Croci in cielo e sulla terra - Centro Saveriano Animazione Missionaria
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Croci in cielo e sulla terra - Centro Saveriano Animazione Missionaria
Notizie testimonianze proposte per gli amici dei missionari BURUNDI CAMERUN CIAD CONGO R. D. MOZAMBICO SIERRA LEONE BANGLADESH FILIPPINE GIAPPONE INDONESIA TAIWAN THAILANDIA AMAZZONIA BRASILE COLOMBIA MESSICO PIA SOCIETÀ DI S. FRANCESCO SAVERIO PER LE MISSIONI ESTERE Viale San Martino 8 - 43123 Parma Tel. 0521 920511 – Fax 0521 960645 E-mail: [email protected] Direttore: Filippo Rota Martir Redazione: Diego Piovani - Tel. 030 3772780 E-mail: [email protected] Direttore responsabile: Marcello Storgato Regist. Trib. di PR 07-03-1967 - n. 400 Fruisce di contributi statali (legge 270/1990) Stampa: Tipografia Litos S.r.l. - Gianico (BS) In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio P. T. Brescia C.M.P., detentore conto per la restituzione al mittente, che si impegna a pagare la relativa tariffa 2017 MARZO n. 3 Croci in cielo e sulla terra La certezza di essere in buone mani D a questa parte dell’equatore, quando la calamita della notte tira in basso l’ultimo raggio di sole, il cielo dispone le sue stelle in maniera differente. Così - qui nel mezzo della savana, sulle rive del grande fiume Zambesi - non ci cerca la Stella Polare, ma la Croce del Sud, costellazione di riferimento nel cielo della notte australe. Una sera senza energia elettrica, mi sono coricato sul muretto davanti a casa per osservarla, fedele come sempre nella sua posizione, ai piedi della Via Lattea. “Una croce là in cielo e tante croci qui su questa terra”, pensavo. Là in cielo, una croce fatta di stelle. Qui sulla terra, invece, infinite croci fatte di volti, di solitudini, di egoismi, di indifferenze, di paure, di ingiustizie, di silenzi complici. p. ANDREA FACCHETTI, sx di famiglie soffocate da un’inflazione che l’anno scorso ha raggiunto il 50% per i beni alimentari. La croce di mãe Maria, il cui marito ha deciso di sposare una seconda moglie poche COME RAGGIUNGERE LA VERA FELICITÀ Proposta coraggiosa per la Quaresima... e non solo papa FRANCESCO L a Quaresima è un forte invito a tornare a Dio “con tutto il cuore”, a non accontentarsi della mediocrità, a crescere nell’amicizia con Gesù, amico che non ci abbandona mai. Anche quando pecchiamo, egli attende il nostro ritorno a Lui. La Parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro (Lc 16,19-31) ci dice come raggiungere la vera felicità e la vita eterna. Lazzaro non ha la forza di risollevarsi, giace alla porta del ricco e mangia le briciole che cadono dalla sua tavola, ha piaghe in tutto il corpo e i cani vengono a leccarle. È un rifiuto umano. Egli non è un fastidioso ingombro, ma un appello a convertirsi, a cambiare vita, ad aprire la porta del cuore all’altro. Ogni persona è un dono, sia il nostro vicino sia il povero sconosciuto. La Quaresima ci faccia aprire la porta ad ogni bisognoso e riconoscere in lui o in lei il volto di Cristo. Ognuno di noi ne incontra sul proprio cammino. Ogni vita che ci viene incontro è un dono e merita accoglienza, rispetto, amore. settimane prima del battesimo dei loro due bambini. La croce di chi - pur sperando in questa esile recente tregua - non vedrà tornare a casa i propri figli, mariti o padri: da una parte quelli con la divisa dell’esercito del Mozambico, dall’altra quelli con la tessera dei partiti di opposizione, rapiti e uccisi dagli squadroni della morte legati al governo. C’è la croce di questa terra benedetta dal cielo e saccheggiata da chi sventra foreste, porta via carbone, gas e minerali, lasciando la popolazione autoctona affossata nella miseria, mentre si gonfiano i conti in banca dell’élite al potere e del capitale straniero. La Croce del Sud, costellazione nel cielo della notte australe e simbolo di un cristianesimo... giovane Benedetta dal cielo, saccheggiata dagli uomini C’è la croce della nostra gente, che per un anno ha sofferto la siccità e la fame e che ora spera nella prima pioggia. C’è la croce Il ricco, al contrario del povero Lazzaro, non ha un nome, è qualificato solo come “ricco”. Gli abiti che indossa sono di un lusso esagerato. La porpora era molto pregiata, più dell’argento e dell’oro, riservata alle divinità e ai re. La sua ricchezza è esibita ogni giorno. Dice l’apostolo Paolo che “l’avidità del denaro è la radice di tutti i mali” (1 Tm 6,10). Il denaro può dominarci e diventare un idolo tirannico (EG 55). Invece di renderci solidali con gli altri, può asservire noi e il mondo intero a una logica egoistica che non lascia spazio all’amore e ostacola la pace. Per il ricco non esiste altro che il proprio io. Le persone che lo circondano non entrano nel suo sguardo. L’attaccamento al denaro lo rende cieco, incapace di vedere il povero affamato, piagato e prostrato. Si comprende perché il vangelo sia così netto: “Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza” (Mt 6,24). Il ricco e il povero muoiono entrambi. Tra i tormenti dell’aldilà il ricco riconosce Lazzaro e vorrebbe che alleviasse le sue sofferenze con un po’ di acqua. I gesti richiesti a Lazzaro sono simili a quelli che avrebbe potuto fare il ricco e che non ha mai compiuto. Questi chiede ad Abramo di mandare Lazzaro dai suoi fratelli ancora in vita per ammonirli; ma Abramo risponde: “Hanno Mosè e i profeti; ascoltino loro”. E di fronte all’obiezione del ricco, aggiunge: “Se non ascoltano Mosè e i profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”. La radice dei mali del ricco è nel non prestare ascolto alla Parola di Dio; questo lo ha portato a non amare più Dio e quindi a disprezzare il prossimo. La Parola di Dio è capace di convertirci e orientarci a Dio. Ci aiuta ad aprire gli occhi per accogliere la vita e amarla, soprattutto quando è debole. Chiudere il cuore al dono di Dio che parla ha come conseguenza chiudere il cuore al do■ no del fratello. Messaggio per la Quaresima, 2017 Abbonamento annuo € 10,00 (€ 1 una singola copia) - Contiene I. R. Poste Italiane. Sped. A.P. D.L. 353 03 (conv. L.27/02/04 n° 46) art. 2, comma 2, DCB Brescia. Envoi par Abonnement Postal - Taxe Perçue Mentre dall’altra parte dell’equatore… Dall’altra parte dell’equatore non si è sovrastati dalla Croce del Sud. Eppure si portano altre croci. La croce di un terremoto che sembra non finire mai e che destabilizza equilibri geofisici e umani. La croce di chi soffre la malattia o la vecchiaia nella solitudine degli affetti. La croce di chi vede frantumarsi un amore che credeva fosse per sempre. La croce di chi ha smarrito per strada il senso della vita e si rassegna a non cercarlo di nuovo. La croce di una politica che, per pochezza di idee o per egoismi che confinano il mondo al muretto di casa, ha smesso di parlare alla testa e al cuore della gente e solo riesce a parlare alle pancia. Anni fa, ho appeso all’armadio della mia stanza queste parole: “Devo poter avere la certezza di essere nelle mani di Dio e non in quelle degli uomini; poi tutto diventa leggero”. A scriverle è il pastore e teologo luterano Dietrich Bonhoeffer. Le scrive nel dicembre del 1943 dal carcere di Tegel in Germania, dove sconta la sua pena per essere parte della Resistenza al male nazista. Sarà impiccato il 9 aprile di due anni dopo, pochi giorni prima della fine della seconda guerra mondiale. Una certezza che dà forza al vivere Davanti agli ostacoli, alle cadute, ai fallimenti, davanti alle croci della vita c’è una certezza incrollabile che rende leggero il male. La certezza che siamo in buone mani. Perché siamo nelle mani di Dio. Un Dio che ha vinto la croce e ha disegnato per noi una vita piena, potente e debordante. Un Dio che vuole la nostra felicità. Per questo non se ne sta “con le mani in mano”. Prende le nostre. Ci rialza e cammina con noi. C’è anche un’altra certezza che, stavolta, chiama in causa la nostra responsabilità. Se Dio non se ne sta “con le mani in mano”, ci chiede di fare altrettanto. Ecco allora che ciascuno di noi è le mani di Dio. Solo così il male diventa più leggero. E anche le croci di quaggiù sembrano fatte di stelle. ■ 2017 gennaio n. ANNO 70° 3 2 Congo, come sarà il futuro? 3 Il perdono fa sbocciare la speranza 4/5 E... state con i saveriani 6 Finita la paura, inizia la gioia In cammino e in ascolto P. Caselin, alpino in cielo Un di più di amore e di bontà Myanmar, 2017 anno della pace 2017 MARZO M IS SION E E SPIRITO MISSIONE FAMIGLIA Finita la paura, inizia la gioia Gesù, astro nelle tenebre umane L a lingua di Zaccaria si sciolse e proruppe in una benedizione al Signore, Dio di Israele. Da muto a orante, da incredulo a profeta, da rassegnato a cantore delle opere di Dio. Quel bimbo impossibile è lì per dire anche a noi che Dio non dimentica mai le sue promesse. Zaccaria, Dio si ricorda, ha segnato nel nome la memoria VIRGINIA ISINGRINI, mmx vivente di quel patto iniziato da Abramo. Bisognava ripartire da quella promessa da cui tutti siamo stati generati. Ma Abramo non aveva potuto offrire nulla a Dio. Mai l’uomo è in grado di dare qualcosa in cambio dell’amore se non benedicendo. Ed è Dio che giura di essere lui per sempre il suo Dio, da un figlio a un altro figlio, da un amore a un altro amore. Giù giù, lungo tutta la storia, fino ad arrivare a me, a te. Anche quando lo tradiamo. Dio è fatto così. Non torna sui suoi passi. Abramo cadde in un profondo torpore, incapace anche di guardare il miracolo di quel fuoco incandescente che, nelle ombre del tramonto, divise in due gli animali del sacrificio, sigillo eterno posto sulla nostra povera umanità. E la stessa fiamma bruciante della grazia divide adesso il grembo di Elisabetta, rendendola madre contro ogni speranza. Dio ha visitato ancora il suo popolo facendo sbocciare la vita proprio lì dove tutto sembrava inaridito. È il sigillo della sua presenza: vita dalla morte, fecondità dalla sterilità, misericordia dal peccato. Non v’è più nulla che possa ormai sottrarsi al suo sguardo d’amore. È finita la nostra fuga, è finita la paura. Comincia la gioia. Un bimbo aprirà la strada a un altro bimbo. Giovanni Bat- MISSIONE RAGAZZI IN TRE, SULLA VIA DEL CALVARIO p. OLIVIERO FERRO, sx vieni a giocare con me. Andiamo a prendere le uova degli D ai,uccelli da quell’albero. Era Simone che parlava con Andrea. “Aspetta un attimo - gli risponde - guarda Tommaso che arriva correndo. Deve essere successo qualcosa di grave. Non l’ho mai visto così sudato”. “Venite in fretta con me - grida Tommaso - andiamo vicino alla strada che porta al Calvario. Stanno conducendo Gesù; vogliono farlo morire”. Così tutti e tre, di corsa, seguono altre persone che gridano, insultano, dicono brutte parole. Chissà perché. Qualche giorno prima lo avevano accolto all’entrata di Gerusalemme. Avevano cantato e danzato per Lui. Ora, invece, qualcosa di grave stava accadendo. Forse si erano dimenticati di tutte le cose belle che aveva detto e fatto. Così capita ai grandi. Loro cercano il proprio interesse, ma a noi bambini piace chi ci fa sorridere e ci ascolta. Era quello che pensavano, quando sono arrivati fuori dalla porta della città. Lo hanno visto. Facevano fatica a riconoscerlo. Portava la croce. Quanto era pesante, anche se c’era uno che lo aiutava. Aveva sangue dappertutto. Una corona di spine in testa e i soldati che continuavano a picchiarlo. Perché? 2 Vignetta di Patxi Velasco Fano Cosa aveva fatto di male? Loro con capivano. Cercano di guardarlo in faccia. Lui si ferma un istante e, con un mezzo sorriso insanguinato, si volta verso di loro. Non dice niente, ma loro hanno capito subito. Gli ha lasciato una missione. Se ne tornano a casa. Sanno cosa devono fare. Da quel momento staranno vicini a chi è solo, abbandonato. Lui lo ha fatto per tanto tempo. Ora loro tre, Simone, Andrea, Tommaso, i suoi piccoli amici, faranno del loro meglio. ■ Zaccaria, suo padre, fu pieno di Spirito Santo, e profetò dicendo: «Benedetto il Signore Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti di un tempo: salvezza dai nostri nemici e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei peccati, grazie alle viscere di misericordia del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge, per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace». (Lc 1,67-79). tista, il profeta dell’Altissimo, preparerà l’alba di un sole che sorge dall’Oriente: Gesù, “astro incarnato nell’umane tenebre” (G. Ungaretti). E siamo anche noi presi dallo stupore per il coraggio di questo Dio che muove i suoi primi passi nella carne cominciando dal buio, dalla negazione della bontà e dalle infinite storture del male. Avremmo forse immaginato che scegliesse ambiti più puri e più consoni alla sua divinità, ambiti più santi o meno contaminati dalle tenebre. Invece no. Comincia dalle nostre ambiguità e dalle tante morti che ci attanagliano. Siamo dei visitati dalla luce. Le viscere di misericordia del nostro Dio continuano a condurre la storia di Israele e la storia del mondo. Per questo si apre davanti ai nostri passi la via della pace. Sta a noi percorrerla e diventare astri di misericordia che tengono alta e stretta tra le mani “la Parola della vita»” (Fil 2,16). ■ MISSIONE GIOVANI In cammino e in ascolto Il profeta Zaccaria (Michelangelo Cappella Sistina) LA PAROLA DIEGO PIOVANI - [email protected] pensato che queH ostosempre spazio potesse essere un luogo di incontro, condivisione, racconto. Di che cosa? Soprattutto di esperienze vissute e realizzate dai giovani. Le loro testimonianze, in realtà, spesso sono pubblicate sulle pagine locali del nostro giornale. Eppure, credo sia importante che qualche volta le belle storie missionarie che coinvolgono le nuove generazioni possano essere conosciute da un pubblico più vasto, per innescare il “passa parola”, perché il tam tam è ancora più virale di internet. Anche per questo, a pagina 6, trovate la proposta saveriana per l’estate. Dai 14 anni in su, ragazzi e giovani possono scegliere di vivere parte delle loro vacanze in modo alternativo. E, come ricordato prima, i migliori strumenti per proporre i nostri appuntamenti siete voi, genitori e nonni, che state leggendo quest’articolo. C’è un’ampia scelta per ogni gusto e latitudine. Il menù è ricco. Basta solo un po’ di spirito d’iniziativa e, perché no, anche di coraggio e curiosità per scoprire un altro modo di vivere, di interpretare il mondo e affrontare i suoi problemi reali e concreti. Non si tratta solo di fare qualcosa, ma soprattutto di mettersi in cammino e in ascolto… Vi aspettiamo! Un’altra bella iniziativa arriva dal Congo RD e più precisamente da p. Giuseppe Dovigo, missionario molto conosciuto. Lascio a lui la parola. “Papa Francesco, nell’ultima giornata mondiale della gioventù a Cracovia, ha annunciato e affidato ai giovani il nuovo libro La saveriana Elisa Lazzari alla scuola di DOCAT, a Bukavu, Congo RD DOCAT, che contiene la dottrina sociale della chiesa. Il nome Docat viene dal verbo inglese ‘to do’ (fare), perché il contenuto risponde alla domanda: Che cosa fare? Il libro è stupendo, leggibile, con foto geniali, disegni piacevoli, citazioni di autori prestigiosi, antologie di pagine scelte dai documenti, con excursus per approfondimenti. È per i giovani e… per tutti. L’avvocato Darius, il catechista Marie-Paul ed io abbiamo programmato un corso per giovani diplomati e studenti universitari, mobilitando come animatori due sorelle saveriane, professori, esperti di economia e tanti altri. Siamo già al quinto incontro su dodici, seguendo i temi approfonditi dal libro. Incoraggiamo il dialogo e la concretezza. Alla fine, chiederemo un piccolo lavoro personale, offriremo il libro e un’attestazione di frequenza. PREGHIERA DEL MESE Per i cristiani perseguitati, perché sperimentino il sostegno di tutta la Chiesa nella preghiera e attraverso l’aiuto materiale. Conforti: “La perfezione si fonda su due capisaldi: bassa stima delle cose, di noi stessi e un concetto altissimo di Dio”. In un piccolo messaggio, uno dei partecipanti mi scrive: «Siamo talmente entusiasti di questi incontri che ci fanno sperare…». La situazione del Congo è tragica. La lista delle miserie sociali e dei diritti umani ignorati o calpestati è lunga. La gente sembra rassegnata e vive nella morsa del necessario quotidiano. Le autorità si disinteressano della popolazione (molti di loro hanno studiato in scuole cattoliche). La chiesa non esercita sempre lo spirito profetico, che dovrebbe avere, a difesa dei poveri. «La situazione attuale del mondo non può rimanere così», dice il papa nella premessa del libro. «Quando il cristiano si limita solo a gettare un’occhiata distratta ai bisogni dei più poveri tra i poveri, allora non è cristiano». Il nostro è il piccolo gruppo “seduto sotto un albero”, che riflette. Ed è cosa buona, anche se Francesco sogna “un milione di giovani cristiani, un’intera generazione, che sia per i loro coetanei una dottrina sociale su due gambe; il mondo non sarà cambiato, se non da coloro che con Gesù vanno nelle periferie e in ■ mezzo al fango”. 2017 MARZO V ITA SAV ERIA N A Come sarà il futuro? In Congo, tra i problemi fioriscono speranze I n Congo, le previsioni per il 2017 sono poco ottimistiche. Sarà un anno veramente cruciale. E se le elezioni tanto attese non avranno luogo... Nell’immediato, quello che preoccupa è la crisi economica che pesa sempre di più sulla vita della gente. Sono tante le mamme che portano i loro bambini al nostro Centro Nutrizionale di Bukavu e in noi cresce un sentimento di impotenza che lacera il cuore. Scopriamo ogni giorno situazioni incredibili. Uno shock dopo l’altro Tra le tante situazioni più penose mi balza in mente quella di mamma Salome. È rimasta vedova tre anni fa con 10 figli. Il sesto, Pascal (9 anni), ha un grave handicap ed era in stato di grave malnutrizione. Quando me lo son visto davanti, ho provato una pena indicibile. Dovevamo portarlo subito all’ospedale. La mamma, purtroppo, non poteva rimanere ad assisterlo, lasciando a casa da soli tutti gli altri. In attesa di trovare una soluzione, abbiamo deciso di dare alla mamma un supporto alimentare per i suoi bambini con un supplemento di latte, zucchero e biscotti per Pascal, oltre a una somma di denaro per attivare qualche piccola attività di commercio. Volendomi rendere conto delle reali condizioni di questa fami- glia, ho inviato Donatien, uno dei miei collaboratori, a vedere dove abitavano. Altro shock! Stavano in una baracca malandata in uno stato di indescrivibile squallore. Una domanda spontanea La testimonianza di Donatien era sconfortante. “In casa non hanno assolutamente niente, neppure un letto; dormono tutti per terra sui sacchi. E nessuno dei suoi figli ha avuto la possibilità di andare a scuola!”. Abbiamo preso subito la decisione di costruire per questa famiglia una nuova casetta di legno e abbiamo acquistato dei letti dove, per la prima volta, quella povera donna e i suoi bambini hanno dormito in modo dignitoso. La domanda che sorge davanti a situazioni come quella di mamma Salome e di tante altre famiglie che vivono in condizioni di estrema povertà è questo: al di là di quel poco che riusciamo a fare per loro nell’immediato, quale sarà l’avvenire di tutti questi bambini in un Paese dove i più essenziali diritti umani sono inesistenti? La formula più giusta Sento il dovere di rivolgere un sincero ringraziamento a tutti voi che avete scelto di continuare a sostenere con generosità i nostri bambini. Avete rinunciato alle “gratificazioni” (immagini e LAICATO SAVERIANO Il sogno della missione FRANCA e PATRICK Siamo qui a raccontarvi semplicemente che vogliamo partire, andare in Bangladesh per un breve periodo come missionari laici insieme ai saveriani. La decisione arriva da lontano. Tutti e due abbiamo fatto cammini con i saveriani in Italia e in Bangladesh. Ci siamo sposati nel 2012 e, dopo il matrimonio, abbiamo continuato a camminare insieme con la famiglia dei laici. Ora ci siamo trovati a dire insieme il nostro “sì” alla chiamata missionaria. L’idea è nata quando siamo andati in Bangladesh per la prima volta insieme. Vedere quella realtà così diversa da quella in cui viviamo oggi ci ha interpellato. Abbiamo iniziato a pensare, a valutare tutti i pro e i contro di una partenza, a mettere sulla bilancia il lavoro, la famiglia, i problemi economici. Alla fine la sua chiamata è stata più forte. Desideriamo condividere un pezzetto di vita insieme alla gente che incontreremo nelle missioni. In particolare, staremo a Shamnagar, piccolo villaggio vicino alla foresta del Sundarban, dove p. Luigi Paggi vive e lavora con il gruppo tribale dei munda. P. Luigi offre alle ragazze di questa etnia l’opportunità di studiare, evitando di sposarsi in età troppo precoce, affinché un domani possano contribuire alla crescita delle loro famiglie. Lì vicino c’è anche un piccolo ambulatorio, dove però non ci sono medici fissi. Franca potrebbe esercitare la sua professione di medico, con l’aiuto di Patrick come mediatore linguistico e culturale. Nel fine settimana, infine, l’idea è di spostarsi alla parrocchia più vicina, Shatkira, per partecipare alla Messa e a qualche attività pastorale. Insomma, nulla di straordinario, solo un anno messo a servizio di un popolo lontano da qui, ma vicino ai luoghi dove Patrick è nato e cresciuto. Qualcuno ci chiede se è davvero missione andare nel Paese di uno dei due. Non lo sappiamo, però oggi abbiamo questo piccolo sogno e non vediamo l’ora di partire. Sperando di poter condividere presto con voi i volti e le storie che il Signore ci farà incontrare. Franca e Patrick, pronti alla partenza per il Bangaldesh p. GIOVANNI QUERZANI, sx notizie particolari di ogni bambino), legate alla formula dell’adozione a distanza degli anni precedenti che, come vi avevo già spiegato, privilegiava un numero ristretto di bambini. Questo creava una certa dipendenza che non favoriva la responsabilità dei genitori, chiamati ad impegnarsi. Pascal, ad esempio, non era tra i bambini privilegiati dalle adozioni a distanza. Potevamo, forse, per questo escluderlo o ignorarlo? Vi siamo veramente grati per la vostra comprensione e per P. CASELIN, ALPINO IN CIELO Il 31 gennaio, a Parma, nella Casa di cura delle Piccole Figlie, dopo lunga malattia è morto p. Lorenzo Caselin. Aveva 93 anni compiuti. Era nato a Santorso (VI) il 5 settembre 1923. Fece parte, dal 1941 al 1943 della tragica spedizione militare italiana P. Lorenzo Caselin: in Russia. Santorso (VI) 5.9.1923 Entrato - Parma 31.1.2017 dai saveriani nel 1956, è stato ordinato presbitero nel 1962. Economo a Tavernerio, fino al 1968, in seguito è partito per il Congo RD, dove ha lavorato fino al 2013 come cappellano ed economo in varie comunità. Rientrato in Italia per cure si trovava Parma, dal 2013. Aveva scritto una lettera a “Missionari Saveriani” a novembre 2016. “A Parma, sono curato in modo premuroso e fraterno. Il mio corpo di novantatreenne esulta felice! Posso vivere sempre da missionario, spiritualmente, con l’atto d’amore espresso nel silenzio, nella contemplazione e pregando. L’atto d’amore rimane in eterno! Il mio cuore, però, è sempre in Congo, dove i miei bambini poliomielitici dell’Heri Kwetu soffrono. Ogni sera recitano il santo rosario per me e i loro benefattori…”. ■ “Villette a schiera a Bukavu”… Anche qui i saveriani sono presenti, portando aiuto, conforto e preghiera, per quello che è nelle loro potenzialità questa maggiore libertà di intervento a favore di chi è più sfortunato e ha bisogno di un soc- corso urgente. Questa è la formula più giusta, opportuna e ■ gradita a Dio. Conversione”, recentemente pubblicato nella collana Monumenta Missionalia. Pegueiro. In questi anni, i saveriani hanno svolto un lavoro positivo nelle parrocchie, affinché diventino sempre più missionarie, tramite l’infanzia e l’adolescenza missionaria, le vocazioni saveriane, l’appoggio concreto ai laici e alle comunità ecclesiali di base (Cebs). Nei prossimi anni, saranno investiti mezzi e forze nella pastorale sociale, creando scuole di educazione alla pace. Sarà rafforzata la pastorale indigenista, che accompagna il popolo kayapò, spesso minacciato nella propria cultura e identità. P. Renato Filippini ha discusso la tesi “Itinerari biblici nel processo di maturazione della fede in Giappone. Indicazioni per catechesi con adulti”. Così, ha conseguito la licenza in Catechetica presso l’Università pontificia salesiana. Il volontario laico Giampietro Sartori ha pubblicato, presso Edizionigraphital, “Dieci anni con i padri saveriani anziani e ammalati. Storie personali…”. Come per i tre martiri saveriani Carrara, Didonè, Faccin, è stata pubblicata, ad opera di p. Guglielmo Camera, postulatore, anche la biografia dell’abbé Albert Joubert, ucciso a Fizi con p. Didonè il 28 novembre 1964. Di p. Faustino Turco è uscito “Via Crucis”, commenti ispirati proprio agli scritti e alla vita dei martiri. Segnaliamo la bella trasmissione televisiva “Today” a cura di Andrea Sarubbi su TV2000. Il 23 febbraio è stato ospite il saveriano mons. Biguzzi. Questo è il link della puntata (dedicata alla Sierra Leone) su YouTube: https://www.youtube.com/ watch?v=c1QhFhOnjzU&index =1&list=PL6AqvbxnE8H64Dob ■ MXAE6_RCk3dzzqLbq NUOVA DR IN AMAZZONIA I saveriani dell’Amazzonia si sono riuniti per il XIV capitolo regionale, con la presenza del consigliere generale, p. Javier BURUNDI, STRADA TRACCIATA Quattro giornate di intenso lavoro hanno caratterizzato il Capitolo regionale del Burundi. A Bujumbura siamo 14 saveriani di 5 nazionalità diverse. È una ricchezza da cui traiamo ogni giorno beneficio. I primi saveriani burundesi ordinati presbiteri sono il frutto del grande lavoro di chi, con entusiasmo e dedizione, trasmette il carisma del nostro santo fondatore ai giovani di questa terra benedetta dal sangue di tanti martiri. Il Capitolo ci sprona a dotarci di strumenti sempre più adatti ai giovani che desiderano accogliere il carisma saveriano. “La strada è tracciata” era il tema del ritiro che ha preceduto i lavori dell’assemblea capitolare. Vogliamo continuare a seguire le tracce dei nostri confratelli e delle nostre sorelle, coraggiosi testimoni della verità e della fraternità. ■ LIBRI E TELEVISIONE A Rovereto, per iniziativa dell’associazione “SpagnolliBazzoni’ è stato presentato il libro “Padre Bepi De Cillia Un uomo buono con la mente d’argento e il cuore d’oro” di Martina Dei Cas. Tramite p. Luigino Marchioron, il direttore Jolibois di Spiritus, rivista missionaria francese, ha chiesto di tradurre in francese e spagnolo “Storie di La nuova DR del Burundi: p. Todeschi, p. Ntahimpera, p. Pulcini (superiore riconfermato), p. Basuzwa (vice) e p. Carrara La nuova Direzione del Brasile Nord: p. Ulisse Zanoletti, p. Ruìz Alvarez (superiore), p. Anzalone (vice), p. Amadeu e p. Martìnez 3 2017 MARZO IL PERDONO FA SBOCCIARE SPERANZA E PACE LE COMUNITÀ UN PONTE TRA USA E AFRICA p. FILIPPO ROTA MARTIR, sx p. GABRIEL BASUZWA, sx