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LA CONTROCOPERTINA
CanadaWar
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DOMENICA 03 LUGLIO
3
Il 28 maggio è stato ucciso a Montreal Rocco Sollecito, considerato
dalla polizia un big della criminalità, la sua eliminazione ha un valore
simbolico. Significa che nessuno è intoccabile, che gli equilibri sono
saltati e che tutto è da definire. Ma chi è contro chi?
La‘ndrangheta vuole tutto
DOPO TORONTO, LE FAMIGLIE CALABRESI CERCANO DI CONQUISTARE MONTRÉAL
Foto
Lorenzo
Giordano,
assassinato il
1° marzo di
quest’anno.
Sotto.
Il funerale di
Rocco
Sollecito,
ucciso invece
in un agguato
lo scorso 28
maggio.
ANDREA DE ROBERTO
Bonanno, Lucchese, Colombo, Genovese e Gambino, le
cinque famiglie di New York, il gotha del crimine mondiale, stanno alla finestra a guardare cosa succede a Montreal.
Toronto è oramai affare della ‘ndrangheta, delle famiglie
reggine, Montreal, storico feudo della famiglia Rizzuto, la
“Sesta famiglia”, oggi è terra di conquista. L’omicidio di
Rocco Sollecito, legatissimo ai clan della Locride ne è la
dimostrazione. Sollecito è stato ucciso a Montreal il 28
maggio, era considerato dalla polizia un big della criminalità, la sua eliminazione ha un valore simbolico. Significa
che nessuno è intoccabile, che gli equilibri sono saltati e che
tutto è da definire. Ma chi è contro chi? Le fonti investigative parlano di scontro tra i siciliani legati alla storica famiglia Rizzuto e i calabresi. La realtà però per chi indaga pare
sia diversa. Una frangia di calabresi, da sempre fedele ai
Rizzuto vorrebbe prendere il controllo di Montreal, ma gli
altri calabresi, quelli che già dominano Toronto, sapendo
del crollo della “Sesta Famiglia” vogliono fare filotto, nes-
suna alleanza o spartizione con i Rizzuto o chi resta di loro.
I “raptors” di Toronto vogliono tutto, vogliono l’intero piatto, vogliono in poche parole controllare tutto il Canada. Chi
si mette in mezzo è in guerra. Così sarebbe stato deciso. E
in tutto questo le “Cinque famiglie” che fanno? I Bonanno,
Lucchese, Colombo, Genovese e Gambino non possono
prendere parte attiva alla guerra, non conviene schierarsi,
tifare, ma loro sanno chi vincerà perché qualcuno sospetta
che il via libera alla sostituzione del gruppo Rizzuto con
l’asse calabrese di Toronto sia comunque dietro le quinte
sponsorizzata dalle “Cinque Famiglie”. E non potrebbe
essere altrimenti, le famiglie della Locride controllano
gioco d’azzardo, commercio alimentare e soprattutto il traffico di droga in mezzo Canada in affari con New York, e le
“Cinque famiglie” stanno sempre con i più forti, con chi fa
il miglior business. Inoltre anche l’asse siciliana è spaccata,
gli Inzirillo e i Gambino su tutti. In Sicilia tutto inizia nell'aprile del 1981, quando i corleonesi massacrano Stefano
Bontate. È chiaro a tutti che nulla sarà più come prima. I
paesani si vogliono prendere Palermo. Totuccio Inzerillo
non può non avere fiutato il pericolo, lui che con Bontate si
è inventato il business dell'eroina. Montagne di droga e
milioni di dollari. Inzerillo si sente forte del potere dei soldi.
Ha un grande affare per le mani con il capo dei capi. Ci
sono 50 chili di roba pronti per essere venduti e crede che
questo lo metta al riparo dal piombo. Si è fatto male i conti.
Morirà. Anni dopo il pentito Naimo svelerà i retroscena
della faida di “cosa nostra”. Riina e Provenzano si presero
Palermo scacciando i vecchi padrini e imponendo con la
violenza il loro potere. Dopo la cattura di Riina gli “scappati” cominciano a rientrare, per primo Francesco Inzerillo, ’u
truttaturi, classe 1956, fratello di Salvatore. Il boss Nino
Rotolo ha paura, sa che i figli di Antonio e Salvatore
Inzirillo sono cresciuti, che i Gambino hanno meditato vendetta. Si parla di una alleanza tra gli “americani” di Palermo
e Salvatore Lo Piccolo, boss vicino tanto a Provenzano che
a Messina Denaro. Gli equilibri si ristabiliscono, gli Inzirillo
sono tornati a riprendersi quello che era loro, e si dice con
il placet del super latitante Matteo Messina Denaro. Sono
loro adesso i siciliani che contano, anche a New York,
anche in seno alle “Cinque Famiglie”, potrebbero essere
loro adesso a sponsorizzare l’ascesa dei calabresi a
Montreal, uniti da un patto da centinaia di milioni di dollari: la cocaina.
FOTO (sopra)
La foto segnaletica di
Lorenzo
Giordano, una
delle vittime di
Montréal e
Vito Rizzuto,
morto nel
dicembre 2013
per cause naturali all’ospedale
di Montréal
ATTUALITÀ
GIUDIZIARIA
Il“Crimine
Rumeno”
La criminalità rumena, nel periodo di riferimento di una approfondita analisi investigativa effettuata dalla Dna e contenuta in una specifica e
articolata relazione nazionale, continua a evidenziare una struttura criminale caratterizzata, da un
lato, da manifestazioni riconducibili a gruppi non
organizzati e, dall’altro, da una significativa tendenza e capacità di evolvere in forme di aggregazione più complesse. In tal senso, accanto alla c.d.
“criminalità diffusa”, si registra anche l’operatività di sodalizi a carattere transnazionale, ben
strutturati e dediti ad attività illecite più qualificate e redditizie, quali il traffico di esseri umani (sia
smuggling che trafficking) e lo sfruttamento della
prostituzione, in danno soprattutto di giovani
donne (in alcuni casi anche minorenni) connazionali e di cittadine dell’est europeo, quali quelle
delle vicina Moldova e, più recentemente anche
di italiane.
Tra i reati contestati, oltre alla riduzione in schiavitù o in servitù e la tratta di persone, significative appaiono le risultanze in merito ai reati per
associazione di tipo mafioso e per attività organizzate per il traffico di rifiuti. Peculiare caratteristica della criminalità rumena è anche la predisposizione per le attività delittuose con un elevato “know-how” tecnologico. Si distingue infatti,
sul territorio nazionale così come in quasi tutti gli
Stati dell’U.E., nel settore della clonazione, contraffazione ed indebito utilizzo dei mezzi di pagamento elettronico, adeguando e diversificando
continuamente il modus operandi in base alle
contromisure adottate dalle Società emittenti,
nonché alle attività di contrasto poste in essere
dalle Forze di Polizia, evidenziando un’articolata
ramificazione organizzativa, anche su base multietnica, capace di operare su scala transnazionale.
Secondo gli operanti la tratta di esseri umani rappresenta “uno dei prioritari interessi delle organizzazioni criminali rumene”. Le indagini condotte in tale settore continuano a documentare
l’operatività dei citati sodalizi, attivi su base transnazionale e con strutture di vertice prevalentemente stanziate in madrepatria, nonché la loro
capacità di gestire tutte le fasi del traffico illecito,
dall’ingaggio, al trasferimento e, infine, allo sfruttamento delle vittime nei paesi di destinazione,
sia in campo sessuale che lavorativo e, in misura
minore, nell’accattonaggio, avvalendosi di cellule
locali deputate al supporto logistico.
Quello dei “delitti contro il patrimonio”, con particolare riferimento alle rapine ed ai furti in abitazione ed esercizi commerciali, si conferma uno
dei settori privilegiati dalla criminalità rumena.
Diverse attività repressive hanno colpito gruppi
rumeni, operanti anche in concorso con soggetti
di altra nazionalità dediti al compimento di reati
contro il patrimonio ed alla connessa ricettazione
della refurtiva o al successivo riciclaggio dei proventi illeciti.
Con riferimento ai reati “predatori”, risulta quasi
monopolistico il coinvolgimento di soggetti rumeni nella perpetrazione di furti di rame dalle linee
ferroviarie e dai magazzini di stoccaggio di aziende elettriche, compiuti in diverse aree del territorio nazionale, come confermato dalle numerose
operazioni di contrasto concluse dalle forze di
polizia.
Il coinvolgimento delle compagini rumene nel
settore del “narcotraffico” appare ancora limitato e caratterizzato dall’impiego di cittadini rumeni da parte di organizzazioni criminali di altra
matrice, quali quelle albanesi, nigeriane e sudamericane.
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DOMENICA 03 LUGLIO
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Non diventiamo i
San Francesco della Bindi
“
"Và, dici ai tuoi
fratelli che sono
'ndranghetisti e
avrai il mio
aiuto!"
È questo
il primo
precetto
elaborato la
settimana scorsa
dal Bindismo.
MARIA GIOVANNA COGLIANDRO
Ripetiamo insieme e diciamo
"La 'ndrangheta è il nemico".
Questo il ritornello del salmo
su cui si è incentrato il confronto tra il neosindaco di
Platì Rosario Sergi e l'onorevole Rosy Bindi, lo scorso 22
giugno
in
Commissione
Antimafia. Non credo fosse
necessario l'azione illuminante dell'intelletto superior extra della Bindi per riconoscere che la
'ndrangheta debba essere asfaltata.
"Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai
e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni!
Seguimi!» - disse Gesù. Francesco lo seguì e divenne Santo.
Il Bindismo ha altre pretese: "Và, dici ai tuoi fratelli che sono 'ndranghetisti e avrai il mio aiuto!".
In questo caso il boomerang è destinato ad arricchire chi lo lancia consegnandole più santità, così
da stagliarsi con contorni nitidi su uno sfondo
popolato da diavoli. Per questo ci saremmo aspettati che Rosario Sergi si fosse alzato e, offeso,
avesse abbandonato il tavolo da gioco; invece ha
risposto soltanto: "La 'ndrangheta a Platì c'è come
in molte altre parti d'Italia"- e fin qui siamo tutti
d'accordo. Poi ha aggiunto: "La mia figura,
comunque, è stata un po’ calpestata". Magari non
solo la sua figura visto che di mezzo c'è un intero
paese preso a scopettate, tramortito e gettato in
pasto alle iene.
Non vorrei rassegnarmi al fatto che l'incoerenza
sia stata assunta a legge. Sergi è stato il primo ad
avvelenarsi il fegato quando Minniti se ne uscì con
la sua baldanzosa trovata che paragonava il livello
di radicamento del terrorismo jihadista a
Molenbeek a quello della 'ndrangheta a Platì.
Sergi, in quel caso, organizzò una manifestazione
a difesa della dignità dei platiesi che gli è costata il
cartellino rosso da parte della Commissione
Antimafia. Ci saremmo aspettati che avesse continuato su questa strada, ancor di più adesso che ha
ricevuto una fascia che lo obbliga a rappresentare
il proprio paese. Ma diamo per buona che questa
sia solo una fase di rodaggio e che, riflettendoci a
freddo, Sergi si sia reso conto di aver ceduto a una
farsa premasticata. Perchè non c'è niente di più
deleterio che abbandonarsi a un nauseante quieto
vivere che ci fa rinunciare a ogni scatto di ribellione costruttiva e che ci costringe a scioglierci in una
sorta di remissione appiccicosa che sgorga salmodiante e che finirà con l'inghiottirci in un ributtante gorgoglio finale.
Agnana istituisce una
borsa di studio
intitolata a Giuditta
Levato
Anche quest'anno il Comune di Agnana ha istituito una borsa di studio, in questa occasione intitolata a Giuditta Levato, del valore di 500 euro a favore degli alunni di Agnana che conseguiranno il
miglior risultato in sede di Esame di stato (nel caso
di più soggetti con identico risultato l'importo sarà
diviso equamente). All'erogazione dell'entità delle
borse di studio si farà fronte con una parte dell'indennità del sindaco Caterina Furfaro. L'Istituto
Comprensivo "M.Bello-G.Pedullà- Agnana" ha
raccolto con vivo compiacimento l'iniziativa del
Comune di Agnana soffermandosi sull'alto senso
civico e sul valore culturale che stanno alla base
della decisione assunta dal consesso cittadino.
COPERTINA
Politica
La Locride incapace di democrazia necessita di commissari.
È questa l’idea con la quale un governo diabolico commissaria
con leggerezza centinaia di amministrazioni comunali l’anno,
creando delle voragini di bilancio drammatiche, come quella
resa pubblica dal sindaco di Siderno lunedì scorso.
La diabolica voragine
della democrazia coatta
Si è tenuta lunedì una conferenza stampa
del sindaco di Siderno Pietro Fuda relativa
alle due interrogazioni a risposta scritta che
sono state presentate il 30 marzo e il 24 giugno scorsi dal parlamentare Arturo Scotto
al Ministro dell’Interno Angelino Alfano.
Nell’Interrogazione, ha spiegato Fuda, si fa
una disamina della situazione socio-economica di Siderno a seguito degli anni di commissariamento subiti, per i quali, ha affermato il primo cittadino, si sarebbe registrato un danno pari a ben 10 milioni di Euro.
