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notiziario dei parchi e delle aree protette della regione toscana toscanaparchi numero unico a cura del Coordinamento Regionale Toscano della Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali In questo numero: t. franci l’impegno della regione per le aree protette / g. sammuri il parco della maremma ha 25 anni / a. nuzzo notizie dalla regione toscana / v. barone, a. caldelli, f. silvestri il turismo nel parco dell’arcipelago / f. bianchi il piano della tenuta di san rossore / e. fantoni nuove aree protette locali: i monti pisani / r. gambino il piano del parco delle apuane / p. mattioli, m. r. greco / l’agricoltura nel parco delle foreste casentinesi / r. moschini / parchi oltre la cronaca Con il patrocinio della Regione Toscana Area tutela e valorizzazione delle risorse ambientali toscanaparchi numero unico in attesa della registrazione al tribunale di Pisa a cura del Coordinamento Regionale Toscano della Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali Presidente: Dr. Giampiero Sammuri, Presidente del Parco Regionale della Maremma, Via Aurelia Antica località Pianacce - 58010 Alberese (GR), Tel: 0564/407111, Fax: 0564/407292, E-mail: [email protected] Segretario: Dr. Fabrizio Bianchi, V.Presidente del Parco Regionale Migliarino San Rossore Massaciuccoli, Via Aurelia Nord, 4 - PISA, Tel: 050.525500, Fax: 050.533650, E-mail: [email protected] Segreteria di Redazione: Sig.ra Silva Biagini, presso Parco Regionale Migliarino San Rossore Massaciuccoli, Via Aurelia Nord, 4 - PISA, Tel: 050.525500, Fax: 050.533650, E-mail: [email protected] progetto grafico e impaginazione: formanova - Pisa tel. 050544111 stampa: Offset Grafica - Pisa su carta ecologica “Ricarta” l’Editoriale Renzo Moschini Antonello Nuzzo Il coordinamento toscano delle aree protette aderente alla Federazione nazionale dei parchi e delle riserve con questo primo numero di Toscanaparchi inizia la pubblicazione di un suo giornaletto a cui seguiranno nell’anno 2001 tre numeri. La costruzione di un sistema regionale di aree protette richiede infatti una circolazione e uno scambio di esperienze,informazioni e confronto di idee senza le quali difficilmente gli oltre 100 soggetti attualmente istituiti e operanti sul territorio toscano potranno raccordare i loro impegni e collocarli in un disegno regionale. Con ciò naturalmente non si intende certo ricondurre aree protette diverse per dimensione, storia, finalità, tipologia ambientale e gestionale ad un unico modello. Al contrario pensiamo che questa diversificazione costituisca e rappresenti una ricchezza peculiare della nostra regione da giocare positivamente nella costruzione di un forte e funzionante sistema nazionale di aree protette. Si tratta però di evitare che la crescita delle aree protette in Toscana avvenga confusamente, senza un criterio e un filo conduttore che ne permettano forme adeguate e funzionali di regolamentazione, programmazione, finanziamento. Anche per questo in sede regionale si è convenuto che ora l’obiettivo principale non è quello di istituire nuove aree protette (salvo in quelle situazioni considerate mature a tutti gli effetti) ma di consolidare e far funzionare bene quelle esistenti. Di questo si è discusso anche in un recente incontro con il presidente Martini e l’assessore regionale Franci, in cui sono stati confermati gli Olmo (ulmus minor) orientamenti stabiliti nella Conferenza regionale delle aree protette toscane svoltasi a Firenze alla presenza anche di numerosi amministratori oltre che dei parchi anche delle province ,dei comuni e dei rappresentanti delle associazioni ambientaliste. Toscanaparchi e il coordinamento toscano aderente alla Federazione nazionale che raggruppa anche i soggetti istituzionali ;province,comuni e comunità montane ed associazioni interessate alla attività dei parchi intendono adoperarsi e lavorare per la realizzazione di questo ambizioso ma giusto obiettivo. Lo faremo anche con questo giornale cercando di rappresentare al meglio la realtà regionale, i suoi problemi, i risultati ed anche le difficoltà. Sollecitiamo fin d’ora la collaborazione di tutti coloro che vogliono dall’interno delle aree protette ma anche dall’esterno contribuire alla realizzazione di questo impegno. Già in questo primo numero abbiamo cercato di toccare i più diversi problemi da quelli dei grandi parchi nazionali a quelli dei parchi regionali storici senza dimenticare i nuovi arrivati; le ANPIL che rappresentano una significativa