I n queste pagine riflettiamo sulla riconciliazione e sul perdono, tra persone, gruppi e popoli. Presentiamo esperienze missionarie provenienti dal Messico, Kosovo, Burundi, Congo RD, Camerun, Sierra Leone. Perdonare non è minimizzare (o dimenticare) il passato e il male ricevuto, ma assumerli e, nonostante tutto, far nascere, contro ogni aspettativa, qualcosa di nuovo. Non si può più eliminare ciò che è stato. Però, si può decidere di non rimanere vittime del risentimento, ostaggi del “ricordo indurito e ostinato”. In tal modo, il perdono guarisce l’offensore e l’offeso. “Perdonare è un fiore che spunta nel cuore di qualcuno, senza averlo piantato. Il perdono è grazia, non viene fuori dalla terra, ma è come rugiada che viene dal cielo (dossier di MO, dicembre 2007). Nessun rapporto umano è possibile senza il perdono. P. Gabriel Basuzwa, originario del Congo RD, è stato ordinato presbitero nel 1985. Il primo anno del suo ministero l’ha svolto nella diocesi di Bukavu e gli altri tre anni nella diocesi di Kasongo. In seguito si è specializzato in Scienze missionarie a Chicago. Dopo 14 anni passati in Camerun, ha ottenuto il dottorato al “Cross-Cultural Ministry”, sempre a Chicago, dal 2007 al 2010, con un interesse particolare al tema della riconciliazione, nel senso più ampio. P. Gabriel si trova ora a Bujumbura, in Burundi, in un clima socio-politico che richiede la pastorale della riconciliazione. Infatti, sono molteplici gli interessi che provocano conflitti, come le guerre nei paesi dei grandi laghi africani, in nome di cosiddette differenze etniche. ammalati, con il personale curante (soprattutto in Camerun) e nel campo dell’insegnamento, secondario e universitario. La mia evangelizzazione ha messo al centro la necessità di ricercare la giustizia, la pace, la riconciliazione, l’ecumenismo e il dialogo, non solamente inter-religioso, ma ad ogni livello, anche in tutti gli interventi comunitari. Cerco di promuovere uno stile di vita che favorisca sempre di più il servizio e l’ascolto disinteressato dell’altro, come Gesù ci ha mostrato. Quasi precursore del Giubileo In qualche modo, mi sono ritrovato a essere missionario della misericordia, ancora prima che papa Francesco proclamasse l’anno Giubilare. Sono felice di essere in Burundi in un momento in cui il Paese ha davvero bisogno di fare una esperienza di misericordia e un esercizio continuo di dialogo, preghiera e speranza oltre ogni speranza. LA GENTE UN DI PIÙ DI AMORE E BONTÀ Pace, giustizia e dialogo svolto il mio ministero presbiterale in due continenti: H oAfrica e Stati Uniti. Ho lavorato con i giovani, con gli Questo vale anche a livello internazionale e politico, nelle relazioni tra i popoli, chiamati a sanare le ferite, dopo aver riconosciuto i propri errori. Senza perdono non c’è giustizia, diceva Giovanni Paolo II. Oggi, nel mondo, c’è una violenza che si esercita “a pezzi”, in modi e a livelli diversi. Provoca sofferenze e lascia sul campo dolore e ingiustizia. Si tocca con mano, nei media, nel mondo politico e nel sentire comune, il preoccupante diffondersi di una irrazionalità violenta che “parla alla pancia” e diffonde disprezzo. Il Giubileo ci ha insegnato che possiamo davvero rispondere al male con il bene. Possiamo superare la troppa violenza e la troppa ingiustizia, diceva Benedetto XVI, solo contrapponendo un di più di amore, un di più di bontà. Questo “di più” viene da Dio. ■ P. Gabriel Basuzwa con p. Giuseppe Cisco a Tavernerio, nel 2013, in occasione del Capitolo generale dei saveriani (foto M. Storgato) A Bujumbura, molti sono confortati dal fatto che rimaniamo, malgrado le quotidiane atrocità. Abbiamo vissuto l’uccisione delle tre suore saveriane a Kamenge e di molte altre persone in città. Nonostante tutto questo, la speranza nell’azione di un Dio che salva e che perdona non si spegne. Il perdono e l’amore finiranno per trionfare sull’odio e sulla cecità che impedisce di vedere nell’altro un fratello e una sorella, per i quali Gesù ha donato la sua vita. È importante comunicare la speranza Cerco di far passare il messaggio di speranza e di misericordia nelle omelie e in tanti altri interventi: nella nostra casa di formazione, nei noviziati delle suore, nell’università dei protestanti, nella filosofia di Bukavu, ai giovani e agli intellettuali della mia diocesi di origine (Uvira, Congo RD), ai preti e religiosi durante i ritiri, nelle diverse conferenze. Faccio questo non solo a Bujumbura, ma anche a Buta (sul luogo dei martiri, nella diocesi di Bururi). Ultimamente, ho fatto una visita di p. NICOLA COLASUONNO, sx 10 giorni in Camerun e anche là ho Il primo anello di questa catena è stata mama Sifa, sposata da quindici anni con Stefaapprofittato per lasciare un messaggio no, con cui ha avuto sei figli. È venuta a trovarmi perché desidererebbe tornare ai sacradi speranza per l’Africa in generale e menti. Mi racconta di suo per il Burundi in particomarito che è malato gralare. Personalmente vedo vemente di diabete. “Forgià affiorare alcuni segni se il Signore, se finalmendi fiducia. Il nostro Dio te ci sposiamo in chiesa, salva continuamente. Il gli darà la forza e morirà sangue dei nostri martiri in grazia di Dio”, sospira non è stato versato inutilMama Sifa. mente. Esso rende autentico l’amore per il popolo di Non bastano sei figli? Dio che è in Africa. Vengo a conoscenza che Quest’anno, cercheil nodo è suo papà, il quaremo di portare avanti le insiste nel voler riceveun’evangelizzazione che re l’altra metà della dopunti sull’educazione alte: una mucca, secondo P. Nicola con gli sposi il costume dei Bashi qui la pace e al rispetto delSifa e Stefano, a Panzi a Bukavu, in Congo. Sei la vita dell’altro, senza di(Congo RD) nipoti non sono già una menticare la salvaguarda grande ricchezza per lui? Mi domando. ■ dell’ambiente. Ho insistito che Sifa informasse il papà che Stefano è gravemente malato e che quindi non può lavorare e avere i soldi per pagare la mucca. “Padre - mi dice - mio papà è pagano e poligamo; insiste nel voler ricevere la mucca”, prima di presentarsi davanti al Comune per registrare il matrimonio civile. Catena formata da molti anelli Il vescovo mi consiglia di cominciare questa catena della misericordia e di chiedere alla Piccola Comunità Ecclesiale (Cev) del quartiere di interessarsi e aiutare. Un catechista incontra il papà poligamo di Sifa e, invece della mucca ($400) riesce a negoziare per due capre ($100). Il giorno dopo la Cev è già pronta con la metà, la parrocchia aggiunge l’altra metà: gli anelli della misericordia si moltiplicano. Il Comune di Bukavu esige una tassa per ogni matrimonio registrato. Scrivo una lettera al bourgemestre e anche lui decide di diventare un anello della catena: niente tassa. I viaggi al comune diventano altri anelli: una volta è il tassista che si occupa di portarli al comune e riportali a casa gratuitamente (sono quasi 20 chilometri), un’altra volta è il ministro straordinario dell’Eucarestia. La quindicesima opera Il matrimonio viene celebrato nella CEV, una festa di quartiere con tutte le caratteristiche della misericordia. La questua dell’offertorio è donata alla famiglia di Sifa. Le mamme, durante la Messa, pregano per lei, affinché abbia la forza di prendersi cura di Stefano e di incoraggiarlo a seguire la dieta, senza compromessi. Nelle 14 opere di misericordia tradizionali non c’è quella di aiutare a pagare la dote per un matrimonio. Noi l’abbiamo aggiunta subito, secondo il consiglio di Papa Francesco: “la misericordia è la via che unisce Dio e l’essere umano, perché possa aprire il cuore alla speranza di essere amato per sempre, nonostante i limiti del suo peccato” (MV). P. Gabriel, in Burundi, un sorriso aperto alla vita LA GIUSTIZIA DI DIO È IL PERDONO Riconciliazione e pace in Sierra Leone mons. GIORGIO BIGUZZI, sx L a misericordia si declina anche nel lavoro per la riconciliazione e la pace. Negli anni novanta, in Sierra Leone, la popolazione si è trovata coinvolta in una crudele guerra civile che ha causato migliaia di morti, mutilati, rifugiati, distruzioni, bambini soldato, disgregazione delle famiglie e della società. Anch’io sono stato assalito, mi hanno strappato con forza la croce pettorale, tolto l’anello, rubato l’orologio e sono stato detenuto per tre giorni. Bisognava far dialogare i combattenti perché la soluzione dei conflitti non si ottiene con le armi. Le guerre, infatti, non cominciano sul campo di battaglia, ma dal cuore dell’uomo. Bisognava sanare i cuori. Così è intervenuto il Consiglio Interreligioso, di cui facevo parte come rappresentante della chiesa cattolica. Abbiamo iniziato con una giornata di riflessione e preghiera, partendo dai nostri valori religiosi alla luce della Bibbia e del Corano. Il bene di domani vale più del male di ieri Poi, a volte con grande rischio, abbiamo incontrato le parti in conflitto, cercando di capire le ragioni degli uni e degli altri. Il processo di pacificazione è stato lungo, ma ha portato alla riconciliazione e al perdono. Un giorno chiesi ad un giovane ragazzo se, nonostante tutto, lui si ritenesse ancora un buon cristiano. Mi rispose subito: “Sì, perché prego e perdono”. Aveva capito che “la giustizia di Dio è il suo perdono”(MV 20). Scrive papa Francesco: “La misericordia non è contraria alla giustizia ma esprime il comportamento di Dio verso il peccatore, offrendogli un’ulteriore possibilità di ravvedersi, convertirsi e credere” (MV 21). Per il Signore, l’uomo non coincide con il suo male o i suoi limiti, ma con le potenzialità e aspirazioni più profonde. Davanti a Dio il futuro conta più del passato. Il bene di domani vale più del male di ieri. I cristiani sono quelli che credono nel futuro, nell’amore misericordioso del Signore. UNA MUCCA COME “DOTE”... 4 2017 MARZO L’inizio perplesso della catechesi Un giorno, un compagno d’università è venuto a parlarmi della Parola di Dio e mi diceva che la mia vita sarebbe più bella con la fede in Cristo. Devo confessare che il suo intervento mi ha fatto venire paura e stizza. Che diritto ha lui di sapere se io vivo bene o male? Ha poi spiegato che nella nostra cappellania si organizza la catechesi in preparazione al battesimo e che potevo iscrivermi. Non ero convinto. Ma il mio amico mi ha spinto a farlo; anzi di sua iniziativa mi ha iscritto prima ancora d’avere il mio consenso. Allora mi sono detto: “La cosa diventa seria”. Così, perplesso, ho iniziato la catechesi. Un libretto chiamato “You cat” Il cappellano è venuto e mi ha consegnato un libretto, intitolato Ruphin Chira pronto al “YOU CAT” (il catechismo per i Battesimo, a Bukavu giovani). Leggendolo, le lacrime mi scendevano dagli occhi. Parlava alla mia vita, era quello che cercavo. Era la mia storia. Mi ha ispirato molto, mi ha fatto crescere nella fede con entusiasmo e simpatia, fino a diventare discepolo di Gesù. I sacramenti (battesimo, cresima ed Eucarestia) che ho appena ricevuto, hanno cambiato la mia vita: lascio dietro di me tutto il peso di un passato senza senso e inizio ora una nuo■ va storia. Mons. Biguzzi tra la gente in Sierra Leone (2017), terra martoriata per tanti anni da una guerra civile / foto L. Brioni LA POLITICA LIBERARSI DA OGNI RANCORE Perdonare non è da vigliacchi don FABIO CORAZZINA P erdonare le offese è molto problematico. Spesso i buoni cattolici vorrebbero addirittura ripristinare la pena di morte! Il tema del perdono e della riconciliazione ha una dimensione non solo individuale. Giovanni Paolo II parlava addirittura di “politica del perdono”. Anche nelle nostre comunità resta la convinzione che se perdoni sei un vigliacco, non sei un uomo. Mons. Samuel Ruiz nel Chiapas Sono stato nel Chiapas, Messico. Lì Samuel Ruiz, di San Cristobal de las Casas, morto nel 2011, è stato un’eccezionale figura di vescovo vicino alla sua gente. Il suo cammino s’intrecciò dal 1994 con quello del nonviolento esercito zapatista del subcomandante Marcos. Ho riscontrato come in tutte le parrocchie c’era una stanza nella quale c’era scritto “Gruppo di riconciliazione”. La chiesa aveva preparato dei laici per aiutare a riconciliare qualora fossero sorti problemi nelle famiglie. Questo modo di fare sarebbe interessante anche per noi. Agenti di riconciliazione in Kosovo Un altro esempio l’ho incontrato in Kosovo. Mentre una valle veniva liberata dai serbi (e chi non se ne andava veniva ammazzato), le chiese cattoliche facevano suonare a festa le campane. Nello stesso tempo, all’interno del Paese c’erano tre persone che si muovevano insieme. Il sociologo Anton Cetta, docente universitario musulmano, e Ibrahim Rugova (diventato poi presidente della repubblica del Kosovo) dal 1989 al 1991 hanno guidato i “consigli della riconciliazione”. Grazie a loro centinaia di famiglie albanesi, divise dalla vendetta del sangue, praticata secondo l’arcaico codice consuetudinario, si rappacificarono. Oltre a Cetta e Rugova c’era anche un parroco (che parlava ben 13 lingue e scriveva in 8) cattolico, don Lush Gjergji. Uno strano codice d’onore In Kosovo esisteva un codice d’onore, il Kanun o Codice di Lek Dukagjini, del 1600, il più importante codice consuetudinario albanese, tramandato di generazione in generazione. Regolava minuziosamente tutta la vita della comunità e della famiglia, dalla nascita alla morte. Uno dei suoi aspetti più discussi, assurdo e disumano, ma allo stesso tempo sentito dalla gente come preciso dovere del valoroso, è la “vendetta del sangue”. Si tratta di un meccanismo di difesa della vita e di giustizia collettiva in una determinata fase dello sviluppo della società. Secondo tale codice, per essere uomini ci si doveva vendicare. Viene regolato dal Kanun anche il sistema delle vendette di sangue, consuetudine antichissima di origine illirica. È fissato in maniera rigorosa il diritto di vendicare l’uccisione del proprio familiare, colpendo fino al terzo grado i parenti maschi dell’assassino. Adempiere alla vendetta è considerato un obbligo, pena il disprezzo da parte della collettività. Il perdono da parte dei parenti offesi è previsto e regolato da uno specifico rituale. Secondo il codice d’onore, per essere uomini ci si doveva vendicare, al fine di recuperare il male ricevuto. Camminare insieme Contro questa legge, il musulmano Anton Cetta, il non credente Ibrahim Rugova e un prete cattolico, don Lush Gjergji, protagonista del movimento nonviolento, camminavano insieme. I loro gesti diventavano una liturgia pubblica, una riconciliazione alla quale partecipavano migliaia di persone. Rugova venne spodestato molto rapidamente, perché l’Unione Europea scelse di appoggiare il movimento armato UCK, l’Esercito di Liberazione del Kosovo. ■ Mons. Ruiz, vescovo degli indios nel Chiapas, in un libro edito dall’EMI (2012) Gli occhi, le mani, la bocca di Gesù In apertura del Giubileo siamo entrati per la porta della Misericordia. Ricordiamoci che la porta è Cristo, che ci conduce al Padre e ci guida in uscita verso il mondo. Usciamo e guardiamo gli altri con gli occhi di Gesù: occhi di amore e non di esclusione. Usiamo le mani come Gesù: mani che guarivano, che donavano, aperte per aiutare, mai per colpire o ferire. Usiamo la bocca come Gesù: bocca che proferiva parole buone, di gioia, perdono, incoraggiamento, amore. È giunto il tempo della misericordia, in cui il cri- P. Dovigo, a conclusione di un pellegrinaggio nell’anno della misericordia, in Congo RD stiano mostra il suo volto fraterno all’umanità ferita. È questa la verifica dell’autenticità dell’essere discepoli di Gesù nel ■ mondo di oggi. PONTI DI RICONCILIAZIONE TRA NOI ERA QUELLO CHE CERCAVO Riconciliarsi con Dio e con se stessi RUPHIN CHIRA Celebrare la Pasqua è sempre un evento. La veglia è vissuta con commozione e l’azione di Dio è visibile. Anche l’anno scorso, il 26 marzo, nella chiesa universitaria dell’Istituto Superiore di Pedagogia, a Bukavu (in Congo RD), abbiamo avuto battesimi, cresime e prime comunioni (31). Sono studenti, che hanno fatto una scelta e una preparazione, con la consapevolezza di persone adulte. Tra loro c’è Ruffin Chira, studente di legge. Alla fine della celebrazione, ha offerto la sua testimonianza. p. Giuseppe Dovigo, sx S ono Ruphin Chira, ma mi chiamano anche Eliel. Vorrei ringraziare voi tutti qui presenti, in particolare il padre cappellano e tutto il gruppo di catechisti che consacrano il loro tempo prezioso per la nostra istruzione. Sono entusiasta di fare parte ormai della famiglia cristiana. Sono figlio di una famiglia laica. I miei genitori hanno lasciato a me e ai miei fratelli la libertà di scegliere la propria fede. Sono il primogenito e ho preso il tempo necessario, 24 anni, per orientare la mia fede. Vivevo come un ateo nelle varie circostanze difficili della vita. Mi chiedevo il perché di tanto male, se Dio fosse veramente padre e se fosse tutto vero quello che si racconta della Trinità. In pratica, conducevo una vita piuttosto mondana. papa FRANCESCO udienza del 30 aprile 2016 Spesso riteniamo che i nostri peccati ci allontanino dal Signore. In realtà, peccando, Lui ci vede nel pericolo e viene a cercarci. Dio non si rassegna mai alla possibilità che qualcuno rimanga estraneo al suo amore. Con le nostre sole forze non ce la facciamo a riconciliarci con Lui. Lontano da Dio non abbiamo più una meta, diventiamo “erranti”. La distanza tra noi e Lui può diventare un baratro. Tuttavia, Gesù viene a cercarci come un bravo pastore che cerca la pecora perduta (Lc 15,4-6). Lui ricostruisce il ponte che ci ricongiunge al Padre. «Lasciatevi riconciliare con Dio!» (2 Cor 5,20), il grido che l’apostolo Paolo rivolse ai primi cristiani di Corinto, oggi vale per tutti noi. La comunità cristiana può e deve favorire il ritorno sincero a Dio di quanti sentono la sua nostalgia. Riscopriamo il bisogno della tenerezza e della vicinanza del Padre per ritornare a Lui con tutto il cuore. Fare esperienza della riconciliazione con Dio permette di scoprire la necessità di altre forme di riconciliazione: nelle famiglie, nei rapporti interpersonali, nelle comunità ecclesiali, come pure nelle relazioni sociali e internazionali. Nel mondo ci sono più nemici che amici. Facciamo ponti di riconciliazione anche fra noi, cominciando dalla stessa famiglia. La riconciliazione è anche un servizio alla pace. Lasciamoci riconciliare con Dio per diventare nuove creature e poter irradiare la sua misericordia in mezzo alla gente. La pace non è impresa facile, soprattutto a causa della guerra, che inaridisce i cuori e accresce violenza e odio. Vi esorto a non scoraggiarvi. Aprite i vostri cuori a Dio Padre misericordioso. Di fronte alle sfide di ogni giorno, fate risplendere la speranza cristiana. 5 2017 MARZO IL M ON D O IN CA SA CAMPI GIOVANILI 2017 Scrivono gli animatori missionari: “Siamo stati attratti da una persona, Gesù, che ha proposto un modo di vivere differente dal solito; ci ha suggerito che c’è più gioia nel dare che nel ricevere. Vogliamo imparare a seguirlo! Ti offriamo la possibilità di incontrarlo, di vivere la sua proposta e di ascoltare il tuo cuore! Eccovi alcune proposte per arricchire la vostra estate!”. Con-passione (per ragazzi 14-17 anni) - Campo di volontariato ad Ancona (10-16 luglio). Mattinata impegnata a servizio di persone bisognose e pomeriggio dedicato alla condivisione delle esperienze vissute, con presentazione di alcune realtà della missione. Contributo: 100 €. Per info: p. Francois (347 8596272 - [email protected]) E... state con i saveriani pagina a cura di DIEGO PIOVANI ● ● Rigener-azione (per giovani dai 17 anni in su) - Camminando insieme da Pamplona a Javier in Spagna (21-30 luglio). Per vivere un cammino fuori e dentro di te nella terra da cui è partito il più grande missionario, S. Francesco Saverio. Contributo: 200 €. Per info: p. Enzo (347 5889413 - enzotonini@ yahoo.it) ● Per-dono (per giovani dai 18 ai 26 anni) - Campo di servizio con immigrati a Siracusa (25 luglio-5 agosto). Un’occasione per scoprire altre culture, accogliere i profughi e fare amicizia con loro; sono previste attività, momenti di condivisione, testimonianze, spiritualità e allegria. Testimoniere- mo Gesù con l’amore concreto e con l’ascolto. Contributo: 250 € + biglietto aereo. Per info: p. Alberto (333 8856374 - albertopovo@gmail. com) ● Chi-ama l’Africa (per giovani da 20 anni in su) - Esperienza missionaria a Goma-Congo (tra metà luglio e metà agosto). Convivenza in una comunità missionaria con i laici saveriani che seguono le attività della missione. È necessario essere aperti alle novità del momento, senza troppa programmazione. Per info: p. Enzo (347 5889413 - enzotonini@ yahoo.it) ● IncontrandoSconfinando (per giovani dai 19 anni in su) - Campo di servizio con immigrati a Ceuta, tra Spagna e Marocco (dal 1° al 16 agosto). Ceuta (Spagna) è la città delle quattro religioni e culture: islamica, cristiana, giudaica e indù. È un’esperienza di servizioincontro con giovani immigrati, di conoscenza della realtà pluriculturale di Ceuta e di dialogo oltre il confine marocchino. Per info: p. Emmanuel (342 7177923 - adilimwassa@ gmail.com) Per ulteriori informazioni e contatti vedi il sito www.saveriani.it e consulta la pagina FB Missionari Saveriani Parma. MESSAGGIO DALLE CHIESE MYANMAR, 2017 ANNO DELLA PACE ! SUD/NORD NOTIZIE Infanzia negata Bangladesh: 64 ore di lavoro. I bambini delle baraccopoli bengalesi sono costretti spesso a lavorare 64 ore alla settimana nelle fabbriche tessili di grandi marche internazionali. Il 15% dei bambini tra 6 e 14 anni dei quartieri più poveri di Dhaka non va a scuola perché lavora a tempo pieno. La cifra sale al 50% tra quelli di 14 anni. Due terzi delle bambine lavoratrici sono impegnate nel tessile, un settore in piena espansione nell’economia del Bangladesh. E le autorità bengalesi non pongono obiezioni. ● Vietnam: traffico di esseri umani. Continua ad aumentare il fenomeno della tratta di esseri umani in Vietnam, che ora sfrutta anche i social media, sempre più utilizzati dai giovani vietnamiti. Il Sudest asiatico è tra le regioni più implicate nel traffico di esseri umani. Molte donne sono vendute per i matrimoni al confine con la Cina. Il Vietnam ha annunciato una strategia per affrontare il fenomeno, già sotto la lente d’osservazione. ● 6 ● Sud Sudan: alcuni numeri. Dopo anni di separazione, oltre quattromila bambini sono stati riuniti alle loro famiglie. Infatti, a causa del conflitto in corso sono stati sfollati circa 900 mila card. CHARLES MAUNG BO minori, di cui quasi 15mila staccati dalle rispettive famiglie e quindi esposti a rischio di abusi. Oltre mille bambini sono stati uccisi come conseguenza diretta del conflitto. Dallo scoppio della guerra civile, inoltre, in Sud Sudan più di 16 mila bambini sono stati reclutati come soldati. ■ Aggiornamenti africani Congo RD: Chiesa nel mirino. Nelle ultime settimane si sono verificati alcuni episodi di violenza che hanno coinvolto la chiesa, una recrudescenza di paura, collera e incertezza. Il cardinale Monsengwo, arcivescovo di Kinshasa, mette in relazione questi fatti con il tentativo della Conferenza episcopale congolese (Cenco) di mediare nell’attuazione degli accordi di San Silvestro e di trovare un Primo Ministro che guidi un governo di unità nazionale, come previsto dalle intese. Monsengwo ha ricordato Etienne Tshisekedi, storico leader dell’opposizione morto di recente, che ha combattuto fino all’ultimo per dare al Congo “la pace nella giustizia”. ● Ciad: no a sconforto e violenza. Il Ciad sta attraversando un momento molto difficile a causa delle controversie sulla gestio● ne delle elezioni presidenziali, il mancato versamento dei salari e le misure d’austerità prese dal governo per far fronte alla crisi economica e finanziaria. Lo scrivono i vescovi del Ciad che lamentano la mancanza di dialogo tra governo e opposizione e tra istituzioni e società. I vescovi chiedono a tutti di fare la propria parte per portare il Paese fuori dalla crisi, “resistendo alla tentazione della violenza e dello scoraggiamento; il futuro passa attraverso la tolleranza, il rispetto delle differenze e l’accettazione reciproca”. Sviluppo e diritti. Secondo uno studio, l’Africa ha una crescita economica a due velocità. Un primo gruppo di Paesi subisce la drastica diminuzione dei prezzi del petrolio e le turbolenze politiche della primavera araba (Egitto, Libia e Tunisia). Il secondo gruppo è in espansione per l’impetuosa crescita della popolazione in età lavorativa. Resta però da capire se il conti- ● Pubblichiamo l’appello del cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, in Myanmar. Il Myanmar sta attraversando uno dei momenti più strazianti della sua storia. Il popolo birmano è profondamente addolorato perché sembra si stia ricadendo in giorni oscuri. Il Myanmar ha bisogno dell’attenzione del mondo per rafforzare il suo fragile percorso di democrazia. Le Nazioni Unite riferiscono brutalità e altre violazioni molto gravi dei diritti umani da parte delle forze di sicurezza birmane, raccontano atti di disumanità difficili da leggere e da credere. Si tratta di un campanello d’allarme per tutti noi. Negli ultimi cinque anni, il Myanmar ha vissuto molti cambiamenti positivi e ora è un paese più aperto. Si tratta di un’alba di speranza, ma preghiamo intensamente che questa non diventi una falsa alba. I commercianti di odio sono in piena attività. L’odio verso persone di diversa etnia e religione si è intensificato e ha raggiunto un livello allarmante. La pace è possibile solo con la giustizia. Il governo permetta libero accesso alle agenzie umanitarie, ai media e agli osservatori dei diritti umani. Operi a fianco della comunità internazionale per indagare sui reati denunciati dalle Nazioni Unite. Invito la comunità internazionale a essere vigile e a sostenere l’attuale governo democratico birmano. Lavoriamo insieme per porre fine alla violenza e al terrore nel nostro paese, e per costruire una nazione dove ogni uomo, donna e bambino, di ogni razza e religione, sia riconosciuto come concittadino e nostro fratello in umanità. La chiesa bimana ha dichiarato il 2017 “Anno della pace” e darà il suo contributo. nente sarà in grado di sfruttare i mezzi di cui dispone. Di contro, secondo l’organizzazione Human Rights Watch, ci sono garanzie costituzionali ignorate, repressione violenta degli oppositori, impunità crescente e corruzione. Il rapporto, inoltre, mette in guardia dal pericolo che i populismi autoritari rappresentano per l’assetto mondiale. ● Marocco: uscire dall’islam si può. Chi lascerà l’islam per abbracciare un’altra fede non sarà più condannato a morte per apostasia. Ad affermarlo, in un documento ufficiale, è il Consiglio superiore degli ulema del Marocco. Sembra una decisione storica. Secondo gli ulema, non è mai stata una questione religiosa, quanto un problema politico. In sostanza, è come se “depenalizzassero” l’apostasia, riconoscendo che non va punita dagli uomini ma, semmai, da Dio. ■ 2017 