«Senza criticare di per sé l’atto del commissariamento - ha proseguito Pietro Fuda punto il dito contro la scelte tecniche effettuate nella designazione dei commissari
prefettizi, che lasciano presupporre che a
qualcuno faccia comodo lasciare credere
che la Locride sia una zona nella quale non
è possibile applicare la democrazia».
La gravissima situazione economica di
Siderno sarebbe il derivato proprio di una
non adeguata scelta da parte della triade
prefettizia, che non avrebbe dichiarato
immediatamente il dissesto andandosi a
indebitare ulteriormente con una società di
prestiti per pagare le quote dell’acqua alla
Sorical e alla Regione con un mutuo che
ancora oggi deve essere coperto. L’apertura
di questo mutuo, che non sarebbe stato
concesso se il dissesto fosse stato dichiarato, come Tarricone, Pitaro e Cacciola
avrebbero dovuto fare, ha comportato ulteriori difficoltà economiche per il comune,
la cui dichiarazione di difficoltà economica
venne fatta (oltre al danno la beffa) appena
23 giorni dopo la concessione del prestito.
Per questa ragione, nonostante la Regione
Calabria abbia successivamente abbonato
un 50% della rata con il quale si sarebbero
potute bitumare le strade, il debito è cresciuto fino a raggiungere le quote per le
quali si chiede oggi un risarcimento e un’azione disciplinare nei confronti di chi ha
creato quest’ammanco per la cittadinanza
sidernese, attualmente governata da una
giunta che dovrà continuare a utilizzare gli
spiccioli per cercare di mettere in atto piccoli provvedimenti che aiutino lentamente
a risollevarci dal fango nel quale siamo stati
cacciati. La necessità di inviare due interrogazioni in merito alla questione è derivata
dal fatto che solo con la seconda
l’Amministrazione ha potuto quantificare
con massima precisione la cifra di cui si sta
discutendo, ma al doppio avviso, almeno
per ora, continua a fare orecchie da mer-
cante il Ministro dell’Interno.
Mentre a Siderno si attende la tanto bramata risposta, il Ministero continua imperterrito a commissariare amministrazioni
comunali (della Locride e non) ignorando
completamente, proprio come avvenuto
nella nostra città, l’obbligo di legge per il
quale, assieme ai commissari, dovrebbero
essere designate almeno tre figure specializzate atte ad occuparsi degli aspetti tecnici della gestione amministrativa, da sempre
latitanti e sicuramente concausa di tanto
sfacelo.
Se è vero che solo l’errare è umano, il
nostro Governo si dimostra, una volta di
più, diabolico!
Jacopo Giuca
L’intervista aMariaTeresaFragomeni
Il Pdexit al Nazar
ROSARIO ROCCA
Passando davanti al 91 di Via
Portosalvo, a Siderno, capita
spesso di incontrare dirigenti,
amministratori e militanti.
Un presidio d’altri
tempi potrebbe dire
qualche nostalgico.
O forse no. Noto
una presenza cospicua di amici e compagni che, dopo una riunione, si congedano lasciando trapelare solo
qualche battuta finale. Intuisco, dalla facce
impegnate, che la discussione appena conclusasi non è stata un banale rituale di partito.
D’altra parte, tra referendum costituzionale,
Città Metropolitana e congressi in vista ai
piddini, (neppure di Siderno) certo non sono
consentite vacanze anticipate. E poi c’è la
“Questione Siderno”, dove il primo partito
della coalizione di centrosinostra che, appena un anno addietro, ha sostenuto la candidatura a sindaco del Senatore Fuda, ha
abbandonato in consiglio i banchi della maggioranza. Vis Portosalvo 91, Siderno. È lì, al
Nazareno della Locride, che incontro
Mariateresa Fragomeni, giovane commercialista, da poco mamma di una bambina,
segretaria del circolo del PD e in consiglio
“Per senso di
responsabilità
verso i nostri
elettori stiamo
facendo di
tutto per
evitare di
affossare per
sempre la
nostra città.
Ma per fare ciò
è indispensabile
una rottura
col passato e
un
ripensamento
del modo
confuso e
approssimativo
con cui finora
si è
(o meglio non
si è)
amministrato”
comunale dal 2001.
Entrando subito nel merito della travagliata e sofferta rottura con la maggioranza, la
Segretaria è determinata e convinta.
Il motivo, in estrema sintesi, è che questa
amministrazione, non solo ha distorto e
disatteso tutte quelle che erano le premesse
poste alla base della coalizione che ha sostenuto il sindaco Fuda, ma, cosa più grave, sta
tradendo anche gli impegni presi con i cittadini. Porre la questione solo in termini di
uscita dalla maggioranza, non consente di
cogliere a pieno quello che sta succedendo a
Siderno. Tra la Giunta, le Commissioni e il
Consiglio, vi è un totale scollamento. Non si
capisce bene chi (e a che titolo) prenda le
decisioni: ci sono soggetti non candidati e
non eletti che ora sembrano padroni del
Comune, mentre, analizzandone l’operato,
questa squadra di governo sembra quasi
impalpabile, assente, e certamente non in
contatto e sinergia con il consiglio e le commissioni consiliari. Tutto ciò è all’evidenza
dei fatti, c’è un malcontento generale e noi,
questo modo di amministrare, non possiamo condividerlo e non intendiamo sostenerlo.
Quali saranno per la città le conseguenze e
come intende spiegare ai cittadini, soprattutto in relazione al grandissimo consenso
popolare ottenuto alle scorse amministrative, le ragioni di questa PDexit.
È proprio per senso di responsabilità verso i
nostri elettori che stiamo facendo di tutto
per evitare di affossare per sempre la nostra
città. Ma per fare ciò è indispensabile una
rottura col passato e un ripensamento del
modo confuso e approssimativo con cui
finora si è (o meglio non si è) amministrato.
Mai, a mia personale memoria, ho assistito a
fenomeni assurdi come quelli che si sono
verificati nei (finora) pochi consigli comunali. Mai mi è capitato di assistere ad un numero così alto di delibere portate in aula e poi
ritirate per essere riviste e corrette. Come si
può pensare di ridurre il Consiglio
Comunale a mero organo di ratifica? Come
si può pensare che un partito politico, degno
di questo nome, rimanga inerte a guardare,
senza reagire e senza denunciare questo
stato di cose?
Tutto nasce, quindi, da un equivoco iniziale?
Non vi è stato nessun equivoco iniziale,
almeno non da parte nostra. Si era concordato fin dall’inizio che bisognava dare un
segno di discontinuità col passato, soprattutto col triste fenomeno delle liste civiche, con-
tenitori senza identità, perfetti per traghettare tutti quei girovaghi della politica che non
rispondono a nessuno e che non hanno a
cuore l’interesse dei cittadini, ma solo il proprio. Il progetto iniziale e, almeno in teoria,
condiviso da tutti i membri della coalizione,
era proprio questo. Poi però, qualcuno lo ha
disatteso. Ma non è stato certo il PD!!
Eppure la maggiore carica in seno al consiglio comunale, sebbene non eletta con i
vostri voti, è espressione del PD.
Il punto è che non tutti, in Consiglio come in
Giunta, sono espressione del partito o della
lista in cui sono stati eletti: e d’altronde non
basta la tessera per definire l’appartenenza
ad un partito, ma sono soprattutto i comportamenti in concreto che determinano (o
escludono) l’appartenenza. Oltre a quelli
che (nominalmente) hanno formato la coalizione, c’è, è evidente, un partito trasversale,
che è quello del sindaco. Gli unici soggetti
politici che rappresentano il PD (in
Consiglio, perché in Giunta non siamo presenti) sono i quattro consiglieri che formano
il gruppo consiliare del PD.
Sul presidente del consiglio mi sono già
espressa, anche in documenti ufficiali, dove
ho avuto modo di chiarire e prendere atto
che lo stesso, sebbene eletto nella lista del
PD, abbia sin dall’inizio deciso di seguire
una diversa linea politica, ponendosi, giocoforza, fuori dal gruppo consiliare e fuori
dal partito democratico. Non si può pretendere di stare in due partiti allo stesso tempo.
All’indomani dell’elezione non ha mai presenziato a nessuna riunione e non ha mai
seguito la linea del partito. Per di più non ha
mai votato neanche PD per le commissioni
consiliari.
L’avv. Caruso, il maggiore esponente della
lista Il Volo, vi sta tirando in ballo e chiede
che mettiate a chiaro la vostra posizione...
Francamente non capisco tutto questo interessamento di Caruso verso di noi! Forse
perché vuole distogliere l’attenzione al fatto
che, di fatto, il suo movimento sta facendo
da stampella all’attuale maggioranza in consiglio comunale. Il suo leader, dimessosi il
giorno dopo lo spoglio, per incompatibilità
col suo status professionale (ed a proposito
di domande, mi chiedo perché si sia candidato??!!) vuole sapere se siamo dentro o
fuori dalla maggioranza. Beh… come già
detto in precedenza, sono le scelte concrete
che definiscono l’azione e la posizione politica e quindi, il non votare l’atto fondamentale di una amministrazione, credo che si
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DOMENICA 03 LUGLIO
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10 milioni: Il danno dei commissari
ILARIO AMMENDOLIA
È naturalmente bella Locride in questo
periodo dell’anno.
Ho sempre pensato che ci vorrebbe una
legge per tutelare e incrementare gli
oleandri, i pioppi e i canneti che
danno un ulteriore tocco di antica
magia a questa nostra terra.
Bella comunque e nonostante le
scarpe chiodate di un potere ottuso che la calpesta.
Facciamo qualche esempio:
Cosa ha prodotto la commissione straordinaria che ha
“governato” Siderno per oltre due anni?
Il sindaco Pietro Fuda più che le parole fa parlare le
carte e queste ci dicono in maniera inconfutabile che il
dissesto finanziario dell’Ente è stato dichiarato in
maniera assurda e ingiustificata.
Hanno lasciato un Comune dissestato e, secondo
quanto sostenuto dall’on. Scotto, hanno prodotto un
danno di oltre dieci milioni di euro.
Soldi sottratti alla comunità di Siderno. Sono stati prodighi con i tutelati e avari coi cittadini.
Si sono comportati come nessun sindaco democraticamente eletto avrebbe fatto perché gli amministratori
eletti devono rispondere alla comunità e vivono tra i
cittadini. I commissari hanno amministrato collocandosi all’esterno dei, e oggettivamente contro, i sidernesi e poi sono scomparsi nel nulla da cui erano venuti.
La questione è stata portata in Parlamento con una
argomentata interrogazione dell’on. Scotto, ma la
risposta del Ministero dell’Interno tarda ad arrivare.
Non è facile ammettere gli errori dei propri funzionari, e ancora più difficile constatare che la legge sullo
scioglimento dei comuni non solo è antidemocratica
ma anche dannosa.
Come “combattono” la 'ndrangheta i commissari di
Bovalino o di Africo?
I due paesi sono in piena emergenza rifiuti come nessun altro comune della zona e così come lo era Siderno
quando è stata amministrata dalla triade commissariale!
Ad Africo la commissione straordinaria avrebbe rinun-
ciato al finanziamento di ben 520.000 euro del PON
sicurezza destinati a realizzare un centro di aggregazione giovanile. Probabilmente la struttura avrebbe contribuito a togliere i ragazzi così dalla strada e all’ ozio
forzato e, di certo, sarebbe stata più utile di cento manifestazioni “antimafia”.
Così in un batter d’occhio i soldi sono svaniti.
A Platì, nonostante lunga permanenza dei commissari
antimafia la costruzione del campo sportivo, ottenuto
con i fondi del pon sicurezza, non ha fatto un solo passo
avanti. Semplicemente non si hanno notizie.
Quando, da presidente del comitato dei sindaci, ho firmato il PON sicurezza, a cui abbiamo alacremente
lavorato unitamente al vescovo Morosini, ho immaginato il giorno in cui avremmo consegnato il campo alla
comunità di Platì e destinato a tutti - ma proprio a tutti
- i ragazzi del paese. Quel giorno, avremmo detto “giocate lo Stato, il vostro Stato, l’ha costruito per tutti voi.”
Invece il campo è svanito nel nulla.
A San Luca, a quanto ne so, non è stata neanche presentata la documentazione necessaria.
Il quadro che emerge è desolante.
I commissari avrebbero dovuto dar prova di uno
“Stato” efficiente, moderno, capace di programmare la
spesa e spendere i fondi con celerità.
Invece quasi ovunque le “commissioni straordinarie
antindrangheta” hanno dimostrato una desolante incapacità, una colpevole indifferenza, una evidente arroganza, una netta chiusura rispetto ai cittadini.
Ma come pensano di combattere la ndrangheta costoro?
Facendo perdere ai cittadini di Siderno dieci milioni di
euro che si sarebbero trasformati in servizi e spesa
sociale? Privando i ragazzi di Platì del loro campo sportivo? Togliendo ai giovani di Africo la loro struttura di
aggregazione?
Io ho sempre pensato che la ndrangheta si combatte
con la democrazia, con uno stato efficiente, con la partecipazione popolare. Soprattutto eliminando le cause
che generano la ndrangheta perché questo è il compito della politica, della cultura, delle associazioni che
vogliono una società libera di virus del crimine organizzato.
Altri pensano che la parola antimafia sia un balsamo
magico che fa sparire la ndrangheta e che i campioni
dell’antimafia siano i nuovi “stregoni”.
