LERICI IN MAGGIO 11 x internet - Istituto Comprensivo di Lerici

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LERICI IN MAGGIO 11 x internet - Istituto Comprensivo di Lerici
ANNO 4 - NUMERO 05
1 MAGGIO 2011
MENSILE DEL TERRITORIO DI LERICI
a cura dell’Istituto Comprensivo di Lerici
Uno sguardo sulla scuola di oggi
Laboratorio di
Giornalismo
delle scuole
medie F. Poggi
e P. Mantegazza
Lerici In… è un
allegato di Ameglia
Informa, registrato al
tribunale della Spezia
al n.2 del 4.2.1998
(stampato in proprio)
LERICI IN...
grazie
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degli inserzionisti
È DISTRIBUITO
GRATUITAMENTE
c/o gli info point,
giornalai disponibili,
locali e uff. pubblici.
La Provveditrice agli Studi della Spezia dr.ssa Monica Matano
ci ha concesso la prima intervista
della sua carriera sui problemi
della scuola e sulle prospettive per
i giovani di oggi.
La dr.ssa Matano, che è una delle più giovani e brillanti dirigenti
scolastiche provinciali d’Italia, ha
infatti raggiunto da poco La Spe- La provveditrice agli studi Monica Matano
zia come suo primo incarico.
Tra i compiti del mio lavoro,
che
non definirei più gravosi, benD. In che cosa consiste il suo
lavoro e quali sono gli impegni sì più delicati, in virtù dei soggetti
coinvolti, vi è, senz’altro, quello di
più gravosi?
R. Tra gli obiettivi connessi al provvedere all’integrazione scolamio incarico vi sono, tra gli altri, stica degli alunni con cittadinanza
quello di sovrintendere, attraverso non italiana e degli allievi diversal’ufficio che dirigo, all’ordinato e mente abili, affinché sia loro gapuntuale avvio dell’anno scolasti- rantito un diritto allo studio al
co, curando di anno in anno la de- pari di tutti gli altri studenti.
Non meno impegnativo è, inolfinizione degli organici del persotre,
il compito di svolgere un’atnale docente, amministrativo e ausiliario di tutte le istituzioni scola- tenta e scrupolosa attività di coorstiche della provincia e concluden- dinamento tra le istituzioni scolado in tempo utile tutte le operazio- stiche del territorio e tra queste e
ni di sistemazione, utilizzazione e le istituzioni locali.
D. Quali sono i problemi più
nomina del personale della scuola;
frequenti
per la scuola di oggi
poi quello di gestire le graduatorie
nel
nostro
territorio?
per il reclutamento del personale
R. Penso che non vi siano prodella scuola e di provvedere alla
blemi
specifici r iguardanti solo le
stipula dei contratti di assunzione
scuole
del nostro territorio.
del personale così individuato.
I problemi delle scuole spezzine
È compito dell’ufficio che dirigo,
sono
i problemi comuni a tutte le
inoltre, curare tutte le vicende
scuole
italiane e, più precisamengiuridiche del personale della
scuola, dal momento dell’assunzio- te, quello di provvedere ad un corretto e razionale utilizzo delle rine fino al collocamento a riposo.
Ed anche garantire l’ordinato e sorse umane e finanziarie disponipuntuale svolgimento degli esami bili.
D. Quali sono i percorsi scodi stato, curando tutte le operaziolastici
che possono garantire
ni a tal fine dedicate, come per emaggiori
sbocchi lavorativi
sempio la nomina dei commissari
d’esame.
(Continua a pagina 2)
Visita il sito internet del Com une di Lerici, www.com une.lerici.sp.it o
quello della scuola, www.istitutocomprensivo-lerici.it con tutti i numeri di “Lerici In” a colori
(Continua da pagina 1)
nella nostra provincia e
quali sono le offerte formative che l’economia spezzina offre ai giovani del territorio?
R. I percorsi scolastic i e
l’offerta formativa della provincia, sono molto vari e articolati. Non penso che ci siano
percorsi scolastici oggettivamente migliori di altri ai f ini
di un sicuro e tempestivo inserimento nel mondo del lavoro.
Penso, piuttosto, che la differenza la facciano le attitudini e le aspirazioni individuali,
nonché la determinazione con
cui ciascuno è capace di assecondare le prime e perseguire
le seconde. L’importante è acquisire queste consapevolezze
e a tal fine solo un’attenta e
corretta attività di orienta-
mento può fare la differenza,
contribuendo al contempo ad
arginare il fenomeno della dispersione scolastica. In tal
senso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca si è attivato con la predisposizione di corsi informativiformativi rivolti agli insegnanti che, insieme alle famiglie,
nell’attività orientativa giocano un ruolo strategico.
Primo maggio: tramandiamo i mestieri artigiani
Vogliamo ricordare il Primo
Maggio dedicandolo ai lavori
che vanno scomparendo. Abbiamo così pensato d’intervistare l’ultimo restauratore di
Lerici: Marco Pedrelli con
laboratorio al Senato di Lerici.
Un artigiano, ma non solo.
Infatti, nel Comitato di Frazione
di Senato, è impegnato a risolvere e seguire i problemi del
territorio.
Gli abbiamo chiesto perché ha
scelto di fare il restauratore, a
che età ha iniziato questo mestiere, chi gli ha insegnato
quest’arte e se c’è lavoro a sufficienza nella zona.
Marco ci ha raccontato così
la sua storia:
<<Fin da ragazzo - ci ha
detto - alle scuole medie fre-
quentate a Lerici, i professori
videro in me attitudini alle
attività manuali più che allo
studio, però riuscii a diplomarmi come perito elettronico per
poi fare tutt’altra cosa.
La figura importante che
mi avviò verso questo mestiere
fu mio padre che lavorava in
un mobilificio come lucidatore
e laccatore. A volte mi capitava di andare a lavorare con lui
per guadagnare qualche soldo
facendo riparazioni sui mobili
o smontandoli e rimontandoli
nei traslochi. Fu lì che avvertii
l’attrazione verso il mobile antico. A 24 anni, avendo un piccolo fondo, feci il mio primo
restauro su un comò della nonna di fine Ottocento e da allora ad oggi, che ho quasi 50 anni, faccio il mestiere del re-
Marco Pedrelli nel suo laboratorio
stauratore.
Ho letto molti libri e avuto
suggerimenti, ma essenzialmente sono stato un autodidatta: per me la m igliore scuola è stata la pratica.
Il lavoro di restauro cambia
da mobile a mobile, perché ci
sono sempre nuovi problemi
da affrontare, sia di falegnameria che di lucidatura, che
viene fatta ancora con pratiche e materiali di un tempo.
