05 - Literary

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05 - Literary
dal prvz ALUDA già lat ALUTA.
Derivati: Alunìte transitato dal franc ALUNITE da ALUN allume, Allumatùra (snm di Allùda), Allumièra (la
miniera), Allùmina (ossido).
Pseudoetim, l’esot dal franc Allumeuse “accenditrice”, la femmina che eccita senza concedersi, fig relativo a
Lume, e Allumacàre con Allumacatùra (pref AD) relativo a Lumaca.
\ L’Allume, alla base dell’economia rinascimentale, provocò una guerra, come oggi il petrolio. Utilizzato in medicina, ma in più vasto
consumo per la conciatura delle pelli, lo s’importava dall’Inghilterra, dalle Fiandre e dalla Castiglia, benché, in quantità elevata, era
importato dall’Asia con monopolio genovese. L’irruenza musulmana ne ostacolò irrimediabilmente il traffico, quando, “per miracolo”, se ne
scoprirono giacimenti tra i monti della Tolfa, nello stato pontificio. La Chiesa avvertì immediatamente il dovere cristiano di vietare
l’importazione di allume dai paesi infedeli. Firenze, governata da commerciati per accezione, quali erano i Medici, non si lasciò sfuggire
l’affare e s'inserì tra più grandi azionisti (1466). Non bastò ai Medici, i quali tentarono di accaparrarsi finanche il secondo giacimento
scoperto a Volterra, la quale non ci volle stare alle loro arroganze e preferì scendere in campo di combattimento. Il sedicente poeta Lorenzo il
Magnifico, il cui desiderio di potere economico era superiore ad ogni altro, tramite il tranello del “paternalismo” riuscì ad entrare in Volterra,
ma non fu in grado di frenare gli eccessi della truppaglia, i quali, com’era nella logica di allora, si ripagarono così del servizio reso ai potenti.
Un metodo, che sebbene non appartenga più alle logiche militari, permane nell’inconscio delle soldatesche, come narrano i tragici fatti del
secondo conflitto mondiale e quelli dei Balcani nell’ultimo anno del millennio, con proseguo meno eclatante nelle guerre successive, ma non
per questo esenti da episodi di feroce sadismo.\
ALLUMINIO
Allumìnio, dal lat scientifico ALUMINIUM, termine coniato in richiamo ad ALUMEN, cui i derivati
Alluminàre, Alluminierìa...
Semant, nel lessico familiare, il termine Allumìnio indica la batteria da cucina, in elenco a ... acciaio, porcellana,
cristallo (batteria, servizio di).
\ Prefisso Suffisso PLES Suffisso AT
PLES vale pieno, ricco, cui Manìpolo “una manciata di…” dal lat MANIPULS (con MANUS mano) e la variante
Mannòcchia o Mannòcchio; Manìpolo è anche il trapano del dentista. Il percorso continua con Plètora “pienezza” cui
Pletòrico… il tema è dal gr PLERES pieno, che si ritrova nel lat PLENUS pieno Pp di PLERE cui Plenàrio, Plenitùdine, l’inv
Plenum dal lat PLENUM, Pleròma, un Pèvera (omn di Pevera di Pepe) attraverso il sett Pidria dal lat PLETRIA riempitrice
sovrapposto a Bevere; i composti Plenicòrni (tassonomia animale, snm di Caducicorni), Plenilùnio con Plenilunàre,
Plenipotenziàrio; ma anche connesso col rad PLE di Plèbe cui Plebàglia, Plebèo, Plebiscìto. In connessione il lemma Plèiade
dal gr-lat PLEIAS cui il nome delle Pleiadi altrimenti detta Gallinelle, nella costellazione del Toro, attraverso l’onomastico
mitologico Pleia figlia di Pleione. Il franc, in connessione indoeur conta PLEIN con valore di tutto-pieno.
Con i diversi pref si ottengono entrambe le versioni in snm, tale da far sorgere seri dubbi sulla correttezza del lemma:
Adèmpiere e Adempìre (AD-IN-PLERE), Còmpiere e Compìre o Complìre (COM-PLERE) con i Pp Compìto e Compiùto
con Compitèzza e Compiutèzza, eppoi Complemènto 1 da COMPLEMENTUM, adottato anche in matematica, cui
Complementàre dal lat COMPLEMENTUM con Complementarità e Complementaziòne, il composto Compleànno attraverso
lo sp CUMPLEANOS (corretta accentazione cumpleaños) da CUMPLIR compiere e ANO anno (corretta accentazione año).
\ La prima Festa di compleanno spetta storicamente alla Germania nel XIV sec; sulla torta c’erano candeline di cera, una tradizione ormai
glb.\
Il percorso prosegue con l’omn Complìre “rivolgere complimenti” attraverso lo sp CUMPLIR con Complimènto e
l’espressione affettiva plur Complimenti, attraverso lo sp CUMPLIMIENTO cui ancora Complimentàre, Complimentòso,
Complimentosità, l geometrico Replementàre (calco di Complementare), Replèto “ripieno” da REPLERE e Repleziòne,
Supplemènto o Supplimènto da SUPPLERE (SUB PLERE) completare cui Supplementàre e Supplìre con Supplènte,
Supplentàto e Supplènza.
Con la mutazione del gruppo ple in pie, il percorso conta Pièna, questo sostantivo che indica il volume d’acque di in fiume,
superiore ai limiti normali, eppoi Pièno, Pienàre, Pienèzza, Pienòne, il prefissato Empìre con Empiere-èmpiere (volg
IMPLIRE dal class IMPLERE con pref adattato IN illativo), Rièmpiere e Riempìre (RI-IN-PLERE) con Riempìto.
Dall’ntensivo PLETARE di PLERE, col pref EX, l’ital ottiene Espletamènto con Espletàre e Espletìvo (il presente indicativo
è pertanto “io esplèto” e non “io èspleto”); ancora, il composto Locupletàre, inv dal lat LOCUPLETARE, da LOCUPLES
ricco di LOCUS terra.
Empio-èmpio, omn di Empio “chi è contrario alla sacralità”, sta ironicamente per “mangiato a sazietà”, ma correttamente sta
per il Pp di Empire o Empiere (IMPLERE), corradicale di PLENUS.
Incrociando PLENUS con PRAEGNAS è sorto il lemma Prègno con Pregànte cui Pregnànza, Pregnèzza, con i prefissati
Impregnàre, cui Impregnànte e Impregnàto, e Spregnàre (pref S sottrattivo); il lat PRAEGNAS con genitivo PRAEGNATIS è
composto dal pref PRAE prima e da un suff AT fornito di… con lessema GNO che vale generato, pertanto il termine
Impregnàta sta per “fornita di un essere prima che sia nato”.
Da Complèto, lat COMPLETUS, della struttura di COM PLERE, si ha Compièta dalla locuzione eccl COMPLETA HORA,
Completàre con Completamènto, Completìvo, Completèzza, un Complìre “compiere” e il doppio prefissato Incomplèto con
Incompletèzza.