novità anche nel panorama nazionale. Non sfuggirà a nessuno anche scorrendo queste pagine quanto sia oggi rilevante e importante la presenza e l’impegno delle aree protette perché la nostra regione possa sempre più tutelare con successo il suo patrimonio naturale culturale che sono una ricchezza straordinaria e unica non soltanto dei toscani. L’attenzione alle vicende della nostra regione non ci impedirà naturalmente di gettare uno sguardo anche sul quel che accade fuori della Toscana che non può non interessarci. toscanaparchi 4 A cura di Beatrice Bardelli L’impegno della Regione per le aree protette Intervista all’Assessore regionale all’Ambiente Tommaso Franci Quale sarà l’impegno della Regione Toscana per la tutela e lo sviluppo dei Parchi e delle Aree Protette della nostra regione? La Regione Toscana ha una lunga tradizione di politiche per la tutela della natura tramite l’istituzione e la gestione di Parchi ed Aree Protette che sono ormai esempi storici come il Parco della Maremma. Questo impegno ha avuto una spinta determinante con il lavoro che è stato compiuto nella scorsa legislatura che ha visto la messa a regime di molti adempimenti previsti dalla Legge Quadro 394/ 91. Tra questi la Legge regionale 49/95, la trasformazione in Enti parchi dei tre Parchi regionali, il sostegno all’stituzione del Parco Nazionale dell’Arcipelago e la costituzione di una vastissima rete di Aree Protette a livello regionale. Tutto questo lavoro consente alla Regione Toscana di affrontare lo sviluppo delle politiche per le Aree Protette da una posizione privilegiata che è quella di potersi dedicare alla sfida della gestione positiva e quindi la trasformazione di questo patrimonio di norme, di atti istitutivi e strumenti finanziari in opportunità di sviluppo sostenibile che possono dare importanti benefici economici ed ambientali innanzitutto alle comunità ed agli abitanti dei territori delle Aree Protette. Con quali prospettive per il futuro? Il cuore della sfida sta nel superare un approccio settoriale ed andare ad una integrazione delle diverse politiche non solo ambientali e territoriali ma, innanzitutto, economiche per far decollare arttività come l’agricoltura biologica e delle produzioni tipiche o lo sviluppo di attività turistiche e di fruizione delle Aree Protette, i due esempi più rilevanti coerenti con le finalità di tutela e di valorizzazione dell’ambiente di questi preziosi territori. Il terzo Programma Regionale per le Aree Protette, approvato a fine luglio dal Consiglio Regionale, traccia già questa strada. La fase attuativa che si apre vede come prima tappa il varo dei piani e dei Regolamenti per le Aree protette che ancora non sono dotate ed il lavoro per la stesura dei Piani di sviluppo economico e sociale per i quali la Regione Toscana ha già formulato le Linee guida. Bisogna che i piani di sviluppo socio-economico dei Parchi e delle Aree protette siano essi stessi delle tracce e delle direttive di fondo che dovranno trovare applicazione tramite un coinvolgimento diretto che è già iniziato ma che deve essere rafforzato ed esteso con convinzione a tutte le aree protette toscane con il coinvolgimento degli operatori economici che possono essere gli unici protagonisti delle iniziative di svilupppo sostenibile nei parchi e nelle Aree protette. Si parla ormai da tempo della necessità di creare uno stretto rapporto tra Ambiente e Turismo per far decollare la Toscana a regione leader nel settore... La Regione Toscana ha recentemente avviato tramite l’IRPET, l’Istituto di programmazione economica territoriale, uno studio sulle aree protette e turismo in Toscana che servirà per conoscere meglio la realtà di questo segmento del settore turistico fino ad oggi poco conosciuto ed analizzato. Come previsto dal Piano regionale di sviluppo 2000-2005 dell’Amministrazione Regionale i due Assessorati all’Ambiente ed al Turismo stanno impostando iniziative congiunte per sostenere e promuovere il tessuto delle attività economiche che stanno puntando su questo specifico settore E per quanto riguarda le politiche agricole all’interno dei Parchi e delle Aree Protette che, come noto, nella nostra regione sono fortemente antropizzate? toscanaparchi 5 Analogamente si stanno sviluppando forme di integrazione tra le misure del Piano di sviluppo rurale della Regione e la politica per le Aree Protette e per la tutela della biodiversità. Oltre ad uno specifico programma triennale che sarà rinnovato per il periodo 2001-2003 di sostegno e sviluppo