La dimostrazione di come la lotta alla ndrangheta
tenda a declinare verso le comiche finali mi è stata
chiara leggendo i resoconti dei giornali a proposito
dell’incontro tra la commissione parlamentare antimafia e il sindaco di Platì.
La presidente Bindi dopo aver rilevato che tra i sottoscrittori della lista “liberi di ricominciare” ci sarebbero
i nomi di alcuni “sospetti” (ma non godono dei diritti
civili costoro?) ha chiesto a Sergi di ritornare a Platì e
recitare una specie di giaculatoria antimafia. “Vada a
Platì e dica di essere contro la ndrangheta!”
Francamente, ci sembrano cose dell’altro mondo.
Sergi - come ovvio - ha puntualmente fatto una pubblica dichiarazione antimafia. Quindi, il giorno successivo, con tanto di fascia tricolore, ha partecipato alla
manifestazione antimafia di Polistena.
Io conosco Rosario Sergi come una persona perbene e
sono sicuro che tale sia.
Ipotizziamo però e per un solo attimo che al posto di
Sergi vi fosse stato un uomo di ndrangheta. Un capo
cosca, un mafioso rotto a tutte le intemperie.
Ma cosa gli sarebbe costato a pronunciare due frasi
destinate a cadere nel vuoto? Credo che accanto alle
giaculatorie avrebbe recitato il Confiteor ed elencato i
Dieci Comandamenti.
Tutti sanno che i mafiosi, dopo aver commesso un
delitto si presentano per primi ai funerali in abito nero
e baciano i parenti del morto.
Quando lo ritengono necessario, partecipano alle
manifestazioni antimafia, si iscrivono alle associazioni
come “Libera”, si vestirebbero anche da indiani
Apache se lo ritenessero utile alle cosche.
Farebbero anche il doppio salto mortale e sarebbero
disposti a giurare sulla Bibbia, sulla Costituzione in
maniera solenne!
I mafiosi si autodefiniscono uomini di “sustanza” che
praticano la “falsa politica”.
Ma veramente qualcuno pensa di combattere la
ndrangheta trasformando un dramma in una farsa?
Ribadisco ancora una volta che la ndrangheta è una
vicenda terribilmente seria e tale resterà fintanto che la
politica e le Istituzioni continueranno a strumentalizzarla per tutelare un ordine ingiusto.
reno della Locride
commenti da sé!
Non sosteniamo più questa maggioranza,
ma decideremo di volta in volta se i punti
trattati all’ordine del giorno, siano meritevoli di fiducia oppure no. Il nostro solo impegno è nei confronti dei cittadini, per cui continueremo a lavorare nel loro esclusivo interesse, così come abbiamo sempre fatto.
Ma il PD, un partito a vocazione maggioritaria, non crede avrebbe dovuto, nella città
più popolosa della Locride, mantenere alta
quell’ambizione di sinistra di governo?
Eppure la coalizione che, nel bene o nel
male, avevate guidato, non sembrava figlia
di logiche analoghe al patto del nazareno...
Per essere un partito di governo bisogna
essere messi in grado di poter governare,
non basta dichiarare di stare con la maggioranza, o avere un incarico assessorile, anche
se prestigioso, se poi, di fatto, a decidere
sono altri.
Il vero problema di questa coalizione è stato,
e continua ad essere, l’insano ed anacronistico desiderio di rivalsa di alcuni soggetti, che
vivono la politica come un fatto personale,
anche quando il risultato delle urne, ha dato
delle indicazioni completamente diverse. La
Coalizione era nata come una trasposizione,
a livello comunale, di quella stessa alleanza
che già c’era a livello nazionale. Ci sono delle
analogie col nazareno, ma anche e soprattutto, delle profonde differenze. Ciò che è
successo a Siderno è che, all’indomani delle
elezioni, quello che era un assetto politico
amministrativo con dei precisi equilibri,
disegnati dal responso delle urne, è stato
totalmente stravolto e disatteso. I due principali partiti, o liste, sono state quelle più
marginalizzate. A governare di fatto è un
direttorio abbastanza eterogeneo, che non
solo è privo di qualsiasi legittimazione, ma
anche e soprattutto, sta governando male,
malissimo.
Ma non credo che il Sindaco abbia grandi
responsabilità su questo, eppure oggi paga il
caro prezzo di ritrovarsi il PD fuori dalla
compagine di governo cittadino...
Il Sindaco, continua a ritenere Fattore
Comune come il suo alleato più affidabile, e
ciò, nonostante noi del PD, con forte senso
di responsabilità, all’indomani della bruttissima vicenda che aveva colpito in nostro candidato alle primarie, Dott. Mammì, abbiamo fatto di tutto per mantenere in vita la
coalizione di centro sinistra. Ciò che però ci
lascia ancora perplessi è che il Sindaco Fuda,
da ultimo alla sede del PD, assieme al neo
eletto presidente Oliverio, aveva dichiarato
che lui avrebbe dato disponibilità a candidarsi solo se avesse avuto alle spalle il PD, sia
locale che regionale, e questo, per me, continua a rimanere uno dei grandi misteri irrisolti. La percentuale plebiscitaria del voto
alle comunali, che ha praticamente cancellato la minoranza, ha verosimilmente contribuito a determinare questo assetto anomalo
che consente, ad una parte minoritaria nel
paese, di governare l’Ente.
Misteri ed equivoci a parte, cosa avreste
potuto o voluto fare per la città...
Beh… cosa avremmo voluto fare! Tutto ciò
che avevamo inserito nel programma!!!
Perché sono tutte cose realizzabili, se solo si
sapesse lavorare bene! Posso dire però quello che abbiamo già fatto come PD. Finora,
delle tante promesse fatte, poche sono state
quelle mantenute, e tra queste ci sono i
cospicui finanziamenti arrivati a Siderno
grazie al PD.
Per esempio…
Mi riferisco al lungomare, attraverso l’allora
assessore regionale Nino De Gaetano
abbiamo portato circa 6 milioni di euro. O
ancora alla Casa della Salute, per la quale la
sottoscritta ha sbloccato la situazione ferma
tra le pastoie burocratiche da più di un anno,
portando a casa un finanziamento di circa 9
milioni. Per noi parlano i fatti, pur non
essendo in giunta, abbiamo fatto da soli e di
gran lunga, più di qualsiasi altra forza della
coalizione
E adesso?
Adesso riteniamo che sarebbe indispensabile riportare i servizi essenziali (tipo bitumazione e pulizia delle strade, illuminazione
pubblica, mensa scolastica, raccolta dei rifiuti) ad uno standard adeguato, in modo da
rendere più vivibile la cittadina per i suoi abitanti e più attrattiva per chi viene da fuori.
Mi dica sinceramente se vede all’orizzonte
un possibile riposizionamento del suo partito all’interno della maggioranza. E, soprattutto, quali condizioni politiche potrebbero
favorire un percorso del genere.
Siamo ancora all’inizio, è già passato un
anno, ma non è troppo tardi per riuscire ad
avviare un percorso di rinascita per Siderno.
Ovviamente, questo nuovo corso non può
prescindere dalla centralità del ruolo dei cittadini e dal giusto e sacrosanto riconoscimento della loro volontà espressa attraverso
il voto, che non può essere disatteso e mortificato come una delega in bianco al sindaco ed al suo partito trasversale.
È fondamentale, giusto e scontato, in altri
termini, che a governare sia chi (e solo chi) è
stato candidato e validamente eletto dai cittadini, mentre ci sono, al contrario, soggetti
non candidati e non eletti che al momento
stanno occupando impropriamente le istituzioni comunali, determinando delle scelte
amministrative senza avere non solo alcun
titolo, ma senza neppure sopportare le conseguenze di eventuali scelte sbagliate, le cui
conseguenze, è bene non dimenticarlo mai,
alla fine, ricadono sempre e comunque sui
consiglieri eletti.
Solo il corso degli eventi ci aiuterà a capire
se il futuro di Siderno sia legato o meno ad
un grande equivoco… o che non sia veramente un mistero (buffo!) a stimolarci nuovi
interrogativi sul teatro della politica, un
mondo di mille intrighi e sotterfugi, ambiguità, cinismo… di milioni di maschere e
pochissimi volti.
RIVIERA
ATTUALITÀ
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Amministrazione
“
DOMENICA 03 LUGLIO
08
Anche la Provincia di Reggio, ormai, è diventata Città Metropolitana,
un ente che cercherà di amministrare in maniera più immediata il
nostro territorio. Ma che peso avrà la Locride in questa nuova
istituzione e come verranno eletti i nostri rappresentanti?
Città Metropolitana:
che ne sarà di noi?
Il prossimo 7 agosto si voterà per
eleggere i 14 consiglieri
metropolitani, che verranno
eletti da 1.151 tra sindaci e
consiglieri dei 97 comuni dell’ex
Provincia di Reggio Calabria.
Vista la confusionarietà delle
istituzioni nello spiegare ciò che
cambierà, abbiamo provato a
fare chiarezza.
JACOPO GIUCA
A partire dallo scorso 1° giugno non
siamo più residenti in Provincia di
Reggio Calabria, ma abitanti della sua
Città Metropolitana.
Per quanto la maggior parte delle
persone, almeno nell’ultimo anno,
abbiano sentito parlare innumerevoli volte di questo cambiamento e
abbiano una vaga idea di ciò di cui stiamo parlando,
la consueta confusionarietà delle istituzioni nel rendere chiaro al cittadino che cosa un cambiamento
legislativo di questa portata possa comportare
rende necessario cercare di fare chiarezza in merito.
Contrariamente a quanto si è portati a pensare, l’etimologia della parola metropoli non vuole descrivere una città molto grande ma, dal greco antico
méter, madre e pólis, città, per i nostri antenati che
dall’Ellade si erano messi in viaggio per colonizzare
le coste affacciate sul Mediterraneo e sull’Egeo era
la città d’origine, con la quale mantenevano saldi
contatti economici, politici e culturali. Con il passa-
Il peso dei rappresentanti
Durante le elezioni del 7 agosto, considerato il numero di abitanti e consiglieri
comunali rappresentati, l’elezione dei membri del consiglio metropolitano avrà un
peso ponderato. Pertanto, nella selezione dei membri del consiglio varrà:
il
13,63%
il voto dei 629 rappresentanti dei comuni fino a 3.000 abitanti, con un indice di
il
9,73%
il voto dei 180 rappresentanti dei comuni da 3.001 a 5.000 abitanti, con un indice
ponderazione pari a 0,271;
il
16,06%
il voto dei 182 rappresentanti dei comuni da 5.001 a 10.000 abitanti, con un
di ponderazione pari a 0,541;
ilil voto
27,77%
dei 187 rappresentanti dei comuni da 10.001 a 30.000 abitanti, con un
indice di ponderazione pari a 0,882;
il
33,81%
il voto dei 33 rappresentanti dei comuni fino a 30.001 a 250.000 abitanti, con un
indice di ponderazione pari a 1,485;
indice di ponderazione pari a 9,945.
re del tempo l’uso della parola è cambiato fino a
indicare un’area urbanizzata densamente popolata,
costituita da un centro attorno al quale orbitano una
serie di aggregati urbani più piccoli che si relazionano direttamente con la città madre o, meglio, con la
Città Metropolitana.
Fatta questa doverosa premessa, nell’epoca moderna la Città Metropolitana è divenuta una vera e propria istituzione in grado di semplificare l’iter amministrativo di agglomerati urbani che rispondano a
determinate caratteristiche com’è accaduto anzitutto negli Stati Uniti e, in seconda battuta, anche in
Asia ed Europa.
Le Città Metropolitane esistono infatti in tutti i continenti con caratteristiche ed esigenze legislative
assai differenti tra loro e anche nel Vecchio
Continente si sono diffuse a macchia di leopardo
migliorando quasi sempre la qualità della vita nelle
periferie. È attraverso un’oculata riforma gestionale e una politica attenta alle esigenze di sviluppo del
territorio, infatti, che sono state ideate e realizzate
istituzioni come la “Città-Stato” di Berlino in
Germania, il Greater London Authority in
Inghilterra e l’Area Metropolitana di Barcellona in
Spagna.
In Italia, invece, di Città Metropolitana si è cominciato a parlare in tempi più recenti e, precisamente,
quando la Legge n. 142 dell’8 giugno 1990 introdusse per la prima volta l’idea di un’amministrazione
locale divisa su due soli livelli: Città Metropolitana
e comuni.
Già con quella legge si individuarono gli organi di
governo che ancora oggi vengono considerati propedeutici al corretto funzionamento della Città
Metropolitana, ovvero un sindaco, una giunta e un
consiglio le cui funzioni spazino dalla pianificazione
territoriale ai servizi di area vasta, dalla valorizzazione dei beni culturali alla tutela ambientale. Quella
stessa legge già indicava come “papabili” Città
Metropolitane Torino, Milano, Venezia, Genova,
Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Bari, cui le
Regioni a statuto autonomo proposero di aggiungere Trieste, Cagliari, Palermo, Messina e Catania.
La nostra Reggio Calabria, invece, venne aggiunta
solo diciannove anni dopo, con la Legge n. 42 del
2009, facendo così salire a 15 il numero delle Città
Metropolitane sparse su territorio italiano.