È un lavoro del tutto manu(Continua a pagina 3)
Direttore Responsabile La redazione, a suo insindacabile giudizio, potrà modificare, rinviare o rifiutare
Sandro Fascinelli
la pubblicazione di scritti e annunci se non conformi all’etica ed allo spirito
della presente pubblicazione o per mancanza di spazio.
caporedazione
Maria Luisa Eguez
Sino a diverso orientamento, le lettere non vengono pubblicate. Gli articoli deredattore docente
vono essere concordati preventivamente con il diretto re responsabile.
Gabriella Molli
La redazione si riunisce il lunedì dalle ore 14,30 alle 15,30. Gli scritti, le lettere
e le richieste di pubblicità, complete di nome, indirizzo, telefono ed eventuale eRedazione di Lerici
mail, dovranno essere indirizzate alla redazione c/o la Direzione Didattica
Mir iam Vanacore Stella Polloni
Simone Fabiani Luca Vanacore
di Lerici piazza Bacigalupi, 5 o tramite e-mail a: l e ric i i n @li be ro. i t .
Thomas Gianaretti Irene Gennaro
Si avverte che, la pubblicazione non ha fine di lucro, quindi gli scritti, gli
Mishel Pacheco
articoli e le collaborazioni sono accettate a titolo gratuito e di volontariato.
Redazione di S. Terenzo Gli orari delle manifestazioni e le informazioni turistiche, nonostante la nostra
Christopher De Salvo
più scrupolosa precisione ed attenzione, poiché predisposte con largo anticipo,
Marco Meneghini
dovranno essere sempre verificate dai lettori interessati prima dell’evento.
Margherita Mersanne
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L ERI CI IN … - ma gg io 2 01 1
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(Continua da pagina 2)
ale e per questo ci si impiega
molto tempo. A volte capita di
restaurare mobili destinati
alle discar iche che invece, dopo un accurato lavoro, possono
abbellire nuovamente le nostre case.
È un mestiere che dà soddisfazione, ma non è al passo
con i tempi in quanto richiede
pazienza, calma e soprattutto
passione, mentre, per avere
guadagno oggi bisogna correre
e andare di fretta.
Ultimamente la cr isi si sente anche nel nostro settore.
L’importante, per avere un
lavoro continuo, è di non aspettare solo lavori su mobili
di un certo prestigio, ma operare anche su quelli meno im-
portanti.
Al giorno d’oggi ci sono molte possibilità per imparare a
fare il restauratore: scuole e
corsi specifici.
Per mia esperienza cosa
fondamentale è sentire un’attrazione, nel vedere o toccare
qualcosa di antico che ci riporta con la mente al passato, alla sua storia; e, come secondo
passaggio, iniziare la professione andando, come si faceva
un tempo, a fare il cosiddetto
“ragazzo di bottega“, frequentando un valido artigiano, per
imparare trucchi e tecniche di
lavorazione e lucidatura.
La zona dove sono più concentrati i negozi e laboratori
d’antiquariato è la parte storica di Sarzana.
Oronte Petriccioli eroe della Resistenza
Oronte Petriccioli è nato
nel 1927 a Lerici e morto a
Serò di Zignago il 22-1-1945.
Il 5 luglio 2010 ho avuto un
colloquio con la sorella Amauri
Petriccioli in Pagano da cui
sono emerse alcune notizie.
Oronte si arruolò nella
“Muccini”. Allo sc ioglimento
della brigata partigiana tornò
a casa a San Terenzo ma, poiché i vicini manifestavano preoccupazione per eventuali ritorsioni (incendio della casa)
da parte dei nazifascisti, se
CONAD City
fossero venuti a conoscenza
della sua presenza, la madre
decise di mandar lo ad Albareto presso sua sorella dove incontrò il cugino Tommaso Lupi che, cedendo alle sue rich ieste e malgrado la giovane età,
lo inserì nuovamente in una
formazione partigiana in qualità di staffetta.
La sorella ricorda la sua
partenza, con indosso il cappotto del padre e lui sorridente, lieto di uscire da quella
clausura e lei piangente, quasi
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lunedì - venerdì ore 8.00 - 20.00 continuato
il sabato apertura ore 8.00 - 20.00
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L ERI CI IN … - ma gg io 2 01 1
Negli anni ‘90 mi sono trasferito a Senato di Lerici, dove
tutt’oggi abito e ho il mio laboratorio, Qui mi occupo anche
dei problemi della frazione,
facendo parte del suo Comitato come vicepresidente.
Ultimamente, con la collaborazione della cittadinanza e
dell’Amministrazione Comunale, siamo riusciti ad ottenere la costruzione di una strada
che passi fuori dal paese.
Oggi i lavori, iniziati alcuni
anni fa, sono sospesi a causa
di errori riscontrati nella fase
progettuale, ma noi tutti speriamo che entro l’anno si riprenda l’opera>>.
Stella Polloni e
Luca Vanacore
presaga della dolorosa fine.
Nell’aprile del 1970 il Comune di Lerici ha rilasc iato
alla famiglia un attestato di
onore e medaglia d’oro.
La strada intitolata a Oronte Petriccioli, conosciuta dai
lericini come "a strada neva",
va da piazza Garibaldi alla
piazzetta del mercato vecchio,
che recentemente è stata intitolata a "Ennia Valtriani", ragazza lericina uccisa nella
strage di San Terenzo ai Monti durante la II g.m.
Carla Ambrosi
RI S TO RA N TE - H O TE L
ITALIA cucina l ocale e i nternazi onale
spe cial izza ta i n piatti di pe sce
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Pagina 3
L'inno d'Italia è stato scritto da un lericino?
Quest'anno ricorre il bicentenario della nascita
del lericino Padre Atanasio
Canata, nato a Lerici il 25
marzo 1811 da Giovanni e
Anna Carosini.
Insigne studioso di filosofia
e retorica, prese i voti a 19 anni, in seguito a una delusione
amorosa. Entrò a far parte
dell'Ordine dei Frati Scolopi di
Genova, ordine di insigni letterati, e dedicò la sua vita
all'insegnamento e all'educazione culturale e spir ituale dei
giovani. Prima a Ch iavari e
Savona, poi, per 27 anni a
Carcare (Sv), in un collegio tra
i migliori dell'epoca.
La sua fama di letterato
aumentò e strinse amicizia
con Don Bosco e Vincenzo Gioberti, con il quale condivise le
sue idee di libertà. Fu infatti
fervente mazziniano e democratico: dopo la sconfitta piemontese di Novara, fu punto
di riferimento di lericini e genovesi in rivolta contro i Savoia. In seguito mise la sua
cultura al servizio dell’Unità
d'Italia. Moltissimi furono infatti i patrioti di cui fu consigliere, tra cui Cesare Abba,
che lo ricorda come suo maestro e fervente patriota nel suo
diario sulla Spedizione dei
℡
Mille "Da Quarto al Volturno"
e mentore di Goffredo Mameli,
con il quale s’intratteneva in
lunghe discussioni politiche e
spirituali. Nei suoi numerosi
scritti, poesie e canzoni, si evidenziano strofe e riferimenti
precisi ai vari passaggi del futuro inno d'Italia, frutto dei
continui incontri con Mameli.