dell’agricoltura biologica nei Parchi e nelle Aree protette della Toscana. Tutto bene, quindi? Un’ ultimo elemento a cui prestare molta attenzione riguarda la qualità dei servizi offerti. E’ necessario far crescere una cultura della gestione ordinaria che deve servire a valorizzare Marco Polvanesi Il sistema delle Aree Protette in Toscana Nel mese di ottobre sono state pubblicate sul sito web della Regione Toscana le pagine dal titolo: “Il sistema delle Aree Protette in Toscana”. Le pagine, realizzate a cura del Dipartimento delle Politiche Territoriali e Ambientali, possono essere consultate all’indirizzo http://www.rete.toscana.it/ (settore ambiente e territorio, valorizzazione e tutela delle risorse) e sono composte da testi ed immagini in totale sostituzione di pagine già presenti dall’anno 1997 sul medesimo server regionale. L’aggiornamento e la predisposizione di testi relativi alle caratteristiche ambientali delle singole aree si è resa necessaria a seguito dell’approvazione del secondo Programma regionale per le aree protette e della suc- anche la stagione di investimenti che si rende possibile con l’ultima fase dei fondi strutturali per le Aree protette. Alla realizzazione di strutture per la fruizione dei Parchi e delle Aree protette è necessario che corrispondano sempre valide ed efficaci formule di gestione. La mancanza di questo collegamento stretto potrebbe vanificare l’efficacia degli investimenti e creare aspettative di fruizione che se deluse rischiano di ritorcersi contro l’immagine del sistema delle Aree protette della Toscana. cessiva pubblicazione dell’Elenco ufficiale delle aree protette regionali (3° aggiornamento) avvenuta nella seconda metà dell’anno 1999. L’occasione è stata opportuna per provvedere alla scrittura dei testi relativi alle aree di recente istituzione, al miglioramento della consultabilità complessiva ed alla ridefinizione delle immagini, anche attraverso la riprogettazione dell’home page e la creazione di una cartografia interattiva. Le pagine risultano derivate dall’elenco generale che riproduce schede per due Parchi Nazionali, trentacinque Riserve Statali, tre Parchi Regionali, un Parco Interprovinciale, trentotto Riserve Provinciali e trentuno Aree naturali di interesse locale (ANPIL). Di ciascuna area sono riportate una sintetica descrizione generale e notizie essenziali sulla geomorfologia, vegetazione, fauna, nonché ulteriori informazioni utili ed il titolo delle più recenti pubblicazioni . Una mappa interattiva consente inoltre l’agevole identificazione delle zone sul territorio regionale. toscanaparchi 6 a cura di Gabriele Baldanzi Il Parco della Maremma ha 25 anni Intervista al presidente Giampiero Sammuri ALBERESE - Il Parco regionale della Maremma ha festeggiato i 25 anni di vita. La sua istituzione risale all’estate del 1975: si voleva salvaguardare uno scenario di selvaggia bellezza tra Principina e Talamone, una terra già abitata nel paleolitico, antropizzata da Etruschi e Romani, bonificata dai Lorena e infine tramandata a noi attraverso l’Opera Nazionale Combattenti. Nel corso del 2000, in più occasioni, l’anniversario è stato ricordato e celebrato ad Alberese, a Grosseto, insieme alle istituzioni locali, al ministro dell’ambiente Willer Bordon, al presidente della Regione Toscana Claudio Martini, alle associazioni ambientaliste e ad ospiti illustri, amici del Parco. Con il presidente Giampiero Sammuri abbiamo tracciato un bilancio del venticinquennale, passando attraverso gli eventi che hanno caratterizzato gli ultimi 12 mesi. “Sì, andiamo per ordine. La serata di apertura del festival internazionale di Legambiente, a Rispescia, in agosto è stata tutta dedicata al Parco della Maremma, al suo 25º compleanno. Un evento indimenticabile perché a celebrare le nozze d’argento tra l’Uccellina e l’Europa (era questo il titolo del dibattito) c’era in prima persona il ministro dell’ambiente, intervenuto per renderci omaggio. Ho davvero apprezzato le parole di elogio del Ministro, i riconoscimenti sinceri dei rappresentanti delle istituzioni. Nella circostanza abbiamo anche presentato, in anteprima, il nuovo video promozionale del Parco ed il logo del venticinquennale. Poi, due mesi fa, c’è stata la festa tutta maremmana a Spergolaia con Alessandra Sensini e le massime autorità provinciali. In questa occasione abbiamo consegnato premi, riconoscimenti e ricordi speciali a quanti hanno legato, a doppio filo, la propria vita al Parco”. Ma il 2000 per il Parco non è stato solo feste e