Dal ’90 i numerosi tentativi di rendere al più presto
effettiva la normativa si rivelarono un fallimento
determinato anzitutto dalla difficoltà di individuare
con millimetrica precisione i perimetri delle città,
problema parzialmente risolto nel 2000 con l’introduzione del Testo Unico Enti Locali (TUEL) con il
quale venivano stabilite le modalità istitutive e le
finalità dell’ente.
A partire da quel momento, tuttavia, si sarebbe
dovuta attendere la riforma Delrio del 2013 per
capire come far nascere queste Città Metropolitane
e, soprattutto, come farle subentrare agli enti esistenti.
Il 1° gennaio 2015, 14 Città Metropolitane, Reggio
Calabria esclusa, hanno preso il posto delle
Province, di fatto soppiantandone l’esistenza.
Risolta la burocrazia che aveva impedito a Reggio
di mettersi al passo con le altre città, anche la
Calabria, dall’inizio di giugno, può finalmente vantare la propria Città Metropolitana che, dopo giorni di frenetica organizzazione, sta finalmente
entrando nel vivo della propria attività gestionale.
A tale proposito abbiamo già detto che la Città
Metropolitana sarà amministrata da un sindaco
(nella fattispecie Giuseppe Falcomatà), una giunta
(quella di Reggio Calabria) e un Consiglio
Metropolitano (allargato nel nostro caso a 14 rappresentanti amministrativi eletti nelle 97 città di
competenza dell’Area Metropolitana di Reggio).
Con l’obiettivo di non perdere altro tempo,
Falcomatà ha stabilito di non attendere il decreto
ministeriale che indica con esattezza la data del suo
insediamento come Sindaco Metropolitano ma di
procedere con l’atto dovuto di convocazione dei
comizi elettorali che permetteranno di eleggere, il
prossimo 7 agosto, i membri costituenti dei restanti
organi della Città Metropolitana. 1.151 tra sindaci e
consiglieri appartenenti ai 97 comuni dell’Area
Metropolitana saranno chiamati a esprimere la propria preferenza tra i rappresentanti comunali in
carica che si presenteranno in una lista elettorale il
prossimo 18 luglio.
Il voto, espresso entro le ore 20 del 7 agosto presso
Palazzo Corrado Alvaro, già sede della Provincia,
sarà ovviamente ponderato sulla base del numero di
abitanti rappresentati, in modo da avere in consiglio
un numero di portavoce direttamente proporzionale a quello dei residenti.
Proprio per questa ragione, mercoledì scorso i
nostri sindaci si sono riuniti al Comune di Siderno,
su invito del sindaco Pietro Fuda, per cercare di
porre le basi utili a una politica territoriale comune
che non si faccia trovare impreparata a queste elezioni che saranno determinanti per la rappresentanza delle Locride nel Consiglio Metropolitano.
Un’ulteriore Assemblea dei sindaci convocata per
domani alle ore 18:00, sempre a Siderno, dovrebbe
determinare la composizione delle liste da presentare entro il 18 luglio e, quindi, il nostro futuro.
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DOMENICA 03 LUGLIO
10
Presidente
dimissionario
Nostro padre
solo nel reparto
della morte
«Mi dispiace ma suo padre è deceduto. Me ne sono accorto adesso». Una
telefonata che al dolore impasta la
rabbia quella ricevuta da Liberato
D'Antonio di primo mattino qualche
giorno fa. A chiamarlo un medico del
reparto Malattie Infettive di Reggio
Calabria, dove il padre Salvatore era
ricoverato da un mese perchè affetto
da epatite C. «La sera prima mi è
stato detto che mio padre fosse
migliorato, tanto che non sarebbe
stato necessario rimanere con lui in
ospedale per la notte - prosegue il fratello Antonino. - Ci avevano rassicurato che tutto stesse procedendo per
il meglio e presto gli avrebbero somministrato quella che è stata annunciata come la super-pillola che, assunta una sola volta al giorno, può sconfiggere l'epatite C». Poi quella chiamata che è una doccia di piombo fuso.
«Che vuol dire "me ne sono accorto
adesso"? - si domanda Liberato - Mio
padre è morto senza poter chiedere
aiuto a nessuno. Solo in un letto di
ospedale, solo nel reparto della
morte. Non voglio pensarci...».
Quando Liberato e Antonino sono
arrivati in ospedale, hanno trovato il
padre steso su un tavolo con un lenzuolo. «Non poteva essere morto da
qualche ora, non l'avremmo trovato in
quello stato: è senz'altro morto
durante la notte - dichiara convinto
Liberato, - anche se come ora del
decesso hanno scritto le 8.50. Ho fatto
i complimenti alla dottoressa che era
lì quando siamo arrivati e le ho detto
di estendere le mie congratulazioni
anche a tutti i colleghi del reparto per
averci portato via nostro padre a 69
anni. Lei giocava con il telefonino e
non si è degnata di rispondermi come
per dire "parla parla..."». Liberato e
Antonio vogliono sapere la verità:
cos'è andato storto? Com'è possibile
che non ci fosse nessuno lì ad assisterlo e ci si sia accorti parecchie ore
dopo che fosse morto?
m.c.
Dopo anni di servizio, questa
settimana (qualche maligno
esclamerà “Finalmente!”)
Giorgio Imperitura darà le
proprie dimissioni da presidente dell’Assemblea dei Sindaci
della Locride. Nel bene o nel
male, il primo cittadino di
Martone ha segnato la storia
recente di questa associazione
e del territorio che rappresenta, trovandosi spesso costretto
a prendere decisioni impopolari. Per questo, al di là delle
malignità, non possiamo che
ringraziarlo per il lavoro svolto
e augurargli il meglio per il
futuro.
Il nuovo campo daTennis di Siderno
Il Tennis Club di Siderno, presso la sua sede sul lungomare, ha presentato questa settimana
con orgoglio il nuovissimo campo da tennis pronto a ospitare competizioni locali e nazionali.
Costruito sulla base dei nuovi standard sportivi, il nuovo campo diverrà adesso una vera e
propria attrazione non solo per tutti i tennisti del territorio, ma anche per chi sta muovendo i
primi passi verso la disciplina, considerata la possibilità di aumentare il numero dei corsi che
adesso l’associazione potrà offrire.
Sfacelo prefettizio
a Bovalino
“È una vergogna… stiamo attraversando
altri due (quasi) anni di abbandono più
totale! Abbiamo chiesto più volte di poter
contribuire alla pulizia del paese, ma senza
ottenere risposta! Ma noi non ci arrendiamo #ideeincammino#sipuò”.
Con queste parole l’associazione culturale
Agave, di Bovalino, denuncia il sempre più
evidente stato di abbandono che sta vivendo il paese da quando, nell’autunno del
2014, questo venne commissariato su
determinazione del Ministero dell’Interno.
Semplice coincidenza?
Uniti si vince
Come sua prima iniziativa istituzionale,
subito dopo l'insediamento ufficiale, il
neo sindaco di Rossano Stefano
Mascaro si è recato a Corigliano, a
palazzo Garopoli, per incontrare il collega Giuseppe Geraci, con il quale ha
sottoscritto tutte le pratiche utili a rendere concreta e tangibile la fusione tra i
paesi di Corigliano e Rossano. Il desiderio di fare fronte comune alle difficoltà
obbliga a trovare soluzioni unitarie! Da
tutta la redazione, on bocca al lupo a
questi due amministratori!
Al Comune
di Locri si
discuterà di
Sicurezza
Agricola
L’Associazione Datori di
Lavoro Italiani, in
collaborazione con la
Fondazione Assosafe e il
Comune di Locri, terrà il
prossimo 11 luglio, alle
17:00, un convegno utile alla
promozione del D.Lgs 81/08
presso la sala comunale di
Locri. Dopo i saluti delle
autorità e l’intervento del
sindaco Giovanni Calabrese,
verranno presentati i servizi
di A.D.L.I. e saranno
trattate Tematiche sulla
Sicurezza Agricola.
L’incontro, rivolto a
consulenti e studi,
terminerà con la consegna
di attestati di
partecipazione.
GERENZA
Registrata al Tribunale
di Locri (RC) N° 1/14
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preventivi accordi tra l’editore e gli autori sono da
intendersi gratuite. FOTOGRAFIE e ARTICOLI inviati alla
redazione, anche se non pubblicati, non verranno restituiti.
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tutto il territorio nazionale ed estero. GLI AUTORI delle
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STAMPA: Se.Sta srl: 73100 Lecce
EDITORE - No così srl - via D.Correale, 5 89048 Siderno
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Agnana
Calabra:
L’assenteismo
degli
amministratori
Non faccio il manichino per opportunità. Colpo di teatro al Consiglio
Comunale di Agnana Calabra, con
nonchalance, la maggioranza si presentava in aula con molte defezioni e,
grazie al Verdini di turno, ha trovato
i numeri per l’esame della seduta.
L’episodio deve essere denunciato
con forza, perché è vergognoso,
grave, inaccettabile e offensivo che il
Sindaco e la sua maggioranza ristretti (tanto da non garantire il numero
legale), provino a puntellare le loro
scarsità, sperando in una chiamata di
corresponsabilità dell’opposizione
che, di persona, rifiuto categoricamente.
All’ordine del giorno di mercoledì
22/06/2016, c’erano in agenda punti
rilevanti come: il Rendiconto di
gestione esercizio finanziario 2015,
Dottor D'Agostino, Schopenauer
chiamerebbe la sua "felicità oscillante"
Leggo sul numero della Riviera del 26
giugno le osservazioni del dr. Salvatore
D'Agostino, Coordinatore Comunale di
FI- Bianco, all'articolo di quasi un mese
fa (Riviera del 5 giugno) dal titolo
Franco e i suoi fratelli.
Leggendo l'articolo a tratti sembra infastidito, a tratti si dimostra garbato: ma
sinceramente non capisco cosa lo turba.
Quale Forza Italia abbiamo in mente?
Presto detto.
Dovrà essere sfuggita al dr. D'Agostino
la nota a firma di coloro che definisce
simpaticamente un gruppo di amici,
onorati di esserlo, ma non solo visto che
siamo persone impegnate in politica e
alcuni di noi con ruoli nelle Istituzioni, e
inoltre senza l'esigenza di rinnovarsi o
riciclarsi, visto che non abbiamo mai
abbandonato la scena politica ma continuiamo a mantenere con coerenza e
credibilità un impegno al servizio del
territorio.
Con quella nota abbiamo precisato,
pensavamo in maniera chiara, il percorso che ci vede coinvolti insieme a Franco
Crinò in un progetto politico che ha portato qualche giorno fa alla nascita
dell'Associazione
Insieme
il
Centrodestra. Associazione che ha
come obiettivo quello di coinvogliare in
un unico soggetto politico le diverse
anime del centrodestra e della società
civile che intendono impegnarsi in
modo attivo nella vita amministrativa
del territorio ma senza, vorrei fosse chiaro, alcuna intenzione di rottura con i
soggetti tradizionali della politica.
Nostro intendimento è quello di essere
un possibile interlocutore di Forza Italia,
partito al quale alcuni di noi già appartengono e dove altri stanno per arrivare,
perché siamo convinti serva un partito
animato da una forte voglia di rilancio e
di chiarezza.
Ciao
Sandrino,
Continua a
sorriderci da
lassù
Programma triennale OO.PP.,
Bilancio di previsione finanziario
2016/2018, ecc., ragioni da trattare
con la prevalenza numerica.
Argomenti così importanti, che interessano da vicino la vita cittadina,
meritavano sicuramente più considerazione.
Quest’Amministrazione,
messa
insieme per vincere le amministrative del 2014, sconta oggi ciò che era
lampante fin dal suo insediamento,
in altre parole l’incompatibilità di
forze troppo staccate ideologicamente. Oggi come allora, seguo un percorso istituzionale, equidistante, con
l’unico obiettivo di condurre un’azione politica responsabile mirata esclusivamente al bene della comunità. La
mia posizione era e resta critica nei
confronti del lavoro svolto. Se hanno
delle priorità da consumare, se c’è
qualche questione aperta, si chiuda e
poi si assumano le responsabilità di
questo fallimento. I problemi sono
loro, sono qui da due anni e sono
stati corpulenti negli spropositi,
ponendo le basi per il niente di niente.
È un evidente segno che oramai si
traina in avanti un rapporto logoro.
L’amara constatazione di sottoposti
che metaforicamente occupano poltrone per produrre il nulla.
Giuseppe Lupis
Capogruppo della lista
“Patti Chiari”
E su questa convinzione credo ci ritroviamo con le osservazioni fatte nell'articolo dal dr. D'Agostino.
Le disgregazioni in Forza Italia impongono la necessità che si indichi una
strada per non perdere il contatto fisico con le comunità.
Questo ci ha portati a scrivere al
Coordinatore regionale di Forza Italia,
On.le Santelli, non un “papello”, termine che non ci piace perchè il dizionario
linguistico Garzanti lo definisce nel
gergo della mafia, carta scritta, documento segreto contenente richieste, ma
un documento pubblico con delle riflessioni, e non richieste o pressing, nel
quale
sosteniamo
che
il
Coordinamento Regionale di Forza
Italia e le realtà provinciali, adesso più
che mai, debbono farsi carico di un
ambizioso progetto di rilancio che parta
dai territori, adoperandosi in tal senso
anche con una sana quanto necessaria
dialettica politica. Dobbiamo ritrovare
"le ragioni dello stare insieme", in
maniera costruttiva, avviando un confronto chiaro, schietto e privo di pregiudizi che ci porti una volta e per sempre a
superare la fase dello scontro fine a se
stesso e della frammentazione .