Ormai è assodato che la
terza strofa “uniamoci, amiamoci, l'unione l'amore rivelano
ai popoli le vie del Signore.
Giuriamo far libero il suolo
natio; uniti per Dio chi vincer
ci può?” sia del Canata, mentre diversi storici, da tempo,
danno al lericino il merito di
aver suggerito l’intero inno.
Anche una nota che Canata
fece anni dopo la morte di Mameli pare rivendicare tale paternità. Perché tali convincimenti e perché, nel caso, non
disse mai la verità?
Primo, non dimentichiamo
che Mameli era poco più di un
ragazzo, quando morì ventenne nella difesa di Roma e le
parole dell'inno, retoriche e
ostiche, erano piene di rimandi storici probabilmente difficili per un ragazzo. Poi era il
suo allievo prediletto e, per
giunta, un martire della libertà, tutte cose che potrebbero
NUMERI UTILI
PREFISSO TELESELETTIVO 0187
Carabinieri via XX Settembre 23 tel. 9 67 12 9
tutti i giorni, anche festivi dalle ore 8,00 alle 22,00 fax 967270
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gli uffici e l’URP sono aperti al pubblico tutti i
giorni feriali dalle ore 9,00 alle ore 12,00
ufficio PASS tel. 960309
Anagrafe tel. 960253
altri uffici aperti con il seguente orario:
Ragioneria Tributi martedì, giovedì, sabato ore 9-12
LERICI
L ERI CIIN…
IN …- maggio
- ma gg io
2011
2 01 1
Padre Atanasio Canata
aver spinto il lericino a rinunciare di esternare la verità.
Essendosi consolidato il mito di Mameli, tutto ciò è ormai
difficile da dimostrare, resta il
fatto che ambedue sono grandi
figure di patrioti legate indissolubilmente tra loro.
Come Società Marittima di
Mutuo Soccorso, l'unica società risorgimentale ancora attiva nella Provincia, abbiamo
proposto al Sindaco di Leric i,
che ha subito accolto l’idea,
una giornata dedicata al ricordo di questo patriota lericino,
che si terrà entro l'anno.
A Lerici, Canata è ricordato
con una via, Salita Canata,
mentre a Carcare c’è una statua in suo onore. Ricordiamo
infine che Lerici è una delle
località che, proporzionata al
numero di abitanti, più ha dato al Risorgimento, come confermato da Garibaldi che disse: “La popolazione di Lerici è
la più forte ed energica
d’Italia”.
Bernardo Ratti
Pres.te Soc. Mar. M.S. Lerici
URBANIS TICA - apertura martedì e venerdì ore 9 12, sabato solo rilascio documenti tel. 960248
LAVORI PUBBLICI - apertura martedì e venerdì ore
9 - 12,30
tel. 960265
Pubbl. ISTRUZIONE lun. - merc. - ven. - sabato ore 9-12
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uff. verbali: venerdì-sabato ore 9 - 12 mercoledì ore 15 - 18
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pomeriggio ore 15 - 19 escluso il sabato tel. 966053
CIMITERI per informazioni pratiche cimiteriali (c/o uff.
stato civile tel. 960253/18) Cimiteri: Lerici tel. 967237,
S.Terenzo tel. 971091, Tellaro. Orari apertura: lunedì chiusi - martedì: 8.30 - 12.30 - mercoledì e giovedì: 15 - 17 - venerdì e sabato: 8.30 - 12.30 - domenica: 8-12.30 e 14 - 16.30 (aprile-settembre)
Pagina 4
SOSTA
E VIABILITÀ
A LERICI.
nel mese di
maggio 2011
DAL LUNEDÌ al VENERDÌ non è in vigore la
ZTL - tutti i ve icoli (anche senza il pass) possono
transitare nella zona a traffico limitato di Lerici e
San Terenzo con possibilità di parcheggiare a
pagamento solo in Località Vallata e Bagnara, in loc. Erbetta (dalle 8.00 alle 20.00) e lungomare Venere Azzurra.
IL SABATO, DOMENICA E FESTIVI è in vigore la ZTL, tuttavia i veicoli non muniti di pass
possono transitare nella zona a traffico limitato
dalle ore 19,00 alle ore 09,00 del giorno successivo e parche ggiare in Loc. Erbetta dalle ore 20,00
alle ore 8,00.
UN SEMAFORO segnala ai varchi quando
è possibile transitare liberamente.
Il sabato, la domenica e i festivi chi non dispone di pass può parcheggiare l'automobile
solo nei parcheggi a pagamento in Località
Vallata e Bagnara (fuori dal centro abitato di
Lerici e San Terenzo), dove è previsto il servizio di bus navetta gratuito che collega i parcheggi con i centri storici.
Dal 1° maggio fino al 30 settembre le aree di
sosta in Loc. Vallata, Tellaro, Falconara e Pozzuolo sono a pagamento tutti i giorni
Il transito di ciclomotori e motocicli è
sempre consentito liberamente, la sosta è
prevista solo negli appositi spazi indicati dalla
segnaletica.
Pass Provvisori in deroga (ad es. clienti
alberghi, clienti farmacia con ricetta, utenze
ASL, ecc.) possono essere rilasciati presso i
punti informativi: a Lerici - apertura sabato e domenica ore 9 - 12 - cell. 3395653833 (rotatoria galleria Pr imacina presso
parcheggio della Vallata) e a San Terenzo apertura ore 15 - 17 - cellulare 334-5366465
(rotatoria via Gozzano c/o galleria Scoglietti strada Lerici-La Spezia).
L’ufficio IAT Lerici è alla Venere Azzurra tel.
0187-969164 - IAT Tellaro tel. 0187-1997543
no alle ore 8.30 del lunedì per
terminare alle ore 8.30 del lunedì successivo.
Farmacie di turno
Le farmacie sono aperte daldel mese di maggio 2011:
le ore 8.30 alle 12.30 e dalle ore
16 alle 20 (ora legale); sono
dal 25 aprile al 2 maggio e
chiuse i festivi e lunedì mattina. dal 23 al 30 maggio farmacia
La farmacia di turno effet- Bello di Lerici,
tua il seguente orario di apertudal 2 al 9 maggio farmacia
ra: dalle ore 8.30 alle ore 13.00 Ghigliazza di San Terenzo,
e dalle ore 15.30 alle 21.