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Nella sintassi ital, i Complementi concorrono a determinare valore e rapporto nella frase, suddivisi in Complememto diretto o Complemento
oggetto che risponde alla domanda Chi? Che cosa? esempio Il poeta declama i propri versi (che cosa? i propri versi); Complementi indiretti
che spaziano accompagnati dalle preposizioni e rispondono a diverse domande, esempio Me ne vado a casa (dove? In che luogo? a casa), Mi
interesso di storia medievale (di quale argomento? di storia medievale) ed essi assumono quindi le definizioni di Complemento di luogo, di
argomento, di tempo, di modo…
\ Luogo Allativo Elativo Illativo
In parallelo ai termini Illativo (verso il dentro del luogo) ed Allativo (in avvicinamento ad un luogo), legati ad alcuni pref
quali IN AD, esiste Elatìvo che, ancora riferibile a pref, EX in questo caso, sta per “estrarre, elevare da un luogo”, quindi
vale “estrattivo”.
\ Mina Monte Montare
Mina è un lemma polisemico, cui l’omologismo Mìna dal franc MINE svoltosi fig in cavità per l’esplosivo eppoi per il
fenomeno linguistico della metonimia, nello stesso esplosivo, già celt MEINA metallo naturale, cui il denm Minàre con
Minàto, il prefissato Sminàre con Sminamènto, Sminatòre e Sminatùra, il composto Cercamìne snm della locuzione glb ingl
Mine detector, eppoi Minièra con la variante Minèra cui Mineràrio, Minatòre, Mineràle (che appartiene alle cavità terrestri)
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cui Mineralìsta, Mineralizzàre, Mineralizzatòre, Mineralizzaziòne, i composti Mineralogìa con Mineralògico, Mineralogìsta e
Mineràlogo, Mineralometrìa, Mineralurgìa (col suff URGIA dal gr ERGON lavoro), la locuzione Acqua minerale, un suff
MINERO per composizioni quali Minerogènesi, Minerosìntesi. Dalla locuzione franc MINE DE PIOMB minerale di piombo
l’ital conta fig Mìna “anima di grafite della matita”. L’unità di misura della viscosità dei minerali è Engler, in onore dello
studioso C. Engler (1842/1925).
Minàccia con Minaccèvole, Minacciàre, Minacciatòre, Minacciòso o Minàce, Minatòrio, dal lat MINACIAE (plurale), cui
l’aggettivo MINAX derivato dal verbo MINARI minacciare.
Vrs connesso fig con MINARI, il lat MINERE sporgere denm da MINAE, questo inizialmente sporgenze che incombono, da
rad MEN pietra, quindi Mònte dal lat MONS MONTIS (grado più forte rispetto alla rad) cui il denm Montàre “sovrastare”
ma anche con valore di “accumulare (denaro)”, con i prefissati Ammontàre, Sormontàre e Soprammontàre (pref SOR sopra)
e i derivati, semant e fig, Mònta, Montàgna con Montagnòlo, Montagnàrdo (chi si sedeva sullo scanno più elevatoRivoluzione francese) e la locuzione sportiva glb ingl Mountain bike “bicicletta da montagna”, Montanàro e Montàno con
Montanèllo (sorta di uccello, altrimenti detto Peppola), Montanèsco, Montanìsmo, Montanìsta e Montanìstico, l’indiretto
Montàsio (sorta di formaggio) dall’oronimo Monte Jof di Montasio nella Carnia, Montàta, Montatòio, il fig Montàto
“esaltato”, Montatùra (anche fig), Monticàre con Monticaziòne (snm di Alpeggiare e Alpeggio), Montòne 1 dal lat volg
MULTONEM da MULTO d’origine celtica, sovrapposto al Montare dell’accoppiamento, cui Montonàta, Montonàto (fig
“roccia”) con Montanatùra e Montonìno (aggettivo), Montuòso con Montuosità, Montùra “cavalcatura” attraverso il franc
MONTER e l’omn Montùra “livrea-uniforme” sempre attraverso il franc MONTURE messa in opera; i composti
Montacàrichi, Montacarrozzèlle, Montalbàno “vino” relativo all’omn toponimo toscano, Montalettìghe, Montambànco o
Montimbànco (snm di Saltimbanco). Montascàle, Montavivànde, Montecitoriàno dall’oronimo romano Montecitòrio già
Monte Citorio (sede della Camera) utilizzato in senso sfavorevole, Montecrèditi, Monteprèmi, la locuzione Monte di Pietà
questa fondata nel 1462, Montepulciàno “vino-vitigno” dall’omn toponimo toscano con la variante Montepulciano
d’Abruzzo, Montesànto “vino” relativo all’omn toponimo marchigiano oggi Potenza Picena; eppoi Pedemontàno “ai piedi del
monte” con Pedemònte cui il toponimo regionale Piemonte. Ridotto a semplice sporgenza come Mènto cui il relativo
Mentàle (snm di Mentale da Mente) con la locuzione Muscolo mentale, eppoi Mentonièro e Mentonièra “parte del violino
dove s’appoggia il mento attraverso il franc MONTENNIER”, il volg fig Minchia “pene” e fig Minchiòne con
Minchinàggine, Minchinatùra, Minchinerìa e Sminchinàto. Ancora, i prefissati e composti con MINERE sporgere quali ADMINICULUM sostegno cui Ammenìcolo, E-MINERE sovrastare cui Eminènza, Eminènte o l’aferetico Minènte, la
locuzione Eminenza grigia sorta ai tempi del cardinale Richelieu, che dall’indicare il frate segretario, dal colore del saio, si è
svolta nel significato di Potere occulto; eppoi IN MINERE prossimo a rivelarsi (a sporgere) cui Imminènte con Imminènza.
PRO-MINERE più che sporgere (accentuato) cui Prominènza con Prominènte e Promontòrio questo composto da MONS
monte e un raro suffisso sostantivante URIUM. Il termine Mina, allora, che inizialmente vale “la cavità per l’esplosivo”, è
finito per identificare unicamente l’esplosivo, come dire “piatto” per il suo contenuto; è il fenomeno linguistico della
Metonimia-Sinèddoche. Fuori percorso, Minarèto, questo dal franc MINARET, dal turco MINARE risalente all’ar
MANARA faro.
Il lat MINARI minacciare appare connesso col gr MAINESTHAI infuriarsi cui MAINADES baccante e l’ital Mènade, al
plur Mènadi storicamente le seguaci del dio Dioniso.
Da MINARI è derivato Menàre, sovrapposto a Mani, che da “spingere con minacce-con forza” (usando le mani) è finito per
semantizzarsi in “picchiare” (con le mani) cui fig Mèna “manovra pericolosa”, i composti Malmenàre, e il prefissato
Dimenàre con Dimenamènto (DI dispersivo).
Dal percorso-tema MINARI minacciare - MINERE sporgere, il lat tardo ha aggiunto MENARE spingere, cui gli omn
Menàre e il devb Mèna (per accezione, “il condurre il gregge”), eppoi Mèna cui la locuzione Mena delle pecore snm di
Transumanza, Menàta, Menatòio, Menatòre, i composti Menabrìda (utensile, con Brida), Menadìto unicamente nella
locuzione A menadito “menare il dito, gesto per indicare la perfezione”, Menarròsto snm di Girarrosto e un fig Menatorròne
attraverso il milanese Menatoron che vale “impiccione”(che spinge per intromettersi).
La sovrapposizione di MINARI minacciare-MENARE spingere ha prodotto Menagràmo composto con GRAM affannosofferenza, snm di Iettatura, che sta per “chi minaccia cose tristi”, termine però attraverso il volg lombardo Menagram porta
male.