MARZO D IA L OG O E SOLID A RIETÀ LETTERE AL DIRETTORE p. Filippo Rota Martir MISSIONARI SAVERIANI Via Piamarta 9 - 25121 Brescia E-Mail: [email protected] Pagina web: saverianibrescia.it/ FB: Missionari Saveriani LA PROPOSTA DELLA NONVIOLENZA Caro direttore, grazie per la difesa del cartaceo. Una comunicazione online sarebbe certamente più veloce, ma porterebbe in sé la fretta (nel produrre e nel consumare, anche un giornale) che la connota. È vero, peraltro, che l’esperienza del “Pulpito digitale” rivolto ad alcune migliaia di persone e redatto settimanalmente da una persona (p. Renato Filippini) che abita in Italia e da un’altra che abita in Giappone ha dello stupefacente. Sono affezionato a “Missionari Saveriani” e alla nonviolenza. Una parola che va scritta come una sola parola per ridurre l’effetto poco simpatico di essere la negazione di altro. Nel numero di gennaio, come sempre bellissimo, nel paginone centrale compare scritta una volta con il trattino (non-violenza), quattro volte come due parole distinte e infine come una sola parola. Questa sorta di tribolazione nominale non mi stupisce perché risale allo stesso Gandhi che, nell’opposizione alle discriminazioni razziali in Sudafrica, prima di individuarla con un nome la attuò. Poi, decise di chiamarla satyagraha (sat=verità che è un attributo di Dio e agraha=forte adesione). In italiano sarebbe resa con “forza della verità” o “adesione alla verità”. Visto che introduciamo spesso parole da altre lingue, perché non portare anche la parola satyagraha. Un caro saluto alla redazione e anche a p. Marcello Storgato. Ora che lui si dedica al giornalismo digitale, chi cura l’orto? Beppe Marasso, Neive (TO) Caro Beppe pur accogliendo con favore il “nuovo” che avanza (la comunicazione digitale, tramite i media) ci auguriamo che non venga mai meno il cartaceo, che mantiene i suoi vantaggi: permette la riflessione e un maggiore approfondimento, in vista della formazione della persona. Noi saveriani, chiamati a fare animazione (e formazione) missionaria, non possiamo abbandonarlo. Il richio è diventare marginali e rafforzare un certo “analfabetismo” culturale e religioso. Sarà quindi difficile che il digitale faccia scomparire del tutto il cartaceo. Detto questo, come missionari, siamo chiamati (lo mostravamo bene nell’ultimo numero), a testimoniare il vangelo nel mondo del web, offrendo “un pane fragrante e buono”. Cartaceo e digitale non sono antagonisti, hanno bisogno uno dell’altro, si rafforzano e crescono insieme. La nonviolenza attiva contrasta l’attuale cultura dello scarto, che genera fastidio, disprezzo e odio dell’altro, del diverso, del bisognoso. Rischiamo di avvelenarci, di perdere “in umanità”, di non saper più piangere. Papa Francesco ha incontrato i familiari delle nove persone barbaramente uccise nell’attentato terroristico di Dhaka, in Bangladesh, lo scorso luglio. Ha detto loro queste bellissime parole: “La strada dall’amore all’odio è facile. Quella dall’odio all’amore è più difficile, ma semina pace ed è ciò che state facendo. Grazie per quello che mi insegnate”. Molti non si arrendono al male e lavorano per la pace, percorrendo la via dell’amore, con o senza trattino (-). p. Filippo, sx STRUMENTI D’ANIMAZIONE CHIESA IN USCITA E PLURALISMO Segnaliamo la mostra “Una chiesa che esce”, percorso di catechesi per capire e vivere l’Evangelii Gaudium di papa Francesco, a cura di Paolo Rodari (giornalista di Repubblica): 15 pannelli (roll-up) facili da allestire, con esempi, spiegazioni e attualizzazioni. È una proposta ideale per parrocchie, gruppi e associazioni. La mostra si può noleggiare o acquistare. Per informazioni e costi: [email protected], tel. 051 326027 (interno 1, Isabella Mastrogiacomo). I molti altari della modernità. Le religioni al tempo del pluralismo (EMI, pp. 208, € 19) è il nuovo libro del sociologo americano Peter L. Berger. L’epoca contemporanea è caratterizzata da pluralismo di fedi e dalla presenza, all’interno dell’uomo, di visione secolare e prospettiva religiosa. Il pluralismo è la sfida per tutte le tradizioni e le comunità religiose del nostro tempo. Nel suo saggio, Berger alterna episodi di vita con disquisizioni accademiche. Due per lui sono gli estremi da evitare: da un lato il relativismo, dall’altro il fondamentalismo. La strada da percorre è quella della convivenza. Richiedere a: EMI, Bologna (tel. 051 326027, fax 051 327552, e-mail: [email protected], oppure direttamente dal sito www.emi.it). I MISSIONARI SCRIVONO La sfida dei giovani esige una risposta Da sette anni mi trovo all’Istituto superiore di Pedagogia a Bukavu, fondato dal saveriano p. Domenico Milani. È considerato uno dei migliori della città e della regione del Kivu. Ma non è del tutto immune dai limiti di altri istituti o università: il peso eccessivo delle strutture e la poca importanza alle persone, la ricerca di interessi personali e l’inadeguata coscienza del servizio, il nozionismo e l’insufficiente passione per la cultura, la priorità del titolo accademico e la poca attenzione alla formazione, l’esercizio eccessivo dell’autorità e la soggezione dello studente… Cercasi amore, dialogo, incontro, collaboraP. Dovigo e il zione, ascolto, amicizia… Lo si è visto nello battesimo di scontro del mese scorso, quando, in un moun giovane mento di irritazione, si è arrivati a dire: “L’Icongolese SP non ha bisogno dei poveri; tornate nei vostri villaggi”. E gli studenti hanno risposto: “P. Milani si vergogna di voi”. I giovani sono il 70 per cento della popolazione. Alcuni studiano, pazientano, si industrializzano, commerciano, vivacchiano, protestano, scappano, emigrano, rubano… Sono spaesati. Sono a casa loro, ma non sono accolti. Ben venga il sinodo sui giovani! Davanti allo stato, alla chiesa e alle istituzioni sta la grande sfida giovanile che esige una risposta urgente… p. Giuseppe Dovigo, sx - Bukavu, Congo RD 80 anni... è importante dire “grazie”! Il 2016 è stato l’anno dei miei ottanta! Ho pensato a lungo a come avrei potuto ringraziare il buon Dio per i tanti benefici ricevuti. Ringraziare per la famiglia e la guerra dei primi anni. Sì, anche la guerra è entrata a far parte del bagaglio che ha formato in me la voglia di pace, di annunciare il Dio padre e madre d’amore, il Signore di tutti, nessuno escluso, e quindi l’eliminazione di ogni barriera per una fraternità universale: fare del mondo una sola famiglia. Ringraziare per la parrocchia e l’oratorio con quei tre santi sacerdoti – Giacomo, Carlo e Benvenuto - che rimangono sempre un punto di riferimento nella mia vita. Devo molto alla comunità cristiana della parrocchia San Sisto II in Colognola. P. Alfiero Così, giorno dopo giorno, fino a oggi, in una parrocchia che ancora non ha compiuto i due Ceresoli anni di vita, tutta da creare, povera, ma con gruppi di persone impegnate... Ringrazio il Signore, che incontro nei più piccoli, poveri e bisognosi, nei carcerati (confessioni e dialoghi che ti fanno scoprire storie infantili di sofferenza e di abbandono). Sono gli emarginati nel senso più vero e letterale della parola. p. Alfiero Ceresoli, sx - Hortolandia, Brasile Amazzonia, un pezzo di paradiso terrestre Per molti, Amazzonia è una parola magica. Molti l’hanno definita “l’inferno verde”, per il caldo eccessivo, le piogge torrenziali, la sua povertà, gli insetti, le foreste immense e i fiumi incantevoli. Per me è un paradiso terrestre. Infatti, una casa non è accogliente per le pareti, i tappeti, i quadri o i fiori che l’adornano, ma per le persone che ci abitano. E in Amazzonia ho trovato persone meravigliose: pazienti, ospitali, generose, che sanno ascoltare e vivere la Parola di Dio. Sono sicuro che la Madonna, Regina dell’Amazzonia, tanto amata dalla nostra gente povera e umile, copra con il suo manto materno questi suoi figli che l’amano con tutto il cuore. E sono sicuro che anche il buon Papà del cielo abbia una tenerezza tutta speciale per questa terra, per questo popolo semplice, umile, fiducioso e generoso! p. Siro Brunello, sx - Abaetetuba, Amazzonia SOLIDARIETÀ CIAD, NUOVA MISSIONE DA ALLESTIRE A N’Djamena, capitale del Ciad, abbiamo il compito di aprire una nuova presenza saveriana. Il nuovo arcivescovo ci affiderà presto uno spazio nelle immense periferie a est e sud della città. La zona è ancora senza strutture, anzi la diocesi non ha neppure spazi propri dove immaginare un giorno delle parrocchie. Eppure, la gente viene ogni giorno e occupa questi quartieri che l’amministrazione si sforza di ordinare per evitare l’occupazione anarchica. La composizione etnica e religiosa si annuncia come una vera e propria ‘insalata russa’ di tutte le tribù (oltre 200) di cui è composto il Paese. Quindi, le sfide saranno numerose. Ci troviamo sulla frontiera tra l’Africa evangelizzata e l’Africa musulmana. Saremo chiamati a lanciarci sul fronte del dialogo e della collaborazione. Ci preme anche essere impegnati in favore della giustizia, in un Paese che ancora non ha trovato la sua strada per vivere relazioni di pace. La diocesi ci ha messo a disposizione una casa che era stata abitata da religiose, ma praticamente abbandonata da anni. L’abbiamo trovata in uno stato pietoso e ci siamo messi di buona lena per rimetterla in ordine e renderla abitabile. Il costo per i lavori (rifacimento impianto elettrico e idraulico, pitture e mobilio) ammonta a 4mila euro. L’idea è di trovare, in seguito, un terreno per la futura casa saveriana a Ndjamena. Servirebbero 15mila euro. p. Armando Coletto e p. Marco Bertoni, sx PICCOLI PROGETTI 1/2017 - Ciad Nuova missione a N’Djamena I saveriani stanno aprendo su invito del vescovo un nuovo spazio missionario alla periferia di N’Djamena, capitale del Ciad. Per rendere abitabile la casa ci vorrebbero 4mila euro. In seguito, si cerca uno spazio nuovo per una spesa di 15mila euro. • Responsabili del progetto sono i saveriani p. Armando Coletto e p. Marco Bertoni. Attenzione!!! Il progetto non è detraibile dalla dichiarazione dei redditi e quindi è sostenibile solo attraverso la Procura delle missioni saveriane viale S. Martino 8, 43123 Parma (c/c postale 00204438, IBAN IT86 P062 3012 7060 007 2443 526). Per contribuire: - “Associazione Missionari Saveriani Onlus” IBAN IT77 A076 0112 7000 0100 4361 281 C.f. 92166010345 (5 per mille) C/c postale 1004361281 Inviare copia dell’avvenuto bonifico via fax al n. 0521 960645 oppure via e-mail a [email protected] (per emettere documento valido ai fini della detrazione fiscale). Per offerte NON detraibili utilizzare: - Conto corrente postale accluso - Bonifico a Procura delle Missioni Saveriane IBAN IT86 P062 3012 7060 0007 2443 526 2017 MARZO ALZANO 24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4 Tel. 035 513343 - Fax 035 511210 E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247 IBAN - IT 82 K 05428 52520 000000000195 (UBI Banca Popolare Bergamo, Alzano L.) Anche l’elefante chiede la carità A Satkhira non solo Messe e incontri... Dal Bangladesh arrivano due racconti su alcune celebrazioni cristiane, vissute però dalle comunità locali a maggioranza musulmana. Sono esempi che ci mostrano come il missionario sia uno strumento importante per mediare il messaggio cristiano, pur in mezzo a valori non sempre recepiti, ma certamente significativi. L’autore è p. Enzo Valoti, nativo di Alzano. M i trovavo nel campo sportivo della missione in attesa di iniziare una funzione culturale con canti, danze e discorsi. Stiamo aspettando i notabili di Satkhira (tutti musulmani ovviamente!) che mangeranno un po’ di dolci e faranno i discorsi in occasione del Natale. E così, avanti fino a mezzanotte. Cento chilometri e sette spuntini Anch’io devo fare un intervento e la cosa mi ha sempre appassionato. È un evento che succede ogni anno: mi trovo sul palco insieme a 10 o 15 persone che detengono il potere a Satkhira. Davanti c’è una folla con più di un migliaio di persone, la maggior parte dei quali musulmani. Devo parlare del Natale ovviamente! Di per sé, sono già stanco perché tra notte e mattina ho celebrato 5 Messe, ho fatto un centinaio di chilometri in moto p. ENZO VALOTI, sx e ho mangiato sei o sette volte nelle case dei parrocchiani. Ma cercherò di concentrarmi. Immagino siano riuniti davanti al tacchino o a qualcosa del genere. Non si può rifiutare Sono appena arrivato a casa dai villaggi. Son partito alle 6,30 e adesso è sera. Questa mattina c’era una nebbia fittissima e sono dovuto andare a passo di lumaca in un villaggio, per la prima Messa dell’anno. Alle 10 mi sono spostato in un altro per la seconda. La nebbia si è alzata giusto a quell’ora. Alle 4 ero in un’altra località per la terza della serie e ora finalmente a casa con, sullo Cammino di vita in Camerun Accanto alla gente, in ogni situazione P. Franceschetti, saveriano nativo di Bergamo, ci racconta alcune esperienze di missione, ricche di momenti gioiosi e tristi, nei quali leggere la presenza del Signore. La proposta del missionario ci aiuta a entrare in un mondo che si avvicina sempre più al nostro, attraverso gli eventi della storia presente. I l nuovo anno è cominciato. I giovani naturalmente si sono sbizzarriti in momenti distensivi, ma anche nell’animazione delle celebrazioni liturgiche e nel presepe, povero in realtà, con poche statue, tutte spaiate. Delle loro iniziative, ammirevole è soprattutto il concerto di Natale della corale giovanile, che ha eseguito anche pezzi polifonici difficili ed altri con danze spettacolari. I riti di iniziazione e unità dei cristiani Sono stato invitato dai confratelli camerunesi a partecipare a una festa tradizionale che con- 8 cludeva i riti della “iniziazione”, dove i giovani sono condotti in foresta, formati sui valori che li fanno diventare uomini veri, e messi alla prova. La festa conserva ancora i costumi di una volta, a cui continuano ad essere molto legati. Hanno anche molto rispetto per i loro capi tradizionali, con decine di mogli e una corte ben gerarchizzata, nonostante la società abbia ormai le sue autorità civili. È appena finita la settimana di preghiere per l’unità dei cristiani. Noi abbiamo percorso le chiese delle varie confessioni dei nostri quartieri, alternandoci nella predicazione con i pastori. C’è un notevole cammino di avvicinamento, anche a livello di chiesa ufficiale, con papa Francesco. Lo Spirito Santo ha sostenuto ciascun percorso e la diversità può diventare una ricchezza per tutti. La celebrazione conclusiva si è svolta nella nostra chiesa ed è stata seguita da un concerto delle corali delle diverse chiese. L’anno prossimo probabilmente tutta la diocesi stomaco, quattro colazioni, due pranzi e tre merende. Sono davvero stanco. Le Messe di per sé non richiedono molto. Invece, stare tra la gente è pesante, almeno alla mia età. Le persone, infatti, ti chiedono sempre (come è tradizione) di mangiare qualcosa, e non si può rifiutare. Con la proboscide davanti al casco La scena comica è stata quando sono “scappato” da un villaggio con diversi studenti che si dovevano iscrivere al nuovo anno e ovviamente chiedevano aiuti. Finalmente pensavo che avrei tirato il fiato. Ecco invece che dopo una curva mi si para davanti un elefante! Veniva da qualche circo “casalingo”, con un guidatore sulla groppa, e chiedeva l’elemosina… l’elefante! La strada era stretta e non si poteva evitarlo. E lui con la proboscide davanti al mio casco. Ho dovuto dargli 50 taka che ha preso con il naso facendogliele arrivare al guidatore. Mi è venuto spontaneo commentare: “Ma che paese è il Bangladesh dove Padre Enzo Valoti racconta le fatiche della missione in Bangladesh perfino gli elefanti chiedono l’elemosina?” Ora finalmente sono in casa, ma non ho neppure cercato di salutare i miei colleghi. Mi son detto: per almeno mezz’ora basta incontrare la gente. Poi Serafino suonerà la campana e troverò “il pollo” ad attendermi. Ma al massimo prenderò una banana e poi andrò a letto a dormire. ■ p. BENIGNO FRANCESCHETTI, sx sarà coinvolta. Una sofferenza partecipata Abbiamo partecipato alla sofferenza di una famiglia della parrocchia che ha un bambino di 12 anni, Kevin, catecumeno, malato di cancro a un ginocchio. Il trattamento di chemio-terapia non è bastato e si era decisa l’amputazione dell’arto. Ma, quando l’assistente sociale e alcuni amici avevano deciso di prenderlo a carico, la visita radiologica ha rivelato che era troppo tardi: il cancro era già diffuso persino nei polmoni. Il ragazzo sarà battezzato tra qualche giorno. Da voi si soffre il freddo, anche senza neve. Qui siamo in stagione secca e c’è un serio problema nella distribuzione d’acqua, ma siamo ancora fortunati rispetto ad altre zone del Camerun e del Ciad. Grazie della vostra amicizia e siate grati anche voi perché qualcuno vi benedice lassù e vi permette di gioire dell’abbondanza e della pace. Non è un diritto ■ scontato... Incontro Ecumenico di preghiera a Bafoussam-Nefa: durante la Settimana di preghiere per l’unità dei cristiani cinque parrocchie della zona hanno pregato insieme, “con scambio di pulpito”. Tra i predicatori p. Benigno Franceschetti SAVERIANI BERGAMASCHI MARTIRI p. GERARDO CAGLIONI, sx Sabato 28 gennaio i familiari dei nostri martiri del Congo - per noi di Bergamo i Carrara di Cornale - si sono trovati con il postulatore, p. Guglielmo Camera, e con i rappresentanti delle comunità saveriane di Alzano Lombardo e Vicenza. Sono stati aggiornati sulla causa di beatificazione dei loro congiunti e per essere informati sui passi che seguiranno in questi mesi a venire. Il processo è regolarmente iniziato ad Uvira, in Congo, ed ora avrà una fase rogatoria dove si ascolteranno testimoni vari, a Parma, ad Alzano e a Vicenza. I familiari di p. Carrara con p. Ermanno Ferro, custode delle memorie saveriane a Parma … SAVERIANI BERGAMASCHI IN BRASILE Cinque saveriani bergamaschi hanno partecipato al Capitolo regionale del Brasile Sud, un record! Da sinistra: p. Diego Pelizzari, p. Alfiero Ceresoli, p. Mario Tirloni, p. Fabio Castelli e p. Sandro Zanchi. 2017 MARZO BRESCIA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3753474 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 IBAN - IT 45 Q 03500 11202 000000001607 (UBI Banco di Brescia, Brescia 2) Il principe di San Cristo Ricordo a più voci di p. Giuseppe Tanfoglio P. Giuseppe Tanfoglio, saveriano bresciano della comunità di San Cristo, ci ha lasciati, improvvisamente, venerdì 20 gennaio. Due giorni prima era stato colpito da un grave malore mentre pregava in cappella, a conclusione della sua giornata. di poter dire che M ip.sembra Giuseppe è andato da Gesù, in modi diversi. Il primo facendosi missionario, soprattutto in Africa, dove ha visto e riconosciuto Gesù nei volti di tanti fratelli africani. In Congo RD, p. Giuseppe ha trascorso una decina d’anni, dal 1975 al 1984. Era stato ordinato dopo aver frequentato il noviziato a Nizza Monferrato (1962-1963) e la Teologia a Parma, dove viene ordinato presbitero nel 1968. In Congo, p. Giuseppe è insegnante nel seminario di Mungombe, poi vicerettore e infine cappellano a Mwenga. Ebbene, la gioia più grande del missionario è senz’altro quella di dire a tutti che sono figli di Dio e quin- di fratelli tra loro. Le “tre vie” di p. Giuseppe Ma c’è un secondo e forse un terzo modo che ha caratterizzato il cammino di p. Giuseppe: la via della bellezza, la via dell’arte, la via dell’amore per la Parola di Dio. Egli ha sviluppato tutto questo soprattutto nello CSAM di Brescia. Lo ha fatto studiando e approfondendo il tesoro di San Cristo, la Cappella Sistina di Brescia, con ben due pubblicazioni e accogliendo e guidando molti visitatori, italiani e stranieri, con semplicità e competenza, mai ostentata, ma apprezzata da tanti ignari turisti. Ecco, guardando a p. Giuseppe, questi mi sembrano i modi attraverso i quali è andato da Gesù: la via della missione, della bellezza, della Parola di Dio, soprattutto da quando, nel 1992, fu destinato alla comunità di Brescia. Sono tre modi, tre vie, che p. Giuseppe lascia in eredità anche a noi, suoi confratelli saveriani. ■ p. Mario Menin, sx a cura della REDAZIONE incontrato per l’ultima H ovolta p. Giuseppe in San Cristo, circondato dall’affetto dei suoi cari e dei tanti che, nel tempo, lo avevano conosciuto. Tutti pensavamo la stessa cosa: pareva che quegli affreschi salutassero un amico. Del resto, sembrava esserci nato tra quelle mura: era una presenza discreta e rassicurante, il cui incedere “in punta di piedi”, quasi a non voler far rumore, si faceva notare più di quanto lui credesse. Fiori, indirizzi e dolci Riservato e poco attratto dalla folla, si trovava pienamente a suo agio solo tra i chiostri di casa sua. Bastava distrarsi un attimo e lui era sparito dalla vista, poi lo si ritrovava in qualche angolo a innaffiare fiori o a spiegare a turisti e scolaresche i segreti degli affreschi di Benedetto da Marone e Lattanzio Gambara. Per chi ha conosciuto il Tanfoglio colto e appassionato, è difficile credere che la sua attività istituzionale fosse ag- Sempre lì con un sorriso Grazie per quello che ci hai insegnato C 8 aro p. Giuseppe, non posso credere che non ci sia più, almeno fisicamente. Pensare a Brescia, dove mi sono recata per quasi 24 anni, e a quel centro senza di lei... è un paradosso. Tutto allo Csam, lo chiamo ancora così, parla di lei. L’hanno collocata con la sua custodia di legno al centro di San Cristo. Ho visto una fotografia scattata dall’alto, fatta con il cuore. E il cuore ha fissato un’immagine che è quella di un principe. Il principe di San Cristo. Non per sfarzo, ma per eleganza. Eleganza è il saper scegliere ciò che si dice in modo pulito e semplice, alla ricerca dell’armonia con le altre persone. Lei p. Giuseppe era sempre elegante, il padrone di casa, il principe appunto, che accoglieva i visitatori della sua chiesa con semplicità, dolcezza e competenza mai ostentata. Ha impiegato tanto tempo per dare lustro alla Cappella Sistina di Brescia con una pubblicazione molto apprezzata. Il suo Spirito ha davvero impregnato i muri dove ha vissuto per tanti anni. Per questo, quando rivedrò o penserò al vecchio Csam, lei sarà sempre lì con un sorriso, presso l’aiuola della Madonna a innaffiare le rose e le begonie o in chiesa ad illuminare le menti di ignari turisti sui risvolti storico letterari e artistici dei vari affreschi. Oppure in cucina a cercare un po’ di conforto per il cuore e per lo stomaco. Questa partenza veloce ha lasciato in sospeso tante cose, frasi, discorsi e rimpianti... Ma conoscendola so anche che avrebbe detto con un’alzata di spalle: Alga Mazza, per tanti anni volto noto agli amici della “Libreria dei popoli” e dello Csam “Quanto rumore... è andata così”. Alga Mazza Ringraziamo Alga per questo ritratto di p. Giuseppe e la ringraziamo per gli anni trascorsi nella rimpianta “Libreria dei popoli”. Le sue parole non sono un congedo solo da p. Tanfoglio, ma anche da un luogo tanto amato. E, si sa, l’amore fa miracoli… prima o poi. Proteggi Brescia e assisti noi! Ciao p. Giuseppe! Quante volte mi hai accompagnato in giro per l’Italia e mi hai insegnato tante cose: la preghiera personale, l’amore verso la congregazione e la laboriosità. Nelle ultime fugaci visite a Brescia mi hai manifestato il desiderio di ritornare a Cagliari, dopo tanti anni... Grazie per essermi stato accanto per tanto tempo con la tua discrezione e ammirazione. In Paradiso potrai chiedere tutte le informazioni che ti mancavano sui Gesuati e su San Cristo. Proteggi Brescia e assisti, con la forza di Gesù, quanti ti hanno voluto ■ bene. p. Gianni Zampini, sx giornare le anagrafiche delle riviste missionarie. Ogni tanto si concedeva una meritata pausa, una merenda, e da golosone quale era faceva onore a tutti i dolcetti che gli capitavano a tiro. Fellini e Brescia Amava la musica classica e non disdegnava il buon cinema, era particolarmente interessato ai kolossal storici più sfarzosi e rutilanti. Amava molto “Amarcord” P. Giuseppe Tanfoglio, sorridente, nella “sua” San Cristo di Federico Fellini. Si divertiva come un bambino pito: pur sprovvisto di patente, a rievocare gli effetti di quelle pareva conoscere ogni pertugio, sequenze sul pubblico francese vecchio e nuovo, della sua città. con cui ne aveva condiviso la La sua dimora era San Cristo, il visione nel lontano 1975. suo regno Brescia, che amava Con spirito non meno giocomolto. È bello pensarlo ora in so talvolta rievocava aneddoti un’altra dimensione, intento a della sua esperienza africana in conversare amabilmente e senza Congo. Era un bravo narratore, sosta con Benedetto da Marone, e pareva quasi di esserci stati ■ Romanino, Fellini. su quegli altopiani assolati. Ma Silvio Savoldi una cosa di lui non ho mai ca(continua a lato) Per i “Giovedì della missione” ricordiamo gli ultimi due appuntamenti (ore 20,30 presso i missionari Comboniani). Il 20 aprile AAA vendesi armamenti anche usati con Giorgio Beretta e Piergiulio Biatta (Opal). L’11 maggio Missione al femminile: comunione di genere con la saveriana Elena Loi e la comboniana Elisa Kidané. INIZIATIVE MISSIONARIE D. PIOVANI In preparazione al Festival nazionale della missione 2017 in programma a Brescia e in concomitanza con i 60 anni di presenza dei saveriani in città, la neonata “Associazione Missione Oggi”, il mensile “Missionari Saveriani” (al 70° anno di vita), la Libreria delle Paoline presentano l’iniziativa “Caro autore ti chiedo”, in collaborazione con il Centro missionario diocesano. Si tratta di una serie di appuntamenti (tra febbraio e aprile), durante i quali sono presentati alcuni libri di carattere interculturale e sulle tematiche della missione oggi, in dialogo con gli autori. Dopo i primi appuntamenti e il seminario con Serge Latouche, ricordiamo gli altri eventi. - venerdì 31 marzo alla 18 (Libreria Paoline): Franco Ferrari (“Famiglia - Due sinodi e un’esortazione, diario di una svolta”) - venerdì 7 aprile alle 18 (Libreria Paoline): Marco Dal Corso (“Rubem Alves, teologia come poesia”) - venerdì 28 aprile alle 18 (San Cristo): Mario Menin (“Missione”). Per informazioni www.missioneoggi.it e pagina FB di “Missione Oggi” e “Missionari Saveriani”. Ricordiamo anche l’iniziativa “Costruiamo insieme la città dell’uomo”, domenica 11 giugno (ore 16), tradizionale festa di amici ed ex studenti saveriani, di cui avete ricevuto il programma con questo numero. Spedite o fate pervenire i biglietti dell’estrazione a premi entro il 28 maggio e partecipate numerosi. 