Senza, tuttavia, "annientare" la coerenza: nel convegno di Reggio Calabria
organizzato da Nino Foti, dove siamo
stati invitati per via dei buoni rapporti
che esistono, Giovanni Calabrese ha
detto al microfono che è da più tornate
elettorali che non vota il centrodestra.
Lei, dr. D'Agostino, ne... ha tratto la
coseguenza che Calabrese debba fare il
leader del centrodestra locrese e Franco
Crinò le ha chiesto di spiegare meglio l'
"arguzia". Mentre, sulla linea politica,
non si legge nè da lei nè da noi nessun
equivoco, Forza Italia viene immaginata
come forza centrale nelle alleanze di
centrodestra. Credo quindi dr.
D'Agostino che gli obiettivi di questo
gruppo di amici o squadra, come ci
definisce Lei, non siano quelli di fare
illazioni ma di lavorare a un'azione
nuova, capace di lanciare all'opinione
pubblica un reale messaggio di cambiamento, soprattutto per i tanti giovani
politicamente smarriti e sfiduciati da
uno stato di completo abbandono. Solo
tenendo fermi questi punti si potrà
applicare alla gestione degli interessi
generali della collettività una nuova
dimensione politica che abbia al proprio
centro, da protagonisti, donne e uomini
che si sentano artefici principali di quel
cambiamento, valorizzando le peculiarità di ognuno.
Spero di avere dissolto i suoi dubbi.
Alessandra Polimeno per Insieme il
Centrodestra
Sant’Ilario ha perso un personaggio conosciuto da tutti, simpaticamente chiamato Sandrino. Era il
buono del paese e aveva sempre
un sorriso e una buona parola per
tutti. Quante volte la sua spontaneità e la sua follia hanno fatto
compagnia ai bambini che giocavano nella piazza del paese!
Sandro era sicuramente una di
quella persone che sapeva come
farsi voler bene e che per lungo
tempo rimarrà nella memoria dei
cittadini di Sant’Ilario e della
Locride.
IL MITO DI APOLLO E
Si parla molto di femminicidio in
questo periodo. Anzi, è un argomento
drammaticamente ricorrente, nella
misura in cui le notizie di cronaca mettono il dito nella piaga di un fenomeno
che sembra avere la ripetitività inflessibile dei fatti di natura, come la fredda
statistica dimostra.
Ovviamente si parla anche di cause,
e qui ognuno dice la sua, cogliendo un
aspetto del problema a seconda della
sensibilità, degli strumenti di analisi e
dei dati di cui riesce a disporre.
Ma la ripetitività cui ho fatto cenno
pare collocare il femminicidio in una
dimensione ancestrale, atavica, in una
remota preistoria in cui l’inclinazione
alla “violenza ” si è iscritta nella natura
umana come una ferita originaria, una
stortura che è parte integrante dell’eredità presente.
A questo fatto inaudito del “male
originario”, alle vicende oscure del travaglio filogenetico della nostra specie
allude il mito, che è racconto che
affonda le sue radici nel più remoto
passato della cultura orale, racconto
anonimo che condensa nelle suggestive sequenze della narrazione fantastica una sapienza profonda, un’intuizione a volte lucida a volte oscura della
tragicità della condizione umana.
Il mito di Caino e Abele, del fratello che uccide l’altro fratello per invidia;
il mito di Apollo e Dafne, dell’uomo
che uccide la donna per amore. E il
mito è un fatto originario, un fatto
archetipico, la cui tipicità “obbliga”,
modella i comportamenti con una
forza tristemente cogente.
Dice il mito - ripreso da Ovidio nelle
sue Metamorfosi -, che un giorno
Apollo faceva il gradasso con Cupido,
il piccolo fanciullo alato che scaglie le
frecce d’amore, vantandosi per le sue
imprese e il suo valore: “… so assestare colpi infallibili alle fiere e ai nemici,
… con un nugolo di frecce ho appena
abbattuto Pitone, infossato col suo
ventre gonfio e pestifero per tante
miglia.”
Ma ebbe subito di che pentirsi per
tanta boria, perché colpendolo con
una freccia aurea Cupido lo fece innamorare inguaribilmente di Dafne,
figlia di Peneo, che invece si votò alla
castità: “ … e dalla faretra estrasse due
frecce d'opposto potere: l'una scaccia,
l'altra suscita amore. La seconda è
dorata e la sua punta aguzza sfolgora,
la prima è spuntata e il suo stelo ha l'anima di piombo. Con questa il dio trafisse la ninfa penea, con l'altra colpì
Apollo trapassandogli le ossa sino al
midollo. Subito lui s'innamora, mentre
lei nemmeno il nome d'amore vuol
sentire e, come la vergine Diana, gode
nella penombra dei boschi per le spo-
“
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DOMENICA 03 LUGLIO
15
Panetta: “Dobbiamo iniziare a
parlare il linguaggio della gente”
Oggi, che a
mente fredda
mi metto ad
analizzare il
risultato
elettorale delle
passate
settimane, mi
ritorna in
mente la
sofferta
riflessione che si
concluse con la
mia fuoriuscita
dal PD.
Una lettera indirizzata al circolo di Siderno
di questo Partito sintetizzava stato d’animo
ed analisi puntuale su quanto si stava verificando. Credo sia utile riproporre integralmente uno stralcio per comprendere bene e
a fondo quanto si è verificato in Italia a partire dalla fine del secolo scorso sino ad oggi.
Sembra inequivocabile il percorso e la scelta
di campo di chi, sino alla metà degli anni
ottanta rappresentava, nel bene e nel male,
la Sinistra italiana, la parte debole del nostro
popolo, vasta fetta del mondo del lavoro e
vasta porzione di quanti aspiravano ad un
mondo migliore. Questa riflessione coincideva, anche allora, con il verificarsi di un
risultato elettorale (elezioni del 2013) che
avevano sancito la non vittoria del PD.
“…Un gruppo che ha dato la sensazione di
non seguire più, non dico un sogno per una
società socialmente giusta e solidale, ma
nemmeno un progetto di cambiamento. Si
sono perse le elezioni perché il PD non ha
saputo (voluto?) parlare al cuore degli italiani, con un programma che perseguisse
seriamente una politica che abbattesse le
infinite disuguaglianze che caratterizzano il
nostro Paese. La vicenda dei 101 eletti ha
evidenziato il carattere obliquo di questo
Partito e niente ha fatto la Dirigenza per
comprendere cosa celasse quel voto. Tutto è
finito nel silenzio e tutto sembra giustificato
con la scelta di quella che poi sarà l’assurda
alleanza di governo. L’accordo col PDL ha
frantumato la mia fiducia verso il Partito.
Come posso accettare un’alleanza con chi
rappresenta una visione della società che è
totalmente antitetica alla mia, ossia a quella per la quale ho continuato per tanti anni
a militare in un uno schieramento di
Sinistra? Come possono stare assieme chi si
batte per una società solidale e progressista
e chi invece è liberista in una visione a tutto
tondo? Come posso cancellare anni di lotta
al berlusconismo, considerato il male (ed io
lo considero ancora!) dell’Italia che soffre;
dell’Italia che lavora e non riesce ad arrivare a fine mese; dell’Italia disperata che non
lavora o che perde il lavoro; dei giovani privati del loro futuro e delle donne costrette ad
un sovrappiù di lotta per avere riconosciuti
diritti di civiltà? Non posso! Considero la
mia sofferta decisione, per quel poco peso
che possa avere, un piccolo segnale indirizzato a quanti, in buona fede, ancora credono che l’alleanza di governo col PdL sia ineluttabile. Ma, soprattutto, la considero
come doveroso messaggio indicante la
necessità di rafforzare gli ideali di una
Sinistra, oggi più che mai allo sbando.”
Cos’è cambiato da allora? Tutto si è irrimediabilmente aggravato; la deriva neoliberista
raggiunta ha completato una metamorfosi
fatta di nuove sembianze e nuovi obiettivi. Il
salto si è compiuto ed il popolo italiano è frastornato, perché più debole e più indifeso.
Rassegnato perché privo di speranze e senza
futuro. Una miope scelta politica ha lavorato per metamorfizzare una storia ed un
patrimonio culturale sociale e politico come
se fosse merce interscambiabile e funzionale
ad un amorfo partito della nazione. Se un
dirigente incompetente e non adeguato può
essere rottamato una strategia politica velleitaria e pericolosa può essere rottamata dal
rifiuto di quanti si sono opposti ad essere
confinati in un ruolo passivo e antistorico.
Un popolo che si pretende di scalzarlo fuori
dalla Storia, dalla sua Storia, è un popolo
che reagisce guardando altrove. Se una intera classe dirigente è totalmente consegnata,
anche culturalmente, al dominus liberista
non per questo un intero popolo si è lascia-
to spingere fuori dai confini democratici
accettando passivamente l’impalcatura che
le lobby finanziarie hanno ordinato di fare.
La comunità italiana ha dato più di un
segnale di rigetto e di rifiuto. Prima con l’elevata astensione elettorale, poi negando il
voto agli alfieri della destrutturazione dell’impalcato, incompleto e privo di innesti
importanti, dello stato sociale economico ed
istituzionale del nostro Paese ad iniziare
dalla Carta Costituzionale. Se viene smantellata la sanità pubblica per dare spazio a
quella privata; se viene smantellata la scuola
pubblica per dare spazio ad una rinata formazione classista; se vengono smantellati
diritti ed il lavoro diviene più che mai subalterno e precario; se gli anziani sono relegati
ad una vita di stenti e le disuguaglianze dentro la società italiana hanno raggiunto livelli
di insopportabilità e di rischi altissimi per la
stessa tenuta democratica; se la disoccupazione giovanile e degli adulti non è oggetto
d’intervento né del governo centrale e né di
quello regionale; se il mezzogiorno d’Italia
invece di vedersi definitivamente risolta la
secolare questione divenendo centrale nelle
politiche di rilancio dell’intero Paese, sta
invece assistendo alla cancellazione persino
della “ questione meridionale” come questione italiana; se tutto questo continua
senza che l’agenda politica di quello che fu il
più grande partito di riferimento sia interessata, che cosa ci dobbiamo aspettare?
Quello che si sta verificando! La protesta,
perché qualcosa cambi! Personalmente non
vedo il cataclisma nel positivo risultato dei 5
stelle. Leggo, invece, la rabbia della maggioranza degli italiani e il desiderio di svoltare
veramente in direzione del progresso e del
cambiamento. Leggo la voglia di farla finita
con una classe politica corrotta e inetta,
impegnata a tutelare interessi particolari a
scapito di quelli generali del Paese. Se questo è il quadro di riferimento per l’Italia di
oggi, nel contesto storico che segna anche il
declino del progetto europeo, vittima
anch’esso della stessa mutazione genetica
che ha soppiantato l’Europa dei popoli con
una informe tecnocrazia liberista più che
mai impegnata a debellare ogni residuo
stato sociale ed ogni barlume di resistenza
alla definitiva conquista di ogni angolo del
vecchio continente che non abbia i colori del
neocapitalismo, c’è spazio per una rinascente Sinistra?
Lo spazio c’è ed è più grande ed impegnativo di quanto si possa immaginare. Oggi, più
che mai, occorre mettere in piedi un Partito
che sappia essere la casa di quanti vogliono
spendersi per costruire un mondo fatto di
solidarietà e giustizia sociale, dove la politica, come strumento di governo delle contraddizioni, torni ad orientare il tutto in direzione della collettiva e della persona
Umana.
Oggi, più che mai, non serve abbaiare alla
luna, ne serve una presenza di testimonianza. Serve essere nitidamente visibili e impegnati a portare avanti un progetto di cambiamento che parla il linguaggio della gente,
che delinea i contorni di un mondo possibile
con una impalcatura fatta di risposte ai problemi dell’oggi a partire dalla giustizia sociale a quella della qualità della vita della persona e dell’ambiente in cui vive. Una impalcatura che diviene autenticamente democratica perché è la politica che deve ritornare ad
essere luogo della verità e dell’attenzione
esclusivo degli interessi dell’Uomo e della
natura in cui egli Vive. L’uomo e la politica
non possono essere alternativi ma inscindibili così come oggi lo è il liberismo con la “
politica” che porta avanti la classe dirigente
del nostro Paese.
Serietà e coerenza dovranno essere i parametri guida nella scelta di una classe dirigente che inevitabilmente deve partire dal linguaggio che parla la società, ossia dai problemi e dalle aspirazioni degli uomini e delle
donne che s’intrecciano con la vocazione al
cambiamento. Per questo credo sia giusto
rivolgere ai giovani e meno giovani di essere
attivi in questo difficile ma necessario processo di costruzione di un Paese alla portata
dei suoi cittadini, liberato dal soffocante
intreccio lobbistico che oggi opprime ogni
angolo della vita democratica.