Il lat conta gli omonimi MINA unità di peso cui Mìna - che equivale a mezzo chilo - termine ridotto (aferesi) dal gr
HEMINA (HEMI mezzo), sopravvissuto in Liguria quale unità di misura di capacità (circa 116 lt) - e MINA moneta, cui
Mìna, dal gr MNA di rad semitico.
In Atene, la MINA valeva 100 Dracme e il Talento era pari a 60 Mine, ovvero 6000 Dracme. Gli spiccioli della Dracma
erano gli Oboli, la sesta parte, ed esistevano monete da due oboli, il DIOBOLO, e da tre, il TRIOBOLO. Ogni Obolo, ancora,
erano frazionato in TRITEMORION (tre quarti), TETARTEMORION (il quarto) e EMITETARTEMORION (l’ottavo).
Mìna è anche una lingua parlata da una etnia del Togo in Africa occidentale. Un volg Mìna è snm di Prostituta.
L’omn Montàre (meccanica) è dal franc MONTER i cui derivati appaiono talvolta assimilati al Montare “sollevare”, quali
Montàggio o Montamènto, Montaggìsta, Montànte (anche termine pugilistico quale snm del glb Uppercut), Montatòre, e
Montùra sempre dal franc MONTAGE e MONTURE, ma in vrs connessione fig con Montare “sovrastare” dall’azione di
“aggiungervi (sopra) un pezzo”, con i prefissati Dismontàre e Smontàre che valgono “scendere” e l’iterativo Rimontàre.
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In franc ROBIN vale volg Montone (semant BELIER), pertanto, in risvolto fig, si ha l’omologismo Robinètto con Robinetterìa meglio
Rubinètto e Rubinetterìa, attraverso il franc RUBINET poiché i rubinetti storici erano a forma di testa di montone.
\ Radicale ME *MED MEN MON
Prefisso SESQUI
Memoria Ricordo Misura
Il rad MEN si è diramato lungo variegati percorsi semantici; oltre a quello della sporgenza, esiste il percorso del pensiero, cui
Mènte dal lat MENS MENTIS con il verbo del lat class MENTIRI donde Mentìre e Menzògna con Menzognèro dal lat volg
MENTIONIA, il prefissato Demènte con Dementàre, Demènza con Demenziàle e Demenzialità, il composto Dementofobìa
che definisce la paura di diventare folle.
\ Se la menzogna è considerata un meccanismo di difesa, gli avvocati difensori sarebbero tutti menzogneri \
Inoltre, si ha Mentàle (snm di Mentale da Mento), Mentalìsmo e Mentalità; pseudoetim il lemma Mèntore “amico fidato”
tratto da Mentore, personaggio omerico “Odissea” ripreso da Fenelon F.de Salignac de La Mothe (1651/1715) “Avventure di
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Telemaco” cui l’ingl glb Mentoring “istruttore”.
Il percorso MEN prosegue con Menziòne “l’azione del ricordare” già gr MNESTIS, Mònito dal lat MONITUS astratto di
MONERE far ricordare questo causativo di MEN, Monumènto dal lat MONUMENTUM ricordo con Monumentàle e
Monumentàre, eppoi i prefissati Amènza con Amenziàle (pref A privativo), Ammonìre dal lat AD MONERE con
Ammonimènto, Ammonìto, Ammonitòrio, Ammoniziòne, Premonìre da PRAE MONERE con Premonitòre, Premonitòrio,
Premoniziòne (da non equivocare con Premunizione); Monito è assimilato a Minatòrio del percorso MINARI minacciare.
Con i pref, l’ital conta ancora Amènte (dissennato) con Amènzia e Amenziàle.
Fuori percorso Amènto con Amentàto dal lat AMEMTUM correggia e “ sorta d’infiorescenza”.
Commentàre o ant Comentàre, dal lat COMMENTARI riflettere che col pref CUM vale agire con la mente cui, in
complanare, Commentàrio o Comentàrio, Commentàto, Commentatòre o Comentatòre, Commènto o Comènto, i metaf
Dimenticàre con Dimenticanza derivato dal lat DEMENS che col pref DE vale fuori di mente privo di mente, metaf ...
di ricordi e Dimèntico dal lat DEMENTICUS, il denm Rammentàre (dal XIII sec) da Mente col doppio pref RI-AD che
vale a ripetizione, Reminiscènza col pref RE di azione inversa e astratto di REMINISCI. Dal gr MNESIS memoria sono
pervenuti Mnemonica e Mnemònico, Menmonìsmo, indirettamente Mnemòsine (sorta di farfalla) in onore di Mnemosyne la
madre delle Muse (padre il solito Zeus), eppoi il composto Menmotècnica, Mnèsico o Mnèstico, Amnesìa dal gr inv
AMNESIA perdita della memoria composto con MNESIA e pref A privativo, e il parasnm Amnistìa composto dal pref A
privativo e da MNESTIS menzione, questo con un’attestazione semantica dal sapore di dimenticare per perdonare; ancora, il
termine Ecmnesìa con Ecmenèstico è dal prefissato gr EK fuori e MNESIA con valore di alterazione della memoria. Dal gr
ANAMNESIS (pref ANA), che vale ricordo, memoria, passato nel lat ANAMNESIM, oggi l’ital utlizza Anàmnesi o
Anamnèsi con Anamnèstico per indicare, ricordare, la storia patologica di un individuo; Dismnesìa col pref DIS vale “deficit
della memoria”.
In associazione a MNESIS memoria, il gr conta NOESIS intelletto dal verbo NOEO io penso cui l’aristotelico Noèma
“concetto” cui Noemàtico, Noèsi “conoscenza intellettiva” cui Noètico, questo equivocabile con l’omn Noètico relativo al
patriarca biblico Noè, infine Noachiàno questo indicante un periodo del pianeta Marte compreso tra 4,6 e 3,8 miliardi di anni
fa, e il prefissato Disnoesìa che col pref DIS sta per “perdita dell’intelletto”.
Pseudoetim nel percorso AMNESIA, il termine Amnio-àmnio dal gr AMNION vaso per raccogliere il sangue (delle vittime)
in connessione con HAIMA sangue, cui Amnios-àmnios (termine in anatomia) cui Amniòti (sorta di vertebrati dotati di
amnios, uccelli, rettili, mammiferi) e Anàmni (sorta di vertebrati sprovvisti, pref A privativo, anfibi, pesci) Amniòtico, le
composizioni quali Amniocèntesi o Amniocentèsi (col gr KENTESIS puntura), Amniografìa, Amniorèssi o Amniorrèssi,
Amniorrèa (con il gr RHEO scorro), Amnioscopìa con Amnioscòpio, Amniòtico.
Il termine Sgomentàre, cui Sgomènto, è la composizione lat del pref EX sottrattivo con COMMENTARI riflettere, questo
con lenizione della c in g.
Dal rad MEN di MNESTIS azione del ricordare, nel suo grado forte MON, è derivato il lat MONSTRUM (nome di
strumento) attestatosi in segno-prodigio-indicazione, cui Mòstra, Mòstro e Mostruòso.