2017 MARZO CAGLIARI 09121 CAGLIARI CA - Via Sulcis, 1 Tel. 070 290891 E-mail: [email protected] - C/c. postale 12756094 IBAN - IT 15 I 01015 04804 000000019850 (Banco di Sardegna, Cagliari) Una ventata di primavera La gradita visita di p. Antonio Germano I n gennaio è venuto a trovarci p. Antonio Germano. Nonostante fosse freddo, in quei giorni, non si lamentava, abituato all’umidità della foresta tropicale del Bangladesh. P. Germano, missionario a Barador, ci ha messo a contatto diretto con la missione e ci ha permesso di conoscere un poco la sua “storia sacra”. La divisione in caste Da 40 anni vive presso la popolazione che abita parte dell’isola fluviale, ai margini della foresta tropicale. La gente, a seconda della posizione sociale, è divisa in caste: bramini (i sacerdoti), guerrieri, commercianti e agricoltori. Al di sotto di questa p. GIANNI ZAMPINI, sx classificazione, è presente l’altra fascia di popolazione considerata “fuori casta” (gli ultimi). Loro stessi si sono dati un nome di battaglia affinché venissero registrati come gruppo. In base al loro mestiere vengono riconosciuti: origio (spazzino); dorit (stritolato, ridotto in polvere); dash (schiavo); lavandai … P. Antonio ha costruito la sua Dialogo, confronto e perdono Il campo invernale con i giovanissimi 27 al 29 dicembre 2016 D alil Centro di pastorale gio- vanile di Macomer ha ospitato un campo di tre giorni organizzato dai saveriani e indirizzato ai giovanissimi delle scuole superiori (15-17 anni). Aspettavamo una trentina di ragazzi, ma all’ultimo momento, come tutti gli inverni, causa influenze, freddo e contrattempi, se ne sono presentati venti. Non ci siamo persi d’animo. Provenienti da tutta la Sardegna, erano disposti a vivere insieme, imparando a relazionarsi con l’altro attraverso il dialogo e il confronto. Ringraziamo il Signore e i loro genitori che hanno avuto fiducia in noi e ce li hanno affidati. Ogni gruppo il suo compito Le giornate sono state interamente autogestite dai giovanissimi, divisi in quattro gruppi: uno faceva “la spesa”, un altro preparava la cena e la colazione; un gruppo lavava i piatti e un altro teneva in ordine gli ambienti comuni e organizzava lo stare assieme del dopo-cena. A turno, senza difficoltà, ciascuno ha fatto la propria parte. Il pranzo invece era preparato con tanto amore e puntualità da Rosanna, la cuoca del centro di Pastorale. La tematica del campo era veramente impegnativa: dialogo e perdono. I quattro animatori volontari (Antonio, Francesca, Paolo e Alessandro), che da anni si prestano a questo servizio, hanno svolto con cura il tema. P. Andrea, responsabile del centro di pastorale “San Guido Conforti”, ed io della casa saveriana di Cagliari, abbiamo accompagnato lo svolgimento del corso. La veglia… in cammino Tra canti, giochi e gruppi di riflessione, i giovanissimi hanno affrontato con entusiasmo i tre giorni, cercando realmente p. G. ZAMPINI, sx di capire e vivere il significato cristiano del perdono. La visione del film “Le due vie del destino” ha dato ai ragazzi la possibilità di riflettere sulla difficoltà del perdonare, e soprattutto del perdonare qualcosa a se stessi. Nell’ultima sera è stata proposta ai ragazzi una “veglia… in cammino”. Ciascuno ha riflettuto sulle difficoltà di relazionarsi, nella quotidianità, con se stesso, con l’altro, ma soprattutto con Dio. Nella cappella, in un clima di silenzio e preghiera, i ragazzi hanno condiviso sensazioni ed emozioni provate durante il campo. “Siamo in famiglia”, ha detto un giovane; “grazie per avermi fatto sentire a casa” ha detto un altro. Il giorno dopo abbiamo concluso con la celebrazione della Messa in un clima di festa e animazione, che da sempre contraddistingue il vero spirito missionario, ovvero “fare del mon■ do una sola famiglia”. Venti giovanissimi provenienti da tutta la Sardegna hanno partecipato al campo invernale a Macomer sul tema “Dialogo e perdono” 8 casetta nel villaggio Barador e nella sua carta di identità c’è scritto casta dash=schiavo che vive nel villaggio. Lì la maggior parte della popolazione è dash. Educare e organizzare Con un lavoro lento e produttivo, in 15 anni p. Antonio ha sviluppato un programma di educazione-coscientizzazione degli abitanti dei villaggi, per il raggiungimento del diploma di scuola secondaria da parte di molti ragazzi. Tale opera ha creato un movimento inarrestabile di presa di coscienza dei diritti civili, di impegno per migliorare le condizioni di vita dei villaggi, di rispetto e ammirazione verso la chiesa cattolica, in una società al cento per cento musulmana. È necessario educare e organizzare. Educare: la conoscenza apre la mente. Quando si comprende, si è consapevoli del dovere di trasmettere ad altri tale luce. Organizzare: i villaggi, grazie a tale cammino, iniziano a far valere i propri diritti. In questo processo lungo e difficile, la gente trova il coraggio di esporre i problemi e capisce l’importanza di essere tutti uniti per sostenersi. Un impegno e un onore Dopo 20 anni di evangelizzazione e di presenza, la gente ha chiesto di diventare cristiana. Per 5 anni sono stati seguiti in un cammino di catecumenato e la notte di Pasqua 50 per- Padre Antonio Germano è stato ospite dei saveriani in Sardegna e ha parlato della sua esperienza missionaria al Gams sone hanno ricevuto i sacramenti: battesimo, Eucarestia, cresima e matrimonio. È un periodo lungo e impegnativo quello che precede i sacramenti, soprattutto il Battesimo, che ci fa uomini nuovi in Gesù. Sono stati anni di incontri periodici (e senza obblighi) a cui gli amici bengalesi di p. Antonio hanno partecipato con gioia. Certamente essere cristiani è un onore e un impegno per loro. Benediciamo Dio perché ci ha fatto conoscere il lavoro di p. Antonio in mezzo ai fratelli bengalesi. I suoi frutti sono opera di Dio. ■ CON VOI, CONTINUO IL CAMMINO p. VIRGINIO SIMONCELLI, sx Cari amici, eccomi a voi per dirvi ancora una volta che siete tutti nel mio cuore e nella mia preghiera. Sono sempre nella nostra casa madre di Parma e continuo quella che io chiamo, più che fisioterapia, la mia ginnastica quotidiana. Su e giù per le scale e lunghe camminate nei corridoi, ormai con una sola stampella, perché l’equilibrio non è ancora ritornato del tutto. Anche quando cammino da solo, con un sostegno sempre vicino, mi stanco facilmente. Il midollo spinale quando è toccato forte, come nel mio caso, fa molta fatica a riprendere. Quindi avanti sempre, senza stancarsi e con la speranza che noi cristiani dobbiamo avere. Vi ringrazio delle vostre preghiere che mi aiutano a non scoraggiarmi mai e a continuare il cammino. È proprio il mio caso. Quest’estate spero di poter tornare in Sardegna, almeno due settimane, e riabbracciarvi tutti. È il mio sogno nel cassetto e mi auguro si possa realizzare. Vi abbraccio e continuo a ricordarvi tutti al Signore, per intercessione della nostra mamma Maria. Invoco su tutti voi la loro benedizione. Padre Virginio Simoncelli continua il suo percorso di recupero a Parma, con un sogno nel cassetto 2017 MARZO CREMONA 43123 PARMA PR - Viale S. Martino, 8 Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502 E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437 IBAN - IT 08 S 06230 12706 000081184943 (Cariparmapiacenza, PR) Uniti nella diversità CRISTINA UGUCCIONI - Vatican Insider (8/2/2017) Cristiani e musulmani in Sierra Leone P adre Vittorio Bongiovanni è un saveriano di 76 anni, 40 dei quali trascorsi in Sierra Leone dove si è molto speso per salvare i bambini-soldato e dar loro un futuro. A Kabala, popoloso centro situato nel nord, insieme a due confratelli, guida l’unica parrocchia presente che è la più estesa del Paese e comprende centinaia di villaggi sparsi sulle colline. Nel 2014 p. Vittorio, respon- sabile delle scuole cattoliche della parrocchia, ha ricevuto un prestigioso riconoscimento nazionale: l’università di Makeni lo ha premiato come “persona speciale che si è distinta nella nazione per la promozione dell’istruzione scolastica per moltissimi giovani”. La regola per vivere in pace “Qui in Sierra Leone, noi cat- tolici viviamo in armonia con i musulmani, ci vogliamo bene e ci rispettiamo… siamo uniti nella diversità. Insieme ne abbiamo passate tante, persino una spaventosa epidemia di ebola, una tragedia peggiore della guerra civile. Qui i cattolici sono il 2-3%, eppure i rapporti sono sereni. I musulmani in Sierra Leone, sono moderati, aperti, tolleranti. Nei villaggi vi è una bella consuetudine: quando noi cat- Alcune notizie di famiglia... La mostra dei presepi a Vicenza p. FABRIZIO TOSOLINI, sx I l giorno dell’Epifania con un gruppo di famiglie siamo andati a Vicenza per visitare la mostra dei Presepi allestita dai saveriani. È stata per tutti l’occasione di rivedere p. Luciano, animatore del gruppo giovanile di Cremona. I papà e le mamme di oggi avevano aderito a tale gruppo. Ciò ha aiutato a rivedere in un attimo tante esperienze passate, a coglierne il valore, a riprendere, ciascuno nella sua attuale situazione, lo spirito missionario imparato allora. Oggi, i giovani figli e figlie delle attuali famiglie, anche loro venuti con i genitori a vedere i bellissimi presepi della mostra, hanno aggiunto una nota di vivacità e gioia. Speriamo di poter organizzare, quest’anno a Cremona, una giornata per gli Amici Saveriani. Infatti, al di là di tutto, la passione per la missione, che ci unisce, non si spegne. ■ L’amico Gino Pasquinelli I l giorno di Natale 2016 si è spento a Viadana, circondato dai suoi familiari, Gino Pasquinelli. Maestro elementare, educatore e uomo di profonda fede, si è dedicato a varie attività di volontariato. È stato tra i promotori del gruppo missionario a sostegno di p. Sartorio in Africa e per anni ha gestito di persona la raccolta dei fondi. Noi saveriani affidiamo al Signore, con profonda gratitudine, la sua anima, fiduciosi che riceverà il centuplo promesso non solo agli apostoli, ma anche a coloro che li aiutano. Porgiamo le nostre più sentite condoglianze ai familiari, assicurandoli della nostra preghiera. ■ È stato bello ritrovarvi C ari amici, p. Sandro e p. Fabrizio mi hanno invitato a partecipare alla Messa nella casa di Accoglien- 8 za a febbraio. Dopo la chiusura della casa saveriana in via Bonomelli, il Gruppo degli amici dei saveriani, dei familiari e di chi riceve il giornalino, si ritrova una volta al mese nella casa di Accoglienza in viale Trento Trieste. Per noi saveriani cremonesi sapere che un gruppo si riunisce e prega per le missioni nel mondo, ogni secondo mercoledì del mese alle 15, ci dà forza, allegria, speranza e coraggio. Grazie di tutto amici dei saveriani e che il Signore aumenti sempre la luce della fede e faccia crescere la nostra vita missionaria. ■ p. Gabriele Guarneri, sx P. Vittorio Bongiovanni, saveriano mantovano di Bozzolo, da oltre 40 anni missionario in Sierra Leone tolici decidiamo di costruire una chiesetta, i musulmani contribuiscono alle spese con una donazione e viceversa. Non è insolito vedere persone di fede islamica che vengono in chiesa; alla messa di Natale ce n’erano molte. Inoltre, qui le conversioni al cristianesimo non sono ostacolate: lo scorso anno 70 musulmani si sono convertiti e hanno chiesto di essere battezzati. Bisogna aprire il cuore, cercare di vedere gli aspetti positivi presenti negli altri e costruire le relazioni a partire da questi aspetti. È attraverso il sostegno e il perdono reciproci che gli esseri umani possono edificare comunità coese e pacifiche”. Come fermare i barconi Per tutti, cristiani e musulmani, sono la miseria, la mancanza di lavoro e di futuro, il nemico da sconfiggere. In questa battaglia, l’educazione è indispensabile, decisiva. Dico spesso che un bambino senza testi scolastici diventerà un adulto senza pane. Nelle nostre scuole ci impegniamo per far emergere e crescere tutto il buono che c’è in ogni studente. Il mio lavoro è aiutare le giovani generazioni ad ama- re il loro paese, a far fruttare i talenti ricevuti e acquisire conoscenze che possano garantire un futuro dignitoso in Sierra Leone. Con la nostra attività educativa lottiamo indirettamente contro i barconi che continuano a giungere in Italia, colmi di disperati. Pregare con cuore e mente La vita nei villaggi, dove cristiani e musulmani vivono e lavorano fianco a fianco, può essere molto dura: la preghiera sostiene tutti. “Cerchiamo sempre di pregare con il cuore e con la mente. Porto un solo esempio per chiarire cosa intendo: in un villaggio un gruppetto di contadini era in gravi difficoltà economiche perché non riusciva a vendere le arance, che marcivano nei campi: noi abbiamo pregato con il cuore affinché Dio aiutasse queste persone. Poi abbiamo pregato con la testa e ci siamo domandati: perché ciò accade? Abbiamo scoperto che la ragione era la presenza di un torrente, invalicabile per i carretti carichi di frutta. Pregare con la testa, in questo caso, significa dunque costruire un ponte. Ed è ciò che abbiamo fatto”. ■ (continua nel riquadro) I COMANDAMENTI VALIDI PER TUTTI CRISTINA UGUCCIONI - Vatican Insider (8/2/2017) Gli istituti scolastici costruiti negli anni dai saveriani, e di cui p. Vittorio è responsabile, sono 49 (43 elementari e 6 medie), con 70-80 alunni per classe. A Kabala insegna M’balu S. Bangura, musulmana, sposata, madre di due figli: “Mi piace molto lavorare in questo istituto, punto di riferimento per oltre mille bambini di fede cristiana e islamica. Fra gli insegnanti, che appartengono a entrambe le religioni, vi è grande concordia e lavoriamo insieme senza difficoltà o attriti. Siamo abituati a sostenerci gli uni gli altri. E i matrimoni fra cristiani e musulmani non sono rari”. A proposito dell’attività didattica, p. Vittorio racconta. “Abbiamo rispetto della fede islamica e non facciamo proselitismo, d’altra parte le nostre sono scuole cattoliche; perciò abbiamo deciso che a tutti gli scolari fossero proposti i comandamenti di Dio, che sono validi per ogni essere umano. A questo scopo ho preparato alcuni libretti per i bambini, calibrati sulle diverse età, che vengono illustrati e spiegati dagli insegnanti durante le lezioni. Insegniamo anche la preghiera dell’Ave Maria e quella del Padre nostro, spiegando che siamo tutti fratelli, e i musulmani, sia gli alunni sia i docenti, le imparano volentieri”. Purtroppo, a causa della povertà, vi sono famiglie che non riescono a mandare i figli (specie le femmine) a scuola, né a farli proseguire negli studi sino al liceo. “Interveniamo noi garantendo un sostegno economico. Ma non diamo niente per niente: offriamo ai ragazzi e alle ragazze alcuni lavoretti in parrocchia e li ricompensiamo. È anche così che si prende consapevolezza della propria dignità”. 2017 MARZO DESIO 20033 DESIO MB - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 625035 - Fax 0362 624274 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 IBAN - IT 71 F 06230 33100 000046222194 (Cariparma Credit Agricole, Desio) Non sono sul campo, eppure... Lettere e messaggi che aumentano la nostalgia lasciato la mia amata H oAmazzonia da qualche anno. Non ce la faccio a ripartire, eppure la mia testa e il mio cuore corrono là. E la nostalgia aumenta sempre più perché la mia gente mi scrive, manda messaggi e piccoli regali, a volte qualcuno telefona. Vuol sentire al vivo la mia voce. Ronilde e il volo di farfalla Ronilde è una giovane di Abaetetuba e ha una passione: la catechesi. Ha aiutato tanti giovani ad amare il vangelo e a diventare catechisti. Da qualche anno ha dovuto smettere. Aveva un tumore, è stata operata e sta recuperando. Dice lei stessa: “Devo affrontare 18 sessioni di chemioterapia… Sono momenti un po’ difficili, ma pieni della grazia di Dio. Nonostante tutto, è un’e- sperienza di incontro, di fiducia in Dio. È bello sentire vicino l’amore di Dio e di Nostro Signore. Che davvero Dio mi dia la grazia di diventare nuova, dentro e fuori. Non esco più di casa, ma cammino attorno, innaffiando le piante, guardando i pesciolini della vasca, conversando con i miei, leggendo, pregando… Avevo proprio bisogno di questo tempo nel quale in me Maria prevale su Marta. È come il processo che porta la larva a trasformarsi in farfalla, che si libera dall’involucro e si libra in un bellissimo volo. Solo Dio è capace di dar senso a cose che ci paiono senza senso…”. Sueli e la “rivoluzione mariana” Sueli è stata direttrice, ad Abaetetuba, della casa dei “Meninos de rua” (ragazzi di strada). Ora p. NICOLA MASI, sx abita in un condominio a Belém, capitale dello Stato del Parà. Donna di fede, voleva aiutare i vicini di casa a conoscere il Signore e il vangelo. “Domani faremo la celebrazione di chiusura del pellegrinaggio della Madonna nelle nostre case. Non sono state molte quelle che hanno aderito, ma abbiamo passato otto giorni meravigliosi, con molte preghiere, testimoniando la bellezza della presenza di Dio nella nostra vita, che ci apre il cuore e ci fa sentire sempre più fratelli. Pare che qualcosa stia cambiando. Per esempio non c’è più quella freddezza quando ci si incontra. Ci salutiamo, ci sorridiamo, ci interessiamo dei malati. Ora stiamo già pensando ad altri incontri. Può prepararci una celebrazione da fare nelle case? Sarebbe un bel regalo per le nostre famiglie”. Cammino di vita in Camerun Accanto alla gente, in ogni situazione P. Franceschetti, saveriano nativo di Bergamo, ci racconta alcune esperienze di missione, ricche di momenti gioiosi e tristi, nei quali leggere la presenza del Signore. La proposta del missionario ci aiuta a entrare in un mondo che si avvicina sempre più al nostro, attraverso gli eventi della storia presente. I l nuovo anno è cominciato. I giovani naturalmente si sono sbizzarriti in momenti distensivi, ma anche nell’animazione delle celebrazioni liturgiche e nel presepe, povero in realtà, con poche statue, tutte spaiate. Delle loro iniziative, ammirevole è soprattutto il concerto di Natale della corale giovanile, che ha eseguito anche pezzi polifonici difficili ed altri con danze spettacolari. I riti di iniziazione e unità dei cristiani Sono stato invitato dai confratelli camerunesi a partecipare a una festa tradizionale che con- cludeva i riti della “iniziazione”, dove i giovani sono condotti in foresta, formati sui valori che li fanno diventare uomini veri, e messi alla prova. La festa conserva ancora i costumi di una volta, a cui continuano ad essere molto legati. Hanno anche molto rispetto per i loro capi tradizionali, con decine di mogli e una corte ben gerarchizzata, nonostante la società abbia ormai le sue autorità civili. È appena finita la settimana di preghiere per l’unità dei cristiani. Noi abbiamo percorso le chiese delle varie confessioni dei nostri quartieri, alternandoci nella predicazione con i pastori. C’è un notevole cammino di avvicinamento, anche a livello di chiesa ufficiale, con papa Francesco. Lo Spirito Santo ha sostenuto ciascun percorso e la diversità può diventare una ricchezza per tutti. La celebrazione conclusiva si è svolta nella nostra chiesa ed è stata seguita da un concerto delle corali delle diverse chiese. L’anno prossimo probabilmente tutta la diocesi p. BENIGNO FRANCESCHETTI, sx sarà coinvolta. Una sofferenza partecipata Abbiamo partecipato alla sofferenza di una famiglia della parrocchia che ha un bambino di 12 anni, Kevin, catecumeno, malato di cancro a un ginocchio. Il trattamento di chemio-terapia non è bastato e si era decisa l’amputazione dell’arto. Ma, quando l’assistente sociale e alcuni amici avevano deciso di prenderlo a carico, la visita radiologica ha rivelato che era troppo tardi: il cancro era già diffuso persino nei polmoni. Il ragazzo sarà battezzato tra qualche giorno. Da voi si soffre il freddo, anche senza neve. Qui siamo in stagione secca e c’è un serio problema nella distribuzione d’acqua, ma siamo ancora fortunati rispetto ad altre zone del Camerun e del Ciad. Grazie della vostra amicizia e siate grati anche voi perché qualcuno vi benedice lassù e vi permette di gioire dell’abbondanza e della pace. Non è un diritto ■ scontato... 8 Incontro Ecumenico di preghiera a Bafoussam-Nefa: durante la Settimana di preghiere per l’unità dei cristiani cinque parrocchie della zona hanno pregato insieme, “con scambio di pulpito”. Tra i predicatori p. Benigno Franceschetti Da qualche anno, per motivi di salute, p. Nicola Masi si trova lontano dall’amata Amazzonia, ma i frutti del suo lavoro ci sono eccome! Nella foto, p. Nicola tra p. Peguero e p. Lupi a Roma durante la festa dei familiari dei saveriani L’ho fatto e Sueli mi ha risposto. “Tutto è stato meraviglioso; ogni volta facciamo nuove amicizie. La chiusura è stata bellissima. Tanta gentilezza e disponibilità da parte di molti”. Erbe e prediche… miracolose Dona Deca è un’appassionata catechista. Mi vuole ancora ad Abaetetuba. E continua a pregare. Approfittando dell’amico medico Mario Mariani, gli ha consegnato un pacchetto per me. Si tratta di erbe miracolose. “Le prenda con fede - mi scrive - mio cognato è perfettamente guarito”. Poi ho ricevuto anche una lettera particolare da Isabela. “Forse lei non si ricorda di me, ma io mi ricordo come se fosse adesso dell’ultima Messa da lei celebrata, il giovedì santo. Ci parlò dell’amore sconfinato di Dio. Quando io ero una bambina mi piaceva molto andare a Messa con mia nonna ed ero felice di ascoltare la sua predica, nella quale ci faceva capire quanto Dio ci amasse. Oggi ho 17 anni e le sono molto grata per avermi introdotta in questo mondo meraviglioso. Da poco tempo abbiamo costituito un gruppo di giovani. Ci aiutiamo, giochiamo, preghiamo e stiamo studiando il modo di aiutare tanti ragazzi che hanno bisogno di conoscere, amare e seguire Gesù”. Così, io non sto più sul campo, ma c’è gente appassionata di Gesù che continua a farlo conoscere ed amare anche a nome mio. Grazie fratelli e sorelle della mia amata Amazzonia. Che il Signore vi sorrida e vi benedica. ■ MI HA GENERATO NELLA FEDE Il ricordo di p. Giuseppe Tanfoglio p. EMMANUEL ADILI, sx P. Giuseppe Tanfoglio è salito al cielo il 18 gennaio a Brescia. È stato missionario in Congo dal 1975 al 1984. Solo 9 anni, ma chissà quante anime ha portato al Signore! Sicuramente tante. La sua prima missione è stata nel prestigioso seminario di Mungombe, come insegnante e vice rettore. Poi è stato destinato a Mwenga, dov’è rimasto per ben due anni come vicario. In questo periodo io nascevo e, quindi, egli non ha perso l’occasione di introdurmi nella grande famiglia del popolo di Dio con l’acqua del battesimo, domenica 17 aprile 1983. Essendo la porta di tutti gli altri sacramenti, p. Giuseppe mi ha introdotto nella famiglia dei cristiani. Lui ha annunciato il vangelo, ha gettato il seme della Buona Novella e quel seme ha prodotto frutti. Il missionario è colui che, passando, fa il bene come Gesù Cristo, getta i semi. Che dorma o che vegli, il seme cresce. Oggi sono missionario nella stessa famiglia religiosa di p. Giuseppe. Lui mi ha battezzato, p. Vagni mi ha cresimato, mons. Giorgio Biguzzi mi ha ordinato diacono. Appena arrivato in Italia, l’ho subito incontrato. E nell’ultimo giorno che ci siamo visti (22 febbraio 2016), ricordava con nostalgia il seminario che ha servito con amore. Ricordava, nonostante gli anni passati, alcuni collaboratori di Mwenga con i loro nomi. P. Giuseppe, dal cielo prega per noi, per il popolo congolese che hai tanto amato. Grazie! P. Adili con p. Giuseppe Tanfoglio, che l’ha battezzato in Congo, nel 1983 2017 MARZO FRIULI 33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70 Tel. 0432 471818 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 210336 IBAN - IT 40 S 06340 12301 07404043235H (CARIFVG, Udine) Sulle Ande, a tre dimensioni Il viaggio missionario in Bolivia A marzo sono ripresi gli incontri del Centro missionario in preparazione a un’esperienza estiva in missione. Come buon augurio, pubblichiamo le testimonianze di Sara e Carlotta che, l’anno scorso, sono state in Bolivia. L a nostra avventura in Bolivia è cominciata il 18 agosto 2016 ed è durata un mese. Inizialmente, siamo state a Santa Fe e poi a Cochabamba. Le due realtà erano diverse l’una dall’altra, ma entrambe arricchenti! Da tanto tempo volevo vivere un’esperienza di volontariato internazionale, convinta di aver molto da offrire. Ma è più quel che ho ricevuto, rispetto a quello che ho potuto donare. La voglia di imparare Mi è capitato di provare rabbia per la povertà che vedevo, per l’ingiustizia delle storie di vita che ho ascoltato, per un popolo con grandi potenzialità e che è abbandonato dalle istituzioni. Le sorelle missionarie fanno moltissimo e mi ha stupito che siano, quasi sempre, l’unico vero punto di riferimento. Emblematico è il caso dell’unità educativa di Condoriri. I due fantastici insegnanti che vivono e lavorano nella scuola hanno saputo sfruttare al meglio il materiale di cancelleria che le suore hanno portato loro. Negli occhi di quei ragazzi brillava la voglia di apprendere e la motivazione dei loro insegnanti era travolgente! Rabbia e speranza Non da meno è l’esempio di suor Maddalena. Quante bambine ha cresciuto come una madre! Sedute sotto il portico osservavamo le ragazze giocare divertite. Suor Maddalena ci ha raccontato le loro storie: abbandono, sofferenza e rifiuto erano il denominatore comune di quelle giovani vite. Ma quello è un luogo di spe- SARA e CARLOTTA ranza. È l’altro sentimento provato, alimentato da tante persone che si impegnano ogni giorno per migliorare le cose, offrendo ai ragazzi un futuro migliore. La sintonia con José Luis L’esperienza in Bolivia per me è stata la prima nel campo del volontariato internazionale. Un periodo bellissimo. La Bolivia è consistita soprattutto in persone e in incontri. Vorrei richiamare tre momenti. José Luis è uno splendido e vitale bambino incontrato al Centro del bimbo denutrito di Cochabamba. Come molti suoi coetanei, José ha già un passato di violenze e privazioni, nonostante abbia solo 4 anni. Con lui è stata subito sintonia. La sua voglia di giocare, conoscere, sperimentare e il suo affetto sono stati ai miei occhi quasi un miracolo, considerando il suo passato. Rappresenta la speranza, la voglia di farcela nonostante tutto. Bangladesh, che nostalgia! Viaggio quaresimale, regalo di compleanno P adre Arduino Rossi, insieme a p. Enzo Tonini e p. Andrea Gamba, è attivo nell’area pastorale di Reana. I “tre” hanno come punto di riferimento la parrocchia di Rizzolo, dove vivono. P. Arduino è ben contento di trovarsi nella comunità di Udine nella quale è giunto in agosto. E lui si fa ben volere al primo incontro per la giovialità e apertura con cui avvicina le persone. Ha una lunga esperienza missionaria in Bangladesh: ben 38 anni. Lì le diocesi sono otto e i cristiani circa 90 mila su 160 milioni di abitanti. P. Arduino ha avuto la gioia di fare di nuovo un salto in quella terra, tanto per “ammazzare” la nostalgia. L’abbiamo intervistato prima di partire. la quaresima? Prima di tutto non bisogna pensare a una rinuncia al cibo o al digiuno, perché la povertà in quella nazione è ben conosciuta da tutti. C’è invece l’impegno per una vita di preghiera più intensa e un’attenzione tutta speciale per gli ammalati e le persone sole. Ogni venerdì poi è vissuto in modo tutto particolare, avendo come punto più alto il venerdì santo. In questa giornata, sono celebrate ben tre “via crucis”: una per i bambini, una per le donne al pomeriggio, e la sera invece per tutti gli uomini e per quelli che, durante il giorno, riescono a lavorare. Dove sei stato? Per molti anni ero a Borodol, la parrocchia più isolata della diocesi di Khulna, e mi sono trovato subito bene in mezzo a quella gente. Mi sentivo davvero contento e realizzato come sacerdote e missionario. Non è stato facile lasciare quel posto per andare altrove. E a Dhaka cosa facevi di bello? Ero alla casa dell’accoglienza. Ogni anno venivano dall’Italia dai dieci a venti medici per una quindicina di giorni e poi andavano a Khulna, dove hanno creato un piccolo ospedale. Si mettevano a disposizione di chi aveva bisogno e c’era sempre una marea di gente ad aspettarli. L’iniziativa si è interrotta lo scorso anno dopo l’attentato di Dhaka, nel quale hanno perso la vita alcuni italiani. Come mai questo viaggio? Potremmo dire che di mezzo c’è sempre il Signore. Ho espresso al mio superiore la richiesta di una famiglia bergamasca, che per la terza volta, si reca in Bangladesh, la quale ha manifestato il desiderio di regalarmi il viaggio per il mio ottantesimo compleanno. Ho accettato più che volentieri il regalo, ringraziando anche i superiori... 