Mimmo Panetta
E DAFNE E IL FEMMINICIDIO
glie della selvaggina catturata …”
Apollo, che fino ad allora si era riflesso – narcisisticamente – nello specchio
ideale delle sue virtù e del suo valore, si
sente improvvisamente mancante,
monco di qualcosa di essenziale. Nello
specchio non vede più il suo volto, ma
quello di Dafne, e ne contempla la bellezza: “ Contempla i capelli che le scendono scomposti sul collo, e pensa: 'Se poi
li pettinasse?'; guarda gli occhi che sfavillano come stelle; guarda le labbra e mai si
stanca di guardarle; decanta le dita, le
mani, le braccia e la loro pelle in gran
parte nuda; e ciò che è nascosto, l'immagina migliore.” La contempla, e poi la
insegue : “E sempre bella era: il vento le
scopriva il corpo, spirandole contro gonfiava intorno la sua veste e con la sua
brezza sottile le scompigliava i capelli
rendendola in fuga più leggiadra. Ma il
giovane divino non ha più pazienza di
perdersi in lusinghe e, come amore lo
sprona, l'incalza inseguendola di passo in
passo.”
Apollo è sopraffatto dal fantasma dell’appropriazione di ciò che sembrandogli
eccellente, lo vuole reintegrare a sé come
se gli appartenesse ab origine. Dafne è
diventata idealmente una parte di lui,
quella componente ideale, quella estensione di cui non può più fare a meno, la
cui mancanza avverte come una lacerazione insopportabile.
Egli brucia, come bruciano “in un soffio le stoppie”, ma vani sono i tentativi di
persuadere la fanciulla a fermarsi: “Ma
lei fugge più rapida d'un alito di vento e
non s'arresta al suo richiamo … Ma sappi
a chi piaci. Non sono un montanaro, non
sono un pastore, io; non faccio la guardia
a mandrie e greggi come uno zotico. Non
sai, impudente, non sai chi fuggi, e per
questo fuggi. Io regno sulla terra di Delfi,
di Claro e Tènedo, sulla regale Pàtara.
Giove è mio padre. Io sono colui che
rivela futuro, passato e presente, colui
che accorda il canto al suono della cetra.
Infallibile è la mia freccia, ma più infallibile della mia è stata quella che m'ha ferito il cuore indifeso. La medicina l'ho
inventata io, e in tutto il mondo guaritore
mi chiamano, perché in mano mia è il
potere delle erbe. Ma, ahimè, non c'è
erba che guarisca l'amore, e l'arte che
giova a tutti non giova al suo signore!”
Lo psicoanalista Jacques Lacan avrebbe detto che qui Apollo esibisce “il fallo”,
cioè si gioca le sue carte facendo la parata, mostrando quello che ha: potere, ricchezza, talenti. All’opposto, la donna,
sempre secondo Lacan, che non ha il
fallo, può tuttavia mostrarsi all’uomo
come colei che “è” il fallo, cioè come
dotata di tutto ciò che può soddisfare il
suo desiderio. Non “ha il fallo”, ma “è il
fallo”, in quanto nella sua povertà è la sua
ricchezza, e può far sentire l’uomo terri-
La metamorfosi
di Dafne in
alloro
rappresenta il
femminicidio
originario,
perpetrato da
Apollo ai danni
di Dafne,
adombrato dal
mito con grazia
poetica e
plastica, ma
chiaramente
evidente.
bilmente mancante.
Ma la parata non funziona, perché non
esiste una ricetta infallibile per conquistare il cuore di una donna, e Apollo deve
ammettere il suo fallimento, il quale tragicamente converte il desiderio in frustrazione, e la frustrazione in aggressività. Si sente come un “cane di Gallia”
quando “scorge in campo aperto una
lepre”, e “ scattano l’uno per ghermire,
l’altra per salvarsi …”
Il fantasma di appropriazione lo travolge, la volontà di Dafne non conta più
nulla per lui, e non le dà tregua finché,
avendola raggiunta, non le ansima sul
collo tra i capelli al vento.
Dafne non ha scampo, ma per sfuggire alla violenza prega il padre di trasformala in qualche altra cosa, di dissolverla,
e diventa una pianta. A questo punto
Apollo si rassegna, ma non prima di
avere distrutto l’oggetto del suo amore:
“E allora il dio: «Se non puoi essere la
sposa mia, sarai almeno la mia pianta. E
di te sempre si orneranno, o alloro, i miei
capelli, la mia cetra, la faretra; e il capo
dei condottieri latini, quando una voce
esultante intonerà il trionfo e il
Campidoglio vedrà fluire i cortei.”
La metamorfosi di Dafne in alloro è
quindi il femminicidio originario, perpetrato da Apollo ai danni di Dafne, adombrato dal mito con grazia poetica e plastica, ma chiaramente evidente.
Ad intossicare l’animo di Apollo non
è la contemplazione della bellezza di
Dafne, ma il desiderio di appropriazione,
fantasma tipicamente maschile, profondamente distruttivo, che converte l’amore in odio. L’oggetto amato che si rivela
estraneo, ostile, non integrabile, che sancisce l’esclusione da ciò che prometteva
di arricchirlo e potenziarlo, viene investito di un odio feroce. L’odio verso la vita.
Diceva Simone Weil riguardo alla bellezza: “ Le beau est un attrait charnel qui
tient à distance et implique une renonciation. Y compris la renonciation la plus
intime, celle de l’imagination . On veut
manger tous les autres objets de désir. Le
beau est ce qu’on désire sans vouloir le
manger.”
La bellezza è un'attrazione che tiene a
distanza e implica la rinuncia. La bellezza
è ciò che si desidera senza volerlo mangiare. Esiste cioè una sacralità della bellezza, di cui si può gioire senza il desiderio distruttivo dell’appropriazione, un po'
come quando contempliamo la luce del
Sole o l’azzurro del mare, e ne gioiamo
senza possederli, ma sentendocene posseduti!
Non è la soluzione al problema del femminicidio, ma indica la via verso il perfezionamento di sé – morale ed estetico come una possibile risposta.
L' autore, Riggio Gaetano
Sviluppo
CLAUDIOMARCIANÒ
OrlandoScullinonintendefermarsi.Dopo aver
scrutato per 14 lunghi anni tra i vigneti della Locride e
salvato 270 vitigni, vuole che questo ricco arsenale si
trasformi in una grande chance di rilancio del nostro
ORLANDOSCULLI
L’Antica Enotria in un bicchiere g
MARIA GIOVANNA
COGLIANDRO
“Il buon Orlando è per
voi una grossa fortuna.
Ha salvato 270 vitigni
tra biotipi e genotipi.
Per realizzare il suo
lavoro occorrerebbero
anni e ingenti risorse.
Lui ha fatto tutto da
solo. È dal 1988 che si occupa di biodiversità.
La Calabria ha un patrimonio immenso di cui
fare tesoro e nessuno finora ha colto questa
opportunità. Non riesco a capacitarmi di come
sia potuto accadere”. Angelo Caputo è un
agronomo del CRA, il Centro di ricerca in
Agricoltura che da anni si occupa di recupero e
valorizzazione delle principali varietà locali e
dei vitigni autoctoni minori, così da individuare
i migliori biotipi di vitigni locali in grado di assicurare un miglioramento della produzione di
un territorio.
Angelo conosce Orlando Sculli da diverso
tempo e in comune hanno un’ambiziosa passione: mantenere la biodiversità viticola a livello
locale. Di Orlando Sculli vi avevamo già parlato lo scorso aprile. Era venuto a trovarci in
redazione per raccontarci dalla sua immane
impresa. Da 14 anni Sculli, professore di lettere
in pensione, va in cerca di vitigni autoctoni da
salvare. Vitigni che appartengono all’epoca
bizantina, romana e addirittura greca. Ha
riportato alla luce un ricco arsenale di cui avvalersi per porre un freno all’erosione genetica.
“I vitigni salvati da Orlando potrebbero stravolgere la vitivinicoltura locale per la tipicità e la
naturalità, dando un calcio a quel processo
avviato con la globalizzazione che ha portato a
standardizzare ogni prodotto, tanto da non riuscire più a identificare un territorio” - prosegue
Caputo.
Insieme a Sculli e Caputo, sabato sera seduto
allo stesso tavolo a sorseggiare del buon vino, in
uno dei locali più “in” di Mammola, anche
Claudio Marcianò docente di Economia agraria all’Università “Mediterranea” di Reggio
Calabria. Insieme vorrebbero avviare un progetto per approfondire gli elementi di conoscenza della viti-vinicoltura del nostro territorio, sia a livello varietale che enologico, al fine
di migliorare gli standard qualitativi esistenti,
creare nuove opportunità di mercato con la
riscoperta e la valorizzazione dei vitigni autoctoni. In un contesto enologico internazionale di
forte competizione, caratterizzato prevalentemente da pochi vitigni dominanti risulta, infatti, quanto mai importante puntare su produzioni vitivinicole peculiari e ben riconoscibili, capaci di rappresentare le tipicità locali.
Un ricchissimo patrimonio quello delle tipicità
locali che, in Calabria, è stato messo in perico-
lo, all’inizio degli anni ‘50 del ‘900, con l’emigrazione di massa verso l’Australia, gli Stati Uniti,
il Canada e l’Argentina. A mettere ulteriormente a rischio la biodiversità di una tradizione
millenaria anche i rapidi processi di globalizzazione dei prodotti e dei mercati e la nefanda
politica comunitaria che, a partire dagli anni
ottanta, dava incentivi per estirpare i vigneti.
“Divenne una prassi obbligata – ci aveva raccontato Sculli lo scorso aprile – ricorrere nella
costituzione di nuovi vigneti, a vitigni internazionali o a pochi viti calabresi, quali il
Magliocco, il Greco Nero, il Greco Bianco, il
Mantonico, il Gaglioppo, la Guardavalle, la
Greca Bianca. E così, nello spazio di pochi anni,
lo scenario della costituzione dei vigneti in
Calabria è profondamente mutato”. Si è assistito, dunque, a una diminuzione del numero di
vitigni coltivati in favore di pochi che hanno trovato un’ampia diffusione grazie alla loro facile
adattabilità alle diverse condizioni pedoclimatiche.
Per fortuna, a questa tendenza d’omologazione
dei gusti e delle produzioni ha fatto da contraltare la ricerca, di una parte di consumatori, di
sapori diversi legati al territorio, alla sua coltura
e alla sua tradizione. Orlando Sculli è uno di
questi eroi. Grazie al suo infaticabile lavoro di
esplorazione per i vigneti della Locride sarà
possibile recuperare la memoria di un passato
che fa capolino solo nei libri di storia, ricreare i
vigneti di quella che fin dal secondo millennio
a.C fu definita dai greci come “la terra della vite
coltivata con il sostegno di un palo”, ovvero
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DOMENICA 03 LUGLIO
17
I 270 vitigni recuperati da Sculli sono stati inviati
all’Istituto Sperimentale per la Viticoltura di Turi (BA) e
di ognuno di essi sarà estratto il DNA. Nel caso in cui
venissero rintracciati profili molecolari unici si potrà
affermare di aver portato alla luce una varietà inedita
e si tratterebbe di una conquista sensazionale.
ANGELOCAPUTO
grazie a un eroe dei nostri tempi
La“collezione”di
Orlando potrebbe
stravolgere la
vitivinicoltura
locale, dando un
calcio a quel
processo avviato
con la
globalizzazione che
ha portato a
standardizzare ogni
prodotto, tanto da
non riuscire più a
identificare un
territorio.
Enotria. Di quest’area fanno parte la Calabria,
la Basilicata e parte della Campania, ed è stata
identificata come Centro Terziario di
Domesticazione della vite: qui si attestano pratiche colturali evolutesi nelle regioni mesopotamiche e anatolico-siriache dal tardo Neolitico,
quando ebbe origine la viticoltura.
I 270 vitigni recuperati da Sculli sono stati inviati al CRA di Turi (BA) e di ognuno di essi sarà
estratto il DNA e verificate le eventuali omonimie e sinonimie con i vitigni noti e iscritti al registro nazionale delle varietà di vite da vino; nel
caso in cui venissero rintracciati profili molecolari unici si potrà affermare di aver portato alla
luce una varietà inedita. A tutti quei vitigni le cui
caratteristiche ampelografiche e descrittive non
rientrino in varietà note, saranno indirizzati gli
sforzi futuri così da scoprire varietà autoctone
che possano garantire caratteristiche uniche e
originali ai vini calabresi.
Non solo: i vitigni autoctoni rappresentano la
soluzione migliore per far fronte al caos climatico, in quanto si tratta di varietà resistenti sia agli
stress biotici (derivanti dall’azione di organismi
terzi) che abiotici (derivanti da carenze o eccessi di sostanze abiotiche, quali i nutrienti o l’acqua).
“Potrebbero non essere vitigni eccezionali dal
punto di vista enologico – precisa Caputo - però
un cattivo vitigno potrebbe presentare un gene
di resistenza interessante e pertanto su di esso si
potrebbe avviare un piano di miglioramento
genetico che interessi altre varietà. E ci tengo a
precisare che non stiamo parlando di OGM: si
tratta di un processo rigorosamente naturale”.