Il gr ha il suo termine specifico in TERAS TERATOS portento, mostro cui Teratogènesi con Teratògeno, Teratologìa con
Teratològico, Teratòma fig “tumore” (suff medico OMA infiammazione), Teratomanzìa “divinazione attraverso la
malformazione dei bambini” cui Teratomànte e Teratomàntico; vrs in remota connesione con THERION animale selvaticobelva cui il corrente Triàca con le varianti obsolete Teriàca, Otriàca, Tiriàca e Utriàca “sorta di contravveleno”, Teràpsidi
“Ordine di rettili fossili” (con il gr HAPSIS HAPSIDOS cavità), Tèri (Classe di mammiferi), Terìdidi (Famiglia di Aracnidi),
il pref-suff TERIO donde Teriomorfìsmo con Teriomòrfo eppoi Brontotèrio “mammifero dei Perissodattili”, Dinotèrio col gr
DEINOS terribile sta per “sorta di mammiferi fossili Proboscidei”, Ippotèrio (col gr HIPPOS cavallo, sta per ”sorta di Equidi
fossili”, Megatèrio col pref MEGA vale “sorta di mammiferi fossili degli Sdentati.
In connessione, esiste ancora il pref TERA da anteporre ad una unità di misura, fig “portentosa, mostruosa”, e che in
metrologia, equivale al moltiplicatore di mille miliardi (1012).
Il percorso della rad MON continua ancora con Mostràre e Mostràbile, Dimostràre o Demostràre con Dimostratìvo e
Dimostraziòne cui il glb per l’informatica Dèmo (omn di Demo “territorio”) qualle ellittico dell’ingl DEMONSTRATION.
La locuzione Come volevasi dimostrare è nata in ambito matematico prima di estendersi in ogni campo.
Il gr conta ELENKHOS per dimostrazione, cui il lat ELENCHUS e il percorso ital Elencàre, Elencatòrio, Elencaziòne,
Elènco.
L’ingl conta TO SHOW mostrare cui i glb Show “spettacolo di varietà” con Showgirl “attrice o ballerina” da GIRL ragazza
e Showman “attore o cantante” da MAN uomo, Showbiz quale ellittico della locuziuone Show business ”l’affare tramite gli
spettacoli”, ShowWiew (sistema di registrazione di un programma televisivo, marchio registrato), Showdown “mostrare giù
le carte da gioco” fig “resa dei conti”; eppoi Game show “gioco televisivo a premi”, No-show “prenotazione di volo non
cancellata”, Peep show “spettacolo particolare” col verbo TO PEEP sbirciare, eppoi Reality show con Reality TV e Real TV
“spettacolo dal vero”, infine Talk show “conversazione radiofonica o televisiva” col verbo TO TALK parlare.
Soffermandoci sul percorso del pensiero, sul lemma Memòria, scopriamo che è inv dal lat MEMORIA, discendente della rad
MER chiaro, donde Memènto che è l’imperativo di un verbo indoeur MEMINISSE ricordare, Memoràbile, Memoràndo o,
direttamente dal lat, Memorandum (gerundio del più moderno MEMORARE ricordare), Memoràre inv dal lat, Mèmore,
Memoriàle, Memorizzàre, i prefissati Commemorare (CUM associativo), Dismemoràre (DIS con valore di perdere),
Immèmore (IN negativo) con Immemoràbile attraverso il franc IMMEMORIAL già tardo lat IMMEMORIALIS,
Rammemoràre (RI-AD), Smemoràre (EX) col frequente Smemoràto; da non equivocare con il lemma Mesmerìsmo,
inserendolo in questo percorso, poiché questo è relativo a F. A. Mesmere (1734-1815) ideatore del metodo terapeutico che
utilizza il magnetismo animale, cui Mesmèrico e Mesmerizzàre.
Il persorso prosegue con il glb acronimo ROM in informatica dalla locuzione ingl READ ONLY MEMORY memoria di sola
lettura; la memoria, infatti, ricollegandola alla rad MER chiaro è quindi chiarezza della mente, pertanto ancora il termine
Mèro “puro, schietto” dal lat MERUS che sta anche per lucente. Il vocabolo ingl READ è dal verbo TO READ leggere cui i
glb Reading “lettura” attestatosi in declamazione poetica, lettura di brani scelti, generalmente dallo stesso autore in pubblico,
e Readme con valore di “Leggimi”, da non equivocare con il termine sportivo ancora glb ingl Ready che sta per “Pronto”.
Ancora dal lat REMEMORARI questo da MEMOR memore, attraverso il pref franc REMEMBRER, l’ital conta Rimembràre
“riportare alla memoria-far ricordare” con Rimembrànza, questo sempre dal franc REMEMBRANCE; l’ingl conta
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REMEMBER.
\ Pare, da alcuni recenti studi (2008), chi dorme poco o male esprime una memoria errata, insomma ha dei ricordi distorti. I latini lo sapevano
già cui la locuzione ognora corrente MENS SANA IN CORPORE SANO mente sana in corpo sano da un verso di Giovenale (60/140). \
Infine, dallo specifico gr NOUS mente, l’ital conta la composizione Paranòia (quindi da non includere nel percorso di Noia)
con l’ipocoristico popolare Pàra, Paranòico, Paranòide e lo straordinario termine Noùmeno, cui Noumènico, esplicito dal gr
NOUMENON che è pensato, introdotto da Platone e seguito da E. Kant in contrapposizione a Fenomeno “suscettibile di
osservazione”.
Nella tradizionale credenza che fosse il cuore sede della memoria, si conta l’attestazione Ricordàre (snm del successivo
trecentesco Rammentare) dal lat RE-CORDARI, che vale rimettere nel cuore, cui Ricordàbile, Ricordànza, Ricordatìvo,
Ricordaziòne meglio Ricòrdo, Ricordèvole e Ricordìno, eppoi i vari Cordiàle cui Cordialià e Cordialmènte, il composto
Cordòglio dal lat CORDOLIUM (con DOLIUM tratto da DOLERE aver dolore). Cuòre o Còre in volg è dal lat COR
CORDIS cuore già gr KARDIA, donde Cordàto (termine botanico “a forma di cuore”, omn di Cordato da Corda) con il
prefissato Obcordàto, pertanto si hanno i prefissati Accoràre (AD allativo) con Accoramènto, Accoratèzza e Accoràto, eppoi
l’omn Accoràre “uccidere trafiggendo il cuore” (per accezione nella pratica oggi vietata di ammazzare i maiali) cui
Accoratòio “lo strumento per farlo”, eppoi Incuoràre o Incoràre (IN illativo), Rincuoràre o Rincoràre (doppio pref RI IN
iterativo-illativo), Scordàre da Ricordare con cambio di pref (pref S sottrattivo, omn di Scordare da Corda) con Scordèvole,
Scuoràre (S sottrattivo) o Scoràre con Scoramènto e Scoràto, i composti Cuorcontènto, Cuorifòrme. In percorso, Coràta col
dim Coratèlla che vale “interiora” ossia fig “il cuore” di animale macellato, un significato di “cuore-entroterra” che vrs è nel
toponimo Corato.