8 a cura di p. G. PETTENUZZO, sx Un faro di serenità Ricordo Cochabamba e i bambini del doposcuola (apoyo) con le sorelle responsabili del progetto, un’iniziativa davvero molto intelligente ed educativa. Consiste nel dare ai bambini e ragazzi un posto in cui poter stare, dove poter fare i compiti e giocare. In Bolivia non è scontato accedere ad una scolarizzazione (povertà, barriere naturali, politiche governative poco sagge). In tutto questo, l’apoyo offre un’alternativa, è un faro di serenità per molti piccoli studenti che possono vivere il periodo dell’infanzia come meritano. Essenziale e serenità Il “selfie” con Sara ci dice che la Bolivia è stata un’esperienza in tre dimensioni. Si è rivelato un viaggio fisico attraverso paesaggi e luoghi magici, che resteranno per sempre impressi nella mente. Si è trattato anche di un Sara e Carlotta con i bimbi del dopo-scuola a Cochabamba e nel selfie “boliviano”, meta del loro viaggio missionario nel 2016 percorso intricato, fatto di scambi interpersonali e di apertura verso una cultura molto diversa dalla nostra. Infine, la Bolivia è stata un modo per riavvicinarsi alla spiritualità e all’essenziale. Di fronte a chi non ha nulla, resta solo ciò che conta veramente e si riscopre una serenità che difficilmente si sperimenta tra gli agi occi■ dentali. INSIEME, LUCE E STRADA p. GIUSEPPE PETTENUZZO, sx La primavera ritorna e con essa si pensa alla quaresima. Arrivano insieme: luce e strada. È un tempo di maturità e riflessione, nel quale programmiamo attività e contempliamo la natura pensando al raccolto. Tutto sembra rivivere. Si rincorrono vento e pioggia, temporali, gioie e sofferenze. È bello pensare alla quaresima come tempo di rinuncia, di prova e di contemplazione. Di fatto, si tratta di un cammino, di una strada e questo si accompagna a sudore e fatica, ma anche a tante gioie. Il popolo ebreo cammina per molti anni nel deserto e Gesù ci vive per molto tempo, però alla fine arrivano alla meta. Dopo la Quaresima, dopo la primavera ci attende la risurrezione. Signore donaci la luce per vedere il nostro cammino e tanta forza per percorrere la strada senza fermarci. Buona Pasqua 2017! A Udine siamo dieci saveriani. Da poco abbiamo aggiunto l’esperienza in una zona vicina alla città, Rizzolo, dove cerchiamo di dare una nuova testimonianza di vita e di animazione missionaria, un’oasi di pace e ricerca. Nel frattempo, continua il nostro lavoro nelle parrocchie e con vari gruppi. Cerchiamo di offrire ciò che siamo: una vita missionaria vissuta soprattutto attraverso momenti di preghiera. Ogni mattina celebriamo l’Eucaristia in comunità, la sera ci riuniamo per i Vespri. Cerchiamo di essere fedeli alle riunioni settimanali e ai ritiri mensili. Vorremmo dire a tutti: il Signore c’è e ci ama. Buon viaggio p. Arduino! Ti aspettiamo per ascoltare le tue nuove avventure di questo breve ■ “bagno” in Bangladesh. In Bangladesh come si vive P. Arduino Rossi è tornato in Bangladesh per un viaggio “scaccia nostalgia”… I saveriani non sono niente senza il prezioso aiuto dei volontari 2017 MARZO MACOMER 08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9 Tel. 0785 70120 (dalle 15,30 alle 18); 070 290891 (Cagliari) E-mail: [email protected] - C/c. postale 12756094 IBAN - IT 15 I 01015 04804 000000019850 (Banco di Sardegna, Cagliari) Una ventata di primavera La gradita visita di p. Antonio Germano I n gennaio è venuto a trovarci p. Antonio Germano. Nonostante fosse freddo, in quei giorni, non si lamentava, abituato all’umidità della foresta tropicale del Bangladesh. P. Germano, missionario a Barador, ci ha messo a contatto diretto con la missione e ci ha permesso di conoscere un poco la sua “storia sacra”. La divisione in caste Da 40 anni vive presso la po- polazione che abita parte dell’isola fluviale, ai margini della foresta tropicale. La gente, a seconda della posizione sociale, è divisa in caste: bramini (i sacerdoti), guerrieri, commercianti e agricoltori. Al di sotto di questa classificazione, è presente l’altra fascia di popolazione considerata “fuori casta” (gli ultimi). Loro stessi si sono dati un nome di battaglia affinché venissero registrati come gruppo. In base al loro mestiere vengono riconosciu- p. GIANNI ZAMPINI, sx ti: origio (spazzino); dorit (stritolato, ridotto in polvere); dash (schiavo); lavandai … P. Antonio ha costruito la sua casetta nel villaggio Barador e nella sua carta di identità c’è scritto casta dash=schiavo che vive nel villaggio. Lì la maggior parte della popolazione è dash. Educare e organizzare Con un lavoro lento e produttivo, in 15 anni p. Antonio ha sviluppato un programma di educa- Dialogo, confronto e perdono Il campo invernale con i giovanissimi 27 al 29 dicembre 2016 D alil Centro di pastorale gio- vanile di Macomer ha ospitato un campo di tre giorni organizzato dai saveriani e indirizzato ai giovanissimi delle scuole superiori (15-17 anni). Aspettavamo una trentina di ragazzi, ma all’ultimo momento, come tutti gli inverni, causa influenze, freddo e contrattempi, se ne sono presentati venti. Non ci siamo persi d’animo. Provenienti da tutta la Sardegna, erano disposti a vivere insieme, imparando a relazionarsi con l’altro attraverso il dialogo e il confronto. Ringraziamo il Signore e i loro genitori che hanno avuto fiducia in noi e ce li hanno affidati. Ogni gruppo il suo compito Le giornate sono state interamente autogestite dai giovanissimi, divisi in quattro gruppi: uno faceva “la spesa”, un altro preparava la cena e la colazione; un gruppo lavava i piatti e un altro teneva in ordine gli ambienti comuni e organizzava lo stare assieme del dopo-cena. A turno, senza difficoltà, ciascuno ha fatto la propria parte. Il pranzo invece era preparato con tanto amore e puntualità da Rosanna, la cuoca del centro di Pastorale. La tematica del campo era veramente impegnativa: dialogo e perdono. I quattro animatori volontari (Antonio, Francesca, Paolo e Alessandro), che da anni si prestano a questo servizio, hanno svolto con cura il tema. P. Andrea, responsabile del centro di pastorale “San Guido Conforti”, ed io della casa saveriana di Cagliari, abbiamo accompagnato lo svolgimento del corso. La veglia… in cammino Tra canti, giochi e gruppi di riflessione, i giovanissimi hanno affrontato con entusiasmo i tre giorni, cercando realmente p. G. ZAMPINI, sx di capire e vivere il significato cristiano del perdono. La visione del film “Le due vie del destino” ha dato ai ragazzi la possibilità di riflettere sulla difficoltà del perdonare, e soprattutto del perdonare qualcosa a se stessi. Nell’ultima sera è stata proposta ai ragazzi una “veglia… in cammino”. Ciascuno ha riflettuto sulle difficoltà di relazionarsi, nella quotidianità, con se stesso, con l’altro, ma soprattutto con Dio. Nella cappella, in un clima di silenzio e preghiera, i ragazzi hanno condiviso sensazioni ed emozioni provate durante il campo. “Siamo in famiglia”, ha detto un giovane; “grazie per avermi fatto sentire a casa” ha detto un altro. Il giorno dopo abbiamo concluso con la celebrazione della Messa in un clima di festa e animazione, che da sempre contraddistingue il vero spirito missionario, ovvero “fare del mondo una sola famiglia”. ■ Venti giovanissimi provenienti da tutta la Sardegna hanno partecipato al campo invernale a Macomer sul tema “Dialogo e perdono” 8 zione-coscientizzazione degli abitanti dei villaggi, per il raggiungimento del diploma di scuola secondaria da parte di molti ragazzi. Tale opera ha creato un movimento inarrestabile di presa di coscienza dei diritti civili, di impegno per migliorare le condizioni di vita dei villaggi, di rispetto e ammirazione verso la chiesa cattolica, in una società al cento per cento musulmana. È necessario educare e organizzare. Educare: la conoscenza apre la mente. Quando si comprende, si è consapevoli del dovere di trasmettere ad altri tale luce. Organizzare: i villaggi, grazie a tale cammino, iniziano a far valere i propri diritti. In questo processo lungo e difficile, la gente trova il coraggio di esporre i problemi e capisce l’importanza di essere tutti uniti per sostenersi. Un impegno e un onore Dopo 20 anni di evangelizzazione e di presenza, la gente ha chiesto di diventare cristiana. Per 5 anni sono stati seguiti in un cammino di catecumenato e la notte di Pasqua 50 persone hanno ricevuto i sacramenti: battesimo, Eucarestia, cresima e matrimonio. È un periodo lungo e impegnativo quello che Padre Antonio Germano è stato ospite dei saveriani in Sardegna e ha parlato della sua esperienza missionaria al Gams precede i sacramenti, soprattutto il Battesimo, che ci fa uomini nuovi in Gesù. Sono stati anni di incontri periodici (e senza obblighi) a cui gli amici bengalesi di p. Antonio hanno partecipato con gioia. Certamente essere cristiani è un onore e un impegno per loro. Benediciamo Dio perché ci ha fatto conoscere il lavoro di p. Antonio in mezzo ai fratelli bengalesi. I suoi frutti sono opera di ■ Dio. Ci vediamo presto… Ringraziamo quanti hanno partecipato al ritiro per la preparazione alla Santa Pasqua. I saveriani saranno presenti nella loro ex-casa di via Toscana 9, ora “Centro pastorale San Guido Maria Conforti”, in queste date: dal 17 al 23 aprile (la settimana dopo Pasqua), dal 15 al 21 maggio, dal 12 al 18 giugno. Saremo a disposizione delle persone e dei gruppi durante i giorni della settimana per incontri, visite, direzione spirituale e confessioni. Gli appuntamenti fissi sono i soliti: rosario missionario il martedì alle 15,30; Messa comunitaria il mercoledì alle 19; adorazione eucaristica il giovedì alle 18,45. CON VOI, CONTINUO IL CAMMINO p. VIRGINIO SIMONCELLI, sx Cari amici, eccomi a voi per dirvi ancora una volta che siete tutti nel mio cuore e nella mia preghiera. Sono sempre nella nostra casa madre di Parma e continuo quella che io chiamo, più che fisioterapia, la mia ginnastica quotidiana. Su e giù per le scale e lunghe camminate nei corridoi, ormai con una sola stampella, perché l’equilibrio non è ancora ritornato del tutto. Anche quando cammino da solo, con un sostegno sempre vicino, mi stanco facilmente. Il midollo spinale quando è toccato forte, come nel mio caso, fa molta fatica a riprendere. Quindi avanti sempre, senza stancarsi e con la speranza che noi cristiani dobbiamo avere. Vi ringrazio delle vostre preghiere che mi aiutano a non scoraggiarmi mai e a continuare il cammino. È proprio il mio caso. Quest’estate spero di poter tornare in Sardegna, almeno due settimane, e riabbracciarvi tutti. È il mio sogno nel cassetto e mi auguro si possa realizzare. Vi abbraccio e continuo a ricordarvi tutti al Signore, per intercessione della nostra mamma Maria. Invoco su tutti voi la loro benedizione. Padre Virginio Simoncelli continua il suo percorso di recupero a Parma, con un sogno nel cassetto 2017 MARZO MARCHE 60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40 Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639 E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605 IBAN - IT 84 E 08549 37491 000060192713 (BCC San Biagio di Osimo) DIARIO DELLA COMUNITÀ I cresimandi di Sirolo Vale la pena essere cristiani parrocchie in Italia M olte hanno scelto di preparare i ragazzi alla cresima, nei primi anni delle medie, attraverso qualche visita significativa: un istituto per anziani, un centro di riabilitazione, la comunità dei missionari. La parrocchia di Sirolo ci ha avvisato che un sabato pomeriggio i cresimandi sarebbero venuti a visitarci per conoscere p. DANTE VOLPINI, sx le nostre missioni. Le domande dei ragazzi Così, sono arrivati 23 ragazzi, che riceveranno la Cresima il 21 maggio, insieme alla catechista P. Dante Volpini ha tenuto una lezione di catechismo ai cresimandi della parrocchia di Sirolo, ad Ancona Anche questa è missione! Mistica fraternità nella “casa de nialtri” qualche anno, seguo la D a“casa de nialtri”, un grup- po più o meno organizzato di ex-senza fissa dimora, ora rifugiatisi in un edificio della regione che si trova ad Ancona, nel centro storico. Trattandosi di un’occupazione dell’immobile di proprietà, la regione vuole fuori queste persone, ma non ha il coraggio di sfrattarle. In compenso, ha tolto acqua, luce e gas. Come lavarsi e lavare? Come vederci la sera? Come cucinare? Come combattere il freddo e l’umidità? Chiacchierando con loro… Ce ne sono tante di situazioni così in Italia nel 2017, ma noi non le vediamo. È missione! Io lo sapevo, ma essendoci altri volontari dei centri sociali e qualche associazione non mi ero sforzato più 8 di tanto. Si tratta di sette magrebini (Marocco, Tunisia, Algeria), sui 45 anni, una angolana, una peruviana, un rumeno, una coppia di italiani. Tutti disoccupati, vivono di espedienti e lavoretti in nero. Sono privi di ogni cosa: scarpe, coperte, indumenti, cibo... Siccome i vari volontari avevano diminuito la loro presenza per causa di forza maggiore, sono andato a trovarli e ho chiacchierato con loro. Ho notato tanto scoraggiamento, però sapevano chi ero e che ero un amico. Mi hanno accolto bene, ma era difficile fare qualsiasi cosa, anche perché ognuno pensava a sé stesso. Incontro dopo incontro… Un venerdì dell’ottobre scorso li ho invitati a casa nostra per mangiare insieme il cous cous, p. ALBERTO PANICHELLA, sx in cui loro sono maestri. Hanno accettato, ma sono venuti solo in quattro, insieme a Gaia, di “Mission possible”, con cui ci confrontiamo. Il cous cous era buonissimo: abbiamo mangiato e ripetuto. In seguito, sono venute altre persone, con accompagnamento di musiche arabe, preghiera interreligiosa, simboli dei popoli e bandiere. Abbiamo fatto anche un incontro serale a casa loro ed è andato benissimo. C’era un bel clima di fraternità. C’erano quasi tutti e siamo intervenuti anche a livello politico per ottenere acqua, luce e gas! Tiziana, socialmente impegnata, ci rappresenta in regione e segue la mediazione. Anche i Pigini e Igor, un falegname, sono venuti all’ultimo ■ incontro. (continua nel riquadro) Renata, a suor Terezinha, brasiliana, e a due giovani. Hanno ascoltato l’esperienza di un missionario e hanno posto alcune domande. Che cosa sono le missioni? Lì i ragazzi hanno le nostre stesse possibilità riguardo alla scuola, al cibo, alla religione? Perché molte maestre non riescono a insegnare fino alla quinta elementare? Perché i lavoratori guadagnano così poco? Chi sono i bambini di strada? Cosa fanno i missionari per aiutare ad essere cristiani e a risolvere i problemi? Queste e altre domande sono emerse spontaneamente prima e dopo che il missionario ha mostrato un piccolo film sugli anni passati in missione. Saper accogliere e condividere Toccare con mano i problemi della missione ha fatto sì che i ragazzi si rendessero conto che la preparazione alla Cresima non è solo teoria, ma un cammino di adesione al vangelo di Gesù. E la fede personale aiuta ad affrontare tutti i problemi della vita. Alcune realtà della missione sono presenti, almeno in parte, anche fra noi. Si sono accorti che occorre aprire il cuore ai poveri, ai rifugiati, saper accogliere e condividere, avere uno spirito cristiano. Partire con coraggio… La Cresima, come ogni Sacramento, ha tre fasi: preparazione, celebrazione e post-Cresima. Questa terza fase, che tecnicamente si chiama mistagogia, parola difficile e poco conosciuta, è la fase del mettere in pratica il sacramento ricevuto, la realizzazione del compito dato. Nella Pentecoste, gli Apostoli hanno ricevuto lo Spirito Santo e, da paurosi e dubbiosi che erano, sono diventati coraggiosi. Sono partiti per annunciare a tutti i popoli Gesù risorto e le meraviglie di Dio, per evangelizzare e battezzare, portare la salvezza e il regno di Dio. Come diventare attivi I ragazzi che sono cresimati passano da un cristianesimo passivo a uno attivo. Essi cercano di conoscere e leggere in chiesa la Parola di Dio, partecipare all’Acr, ricevere i sacramenti della confessione e della comunione, aiutare le persone bisognose, testimoniare anche ai compagni che vale la pena essere cristiani. Ogni cristiano cresimato, dopo aver accolto il dono dello Spirito Santo, riceve la luce e la forza per amare come Gesù ci ha amati. Si diventa un missionario che testimonia il vangelo a quelli che non lo conoscono, sia nel proprio territorio, sia in missione. Lì occorre imparare una nuova lingua, adattarsi al clima e alle persone, collaborare con i laici e suscitare nuove vocazioni, formare comunità che vivono la liturgia, la catechesi e la carità per e con i poveri. I ragazzi di Sirolo hanno gradito questo incontro, hanno portato via un foglio consegnato dal saveriano. Con la catechista e la suora riprenderanno i temi della missione. ■ ORA C’È SOLO IL... NOI ! p. A. PANICHELLA, sx Ormai siamo tanto amici con Faishal, Habib, Rachid, Claudina, Maria, Davide e Giulia... Ci aiutiamo a vicenda e noi “di fuori” abbiamo portato coperte, lampade a gas, strumenti di pulizie, bombola e fornello. Porteremo anche tante taniche d’acqua... Loro hanno capito che c’è stima, altruismo e disinteresse. Non hanno paura, né timidezza, c’è stima. Ora c’è solo il noi! Le iniziative le scelgono loro, noi siamo a servizio! Li ho incoraggiati a riservare una stanza per la moschea e a pregare. Lo abbiamo fatto insieme. È uscita la proposta di una cooperativa di produzione con finanziamenti dalla regione. Hanno l’indirizzo delle ACLI per lo sportello dell’occupazione. L’ultima volta ci siamo lasciati con begli abbracci e ci siamo detti “Inshallah”, “Se Dio vuole”. L’incontro di “Mission possible” del 19 febbraio si è svolto lì… Sarà materia per il prossimo numero del nostro giornale. Gesù è presente nella casa de nialtri… a cui pensa anche Lui! 2017 MARZO PARMA 43123 PARMA PR - Viale S. Martino, 8 Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502 E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437 IBAN - IT 08 S 06230 12706 000081184943 (Cariparmapiacenza, PR) Il saveriano alpino è andato avanti Padre Caselin e la Madonna di Czestokova I l nuovo anno in Casa madre è cominciato con una ri-partenza. P. Lorenzo Caselin è tornato alla Casa del Padre all’alba del 31 gennaio, a 93 anni di età. Era nato il 5 novembre del 1923 a Santorso di Vicenza, dove aveva frequentato tutte le scuole e da dove era partito per servire la patria durante l’ultimo conflitto mondiale come “Alpino dalle tante avventure”. Le racconterà lui stesso dopo la “conversione” che lo porterà alla scelta dei saveriani. Era il 1956. Aveva lasciato tutto, anche la sua “tosa”, per il Signore. È stato ordinato presbitero nel 1962. L’ultimo pericolo… I suoi compiti sono stati quasi sempre di natura amministrativa, come economo in Italia prima, in Congo poi, senza trascurare la preghiera, la predicazione e la “propaganda missionaria”, come si faceva allora, attraverso molte lettere scritte a mano o dattilografate. È stato tutto per la mis- sione e in particolare per i suoi ragazzi poliomielitici. P. Caselin ha speso più di cinquant’anni in Congo, fino a quando si rende conto che la sua macchina arranca e non risponde più ai comandi. Aveva affrontato tanti pericoli da prigioniero al fronte, in una guerra fratricida dove avrebbe perso sicuramente la vita se non fosse intervenuta la Madonna Nera. Il debito ripagato Dice lui stesso: “Il 25 gennaio 1945, durante l’avanzata delle ‘armate russe’ in Polonia, nel campo di concentramento vicino a Poznan, un ufficiale Cosacco voleva uccidermi solo perché portavo il cappello da alpino. Aveva giurato di uccidere tutti gli alpini perché, nel 1943, avevano distrutto, insieme ai tedeschi, il suo villaggio natale. Mi prese per il petto, estrasse la pistola e me la puntò alla nuca, sbattendomi contro la colonna d’ingresso del campo. Sopra la mia testa c’era murata una maiolica riproducente la Madonna di Czestokova. Lui la vide e si fermò. Depose l’arma nel fodero e mi diede un ceffone, facendomi cadere nella neve ghiacciata. Un polacco intervenne per difendermi e poi disse: “La Regina della Polonia, la Madonna di Czestokova, ti ha salvato la vita. Devi esserle riconoscente”. Dopo undici anni, mi sono “convertito” e mi sono fatto missionario. Ordinato presbitero nel 1962, dal 1969 vivo in Congo, dove dirigo un centro per bimbi disabili. Nel 1977, durante le mie vacanze triennali in Italia, seppi che alcuni ciclisti amici avevano programmato un giro in bicicletta fino a Czestokova... Così dopo 32 anni ho ripagato il mio debito di riconoscenza alla Madonna». Il cappello, la bandiera, la bicicletta Al funerale erano rappresentati i simboli significativi della vita di p. Lorenzo: il cappello con L’unità si fa camminando A 500 anni dalla riforma di Lutero S ono passati 500 anni dall’affissione delle 95 tesi di Lutero alle porte della chiesa del castello di Wittemberg. Il 31 ottobre ricorrerà la data esatta dell’anniversario. Se pensiamo alla chiesa di quel tempo, Lutero aveva ragione a denunciarne gli abusi (cosa che farà lo stesso Concilio di Trento), a richiamare la centralità della Scrittura come norma fondante della vita della chiesa e a spronare tutta la cristianità ad avere come centro “Solo Cristo”. Le divisioni causano scandalo! Tuttavia anche se l’intenzione originaria del riformatore non era quella di separarsi dalla chiesa cattolica, ma appunto di riformarla e di renderla più conforme 8 al vangelo, di fatto, dalla scomunica di Lutero, si sono susseguite una serie di separazioni interne alla chiesa, che non fanno onore né a Cristo né al vangelo. Non siamo rimasti fedeli alla preghiera che Gesù rivolgeva al Padre: “perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.” (Gv 17,21) E il problema dell’ecumenismo è proprio che le nostre divisioni causano scandalo! Se siamo divisi, come potrà il “mondo credere che il Padre ha mandato Gesù?”. Come potrà essere vero il nostro annuncio? Come potremo testimoniare quest’unione che c’è nella Trinità se noi non la viviamo nella chiesa? Che im- La settimana di preghiera per l’unità dei cristiani è stata vissuta in modo intenso dagli studenti saveriani della Teologia di Parma p. VITO SCAGLIUSO, sx PIETRO ROSSINI, sx magine può avere un credente di qualche altra religione se non annunciamo insieme Cristo? Chi osa affermare di possedere Colui che è la Verità e non solo anche la Via e la Vita per ogni uomo? L’incontro con i metodisti Siamo chiamati ad annunciare insieme lo stesso Gesù. Come vediamo, il problema ecumenico non può essere una questione di una “elite” che è “sensibile” a queste discussioni. Esso è strettamente legato alla missione della chiesa, non a un suo aspetto! Finché siamo divisi, non siamo la chiesa che Gesù Cristo ha voluto e desiderato! Nessuna confessione cristiana lo è e nessuno può rivendicare il diritto di affermare “noi siamo la chiesa di Gesù Cristo!”. Noi studenti saveriani della Teologia di Parma, in quest’anno stiamo vivendo con particolare intensità il nostro rapporto con le altre chiese presenti sul territorio. Abbiamo iniziato con l’incontro con i giovani metodisti, un momento fraterno vissuto nella visita reciproca delle nostre rispettive comunità. Abbiamo condiviso le nostre storie di vita, i nostri cammini che ci hanno portato a Parma ad abbracciare la fede cristiana e a consacrare la nostra vita al Signore. ■ (continua nel riquadro) Il vicentino p. Lorenzo Caselin, per 50 anni missionario in Congo, è salito al cielo il 31 gennaio; durante il funerale sono stati mostrati i simboli della sua vita: il cappello da alpino, la bandiera del Congo, la bicicletta. Non poteva mancare l’icona della Madonna Nera di Czestokova la penna di alpino, la bandiera del Congo RD, la bicicletta. P. Giuseppe Veniero, nell’omelia, ha ricordato: “Sono stato con p. Lorenzo per circa tre anni di vita missionaria in Congo. Tra le cose più importanti sottolineo il suo zelo apostolico. Aveva organizzato una fitta rete di benefattori da cui riceveva somme consistenti per sostenere a Bukavu un centro per disabili fisici e mentali e per collaborare al funzionamento del reparto di pediatria dell’ospedale generale della stessa città. Quel reparto funzionava esclusiva- mente grazie a quegli aiuti. P. Caselin visitava quasi ogni giorno il suo Centro per bambini colpiti da varie infermità. Pregava a lungo con loro, dopo aver fatto, ogni volta, quattro chilometri di strada a piedi. Un anno fa gli fu consigliato di tornare in Italia. A Parma l’ho vegliato qualche volta di notte nella clinica delle “Piccole Figlie”, dove era stato ricoverato. Ora prega per noi, Lorenzo. E riposa finalmente in pace nell’abbraccio di Dio, con la carezza della tua Madonna Nera di Czestokova”. ■ L’ ANNUNCIO SI VIVE, NON SI PREDICA P. ROSSINI, sx Abbiamo vissuto la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani (18-25 Gennaio) che ci ha visti impegnati in momenti di preghiera insieme: una conferenza sul tema dei 500 anni della Riforma e la partecipazione ai diversi culti delle differenti comunità cristiane. Si respira in questi momenti la bellezza delle parole di Gesù: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,34-35). È solo da questo che il mondo saprà che siamo cristiani, che siamo discepoli di Gesù! “Noi siamo la Bibbia che i popoli leggono ancora”, così si canta in qualche celebrazione eucaristica. Ed è proprio vero: l’annuncio si vive, non si predica! Papa Francesco con la visita a Lund (Svezia), in occasione, per la prima volta nella storia, della commemorazione luterano-cattolica della Riforma (31 ottobre-1° novembre 2016), ha definito Lutero “testimone del vangelo”. Ha aperto così un grande orizzonte verso l’unità, donando a tutta la chiesa la speranza, un giorno, di poter tornare a celebrare insieme la lode al Nostro Signore Gesù Cristo! Come Papa Francesco stesso esorta: “L’unità si fa camminando” e allora camminiamo insieme verso l’unità! 