- Sito Istituto d`Istruzione Superiore ``Enrico Fermi`` Pieve

Transcript

- Sito Istituto d`Istruzione Superiore ``Enrico Fermi`` Pieve
¾ Istituto d’Istruzione Superiore “E. Fermi” Pieve di Cadore
Via Valcalda n. 1
32044 Pieve di Cadore tel 0435 33072 fax 0435 517274 E mail
[email protected]
¾ Comune di Pieve di Cadore
¾ I.R.R.E Veneto
SULLE ORME DEGLI ANTICHI CADORINI
Progetto per una nuova didattica dell’accoglienza turistica nell’ambito del
progetto nazionale “Sulle orme di…”, promosso dal Ministero dell’Istruzione
Università Ricerca.
IL CADORE: il fascino di montagne incantate e di una antica storia
Il Cadore è la parte più settentrionale della provincia di Belluno ed è uno dei più
bei luoghi alpini d’Italia. Vallata ricca di laghi e corsi d’acqua, presenta un paesaggio
fatto di ampie conche verdi, circondate dalle ripide vette delle Dolomiti orientali.
Adagiata in posizione dominante Pieve di Cadore è una cittadina vivace di oltre
4000 abitanti e costituisce il centro storico, artistico ed amministrativo del Cadore. Il
paese ha dato i natali a Tiziano Vecellio e alla cerchia dei suoi parenti pittori. Centro del
capoluogo è Piazza Tiziano, con la statua di bronzo del sommo artista ed il Palazzo
della Magnifica Comunità di Cadore. Ad est si apre la valle del Piave, mentre a ovest la
valle del Boite. Il Cadore è stato un crocevia di genti e quindi di culture provenienti dalla
Germania, dall’Austria, dal Friuli e da Venezia e i suoi monumenti lo testimoniano. I
primi insediamenti stabili risalgono all'età del ferro e sono documentati dai numerosi
ritrovamenti archeologici della civiltà paleoveneta. I Romani arrivarono in Cadore nel II
sec. a.C. e a Pieve, probabilmente sede di un presidio militare, vi era sul Montericco un
tempio consacrato a Marte sul quale, con la cristianizzazione, fu edificata nel V secolo
la prima chiesa cristiana dedicata a S. Pietro Apostolo. Dopo la dominazione
longobarda e quella dei Franchi, nel 787 il Cadore entrò ecclesiasticamente a far parte
del patriarcato di Aquileia; quasi certamente nell'XI sec; fu edificata nel centro di Pieve
una nuova chiesa che fu dedicata a S. Maria e venne costruito il castello di Pieve.
Contemporaneamente si formava un'organizzazione amministrativa locale. Finito il
dominio dei Caminesi nel 1337, la vita politica e sociale si trasformò e i cadorini
scrissero il loro nuovo statuto approvato dal Patriarca e da Carlo di Lussemburgo, sotto
la cui protezione si era posto il Cadore. Il diritto a mantenere i primi statuti fu
riconosciuto anche dalla Serenissima, alla quale nel 1420 i cadorini decisero di
sottomettersi, in cambio di vari privilegi. Con la presa del potere di Massimiliano I
d’Asburgo in Tirolo, il castello di Pieve e diversi paesi cadorini furono messi a ferro e
fuoco; nel 1508, i cadorini e i veneziani sconfissero gli imperiali nella battaglia di
Rusecco. Nel 1511 il castello fu nuovamente conquistato dai tedeschi, che requisirono
lo statuto cadorino e da allora, nonostante i molti tentativi di riaverlo, non fu più restituito
(oggi è conservato ad Innsbruck). Il lungo periodo di pace, iniziato nel 1516 e terminato
con le invasioni napoleoniche nel 1797, favorì lo sviluppo economico di Pieve e la
conseguente formazione di una classe di mercanti che divenne quella egemone,
fornendo amministratori ed esponenti ecclesiastici, ma che non riuscirà mai a farsi
nobiltà, poiché lo statuto non prevedeva il titolo nobiliare. Dalla seconda metà del '500
Pieve cambiò volto grazie alla ricchezza di alcune famiglie, dovuta al commercio del
legname, che faranno erigere case di residenza in pietra, secondo la tipologia veneta.