celebrazioni, è stato anche un anno di svolta, di ripartenza in tutti i campi… “E’ così. Credo che i rapporti con chi vive ed opera all’interno del Parco debbano ancora migliorare, ma siamo sulla strada buona: c’è dialogo con le associazioni agricole e ambientaliste, con l’Azienda. All’interno del consiglio e del Comitato scientifico si lavora in buon accordo. Purtroppo il Parco fa spesso notizia per ciò che non funziona e si dimentica di sottolineare gli impegni che stiamo portando avanti con successo. Penso alla nuova disciplina delle visite e allo straordinario incremento dei visitatori, penso al progetto di educazione ambientale che porterà nel nostro parco, individuato come area-guida, migliaia di ragazzi; e poi i gemellaggi con Amazzonia e Tanzania, l’accordo per la compravendita della Casa dei Pinottolai, dell’ex frantoio di Alberese e della Casa del Guardiacaccia. Infine, non meno importanti, i nuovi regolamenti, le attività di promozione a livello nazionale, il lavoro oscuro ma efficace per limitare i danni degli ungulati”. Presidente, qual’è la tappa più importante in venticinque anni di vita del Parco? “Il fiore all’occhiello? Il fatto di essere una delle sei aree protette italiane ad avere ottenuto il diploma europeo. Eppure il Parco va valorizzato ulteriormente visto il boom davvero straordinario di visitatori che giungono in Maremma per ammirare le sue bellezze ambientali. A parlare sono i numeri: quest’anno, nei primi nove mesi, abbiamo ospitato 65.000 persone, il 20 per cento in più rispetto al 1999”. Cerchiamo di dare una buona notizia agli agricoltori che operano all’interno del Parco. Di recente sono tornati a lamentarsi per i danni alle colture e per i vincoli eccessivi… “Innanzitutto va detto che l’atteggiamen- toscanaparchi 7 to critico è solo di una minoranza di agricoltori. Con gli altri, con le associazioni di categoria abbiamo ottimi rapporti, anche di collaborazione. Il consiglio del Parco ha sempre avuto atteggiamenti di disponibilità. Per tutti quanti, dal presidente ai consiglieri, il confronto è stato dal primo giorno, un punto fermo. Con gli agricoltori abbiamo avuto incontri, riunioni, ne abbiamo accolto, quando possibile, le richieste. Il consiglio ha lavorato producendo atti importanti che cambieranno anche quelle situazioni di cui gli agricoltori oggi si lamentano a ragione. Sui rapporti con le associazioni agricole sono soddisfatto: con la Confederazione italiana agricoltori di Grosseto, la Federazione provinciale dei Coltivatori diretti e l’Unione Agricoltori abbiamo stipulato un accordo di collaborazione per eliminare i motivi che hanno generato i contrasti tra gli agricoltori e le aree protette. Si tratta di un’intesa su 10 punti dove si affronta e si risolve il problema degli indennizzi, dei tempi di attesa, delle produzioni e dei contributi pubblici. Personalmente considero le associazioni come interlocutore del Parco per discutere e concertare le strategie, in virtù del loro livello rappresentativo di interessi diffusi”. Presidente, sappiamo che state pensando a nuovi itinerari, altri ingressi nell’area protetta, un ulteriore perfezionamento della disciplina delle visite. ”Certo, nuovi accessi e nuovi itinerari. Abbiamo verificato quest’anno quanto importante sia stato aprire il parco di notte per visite guidate. Stiamo predisponendo altri itinerari di grande interesse. In primo luogo un itinerario legato alla nostra storia di maremmani, quello delle bonifiche, con la possibilità di ammirare sul territorio le opere dei bonificatori, le idrovore, far capire come è stata riconquistata alla vita la Maremma amara. E poi l’itinerario delle grotte, ce ne sono tantissime nel Parco, di grande interesse speleologico ma anche naturalistico, faunistico, con una flora non troppo conosciuta e del tutto particolare. Inoltre avremo anche la possibilità di fare bird watching, che contribuirà a diffondere ulteriormente il fascino e il nome del nostro Parco”. Il trasferimento in gestione alle Regioni delle Riserve Naturali dello Stato: colpo grosso della Toscana Dopo riunioni succedutesi per più di un anno e nonostante le ultime, disperate resistenze del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, gli adempimenti sanciti dal decreto ”Bassanini” relativi al destino delle Riserve Naturali dello Stato, sono giunti ad una tappa fondamentale: la Conferenza StatoRegioni, nella seduta del 12 ottobre 2000 ha definito l’intesa sui criteri in base ai quali individuare le Riserve da affidare in gestione