biofilmografia

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biofilmografia
Sandra Assandri
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VIDEO
”Noaptebune-Buonanotte
lo scambio nel lavoro di cura”.
Sandra Assandri e Franca Balsamo - 68’, Pal, colore, dv. - 2005
Valentina è appena arrivata a Torino con visto turistico. Ha passaporto rumeno e cerca un lavoro qualsiasi.
Natasha vive ad Asti con Lella, novantaquattro anni. Ha lasciato in Moldavia il figlio ed il marito, intanto
insegna a Lella i nomi delle ex-repubbliche sovietiche. La mamma di Manù ha trovato la nipotina che le
mancava nella giovane somala che l'ha assistita fino alla fine. In casa di Fernanda si è costruita una
convivenza insolita; con l'anziana signora vivono: la "badante", il marito di questa e la piccola Georgiana. La
bambina desidera un fratellino ma vorrebbe anche restare con "nonna" Nanda.
Lunanga, congolese, ama il lavoro con gli anziani, li accompagna e soffre la loro perdita; ma una "badante"
pu˜ sentirsi in lutto? Lunanga osserva il nostro modo di vivere e confronta.
Il video è stato realizzato nel corso di una ricerca sulle problematiche del lavoro di cura in rapporto ai
percorsi migratori nell'era della globalizzazione. Sono state registrate interviste con persone presenti nel
territorio piemontese a vario titolo coinvolte nella catena globale della cura.
« Videoportrait de Jean Rouch, Reportage sur l’imaginaire »
Sandra Assandri - 29', Vhs. Pal B.N. - 1984
Jean Rouch racconta la sua personale visione circa il modo di pensare e praticare il cinema. Illustra i suoi
rapporti con gli altri antropologi-cineasti, sottolineando l’importanza della macchina da presa come strumento
di raccolta dati indispensabile per l’evoluzione delle discipline antropologiche.
“Tenzing”
Sandra Assandri - 57', Colore, Super8. - 1987
Tenzing, un giovane tibetano,vive in India con la sua famiglia. Il filmato narra del suo viaggio a Lhasa, alla
ricerca di un fratello più grande rimasto in Tibet e di cui si erano perdute le tracce.
Il racconto di questo viaggio è stato scritto a partire dai materiali raccolti nel corso di una ricerca
antropologica condotta tra i rifugiati tibetani in India. La storia di questa famiglia si dipana sullo sfondo degli
avvenimenti che portarono molti tibetani a trasferirsi in India a partire dalla fine degli anni cinquanta.
”Conversations with Diki, a Tibetan Woman in India”
Sandra Assandri - 45', Pal, BN, 3/4 U-Matic. - 1987
Diki ha trascorso gran parte della sua vita nell’India meridionale dove è giunta con molti altri rifugiati tibetani
negli anni sessanta. Da qualche anno si è trasferita a Mac Leod Gunj “per essere più vicina a sua santità”(il
Dalai Lama vi risiede dal 1960), ma anche perché questo villaggio è il luogo ideale per chi desideri praticare
il commercio, attività cui il marito si dedica con impegno e fantasia. Nel corso di queste conversazioni, Diki
racconta sè stessa e la sua famiglia facendo un quadro della trasformazione della società tibetana nell’arco
di tre generazioni, dalla vita in Tibet dei suoi genitori a quella dei figli nati e cresciuti in India.
Altri video
Giovanna la Rossa
Sandra Assandri - 40’, Pal, Colore S-Vhs. - 1994
“Ho scritto una lettera”
Sandra Assandri - 26', Pal, Colore 3/4, U-Matic - 2003
Collaborazioni
1983
”Magda, troisième étage à droite”
Vania Barbosa (Brasile).
30’, Super 8, colore.
In preparazione.
In Beijing
dv, Pal, Colore.
Nella città in trasformazione, artisti e viaggiatori, cinesi e non, si confrontano.
