beati i miti ei puri di cuore

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beati i miti ei puri di cuore
BEATI I MITI E I PURI DI CUORE
“Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io ristorerò, prendete il
mio gioco su di voi, poiché io sono mite e umile di cuore”
La Beatitudine del non-violento
«I miti possederanno la terra», afferma il Salmo 37,11. Con quell'espressione
il Salmista intendeva parlare dei «miseri», dei «diseredati», degli inermi.
«Opponendo violenza a violenza, non si fa che moltiplicare le rovine. La
verità non ha bisogno della mia violenza per vincere. Il cristiano è contro
ogni male, non fino alla morte del malvagio, ma fino alla propria morte, dato
che non c'è amore più grande che quello di mettere la propria vita al servizio
del bene del fratello perduto. Vince chi si lascia uccidere, non chi uccide. La
storia della nostra redenzione si apre con la strage degli innocenti e si chiude
con il Calvario». (Primo MAZZOLARI)
I mansueti sono quelli che sopportano la vicinanza dei cattivi e la propria,
spesso più ingrata; che non si rivoltano ai cattivi ma li vincono con la
dolcezza... Essi sono simili all'acqua, che è gradevole alla mano e dà posto a
tutti, ma che pacatamente consuma, con la pazienza degli anni, i più grossi
macigni. (Giovanni PAPINI)
La persona mite è dolce verso gli altri: nonostante questo è piena di forza. La
persona dura, invece, che si è chiusa, è granitica come una pietra: risponde ai
primi colpi, ma poi va in pezzi. La mitezza rende il mondo più pacifico e più
felice.
«I1 frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza,
bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé. Perciò se viviamo dello Spirito,
camminiamo anche secondo lo Spirito. Non cerchiamo la vanagloria,
provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri».(2Cor 5,22.25-26)
Beati i non-violenti, dice Gesù.
Non gli apatici, i rassegnati: non c'è niente di più avvilente della
rassegnazione.
Ma fortunati quelli che resistono, i pazienti che perseverano.
Quelli che non urlano insieme ai lupi,
quelli che non temono di parlare
anche quando le parole fanno male,
quelli che hanno il coraggio di affrontare i conflitti,
quelli che per abbracciare la tolleranza senza limiti di Dio
accettano di lasciarsi talvolta inchiodare su una croce.
Gesù è «mite e umile di cuore» (Mt 11,29). Questa «mitezza»non si riferisce
solo alla qualità del carattere di Cristo, ma alla scelta sociale da lui compiuta
«assumendo la condizione di servo» (Fil2, 7). Egli, unico erede del Padre, ha
rinunciato ai vantaggi di quest'eredità, affinché tutti i diseredati (i «miti») ne
entrassero in possesso.
La mitezza e la «non-violenza» introducono nel mondo una modalità
assolutamente nuova nei rapporti col prossimo. Tra violenza e passività, sta la
non-violenza.
Decalogo del non-violento
Unificando le varie voci ed esperienze della teoria e della pratica dei
testimoni di non-violenza, possiamo oggi proporre un Decalogo sulle qualità
del non-violento:
1. Impara a riconoscere e rispettare il «sacro» in ogni persona, incluso te
stesso, e in ogni parte della Creazione. Gli atti della persona non-violenta
aiutano a far emergere la scintilla di luce divina presente in ogni cuore, anche
in quelli dell'avversario o del nemico.
2. Accetta te stesso, «ciò che sei», con tutti i tuoi doni e ricchezze, con tutti i
limiti, gli errori, le manchevolezze e i punti deboli; renditi conto che sono
accettati da Dio. Vivi nella verità di te stesso, senza orgoglio eccessivo, con
meno illusioni e false prospettive.
3. Riconosci che ciò che ti dà fastidio in un altro, e forse persino detesti,
deriva dalla tua difficoltà di ammettere che quello stesso difetto è presente
anche dentro di te.
4. Rinuncia al dualismo, alla mentalità «noi/loro», che divide le persone in
«buone/cattive» e permette di demonizzare l'avversario. Questa mentalità è la
radice del comportamento autoritario ed esclusivista, genera il razzismo e
rende possibile il conflitto e le guerre.