alle Regioni. In effetti l’intesa è su quattro elenchi che riguardano ciascuno le Riserve trasferite, quelle trattenute dallo Stato, quelle affidate ai Parchi Nazionali già istituiti, quelle da affidare agli istituendi Parchi. In Toscana la Regione ottiene 25 Riserve, una sola è trattenuta allo Stato, una passa al Parco dell’Arcipelago, due alle Foreste Casentinesi, tre attenderanno l’istituzione, pare prossima, del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano. Il trasferimento è fissato nell’intesa a decorrere dal 1° gennaio 2001, previa individuazione delle “risorse umane, finanziarie e strumentali” connesse con la gestione delle singole localizzazioni. Il passo decisivo è dunque compiuto, anche se il momento della verità corrisponderà all’emanazione degli atti relativi all’effettivo avvio della gestione regionale, a fronte del trasferimento dei tre tipi di risorse da collegare, in concreto, alla consistenza dei beni in questione. La Toscana, più penalizzata a suo tempo tra tutte le Regioni, oggi ha il maggior numero di Riserve affidate: un riconoscimento ufficiale delle condizioni di “sistema” che ha saputo creare, in attuazione della legge quadro sulle aree protette, e che rendono credibile e funzionale l’unitarietà di una gestione organica; è da ricordare che l’argomento dell’unitarietà di sistema ha giustificato il caso della Duna Feniglia, trattenuta allo Stato per un successivo affidamento al WWF, gestore della contigua Riserva della Laguna di Orbetello, non in elenco in quanto non bene demaniale. A.N. toscanaparchi 8 Notizie dalla Regione a cura di Antonello Nuzzo Si parte con APE! Ci prova il Parco delle Alpi Apuane Anche la lunga storia di “Appennino Parco d’Europa” - un’APE finora assai poco laboriosa sembra arrivata ad una svolta: a rompere il ghiaccio è il Parco delle Alpi Apuane che, con il patrocinio della Federazione Italiana Parchi e Riserve, ha provato a far funzionale il Programma d’Azione, definito all’inizio dell’estate 2000, aggregando più Parchi, regionali e nazionali, su di una proposta progettuale che coinvolge Toscana, Emilia-Romagna, Liguria. A fronte del vuoto e del silenzio nel resto del mondo, la proposta, presentata al Ministero dell’Ambiente, è stata accettata; due risultati sembrano così raggiungibili: si definisce, per la prima volta e di fatto, il modello di comportamento per chi vuole stare al gioco di APE ed, insieme, trova sistemazione almeno la ridotta quota del 15% che può essere attribuita al centro/nord del totale dei 35 miliardi di lire messi a disposizione dal CIPE, quale stanziamento iniziale. Resta ora alle Regioni interessate concertare con il Ministero la procedura di erogazione dei fondi, per qualcosa più di 5 miliardi di lire, garantendo la coerenza interna dello specifico progetto proposto dalle Alpi Apuane nei confronti del complesso dei sistemi regionali delle aree protette, anche in fatto di cofinanziamento. Intanto l’altro polo di aggregazione individuato in Toscana per APE, con punto di riferimento nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, si appresta a seguire la via indicata dalle Alpi Apuane con proprie proposte per ulteriori finanziamenti dal Ministero e dal CIPE; se la Provincia di Arezzo starà al gioco, con le sue Riserve, si potrà stabilire, dunque, anche un utile collegamento con le Marche, oltre che con l’Emilia-Romagna, per rendere più forte, nel quadro interregionale, l’idea di sistema alla base della politica Toscana delle aree protette Parlando un po’ di soldi...: quali prospettive di investimento nelle aree protette in Toscana? Le scelte del piano finanziario, incluso nel 3° Programma per le Aree Protette 2000-2003, approvato dal Consiglio Regionale all’inizio dell’estate, sono già in fase di attuazione secondo le disponibilità differenziate che le caratterizzano: - per quanto riguarda la spesa di investimento consentita dal bilancio regionale 2000, due progetti sono stati selezionati e la prima quota di contributo è già in fase di erogazione; - relativamente ai fondi FESR 2000-2006, per le aree protette nell’obiettivo 2 ed in “phasing out”, si è avviato il procedimento di attuazione della misura 3.5, ad esse destinata; - il progetto nazionale APE sta muovendo i primi passi proprio dalla Toscana utilizzando fondi CIPE, grazie all’iniziativa promossa dal Parco delle Alpi Apuane e dalla Federparchi. Sui tre indirizzi di spesa qui ricordati, nell’utilizzazione strategica delle varie fonti di finanziamento, si registra il deciso impulso a