Dal 9 al 16 maggio farmacia
Nelle ore di chiusura il Giudici di Lerici,
servizio è garantito a chiamata
dal 16 al 23 maggio farmacia
dalla farmacia di turno, con re- Padre Pio di Tellaro (farmacia
peribilità del titolare.
Giudici di supporto con la stesI turni delle farmacie inizia- sa data).
COME FUNZIONA
IL SERVIZIO
DELLE FARMACIE
UBI
Banco di San Giorgio
la risposta
a qualsiasi esigenza
in campo finanziario
filiale di LERICI
calata Mazzini, 1 - tel 0187 966599
L ERI CI IN … - ma gg io 2 01 1
I non residenti possono acquistare medicine a Lerici e
San Terenzo anche in presenza di ZTL. È sufficiente che il
cliente rilasci alla farmacia la
marca, il modello e la targa
dell’autovettura. I dati verranno
trasmessi all’Ufficio Polizia Municipale per il debito riscontro
ad esenzione della violazione.
G UARD IA M ED ICA
ore notturne dalle ore 20.00 alle
ore 8.00 dei giorni feriali e nei
giorni prefestivi e festivi
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articol i da rega lo
in arge nto, She ff ie ld,
souven ir e altr o...
Pagina 5
Serra nell’antico Codice Pelavicino
Serra compare per la prima
volta come luogo abitato nel
documento n. 493 del Codice
Pelavicino, nell’anno 1218.
L’idea dell’agglomerato abitativo è ancora lontana. Dobbiamo immaginare un luogo
campestre, servito da una fitta
rete viaria che lo unisce alla
sottostante Lerici, ma soprattutto a Portesone, Barbazzano
e Ameglia, nonché a tutte le
altre località come Verazzano,
Cala, Mezzana, Tellaro Fratta
e altre di minore importanza.
A quel tempo la grande proprietà fondiaria veniva ancora
gestita secondo il sistema curtense, metodo che prevedeva
la coesistenza di due parti ben
distinte. La prima era la pars
dominica gestita direttamente
dal signore, in questo caso il
Vescovo, nella quale si utilizzava manodopera servile propria della parte e manodopera
occasionale e gratuita proveniente, in base a veri e propri
contratti, dalla pars massaricia. Quest’ultima è la parte
che il signore affidava a coloni
stabili, i massari, che in virtù
dei loro obblighi stabiliti da
contratti, dovevano lavorare e
migliorare prestando corvèe.
Serra apparteneva alla
pars massaricia e, nel luogo,
era presente sicuramente un
manso. Il manso doveva comprendere una quantità di terra
sufficiente al mantenimento di
almeno una famiglia e presumibilmente doveva avere una
estensione di circa cinque iugeri, circa dodicimila metri,
ma, a seconda delle zone, nel
Medioevo europeo poteva ampliarsi sino a un limite di quarantamila metri quadrati.
Nel documento n. 16, anno
1274, Rolando e Giunio per il
maso della Serra devono pagare un affitto, parte in denaro e
parte in natura, oltre che alle
altre consuete prestazioni dovute. Opecino, Giacopina e Simona, eredi di un certo Rolando, sono obbligati “per quello
che tengono”, esclusivamente
al pagamento in prodotti naturali.
Il fatto lascia presupporre
una particella di terra sicuramente molto più piccola dell’estensione di un manso.
Bella, madre di Bruna, di
Femenella e di Orso, vive nel
luogo di Serra e con i figli deve
pagare, per la casa e i poderi
che possiedono, non solo nel
luogo e nelle sue pertinenze,
ma anche nel piano di Ameglia e altrove (Cod. Pel. 403).
Dal solito atto si rileva che
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di Sergio Barcelli
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fronte mare vicino al Castello di Lerici
locale storico con ambiente elegante e
curato e con sale calde e accoglienti,
cucina regionale di mare, tra
tradizione e innovazione, che abbina
il pesce fresco del golfo ai prodotti
tipici della val di Magra e val di Vara
chiuso il martedì
L ERI CI IN … - ma gg io 2 01 1
Amico del fu Gerardo paga per
una casa e terre nel luogo di
Mezzana, come egualmente pagano al vescovo gli eredi di
Rapallo, per case, poderi e possedimenti che hanno in Verazzano, Cala e Serra. Tutti i luoghi menzionati, sono nelle pertinenze di Barbazzano.
Da questi elementi è presumibile supporre che Serra, come luogo abitato, abbia avuto
origine dove ancora oggi si ritrova via Casamento. Il termine è peraltro usato e citato nel
doc. n. 403 come lotto di terreno in cui si poteva edificare.
Infatti, nell’atto, si specifica
terreno o casamento … che dovrà essere edificato.
In sostanza, già in quel
tempo, esisteva una vera e
propria pianif icazione ben documentata nell’atto n. 44 datato 3 settembre 1230 del codice, nel quale, per quanto riguarda Sarzana, il vescovo
Guglielmo e i maggiorenti della città stabiliscono il sito dove
si potrà costruire e le dimensioni che dovranno avere le
case, compreso il carrobio prospiciente le facciate.
Dall’originario gruppo di
case, dove oggi si trova Via del
Casamento, prosegue e sale la
via verso il valico per il monte
Rocchetta; si attraversa il Fi(Continua a pagina 7)
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(Continua da pagina 6)
gae e, più in alto, dove l’attuale via Garibaldi si stacca
dalla pianura ed era conosciuta anticamente come la via dei
Pomi, indice, come la vicina
via Sopra gli Orti, di antiche
colture, si arranca in salita e
si arriva alla “Frate” (luogo in
salita) toponimo ben noto a
tutti i serresi.
Un’altra delle antiche terre
ritrovate dal Codice è Fracta.
Il luogo, sicuramente abitato nel 1218, è citato nel Codice
Pelavicino con il documento n.
493 in una vertenza tra il vescovo Gualtiero e i signori di
Trebbiano per una questione
di confini. Compare, nel contesto, legato a Serra, Verazzano
e Cala. Il luogo attualmente fa
parte del paese e ne rappresenta la porzione superiore.
Più in alto, lungo la medesima via per il valico della
Rocchetta e il castello di Ameglia, il manso di Valle di Stefano, l’odierno Vallestrieri.
Gino Cabano
LERICI IN è in distribuzione
anche a Sarzana presso
l’edicola Sarino in piazza
Martiri della Libertà.
Gruppi musicali giovanili lericini: che, dopo l’uscita di una componente, cambiò
in Ondalibera.
gli “Ondalibera”
Il complesso musicale degli ONDALIBERA
Cinque ragazzi lericini (tutti fra i 16 e i 17
anni) si riuniscono regolarmente per esercitarsi a suonare in un piccolo locale sotto la chiesa
di Baccano di Arcola: sono gli Ondalibera.
