico fasto. Spiccano
le colonne del Palazzo dipinte di rosso che hanno sempre contraddistinto sui testi e sulle guide il luogo con
affreschi e alcune costruzioni più importanti.
Iráklion, capoluogo dell’isola, è a una manciata di chilometri. Ci fermiamo in un campeggio sul mare, in
passato sede di una base militare americana. Visitiamo il vicino acquario che ospita nel caleidoscopio di
colori della flora marina pesci di ogni specie, dagli squali alle gigantesche cernie, dalle tartarughe marine
ai variopinti pesci tropicali. Avvicinandoci ai massicci cristalli delle vasche, ci sembra di poter toccare
queste meravigliose creature, che ci osservano con i loro occhi inespressivi.
Ripreso il viaggio, ancora una volta la fortuna ci aiuta facendoci scoprire il porticciolo di Pachia, dove sulla
banchina passiamo una tranquilla notte.
Lasciata anche Sitia, famosa per il suo vino, superando colline spazzate dal vento, tappezzate di odoroso
timo, saliamo a oltre 800 metri per poi scendere verso una delle più singolari località di Creta, il palmeto di
Vài, un paradiso tropicale di rigogliose palme sul mare in uno scenario dal sapore esotico. L’origine del
palmeto si fa risalire ai legionari romani, che tornando dall’Egitto si sarebbero fermati qui a lungo,
consumando i datteri portati dall’Africa e i noccioli lasciati avrebbero poi dato vita al fitto palmeto, anche
se questa origine ha un palese velo di leggenda. Il luogo fu anche rifugio di pirati, come leggiamo sulla
nostra guida. Ma eccoci a Kato Zakros, un’altra spiaggia, sassosa questa volta, che si apre su un’insenatura
racchiusa tra alte coste. Parcheggiamo sul mare a pochi metri dal paese di una manciata di case e una
decina di taberne, dove mangeremo ancora pesce appena pescato, serviti da una ragazza albanese che
parla perfettamente l’italiano. L’insenatura è chiusa da aspri dirupi: mare calmo, brezza tesa e un luminoso
cielo azzurro, caratterizzano questa nostra sosta, deliziati dalla bellezza quasi primordiale del luogo.
La costa meridionale
Le strade si fanno adesso più strette e più ripide. Saliamo a circa 700 metri sul mare e attraversiamo un
pugno di case intonacate di bianco con gli infissi azzurri (i colori della bandiera nazionale greca), immerse
in un silenzio irreale. Su un’erta salita ci precede “lento pede” una vecchietta con due enormi sacchi di
fieno sulle spalle. La strada è stretta e non possiamo superarla; con un gesto spontaneo scendiamo per
aiutarla e la donna ci ringrazia con un gran sorriso di pochi denti, ma sono i suoi occhi color del cielo che
esprimono tutta la sua riconoscenza, offrendoci dei fichi colti da un albero vicino, che con un gesto si
affretta a dichiarare di sua proprietà. Momenti irripetibili del viaggiare in camper, improbabili forse
seguendo la guida di una qualsiasi agenzia. Indimenticabile l’incontro con la vecchietta! Ridiscesi a valle,
attraversiamo vigneti con grappoli d’uva ambrati: come non coglierne? Pentiti (ma non troppo) del
“riprovevole” gesto, siamo di nuovo sul mare presso il campeggio di Ieràpetra, vivace cittadina con un
quartiere antico, una moschea e una fortezza medievale veneziana affacciata strategicamente sul porto.
Si fermò qui anche Napoleone durante il viaggio verso l’Egitto. Il campeggio ha un’ampia spiaggia di
ciottoli neri che la rendono unica. L’acqua è calda, il vento è fresco, teso e incessante e la stessa
condizione la troviamo spostandoci a Pakias, piacevole località turistica sul mare.