far funzionare l’iniziativa per le aree protette esclusivamente come impegno di sistema, a partire dalla formulazione delle proposte, nello sviluppo delle progettualità, nella gestione degli interventi. Sul campo d’azione prima delimitato vediamo dunque, nel toscanaparchi 9 dettaglio, cosa succede. Fuori dall’ambito dei fondi FESR 2000-2006, con i capitoli del bilancio regionale di quest’anno, i due progetti entrati in fase attuativa per un contributo dei 3,5 miliardi di lire, riguardano: uno, iniziative sulle aree protette costiere coordinate dal Parco Migliarino-S.RossoreMassaciuccoli; l’altro, iniziative nelle zone umide interne facenti capo alla Provincia di Pistoia. Dentro l’ambito del FESR si deve innanzitutto rilevare la situazione di squilibrio venutasi a creare con la penalizzazione delle aree protette in “phasing out” - soprattutto sull’Appennino - rispetto a quelle dell’obiettivo 2: non solo per dotazione finanziaria ridottissima, ma anche per modalità e tempi della spesa programmata; quindi, se veramente APE dovesse funzionare a regime con fondi adeguati, l’utilizzazione di questa fonte statale a compensazione della insignificante disponibilità del FESR nelle aree del “phasing out” costituirà scelta obbligata. Per i fondi FESR, i complementi di programmazione, oggi in fase di definizione, a specificazione del Documento unico di programmazione 2000-2006, prevedono di concentrare la spesa su un numero ridotto di operazioni: sei per le aree protette dell’obiettivo 2, con una dotazione di 15,4 miliardi di lire; cinque per le aree protette in “phasing out” con 3,5 miliardi di lire; nel primo raggruppamento di iniziative saranno coinvolti i Parchi della Maremma e delle Alpi Apuane, le Provincie di Firenze, Grosseto, Livorno e Siena; nel secondo: il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, le Provincie di Arezzo, ancora Firenze, Pisa e Prato. Ricordiamo che le dotazioni prima riportate sono comprensive del pesante cofinanziamento, a carico dei beneficiari, del 40%, imposto dalle nuove regole, e riguardano disponibilità effettive da erogarsi solo come rimborsi, solo se la spesa seguirà tassativamente i tempi ed i modi degli specifici piani finanziari fissati per la misura. Entro i primi mesi dell’anno prossimo le proposte dei complementi per l’utilizzazione della misura 3.5 saranno sottoposti alla verifica dell’interesse da parte delle aree protette su cui dovrebbero operare; nella concertazione, sin da ora attivata tra Regione ed interlocutori esterni, resta comunque fermo il principio inderogabile, determinato dalla rigidezza delle nuove regole comunitarie, della necessaria aggregazione di più operatori su poche tematiche ed operazioni di sistema; a queste corrisponderà un numero limitato di beneficiari finali: stazioni appaltanti da organizzare nei prossimi sei anni quali responsabili unici della gestione amministrativa e contabile, delle rendicontazioni e dei monitoraggi conseguenti, pena la decadenza di ogni beneficio e la penalizzazione della misura e dell’asse di riferimento col trasferimento delle risorse inutilizzate nei tempi dovuti ad altre finalità. I riferimenti, qui complessivamente riportati, evidenziano sulle aree protette un campo di operatività estremamente caratterizzato: le risorse indicate, se debitamente integrate con le potenzialità da altri sportelli - si pensi allo sviluppo rurale, al turismo, alla cultura possono assumere una dimensione non indifferente, suscettibile anche di sensibili incrementi, sempre che venga confermata nei fatti la capacità di proposta e di spesa dei vari soggetti. Importante è tenere presente che rientrare nella categoria delle aree protette non è più in Toscana requisito sufficiente all’accesso ad un campo privilegiato di finanziamenti; indispensabile è riconoscersi nell’appartenenza ad un sistema, ad una rete di relazioni ed integrazioni i cui aspetti economico finanziari sono parte importante, ma non esaustiva. Piani e regolamenti: a che punto siamo? E’ questo un interrogativo che si pone non molto frequentemente in Toscana; né, in genere, la curiosità sulla questione relativa alla strumentazione normativa delle aree protette e sulle relative implicazioni, sembra recare sensibile disturbo al sonno di chi invece dovrebbe rispettare precisi adempimenti di legge o specifiche esigenze gestionali. Piani e regolamenti sono da tempo in vigore per i Parchi della Maremma e di Migliarino, S.Rossore, Massaciuccoli; sono in elaborazione quelli per i due parchi nazionali