Applicando tecniche tradizionali (ampelografiche e ampelometriche) e tecniche di recente
introduzione (indagini biomolecolari), in diverse regioni d’Italia è stato possibile ampliare le
conoscenze sull’identità varietale del proprio
patrimonio genetico, raggiungendo anche l’importante obiettivo della conservazione extra situ
del germoplasma viticolo con la costituzione di
collezioni colturali presso aziende sperimentali
di proprietà del CRA. Così è successo per esempio in Basilicata con il progetto Basivin che ha
portato alla sorprendente scoperta di ben 42
vitigni completamente sconosciuti, individuati
tra le circa 480 accessioni reperite negli antichi
vigneti della Val d’Agri, del Pollino e del
Vulture. Un progetto durato 8 anni, che ha
potuto contare su un contributo storico: 200
mila euro. Orlando Sculli ha fatto tutto da solo
senza chiedere nemmeno un centesimo. “Certo
occorrerà catalogare il materiale con un metodo più scientifico – sottolinea Caputo – ma la
base di partenza è a dir poco pazzesca!”.
Qualche privato, in verità, l’ha già capito e ha
chiesto a Sculli di cedergli la sua “collezione”
per 100 mila euro. Ma al buon Orlando i soldi
non interessano: lui vuole che si faccia qualcosa
per continuare a salvare le nostre radici e, se si
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DOMENICA 03 LUGLIO
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Il saluto degli“amici
della Pineta”a Peppe Reale
Quando Bruno D’Agostino, tornato da
Milano, si accinge ad aprire la nuova stagione 2016 degli “Amici della Pineta”, vi è un
clima particolarmente turbolento. Non solo
dal punto di vista atmosferico, per un’estate
che fatica a farsi avanti, come sottolineano i
canti irrequieti degli uccelli della pineta; ma
soprattutto per gli umori degli “amici” che
tanto materiale di discussione e tanta rabbia
hanno accumulato in questi lunghi mesi di
assenza di confronto politico sotto gli alberi.
Ad aprire le ostilità – come sempre – è
Cosimo D’Agostino, che non ammaina mai
la bandiera della rivoluzione rigeneratrice,
che veda il S. Filippo «colorato in rosso».
Mentre, dalla parte opposta i rottamatori
continuano a difendere il riformismo renziano.
Si erano così dispiegate le forze e iniziati i
primi scontri, quando giungeva la notizia
della morte di Peppe Reale.
Unanime il cordoglio di tutte le componenti della Pineta che hanno visto sempre in
Peppe Reale un uomo di quella vecchia
guardia che ha creato la grande Siderno del
dopoguerra.
Fra i tanti attestati di cordoglio e di stima
verso P. Reale, provenienti dai settori più
diversi della comunità locale, in questi giorni, è comparso sù “Riviera” uno scritto dallo
stile elegante e garbato; da cui, però, sembra
trasparire qualche sottile malizia.
A noi de “la Pineta” che non intendiamo
«disturbare i sacri silenzi della morte», oggi,
preme sottolineare come i tratti distintivi
della personalità di Peppe Reale vanno
ricercati nella sua convinta adesione alla
linea politica di unità delle classi lavoratrici,
di derivazione gramsciana.
Linea seguita dal P.C.I. e alla quale Peppe
Reale, ha dedicato così tanti decenni, di
impegno, di militanza, di lotta.
Sorretto da questa convinzione, e non certo
perché animato da furore ideologico o da
altri interessi, Peppe Reale fece parte di
quella nobile schiera di combattenti che –
dopo la caduta del fascismo e la fine della
guerra – attraverso una felice combinazione
di interessi culturali, politici e sociali, portarono allo storico sviluppo della comunità
sidernese, rendendola punto di riferimento
e guida per tutte le forze democratiche e
progressiste della Locride.
Quando, difronte alla salma di Peppe Reale
composta nella camera mortuaria, noi della
Pineta accorsi per dare l’ultimo saluto al
compagno scomparso, abbiamo visto campeggiare un drappo rosso con sopra impressi i simboli del P.C.I., nessuno ha pensato che
si trattasse di un qualche lascito nostalgico di
Peppe Reale a favore dell’«estremismo
infantile».
Tutti noi abbiamo letto quel simbolo come
un richiamo gramsciano all’ “unità di classe”
all’ unità di tutte le forze socialmente interessate al cambiamento, come condizione
indispensabile per ogni effettivo e duraturo
cambiamento dell’ordine sociale (blocco
storico).
E’ la linea politica adottata dal P.C.I. e che
ha portato il nostro Paese alla Resistenza,
alla nascita, della Repubblica, e a darsi «la
Costituzione più bella del mondo».
Quando – dopo il naufragio dei Paesi del
«Socialismo reale», e la caduta del muro di
Berlino – con la svolta della Bolognina si è
prodotta una grave lacerazione nel P.C.I.,
Peppe Reale, malgrado le tante sollecitazioni, non ha mai aderito ad alcuna delle nuove
formazioni politiche, venute fuori da quello
strappo.
Certo, allora, eravamo difronte a mutamenti profondi che avvenivano su scala mondiale e che investivano anche il mondo della
politica. Nel nostro Paese chiamavano in
causa, prima di tutto, il P.C.I. Si trattava di
fare una analisi approfondita della nuova
realtà; trovare nuove categorie di orientamento per affrontare le sfide del nuovo
secolo; salvaguardando contemporaneamente la storia e l’unità politica delle forze
progressiste, secondo la formula del «cambiamento nella comunità».
E invece si finì col «chiudere bottega e consegnare le chiavi ad altri con cui poi trattare
i posti di comando… mentre bisognava
inverare un grande patrimonio anche morale, non solo per conservarlo, ma per ricavare da esso materiale per la costruzione della
nuova casa».
Cosicché si generava quel peccato originale
che portava alla lacerazione della sinistra italiana, i cui echi polemici risuonavano quotidianamente anche sotto gli alberi della
Pineta. Lacerazione che spinge da un lato
verso uno sterile estremismo minoritario; e
dall’altro verso un riformismo parolaio che
si spinge fino all’abbraccio soffocante con
Verdini.
Intanto il nostro Paese, nel nome delle larghe intese, si avvia lentamente sulla vecchia
strada del trasformismo post-unitario ove
l’Italia continua a pagare per i suoi ritardi
secolari rispetto ai maggiori Paesi dell’occidente, come insegnano Machiavelli e
Gramsci.
Peppe Reale, – attraverso la sua lunga militanza nel P.C.I. – aveva ben compreso il valore dell’unità per le forze democratiche e progressiste, che non può essere surrogata da
alcun accordo parlamentare o di palazzo.
Da qui la sua riluttanza all’iscrizione a qualunque delle tante sigle che oggi si contendono l’eredità di un glorioso passato.
Peppe Reale si aspettava quel che oggi si
aspettano tantissimi italiani: una proposta
unitaria per la sinistra del nostro Paese che
ridia fiducia e speranza nella possibilità di
costruire una società diversa fondata sulla
giustizia e l’uguaglianza.
Da qui anche i suoi appassionati interventi
in tutte le manifestazioni ove si discuteva sul
destino della nostra città, del nostro Paese.
E così fino agli ultimi giorni della sua vita.
Addio compagno, professore Peppe Reale!
Sarai riluttante anche con noi.
Ma noi, oggi, abbiamo deciso di iscriverti
alla nostra famiglia; con voto unanime, compreso quello degli uccelli che ci stanno
accanto e partecipano agli schiamazzi
appassionati degli “Amici della Pineta”.
Gli “Amici della Pineta”
BEERLOCRI: le birre artigianali come
opportunità di crescita e di qualità
A Locri e
Monasterace
continua la
Festa dei Musei
È iniziata ieri la Festa dei Musei che
proseguirà oggi nell'intero territorio
nazionale. Anche Monasterace e
Locri hanno preso parte alla festa con
interessanti iniziative al Museo
archeologico antica Kaulon e al
Museo e Parco archeologico di Locri,
disposte dalla dottoressa Rossella
Agostino, direttore di entrambi gli istituti. Nella serata di ieri entrambi i
musei sono rimasti aperti dalle 20:00
alle 23:00. Oggi, invece, alle ore 17,30
al Museo di Kaulon sarà presentato il
progetto “Restaurando memorie” Ricerca, didattica e valorizzazione per
Kaulon. Il museo di Locri sarà invece
aperto dalle 9:00 alle13:00 e dalle
15:30 alle 19:30. Inoltre, al Parco
archeologico di Locri, con la guida
degli studenti Liceo Classico “Ivo
Oliveti”di Locri, verrà presentato il
Progetto Alternanza Scuola-Lavoro.
Infine, alle ore 20,00 si terrà l'incontro
al Complesso museale Casino Macrì:
Novità di scavo in località Petrara Conversazione con Diego Elia e
Valeria Meirano, Università di Torino.
Il 5 e 6 agosto arriva a Locri la
prima rassegna di birre artigianali:
dopo
BeerRoma
e
BeerCatania, è il momento di
BeerLocri. L’iniziativa è stata fortemente voluta da Gabriele Polito
e Mariangela Verteramo, rappresentanti dall’associazione culturale ITER Percorsi e Idee, e dalle
aziende Eternal City Brewing di
Roma e Scirocco Mediterranean
Creative Lab di Catania.
Il mondo delle birre artigianali sta
prendendo quota in tutta Italia,
aprendo nuovi scenari nel mondo
del beverage e della ristorazione.
Da qualche anno questo fenomeno si sta affermando anche come
nuovo approccio al consumo:
meno quantità e più qualità. Per
questi motivi i promotori dell’ini-
ziativa hanno deciso di portare a
Locri, nel pieno dell’estate, un
evento così importante.
Il progetto si sviluppa con il
patrocinio dell’Amministrazione
Comunale di Locri e la collaborazione dell’Associazione Culturale
LocrIdea. L’evento è aperto a
tutte le aziende produttrici di
birra, regionali e non. Da non trascurare, poi, il fatto che “l’educazione al bere” passa anche da
eventi come questo: insegnare a
cercare un prodotto di qualità
porta necessariamente ad un
approccio migliore con le bevande alcoliche, soprattutto rivolgendosi ai più giovani. L’obiettivo è
inoltre promuovere anche a livello istituzionale le possibilità di
crescita legate allo sviluppo di
questo settore nel mondo dell’imprenditoria.
Come si svilupperanno le 2 serate.
All’evento saranno presenti
diversi stand di birrifici artigianali
provenienti da molteplici regioni
italiane; sarà allestita anche un’area dedicata al cibo tradizionale
rivisto e rivisitato per valorizzare
la tipica cucina calabrese.
Un evento aperto a tutti, dai giovani alle famiglie, che coinvolge
anche coloro che per la prima
volta si avvicinano a questo
mondo.
L’evento si terrà venerdì 5 e sabato 6 agosto presso il lungomare di
Locri lato nord, non mancare!
Associazione Culturale
Iter Percorsi e Idee
Il nuovo
cortometraggio di
Gambardelli è un
pugno allo stomaco
Nei mesi di aprile e maggio scorsi è
stato girato tra Siderno, Locri e
Bovalino, un cortometraggio diretto da
Pino Gambardelli. Questo cortometraggio nasce da un approfondimento
di un malessere sociale che invade
sempre più la nostra quotidianità: il
bullismo. Attraverso questo messaggio
cinematografico, che ha visto come
protagonista una giovane scolaresca,
si chiede a ciascuno di noi di accogliere l’idea di un’analisi introspettiva
senza cadere nell’auto-colpevolezza o
nell’auto-giustificazione. È necessario
guardarsi dentro, sapersi riconoscere
per poter attuare un cambiamento. Il
cortometraggio parteciperà al New
Fest Roma 2016.
Scrive una mamma
“Quanta ignoranza cara amica mia...tu a testa
alta vai avanti...sono gli altri che prima o poi si
renderanno conto che bambino meraviglioso è
colui che al momento stanno escludendo...
Attenzione mamme e papà, e quelli che ancora
non lo sono. Questo è molto importante. Ci sono
ragazzi e ragazze che nessuno invita per i compleanni. Ci sono bambini che a scuola si mettono
in disparte perché non imparano così velocemente o fanno più fatica. Ci sono bambini con disabilità che vorrebbero appartenere ad una squadra,
ma non li accolgono, perché è più importante vincere che formare i bambini. I bambini con bisogni
educativi speciali non sono rari o estranei. Loro
vogliono solo quello che tutti gli altri vogliono:
essere accettati!!! Vogliono piacere agli altri e
vogliono che li aiutino a credere che sono in
grado! Essere felice è molto più importante che
essere un bravo studente o essere bello."
Una mamma
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SOCIETÀ
P
“
DOMENICA 03 LUGLIO
21
Abbiamo in più occasioni raccontato la storia dell’Ymca ma
cos’era Siderno prima dell’Ymca? E cos’ha significato per i
ragazzi di allora l’arrivo di quelle baracche di legno?