5. Affronta la paura e tienile testa non tanto con il coraggio, quanto con
l'amore.
6. Cerca di capire e accettare che la Creazione nuova, l'edificazione della
comunità d'amore, progredisce sempre insieme agli altri. Non è mai un «atto
da solista», richiede pazienza e capacità di perdonare.
7. Vedi te stesso come parte dell'intera Creazione, ricordando che la
distruzione del pianeta è un problema profondamente spirituale, non
semplicemente scientifico o tecnologico. Siamo una cosa sola.
8. Sii pronto a soffrire, magari anche con gioia, se credi che ciò contribuirà a
liberare il Divino che c'è negli altri. Questo implica l'accettazione del tuo
posto nella storia, con i suoi traumi e le sue ambiguità.
9. Rallenta, sii paziente, pianta i semi dell'amore e del perdono nel tuo cuore
e nei cuori di coloro che ti circondano. Lentamente crescerai con loro nell'
amore, nella compassione e nella capacità di perdonare.
Un fatto
Mitezza non è né vigliaccheria né buonismo. Negli Stati Uniti sono frequenti
i gesti di «disobbedienza civile», compiuti anche da religiosi.
Il 25 luglio 2003 tre suore domenicane sono state condannate, rispettivamente
a 41, 31 e 30 mesi di prigione, con l'accusa di sabotaggio. La mattina del 6
ottobre 2002, una domenica, in tuta bianca e scarpe da tennis, dopo aver
spezzato le catene di un cancello, sono arrivate al silos in cemento armato che
conteneva un missile Minuteman III e l'hanno spruzzato con tre boccette del
sangue che si erano fatte prelevare, disegnando delle croci. «Meglio il nostro
sangue che quello dei bambini iracheni», hanno detto in tribunale.
Una delle tre, suor Kathy, ha scritto dal carcere: «Il potere della non violenza
è che il cambiamento è lento ma sicuro. Il sangue dei poveri va oltre ogni
politica».
Si rallegrino quelli...
Si rallegrino quelli che non dimenticano
che Dio non sceglie i suoi amici tra i migliori,
i più simpatici, i più intelligenti, i più belli,
ma tra chi scopre di aver bisogno di lui
e gli si affida con fiducia.
Si rallegrino quelli che non vedono solo se stessi,
ma che si accorgono della tristezza
e del bisogno degli altri
e non trattano nessuno con prepotenza.
Dio mostrerà loro come è bello essere buoni.
Si rallegrino quelli che portano nel mondo
l'amore di Dio come una luce che riscalda.
Quelli che consolano e aiutano e sanno condividere.
Dio li riempirà di gioia.
Si rallegrino quelli che si sforzano
di andare d'accordo, che trattano con rispetto
ogni componente della famiglia,
che capiscono che non solo la festa
ma anche il lavoro va condiviso,
che aprono la loro casa agli altri.
Essi gusteranno l'amicizia di Dio.
Si rallegrino quelli che non schiacciano gli altri
con la loro prepotenza e che rispettano
il bianco, il nero e il giallo, ogni uomo,
qualunque sia il colore della sua pelle.
Dio mostrerà loro come è bello vivere in pace.
Si rallegrino quelli che non risparmiano
nessun sforzo per evitare le liti grandi e piccole;
quelli che costruiscono un arcobaleno di pace
nell' ambiente in cui vivono
e rispettano ogni creatura di Dio.
Dio darà loro una meravigliosa ricompensa.
Si rallegrino quelli che devono lottare e soffrire
perché il mondo diventi
il giardino di pace voluto da Dio.
Lui asciugherà ogni loro lacrima
e preparerà per loro una festa senza fine.
La lite impossibile
Due monaci, che si erano ritirati nel deserto, vivevano da molti anni nella
stessa cella, senza che mai fosse sorta alcuna disputa tra di loro. Un giorno
uno di loro disse: «La gente del mondo litiga spesso: vogliamo provare anche
noi?». «Non so bene cosa sia una lite», rispose l'altro. «Guarda questo mattone; io comincio a dire che è mio, e tu che è tuo. lo continuo a dire che è
mio, e tu insisti nel dire che è invece tuo, che ce l'hai da molto tempo. Le liti
nascono così».