e per quello regionale delle Alpi Apuane; anche la Maremma ha in redazione l’aggiornamento del suo piano. Più misteriosa, ma sempre in ritardo, è la situazione nelle riserve dove solo le Province di Pistoia, Lucca e Siena sono adempienti, mentre per tutto il resto è silenzio; per non parlare delle numerosissime riserve dello Stato dove la questione dell’adeguamento del loro regime alla legge quadro non si è mai posta. Anche per le ANPIL, dove per legge non esiste un regime speciale ma si dovrebbe operare attraverso l’adeguamento dei riferimenti previsionali e normativi esistenti, non è chiara la situazione, ma non si vede perché le cose dovrebbero cambiare rispetto ai distratti comportamenti amministrativi in parchi e riserve. In questo quadro, a dir poco interessante per i suoi aspetti segretamente negativi, a fronte delle ottimistiche, positive valutazioni che vengo- toscanaparchi 10 no fatte in base a quello che appare, non può sfuggire l’importanza dell’impegno generalizzato ed attuale, da parte delle aree protette in Toscana, a mettere in cantiere i piani di sviluppo economico e sociale: la contestualità, prevista dalla legge, di tali nuovi strumenti con quelli più tradizionali, di piano e di regolamentazione, dovrebbe comportare una rapida soluzione ai problemi che hanno portato al vuoto prima denunciato. Infatti quasi 635 milioni, fondi integrativi dal Piano triennale per le aree protette ‘94-’96, sono stati dedicati, nel settembre 2000, dalla Regione a contributi alle aree protette che seguiranno le “linee guida” precedentemente emanate per la for- mazione dei piani di sviluppo economico e sociale con esito entro diciotto mesi. Il contributo è andato al Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, ai tre Parchi regionali, alle Province di Arezzo, Grosseto, Pisa, Prato, Pistoia, Siena che hanno dichiarato l’impegno al proposito. Ancora un po’ di pazienza, dunque, e nella primavera del 2002 potremo levarci qualche curiosità, non solo sul piano di sviluppo, nuovo strumento mai prima d’ora in vigore, ma anche su piani e regolamenti di base per la gestione delle aree protette in Toscana, strumenti questi più tradizionali, ma, di fatto altrettanto scarsamente conosciuti. toscanaparchi 11 Vincenzo Barone, Andrea Caldelli, Francesco Silvestri L’ambiente come risorsa per lo sviluppo in un’area a forte vocazione turistica il caso del Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano L’Arcipelago Toscano è formato da sette isole: Elba, Pianosa, Capraia, Gorgona e Montecristo nella provincia di Livorno, Giannutri e Giglio in quella di Grosseto. Ogni isola ha una storia particolare che, in passato, ne ha indirizzato sviluppo e vocazioni in maniera indipendente dalle altre. Gli stessi collegamenti tra le isole dell’Arcipelago, complici le distanze che le dividono, sono limitati. Delle sette isole dell’Arcipelago, le uniche ad avere una popolazione residente di una certa consistenza per tutta la durata dell’anno sono l’isola d’Elba (circa 30.000 residenti) e l’isola del Giglio (1.400 abitanti); a queste vanno aggiunte Capraia, che conta circa 300 residenti, di cui appena 180 effettivi, e Giannutri, isola di proprietà di nove persone in tutto. Queste isole vedono crescere la propria popolazione presente in estate; nel caso delle due isole maggiori l’afflusso disordinato di turisti genera forti impatti sull’equilibrio dell’ecosistema locale. Le tre restanti isole sono praticamente disabitate: Gorgona è sede di un carcere; Pianosa ha visto trasferirsi i pochi residenti rimasti in seguito alla chiusura del carcere di massima sicurezza, avvenuta in forma definitiva alla fine del 1996; Montecristo è sottoposta a rigida tutela scientifica ed è abitata dai soli guardiani. La promozione del turismo da parte di un Ente Parco mira a perseguire in genere due obiettivi: il sostegno all’economia locale, con conseguente limitazione dei conflitti, e la diffusione della conoscenza dell’ecosistema, così da generare nei visitatori una maggiore sensibilità verso l’ambiente. Può capitare, nei casi in cui ci si trovi in aree soggette ad eccessivo carico turistico, che i due obiettivi siano tra loro in contrasto, vale a dire che la fruizione turistica esistente comprometta la qualità dell’ambiente e non ne permetta il corretto godimento. In questi casi il ruolo fondamentale del parco è quello di bilanciare i due obiettivi. Nell’Arcipelago Toscano il quadro turistico è articolato: vi sono isole nelle quali il turismo ha un evidente impatto