In percorso, Coràggio (vocabolo difettivo di plurale) attraverso il prvz CORATGE dal lat volg CORATICUM già
CORATUMcon Coraggiòso e i prefissati Incoraggiàre con Incoraggiànte, Scoraggiàre con Scaraggiàte; vrs in connessione
indoeur rad col ger KWONI coraggioso cui l’onomastico Corrado composto con RAD consiglio e che sta per “consigliere
coraggioso” e Tancredi “che medita i consigli” (con THANK pensare connesso, in area comune indoeur, con l’ingl THINK
pensare). Nel percorso, l’ital conta ancora il prefissato Concòrde dal lat CONCORS CONCORDIS unito col cuore (pref
CUM associativo) cui Concordàre, Concordànza “dai cuori uniti”, Concordànte, Concordatàrio, Concordàto, e Concòrdia, da
questo il nome della dea lat Concordia alla quale fu dedicata la località lombarda CORCONDIOLAM, toponimo che il
dialetto ha trasformato in Gorgonzola dal quale prende il nome il noto formaggio Gorgonzòla. Eppoi, Discòrde dal lat
DISCORS DISCORDIS (pref DIS) cui Discordàre, Discordànza “dai cuori divisi” con Discordànte, Discòrdia e un Discòrdo
“componimento poetico di turbamento dell’anima”, tutti diretti discendenti dal gr KARDIA cui Càrdio snm di Cuore con
l’aggettivo Cardìaco, il patologico Cardìte e fig il sostantivo Càrdio “mollusco”, il lemma Garzuòlo “grumolo” dal dim lat
CARDIOLUM, e il pref-suff CARDIA-Cardìa o CARDIO per una nutrita serie composta, adattato per termini quale
Anacàrdio o Anacàrdo, una sorta di albero simile al Ricino di genesi brasiliana, donde Anacardiàcee “la Famiglia botanica”,
dell’Ordine delle Terebintali, fig dai frutti “simili al cuore” (il pref ANA varrebbe infatti da appaiare fig al cuore) chiamati
Noci d’Agagiù dai grossi peduncoli a loro volta chiamati Pomi d’Agagiù; alla Famiglia appartengono il Mango, il Pistacchio,
l’Albero del pepe, lo Scòtano questo dalla locuzione lat RHUS COTANUM altrimenti detto Cotìno ma pure genericamente
Sommàco o Sommàcco “arbusto” e Tossicodèndro (col gr DENDRON albero).
Il percorso composto prosegue con Cardialgìa, Cardiocèntesi o Cardiocentèsi (col gr KENTESIS puntura), Cardiologìa;
Tachicardìa “cuore accelerato”, opposto a Bradicardia, è col gr TAKHYS veloce cui anche Tacheòmetro, Tachifagìa
“patologica velocità nel mangiare”, Tachigrafìa con Tachigràfico e Tachìgrafo, Tachimetrìa con Tachimètrico e Tachìmetro,
Tachiòne (sovrapposto a Elettrone), Tachipessìa (con il gr PEXIS unione-congiunzione vrs connesso col rad di PIX pece),
Tachipnèa (col gr PNEIN respirare-soffiare), Tachitoscòpio. Tachiglòsso “sorta di Mammifero”, snm di Echidna, è col gr
GLOSSA lingua. Pseudoetim nel percorso TAKHYS, l’ital conta Tachìsme, Tachìsmo e Tachìsta dal franc TACHE macchia,
cui anche Tàccia e Tacciàre.
Nel percorso prefissato si ha Precòrdi con Precordiàle e Precòrdio “diaframma cardiaco”.
\ Secondo gli ultimi studi nel 2008, il cuore in un individuo sano, nelle condizioni di riposo, dovrebbe essere mediamente di 60 battti al
minuto, non superiore ai 70: Gli antichi medici egizi lo avevano già intuito, dal momento che giudicavano il destino dell’individuo
dipendente dal peso corporeo e dalla frequenza cardiaca /
Alieno nel percorso COR cuore è il termine Còra o l’omografo Còre, adattamento dal gr KORE KOUROS ragazza, cui
l’onomastico Corinna connesso con le KORAI, le statue che rappresentavano la figlia della dea Demetra eppoi generalmente
figure dedicate alla donna, in eteronimia con KOUROI figure maschili da KUROS giovinetto; è difficile accertare una
qualche relazione con il cuore, ma non è un gioco di parole dichiarare aver fede in Core. Il termine Cuore, e la sua primitiva
attestazione in Core, è ancora utilizzato metaf per indicare il nocciolo, ad esempio, della questione, del Reattore nucleare.
Il percorso dal lat MINUS piccolo dovrebbe risalire alla rad ME misurare, antecedente a MEN, cui Mèno, questo utilizzato in
opposizione a Più, Mènno “minorato”. Eppoi, l’avverbio Almèno dalla locuzione Al meno snm di Almanco e Soltanto,
l’avverbio e congiunzione Nemmèno con la particella Né negativa, le locuzioni Meno male saldatesi in Menomàle, Non di
meno in Nondimèno, il termine Menosdìre “fare maldicenza” attraverso il prvz, composto dal lat MINUS, l’affisso MES già
franc MISS con valore peggiorativo, il verbo Dire dal lat DICERE.
Il percorso ME conta ancora Mèdio da MEDIUS (vale “che sta nel mezzo”, anche il dito) cui Mediòcre “mezzano” con
Mediocricità, Medium (fedele al lat, attraverso l’attestazione ingl MEDIUM, nelle sedute spiritiche vale “tramite per
l’aldilà”), la locuzione sportiva Peso medio, eppoi Mèdia, dal plur lat MEDIA 1, che da “per mezzo di…” sta per “mezzi di
comunicazione” cui Mediàtica e Mediàtico, il composto Mediatèca. Ancora, Mèda (palo per segnalazione a Venezia)
corrispondente a Mèta da METAM connesso con *Metà da MEDIETATEM – questo omn di un Mèta (termine agricolo) dal
lat META che sta per “mucchio di forma conica” o “fienile-pagliaio” cui Medàdo (adottato nel veneziano); eppoi Mediàle,
Mediàno con Mediàna e Mediànico, Medianìsmo e Medianità, Mediàre dl lat MEDIARE interporre con Mediànte sia
sostantivo sia preposizione impropria, Mediàto, Mediatòre e Mediaziòne, Mediastìno o Mediàstino (servo o assistente ed
anche termine anatomico “parte mediana del torace”) con Mediastìneo, Mediastìnico e Mediastinìte (medicina), i prefissati
Intermediàle, Intermediàrio, Intermediàto, Intermediaziòne e Intermèdio, Immediàto e Immediatèzza (con IN negativo sta per
“senza intermediari”), eppoi Dimidiàto dal lat DIMIDIATUS diviso in due connesso con il gr DIDYMOS doppio-gemello cui
Dìdimo (botanica) ma anche con valore umano di testicolo con i prefissati Epidìdimo (EPI sopra) e il relativo Epididimàrio e
Epididimìte (suff ITE per patologia), Peridìdimo “involucro del testicolo” (PERI intorno). Dall’ar SIMSAR mediatore, l’ital
conta l’omologismo Sensàle con Sensalerìa, Senserìa attraverso il sett Sensero “sensale”.
203
Il toponimo Milano dal lat MEDIOLANUM vale in mezzo (alla pianura padana) in celt MIDLAND questo con LAND
territorio termine esteso in “paese, località”, dove si sarebbero insediati i celti su un precedente emporio etrusco, e vrs il
toponimo Meolo, attraversata dalla consolare Annia, nel veneziano, da un MEDIULUM che varrebbe “a metà strada” dalla
terraferma alla laguna, cosicché il primo avrebbe perso il gruppo dio cui Me(dio)lanum e il secondo il grupp di cui
Me(di)ulum.
Il lemma Medàglia appartiene al percorso di MEDJUS, poiché è dal lat MEDIALIA plur neutro di MEDIALIS mezzo valore
del denaro, ovvero “valore simbolico”, cui il fig botanico Medàglia snm di Lunaria, Medagliàio o Medagliàro, Medagliàre,
Medagliàto, Medaglière, Medaglìsta e Medaglìstica.