MOSTRE
2001 - Dialoghi (Con Naila Clerici),
In occasione del convegno: “Gli indiani d’America e l’Italia”. Fondazione Einaudi, Torino.
1999 - Storie Tibetane (Personale),
Galleria Sakura, Fukuoka, Giappone.
1999 - ”Portraits” (Personale),
Galleria Kaze, Fukuoka.
1998 - Quale villaggio globale? (Con Naila Clerici)
”Società, culture e sistemi politico-economici nell’età della globalizzazione”.
Palazzo Tursi, Genova.
1997 - Storie Tibetane (Personale)
Studio Laboratorio, Torino.
1996 - U.S.A-Italy, American icon or global culture? (Usa-Italia: icone americane o cultura globale? ) (Con
Naila Clerici)
In occasione del seminario internazionale: “Salzburg Seminar sessione 325”. Leopoldskron Schloss.
Salisburgo.
1995 - Fondazione Einaudi, in occasione del convegno:
Understanding another Culture: Experiences and research project for the future (Comprendere altre
culture. Esperienze e progetti).
Con Naila Clerici)ÿ22
1991. - Un villaggio Tibetano in India(Personale)
Libreria Clexidra, Lugano.
1990. - Un village Tibetain en Inde,
carnet de notes ethnographiques (Personale)
Centro culturale franco-giapponese Tenri, Parigi.
1983 - Un villaggio Tibetano in India (Personale)
Salone congressi della Provincia, Milano.
In occasione della visita del XIV Dalai Lama.
1983 - Performance (Con Emina Kurtagik)
F.I.A.G. (Festival international d'avantgarde de la photo, du film, de la video et de l'audiovisuel), Parigi.
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ICONE DI
UN MONDO GLOBALE
Assandri e Naila Clerici - 1998 - Palazzo Tursi, Genova.
In occasione del convegno: Quale villaggio globale? Società, culture e sistemi politico-economici nell’età
della globalizzazione.
Presentazione
Nel 1504 Michelangelo completa il suo David che viene collocato dinanzi al Palazzo della Signoria di Firenze
a grandiosa espressione dei supremi ideali civici del Rinascimento; nel 1886 viene collocata all'ingresso del
porto di New York la Statua della Libertà di Bartholdi, simbolo universalmente noto di quegli ideali di libertà e
di dignità cui tutti gli esseri umani aspirano. Al di là delle diverse valenze artistiche di queste due opere tanto
famose, si può ben dire che esse hanno sempre rappresentato due momenti fondamentali per esprimere le
più nobili aspettative umane Ma possiamo oggi affermare con certezza assoluta che ancora esprimano tutto
questo, quando le vediamo trasformate in modellini di plastica corredati di walkman o in rutilanti decorazioni
per luna park?