L’idea di creare una band è nata il 25 maggio 2009. Il nome precedente del gruppo era K3
via Camisano 8 Loc. SENATO di Lerici
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Pietro Bonaccio (batteria), Daniele Casorella
(seconda chitarra).
Nell’anno e mezzo che hanno trascorso insieme hanno suonato in una trentina di concerti tenuti tutti nel territorio: Arcola, Lerici e
dintorni.
In seguito hanno preso la decisione di incidere un disco in proprio, uscito nel marzo
2010. Nei loro concerti hanno eseguito spesso
brani inediti che trattano temi impegnativi:
mafia, politica e tanti altri problemi attuali.
Gli Ondalibera sono un esempio di ragazzi
che inseguono un sogno: quello di portare avanti la musica e farla conoscere a tutte le persone regalando emozioni.
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molto, mostrando impegno, costanza e dedizione, fino ad autotassarsi per pagare l’affitto.
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Beauty gossip : Dalla sfilata primavera estate
di Christian Dior ecco il make up per l’estate
Finalmente è finito l’inverno! Via i colori grigi e le tonalità spente; per la stagione estiva il make up si tinge di tinte accese e colori sfavillanti.
Da dove arriva la tendenza di
quest’anno? Lo scopriamo subito.
Nella sfilata primavera
estate 2011 le modelle di
Christian Dior sfoggiano
ombretti super luminosi,
fucsia, verde smeraldo, celeste: sembrano in tutto e
per tutto delle modelle pin
up! Colori shocking per gli
ombretti, eyeliner nero e labbra ben delineate. Un look che
sta bene sia alle more che alle
bionde scegliendo la combinazione di colori giusta.
Bellissim i i vestiti, (come si
potrebbe dire il contrario?) da
mille ed una notte; la collezione si è ispirata ad un porto
polinesiano degli anni ‘40.
Colori vivaci come il turchese, il giallo, il bordeaux, l’arancio, il viola, il kaki, il fucsia colorano i corti abiti, gli
shorts, i pantaloni alla marinara, le gonne pareo in fantasie esotiche, e i sandali abbinati in tessuto con suola di
corda intrecciata e ricamati
con piume e perline.
Ma passiamo al make up.
Questo tipo di trucco è molto
facile da realizzare: la pr ima
cosa è scegliere la tonalità più
adatta al nostro incarnato e al
colore dei capelli. Per le more
con carnagione olivastra prediligere i colori caldi (giallo,
arancio, rosso), per le bionde
con carnagione chiara si può
optare per i colori freddi
(azzurro, verde, viola), ma comunque è consigliabile sempre
fare qualche prova per scegliere quello che pensiamo sia il
migliore per noi.
Dopo aver steso una crema
base e il fondotinta, l’applicazione dell’ombretto sarà molto
semplice; verrà messo solo sulla par te mobile dell’occhio e,
se possibile, con un pennellino
umido in modo che abbia un
maggior effetto “mat” e intenso, da sfumare solo un po’ verso l’alto con un altro pennello
asciutto a setole morbide oppure con un cotton fioc.
Per allungare lo sguardo:
una linea di eyeliner sul bordo
delle ciglia superiori terminando il disegno con la classica “codina” tipica del trucco
degli anni ‘50 (per facilitare
l’applicazione dell’eyeliner appoggiare il gomito sul tavolino
in modo che la mano rimanga
più ferma nello stenderlo).
Terminare con il make up degli occhi usando un mascara
nero intenso: io consiglio Dior
Show perché lo uso sempre e
mi trovo molto bene: ciglia impeccabili.
Per le labbra possiamo optare per un semplice gloss se
pensiamo che il trucco sia già
intenso a sufficienza, altrimenti io suggerisco un bel colore acceso sull’arancio o fucsia, in base anche all’ombretto
che è stato applicato!
Buon make up !
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In volo verso Bordeaux
Japan Tsunami
Quanto è successo in Giappone mi ha profondamente colpito. Ho 86 anni, da venticinque
sono “foresto” a Lerici; ho fatto questo disegno
al computer per raccontare lo tsunami, il terremoto, le isole, il mare, la bandiera anche lei
deformata che ha perso il rosso, colore del sangue, versato dai suoi sudditi.
Ve lo invio per partecipare tutti al dolore di
quel popolo.
Carlo Zanco
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8 maggio festa della mamma
Vignetta di Monika Marku
Progetto Comenius : “When I grow up
I want to live on this planet”
Le insegnanti Anna Bardelli, Paola Domenici, Marzia Ghidoni insieme alla dirigente scolastica Eliana Bacchini e alla dirigente amministrativa Minella Mosca dal 15 al 18 marzo si
sono recate, per incontrare le colleghe francesi,
inglesi, cipriote e slovene, a Bordeaux dove si è
svolto un meeting riguardante questo progetto
imperniato sul rispetto dell’ambiente.
L’esperienza è stata motivante e gratificante: è stato possibile visitare le scuole francesi e
conoscere il loro sistema scolastico. La delegazione italiana è stata ricevuta dal Sindaco di
Bordeaux e da una delegazione dell’agenzia
nazionale francese per il progetto Comenius,
che hanno rivolto parole di lode e di stima.
Questo meeting, inoltre, ha dato l’opportunità di visitare la bellissima e antica città di
Bordeaux tutta restaurata e oggi patrimonio
dell’UNESCO e lo straordinario spettacolo delle “Dune di Pilat”, che si affacciano sull’oceano
Atlantico. L’esperienza si è rivelata formativa
non solo sotto l’aspetto didattico ma anche culturale e umano.
Anna Bardelli e Paola Domenici
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Il toscano Gianni Donati, professore di lettere
e insegnante elementare presso l’Istituto Comprensivo, è
anche scrittore e saggista e, di
recente, sono apparse due sue
opere. La prima è un saggio su
Michele Federico Sciacca.
Ora, chi è Donati a San Terenzo e a Lerici lo sanno tutti,
ma Sciacca?
Nato in Sicilia nel 1908 e
morto a Genova nel 1975,
Sciacca fu docente universitario, filosofo, estimatore
del pensiero e della spiritualità di Antonio Rosmini.
Nel centenario della nascita
gli è stato dedicato un convegno internazionale a Bocca di
Magra, del quale sono poi usciti gli atti (Olschki, Firenze,
2010).
Tra gli invitati a fornire un
contributo scritto c’e ra Donati,
ex allievo del prof. Santino Cavaciuti (Università di Genova); Gianni Donati ha effettuato un’interessante sinossi
tra il pensiero pedagogico di
Sciacca e gli attuali Indir izzi
concretizzato nel romanzo Fatimaddalena, nome di per sé
curioso, nato dalla fusione di
“Fatima” e “Maddalena”, cioè i
due volti, le due anime nel fatale destino della protagonista. L’opera, con il sottotitolo
de La schiava della Cittadella,
è stata stampata dall’editore
De Ferrari di Genova nel gennaio 2011.