Misero sul tavolo il mattone, si sedettero l'uno di fronte all'altro, e uno dei
due disse: «Dammelo, è mio». «No, è mio», rispose l'altro. «Se è tuo, allora
prendilo e vai in pace», concluse il primo.
La beatitudine del «cuore puro» è di un'importanza fondamentale, sia a
livello umano che di fede.
Sant' Agostino ha scritto: «Beati coloro che entrando nel loro cuore non
vi trovano niente di male...
Se vuoi entrare liberamente e felicemente nel tuo cuore, purificalo:
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio! Spazza via i desideri
sordidi, l'avarizia, le superstizioni, le bestemmie e i cattivi pensieri;
getta fuori i risentimenti che nutri verso i tuoi amici ma anche verso i
nemici. Togli via tutte queste cose, poi entra nel tuo cuore e vi troverai
la beatitudine, la gioia!» (Commento al Salmo 60).
Il cristiano è colui che ha incontrato Cristo. Finché non accade questo
incontro, nessuno può dirsi cristiano. E dove può avvenire questo
incontro personale? Nel cuore! Scriveva Origene: «Vuoi sapere dove
abita Dio? Un cuore puro, ecco la sua dimora». E Maestro Eckart
affermava: «Nascesse pur mille volte Cristo, se non nasce nel tuo cuore
tu sei irrimediabilmente perduto!».
«Gesù rispose: neanche voi siete ancora capaci di comprendere? Non capite
che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e viene gettato in una
fogna? Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende
impuro l'uomo. Dal cuore, infatti provengono propositi malvagità. Omicidi,
adultèri, impurità, furori, fàlse testimonianze, calunnie. Queste sono le cose
che rendono impuro l'uomo; ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende
impuro l'uomo».(Mt 15,17-20)
Beati i puri di cuore, dice Gesù.
Cioè tutte le persone che hanno un cuore semplice, non contorto; limpido,
non torbido; schietto, non confuso. Le persone libere, non vincolate; attente,
non indifferenti; serene, non timorose; rette, non torbide; oneste, non perfide;
essenziali, che scelgono ciò che è vitale; caste, che resistono alle tentazioni;
aperte, che non escludono nessuno; intelligenti, che sanno «leggere dentro» le
situazioni intuendone il bene.
Beati i puri di cuore...
perché non inquinano se stessi
né con pensieri di vendetta
né con parole di menzogna
né con azioni di distruzione.
Beati i puri di cuore perché hanno un corpo sano,
una mente lucida e uno spirito innocente.
Beati quelli che sono trasparenti
come l'acqua di ruscello,
che fanno ciò che dicono e dicono ciò che pensano,
che guardano dritto negli occhi quando parlano
perché non hanno nulla da nascondere.
Beati coloro che sanno dire «no, grazie»
alla cupidigia del corpo, al successo cui li spinge la mente,
alla superbia e al delirio di onnipotenza di uno spirito malato.
Due monaci e una bella ragazza
Due monaci raggiunsero un fiume. Non c'erano ponti e bisognava
guadarlo a piedi. Sulla sponda del fiume c'era una bella ragazza che
aveva paura ad attraversarlo.
Il monaco più anziano le disse: «Vieni, ti aiuto io!». E presa la in
braccio la portò sull'altra riva.
Il monaco più giovane non parlò, finché non arrivarono al tempio. Qui
non riuscì più a trattenersi: «Noi monaci non avviciniamo le donne,
specialmente se giovani e belle. Perché lo hai fatto?». «lo ho lasciato
la ragazza, là, sulla sponda del fiume - rispose il monaco anziano -; tu
la stai ancora portando in braccio» .
Testimonianze
IL «PAPA BUONO»
«Meglio una carezza»...
Giovanni XXIII, il «Papa buono», ha saputo rendere più abitabile la
terra, più desiderabile il cielo e più amabile la vita con la sua fede, la
semplicità e la simpatia.