Dal lat volg MEDJUS già MEDIUS nel mezzo si conta Mèzzo “metà” questo anche sostantivo “da trasporto” e genericamente
“elemento importante” oppure con valore di “quasi” e di “tramite” (omn di Mezzo da METIUS) cui il dim Mezzùccio,
Mezzùle “doga mediana”, i prefissati Ammezzare con Amnnmezzamènto e Ammezzàto snm di Mezzanino, Ammezzìre e
Ammezzimènto (nel senso di frutta troppo matura “mezza fradicia”), Frammèzzo o Framèzzo con Frammezzàre o
Framezzàre ed ancora Inframezzàre o Inframmezzàre, Intermèzzo con Intermezzàre e Tramèzzo (snm di Frammezzo,
preposizione, avverbio e sostantivo) cui Tramèzza, Tramezzàre, Tramezzatùra e il gastronomico Tramezzìno.
Il percorso conta ancora Mezzàdro dal lat MEDIATOR cui Mezzadrìa e l’aggettivo Mezzadrìle, Mezzaiòlo, Mezzàna questo
sia “attrezzo” sia “operaia” detta anche Mezzànte sia “intermediaria” d’incontri amorosi segreti, Mezzanèlla (snm di
Cavalletta in terminologia navale), Mezzàno con Mezzanìno “appartamento situato tra il pianterreno e il primo piano” snm di
Ammezzàto, e Mezzanità, il volg mer Minzana (dal fem Mezzana) “tipico recipiente in terracotta” (a capacità media) con
Minzuddu “unità di misura” corrispondente all’ital Mezzìna con Mezzinèlla, Mezzèna “porzione di carne macellata),
Mezzerìa o Mezzanìa (termine navale), i composti con MEZZA cui lo sportivo Mezzàla, i fig Mezzacalzètta e
Mezzacartùccia, Mezzacòsta, Mezzagalèra “sorta d’imbarcazione”, Mezzalàna, Mezzamaiòlica, Mezzamànica, Mezzanàve
(termine marinaresco), Mezzapàsta “pasta semilavorata” dalla locuzione Mezza pasta, Mezzapìcca snm di Partigiana, lo
sportivo Mezzapùnta, Mezzaquarèsima dalla locuzione Mezza quaresima, Mezzària, il fig Mezzasèga, Mezzatèla,
Mezzatìnta, Mezzavèla, Mezzèdima “metà settimana”; com MEZZO cui il fotografico Mezzobùsto dalla locuzione Mezzo
busto snm di Primo piano, il marinaresco Mezzocàssero, Mezzocerchio, l’astronomico Mezzocièlo, lo sportivo Mezzofòndo
con Mezzofondìsta dove Fondo vale “percorso”, Mezzomarinàro da Mezzo marinaio “mozzo”, Mezzòmbra, Mezzorilièvo,
Mezzosàngue per inc di cavalli svoltosi nell’uomo quale snm di Sanguemìsto o Metìccio, Mezzoservìzio, Mezzotòndo “sorta
di scultura” da Mezzo tondo, il marinaresco Mezzovèntola, la locuzione Mezzo punto (ricamo) eppoi Mezzo vuoto e Mezzo
pieno espresse rispettivamente dal pessimista e dall’ottimista.
Termine alieno l’omologismo Mezzàro “sorta di stoffa disegnata” o Mèzzero, varianti di Mèsero o Mèsere dall’ar MI ZAR
velo
In lat SESQUI è l’ipocoristico di SEMISQUE dove SEMIS sta per metà (mezzo) e QUE per E (congiunzione), pertanto si
traduce col significato … e una metà in più.
Da ciò l’inv pref ital SESQUI per composizioni quali Sesquiàltero (composto con ALTER altro e vale altro e una metà in
più) adottato in metrica e musica, il matematico Sesquilineàre, Sesquipedàle “un piede e mezzo” cui la locuzione Laterizi
sesquipedali in uso nell’ant Roma, e metaf “esageratamente lungo” (come un discorso), Sesquiquadratùra nella terminologia
astrologica, eppoi adottato dalla nomenclatura chimica per “composto binario” quali Sesquicarbonàto, Sesquiòssido e
Sesquiterpène con Sesquiterpènico. Il pref è in via d’archiviazione, come nel caso della locuzione Sesquiossido di ferro
sostituita con Triossido di di ferro.
Dal lat MIGNO piccolo connesso con MINUS, l’ital conta ancora Mìgnolo con Mignàtta “sanguisùga” (suff dim ATTO 2)
col composto Malmignàtta, eppoi Mignattàio e Mignattìno (sorta di uccelli) snm di Animina, Mìgnola (inflorescenza
dell’ulivo), il glb franc Mignon da un ant MIGNOT da MINET micio, Mignòne, Mignonètto o la variante Miglionètto, il glb
Mignonette (pron mignonet) “piccola bottiglia”, Mignòtta quale omologismo dal franc ant MIGNOTTE questo fem di
MIGNOT connesso con MIGNON, nel senso di “favorita”; eppoi Mìnimo da MINIMUS (che vale “piccolissimo” quale
superlativo di Piccolo) con Minimizzàre e Minimizzaziòne, Mìnima, Minimànte, il glb composto ingl Minimarket, meglio
Minimercàto, il termine matematico Minimàssimo o Mìnimo-màssimo o ancora Mìnimax, i composti Minìmetro e
Minimòsca questo termine pugililistico, l’inv lat neutro Minimum (termine amm.vo) cui, in locuzione glb lat-ingl, Minimum
age (con AGE età) e Minimum tax (con TAX tassa ma attraverso il lat TAXA), i composti Mininvasìvo e Minisèrie; ancora,
Minorànza, Minoràre, Minoràsco (esot sp su calco di Maggiorasco), Minoratìvo, Minoràto, Minoraziòne, Minòre e Minorìle,
Minorènne (col suff ENNE per “anni”), Minorita con Minorìtico, Minorità con Minoritàrio, Minuètto attraverso il franc
MENUET da MENU piccolo (pron menù) da questo il glb franc Menu italinizzato Menù, Minùgia o Minùgio o ancora
Minùgie e Minùge, svoltosi in “budella” dal lat MINUTIA con l’esplicito Minùzia, Minuìre dal lat inv MINUIRE, la loc inv
dal lat MINUS HABENS che vale meno dotato, Minùscolo dal dim lat MINUSCULUS di MINUS in opposizione a
Maiuscolo, il composto Minusvalènza, Minùta con Minutàre e Minutàrio, Minutàglia o Minutàme, Minuterìa con Minutière;
Minutaglia o Minutame in turco si traduce KACUKLI cui l’omologismo Cacciùcco o Caciùcco.
Il percorso prosegue con Minùto (di dimensioni) con l’omn Minutàre “minuzzare”, Minutènza, Minuterìa e Minutèzza,
Minùto (tempo) con Minutàggio e Minutànte, Minùzia da MINUTIA particella con Minuziosàggine, Minuziosità,
Minuzzàglia, Minuzzàme, Minuziòso, Minuzzàglia, Minuzzàre con il corrente prefissato Sminuzzàre (prefisso S da EX
intensivo) cui Sminuzzamènto, Sminuzzatòio, Sminuzzatòre, Sminuzzatrìce e Sminuzzatùra, Minùzzolo con Sminuzzolàre e
Sminuzzolamènto, il prefissato Diminuìre con Diminutìvo e Diminuziòne cui Sminuìre (cambio di pref, S da EX intensivo),
il pref MINI per composizioni quali Mininvasìvo, Minirifòrma, Minigòlf e Minigònna, Minisèrie; in percorso il toponimo
Minorca, la minore delle Baleari rispetto a Majorca. Dal gr MEIOSIS diminuzione l’ital conta il termine biologico Meiòsi.