L’Ymca, un valore aggiunto
I ragazzi cresciuti
nell’associazione
si sono distinti
per il loro
comportamento
fraterno con il
prossimo, tanto
che in più casi
si è potuto
esclamare:
è uno dell’Ymca!
remessa: Non è intenzione di chi scrive sminuire l’operato di altri che sono arrivati in un
secondo tempo e hanno fatto dell’associazione casa e bottega! Si vuole solo ristabilire la
verità. Ritorna in mente il ricordo della
spiaggia, tanto grande, poiché dalla colonia
in giù non c’era niente, solo sabbia abbagliante. Nel mese di luglio il calore era talmente forte che si notava l’aria riscaldata a contatto della
sabbia, salire verso l’alto. Si era in vacanza, e noi eravamo
tutti in quella età gioiosa nella quale appare possibile conquistare il mondo! Si crede nei sogni fantastici e la dote più
grande è l’ingenuità! Per raggiungere l’onda era necessario
essere forniti di zoccoli di legno, altrimenti la pianta dei
piedi si sarebbe scottata. Quando si toglievano gli zoccoli,
velocissime corse per trovare refrigerio in acqua. Chi non
ricorda questo? Si era negli anni Quaranta, il gruppo era
formato da ragazzi che abitavano nei pressi della villa
comunale - che in quel periodo abbondava di fiori e di profumi - nella strada parallela alla ferrovia, vicino al passaggio a livello, o in altre vie prospicenti. Il punto d’incontro
del gruppo era lo spiazzo davanti all’ex colonia. Qualche
volta qui arrivavano le giostre. Chiudendo gli occhi, rivedo
i volti di tutti gli amici, risento le voci, le urla mentre si giocava a palla o a nascondino o ad acchiapparsi (acchiapparella). Seduti sulle panchine della villa, facevamo scorrere i
sassolini sotto le dita messe a ponte, e accumulavamo
punti. Quando di pomeriggio inoltrato il calore si attenuava, disegnavamo un tracciato e con l’indice curvo sul pollice, rilasciandolo all'improvviso, si colpiva la pallina, facendola correre nella pista, come fosse la bicicletta in gara.
Questo il mondo dei ragazzi d’allora. Ma non era tutto
bello come può sembrare: spesso in spiaggia, specialmente
vicino al pontile (si trovava scendendo dal passaggio a livello di piazza Portosalvo), i cui ruderi erosi dall’onda marina
offrivano un certo riparo alla vista, molte persone si recavano per defecare! Sulla ferrovia passavano fragorosamente i treni a vapore (allora la stazione funzionava e si potevano raggiungere molte città d’Italia), sbuffando, fischiando, lasciando scie di vapore bianco. Non potevamo sapere
che un giorno il treno avrebbe straziato il corpo di un caro
amico ventenne!
Alcune volte i ragazzi del gruppo andavano ad aiutare i pescatori che tiravano le barche a secco, facendole
mente e corpo).
Un po' di storia.
La fondazione dell’associazione risale all’anno 1855 a
Londra e il fondatore fu il sig. Giorgio Williams, lo stesso
che fondò la Croce Rossa Internazionale. Scopo fondamentale unire tutti i cristiani al di sopra di ogni confessione, facendo progredire i giovani e meno giovani, coinvolgendoli con lo studio e la ginnastica sportiva. In poco
tempo l’associazione si diffuse negli Stati Uniti e in tutto il
mondo. Intervenne ad aiutare i prigionieri di guerra della
prima e della seconda guerra mondiale. In particolare,
durante la seconda guerra mondiale, l'Ymca fu di grande
aiuto, per esempio offrendo coperte e altri generi di prima
necessità ai prigionieri. Caso volle che tra questi prigionieri, ci fossero alcune persone delle nostre zone (Siderno,
Grotteria ecc). Rientrati a casa, ricordandosi del bene ricevuto e venuti a conoscenza che anche in Italia esisteva que-
scorrere sulle falanghe di legno. Questo era il gruppo dei
ragazzi che formavano l'associazione che bazzicava in quell'area dove un giorno sbarcò l'Ymca.
Senza preavviso lo spiazzo venne occupato da grande
quantità di legni, tetti, pareti, porte, scale, pavimenti ecc. I
più informati dicevano che quel materiale sarebbe servito
a montare delle baracche che avrebbero ospitato la sede di
un’associazione. Il tempo passò, la magnifica spiaggia
venne rimpicciolita dalla costruzione del lungomare e nello
spiazzo vicino al passaggio a livello ,di fronte all’ex colonia,
sorsero d’incanto le baracche, sede dell'Associazione
Cristiana dei Giovani YMCA (scritta poggiata su un triangolo, i cui i lati rappresentano allegoricamente anima,
sta associazione, riuscirono a far aprire una sede a Siderno.
All’inizio in un appartamento e poi nelle baracche arrivate
da Torino. I ragazzi, ormai sfrattati dallo spiazzo, aderirono e si iscrissero all’associazione pagando una modesta
quota mensile, che allora sembrava alta poichè non tutti
potevano permettersela. Tutti i ragazzi nel loro tempo libero lavoravano per l’YMCA, trasportando terra con carriole per pavimentare i campi di gioco, andando in giro nel
paese chiedendo contributi per l’organizzazione delle varie
attività, subendo alcune volte i rimproveri del curato che
ignorantemente accusava l’associazione di protestantesimo! Al lavoro e all'abnegazione di questi ragazzi si deve il
progresso della sede di Siderno. È anche vero che in molti,
dall’aver lavorato nell’YMCA, hanno tratto certamente
enormi vantaggi... nel fisico grazie allo sport, nella mente
grazie alle conoscenze internazionali e nello spirito con il
lavoro unionista svolto in onore di nostro Signore Gesù
Cristo, superando le varie confessioni (seguendo il principio Ut omnes unum sint - Che tutti siano una cosa sola).
La prima riunione per l’apertura della sede dell’associazione a Siderno si tenne nel 1947, in casa del Sig. Vincenzo
Misuraca e lo stesso fece parte del primo comitato dirigente. L’animatore, l’istruttore di ginnastica, l’allenatore, colui
che tenne i rapporti con il Comune di Siderno, con Roma
e con l’America fu il prof. Guido Graziani! A Lui e solo a
Lui si deve il buon risultato dello sviluppo dell’associazione. Fece la spola tra Roma, Siderno e gli USA, parlava
inglese come l’italiano (laureato in USA). Dagli Stati Uniti
arrivò molta roba, sia per i ragazzi (scarpe di ginnastica,
magliette ecc), sia generi alimentari da consegnare ai meno
abbienti (Piano Marshall). In quel periodo venne eletto
presidente il signor P. Misuraca; grazie al suo impegno si
riuscì ad acquisire, per l’associazione, un isolato sul corso
della Repubblica di Siderno, l’attuale palazzo Baggetta.
Spesso da Roma arrivavano personaggi importanti, facenti
parte del direttivo nazionale, come il sig. Sbaffi; si organizzavano pranzi sociali e molti generi alimentari venivano
forniti gratuitamente dai commercianti di Siderno. Come
segretario arrivò il rag. Mazzucco, e come istruttore di ginnastica Viezzi Luciano. Per la preghiera riuscirono ad ottenere dei locali, anche grazie all'intervento di benefattori
importanti, munifici sostenitori che condividevano gli ideali cristiani e lavoravano per unire i cristiani delle varie confessioni, secondo il principio dell'Unionismo.
Tra tante cose nuove, l’associazione portò la doccia. A quel tempo poche erano le case private fornite di
bagno, per lo più l’appartamento vantava un piccolo locale
solo con il wc e un lavabo! (1948)
Altra novità introdotta dall'Ymca fu il gioco della pallacanestro: i più giovani con dei vecchi cestini sfondati appesi
al muro e una palla inventarono il basket, che naturalmente poi perfezionarono con le relative regole.
Intanto a Siderno il numero che formava il gruppo iniziale
dei ragazzi si era assottigliato. Alcuni si erano allontanati
per studio o per lavoro. L’associazione progrediva sotto la
guida del Prof. G. Graziani e la collaborazione illuminata
del presidente P. Misuraca. Si ricorda, come già scritto, che
sotto la presidenza Misuraca, l’associazione
riuscì ad acquisire il palazzo nel centro di
Siderno, poi svenduto da altri dirigenti.
La biblioteca funzionava. Furono molto frequentati i campi di bocce e il tennis, si affermarono le squadre di basket e pallavolo. Si
arrivò agli anni '54- '55, anni della celebrazione del centenario della fondazione
dell’A.C.G. -YMCA a Parigi. Ogni sede
dovette inviare dei giovani a Parigi nel '54
per un corso di aiutanti leaders. I giovani
che avessero superato il corso, sarebbero
stati chiamati per il '55. Siderno mandò il
suo giovane che superò il corso e fu obbligato a partire anche nel '55! Su 200 partecipanti, nel '54, solo 20 superarono il corso e
furono chiamati a tornare nel '55. Negli anni
'57 - '58 i ragazzi dei primi tempi si allontanarano per motivi di studio (università) o
lavoro. Quanto si è scritto, si è scritto solo per amore di
verità, ed è storia, poiché l’associazione è appartenuta a
tutti i soci, in modo particolare a tutti quelli che da ragazzi
si sono formati con i sani insegnamenti ricevuti e che non
l’hanno abbandonata, neanche nei momenti difficili e
affrontando sacrifici! Quei ragazzi, cadetti prima, poi soci,
ai quali l’associazione ha dato molto, soprattutto principi
morali, di democrazia e i fondamenti della vita cristiana,
base della pacifica vita associativa. Essi si sono distinti
anche nella vita comune, per il loro comportamento fraterno con il prossimo, in modo che sempre si è potuto esclamare: è uno dell’YMCA!
B.G.
Janolus Cristatus
(BOCALE, RC) Ecco un nudibranco di medie
dimensioni, che può raggiungere i 5 centimetri di lunghezza. Il colore del corpo è
giallo o arancio e lo stesso è ornato da
estroflessioni dorsali (papille) che terminano con una punta biancastra e sfumata di
azzurro. La parte posteriore del corpo è
assottigliata e termina affusolata quasi
come una “coda”.
Carlo Codispoti
Baske
Ai Camt da campi
tenuti pionati d oni
ciale a all’YMCA si Basket ch
e Pep nche Mich ono stati o e si sono
replicape Galluzzoele Fonte, A spiti speJames no la celeb , qui ritrat lfredo DJ
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rfia di mentre
LeBron
I due Bruno
I due Bruno, D’Agostino e
Gasparro siedono con massimo
piacere nella piazzetta antistante il
Palazzo di Città di Siderno, tornata
all’antico splendore dopo l’intervento degli operai comunali.
La dura legge del piatto
I Pjanić e Dybala del Gambero Rosso si
preparano ad un’altra serata d’attacco. La
bella stagione non fa sconti a nessuno.
Giovani d’oggi
I due Macrì, il giovane ginecologo Pino e
il più esperto dottor Michele, al Consiglio
Comunale di Locri. Sullo sfondo, un gioviale e giovanile Ilario Ammendolia.
Al cospetto del
mare
Il professore
Papa storico rappresentante del
CONI nella
Locride, si gode il
fresco serale
durante la sua
consueta passeggiata sul lungomare di Siderno.
Passione
mare
Gli amici
dell’associazione
Siderno
siamo noi
sono pronti
a un’altra
memorabile
impresa
all’insegna
del patriottismo.
Centrodestra nostalgico Angelo Macrì
Gerasolo parla con Michele Vitale dinanzi
allo stemma del Comune di Siderno, da
lui indicato in memoria dei tempi in cui il
centro destro, in consiglio, era meglio
rappresentanti di quanto non avvenga
oggi.
Calorie bruciate
Continuiamo a seguire da vicino i
nostri amici tamburinari di
Martone, che in questo episodio si
rifocillano dopo le fatiche della
musica di strada.
www.larivieraonline.com
Lei non sa chi sono io!
Rosario Sergi, in auto con Paolo Ferrara e
due sostenitori, ha appena intrapreso il
viaggio alla volta di Roma, pronto a far valere le proprie istanze dinanzi al Presidente
della Commissione Parlamentare antimafia
Rosy Bindi (forse).
’ingresso
indacati
Segretari alla della Federazione S gli ospiLa segreterisi prepara ad accogliere USAE.
Dipendenti rtante convegno della
ti di un impo
DOMENICA03 LUGLIO
23
Antichi dilettanti
In questa bella foto d’altri tempi, riconosciamo,
riuniti attorno ad un pallone, Gigi Malafarina,
Carlo Bolognino, Umberto Polito, Tito Massara,
Raffaele Carbonaro, Franco Iannapollo. Gerardo
D’agostino, ... , Angelo Laganà, Franco Cilea e
Mimmo Canatello.
Famiglie unite
Questa bella foto di famiglia è la perfetta testimonianza di come un fratello
e una sorella possano
voler bene ad un cognato.
Con la cultura si mangia!
Il nuovo corso gestionale del Museo di Reggio Calabria
si fregia di meravigliose iniziative come quella, ideata
dal suo manager, che ha reso il museo luogo di ritrovo
nel quale ascoltare splendida musica da camera
durante la contemplazione dei bronzi.
Un duo d’epoca
Il maestro Platani ed il
maestro Muià suonano
live ad una ricca cena
allietando gli ospiti di
oggi e facendo riemergere bellissimi ricordi in
quelli di ieri.
Comitato e tarantella Il Comitato Piazza dell’Emigrante,
in questa foto in tutto il suo simpatico splendore, è l’artefice del successo del bellissimo concerto post-partita di
Cavallaro di ieri sera.
Sportivi a tutto
tondo
Maurizio
Pezzano, sempre
in bicicletta, può
davvero dirsi uno
sportivo per
tutte le stagioni.
Un dolce gustato a 300km/h
Aldo Bombardieri, Nadia e due responsabili nazionali di una celebre catena
di yogurterie. Dei dirigenti, non ce ne
voglia il collega, ci è rimasto impresso
solo il nome del signor Fittipaldi, omonimo di personaggio brasiliano che ha
fatto della velocità il suo cavallo di battaglia negli anni ’70!

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