2017 MARZO PIACENZA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3753474 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 IBAN - IT 45 Q 03500 11202 000000001607 (UBI Banco di Brescia, Brescia 2) Il saveriano alpino è andato avanti Padre Caselin e la Madonna di Czestokova I l nuovo anno in Casa madre è cominciato con una ri-partenza. P. Lorenzo Caselin è tornato alla Casa del Padre all’alba del 31 gennaio, a 93 anni di età. Era nato il 5 novembre del 1923 a Santorso di Vicenza, dove aveva frequentato tutte le scuole e da dove era partito per servire la patria durante l’ultimo conflitto mondiale come “Alpino dalle tante avventure”. Le racconterà lui stesso dopo la “conversione” che lo porterà alla scelta dei saveriani. Era il 1956. Aveva lasciato tutto, anche la sua “tosa”, per il Signore. È stato ordinato presbitero nel 1962. L’ultimo pericolo… I suoi compiti sono stati quasi sempre di natura amministrativa, come economo in Italia prima, in Congo poi, senza trascurare la preghiera, la predicazione e la “propaganda missionaria”, come si faceva allora, attraverso molte lettere scritte a mano o dattilografate. È stato tutto per la mis- sione e in particolare per i suoi ragazzi poliomielitici. P. Caselin ha speso più di cinquant’anni in Congo, fino a quando si rende conto che la sua macchina arranca e non risponde più ai comandi. Aveva affrontato tanti pericoli da prigioniero al fronte, in una guerra fratricida dove avrebbe perso sicuramente la vita se non fosse intervenuta la Madonna Nera. Il debito ripagato Dice lui stesso: “Il 25 gennaio 1945, durante l’avanzata delle ‘armate russe’ in Polonia, nel campo di concentramento vicino a Poznan, un ufficiale Cosacco voleva uccidermi solo perché portavo il cappello da alpino. Aveva giurato di uccidere tutti gli alpini perché, nel 1943, avevano distrutto, insieme ai tedeschi, il suo villaggio natale. Mi prese per il petto, estrasse la pistola e me la puntò alla nuca, sbattendomi contro la colonna d’ingresso del campo. Sopra la mia testa c’era murata una maiolica riproducente la Madonna di Czestokova. Lui la vide e si fermò. Depose l’arma nel fodero e mi diede un ceffone, facendomi cadere nella neve ghiacciata. Un polacco intervenne per difendermi e poi disse: “La Regina della Polonia, la Madonna di Czestokova, ti ha salvato la vita. Devi esserle riconoscente”. Dopo undici anni, mi sono “convertito” e mi sono fatto missionario. Ordinato presbitero nel 1962, dal 1969 vivo in Congo, dove dirigo un centro per bimbi disabili. Nel 1977, durante le mie vacanze triennali in Italia, seppi che alcuni ciclisti amici avevano programmato un giro in bicicletta fino a Czestokova... Così dopo 32 anni ho ripagato il mio debito di riconoscenza alla Madonna». Il cappello, la bandiera, la bicicletta Al funerale erano rappresentati i simboli significativi della vita di p. Lorenzo: il cappello con L’unità si fa camminando A 500 anni dalla riforma di Lutero S ono passati 500 anni dall’affissione delle 95 tesi di Lutero alle porte della chiesa del castello di Wittemberg. Il 31 ottobre ricorrerà la data esatta dell’anniversario. Se pensiamo alla chiesa di quel tempo, Lutero aveva ragione a denunciarne gli abusi (cosa che farà lo stesso Concilio di Trento), a richiamare la centralità della Scrittura come norma fondante della vita della chiesa e a spronare tutta la cristianità ad avere come centro “Solo Cristo”. Le divisioni causano scandalo! Tuttavia anche se l’intenzione originaria del riformatore non era quella di separarsi dalla chiesa cattolica, ma appunto di riformarla e di renderla più conforme 8 al vangelo, di fatto, dalla scomunica di Lutero, si sono susseguite una serie di separazioni interne alla chiesa, che non fanno onore né a Cristo né al vangelo. Non siamo rimasti fedeli alla preghiera che Gesù rivolgeva al Padre: “perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.” (Gv 17,21) E il problema dell’ecumenismo è proprio che le nostre divisioni causano scandalo! Se siamo divisi, come potrà il “mondo credere che il Padre ha mandato Gesù?”. Come potrà essere vero il nostro annuncio? Come potremo testimoniare quest’unione che c’è nella Trinità se noi non la viviamo nella chiesa? Che im- La settimana di preghiera per l’unità dei cristiani è stata vissuta in modo intenso dagli studenti saveriani della Teologia di Parma p. VITO SCAGLIUSO, sx PIETRO ROSSINI, sx magine può avere un credente di qualche altra religione se non annunciamo insieme Cristo? Chi osa affermare di possedere Colui che è la Verità e non solo anche la Via e la Vita per ogni uomo? L’incontro con i metodisti Siamo chiamati ad annunciare insieme lo stesso Gesù. Come vediamo, il problema ecumenico non può essere una questione di una “elite” che è “sensibile” a queste discussioni. Esso è strettamente legato alla missione della chiesa, non a un suo aspetto! Finché siamo divisi, non siamo la chiesa che Gesù Cristo ha voluto e desiderato! Nessuna confessione cristiana lo è e nessuno può rivendicare il diritto di affermare “noi siamo la chiesa di Gesù Cristo!”. Noi studenti saveriani della Teologia di Parma, in quest’anno stiamo vivendo con particolare intensità il nostro rapporto con le altre chiese presenti sul territorio. Abbiamo iniziato con l’incontro con i giovani metodisti, un momento fraterno vissuto nella visita reciproca delle nostre rispettive comunità. Abbiamo condiviso le nostre storie di vita, i nostri cammini che ci hanno portato a Parma ad abbracciare la fede cristiana e a consacrare la nostra vita al Signore. ■ (continua nel riquadro) Il vicentino p. Lorenzo Caselin, per 50 anni missionario in Congo, è salito al cielo il 31 gennaio; durante il funerale sono stati mostrati i simboli della sua vita: il cappello da alpino, la bandiera del Congo, la bicicletta. Non poteva mancare l’icona della Madonna Nera di Czestokova la penna di alpino, la bandiera del Congo RD, la bicicletta. P. Giuseppe Veniero, nell’omelia, ha ricordato: “Sono stato con p. Lorenzo per circa tre anni di vita missionaria in Congo. Tra le cose più importanti sottolineo il suo zelo apostolico. Aveva organizzato una fitta rete di benefattori da cui riceveva somme consistenti per sostenere a Bukavu un centro per disabili fisici e mentali e per collaborare al funzionamento del reparto di pediatria dell’ospedale generale della stessa città. Quel reparto funzionava esclusiva- mente grazie a quegli aiuti. P. Caselin visitava quasi ogni giorno il suo Centro per bambini colpiti da varie infermità. Pregava a lungo con loro, dopo aver fatto, ogni volta, quattro chilometri di strada a piedi. Un anno fa gli fu consigliato di tornare in Italia. A Parma l’ho vegliato qualche volta di notte nella clinica delle “Piccole Figlie”, dove era stato ricoverato. Ora prega per noi, Lorenzo. E riposa finalmente in pace nell’abbraccio di Dio, con la carezza della tua Madonna Nera di Czestokova”. ■ L’ ANNUNCIO SI VIVE, NON SI PREDICA P. ROSSINI, sx Abbiamo vissuto la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani (18-25 Gennaio) che ci ha visti impegnati in momenti di preghiera insieme: una conferenza sul tema dei 500 anni della Riforma e la partecipazione ai diversi culti delle differenti comunità cristiane. Si respira in questi momenti la bellezza delle parole di Gesù: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,34-35). È solo da questo che il mondo saprà che siamo cristiani, che siamo discepoli di Gesù! “Noi siamo la Bibbia che i popoli leggono ancora”, così si canta in qualche celebrazione eucaristica. Ed è proprio vero: l’annuncio si vive, non si predica! Papa Francesco con la visita a Lund (Svezia), in occasione, per la prima volta nella storia, della commemorazione luterano-cattolica della Riforma (31 ottobre-1° novembre 2016), ha definito Lutero “testimone del vangelo”. Ha aperto così un grande orizzonte verso l’unità, donando a tutta la chiesa la speranza, un giorno, di poter tornare a celebrare insieme la lode al Nostro Signore Gesù Cristo! Come Papa Francesco stesso esorta: “L’unità si fa camminando” e allora camminiamo insieme verso l’unità! 2017 MARZO PIEMONTE e LIGURIA 20033 DESIO MB - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 625035 - Fax 0362 624274 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 IBAN - IT 71 F 06230 33100 000046222194 (Cariparma Credit Agricole, Desio) Uniti nella diversità CRISTINA UGUCCIONI - Vatican Insider (8/2/2017) Cristiani e musulmani in Sierra Leone P adre Vittorio Bongiovanni è un saveriano di 76 anni, 40 dei quali trascorsi in Sierra Leone dove si è molto speso per salvare i bambini-soldato e dar loro un futuro. A Kabala, po- poloso centro situato nel nord, insieme a due confratelli, guida l’unica parrocchia presente P. Vittorio Bongiovanni, saveriano mantovano di Bozzolo, da oltre 40 anni missionario in Sierra Leone Cammino di vita in Camerun Accanto alla gente, in ogni situazione P. Franceschetti, saveriano nativo di Bergamo, ci racconta alcune esperienze di missione, ricche di momenti gioiosi e tristi, nei quali leggere la presenza del Signore. La mediazione missionaria ci aiuta a entrare in un mondo che si avvicina sempre più al nostro, attraverso gli eventi della storia presente. I l nuovo anno è cominciato. I giovani naturalmente si sono sbizzarriti in momenti distensivi, ma anche nell’animazione delle celebrazioni liturgiche e nel presepe, povero in realtà, con poche statue, tutte spaiate. Delle iniziative dei giovani, ammirevole è soprattutto il concerto di Natale della corale giovanile, che ha eseguito anche pezzi polifonici difficili ed altri con danze spettacolari. I riti di iniziazione e unità dei cristiani Sono stato invitato dai confratelli camerunesi a partecipare a una festa tradizionale che con- cludeva i riti della “iniziazione”, dove i giovani sono condotti in foresta, formati sui valori che li fanno diventare uomini veri, e messi alla prova. La festa conserva ancora i costumi di una volta, a cui continuano ad essere molto legati. Conservano anche molto rispetto per i loro capi tradizionali, con decine di mogli e una corte ben gerarchizzata, nonostante la società abbia ormai le sue autorità civili. È appena finita la settimana di preghiere per l’unità dei cristiani. Noi abbiamo percorso le chiese delle varie confessioni dei nostri quartieri, alternandoci nella predicazione con i pastori. C’è un notevole cammino di avvicinamento, anche a livello della chiesa ufficiale, con papa Francesco. Lo Spirito Santo ha sostenuto ciascun percorso e la nostra diversità può diventare una ricchezza per tutti. La celebrazione conclusiva si è svolta nella nostra chiesa ed è stata seguita da un concerto delle corali delle diverse chiese. L’anno prossimo probabilmente tutta la p. BENIGNO FRANCESCHETTI, sx diocesi sarà coinvolta. Una sofferenza partecipata Abbiamo partecipato alla sofferenza di una famiglia della parrocchia che ha un bambino di 12 anni, Kevin, catecumeno, malato di cancro a un ginocchio. Il trattamento di chemio-terapia non è bastato e si era decisa l’amputazione dell’arto. Ma, quando l’assistente sociale e alcuni amici avevano deciso di prenderlo a carico, la visita radiologica ha rivelato che era troppo tardi: il cancro era già diffuso persino nei polmoni. Il ragazzo sarà battezzato tra qualche giorno. Da voi si soffre il freddo, anche senza neve. Qui siamo in stagione secca e c’è un serio problema nella distribuzione d’acqua, ma siamo ancora fortunati rispetto ad altre zone del Camerun e del Ciad. Grazie della vostra amicizia e siate grati anche voi perché qualcuno vi benedice lassù e vi permette di gioire dell’abbondanza e della pace. Non è un diritto ■ scontato... 8 Incontro Ecumenico di preghiera a Bafoussam-Nefa: durante la Settimana di preghiere per l’unità dei cristiani cinque parrocchie della zona hanno pregato insieme, “con scambio di pulpito”. Tra i predicatori p. Benigno Franceschetti, al centro che è la più estesa del Paese e comprende centinaia di villaggi sparsi sulle colline. Nel 2014 p. Vittorio, responsabile delle scuole cattoliche della parrocchia, ha ricevuto un prestigioso riconoscimento nazionale: l’università di Makeni lo ha premiato come “persona speciale che si è distinta nella nazione per la promozione dell’istruzione scolastica per moltissimi giovani”. La regola per vivere in pace “Qui in Sierra Leone, noi cattolici viviamo in armonia con i musulmani, ci vogliamo bene e ci rispettiamo… siamo uniti nella diversità. Insieme ne abbiamo passate tante, persino una spaventosa epidemia di ebola, una tragedia peggiore della guerra civile. Qui i cattolici sono il 2-3%, eppure i rapporti sono sereni. I musulmani in Sierra Leone, sono moderati, aperti, tolleranti. Nei villaggi vi è una bella consuetudine: quando noi cattolici decidiamo di costruire una chiesetta, i musulmani contribuiscono alle spese con una donazione e viceversa. Non è insolito vedere persone di fede islamica che vengono in chiesa; alla messa di Natale ce n’erano molte. Inoltre, qui le conversioni al cristianesimo non sono ostacolate: lo scorso anno 70 musulmani si sono convertiti e hanno chiesto di essere battezzati. Bisogna aprire il cuore, cercare di vedere gli aspetti positivi presenti negli altri e costruire le relazioni a partire da questi aspetti. È attraverso il sostegno e il perdono reciproci che gli esseri umani possono edificare comunità coese e pacifiche”. Come fermare i barconi Per tutti, cristiani e musulmani, sono la miseria, la mancanza di lavoro e di futuro, il nemico da sconfiggere. In questa battaglia, l’educazione è indispensabile, decisiva. Dico spesso che un bambino senza testi scolastici diventerà un adulto senza pane. Nelle nostre scuole ci impegniamo per far emergere e crescere tutto il buono che c’è in ogni studente. Il mio lavoro è aiutare le giovani generazioni ad amare il loro paese, a far fruttare i talenti ricevuti e acquisire conoscenze che possano garantire un futuro dignitoso in Sierra Leone. Con la nostra attività educativa lottiamo indirettamente contro i barconi che continuano a giungere in Italia, colmi di disperati. Pregare con cuore e mente La vita nei villaggi, dove cristiani e musulmani vivono e lavorano fianco a fianco, può essere molto dura: la preghiera sostiene tutti. “Cerchiamo sempre di pregare con il cuore e con la mente. Porto un solo esempio per chiarire cosa intendo: in un villaggio un gruppetto di contadini era in gravi difficoltà economiche perché non riusciva a vendere le arance, che marcivano nei campi: noi abbiamo pregato con il cuore affinché Dio aiutasse queste persone. Poi abbiamo pregato con la testa e ci siamo domandati: perché ciò accade? Abbiamo scoperto che la ragione era la presenza di un torrente, invalicabile per i carretti carichi di frutta. Pregare con la testa, in questo caso, significa dunque costruire un ponte. Ed è ciò che abbiamo ■ fatto”. (continua nel riquadro) I COMANDAMENTI VALIDI PER TUTTI CRISTINA UGUCCIONI - Vatican Insider (8/2/2017) Gli istituti scolastici costruiti negli anni dai saveriani, e di cui p. Vittorio è responsabile, sono 49 (43 elementari e 6 medie), con 70-80 alunni per classe. A Kabala insegna M’balu S. Bangura, musulmana, sposata, madre di due figli: “Mi piace molto lavorare in questo istituto, punto di riferimento per oltre mille bambini di fede cristiana e islamica. Fra gli insegnanti, che appartengono a entrambe le religioni, vi è grande concordia e lavoriamo insieme senza difficoltà o attriti. Siamo abituati a sostenerci gli uni gli altri. E i matrimoni fra cristiani e musulmani non sono rari”. A proposito dell’attività didattica, p. Vittorio racconta. “Abbiamo rispetto della fede islamica e non facciamo proselitismo, d’altra parte le nostre sono scuole cattoliche; perciò abbiamo deciso che a tutti gli scolari fossero proposti i comandamenti di Dio, che sono validi per ogni essere umano. A questo scopo ho preparato alcuni libretti per i bambini, calibrati sulle diverse età, che vengono illustrati e spiegati dagli insegnanti durante le lezioni. Insegniamo anche la preghiera dell’Ave Maria e quella del Padre nostro, spiegando che siamo tutti fratelli, e i musulmani, sia gli alunni sia i docenti, le imparano volentieri”. Purtroppo, a causa della povertà, vi sono famiglie che non riescono a mandare i figli (specie le femmine) a scuola, né a farli proseguire negli studi sino al liceo. “Interveniamo noi garantendo un sostegno economico. Ma non diamo niente per niente: offriamo ai ragazzi e alle ragazze alcuni lavoretti in parrocchia e li ricompensiamo. È anche così che si prende consapevolezza della propria dignità”. 2017 MARZO PUGLIA 74122 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15 Tel. 099 7772527 - Fax 099 7772558 E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747 IBAN - IT 16A 01030 15803 000063210055 (Monte Paschi Siena, Taranto) Diventare un po’ missionari Campo invernale degli scout dai saveriani I l 7 e 8 gennaio, il reparto Pegaso del Gruppo Scout AGESCI Taranto 17 della parrocchia “Spirito Santo” è stato ospite dei saveriani di Lama per il campo invernale. Sono state organizzate attività che oscillavano tra la serietà dei momenti di catechesi e il divertimento del trascorrere del tempo insieme. Come stare insieme Il primo obiettivo era proprio questo: stare insieme. All’interno di un gruppo di adolescenti, infatti, è impossibile evitare che nascano piccoli problemi, come essere antipatici o il parlarsi alle spalle. Quindi, per poterli risolvere, e infondere più coesione all’interno del Reparto, ognuno dei suoi componenti ha scritto una lettera a una persona con la quale c’era stato qualche diverbio o, semplicemente, dell’antipatia, esprimendo i pareri personali e manifestando la volontà di risolvere. Un’altra lettera è stata scritta a un ragazzo o ragazza del Reparto ancora poco conosciuto. Capire chi ci sta vicino La riflessione emersa da quest’attività ci ha fatto comprendere che, essendo una squadra che lavora all’unisono, dobbiamo sforzarci di capire chi ci sta vicino, andandogli incontro senza alcun pregiudizio. Dobbiamo diventare un po’ “missionari” e, perciò, aiutare, offrire un sostegno, soprattutto psicologico, a chi ne ha bisogno, ma non lo esprime. Tutto ciò ha lo scopo di creare amicizie, ma soprattutto di imparare a mettersi a disposizione degli altri, in modo da trasmettere un insegnamento utile a coloro che stanno dall’altra parte. È anche l’occasione di apprendere qualcosa di altrettanto significativo, proprio prendendo esempio dai missionari, sempre pronti ad essere d’aiuto. L’attività si è conclusa con la lettura ad alta voce delle lettere e la creazione di collane di pasta, omonime del tizzone di legno che il capo della tribù degli Zulù ha donato al nostro fondatore, Baden Powell. Promessa e veglia… Il fulcro del nostro campo invernale, però, era un altro: la promessa di alcuni “piedi teneri”, e quindi il loro ingresso a MARIA CLAUDIA CAZZATO tutti gli effetti nel gruppo scout per gli esterni, e nel reparto, per coloro che erano passati dal branco. Precedentemente, rispetto al momento clou, si svolgono le veglie d’armi: un momento vissuto esclusivamente con la propria squadriglia e l’altro al quale partecipa l’intero reparto. La veglia d’armi ha origini antiche: prende spunto, infatti, da quella che i cavalieri medievali svolgevano prima di ricevere l’investitura. Anche nella nostra sono stati fatti paragoni tra gli esploratori e i cavalieri, per spiegare la legge scout. Sia il momento di squadriglia che quello di reparto sono stati molto intensi, ricchi di emozioni suscitate dall’eccitazione per coloro che si apprestavano a vivere la promessa e dalla nostalgia dei più grandi, che hanno condiviso e trasmesso ■ il loro ricordo. (continua nel riquadro) Continua la presentazione dei gruppi che sono nostri ospiti. I più continui, numerosi e vivaci sono gli scout. E le loro osservazioni sono interessanti. Come Maria Claudia esprime, “dobbiamo imparare dai missionari perché aiutano offrendo sostegno a chi ne ha bisogno ma non lo esprime…”, oppure “i missionari si mettono a disposizione degli altri in modo da trasmettere un insegnamento utile a coloro che stanno dall’altra parte”. Questi concetti, in forme semplici, formulati da ragazzi, sono davvero illuminanti. p. Stefano Coronese, sx Gli scout del Gruppo AGESCI Taranto 17 della parrocchia “Spirito Santo” ha scelto la casa dei saveriani per il campo invernale Imparare divertendosi... Una bella esperienza, da ripetere... F È stata una bella esperienza tranne che per lo stomaco! Dopo aver pranzato abbiamo fatto siesta per un’ora, poi abbiamo provato ad accendere il fuoco ma pioveva e quindi abbiamo cucinato all’interno su una vera cucina. Dopo cena, ci siamo dedicati al fuoco di bivacco svolto sotto il gazebo, dato che continuava a piovere.... requento il gruppo scout Ta 10, parrocchia “Madonna delle Grazie”, da 5 anni e da quest’anno sono in reparto. Sono molto felice della mia esperienza negli scout, perché mi diverto molto e imparo molte cose. Alla fine di dicembre ci siamo recati dai saveriani a Lama per il campo invernale. Nonostante il tempo non ci sia stato molto amico è stata un’esperienza positiva. Appena arrivati, abbiamo scaricato il materiale che ci serviva e ci siamo messi a montare tende, cucina e tavolo. 8 Come essere un buon scout Era la prima volta che montavo tutte queste cose e per fortuna mio nonno, che è uno scout, mi ha insegnato a fare i nodi come il nodo parlato e le quadre. Il giorno seguente invece, dopo aver fatto l’issa bandiera, il nostro capo reparto Alfredo ci ha raccontato una storia su come essere un buon scout. Dopo la storia, i capi hanno deciso di farci cucinare alla trappeur (sulla brace). PIETRO SURIANO Pietro Suriano ha partecipato con entusiasmo al campo invernale degli scout con la parrocchia “Madonna delle Grazie” Tre giorni indimenticabili L’ultimo giorno del campetto ci siamo svegliati un po’ prima, per fare “pulizia campo”. Subito dopo aver svolto il nostro compito, p. Stefano ci ha deliziato con l’esperienza della sua vita in missione. Non appena terminato il racconto, i nostri genitori, purtroppo, ci sono venuti a prendere e siamo andati a casa felici e contenti di questi tre giorni passati con il gruppo scout a Lama. È stata un’esperienza indimenticabile e per questo abbiamo deciso di fare il pernotto delle promesse, sempre presso i missionari saveriani. A presto! ■ ESSERE SEMPRE PRONTI ! M.C. CAZZATO La mattinata dell’8 gennaio è passata in fretta, tra preparativi, pulizie e messa. Subito, è giunto il pomeriggio e anche il tanto atteso momento delle promesse. Tutto il reparto era davvero emozionato, in quanto la cerimonia ha, di per sé, un significato molto profondo e simbolico. Ci si impegna davanti a Dio con devozione totale, promettendo sul proprio onore di fare del proprio meglio per osservare una legge non facile, a volte scomoda. Ma è una legge che ci rende persone più belle dentro, ci insegna a sentire sempre la voglia di fare, di gioire, di crescere, di superare le difficoltà col sorriso, ma soprattutto, a essere sempre pronti! Maria Claudia, autrice del racconto e cuore scout della parrocchia “Spirito Santo” 2017 MARZO REGGIO CALABRIA 74122 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15 Tel. 099 7772527 - Fax 099 7772558 E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747 IBAN - IT 16A 01030 15803 000063210055 (Monte Paschi Siena, Taranto) Uniti nella diversità CRISTINA UGUCCIONI - Vatican Insider (8/2/2017) Cristiani e musulmani in Sierra Leone P adre Vittorio Bongiovanni è un saveriano di 76 anni, 40 dei quali trascorsi in Sierra Leone dove si è molto speso per salvare i bambini-soldato e dar loro un futuro. A Kabala, popoloso centro situato nel nord, insieme a due confratelli, guida l’unica parrocchia presente che è la più estesa del Paese e comprende centinaia di villaggi sparsi sulle colline. Nel 2014 p. Vittorio, responsabile delle scuole cattoliche della parrocchia, ha ricevuto un prestigioso riconoscimento nazionale: l’università di Makeni lo ha premiato come “persona speciale che si è distinta nella nazione per la promozione P. Vittorio Bongiovanni, da oltre 40 anni missionario in Sierra Leone Legalità, trasparenza, qualità Cineteatro di Gallico al via i lavori? Angela MarciaL’ assessore nò, ospite d’onore alla ma- nifestazione organizzata dall’associazione culturale “Nuovo Giangurgolo”, presieduta da Antonio Trapani Lombardo, per ricordare Pino Santoro nel quindicesimo anniversario dalla morte, ha promesso: “Ad aprile si potrebbero già avviare i lavori per il completamento del Cineteatro di Gallico nell’ex area Cral - Enal. È un’operazione non facile, ma siamo finalmente riusciti a costituire la commissione che dovrà selezionare l’azienda per il completamento del teatro”. Le cose fatte bene… Per l’assessore, il rinnovato Cineteatro è un’opera che appartiene a Gallico, ma che deve essere a servizio di tutta l’area metropolitana della città di Reggio Calabria. “La cifra per il completamente dell’opera è importante, un milione e settecento mila euro circa. Essendo anche assessore alla legalità, ho avuto un incon- tro a Roma con il commissario dell’anticorruzione, il dott. Raffaele Cantone. Sia per questo che per altri lavori che si dovranno realizzare in città, come ad esempio il Palazzo di Giustizia, le ditte appaltanti dovranno essere assolutamente pulite, serie e professionalmente capaci e dare certezza che il lavoro appaltato sia portato a termine con qualità e nei tempi stabiliti dal bando. In questo caso, un anno e undici mesi”. Ci sarà via Giuseppe Santoro La notizia è stata accolta dai presenti con un entusiasmante applauso. Proprio a gennaio di quest’anno, il vecchio stabile, costruito dal popolo gallicese negli anni dell’autonomia comunale, compie 50 anni da quando è stato distrutto dalle dolose fiamme. Il professore Giuseppe Caridi, presidente della Commissione toponomastica del comune, ha mandato una comunicazione con la quale ha informato uffi- ORESTE ARCONTE cialmente i presenti che a Giuseppe Santoro, uomo di cultura, storico locale e precettore di più generazioni di giovani gallicesi e non, è stata intitolata la via ex Macello a Gallico Superiore. Una serata di canzoni e poesie La manifestazione, dal titolo “Aspettando il Cineteatro di Gallico - Canzoni e Poesie”, ha visto protagonisti il cantante melodico Enzo Marcianò e i poeti Giuseppe Ginestra, Francesco Surace e Oreste Arconte. Le poesie di Arconte sono state lette da Antonio Buffon, Rita Scordo e Massimo Zaccone del Laboratorio Teatrale “La Bottega Teatrale di Giangurgolo”. La serata si è conclusa con i ringraziamenti da parte della famiglia Santoro, rappresentata dalla nipote Adelaide Laganà, e con una torta offerta dalla pasticceria Franco D’agostino per festeggiare gli 80 anni di Giuseppe Ginestra, allievo di Nicola Giunta, oggi il più grande poeta ■ dialettale reggino vivente. “Aspettando