La buona riuscita dell’impianto narrativo di questo romanzo è dovuta all’equilibrato
intreccio fra presente e passato (l’analisi storica è vissuta
attraverso il percorso dei ricercatori con il quale si gioca
una serie di rimandi da un
tempo recente ad un altro più
antico), alla stretta connessione tra realtà e immaginazione,
allo stimolo di numerose suggestioni (luoghi e persone contemporanee, ben noti al lettore
nativo di questo estremo lembo di Liguria, assieme alla r ievocazione di posti e personaggi
lontani nel tempo e nello spazio) e all’adeguato dosaggio
degli strumenti narrativi impiegati (documenti storici, elementi iconografici, indagini
poliziesche, rituali in iziatic i,
note folcloristiche e sottofondo
sentimentale).
fo
FATIMADDALENA la
schiava della Cittadella
di Gianni Donati e
Piero Montali
Ministeriali, sottolineando la
profonda attualità di questo
autore ed in particolare il nesso tra pedagogia e filosofia.
Donati ricorda che anche
Oscar Brenifier ha condotto
nella scuola primaria francese
interessanti esperienze
di
“laboratori di filosofia”, mirando a comprovare che si può
lavorare intorno alle “domande fondamentali” dell’esistenza fin da piccoli. E a questo
proposito anche la nostra scuola secondaria ha fatto, nello
stesso 2008, un interessante
esperimento in rete, coordinato da Graziella Arazzi dell’ex
IRRE di Genova con il filosofo
Armando Massarenti.
Fra i temi enucleati da
Gianni Donati: unicità e irripetibilità della persona da educare, relazionalità e socialità, linee formative in verticale
e orizzontale, integrazione delle disc ipline, promozione dei
saperi propri di un nuovo umanesimo, problemi ecologici
e socio-antropologici, rapporto
tra corpo e spirito ed infine, lo
sviluppo del pensiero critico.
Con lo spezzino Piero
Montali, autore di prose alla
sua quinta fatica editoriale,
Gianni Donati ha raggiunto
nel frattempo un eccellente
he
iug
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Pagina 10
Orma di Dante non si cancella
Con questa frase termina la
scritta su lla lapide del Palazzo
Comunale di Sarzana (nella
foto in basso), che attesta la
presenza di Dante il 6 ottobre
1306 in quel luogo, quando
egli trattò la pace di Castelnuovo Magra fra i Malaspina
di Mulazzo e il Vescovo di Luni. A me la frase ha fatto ricordare una persona particolare
che ho avuto la fortuna di conoscere all’inizio degli anni
’70. Sulle orme di Dante, poco
dopo la morte della moglie
Emma, aveva preso la residenza a Lerici il professor Ugo
Ayò, già anziano, essendo nato
a Roma nel 1891.
Si era stabilito in un rudere
in località Narbostro n. 4, proprio vicino al cimitero. Era
una casetta di sasso a due piani, diroccata, mancante in parte del tetto (è stata demolita
quando hanno costruito la
nuova strada per La Serra) e
si trovava proprio sopra il muro dove si possono leggere i
versi del Canto III del Purgatorio:
“Tra Lerice e Turbia, la più
diserta,
la più rotta ruina è una scala,
verso di quella, agevole e aperta….”
Il professore viveva al piano terra. Per raggiungere il
piano superiore doveva uscire
dalla casa ed arrampicarsi su
una stretta scala, occupava un
angolo della stanza, con un
letto un armadio e una scrivania piena di libr i. Aveva
l’acqua, ma non la corrente
elettrica e per cucinare usava
un vecchio camino che gli serviva anche per scaldarsi d’inverno.
Fra i libri, le sue penne e i
suoi quaderni teneva anche
qualcosa di molto prezioso per
lui, un busto in marmo di
Dante Alighieri.
Il professor Ayò aveva già
due lauree e si era iscritto
all’età di ottant’anni alla facoltà di medicina all’Università
di Pisa, ma aveva rinunciato
quasi subito perché, diceva lui,
non voleva privare un giovane
studente dell’uso di un posto
in laboratorio. La vita del professore scorreva serena finché
un giorno subì un furto.
Entrare in casa sua era facile, la porta non era mai chiusa a chiave. Denunciato il fatto ai carabinieri di Lerici, dopo
pochi giorni fu ritrovata la refurtiva, o meglio soltanto un
oggetto, il busto di Dante. Il
professore avrebbe voluto che i
carabinieri glielo restitu issero
subito, ma l’allora maresciallo
Volpi prendeva tempo, peral-
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tro necessario alle indagini.
Dopo due settimane di inutile attesa e di solleciti il professor Ayò prese carta e penna
e denunciò il maresciallo Volpi
per “sequestro di persona”,
scrivendo che Dante, essendo
un sommo poeta, era immortale e pertanto i carabinieri avevano sequestrato una persona
viva e non una statua.
Il maresciallo, un po’ divertito e un po’ preoccupato di
cadere nel ridicolo con l’opinione pubblica, accelerò le indagini e ben presto il professore
riebbe Dante, il suo compagno
di stanza e di viaggio.
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Il mitico, caro Teatro Goldoni
E chi di noi anziani non riRicordi e riflessioni di un
anziano lericino (parte 2ª) corda i grandi “veglioni”, feste
In fondo alla platea, a destra, funzionava una piccola
postazione per la vendita di
semini salati, caramelle, liquirizia e bevande, gestita dalla
signora Giorgia e dal marito
Orfeo. La gestione faceva capo
alla prestigiosa società operaia
di “Mutuo Soccorso”: il responsabile primo era Giuseppe
Giacopello. La squadra sul posto era composta, per quanto
ricordo, da cinque o sei persone che dedicavano gran parte
del loro tempo al servizio di
sala.
Figura di spicco era Egidio
De Biasi (Biasin), un uomo
imponente, sempre posizionato sulla soglia dell’entrata, che
si identificava a tal punto con
il cinema Goldoni che, quando
noi ragazzi ci mettevamo in
fila indiana cercando di passare sotto strada per non essere
scorti mentre andavamo all’altro cinema di Lerici, l’Astoria,
lui ci spiava, attirava la nostra
attenzione con un leggero fischio seguito dalla frase:
“Andè su?”; per lui era uno
smacco che qualcuno potesse
preferire l’Astoria!
danzanti dai titoli invoglianti
come “Una notte al beri-beri”,
“Tutto finisce all’alba” o anche
la festa della Pentolaccia durante il carnevale? Che atmosfera! La gente aveva voglia di
divertirsi dopo i tremendi periodi bellici e le danze proseguivano sino a tardi.