Sorge legittimo il dubbio che le ultime generazioni della Vecchia Europa e del Nuovo Mondo, annebbiate dai
fumi che escono dalle ciminiere, sommerse dai cimiteri di automobili, esaltate dalle bollicine della Coca-Cola,
abbiano dimenticato quei valori e li abbiano seppelliti sotto mucchi di "american strass". Si ha l'impressione
che jeans, park, rugby, Star Trek siano i nuovi miti di una società che vive di cibi in scatola che vede i
pellerossa come citazione esotica, che "usa e getta" sotto lo sguardo ammiccante di qualche avvenente
ragazza bionda che grandeggia sui cartelloni pubblicitari. E non si percepisce più la differenza tra i due
continenti, che sembrano pervasi dalle stesse frenesie, e soprattutto tante immagini italiane (torinesi, in
questo caso), ci danno la sensazione che i nuovi miti americani, il nuovo linguaggio, facciano parte
integrante del nostro quotidiano, al punto da non renderci conto che sono giunte da oltre oceano, così come
Topolino è penetrato così profondamente nei nostri cuori da farci dimenticare che il suo vero nome è Michey
Mouse. Eppure, i volti sorridenti di tre uomini, noncuranti del colore della loro pelle, e lo sguardo sempre
enigmatico di un gatto ci riportano a pensare che tutto questo è semplicemente: l’esistere. (Manuela
Cozzani)
Le fotografie proposte, costituiscono un inventario critico di contenuti e di valori. Trasposizioni minime e
sintetiche di discorsi, che entrano nel nostro quotidiano per divenirne discretamente parte. Simboli un po’
stereotipati che non necessariamente appartengono al nostro contesto culturale, affiancandosi e, talvolta
sovrapponendosi, ad icone di diversa e più vicina origine, riescono talora a creare confusione e smarrimento
nella percezione e nell’identificazione con i segni della cultura di appartenenza. I Sistemi simbolici che si
intrecciano in questo mosaico non si valgono degli stessi strumenti e metodi mediatici per attuare il loro
approccio che risulterà più o meno aggressivo o persuasivo. E non sempre esistono o sono sottesi legami e
relazioni significativi tra gli elementi presenti. Alcune icone, che all’origine esprimevano valori, ed apparivano
dense di contenuti, si sono ormai stravolte sclerotizzandosi in sagome scarne via via impoverite nel
significato e nell’aspetto formale. In tali percorsi verso una esasperazione di qualche aspetto a scapito di
altri, si assiste ad una sorta di snaturazione e talvolta ad un rimbalzo della matrice originaria verso mondi
diversi, per poi, eventualmente, ritornare alla situazione iniziale, ma spesso in una veste ormai irriconoscibile.
Sono state documentate alcune situazioni europee, americane ed asiatiche.
Al di là della retorica e, forse con un po’ di ironia, Sandra Assandri e Naila Clerici, lavorando a quattro mani,
hanno colto in immagini spunti per una riflessione, che si augurano, possa offrire elementi per un dialogo con
e tra persone di diversa origine etnica e culturale.
Quando gli aspetti cromatici e formali dei valori ideologici invadono e pervadono la nostra vita di tutti i giorni,
rivestendo di sé, e in modo accattivante, gli oggetti più banali, essi perdono in apparenza la loro forza
persuasiva per apparirci più sfumati e carichi soltanto di uno charme visivamente appagante. E così, inseriti
subdolamente nelle piccole cose del quotidiano, i valori veicolati attraverso codici e simboli, passano dalla
monumentalitità più aggressiva alla pervasione soffusa. Inoltre la supposta modernità di cui si ammantano fa
da lasciapassare a imposizioni culturali che, pur restando inaccettabili sul piano ideologico, non vengono più
immediatamente percepite nelle sue manifestazioni più evidenti e riconosciute come tali. Insegne
pubblicitarie e marchi di fabbrica di prodotti disparati, scandiscono ormai gli spazi urbani facendone i "non
luoghi" della cultura originaria. Le città del mondo non risultano abbellite né tantomeno arricchite da questo
intrecciarsi di segni iconici che si vanno accumulando senza ormai contrapporsi. La diffusione di mode che
nulla hanno a che vedere con le reali necessità di chi le adotta ha, ad esempio, permesso il reinstallarsi in
luoghi impensabili dell'imperialismo economico del primo mondo.
Cogliendo segni e colori, emblemi simbolici, vessilli di altri mondi, presenze insinuate e quasi inavvertite di
culture e di valori altri, nei luoghi del quotidiano, nel 1995 Naila Clerici e Sandra Assandri hanno iniziato
questa ricerca, che si avvaleva della macchina fotografica come strumento privilegiato. Il lavoro si è
sviluppato ed è cresciuto a partire da un primo gruppo di immagini che volevano documentare le
interrelazioni simboliche tra la cultura italiana e quella degli States. In occasione di viaggi e soggiorni diversi,
il discorso si è poi spontaneamente esteso ad altre realtà e ad altri intrecci. (Sandra Assandri)