La conferma nei risultati degli oltre 2.000 test psico
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La conferma nei risultati degli oltre 2.000 test psico
COMUNICATO STAMPA La conferma nei risultati degli oltre 2.000 test psico-finanziari di Schroders Il mondo degli investimenti e in particolare quello della consulenza finanziaria sono ancora a forte impronta maschile. Dati ANASF aggiornati a febbraio 2014 mostrano ad esempio che su un universo di più di 12.000 iscritti, meno di 2.000 sono donne. Tuttavia, ancorché minoritaria, la componente femminile sembra essere emotivamente meglio attrezzata per sfuggire alle trappole mentali più diffuse, spesso causa di scelte d’investimento fuorvianti e sub-ottimali. Questa dinamica emerge dal bilancio dei risultati di Investimente.it - il Test di “psico-economia” realizzato da Schroders in partnership scientifica con Matteo Motterlini, Direttore del CRESA (Centro di Ricerca in Epistemologia Sperimentale e Applicata – Università Vita-Salute San Raffaele), che per la prima volta in Italia traduce in azione la finanza comportamentale, con l’obiettivo di mettere i principi teorici di questa disciplina concretamente al servizio di promotori, banker e investitori finali. Confrontando le risposte date da uomini e donne nell’ambito delle più di 2.000 osservazioni raccolte finora attraverso la piattaforma online Investimente.it, si rileva infatti che gli uomini sono più sicuri di sé al momento di prendere decisioni finanziarie e sono pertanto più soggetti rispetto al genere femminile a cadere nella trappola emotiva dell’Overconfidence (57% a fronte del 45%): una tendenza che induce a sopravvalutare la propria capacità di controllare gli eventi e che può pertanto facilmente portare a “farsi del male”, assumendo più rischi del necessario o movimentando il portafoglio in modo eccessivo e non coerente con la propria pianificazione finanziaria. L’eccessiva sicurezza di sé può inoltre determinare una minore propensione a delegare le decisioni d’investimento a un consulente finanziario. Di più, se l’ottimismo eccessivo in finanza può risultare un vero e proprio boomerang, gli uomini sembrano più portati delle donne (27% vs 24%) a sovrastimare le probabilità di successo e a sottostimare i rischi legati ad aspettative troppo rosee. Si tratta di una trappola molto diffusa (Optimism bias), che può portare a un’inefficace pianificazione – perché impedisce di considerare, nei diversi scenari possibili, anche quelli negativi – e alla formulazione di previsioni sistematicamente distorte a proprio vantaggio. Inoltre - secondo i risultati raccolti da Schroders attraverso Investimente.it – le donne mostrano, rispetto agli uomini, una minore attitudine a investire guardando al passato (la buona regola è infatti considerare le possibili performance future). Una trappola mentale tra le più diffuse, codificata in finanza comportamentale come Effetto disposizione, che si traduce generalmente nella tendenza a vendere troppo presto gli investimenti in crescita, accontentandosi del guadagno già realizzato a prescindere dal potenziale di ulteriore upside, e a tenere troppo a lungo quelli in perdita, con il risultato di subirne una ancora maggiore. Tuttavia, in un quadro generale di minore “intrappolamento” riscontrato mediamente nell’universo femminile rispetto a quello maschile, le donne non solo tendono a vivere le perdite in modo più traumatico, ma mostrano anche di soffrirne molto di più di quanto non gioiscano per i guadagni (22% a fronte di 16%). Attitudini che la finanza comportamentale riconduce alla trappola mentale definita Avversione alle perdite che, se e quando riscontrata nel cliente dal consulente finanziario, dovrebbe indurre quest’ultimo a non proporre investimenti ad alto rischio. “Lo scorso anno, la tardiva rotazione dall’obbligazionario all’azionario ha significato per gli investitori ‘intimoriti’ un mancato guadagno”, ha citato come esempio Luca Tenani, Country Head Italy di Schroders - Asset Management, aggiungendo che, “per un rapporto più efficace con gli investimenti è fondamentale conoscere meglio le proprie emozioni, personalità, attitudini e “abitudini” in quanto investitori e integrare questa autoconsapevolezza con la tradizionale dimensione oggettiva e razionale (tipologie di prodotti e di mercati, obiettivi e profilo di rischio dichiarati, capacità di risparmio e fonti di reddito…)”.