Al dominio francese dal 1797 successe quello austriaco, periodo segnato da carestie,
epidemie e da precarie condizioni economiche. Con il Congresso di Vienna (1815) il
Cadore divenne parte del regno Lombardo-Veneto. Nel 1848 i cadorini decisero di
schierarsi con i veneziani contro gli austriaci: quasi quattromila uomini si misero agli
ordini di Pietro Fortunato Calvi. Il Cadore fu annesso all'Italia nel 1866. Durante la prima
guerra mondiale il Cadore e le sue montagne furono teatro di azioni belliche di cui
rimangono tracce nelle opere di fortificazione ancora visitabili. Durante la seconda
guerra mondiale, dopo l'8 settembre, Pieve con il suo territorio entrò a far parte
dell'Alpenvorland hitleriano: nacquero le prime formazioni partigiane, che presero il
nome di "Brigata Calvi", a ricordo del valoroso combattente per la libertà. Negli ultimi
trent'anni del '900 lo sviluppo industriale nel settore dell'occhialeria investe il Cadore,
riaffermando la posizione di centralità della cittadina, che accoglie l'ospedale, le scuole
superiori, gli studi professionali, le attività commerciali, le organizzazioni di volontariato.
Gli itinerari che seguono hanno l’obiettivo di far muovere gli studenti sulle orme
degli antichi cadorini per far cogliere loro le componenti artistiche, storiche, culturali di
questo incantato territorio.
IL PERCORSO FORMATIVO
E’ stato diviso in moduli da uno a sette giorni e costituisce una prima elaborazione di
proposta, valida fino all’autunno 2006. Sono stati previsti due percorsi: il primo può
essere effettuato con il pullman privato, il secondo usufruendo della Dolomiti Bus Card.
I pranzi si effettueranno nella maggior parte al sacco mentre le cene sono previste in
albergo.
Prima possibilità
Moduli realizzabili con pullman privato
Primo giorno
Itinerario tizianesco nel centro storico di Pieve di Cadore (senza uso del pullman)
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
Arrivo a Pieve di Cadore e sistemazione in albergo
Visita al Palazzo della Magnifica Comunità di Cadore e al suo Museo
archeologico
Visita alla casa natale di Tiziano
Pranzo in albergo
Visita alla Chiesa Arcidiaconale di Santa Maria Nascente
Visita alla casa di Tiziano l’Oratore
Visita a Monte Ricco e alle fortificazioni moderne sulle tracce dell’antico Castello
Rientro nel centro storico attraverso il Parco Roccolo per un itinerario
panoramico naturalistico
Secondo giorno
Itinerario artistico, storico e naturalistico
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
Visita a Cibiana, il paese che ha dipinto la propria storia; sosta nella borgata
Masariè alla scoperta dei Murales
Salita al Monte Rite con la navetta per un itinerario relativo alla prima guerra
mondiale e visita al Museo nelle Nuvole di R. Messner
Discesa a piedi lungo la strada militare
Rientro in albergo e cena
Terzo giorno
Itinerario artistico: le chiese di montagna
ƒ
ƒ
ƒ
Vigo, S. Orsola; Laggio, S. Margherita a Salagona
Lorenzago: Madonna della Difesa
Dosoledo di Comelico Sup.: SS. Rocco e Osvaldo; San Nicolò Comelico:
S.Nicolò
Quarto giorno
Itinerario “Architettura spontanea” e storico naturalistico
ƒ
ƒ
ƒ
Auronzo di Cadore - I fienili di San Marco
Passeggiata nella foresta di Somadida, la riserva boschiva della Repubblica di
Venezia
Visita al lago di Misurina e salita in pullman al Rifugio Auronzo
ƒ
Passeggiata lungo la base delle Tre Cime fino alla forcella Lavaredo
Quinto giorno
Itinerario naturalistico e storico della Grande Guerra
ƒ
ƒ
ƒ
Passo Falzarego
Visita al Museo della Val Parola
Salita in funivia al Monte Lagazuoi e discesa a piedi
Sesto giorno
