La `La signorina Papillon` al Gad

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La `La signorina Papillon` al Gad
29/9/2015
Il Resto del Carlino
La ‘La signorina Papillon’ al Gad
ANCHE se si rappresentava un altro giardino, “La Signorina Papillon”, secondo appuntamento
GAD 2015, è stato uno spettacolo di tutt’altro spirito e tono, anche se ne può essere il risultato
virtuale. Il surreale giardino de “La Signorina Papillon” di Stefano Benni, tutto rose e magnolie,
farfalle e farfalline, pappagalli impagliati e bombi, è il luogo ideale per rimanere prigionieri di un
mondo che non c’è più, per vivere nell’irrealtà, sospesi fra solitudine e sogno dove anche la
bellezza della Natura, favorita con pazienza e in assenza di confronti, piano piano diventa
stucchevole e finta. Situazione limite, fra farsa e tragedia, dove i comportamenti umani in
mutazione costante sciolgono e interrompono il sogno, dove i rispecchiamenti caratteriali
infrangono certezze e il fatale scorrere del tempo modifica atteggiamenti e intenti. Bravissimi i
quattro giovani interpreti della pièce, appartenenti alla “Compagnia Stabile del Leonardo” di
Carbonera (Treviso): Martina Sorace è stata una Rose col garbo da boutique, i due gemelli
Massimo e Alessandro Pietropoli gli irresistibili Millet e Armand e Lucia Crotti la convincentissima
Marie Louise che della vita ha già tutto capito; la regia di Giovanni Handjaras, arguta e ironica, si
è dimostrata esperta delle malizie della messa in scena e l’allestimento di Alessandro Pietropoli,
essenziale e gradevole come un piccolo e obsoleto sogno deve essere. Intelligente, a volte
lacerante, ma tutta giocata sull’iperbole e sull’allegoria nera e disincantata, il testo e il linguaggio
di Stefano Benni, scrittore, giornalista, poeta, drammaturgo di successo e “battutista” di Grillo,
che dimostra, anche con questo lavoro teatrale, di essere maestro di costruzioni immaginarie e
surreali tese a stigmatizzare, con satira tagliente, la moderna società italiana anche con l’apporto
fantasioso e bizzarro di giochi di parole, neologismi e parodie di altri stili letterari. Hanno avuto
torto gli assenti, sia giovani che vecchi, sia gli studenti che i professori, tutti, gli uni e gli altri
diffidenti delle novità teatrali; peccato che non abbiano capito che il bello del teatro è proprio
nell’assistere alla rappresentazione dei nostri gesti, dei nostri errori e dei pericoli in cui
incorriamo. E che è proprio il teatro amatoriale, così libero da audience e dalle pastoie delle
pubbliche sovvenzioni, a essere deputato a proporre novità teatrali, verificandone la validità per
un successo futuro. Gli applausi di un Rossini non esaurito, sono stati più caldi e sinceri, più
convinti e compiaciuti che mai. Ivana Baldassarri
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