Come funziona il sistema britannico --IL VELINO CULTURA-
Transcript
Come funziona il sistema britannico --IL VELINO CULTURA-
Come funziona il sistema britannico --IL VELINO CULTURA-- Roma - Un centro e tanti satelliti. Così si presenta il sistema museale britannico, una struttura che agli organi centrali affida compiti di tipo strategico (pianificazione e controllo), mentre ai Boards of trustees (ovvero ai “Consigli degli amministratori fiduciari”) dei singoli musei lascia la gestione operativa. Un sistema che affonda le radici storiche nella crisi post-industriale che investì la Gran Bretagna nel XIX secolo. Il diffondersi del sentimento di nostalgia per il passato, spinse la nazione a recuperare un senso di identità salvaguardando oggetti, edifici e tradizioni. In epoca vittoriana ciò comportò dapprima la nascita dei grandi musei nazionali, più tardi quella dei musei degli enti locali e in epoca più recente, sotto la spinta del coinvolgimento della società civile nella gestione del patrimonio pubblico, dei musei indipendenti sorti per iniziativa di singoli o di gruppi di privati. Aldilà della loro autonomia di gestione, tutte queste istituzioni tutti fanno capo al Department for Culture, Media and Sport (Dcms) che si occupa sia della gestione dei musei che dei beni culturali. Per quanto riguarda i primi ne garantisce il funzionamento a livello turistico e sul piano dei finanziamenti. Per quanto riguarda i beni culturali, invece, è responsabile per l'identificazione e la conservazione del patrimonio storico ambientale, dagli edifici storici ai monumenti antichi. Segretario di stato del dipartimento è Andrew Burnham. Esempio di questo sistema decentrato è proprio il British Museum, organo pubblico non ministeriale sovvenzionato dal Dipartimento per la Cultura, Media e Sport. Il suo consiglio di amministrazione è formato da 25 fiduciari in conformità con il British Museum Act del 1963 e la legge Musei e Gallerie del 1992 ed è responsabile per la gestione e il controllo del museo stesso approvando un piano annuale e la nomina del direttore, responsabile della contabilità e dell'amministrazione generale del museo. Attualmente a dirigere il British Museum è Neil MacGregor, recentemente nominato anche uomo dell’anno dal Times. Docente universitario di storia dell'arte alla Reading University fino al 1981, ha diretto la National Gallery fino al 2002 quando è stato chiamato alla guida del British Museum. La gestione dei musei nazionali, quindi, è formalmente, ma anche sostanzialmente, autonoma da influenze esterne. Essi operano per conto del governo - che su dodici di essi esercita un controllo di tipo fiscale – ma sono sostanzialmente liberi di definire le linee politiche e di sviluppo del museo. Il delicato equilibrio tra indipendenza dei trustees e loro responsabilità nei confronti del governo sembra però essersi incrinato negli ultimi anni, sia per la maggiore influenza esercitata dall’esecutivo nella nomina dei consigli d’amministrazione, sia per l’attitudine a investire anche queste figure di garanti, dei problemi economici e di gestione del museo. Un discorso diverso va fatto per i musei pubblici. Non essendo nazionali dipendono direttamente dalle istituzioni e quindi nello specifico dalle autorità locali: sono coordinati in diversi Area Museums Councils, che coprono per l’appunto le varie aree regionali, la Scozia e il Galles. Sono organismi senza un preciso statuto, quindi la loro specifica struttura varia da regione a regione. Tuttavia i loro obiettivi tendono a essere più o meno i medesimi ovunque. Si propongono infatti di favorire la cooperazione fra musei, ad esempio attraverso la circolazione di mostre o esposizioni; di fornire consulenza tecnica ai singoli musei; di procurare e distribuire i fondi; di tenere i collegamenti fra i musei di una data area, il governo centrale e i potenziali sponsor privati. Di notevole rilievo in tutto questo sistema è il ruolo ricoperto dal Museums libraries and archives council (Mla), organismo pubblico non ministeriale che promuove il miglioramento e l'innovazione nel settore dei musei, biblioteche e archivi, anch’esso collegato al dipartimento per la Cultura, Media e Sport che lo finanzia. Presidente è il poeta e scrittore Andrew Motion. Il Dcms gestisce anche la Government Art Collection, che si occupa di tutte quelle opere di artisti custodite sia negli edifici governativi del Regno Unito che nel mondo per promuovere l’arte britannica a livello internazionale. Per quanto concerne i costi, la situazione in Gran Bretagna e soprattutto a Londra è molto diversa da quella italiana. Rispetto ai luoghi d’arte nostrani che raccolgono e preservano le opere che hanno contribuito a costruire il tessuto culturale dell’area, il nucleo di musei londinesi è costituito da collezioni private arricchite nel tempo da donazioni e acquisti. Pertanto l’ingresso ai principali musei nazionali è libero per tutti i visitatori (solamente la visita a mostre temporanee è a pagamento), ma si accettano donazioni volontarie, solitamente superiori alle tre sterline. Il British Museum, che ospita quasi sei milioni di opere, nel corso del 2002 ha sopportato serie difficoltà finanziarie ed è stato persino chiuso per sciopero contro la proposta di riduzione del personale. Eppure al di là delle difficoltà, il costo è rimasto lo stesso: ovvero pari a zero. Una scelta, quella dell’entrata gratuita, nata ovviamente da un’attenta analisi: negli anni Ottanta alcuni musei che avevano introdotto l' ingresso a pagamento avevano visto diminuire del 40 per cento i propri visitatori. Il biglietto aveva scoraggiato soprattutto gli utenti locali, le famiglie e i giovani. Viceversa negli ultimi dieci anni i visitatori dei musei gratuiti sono aumentati del 40 per cento, con punte del 70 per cento per quanto riguarda il British Museum. Dal punto di vista economico, considerato che circa il 30 per cento dei visitatori (quelli che rientrano nelle categorie degli under diciotto e over sessanta) ha comunque diritto alle riduzioni, il mancato guadagno, per le istituzioni inglesi, non è stato poi così consistente. Anche perché gli introiti derivano, oltre che dall'offerta libera spesso superiore al previsto, da bookshop e merchandising in genere, da sponsorizzazioni e donazioni all'estero molto consistenti. Anche la National Gallery è gratuita così come la Tate Gallery, complesso di quattro musei di Stato: Tate Britain, Tate Liverpool, Tate St. Ives e la più recente Tate Modern, inaugurata nel 2000 assieme al Millennium Bridge.