Da MINIMUS l’ital conta ancora l‘aggettivo Mènomo utlizzato in un percorso patologico cui Menomàre con Menomàbile,
Menomamènto, Menomànte, Menomànza, Menomàto, Menomaziòne.
\ La Minigonna, in chiave moderna, è nata ufficialmente il 13 marzo del 1965 su ispirazione della stilista Mary Quant; le minigonne, infatti,
sono sempre riapparse storicamente nel tempo e nelle civiltà.\
L’ital, infine, conta nel percorso il glb Minimal Art, una corrente artistica nata negli anni Sessanta in USA, cui Minimal
Music, esot dall’ingl MINIMALISM, offuscando i nostrani Minimàle, Minimalìsmo, Minimalìstica, Arte minimalistica,
Musica minimalistica.
Il lat conta il lemma Mìnio, l’ossido salino di piombo di colore rosso vivo, praticamente un inchiostro, da tema med MINIO
cui il lat MINIUM cinabrio e l’ital Miniàre colorare col minio con Miniàto ed infine Miniatùra, questo vrs sovrapposto o
204
connesso con MINUIRE.
\ Nel Museo delle Miniature di Praga, è in mostra un capello umano sul quale è stata scritta una preghiera.\
Mìte è dal lat MITIS, cui Mèzzo (omn di Mezzo da MEDIUM) dal lat volg METIUS già MITIUS, cui Mitèzza, Mitigàre già
Miticàre.
Snm di Mite è Blàndo, dal lat BLANDUS, cui Blandimènto, Blandìre, Blanditìvo, Blandìzia, d’etimo non accertato, forse
connesso fig alla rad BHLANG di Flamine, ma è un azzardo crederci.
In gr, METIS vale prudenza-controllo, dal quale il lat ha coniato, da un risvolto fig, METIRI misurare svoltosi in
MENSURARE da MENSURA cui Misùra con Misuràre, Misuratòre, Misuraziòne, i più espliciti Mensuràle e Mensuralìsmo,
i prefissati Commisuràre con Commisuràto, Commensuràre (pref COM associativo) con Commensuràbile e
Commensurabilità, Dimensiòne da DIMENTIRI con Dimensionàle e Adimensionàle (pref A privativo), Bidimensionàle,
Equidimensionàle, Pluridimensionàle, Quadrimensionàle, Tetradimensionàle (gr TETRA quattro), Tridimensionàle e
Unidimensionàle, eppoi Ridimensionàre (doppio pref RI), Dismisùra con Dismisuràto (col pref DIS vale “fuori misura”),
Immensità e Immènso (pref IN negativo vale “non misurabile”), ed infine un Telemisùra cui Telemisuràre, Telemisuratòre e
Telemisuraziòne.
Il gr, in connessione, conta MEKOS lunghezza cui i composti Mecòmetro e Mecòtteri “Ordine d’insetti” col gr PTERON ala.
1
Per il motivo che è abbinato, quale ipocoristico, alla locuzione glb ingl Mass media “mezzi di comunicazione per le masse (o di massa)”,
per la sua pron corrente all’ingl midia, è talvolta equivocato quale esot; in realtà è un termine ital puro. Corretta pertanto la pron all’italiana
“i Media”, in percorso con Massmediàle, Massmediàtico, Massmediològico, Massmediòlogo.
2
L’ital conta un pref ATTO omologismo dal danese ATTEN diciotto, da anteporre ad una unità di misura per indicare l’iperbolica divisione
per “un milardo di miliardi”.
\ Radicale *MA MAN MAT MET
Il termine primitivo MANUS, sarebbe divenuto MANIS buono, cui Ammansìre, Mànso, Mansuefàre (con il lat FACERE), un
Mansuèscere dal lat volg MANSUESCERE abituare alla mano, Mansuèto, dal lat MANSUETUS composto col pref MAN e
SUETUS abituato, con Mansuetùdine, Mastìno dalla locuzione lat CANIS MANSUETINUS questo dim di MANSUETUS, e
l’associazione fig con il lat MANE mattino che sta per Buona ora. L’omn Mànso “parte di terreno” è dal lat medv MANSUM
dimora da MANSUS rimasto. Mànso vale anche un appezzamento di terreno da poter essere arato con un solo paio di buoi o
un solo aratro, una corruzione dal lat MANIER-MANEO podere da MANERE restare.
Il lemma MANE lo ritroviamo in Domàni, dal lat DE MANE di mattino, con le varianti Dimàne, Domàne e inv in Màne
comunemente nella locuzione Da mane a sera. Il termine Mànzo “bovino giovane” dal lat MANDJUS è il derivato dal tema
med (alpino e preromano) MANDIO, ma è vrs una connessionre con Manso da MANIS, cui Manzolàio o Manzolàro; fuori
percorso Manzoniàno, Manzonìsmo e Manzonìsta relativi allo scrittore A. Manzoni (1785/1873).
\ La religiosità di A. Manzoni espressa tra le pagine “I Promessi Sposi” è autentica o un calcolato riscatto della sua conversione cattolica? \
Il termine MANIS buono, inoltre, va a consolidarsi semant in “frutto maturo”, confermando un contesto di civiltà agricola,
infatti, partendo dalla rad MA di Matùro con Maturàre e Maturaziòne, va successivamente ad ampliarsi in MAT di Mattìno
questo dalla locuzione MATUTINUM TEMPO di mattino (tempo mattutino) cui Mattìna con Mattinàle attraverso il franc
MATINAL, Mattinàre, Mattinàta, Mattinièro e Mattutìno … e ad attestarsi in MET di METERE cui Miètere con Mietitòre,
Mietitùra e Mietitrìce questa brevettata da McCormick nel 1834, eppoi i composti Mietilegatrìce o l’ellissi Mietilèga,
Mietitrebbiatrìce: eppoi Mèsse “raccolto e depositato” dal lat MESSIS dal Pp MESSUS di METERE cui il più usato plur
Mèssi, Messòrio, Messidòro dal franc MESSIDOR (col gr DORON dono) che stava per il decimo mese del calendario
rivoluzionario francese, corrispondente al primo mese dell’estate, dal 19/20 giugno al 18/19 luglio.
\ In connessione con la rad MAT di Mattino, MATUTA era la dea etrusca del mattino ed esiste un poetico connubio madre-mattino in una
raffigurazione etrusca della maternità MATER MATUTA, la metaf della madre mattino dell’uomo (che lo dà alla luce); in vrs connessione
con il toponimo Mattinata nel Gargano.