In occasione dei “veglioni” il
palcoscenico veniva attrezzato
con tavolini e sedie e veniva
effettuato un servizio bar, alcune volte da Andreino del
Bar Sport e altre dal famoso
Gianoni, titolare di quello che
attualmente è il bar Cr istallo,
personaggio eclettico come pochi e anticipatore di mode.
Occorre ricordare che in
molte occasioni vennero a cantare personaggi molto noti della canzone italiana, quali Gino
Latilla e Carla Boni, che nelle
pause sedevano sempre al tavolo della Orestina Ferrari. Il
giorno seguente alla festa uno
degli organizzatori Vanni Tarabotto, Renzo Bini od altro si
presentava in casa da mio padre Gaetano Pagano, sub-agente SIAE, per la consegna del
famoso “borderò” e per il pagamento della quota prevista.
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Sorrido ancora oggi ricordando
la scena: mio padre che chiedeva: “Quanti bigeti avé stacà?” “Quaranta…”. “Ma come,
ghea pien de gente… i me
manden via”. E loro: “O Gaetan, i ne daghia na man, avemo avù tante spese, i cantanti…” e tutto finiva con un ragionevole aumento dei biglietti
venduti e del relativo pagamento dei diritti, senza sanzioni, perché mio padre non
corrispondeva certo al cerbero
agente riscossore.
E che dire degli incontri di
pugilato, sport molto in voga a
quel tempo, con la partecipazione di pugili locali, allenati
da un altro personaggio lericino, Macellano (al secolo Giovanni Pagano, molto noto anche come velista)?
Ricordo l’entusiasmo del
pubblico e la partecipazione
corale, ma anche le prime forme di sponsorizzazione con
frasi dello speaker quali: “Tre
pacchetti di nazionali offerte
dal signore in prima fila al pugile più combattivo!”
Altro evento clou erano le
“Serate del dilettante” a confronto delle quali la celebre
“Corrida” televisiva può dirsi
uno spettacolo edulcorato. Ricordo ancora con disagio la
(Continua a pagina 13)
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cattiveria con cui venivano
trattati i concorrenti meno validi, inizialmente con mormorii, seguiti da fischi sempre
più forti per finire con pernacchie rumorose.
Ai concorrenti locali, ma
non sempre, veniva riservato
un trattamento leggermente
più comprensivo, con apoteosi
solo per alcuni, quali Silvano
Dodero detto “Silvano er lungo” quando cantava “Amado
mio” con fare appassionato e
lancio finale di una rosa in
platea, oppure il conosciutissimo Pietro Campanella alla
chitarra e Marco Medri cantante, in una altrettanto pregnante
interpretazione
di
“Verde luna”.
Vorrei precisare infine che
questo mio scritto non ha cita-
zioni storiche, sia perché non
sarei stato in grado di fornirle,
ma soprattutto perché è partito da un flash-back che ho cercato nella memoria per riportare e far rivivere un’atmosfera che, al di là di retoriche dietrologie tipo “ai me’ tempi”, il
vecchio teatro Goldoni ha fatto
vivere ai lericini a cavallo degli anni ‘40 / ’50. (Fine)
Raimondo Pagano
Il poeta-pescatore Fino Fedi
Ogni luogo ha i suoi personaggi da r icordare. Persone di
cui la gente parla rievocandone personalità, stile, modello
di vita.
Un personaggio di San Terenzo di cui ho sentito parlare
è Fino Fedi (nella foto). E’ fra
coloro che hanno lasciato un
buon ricordo fra la gente perché era un uomo semplice, con
un carattere molto aperto.
Due doti che gli hanno conquistato un posto d’onore fra i
santerenzini DOC. Innamorato
del suo mestiere (faceva il pescatore), insegnava ai bambini
a cucire le reti e loro ricambiavano con grandi manifestazioni d’affetto, circondandolo.
Sapeva tutto della storia del
borgo. Fino aveva una memoria storica straordinar ia.
Accompagnandosi con la
chitarra riusciva a raccontare
fatti di un passato anche lontano. E faceva nascere così le
sue canzoni in dialetto in cui
trasponeva piccole storie a volte parecchio divertenti. Insomma, faceva del teatro di strada
che piaceva molto ai santerenzini. Ma capitava anche che le
sue microstorie fossero struggenti e commuovevano tutti
coloro che le ascoltavano.
Appena aveva un momento
di riposo afferrava la chitarra
e sul lungomare tutti si mettevano intorno a lui per ascoltarlo mentre cantava le canzoni
in dialetto che sapeva improvvisare. È riuscito in questo modo a trasmettere brandelli del
passato di San Terenzo e a
raccontare la storia che non è
sui libr i di scuola.
Amava così tanto il suo pae-
se da dedicare ore e ore, assieme a tanti nonni, per rifare la
pavimentazione della splendida passeggiata che conduce
alla baia della Marinella.
Nel tratto detto “Tra a Bastia” Fino Fedi è ricordato in
una lapide sulla quale c’è scritto: “A Fino Fedi poeta santerenzino (bei mi tempi ca va
via)”.
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Papirio Picedi ambasciatore dei Farnese
e vescovo di Parma dal 1565 al 1614 (1ª parte)
Ringraziamo il
conte Nino Picedi Benettini,
noto produttore
di pregiati vini
e cultore di storia locale che,
apposit ame nte
per il nostro mensile, ha scritto
questa interessante ricerca storica su uno dei più importanti
personaggi del nostro territorio
e suo avo.
Papirio Picedi nasce nel 1528
ad Arcola da Clemenza Ottaviani della nobile famiglia vezzanese (che si estingue con lei)
e da Piceda dei cosiddetti
“Signori di Arcola”, gruppo di
importanti personaggi che avevano nella comunità arcolana responsabilità ammin istrative e ruolo gestionale in campo locale. Il padre fu valoroso
soldato e il fratello Domenico
Maria si distinse come capitano di galea al servizio del Re di
Spagna e dell’ammiraglio Andrea Doria. Così facendo seguivano il solco di una tradizione familiare, che risaliva
all’anno 1056 in cui troviamo
un Piceda al servizio della Repubblica di Genova nella corporazione dei Balestrieri, figurandovi con l’insegna che ridal 1883
marrà nei secoli lo stemma
nobiliare della famiglia Picedi
(vedi foto a lato) con la raffigurazione di una balestra
(nell’Archivio di Stato di Genova e nel libro “Insegne ligustiche” di A. Musso).
La famiglia, dice il Litta
nella sua artistica e poderosa
opera “Famiglie illustr i italiane”, è originaria di Luni e trapiantata in Arcola e Sarzana.