il Cineteatro di Gallico - Canzoni e Poesie” era il titolo della serata per ricordare Giuseppe Santoro, a 15 anni dalla morte… È stata una serata di annunci importanti 8 dell’istruzione scolastica per moltissimi giovani”. La regola per vivere in pace “Qui in Sierra Leone, noi cattolici viviamo in armonia con i musulmani, ci vogliamo bene e ci rispettiamo… siamo uniti nella diversità. Insieme ne abbiamo passate tante, persino una spaventosa epidemia di ebola, una tragedia peggiore della guerra civile. Qui i cattolici sono il 2-3%, eppure i rapporti sono sereni. I musulmani in Sierra Leone, sono moderati, aperti, tolleranti. Nei villaggi vi è una bella consuetudine: quando noi cattolici decidiamo di costruire una chiesetta, i musulmani contribuiscono alle spese con una donazione e viceversa. Non è insolito vedere persone di fede islamica che vengono in chiesa; alla messa di Natale ce n’erano molte. Inoltre, qui le conversioni al cristianesimo non sono ostacolate: lo scorso anno 70 musulmani si sono convertiti e hanno chiesto di essere battezzati. Bisogna aprire il cuore, cercare di vedere gli aspetti positivi presenti negli altri e costruire le relazioni a partire da questi aspetti. È attraverso il sostegno e il perdono reciproci che gli esseri umani possono edificare comunità coese e pacifiche”. Come fermare i barconi Per tutti, cristiani e musulmani, sono la miseria, la mancanza di lavoro e di futuro, il nemico da sconfiggere. In questa battaglia, l’educazione è indispensabile, decisiva. Dico spesso che un bambino senza testi scolastici diventerà un adulto senza pane. Nelle nostre scuole ci impegniamo per far emergere e crescere tutto il buono che c’è in ogni studente. Il mio lavoro è aiutare le giovani generazioni ad amare il loro paese, a far fruttare i talenti ricevuti e acquisire conoscenze che possano garantire un futuro dignitoso in Sierra Leone. Con la nostra attività educativa lottiamo indirettamente contro i barconi che continuano a giungere in Italia, colmi di disperati. Pregare con cuore e mente La vita nei villaggi, dove cristiani e musulmani vivono e lavorano fianco a fianco, può essere molto dura: la preghiera sostiene tutti. “Cerchiamo sempre di pregare con il cuore e con la mente. Porto un solo esempio per chiarire cosa intendo: in un villaggio un gruppetto di contadini era in gravi difficoltà economiche perché non riusciva a vendere le arance, che marcivano nei campi: noi abbiamo pregato con il cuore affinché Dio aiutasse queste persone. Poi abbiamo pregato con la testa e ci siamo domandati: perché ciò accade? Abbiamo scoperto che la ragione era la presenza di un torrente, invalicabile per i carretti carichi di frutta. Pregare con la testa, in questo caso, significa dunque costruire un ponte. Ed è ciò che abbiamo ■ fatto”. (continua nel riquadro) I COMANDAMENTI VALIDI PER TUTTI CRISTINA UGUCCIONI - Vatican Insider (8/2/2017) Gli istituti scolastici costruiti negli anni dai saveriani, e di cui p. Vittorio è responsabile, sono 49 (43 elementari e 6 medie), con 70-80 alunni per classe. A Kabala insegna M’balu S. Bangura, musulmana, sposata, madre di due figli: “Mi piace molto lavorare in questo istituto, punto di riferimento per oltre mille bambini di fede cristiana e islamica. Fra gli insegnanti, che appartengono a entrambe le religioni, vi è grande concordia e lavoriamo insieme senza difficoltà o attriti. Siamo abituati a sostenerci gli uni gli altri. E i matrimoni fra cristiani e musulmani non sono rari”. A proposito dell’attività didattica, p. Vittorio racconta. “Abbiamo rispetto della fede islamica e non facciamo proselitismo, d’altra parte le nostre sono scuole cattoliche; perciò abbiamo deciso che a tutti gli scolari fossero proposti i comandamenti di Dio, che sono validi per ogni essere umano. A questo scopo ho preparato alcuni libretti per i bambini, calibrati sulle diverse età, che vengono illustrati e spiegati dagli insegnanti durante le lezioni. Insegniamo anche la preghiera dell’Ave Maria e quella del Padre nostro, spiegando che siamo tutti fratelli, e i musulmani, sia gli alunni sia i docenti, le imparano volentieri”. Purtroppo, a causa della povertà, vi sono famiglie che non riescono a mandare i figli (specie le femmine) a scuola, né a farli proseguire negli studi sino al liceo. “Interveniamo noi garantendo un sostegno economico. Ma non diamo niente per niente: offriamo ai ragazzi e alle ragazze alcuni lavoretti in parrocchia e li ricompensiamo. È anche così che si prende consapevolezza della propria dignità”. 2017 MARZO ROMA 00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287 Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925 E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000 IBAN - IT 30 P 02008 05008 000400097150 (UniCredit Banca Roma, Conciliazione B) Non sono sul campo, eppure... Lettere e messaggi che aumentano la nostalgia lasciato la mia amata H oAmazzonia da qualche anno. Non ce la faccio a ripartire, eppure la mia testa e il mio cuore corrono là. E la nostalgia aumenta sempre più perché la mia gente mi scrive, manda messaggi e piccoli regali, a volte qualcuno telefona. Vuol sentire al vivo la mia voce. Ronilde e il volo di farfalla Ronilde è una giovane di Abaetetuba e ha una passione: la catechesi. Ha aiutato tanti giovani ad amare il vangelo e a diventare catechisti. Da qualche anno ha dovuto smettere. Aveva un tumore, è stata operata e sta recuperando. Dice lei stessa: “Devo affrontare 18 sessioni di chemioterapia… Sono momenti un po’ difficili, ma pieni della grazia di Dio. Nonostante tutto, è un’e- sperienza di incontro, di fiducia in Dio. È bello sentire vicino l’amore di Dio e di Nostro Signore. Che davvero Dio mi dia la grazia di diventare nuova, dentro e fuori. Non esco più di casa, ma cammino attorno, innaffiando le piante, guardando i pesciolini della vasca, conversando con i miei, leggendo, pregando… Avevo proprio bisogno di questo tempo nel quale in me Maria prevale su Marta. È come il processo che porta la larva a trasformarsi in farfalla, che si libera dall’involucro e si libra in un bellissimo volo. Solo Dio è capace di dar senso a cose che ci paiono senza senso…”. Sueli e la “rivoluzione mariana” Sueli è stata direttrice, ad Abaetetuba, della casa dei “Meninos de rua” (ragazzi di strada). Ora p. NICOLA MASI, sx abita in un condominio a Belém, capitale dello Stato del Parà. Donna di fede, voleva aiutare i vicini di casa a conoscere il Signore e il vangelo. “Domani faremo la celebrazione di chiusura del pellegrinaggio della Madonna nelle nostre case. Non sono state molte quelle che hanno aderito, ma abbiamo passato otto giorni meravigliosi, con molte preghiere, testimoniando la bellezza della presenza di Dio nella nostra vita, che ci apre il cuore e ci fa sentire sempre più fratelli. Pare che qualcosa stia cambiando. Per esempio non c’è più quella freddezza quando ci si incontra. Ci salutiamo, ci sorridiamo, ci interessiamo dei malati. Ora stiamo già pensando ad altri incontri. Può prepararci una celebrazione da fare nelle case? Sarebbe un bel regalo per le nostre famiglie”. Bangladesh, che nostalgia! Viaggio quaresimale, regalo di compleanno P adre Arduino Rossi, insieme a p. Enzo Tonini e p. Andrea Gamba, è attivo nell’area pastorale di Reana. I “tre” hanno come punto di riferimento la parrocchia di Rizzolo, dove vivono. P. Arduino è ben contento di trovarsi nella comunità di Udine nella quale è giunto in agosto. E lui si fa ben volere al primo incontro per la giovialità e apertura con cui avvicina le persone. Ha una lunga esperienza missionaria in Bangladesh: ben 38 anni. Lì le diocesi sono otto e i cristiani circa 90 mila su 160 milioni di abitanti. P. Arduino ha avuto la gioia di fare di nuovo un salto in quella terra, tanto per “ammazzare” la nostalgia. L’abbiamo intervistato prima di partire. Prima di tutto non bisogna pensare a una rinuncia al cibo o al digiuno, perché la povertà in quella nazione è ben conosciuta da tutti. C’è invece l’impegno per una vita di preghiera più intensa e un’attenzione tutta speciale per gli ammalati e le persone sole. Ogni venerdì poi è vissuto in modo tutto particolare, avendo come punto più alto il venerdì santo. In questa giornata, sono In Bangladesh come si vive la quaresima? celebrate ben tre “via crucis”: una per i bambini, una per le donne al pomeriggio, e la sera invece per tutti gli uomini e per quelli che, durante il giorno, riescono a lavorare. Dove sei stato? Per molti anni ero a Borodol, la parrocchia più isolata della diocesi di Khulna, e mi sono trovato subito bene in mezzo a quella gente. Mi sentivo davvero contento e realizzato come sacerdote e missionario. Non è stato facile lasciare quel posto per andare altrove. E a Dhaka cosa facevi di bello? Ero alla casa dell’accoglienza. Ogni anno venivano dall’Italia dai dieci a venti medici per una quindicina di giorni e poi andavano a Khulna, dove hanno creato un piccolo ospedale. Si mettevano a disposizione di chi aveva bisogno e c’era sempre una marea di gente ad aspettarli. L’iniziativa si è interrotta lo scorso anno dopo l’attentato di Dhaka, nel quale hanno perso la vita alcuni italiani. Come mai questo viaggio? Potremmo dire che di mezzo c’è sempre il Signore. Ho espresso al mio superiore la richiesta di una famiglia bergamasca, che per la terza volta, si reca in Bangladesh, la quale ha manifestato il desiderio di regalarmi il viaggio per il mio ottantesimo compleanno. Ho accettato più che volentieri il regalo, ringraziando anche i superiori... 8 a cura di p. G. PETTENUZZO, sx P. Arduino Rossi è tornato in Bangladesh per un viaggio “scaccia nostalgia”… Buon viaggio p. Arduino! Ti aspettiamo per ascoltare le tue nuove avventure di questo breve “bagno” in ■ Bangladesh. Da qualche anno, per motivi di salute, p. Nicola Masi si trova lontano dall’amata Amazzonia, ma i frutti del suo lavoro ci sono eccome! Nella foto, p. Nicola tra p. Peguero e p. Lupi a Roma durante la festa dei familiari dei saveriani L’ho fatto e Sueli mi ha risposto. “Tutto è stato meraviglioso; ogni volta facciamo nuove amicizie. La chiusura è stata bellissima. Tanta gentilezza e disponibilità da parte di molti”. Erbe e prediche… miracolose Dona Deca è un’appassionata catechista. Mi vuole ancora ad Abaetetuba. E continua a pregare. Approfittando dell’amico medico Mario Mariani, gli ha consegnato un pacchetto per me. Si tratta di erbe miracolose. “Le prenda con fede - mi scrive - mio cognato è perfettamente guarito”. Poi ho ricevuto anche una lettera particolare da Isabela. “Forse lei non si ricorda di me, ma io mi ricordo come se fosse adesso dell’ultima Messa da lei celebrata, il giovedì santo. Ci parlò dell’amore sconfinato di Dio. Quando io ero una bambina mi piaceva molto andare a Messa con mia nonna ed ero felice di ascoltare la sua predica, nella quale ci faceva capire quanto Dio ci amasse. Oggi ho 17 anni e le sono molto grata per avermi introdotta in questo mondo meraviglioso. Da poco tempo abbiamo costituito un gruppo di giovani. Ci aiutiamo, giochiamo, preghiamo e stiamo studiando il modo di aiutare tanti ragazzi che hanno bisogno di conoscere, amare e seguire Gesù”. Così, io non sto più sul campo, ma c’è gente appassionata di Gesù che continua a farlo conoscere ed amare anche a nome mio. Grazie fratelli e sorelle della mia amata Amazzonia. Che il Signore vi sorrida e vi benedica. ■ P. SILVANO ENTRA NELLA VERA GIOIA p. LUIGI LO STOCCO, sx Caro Silvano, quante scorribande fatte insieme nelle valli dell’Ossola e dintorni durante le vacanze della nostra giovinezza, su quella piccola motoretta che ci dava tanti problemi! Eravamo sempre pronti a dare il meglio di noi stessi per far sì che l’animazione missionaria diventasse una priorità nella nostra famiglia saveriana. Quante battaglie combattute insieme perché questo potesse diventare realtà. A un certo punto i nostri cammini si sono diversificati. Tu sei partito per l’Asia e io per l’Africa e i nostri incontri si erano diradati. Ho letto i tuoi scritti. Sempre molto prolifico e attento, con il tuo linguaggio di scrittore semplice e convincente, hai saputo raccontarci la vita e le speranze, sapendo aprire il nostro cuore alle tante speranze presenti nelle culture di altri popoli. Sei stato veramente un “grande”. Ricordi quella sera piena di nebbia, mentre facevamo ritorno a casa, dopo un ennesimo incontro con i giovani di una parrocchia del vicentino? Stavamo pregando con il rosario in mano, mentre tu al volante non vedevi più la strada da seguire. Ci siamo fermati, siamo scesi dall’auto e ci siamo accorti di esserci fermati a poco più di mezzo metro da un pilone in acciaio ai bordi della strada. Ringraziammo Dio e la Madonna, che stavamo pregando. Ci avevano salvati dall’impatto. Spero che questa stessa Madonna ti abbia accolto in Paradiso, dopo una vita vissuta pienamente e totalmente: “Vieni servo fedele, entra nella vera gioia...”. P. Silvano Garello, a Parma, in uno scatto del settembre scorso (foto F. Rota Martir) 2017 MARZO ROMAGNA 48125 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7 Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482 Migranti, la sfida dell’incontro Una storia lunga quanto il mondo... L a mostra itinerante, realizzata per la 37ª edizione del Meeting di Rimini a favore dell’amicizia fra i popoli, è stata portata anche a palazzo Albertini di Forlì dal 14 al 22 gennaio. Un insieme di pannelli e 5 video spiegano il problema dell’emigrazione. Migranti che fare? Non abbiamo ricette da proporre per un problema gigantesco. Tutti hanno un viaggio alle spalle, che li ha portati qui dalle loro terre. Tutti hanno fatto i conti con un’umanità, una cultura, una lingua, una società più o mena distante da quelle d’origine. Un poster della mostra ricorda un pensiero di Dostoevskij: “Io mi sento responsabile quando un uomo posa il suo sguardo su di me”. Mediterraneo, centro nevralgico L’incontro con l’altro è essenziale al chiarimento dell’identità. L’incontro è decisivo di ogni esistenza. È nel paragone delle diversità che divento consapevole di ciò che sono. L’identità e i suoi valori si consumano se non sono scoperti in maniera vitale. L’emigrazione ha sempre accompagnato la storia dell’umanità. Il Mediterraneo è sempre sta- to centro nevralgico di fenomeni migratori di ampie proporzioni e di rilevante importanza per la storia della civiltà europea. I greci nel mediterraneo orientale con le città libere e autonome sono consapevoli della loro identità etnica, politica religiosa. Per i romani la cittadinanza è frutto di concordia civile e non di identità etnica; la concedono a chi ne riconosce il valore politico. Riconoscere le diversità Anche noi siamo emigrati: 26 milioni per 100 anni, dopo l’unità d’Italia. Ecco cosa dice una relazione dell’Ispettorato per l’immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti. “Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Si costruiscono baracche di legno e alluminio nelle periferie delle città. Fanno molti figli, fanno fatica a mantenerli e sono assai uniti tra di loro. I governanti hanno aperto troppo gli ingressi, ma sopratutto non hanno saputo selezionare coloro che entrano per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti” Oggi il fenomeno emigrazione è diventato planetario. Sono 244 milioni i profughi nel mondo. Le p. DINO MARCONI, sx persone che vivono in un Paese diverso da quello in cui sono nate, è in aumento del 41% rispetto al 2000. L’Europa vive l’emergenza, ma 60 milioni di persone vivono vicine alle zone di conflitto e solo il 10% arriva da noi. Il terrorismo non richiede solo un controllo preventivo per evitare episodi di violenza, ma un islam aperto e capace di riconoscere le diversità che arricchiscono col dialogo e la convivenza. Non si ama un’idea, ma le persone L’unione europea, di fronte alla crisi dei migranti, non è riuscita a trovare una soluzione comune, dimenticando i suoi ideali di solidarietà alla base della sua nascita. I corridoi umanitari sarebbero il modello da seguire per evitare il fenomeno degli scafisti. Le parole e gesti di papa Francesco hanno una sottolineatura particolare nella mostra: “Un vero incontro implica la chiarezza della propria identità ma, al tempo stesso, la disponibilità a mettersi nei panni dell’altro per cogliere, sotto la superficie, ciò che agita il suo cuore, che cosa cerca veramente. Non si ama un’idea, si amano le persone”. La teologia del matrimonio Il ritiro spirituale di diaconi e presbiteri I l 15 gennaio, il vescovo emerito di Ravenna-Cervia mons. Giuseppe Verucchi ha guidato l’incontro formativo e spirituale dei diaconi di Ravenna-Cervia e di Forlì-Bertinoro su Amoris Laetitia e il ministero del diacono. È stata approfondita la teologia del matrimonio, per scoprire le tante cose buone che Dio ha seminato, perché le facciamo crescere quando amiamo una persona. 8 Cristiani e induisti Il rito del matrimonio può essere una festa consumistica, se si trascura il mistero dell’amore del Figlio di Dio alla sua chiesa “finché morte non vi separi”. Senza il mistero dell’alleanza d’amore, il patto coniugale è solo ricordo del passato, un album di foto che non influenza la vita coniugale della chiesa domestica. Il segno degli anelli è cammino della vita vissuta insieme. Alle nozze di Cana, Gesù ha dato il segno del buon vino che p. D. MARCONI, sx allieta la nascita della nuova famiglia, alleanza di Cristo con gli uomini e le donne di tutti i tempi. Nel rito induista dei sette passi intorno al fuoco sacro, gli sposi recitano invocazioni e voti per la loro vita futura. Esso descrive molto bene il cammino del matrimonio. zione personale con il Signore, Gesù?”. L’immagine del “prete triste” tradisce la vocazione di donarsi, come ha fatto Gesù all’annuncio del Regno col celibato nella fraternità sacerdotale. Il celibato è vissuto come “consacrazione in relazione a Gesù Signore”. Superare il grigiore della vita Il 26 gennaio mons. Mario Delpini, vicario generale della diocesi di Milano, nella sua relazione (Un po’ di coraggio, un po’ di gioia) invita i presbiteri a superare il grigiore della vita nel “tempo della missione”, riconoscendo il tempo della magnanimità di Dio. Il vangelo si propone come la buona notizia che offre speranza, guarisce e aiuta a comprendere il senso della propria vita. La gioia ha origine nell’esperienza dell’amore di Dio. La domanda più urgente è: “Come possiamo custodire la rela- La felicità affidata a Dio La scelta di operare nella povertà secondo il suo disegno d’amore, libera dall’asservimento delle “cose”, vince la ricerca ossessiva dell’approvazione, degli apprezzamenti e la frenesia irrequieta del fare. Solo affidando l’aspettativa della felicità a Dio, e non a un ruolo da occupare, si vincono le tentazioni di altri scopi, custodendo stili di vita di fratelli e amici. La vita consacrata supera l’ansia di esigenze pastorali, con i passi della grazia di Dio. Siamo chiamati a vivere la logica del dono nella relazione coniugale o nel celibato sacerdotale. ■ Alcuni dei pannelli che costituiscono la mostra itinerante sui migranti, allestita anche a palazzo Albertini di Forlì in gennaio Uno sguardo sull’altro Perfino Fausto Bertinotti ha riconosciuto che “ad accogliere i nuovi arrivati, a proporre un orizzonte di speranza e di convivenza è rimasta solo la chiesa; nella politica non c’è un equi- valente dell’appello rivolto dal pontefice alle parrocchie per offrire ospitalità ai migranti”. L’informazione deve far conoscere le vie umanitarie alternative e i nuovi vicini di casa per una serena convivenza. La mostra itinerante offre un momento di incontro per uno sguardo sull’altro. I cittadini stranieri residenti a Forlì sono circa 14mila. La mostra è proprio una “sfida dell’incontro” vissuta da tanti ■ migranti. L’ INNOCENTE IRONIA DI P. LUIGI NEVIO SPADONI Solo oggi ho appreso, tramite il vostro giornale, di cui apprezzo sempre i suoi articoli, della dipartita di p. Luigi Menegazzo, da tre anni vostro Superiore Generale. Sono rimasto amareggiato, anche perché ho potuto apprezzare le virtù di p. Luigi, conosciuto nel periodo del Noviziato a S. Pietro in Vincoli. Su invito del compianto Maestro p. Alessandro Patacconi, tenevo modeste lezioni di introduzione alla filosofia ai novizi. Ho rivisto p. Luigi dopo tanti anni in cattedrale a Ravenna per le celebrazioni solenni di S. Guido Maria Conforti. In quell’occasione, era vice di p. Rino Benzoni. Mi disse scherzosamente: “Anche tu sei stato nostro maestro in Noviziato!”. No, caro p. Luigi, io sono stato solo un amico che ha tratto da voi tutti, e da te in particolare, esempio di eroismo cristiano. Ti ricordo giovane entusiasta della tua vocazione, molto incline agli studi, ma soprattutto alle pratiche di pietà, ricco spiritualmente, nella tua persona apparentemente schiva, ma semplice e cordiale, piena di delicatezza e capace di innocente ironia. Hai accelerato il passo verso la Casa del Padre, tu che ti sei sempre fidato e affidato a Lui. Da quell’abbraccio di amore e di misericordia trarrai la forza per sostenere la tua amata famiglia saveriana, i tuoi cari, e tutti gli amici che nel tuo cammino sia pur breve, hai incontrato. E so che ti ricorderai anche di quel Nevio, con qualche anno in più di te, che ha condiviso a S. Pietro in Vincoli la gioia di tante celebrazioni liturgiche, momenti di studio e convivialità. Il compianto p. Luigi Menegazzo con mons. Pizzi, vescovo di Forlì-Bertinoro, in un’immagine curiosa: conversazione in cucina... 2017 MARZO SALERNO 84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4 Tel. 089 792051 - Fax 089 796284 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849 IBAN - IT 91 L 03359 01600 100000107863 (Banca Prossima, Salerno) Il vangelo vissuto nella storia Il ricordo di mons. Oscar Arnulfo Romero I l 24 marzo 1980 moriva, durante la celebrazione della Messa, mons. Arnulf Romero, grande profeta del secolo scorso. Era nato in Salvador il 15 agosto 1917. A tredici anni entra nel seminario minore diocesano e successivamente conclude gli studi di teologia a Roma. Ha difeso e protetto il suo gregge Nel 1966 è eletto segretario della conferenza episcopale dei vescovi del Salvador. Nel 1970 è nominato vescovo. Si pensa che il momento della “conversione” di Romero fu la morte di p. Rutilio Grande. Romero stesso avrebbe detto che la sua non era stata una conversione, ma un’evoluzione, che lo portava a trovare il proprio posto accanto ai poveri. Ha voluto sostituire p. Rutilio per essere vicino ai contadini. Romero con la sua vita ci ha dato un messaggio, quello del vangelo vissuto nella storia attuale. In una lettera scritta per la beatificazione (23 maggio 2015), papa Francesco diceva che nei tempi difficili Oscar ha saputo guidare, difendere e proteggere il suo gregge, rimanendo fedele al vangelo e in comunione con la chiesa. Il suo ministero si è distinto per una particolare attenzione ai più poveri ed emarginati. “Nel momento della sua morte, mentre celebrava il Santo Sacrificio dell’amore e della riconciliazione, ricevette la grazia di identificarsi pienamente con Colui che ha dato la vita per le sue pecore”. p. MARIO GALLIA, sx Il martirio non fu improvvisazione Oggi, a 37 anni dalla sua morte, si sente come pressante ed evangelica la sua testimonianza, che lo ha portato fino al martirio. Le sue parole, pronunciate in un’omelia poche ore prima di morire, riflettendo sul quinto comandamento (“non uccidere”), sono di un’attualità sconvolgente. Quante persone, ancora oggi, come lui muoiono! Era un sacerdote buono, un vescovo saggio. Amava la chiesa, il papa e il suo popolo. Il suo martirio non fu un’improvvisazione. Le sue parole erano sempre un incitamento alla conversione, concordia e responsabilità. La sua carità si estendeva anche ai persecutori. Era un pastore misericordioso. Bangladesh, che nostalgia! Viaggio quaresimale, regalo di compleanno P adre Arduino Rossi, insieme a p. Enzo Tonini e p. Andrea Gamba, è attivo nell’area pastorale di Reana. I “tre” hanno come punto di riferimento la parrocchia di Rizzolo, dove vivono. P. Arduino è ben contento di trovarsi nella comunità di Udine nella quale è giunto in agosto. E lui si fa ben volere al primo incontro per la sua originalità, giovialità e apertura con cui avvicina le persone. Ha una lunga esperienza missionaria in Bangladesh: ben 38 anni. Lì le diocesi sono otto e i cristiani circa 90 mila su 160 milioni di abitanti. P. Arduino ha avuto la gioia di fare di nuovo un salto in quella terra, tanto per “ammazzare” la nostalgia. L’abbiamo intervistato prima di partire. quella nazione è ben conosciuta da tutti. C’è invece l’impegno per una vita di preghiera più intensa e un’attenzione tutta speciale per gli ammalati e le persone sole. Ogni venerdì poi è vissuto in modo tutto particolare, avendo come punto più alto il venerdì santo. In questa giornata, sono celebrate ben tre “via crucis”: una per i bambini, una per le donne al pomeriggio, e la sera invece per tutti gli uomini e per quelli che durante il giorno riescono a lavorare. Come mai questo viaggio? Potremmo dire che di mezzo c’è sempre il Signore. Ho espresso al mio superiore la richiesta di una famiglia bergamasca, che per la terza volta si reca in Bangladesh, la quale ha manifestato il desiderio di regalarmi il viaggio per il mio ottantesimo compleanno. Ho accettato più che volentieri il regalo, ringraziando anche i superiori... 