Itinerario “Architettura spontanea” e storico naturalistico
ƒ
Cortina : Castello di Botestagno e Casa della Regola con visita al museo dei
fossili e alla pinacoteca Rimoldi
Settimo giorno
Itinerario attraverso le antiche vie di comunicazione a Nord
ƒ
Partenza da Pieve, arrivo a S. Candido di Pusteria e noleggio delle biciclette per
un percorso ciclabile attrezzato lungo il corso del fiume Drava fino a Lienz
attraverso i paesi del Tirolo
Seconda possibilità
Moduli realizzabili con Dolomiti Bus Card
Primo giorno
Itinerari tizianesco nel centro storico di Pieve di Cadore (senza uso del pullman)
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
Arrivo alla stazione di Calalzo di Cadore e con pullman di linea arrivo a Pieve di
Cadore e sistemazione in albergo
Visita al Palazzo della Magnifica Comunità di Cadore e al suo Museo
archeologico
Visita alla casa natale di Tiziano
Pranzo
Visita alla Chiesa Arcidiaconale di Santa Maria Nascente
Visita alla casa di Tiziano l’Oratore
Visita a Monte Ricco e alle fortificazioni moderne sulle tracce dell’antico Castello
Rientro nel centro storico attraverso il Parco Roccolo per un itinerario
panoramico naturalistico
Secondo giorno
Itinerario sportivo
ƒ
ƒ
In bicicletta per il Centro Cadore lungo la pista ciclabile: noleggio biciclette a Tai
lungo il tracciato della Ferrovia delle Dolomiti
Sottocastello: visita alla Palestra di roccia attrezzata sulla parete della Diga del
lago del Centro Cadore
Terzo giorno
Itinerario storico e naturalistico
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
Casa delle Regole d’Ampezzo
Visita al Museo dei fossili
Visita alla Pinacoteca Rimoldi
Visita allo Stadio olimpico del ghiaccio e passeggiata sul tracciato della Ferrovia
delle Dolomiti
Quarto giorno
Itinerario storico naturalistico
ƒ
ƒ
Grea, Rizzios e Lagole: visita alle antiche borgate di Grea e Rizzios e alle
sorgenti e al laghetto termale di Lagole, sito archeologico
Visita al Museo dell’Occhiale a Pieve di Cadore
Quinto giorno
Itinerario storico e artistico
ƒ
ƒ
Salita al Col Ciampon di Laggio e visita ai resti della Grande Guerra
Visita alla Chiesa di Santa Margherita in Salagona di Laggio e alla Chiesa di
Sant’Orsola di Vigo
Sesto giorno
Itinerario naturalistico e della Grande Guerra
ƒ
Tre Cime di Lavaredo lungo il sentiero della Grande Guerra
Settimo giorno
Itinerario trekking
ƒ
ƒ
ƒ
Valle di Cadore: visita alla borgata di Costa e passeggiata lungo la strada
romana fino alla chiesa di Damos e rientro
Solo con servizio navetta a noleggio si scende a Perarolo, centro del commercio
del legname punto di confluenza del torrente Boite nel fiume Piave
Visita a Palazzo Lazzaris, la casa dei trofei e al giardino
GLI ITINERARI
Primo itinerario
Cibiana, il paese che ha dipinto la propria storia: alla scoperta dei Murales.
L’itinerario parte da Cibiana che è una piccola località del Cadore tra Pieve (8 km.) e
Cortina (20 km.). Cibiana di Sotto si distingue per un ragguardevole patrimonio
architettonico costituito da diverse abitazioni, alcune delle quali risalgono ai secoli XVI,
XVII e XVIII. Ma Cibiana è soprattutto il paese dei Murales. Grandi dipinti d'autore, ben
54 murales dipinti dagli anni '80 in poi, campeggiano infatti sulle facciate delle case del
paese, dando luogo ad uno dei più affascinanti musei all'aperto d'Italia. Sono preziose
opere di artisti molto noti, inizialmente dell'area veneta, e successivamente anche di
pittori di fama mondiale. Sono stati inseriti con cura nell'architettura rustica dell'antico
paese e raccontano la storia delle case dove sono stati dipinti: la casa del fabbro, del
casaro, del mugnaio, del carbonaio...