Come si presentava la Lunigiana quando Papirio giovinetto si accinge ad intraprendere gli studi umanistici? Anche la nostra terra, ovviamente, risentiva degli sconvolgimenti storici provocati dagli
assestamenti delle monarchie
assolute di Francia e Spagna.
Dopo la battaglia di Fornovo, avvenuta alla fine del ‘400
(1485), ultimo tentativo della
formazione di una coalizione
di stati italic i da opporsi
all’occupante straniero, rappresentato al momento da
Carlo VIII di Francia, gran
parte d’Italia verrà attraversata ripetutamente da eserciti
stranieri, sorte che spetterà
anche alla Lunigiana, luogo di
passaggio tra il Settentrione
ed il Centro Italia. Tempi difficili, dunque, anche per la po-
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polazione della nostra terra
che sopportava il peso della
dominazione genovese, tutt’altro che leggero, come ci spiega
anche Papirio in una sua lettera inviata al doge e ai senatori
della Serenissima Repubblica.
In questa sua veniamo a
conoscere che il paese di Vezzano, dove Papirio risiede nel
castello trasformato in residenza rinascimentale, è stato
messo a sacco da truppe mercenarie comandate dal commissario di Sarzana Pietro Cabella. Esclama Papirio rivolgendosi al Doge: “Quel danno
che in alcune occasioni ho patito per gli accidenti, che ha
portato il mondo che ho io con
ogni pazienza tollerato. Come
fu nel sacco di Vezzano nel dì
che tornò all’ubbidienza loro.
Nella qual terra tenendo io
casa aperta, benché non vi stia,
corsi la medesima sorte degli
altri”. Conclude la lettera esclamando “né lasci più molestare le cose mie di Vezzano,
Arcola e San Venerio né i miei
servitori. Ma anco mi restituisca quello che altri hanno”.
Lettera scritta a Milano
dove Papirio risiedeva come
rappresentante dei Farnese il
14 novembre 1575, firmata:
Papirio Picedi di Arcola.
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Una nuova pala d’altare alla chiesa di Pozzuolo
quintali di creta);
la seconda fase, quella della
modellazione e rifinitura, è risultata assai intensa ed emozionante, richiedendo notevole
sforzo mentale e concentrazione;
la terza e ultima fase, riferibile a vuotatura esterna, tagli,
distacco dell’opera sezionata
dall’assito e finale vuotatura
interna, è sinceramente apparsa la più onerosa per l’applicazione attenta che ha richiesto e la laboriosità e delicatezza delle operazioni.
Credo di poter dire che la
realizzazione di questa Pala
d’Altare si è resa possibile, nel
modesto tempo di un mese
scarso, solo perché vi ho potuto
lavorare mediamente dalle 12
alle 16 ore al giorno, sempre
con un’ottima concentrazione”.
Gabriella Molli
COLLEGAMENTO MARITTIMO TRA LE FRAZIONI
DI LERICI E IL MAGRA
Visti i risultati positivi
dello scorso anno, torna
nuovamente il trasporto via
mare tra i borghi lericini e
le località del Magra.
L'accordo è stato raggiunto tra il Comune di Lerici e la Coop Foce del Magra. Anche quest'anno, dal
23 aprile al 3 giugno i battelli collegheranno San TeL’11 aprile scorso è stata
renzo, Lerici e Tellaro,
inaugurata la nuova pala d’alcoinvolgendo la domenica
tare in onore a Giovanni Battista al cui culto la chiesa mianche Fiumaretta e Bocca
gnon di Pozzuolo è dedicata.
di Magra.
L’opera è stata realizzata
Nel periodo estivo i coldalla scultrice Stefania Gamlegamenti saranno intensibardella (nella foto) che vive e
ficati notevolmente.
opera a San Terenzo. Colpisce
La novità di quest’anno è
di lei la struttura minuta e
che nei mesi di luglio e
gentile, che si direbbe lontana
agosto saranno effettuate
da un lavoro così massiccio e
anche corse serali che
pesante come quello della sculcompleteranno così l'offerta
tura. Abbiamo chiesto all’artiORARIO SS. MESSE
con un servizio da sempre
sta di parlarci del suo lavoro e
auspicato sia dall’Amminiprefestivo festivo
lei ci ha porto un foglio con un L o calit à
strazione che dagli operatitolo: riflessioni. Eccole.
L er ici
8.30 10.00 tori commerciali.
“Il lavoro si è presentato S. Francesco 18.30
11.00 18.30
complesso e consistente, sia
S. Ter enz o 18.30
8.00 10.30,
ANAGRAFE in marzo 2011
per le sue dimensioni, sia per
18.30
abitanti al 28 feb.
10.817
l’esiguo tempo che avevo a diabitanti
al
31
marzo
10.795
Tel
l
ar
o
18.15
11.30
sposizione.
nati
2
La prima fase è stata impe- L a Serr a 16.00
10.30
morti
12
gnativa soprattutto dal punto
immigrati
3
9.30
di vista fisico (ho impiegato, in Pu gli ol a 17.00
emigrati
15
poco più di tre giorni, circa sei
matrimoni
2
Po zzu olo
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“Tre metri sopra al cielo” di Tellaro
Tre metri sopra il cielo è dove gli innamorati vivono le loro emozioni.
Gli innamorati di tutto il mondo, per una
tradizione partita dall’Italia, hanno cominciato
ad appendere dei piccoli lucchetti in ogni luogo
e in ogni momento pur di dimostrare a tutti
quanto è importante il loro amore...
In questi giorni si può notare un certo numero di lucchetti appesi anche alla ringhiera a
strapiombo sul mare del Terrazzino dei Militari a Tellaro. Una moda che abbiamo colto per
caso ma che non stona con i tramonti romantici, l’azzurro del mare e il silenzio.
Quest’idea è nata dal film, tratto dal libro di
Federico Moccia “Tre metri sopra il cielo”, con
Riccardo Scamarcio, il più amato fra i giovani
attori italiani dalle adolescenti. Durante lo
svolgimento del film “Ho voglia di te” i protagonisti Gin (Laura Chiatti) e Step (Riccardo Scamarcio), in segno del loro amore attaccano appunto un lucchetto su uno dei lampioni di ponte Milvio, ormai ricoperti completamente da
La ringhiera degli innamorati e il particolare dei lucchetti
ferraglie, gettando poi le chiavi nel Tevere.
Molto più romantica, per i giovani di qui, la
ringhiera della nostra Tellaro dalla quale le
chiavi poi vengono gettate direttamente in mare invece che nelle acque torbide del Tevere.
Per i più pigri ora è possibile chiudere il lucchetto e gettare le chiavi tramite Internet. Infatti sul sito www.amarsisempre.com sono disponibili lucchetti virtuali che hanno lo stesso
effetto: per sempre, ma senza uscire di casa.
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