Frangokastello è la nostra prossima tappa. L’ennesima fortezza veneziana sul mare dà il nome al piccolo
centro che offre candide spiagge e acque trasparenti. Parcheggiamo nei pressi di un’ospitale taberna che
offre cordialità e ottima cucina, rimanendoci per tre giorni, apprezzando tra i vari piatti la loro insalata
greco-cretese e le limpide acque del mare. Da qui ci portiamo a Hora Sfakion per imbarcarci alla volta di
Samaria, la gola più profonda d’Europa. L’escursione, articolata tra il trasferimento in battello e la
camminata lungo la gola, è imperdibile. La motonave segue la costa scoscesa dove si aprono alcune
spiagge raggiungibili soltanto via acqua, rubate al mare e alle rocce. Il piccolo porto vive del richiamo
turistico della gola, cui si accede uscendo dall’abitato. Cielo minaccioso e vento sferzante fanno
presupporre un’escursione difficoltosa, ma il fascino delle pareti verticali alte fino a 500 metri che
incombono sul sentiero ci spinge a proseguire, scorgendo l’agile capra “cri-cri”, razza endemica cretese,
saltare con agilità tra le aspre sporgenze. La nostra meta è la strettoia della gola a circa tre chilometri e
larga appena tre metri, anche se meriterebbe compiere l’intero tragitto lungo 16 km. Il percorso a ritroso
nella natura incredibilmente selvaggia ci riporta al battello, mentre minuscole gocce d’acqua trasportate
dal vento attraverso la gola ci investono rinfrescandoci.
Da Frangokastello per chiudere il periplo dell’isola, occorre tornare sulla costa settentrionale e ridiscendere,
poiché non esiste una strada litoranea diretta. Attraverso ripidi tornanti ci portiamo lontani dal mare per
scollinare verso l’altro versante: della costa appena lasciata resta soltanto il lontano luccichio dell’acqua.
Arriviamo così a Kissamos, altro importante porto cretese e cittadina turistica con numerose spiagge. Da qui
per giungere a Elefonisi, a sud della costa occidentale, il viaggio è brevissimo. La località è famosa per la
sua spiaggia, tra le più belle di tutta l’isola, ma in piena estate è molto frequentata dal turismo di massa e
perde così in parte il suo fascino. Un braccio di mare largo appena una cinquantina di metri la divide da un
isolotto, anch’esso riserva naturale come il resto della zona. Il candore della sabbia e il turchese dell’acqua
regalano al luogo una cornice tropicale, anche se le tamerici sostituiscono le palme.
Nell’impossibilità di trovare un parcheggio cui l’isola ci ha abituati, proseguiamo verso nord attraverso
strade strette e solitarie, giungendo a Sfinari, sempre sulla costa, dove una taberna sulla spiaggia mostra
l’invitante cartello Free camping. Privo di pretese, il luogo ha uno spiccato sapore rurale per la presenza di
galline, oche e tacchini, che acquisteranno grande familiarità con i nostri camper in sosta, ma soprattutto
con noi, gente di città, che avremo il “piacere” di essere svegliati dal canto del gallo e dal verso del
tacchino… L’ospitalità è superiore ad ogni aspettativa. Infatti il ristoratore ci fa approfittare per i nostri pranzi
perfino dei tavoli della trattoria, offrendoci caraffe di vino. Restiamo due giorni interi, che ci lasceranno il
ricordo della piacevole amenità del luogo e della calorosa simpatia del gigantesco Georges, padrone di
casa, imbattibile alla griglia e indimenticabile per i suoi frequenti “Stessa faccia, stessa razza” pronunciati
con convinzione e voce stentorea.
Il rientro
Rientrati a Chania e imbarcati alla volta del Pireo, potremmo pronunciare la classica frase “Fine del
viaggio”, ma il ritorno sarà ancora lungo e pieno di piacevoli momenti per ciò che vedremo o rivedremo.
Giornate intere trascorse al mare e visite dei luoghi ancora sconosciuti della Grecia continentale, tra
località mitiche e calore umano, renderanno ancor più indimenticabili le emozioni e la magia offerte da
questo viaggio in camper.