Il Museo nelle Nuvole sul Monte Rite (2183 m.)
Punto di partenza: Forcella Cibiana (1536 m.)
Equipaggiamento: normale da escursione
Dislivello: m. 700.
Tempo: 1.30 per la discesa di 7 km.
Rifugi e punti di appoggio: Rifugio Remauro presso Forcella Cibiana e Rifugio
Dolomites sul Monte Rite.
Descrizione dell’escursione: Da Forcella Cibiana si prende la navetta per la salita alla
cima lungo la strada militare, recentemente risistemata che con pendenza regolare si
inerpica a tornanti sul versante meridionale del monte Rite. Man mano che si sale il
panorama si amplia sempre di più sul Bosconero e le montagne della conca zoldana. A
circa 2000 m si percorre una breve galleria e all'uscita si incontra una vecchia
casermetta; in breve si giunge a forcella Deona (2053 m) dove si apre un panorama
mozzafiato verso il Pelmo e l'Antelao; ancora un tratto lungo la strada e si arriva sulla
cima del Monte Rite (2183 m). Ora può iniziare la visita al “Museo nelle nuvole”. Il Forte
di Monte Rite, eretto dagli italiani nel 1914 e fatto saltare dagli austriaci dopo quattro
anni, fu qualche anno fa individuato da Messner come sede ideale per il "Museo nelle
Nuvole" grazie alla sinergia tra l'alpinista, la Regione Veneto e il Comune di Cibiana.
Dal 28 giugno 2002 quello che era un cumulo di ruderi è così diventato uno dei più
funzionali musei del mondo alpino, il più alto d'Europa a 2181 m. Sulla sommità del forte
cupole di cristallo e acciaio coprono quelli che un tempo erano i pozzi destinati ai
cannoni rotanti Nell'ex fortificazione si percorre un ampio corridoio nel quale sono
esposte sculture in gesso di Stephan Huber riproducenti i più noti massicci dolomitici;
sulla sinistra si aprono venti stanze in cui è narrata la storia delle Dolomiti a mezzo di
reliquie, documenti, attrezzature delle grandi imprese alpinistiche nonché dipinti e
stampe di grandi illustratori quali E.T.Compton e Thomas Ender. Sulla destra del
corridoio, alternate ad altri dipinti, una serie di finestre, quelle che lo stesso Messner
chiama "quadri veri" dal momento che inquadrano vedute sulle vette circostanti con
relativa descrizione di fianco, come in una galleria d'arte ideale completamento di
un'esperienza unica è la terrazza sul tetto del forte/museo, dalla quale si gode uno dei
più vasti panorami dolomitici: a 360° si riconoscono le cime di Agnèr, Pelmo, Civetta,
Marmolada, Cristallo, Antelao, Tofane, Rocchette, Lagazuoi, Marmarole…
Dopo aver ammirato lo splendido panorama ed esserci rifocillati possiamo iniziare,
questa volta a piedi, la discesa di circa 7 km sulla stessa strada militare attraversando
boschi di conifere e pascoli lungo la strada voluta dall’esercito, al tempo della prima
guerra mondiale, per la fortificazione della vetta.
Secondo itinerario
Il Monte Lagazuoi, testimonianza della grande Guerra
Punto di partenza: Passo Falzarego m. 2105, valico tra Cortina e Livinallongo sulla
S.S. 48 delle Dolomiti.