8 In Bangladesh come si vive la quaresima? Prima di tutto non bisogna pensare a una rinuncia al cibo o al digiuno, perché la povertà in a cura di p. G. PETTENUZZO, sx Dove sei stato? Per molti anni ero a Borodol, la parrocchia più isolata della diocesi di Khulna, e mi sono trovato subito bene in mezzo a quella gente. Mi sentivo davvero contento e realizzato come sacerdote e missionario. Non è stato facile lasciare quel posto per andare altrove. E a Dhaka cosa facevi di bello? Ero alla casa dell’accoglienza. Ogni anno venivano dall’Italia dai dieci a venti medici per una quindicina di giorni e poi andavano a Khulna, dove hanno creato un piccolo ospedale. Si mettevano a disposizione di chi aveva bisogno e c’era sempre una marea di gente ad aspettarli. L’iniziativa si è interrotta lo scorso anno dopo l’attentato di Dhaka, nel quale hanno perso la vita alcuni italiani. Buon viaggio e ti aspettiamo per ascoltare le tue nuove avventure di questo breve “bagno” in ■ Bangladesh. Il 24 marzo è la Giornata dei missionari martiri, in memoria di mons. Oscar Romero Pastore e martire nostro Mi piace riportare alcune parti di una poesia di Pedro Casaldaliga. L’angelo del Signore annunciò il vespro… Il cuore del Salvador segnava 24 di marzo e di agonia. L’angelo del Signore annunciò nel vespro, e il Verbo si fece morte, un’altra volta, nella tua morte; come si fa morte, ogni giorno, nella carne nuda del tuo popolo. E si fece vita nuova! Nella nostra vecchia chiesa! San Romero d’America Pastore e Martire nostro! Romero della pace quasi impossibile su questa terra in guerra. Romero in fior violetto della speranza, incolume di tutto il continente. Romero della Pasqua Latinoamericana. Povero Pastore glorioso, as- sassinato a pagamento, a dollaro, a valuta. Povero Pastore glorioso, abbandonato dai tuoi stessi fratelli del pastorale e di messa…! I tuoi poveri si ti accompagnavano, in disperazione fedele pastore e gregge, allo stesso tempo, della tua missione profetica. Il popolo ti fece santo. L’ora del tuo popolo ti consacrò nel Kairós. I poveri t’insegnarono a leggere il Vangelo. Come un fratello ferito da tanta morte sorella, tu sapesti piangere, solo, nell’orto. Sapesti aver paura, come un uomo in combattimento Però sapesti dare alla tua parola, libera, il suo suono di campana! E sapesti bere al doppio calice dell’altare e del popolo, con una sola mano consacrata al servizio. ■ STORIE MERAVIGLIOSE, POCO CONOSCIUTE p. CARLO POZZOBON, sx Giovedì 2 febbraio, festa della Presentazione, è l’occasione per ringraziare il Signore. Così è avvenuto in particolare con la processione della candelora e nella celebrazione Eucaristica presieduta da mons. Luigi Moretti alle ore 18. Abbiamo ringraziato per il dono di tante sorelle e fratelli consacrati che testimoniano nel mondo il primato di Dio attraverso le preghiere, la vita comune, la missione ad gentes, il servizio alla promozione umana, l’evangelizzazione e la formazione cristiana, la cultura e l’educazione. Questi fratelli e sorelle pensano e parlano alla comunità cristiana. La loro vita è una storia meravigliosa che è poco conosciuta. Sono partiti come Abramo per un luogo ignoto. L’obbedienza ha realizzato per loro un esodo che, per alcune suore e religiosi, li ha portati in giro per l’Italia e per il mondo. È una testimonianza commovente della forza che ha avuto un sogno, un’intuizione giovanile, di farsi regola e profezia di tutta una vita. P. Arduino Rossi è tornato in Bangladesh per un viaggio “scaccia nostalgia”… Giovedì 2 febbraio la Giornata della vita consacrata celebrata alla presenza di mons. Moretti 2017 MARZO 22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15 Tel. 031 426007 - Fax 031 360304 E-mail: [email protected] C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6 IBAN - IT 03 C 06230 51770 000046224782 (Cariparma, Tavernerio) TAVERNERIO I gruppi, amici dei saveriani La danza come preghiera circa quindici anni conD aduco, presso la casa dei saveriani a Tavernerio, seminari sul tema: la danza come preghiera, la danza come cura. La danza è un percorso interiore che porta alla radice più profonda del nostro “essere”. Ci aiutano a comprendere questa dimensione le parole del Salmo 150, là dove si dice “Alleluia, Gloria al Signore. Tutto quello che ha respiro lodi il Signore”. Non è fine a se stessa È un’esperienza che porta il danzatore ad aprirsi alla vita che lo circonda e lo spinge a restituire danzando quello che ha ricevuto da Dio, lodandolo con cor- JOYCE DIJKSTRA - www.danzemeditative.com po, mente e anima. Nel contesto religioso o liturgico, la danza non è fine a se stessa, ma è un mezzo per esprimere tematiche, incontrarci e capire i simboli. La gestualità religiosa risveglia aspetti che avevamo dimenticato e ci porta a una preghiera profonda, senza parole. Tematiche varie Ogni incontro è per me un dono di Dio. Lui ha messo sulla mia strada la vostra comunità, di cui ci sentiamo parte. Tavernerio è un luogo speciale, dove ci sentiamo a casa. L’accoglienza, il cibo, la bellissima sala, fanno sì che si crei un’atmosfera speciale, che le persone percepiscono e “Diano Lode al suo nome con danze” (Salmo 149, 3)… Nel bel salone del quarto piano, il gruppo immortalato in un momento di danza portano con sé nelle proprie case. In seguito a questi appuntamenti, alcuni hanno ritrovato la fede, si sono riavvicinate, dopo tanti anni, all’Eucaristia. Le tematiche dei miei seminari sono varie. Abbiamo danzato il “Cantico delle creature di San Francesco”, “la Creazione”; negli ultimi anni sto lavorando in particolare sulla pace, con il percorso “I Valori Universali” (un ponte fra le religioni). Gioia, conforto e pace Durante i seminari ci ispiriamo spesso a san Francesco, che ha favorito un percorso di dialogo interreligioso, molto caro anche al papa, facendo rivivere il suo messaggio di pace e benevolenza attraverso la danza. Ed è a lui che dedico la mia danza: “Tu che muovi il mondo, muovi anche me…”. Ringrazio, in particolare, il superiore p. Luigi Zucchinelli, sempre pronto a darmi sostegno e consigli sui contenuti religiosi. Un ringraziamento, inoltre, a tutti i saveriani della comunità; con la loro presenza donano gioia, conforto e pace, come veri missionari! Siete nel mio cuore. ■ Abbà, fraternità di laici Tante proposte nell’oasi dei saveriani L a comunità Abbà è una fraternità di laici (famiglie, celibi) fondata da fra Giuseppe Paparone, sacerdote domenicano, che ne è il direttore spirituale. Nasce a Milano nel ‘97 e nel 2002 riceve approvazione ecclesiale di Carlo Maria Martini. Accolta nella diocesi di Milano, ha il mandato di mettersi a disposizione della chiesa per attività di evangelizzazione, anche a supporto delle parrocchie. Nel 2005 la comunità entra nella famiglia domenicana. 8 proprio nel nome che si è data. È la scoperta nella propria vita di un Dio che, papà affettuoso, cerca in ogni modo, attraverso il Figlio, di far sentire la sua presenza nel nostro quotidiano. La comunità è formata in gran parte da persone che, prima lontane da Dio, hanno vissuto un incontro personale con Lui, un’esperienza di amore che ha trasformato radicalmente la loro vita. L’attività della comunità propone percorsi di fede e la collaborazione con la pastorale parrocchiale (specialmente in ambito familiare) e presso le carceri. È stata attivata un’opera di evangelizzazione in strada con un camper adibito a confessionale e si sta sviluppando CAROLINA BAGNOLI una significativa presenza web (www.comunita-abba.it) e social media. Rinnovarsi interiormente L’incontro con i saveriani di Tavernerio non è solo la risposta a una necessità logistica. Molte proposte della Comunità Abbà hanno, infatti, carattere residenziale: qui svolgiamo ritiri, corsi per coppie, giornate di spiritualità aperte a tutti… E la struttura di Tavernerio è un luogo ideale. Questo incontro di comunità è stato guidato dalla Provvidenza e ne possiamo cogliere il senso evangelico attraverso il pasIncontri e testimonianze so “Venite in disparte a riposar“Abbà” significa “papà” in vi un po’…”. Gesù invita i suoi aramaico e Gesù si rivolge al discepoli a staccarsi per qualche Padre con questo termine. La momento dalle cose del mondo, specificità della comunità è per rinnovarsi interiormente. La comunità Abbà, attraverso le sue iniziative, cerca di favorire questo momento di ristoro con Cristo. La casa dei saveriani di Tavernerio è l’oasi che lo rende ■ Il gruppo “Abbà” ha trovato nella casa di Tavernerio un luogo ideale per giornate di ritiro e di condivisione possibile. I fedeli della Koinonia L a Koinonia Giovanni Battista è un’associazione privata di fedeli al servizio della nuova evangelizzazione. Fondata nel 1979, è presente in più di quindici nazioni, conta migliaia di membri laici, che vivono la vita consacrata con voti privati. Ci sono anche 38 sacerdoti. Per le necessità della chiesa La parola greca “koinonia” significa “comunione”. Come lo Spirito Santo ha sigillato il cuore dei discepoli di Gesù con la carità (Col 3,14), così il legame di amicizia è il carisma proprio della Koinonia Giovanni Battista. Tale nome indica l’identità comunitaria e la spiritualità: Giovanni Battista è il precursore, colui che precede il Signore che viene. La Koinonia vuole adoperarsi per rispondere alle necessità della chiesa d’oggi, espresse da Giovanni Paolo II durante la sua visita pastorale ad Haiti nel 1983: “Urge una nuova evan- LUCA GUOLO gelizzazione, nuova nell’ardore, nei metodi, nell’espressione”. Di tale chiamata ne ha fatto un impegno radicale, adoperandosi ovunque si aprissero le porte, in ogni tempo, in uno sforzo d’inculturazione. In tal modo, l’evangelizzazione porterà un frutto duraturo di adesione radicale a Gesù, radicandosi nella realtà ecclesiale locale. Tavernerio, punto strategico Da alcuni anni, la realtà lombarda della Koinonia, s’incontra ogni mese dai saveriani di Tavernerio (CO) per una giornata di formazione. È punto strategico che agevola l’incontro tra il Canton Ticino e la Valtellina da una parte con il resto della Lombardia… e non solo. Almeno una volta l’anno tutta la realtà del Nord Ovest (oltre 150 persone) si riunisce con il delegato Manuel Rossi per pregare e condividere assieme le nostre esperienze e speranze. ■ La musica, il canto e la gestualità costituiscono aspetti importanti dei momenti di preghiera dell’associazione Koinonia Giovanni Battista IN RICORDO DI P. EZIO LOZZA p. FRANCO BERTAZZA, sx L’11 gennaio è morto p. Ezio Lozza, saveriano dal 1963 al 1990. Ordinato presbitero nel 1968, è missionario in Indonesia dal 1975 al 1980. Rientrato dalla missione, sceglie di lasciare l’Istituto e nel 1984 si mette a disposizione della diocesi di Lugano, dove si distingue per il servizio di diverse comunità parrocchiali. Ricordo p. Ezio con affetto e stima. Affetto che inconsciamente unisce persone sofferte e stima per chi ha portato la propria croce con nobiltà, senza pesare sulla sensibilità degli altri. Da buon bergamasco, ha nascosto, sotto la scorza del burbero, un cuore capace di amare profondamente. Non gli interessavano i giudizi degli altri. Questo gli permetteva di fare del bene senza averne gratitudine. Amava l’amicizia vera, e in essa sapeva accettare consigli e richiami. Ha lasciato molte volte una strada intrapresa: dal seminario ai saveriani, dalla missione indonesiana alla pastorale italiana, da questa alla parrocchia in Svizzera e infine dall’una all’altra parrocchia… Ogni passaggio è stato un calvario: conoscere visi nuovi, nuove esigenze, nuove comunità; iniziare senza compromessi o inutili promesse; il difficile pluralismo gli è stato fonte di inesauribile ricchezza. Non macchiò mai la purezza del suo sacerdozio che intensamente amava. Lo accompagnava una certa eleganza sia nel portamento personale, sia nella bella e solare chiesa, dove faceva vivere con gioia le norme liturgiche nei sacramenti. Provò l’amarezza di qualche sconfitta, ma seppe trovare forza ed energie nuove nella fiducia e bontà del suo Signore. P. Ezio Lozza univa signorilità a un cuore grande 2017 MARZO VICENZA 36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119 Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13616362 IBAN - IT 71 V 02008 11897 000040071835 (Unicredit Banca, Vicenza) Intestato a: Pia Società S. Francesco Saverio Il saveriano... profeta Così ricordiamo p. Silvano Garello aro Silvano, avrei voluto essere con i nostri confratelli nella cattedrale di Khulna per salutarti e affidarti al Signore nel tuo viaggio di ritorno a Lui. Lo faccio dall’Italia scrivendoti quest’ultima lettera. Ti avevano detto di fermarti più a lungo in patria per curarti, ma tu non hai voluto ascoltare nessuno. Forse avevi il presentimento del tuo passaggio al Padre e sei voluto tornare nella terra della tua missione, che tanto hai amato e per la quale hai speso tutte le tue energie senza risparmiarti. siamo incontrati la prima volta a Parma negli ultimi due anni di teologia. Erano gli anni ferventi del Concilio e noi siamo stati i primi fortunati a celebrare l’Eucarestia in lingua italiana. Poi tutti e due siamo stati assegnati alla scuola apostolica di Vicenza, che pullulava di “apostolini”. Il primo anno, per l’insegnamento, ci venne assegnata la prima media, che aveva 60 alunni, divisi in 3 sezioni: due per me ed una per te. Frequentavamo contemporaneamente Padova, tu per la liturgia a S. Giustina ed io al Livianum per lettere e filosofia. E poi, ogni sabato e domenica, fuori nei paesi del vicentino a predicare le giornate missionarie. Vicenza, scuola e giornate missionarie Scherzosamente ti chiamavamo “il profeta” e nessuno di noi ha mai messo in dubbio che tu eri innamorato di Gesù, che volevi annunciare, come S. Paolo. Ci La missione in Bangladesh La nostra era una comunità composita: 11 confratelli, di cui alcuni anziani. Ricordi i tentativi di trasmettere lo spirito del concilio attraverso gli incontri settimanali? Dopo quattro anni P. Silvano Garello, vicentino di Valdagno, è salito al cielo il 18 gennaio. Lo ricordano i confratelli e il fratello Olinto. C p. ANTONIO GERMANO, sx trascorsi insieme, sei partito per l’allora Pakistan Orientale. E ti sei trovato subito nella tragica vicenda della guerra di liberazione dal Pakistan, un’immane tragedia di sangue, che segnò anche la morte di P. Mario Veronesi, di cui tu poi scrivesti una splendida biografia. Dopo di allora le nostre tracce si persero, per ritrovarle quando anch’io nel 1977 giunsi in Bangladesh. Furono quelli gli anni gloriosi della missione, in cui i saveriani si resero protagonisti del rinnovamento attraverso “vie nuove” e la scelta prioritaria degli esclusi, dei fuoricasta, a cui poi si aggiunse quella dei tribali. Fummo anche i primi, non solo in Bangladesh, a iniziare il dialogo interreligioso. Gli ultimi saveriani? Hai prodotto una quantità enorme di testi e sussidi per la catechesi e le celebrazioni liturgiche, di cui è difficile dare un elenco completo. Eri solito dire, quando non c’era ancora il computer, che, a forza di scrivere, Il traguardo delle 95 primavere “Il Signore ha benedetto le mie fatiche” C on i miei più cari amici e conoscenti ho festeggiato i 95 anni di nascita (4 febbraio), 40 dei quali passati a Sikakap, isola delle Mentawai, in Indonesia, non senza soddisfazione, sempre pronto ad aiutare la popolazione bisognosa di tutto. 8 Rompere il cerchio dell’egoismo Questa è un’occasione per ringraziare Dio, creatore e padrone della vita. E ringrazio chi ha partecipato a una giornata ricca di emozioni, che riversa nei nostri cuori ricordi indimenticabili. Quando celebrai la prima Messa nel 1954, la mia mente ed il mio cuore erano dominati da un solo pensiero e da un grande desiderio: andare a predicare, come S. Francesco Saverio, e testimoniare il vangelo. Sono partito pieno di entusiasmo verso l’Estremo Oriente e, guardando i frutti, il Signore ha benedetto le mie fatiche. Secondo il piano di Dio, l’uomo battezzato si realizza come cristiano solo se rompe il cerchio del suo egoismo, per inserirsi in una rete di relazione con gli altri. Bisogna sforzarsi ogni giorno di essere con Dio, per essere cari gli uni e gli altri nell’aiuto scambievole, in un clima di vera fiducia, stima e comprensione. Avere un volto d’amore È necessario che ci sentiamo tutti impegnati, in forza del battesimo ricevuto, al di sopra di ogni spirito di parte e al di fuori di ogni agonismo, a vivere insieme la ricchezza interiore della nostra fede. È necessario avere un volto evangelico e fraterno, fatto di stima reciproca, fiducia, lealtà e collaborazione; P. Giacomo Peruzzo il 4 febbraio ha compiuto 95 anni e in dono è arrivata anche la pergamena papale… Ad multos annos! p. GIACOMO PERUZZO, sx in una parola, un volto di amore, di comprensione e accettazione. Un volto nuovo che non si rompe davanti alle difficoltà, pronto a illuminare ogni discordia, attivo e responsabile, che sa accettare Cristo. Non tutti i credenti spendono la loro vita in missione, ma possono aiutare in altri modi: possono pregare il Signore, perché faccia risplendere su quelle popolazioni una luce che guidi verso la fede. Sono convinto che quanto ho fatto sia merito anche vostro. Se non avessi avuto alle mie spalle un aiuto, forse non avrei potuto farmi fratello con quei fratelli in modo concreto ed efficace. Accolto con amore Quando sono arrivato quarant’anni fa nell’isola di Sikakap, il luogo era deserto e senza cristiani. Ma il seme gettato ha dato i suoi frutti generosi e abbondanti. Tutto ciò che fate per noi missionari, fatelo per amore di Gesù. Alla fine del mio mandato, sono approdato a Vicenza, dove sono stato accolto con amore e carità. Ringrazio tutti i miei confratelli che mi hanno sopportato fino a questo momento e spero ■ continuino a farlo. l’indice della tua mano destra era diventato calloso. Da non dimenticare infine l’apporto che tu hai dato alla formazione del clero locale negli 8 anni da rettore del seminario minore di Khulna. Te ne vai in un momento in cui siamo ridotti di numero e molti di noi avanzati in età. Siamo noi gli ultimi missionari saveriani nel Bangladesh? Prega per noi il Signore perché non ci venga mai a mancare l’entusiasmo e la gioia dell’annuncio. ■ Padre Silvano Garello, a destra, con p. Antonio Germano in Bangladesh nel 1989, in occasione del loro 25° d’ordinazione presbiterale Ogni tuo esempio non sia vano OLINTO GARELLO C aro fratello, oggi capisco il tuo desiderio d’andare. Tu, forse, di nascosto avevi sentito un forte richiamo a te gradito. Anche lassù hai ben da fare, trovando lì, fra i santi, il benestare. Ora che hai bussato in Paradiso, avrai certo radioso il tuo sorriso. Noi qui, piangenti, oggi t’invochiamo finché ogni tuo esempio non sia vano. Nel tuo fervente zelo di missionario tenevi come arma il tuo rosario e coronare ciò che avevi in cuore, volendo lì portare fede e amore. Lì in Bangladesh ora lasci un fardello che aiuta sentirsi ognun fratello… Ora tu da lassù ci guardi attento, avvolto fra i beati ogni momento, lasciando quel messaggio di bontà che aiuta per pensare all’aldilà. ■ P. SILVANO ENTRA NELLA VERA GIOIA p. LUIGI LO STOCCO, sx Caro Silvano, quante scorribande fatte insieme nelle valli dell’Ossola e dintorni durante le vacanze della nostra giovinezza, su quella piccola motoretta che ci dava tanti problemi! Eravamo sempre pronti a dare il meglio di noi stessi per far sì che l’animazione missionaria diventasse una priorità nella nostra famiglia saveriana. Quante battaglie combattute insieme perché questo potesse diventare realtà. A un certo punto i nostri cammini si sono diversificati. Tu sei partito per l’Asia e io per l’Africa e i nostri incontri si erano diradati. Ho letto i tuoi scritti. Sempre molto prolifico e attento, con il tuo linguaggio di scrittore semplice e convincente, hai saputo raccontarci la vita e le speranze, sapendo aprire il nostro cuore alle tante speranze presenti nelle culture di altri popoli. Sei stato veramente un “grande”. Ricordi quella sera piena di nebbia, mentre facevamo ritorno a casa, dopo un ennesimo incontro con i giovani di una parrocchia del vicentino? Stavamo pregando con il rosario in mano, mentre tu al volante non vedevi più la strada da seguire. Ci siamo fermati, siamo scesi dall’auto e ci siamo accorti di esserci fermati a poco più di mezzo metro da un pilone in acciaio ai bordi della strada. Ringraziammo Dio e la Madonna, che stavamo pregando. Ci avevano salvati dall’impatto. Spero che questa stessa Madonna ti abbia accolto in Paradiso, dopo una vita vissuta pienamente e totalmente: “Vieni servo fedele, entra nella vera gioia...”. P. Silvano Garello, a Parma, in uno scatto del settembre scorso (foto F. Rota Martir) 2017 MARZO ZELARINO 30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16 Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410 E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304 IBAN - IT 33 Z 03359 01600 100000006707 (Banca Prossima, Zelarino) L’Africa mi ha aperto gli occhi Intervista al fidei donum don Volpato l’incontro mensile D urante di formazione missionaria, domenica 15 gennaio, al Centro Urbani di Zelarino, abbiamo incontrato don Giovanni Volpato, attuale parroco di Santa Maria Assunta a Jesolo. La sua esperienza missionaria in Kenya è stata l’occasione per chiedergli come l’ha vissuta. Ha trascorso due periodi della sua vita: a Ishara (diocesi di Embu) dal 1982 al 1990 e a Ol Moram (diocesi di Nyahururu) dal 1995 al 2008. L’abbiamo intervistato. vità pastorale, alle opere di promozione sociale. A quel tempo c’era una vecchia idea di parrocchia. Celebravamo la messa domenica, visitavamo le piccole comunità, facevamo le attività con i movimenti ecclesiali e la visita alle scuole. Nella seconda missione, ci sono stati dei problemi a livello tribale, con morti e feriti. Oltre al normale impegno, abbiamo iniziato un’attività (la Saint Martin) con i ragazzi handicappati. Dopo un censimento, abbiamo Perché sei partito per la missione? Fin dal seminario volevo diventare un presbitero aperto al mondo. Al patriarca Luciani avevo chiesto di vivere un’esperienza come Fidei Donum in Brasile. Erano gli anni ’70, ma i tempi non erano favorevoli. Mi ha risposto di “aspettare un buon segno dalla Provvidenza”. Poi, il Patriarca diventa papa Giovanni Paolo I. Il cardinale Cé lo manda a chiamare e gli prospetta la possibilità di fare un’esperienza a Ishara, in Kenya. E così tutto comincia. Come hai vissuto questa esperienza? All’inizio eravamo in tre e ci siamo dedicati, oltre che all’atti- Don Giovanni Volpato, attuale parroco di Santa Maria Assunta a Jesolo, è stato fidei donum in Kenya a cura di p. OLIVIERO FERRO, sx scoperto che erano tantissimi. Li abbiamo messi al centro della vita del villaggio. Insomma, tutti dovevano preoccuparsi di loro, così come S. Martino si era fermato per aiutare il povero, aggiungendo però una caratteristica africana: non più sul cavallo, ma tutti e due inginocchiati, guardandosi in faccia. Chi è nel bisogno deve essere messo davanti a me e incrociare i miei occhi e il mio cuore. Cosa ti ha dato l’Africa? La risposta qui diventa più profonda. In Africa si impara a essere più umili, si incontra della gente bisognosa, semplice, che si accontenta e che dà il proprio contributo alla comunità. Una favola che ci può insegnare molto U 8 Come un ascensore Il contadino pensò che il cavallo era già molto vecchio e non serviva più, e che anche il pozzo ormai era secco e aveva bisogno di essere chiuso in qualche maniera. Così, non valeva la pena sprecare energie per tirar fuori il cavallo dal pozzo. Allora, chiamò i suoi vicini perché lo aiutassero a interrare vivo il cavallo. Ciascuno prese una pala e cominciò a gettare della terra dentro il pozzo. Il cavallo non tardò a rendersi conto di quello che stavano facendo e pianse disperatamente. Tuttavia, con sorpresa di tutti, dopo che ebbero gettato molte palate di terra, il cavallo si calmò. Il contadino guardò in fondo al pozzo e con sorpresa vide che ad ogni palata di terra che cadeva sopra la schiena, il cavallo la scuoteva, salendo sopra la stessa terra che cadeva ai suoi piedi. Così, in poco tempo, il cavallo riuscì ad arrivare alla bocca del pozzo, a passare sopra il bordo e ad uscire da lì, trottando felice. Cinque regole d’oro La vita ci getta addosso molta terra di tutti i tipi, soprattutto se siamo già dentro un pozzo. Il segreto per uscire è scrollarsi la terra che portiamo sulle spalle e salirci sopra. Ciascuno dei nostri problemi è un gradino che ci conduce alla cima. Possiamo uscire dai buchi più pro- LUCIANO e ROSINA Lui di Salerno, lei di un paesino del leccese, si incontrano ragazzini in occasione di un campo di lavoro e di formazione missionaria nella casa saveriana di Salerno. Così Luciano e Rosina si raccontano per la rubrica “Vivere la missione”. È il settembre 1970. Da lì la nostra storia si sviluppa sotto le ali del Saverio, nella condivisione del sogno del Conforti “fare del mondo una sola famiglia”. Ci definiscono alcuni numeri: abbiamo insieme 129 anni, i saveriani fanno parte della nostra vita da 46 anni, siamo sposati da 41 e laici saveriani da 17. La saverianità, l’amicizia fraterna con alcuni missionari ha riempito la nostra vita e anche quella dei nostri figli e nipoti. Il nostro impegno nell’ani- mazione missionaria si è sviluppato soprattutto verso i giovani e in varie mostre missionarie e interculturali. Ora, sempre più limitati da vari acciacchi, ci troviamo a ridefinire il nostro impegno. Nella consapevolezza dei numerosi problemi sociali, delle sofferenze di tanti fratelli, delle enormi sfide che si presentano, ci rendiamo conto che la nostra vocazione è metterci umilmente al servizio, secondo i modi che quotidianamente ci viene richiesto. Infatti solo Cristo fa la missione, noi non siamo che suoi strumenti. E il nostro ruolo in tutto questo? Ritornare alla primaria vocazione “Fare del mondo una sola famiglia”, sforzandoci di essere sempre più disponibili all’accoglienza e all’ascolto sen■ za pregiudizi. Cosa pensi di aver dato tu all’Africa? Mi pare di essere stato comprensivo e disponibile a cambiare e a capire i problemi. Soprattutto, ho avuto la pazienza dei tempi lunghi (voi avete l’orologio e noi abbiamo il tempo, dicono gli africani). In più ho visto che il Signore scrive bene anche in situazioni difficili. In sintesi direi Africa=gioia di vivere e giovinezza. E se lo dice uno di 75 anni, c’è ■ da credergli. Il cavallo caduto nel pozzo n giorno, il cavallo di un contadino cadde in un pozzo. Non riportò alcuna ferita, ma non poteva uscire da lì con le sue forze. Per molte ore, l’animale nitrì fortemente, disperato, mentre il contadino si chiedeva cosa avrebbe potuto fare. Ascoltare senza pregiudizi Luciano e Rosina, saveriani laici, strumenti della missione p. OLIVIERO FERRO, sx fondi, se non ci daremo per vinti. Adoperiamo la terra che ci tirano addosso per fare un passo verso l’alto! Ricordiamo cinque regole per essere felice: 1.Libera il cuore dall’odio 2.Libera la mente dalle eccessive preoccupazioni. 3.Semplifica la tua vita. 4.Dà in misura maggiore e coltiva meno aspettative. 5.Ama di più e... accetta la terra che ti tirano, poiché essa può essere la soluzione e non il problema. ■ Gli animatori della Bassa padovana con p. Giuseppe Cisco e p. Oliviero Ferro LA CAPACITÀ DI ESSERCI ARMANDO e MARISTELLA “La domanda che tutti mi pongono è: “perché lo fai?”. Si chiede forse a una madre perché ama il proprio figlio? Ci siamo mai chiesti perché Gesù ha scelto di amarci? È così anche per me. Non c’è una motivazione che si può spiegare a parole, ma si deve soltanto percepirla con gli occhi della fede in Dio”. Questo è il commovente messaggio della missionaria laica Elena Pezzullo che, durante l’Adorazione Eucaristica organizzata dal Gruppo missionario vicariale di Vigonovo nella chiesa di Tombelle di Vigonovo, presieduta da p. Giuseppe Cisco, ha voluto condividere con i partecipanti. Sono le vere esperienze di missione, quelle che ti riempiono il volto con lacrime di speranza. Essere missionari non è un lavoro, non è qualcosa di cui dover dar conto, non si riduce a dover fare. Lo spirito profondo del missionario è la capacità di esserci, nella semplicità, nell’affetto di uno sguardo dato, nel sorriso a un bambino, in una mano tenuta a una persona che soffre, in ogni angolo della terra. Perché per ogni gesto, persona, parola che un missionario riceve, è sempre più di quello che riuscirà mai a dare.