sull’ambiente e richiede interventi di regolamentazione e di indirizzo della fruizione (Elba e Giglio); vi sono situazioni con sottoutilizzo delle risorse, dove possono essere vagliate le prospettive di un futuro sviluppo (Gorgona, Pianosa e Giannutri); vi sono situazioni dove l’incipiente fruizione turistica non pare assumere, per motivi diversi, i caratteri dello sfruttamento indiscriminato (Capraia); vi è, infine, il caso di Montecristo, dove non è ipotizzabile alcuna forma di promozione dell’offerta turistica. Quando si ha a che fare con aree sovrautilizzate, la pianificazione dell’attività turistica può richiedere da un lato un lavoro di regolamentazione e di riduzione dei flussi nei periodi di picco della domanda, dall’altro la qualificazione dell’offerta tradizionale e la maggiore attenzione per l’offerta di “turismo verde”. Quando invece la realtà della fruizione turistica locale mostra i caratteri del sottoutilizzo, una corretta attività di pianificazione è chiamata a contemplare forme di promozione dell’offerta che rispondano sia alle esigenze dello sviluppo, sia a quelle dell’ambiente. Il percorso che si ipotizza per la promozione del turismo sostenibile nell’Arcipelago Toscano è lungo, complesso e articolato. Introdurre il concetto di sostenibilità nell’attuale modello di fruizione turistica, infatti, comporta azioni limitative di abitudini ormai consolidate e promozione di nuove forme di offerta al momento poco o nulla considerate dagli operatori locali. […] Si può affermare che il turismo nell’Arcipelago ha goduto fino ad ora di una rendita di posizione - conseguente principalmente alla ricchezza toscanaparchi 12 del patrimonio naturale - che ha ritardato di fatto qualsiasi tipo di programmazione; oggi la specializzazione balneare si sta trasformando da elemento di forza a fattore di debolezza: il servizio offerto ha assunto ormai le caratteristiche del prodotto maturo e necessita di diversificazione e riqualificazione per non subire la concorrenza di altre aree a costi inferiori o incorrere nel rifiuto da parte di una domanda sempre più attenta allo standard del servizio offerto. Le ultime stagioni turistiche hanno evidenziato i pericoli della prosecuzione dell’attuale modello di offerta per l’Arcipelago Toscano: agli aspetti positivi rappresentati dall’incremento di arrivi e presenze, si contrappongono l’aumento della congestione e dell’impatto sulle risorse naturali e la contrazione del fatturato registrato dai ristoranti, a testimonianza della ridotta propensione alla spesa dei visitatori. Tutto ciò fa temere l’ulteriore massificazione e “residenzializzazione” del turismo, con conseguente abbassamento della qualità della vacanza e riduzione nel lungo periodo del valore aggiunto prodotto. Tale pericolo è particolarmente grave se si considera che tra i motivi che spiegano il notevole aumento delle presenze turistiche sono espressamente segnalati l’inserimento di alcune località balneari dell’Arcipelago nella classifica di qualità redatta da Legambiente ed il ritorno di immagine prodotto dal consolidamento del Parco nazionale. Nell’Arcipelago Toscano, il modello turistico monosettoriale incentrato sulla fruizione balneare genera, oltre alle menzionate conseguenze di congestione e depauperamento delle risorse, rilevanti problemi sulla realtà sociale della popolazione locale, in particolare di quella giovanile. L’esistenza della grande opportunità del lavoro stagionale nel settore turistico, uno dei fattori di reddito più importanti per i giovani dell’Arcipelago, rappresenta per alcuni versi un grave limite alle possibilità di crescita socio-economica del territorio. I giovani del luogo, infatti, si trovano nella condizione di guadagnare nei tre mesi estivi quasi quanto necessario per vivere per tutto l’anno, non di rado grazie ad occupazioni irregolari; ciò implica scarsa iniziativa imprenditoriale e disincentiva la riqualificazione della forza lavoro. Si innesca così un circolo vizioso difficile da interrompere: la possibilità di trovare occupazioni stagionali scoraggia la ricerca di nuove mansioni e di percorsi di crescita professionale alternativi, ma la scarsa qualificazione che consegue da questa scelta comporta l’accesso quasi esclusivo a occupazioni poco soddisfacenti, precarie o stagionali e la scarsa propensione al rischio di impresa; non è un caso, allora, che la maggioranza delle iniziative imprenditoriali localizzate nell’isola sia detenuta da non residenti. […] In conclusione, si può dunque affermare che