Equipaggiamento normale da montagna; utile una lampada portatile e guanti
Dislivello: m. 700
Tempo: 1.30 per la discesa
Rifugi e punti di appoggio: albergo al Passo Falzarego e rif. Lagazuoi
Descrizione dell’escursione: Passo Falzarego m. 2105 – salita in funivia al Lagazuoi
Piccolo m. 2728 – discesa a piedi per la galleria circa m. 2450. Il tunnel nella roccia è
attrezzato con una fune per tutta la sua lunghezza. A quota 2400 circa, la galleria sbuca
sulla Cengia Martini che, durante i lavori di scavo, fungeva da campo base italiano (resti
di imponenti baraccamenti). Seguendo la cengia in discesa, segnavia “G”, si oltrepassa
un ripido canalone e si raggiungono i ghiaioni dove si incontra il sentiero segnalato n.
402 che riporta in breve tempo al Passo Falzarego.
Durante tutti gli anni di guerra 1915-1918 sul monte infuriarono le battaglie; sono
rimaste caverne, tunnel nella roccia e le posizioni abbandonate sotto la Cengia Martini
Durante la Grande guerra, per gli austriaci il Lagazuoi Piccolo era baluardo contro la
penetrazione degli italiani in Val Badia. Gli italiani erano svantaggiati dal fatto che il
monte, sul versante sud, presenta una parete verticale di 400 metri. Tentarono
ugualmente di espugnarlo: i pionieri del genio scavarono nella montagna ben 1100
metri di galleria, salendo a spirale nella roccia. Nell’ultima camera, proprio sotto le
postazioni nemiche, sistemarono 33 tonnellate di esplosivo. La carica venne innescata il
20 giugno del 1917, ma tanto sforzo non servi a nulla, in quanto i Kaiserjager avevano
già abbandonato la vetta. Sulla cima una semplice croce di legno conserva la memoria
dei soldati caduti da entrambe le parti.
Terzo itinerario: Tre Cime di Lavaredo “L’empireo delle Dolomiti”
Punto di partenza: Rifugio Auronzo, 2320 m.
Arrivo: Rifugio Locatelli, 2405 m.
Equipaggiamento: normale da escursione
Dislivello: m. 85
Tempo: 2 h
Rifugi e punti di appoggio: rif. Auronzo, rif. Lavaredo, rif. Locatelli
Descrizione dell’escursione:
Le Tre Cime sono le vette più famose delle Dolomiti, un mito nel mondo dell’alpinismo.
Esse si ergono armonicamente allineate, splendide per forme e colori sul grande
piedistallo coperto da bianche colate di ghiaie. Delle Tre Cime, la più alta è la Grande,
ossia la centrale (2999 m), la seconda è la Cima Ovest (2973 m); la Cima Piccola è più
bassa, ma è la più elegante per lo slancio delle forme, tra cui spicca quella dello Spigolo
Giallo, alpinisticamente molto famoso. La strada panoramica a pedaggio che sale da
Misurina basterebbe da sola a giustificare l'escursione per il suo indescrivibile
panorama sulle Dolomiti. Una volta arrivati in cima, la strada termina in un parcheggio e
da qui si prosegue a piedi. Il percorso non presenta un dislivello significativo, soprattutto
nel tratto dal Rifugio Auronzo al Rifugio Lavaredo, in cui si percorre sostanzialmente
una mulattiera ghiaiosa in piano. In questa prima parte si costeggia la base delle Tre
Cime. Una volta raggiunto il Rif. Lavaredo e la forcella, lasciando le cime alle nostre
spalle, si apre di fronte a noi un anfiteatro roccioso, alla cui estremità, ad una quota
sostanzialmente pari a quella a cui ci troviamo, già si intravede il Rif. Locatelli. Per
raggiungerlo si intraprende il sentiero 101 che percorre a mezza costa il lato destro
dell'anfiteatro. Il sentiero è stretto e sassoso, e percorre un ripido versante. Superato
questo tratto, che richiede circa 30 minuti, si raggiunge il pianoro del Rif. Locatelli. Alla
destra del rifugio si vedono, pochi metri sotto di noi, una coppia di laghetti dall'azzurro
intenso, su una sorta di balcone che si affaccia sulla valle sottostante. La bellezza di
questa zona è eccezionale, e il breve sentiero è l'occasione di ammirare da ogni
angolazione le magnifiche Tre cime e le altrettanto splendide montagne alle loro spalle.