Quando il 4 novembre 1958 fu eletto Pontefice, invitò tutti a non
cercare in lui «l'uomo di Stato o il diplomatico, né lo scienziato o
l'organizzatore della vita collettiva, ma il pastore». E tale egli fu
realmente. Egli assunse lo stile di un padre che cerca le parole e gli
atteggiamenti che contano, quelli che non feriscono perché nascono
dall'amore.
Fin da giovane, Papa Giovanni aveva scritto: «La mia vita deve essere
tutta di amore per Gesù e insieme tutta una effusione di bontà e di
sacrificio per le singole anime e per tutto il mondo».
Ecco alcuni suoi motti:
«Mitezza non è per nulla vigliaccheria; la mitezza è la pienezza della
forza»;
«Se mi dicessero che per riuscire nel mio intento basta uccidere una
formica, non la ucciderei»;
«Nella mitezza c'è la buona grazia del ricevere, del parlare, del
trattare; e la pazienza del sopportare, del compatire, del tacere,
dell'incoraggiare»;
«La cortesia è un ramo della carità; la carità è sempre cortese»;
«Non mi sono mai fermato a raccogliere i sassi che mi hanno
lanciato»;
«Dirò sempre la verità, ma con mitezza, tacendo su quanto mi paresse
torto o offesa ricevuta»;
“Meglio una carezza che un pizzicotto, con chicchessia!»; «Quanto a
me, preferisco essere calorifero che frigorifero”.
Hetty Hillesum: la guerra nasce dentro di noi
Ebrea, accompagnata da un amore per la gente e la vita, Hillesum resta
una intrepida testimone anche nella bufera della Shoà: si aggregò
volontaria agli ebrei arrestati dai nazisti nella sua Amsterdam per poi
finire nel campo di Westerbork, dove lavorò nell'ospedale locale.
Dallager di Auschwitz, dove morì nel' 43, inviò affascinanti parole di
consolazione: «Bisognerebbe che qualcuno resti per testimoniare che
Dio è vissuto anche nella nostra epoca. E perché non sarò io questa
testimone?». Questa «fiducia insolente» in Dio (è una sua espressione
che rivela il suo cuore di bimba) la accompagnò sempre.
Giovedì sera, la guerra era di nuovo davanti alla mia finestra. Gli aerei,
la difesa contraerea, i colpi, le bombe... fragori frenetici. Pareva a due
passi da casa. E pensavo: «In ogni momento una scheggia di mortaio
può passare per la finestra. È perfettamente possibile». E tuttavia
percepivo una riconoscenza e una pace profonda mentre ero lì sdraiata
sul mio letto. E accettavo, con un sentimento di maturità ed umiltà,
tutte le catastrofi e tutti i dolori che potevano ancora assalirmi. E
credevo fermamente che potevo continuare a trovare la vita bella sempre, nonostante tutto. Tutte le catastrofi provengono da noi stessi.
Perché c'è la guerra? Forse perché io talvolta
ho la tendenza a strapazzare i miei simili. Perché non abbiamo
abbastanza amore in noi, io stessa, il mio vicino, tutti. E si può
combattere la guerra e tutte le sue conseguenze liberando in sé l'amore,
ogni giorno, in ogni istante, e donargli una chance di vivere. E credo
che non potrei mai odiare un essere umano per la sua «malvagità», sarei
piuttosto io che odierei.
Preghiamo
Un cuore forte e grande
O Gesù, per poterti servire meglio dammi un cuore nobile. Un cuore
forte per aspirare ad alti ideali e non a scelte mediocri.
Un cuore generoso nel lavoro, per vedere in questo non
un’imposizione, ma una missione che mi affidi.
Un cuore grande nella sofferenza, perseverante nell’amore anche nella
sofferenza e sensibile cireneo per la croce degli altri.
Un cuore grande con il mondo, comprensivo con le sue fragilità, ma
immune dalle sue idee e dalle sue seduzioni. Un cuore grande con gli
uomini, leale e attento con tutti, ma specialmente servizievole e dedito
ai piccoli e agli umili.
Un cuore mai centrato su di me, sempre appoggiato a te, felcie di
servirti e di servire i miei fratelli, o mio Signore, per tutti i giorni della
mia vita.
Amen.