Nell’entroterra tarentino, a Grottaglie, si venera la Madonna della Mutata - coincidenza o ant fede pagana cristianizzata e svoltasi in metatesi
Matuta-Mutata - la cui tradizione vuole che il suo simulacro sia stato ritrovato alle prime luci dell’alba voltato verso questo paese, a
testimonianza che intendeva essere qui adorata; comunque, il termine Mutata starebbe anche per “voltata, girata” o almeno in
sovrappposizione. \
Il tema MANUS MANIS va ancora a consolidarsi in MAN (ebr) di Mànna “cibo biblico” omn di Manna “fastello d’erba”,
Mannèto, Mannìte, Mannìtolo, Mannòsio o Mannòso, dilagando nel lat MANUS cui Màno (del contadino) già Màna (omn
dell’omologismo Mana polinesiano) con Manàta, l’omologismo Manicùre attraverso il franc MANUCURE su calco di
PEDICURE e Manilùvio (con il lat LUERE lavare) nei suoi numerosi derivati, prefissati e composti, quali ancora Manàle
omn di Manàle relativo alle divinità lat Mani, Manatèllo, smarrendo lungo il percorso l’origine contadina, quali il
peggiorativo Manàccia con Smanacciàre, Smanacciàta e Smanacciòne, le locuzioni Di mano in mano, Farsi prendere la
mano, Passare la mano, Venire alle mani, la traduzione Mano vuota dal giapponese KARATE, cui l’esot Karatè, dove
KARA vuota e TE mano.
Eppoi Magnàno snm di Stagnino e Calderaio che usa le mani dal lat volg MANIANU cui il Magnanìna “sorta Passeriforme
così indicato fig per il colore scuro , Mància attraverso il franc MANCHE manica con Manciàta e il dim Mancètta \ Pare che
l’origine della Mancia è da ricercare nella tradizione delle dame medievali di donare al cavaliere la manica manche del proprio abito\
Termine omn l’oronimo sp Mancia cui il relativo Mancègo (pron mancégo) omologismo da MANCHEGO.
Alieno nel percorso l’omologismo Mancèse o Manciuriàno, questo relativo all’oronimo cinesa Manciuria; l’omologismo
Manciù invece, dall’ingl MANCHU di etim tungusa, ne indica il ceppo e la lingua.
Il percorso continua con Màncipe e Mancìpio (con il lat CAPERE vale “ciò che preso” con mano, ad indicarne la proprietà,
in origine riferito ad uno schiavo) cui Mancipaziòne col il prefissato Emancipàre inv dal lat EMANCIPARE con valore di
“liberare (prendere) dalla PATRIA POTESTAS patria potestà” ossia dalle “mani” del padre, cui Emancipàto con un corrotto
Emancippàto, Emancipatòre, Emancipatòrio, Enancipaziòne.
Il percorso conta ancora Mànco dal lat MANCUS difettoso di mano con l’avv Almànco dalla locuzione Al manco svoltosi nel
snm di Almeno o Soltanto, l’avverbio Nemmànco dalla saldatura di Né e Manco, il sostantivo Mancìna e l’aggettivo
Mancìno, questo anche sostantivato, con Mancinìsmo, attestatosi nel senso di difettoso di mano destra cui un Mancini nella
cognomastica, Mànca “parte sinistra”.
Fuori percorso Mancinèlla “pianta delle Euforbiacee attraverso il franc MANCENILLE già sp MANZANILLA quale dim di
MANZANA mela questo deriuvato dalla locuzione lat MALUM MATIANUMmela di Mazio (in agro romano).
Il percorso conta ancora Maneggiàre con Maneggèvole, snm di un desueto Manèvole (adottato nelXVII sec),m questo con
205
suff ital di aggettivo verbale attivo EVOLE, Maneggiòne e i snm-omn Manèggio e Maneggìo, il prefissato Rimaneggiàre con
Rimaneggiamènto e Rimaneggiàto; eppoi Manètta, meglio Manètte, con Smanettàre e Smanettòne, Mànica con Manicàio dal
lat MANICA e vale dalla forma di manica, Manìccia con la variante Manìzza, Manièra con Manieràre, Manieràto,
Manierìsmo, Manierìsta e Manierìstico, Manieròso. Maniera ha il suo snm in Guìsa, omologismo dal franc ant GUISE già
WISA, utilizzato in locuzione A guisa di… o In guisa di… con il prefissato Disguisàre (DIS separativo) contraffare.
Il percorso MANUS prosegue con Manifèsto “posto in mano” il cui suff non è chiaro (forse in connessione con il lat
FASNOM tempio nel senso fig di “aperto a tutti”) cui Manifestatamènte, Manifestamènto, Manifestànte, Manifestatòre,
Manifestaziòne, Manifestìno, col prefissato Contromanifestàre cui Contromanifestànte e Contromanifestaziòne; in questo
percorso si conta il prefissato Infèsto dal lat INFESTUS volto contro (il tempio-l’apertura per tutti) cui Infestàre (IN illativo)
con Infestamènto, Infestànte, Infestàtore, Infestaziòne, Infestiòne questo ellittico di Infestare e Infezione, con gli opposti
Disinfestàre cui Disinfestànte, Disinfestatòre, Disinfestaiòne e Disinfestiòne.
Il termine glb Manager con Management, in percorso, è dall’ingl TO MANAGE amministrare-dirigere dall’ital Maneggiare,
cui gli omologismi Manageriàle, Managerialìsmo, Managerialità, le locuzioni glb Management buy-out dove (TO)BY vale
“acquisire” e nel complesso “acquisizione dell’impresa da parte della maggioranza”, Lead manager dove LEAD vale “fila”
cui Lead bank “banca capofila”.
Dalla locuzione ingl HAND IN THE CAP mano nel cappello quale metafora di estrarne il denaro, in area glb si conta il
risvolto “gioco d’azzardo” specie in gergo sportivo e ippico cui Handicapper “periziatore” da Handicap che con gli
omologismi Handicappàre ed Handicappàto s’è risolto fig nel significato di “svantaggio-pregiudizio”, infatti Handicap è una
tipica corsa ingl dove i concorrenti più quotati concedono un vantaggio agli altri; dal termine HAND mano, in connessione
indoeur con il tema MAN, l’ital conta o glb Handing “maneggiamento”, Handout “ipocoristico di un argomento” col suff
OUT fuori e dal verbo TO HAND OUT distribuire, quindi “fuori della mano”, il termine d’informatica Handshake”stretta di
mano” con TO SHAKE scuotere, cui il ballo Shake, Shaker “sbattitore” e gli adattamenti Shakeràre o Scekeràre con
Shakeràto e l’omologismo Scecheràre.
Termini alieni nel percorso di MANUS, gli omologismi Màna “forza soprannaturale” (omn del desueto Mana per Mano, ma
che potrebbe essere reinterpretato come “la mano soprannaturale”) di genesi polinesiana cui Manaìsmo, eppoi Manachìno
“sorta di uccello Passerifirme della Famiglia dei Pipridi” dal ptg MANAQUIN, infine Manàide o Menàide “sorta di barca
mediterranea”, ma che potrebbe intendere “facilmente da menare, manovrabile”.
\ L’umanità sarà migliore quando in ogni famiglia ci sarà un figlio o un fratello portatore di handicap o negro (SA).\
Dal gr DELOS manifesto l’ital conta Delomòrfo e dal prefissato ADELOS non manifesto (pref A privativo) conta
Adelomòrfo; e da una voce cinese, l’ital ha adottato dal 1969 l’omologismo Dazibào “manifesto a caratteri grandi” cui le
varianti Dazebào, Tazebào e Tatzebào.
Da MANUS l’ital continua ancora con Manìglia dal dim lat MANICULA piccola mano cui la locuzione fig Maniglie
dell’amore “rotolini grassi ai fianchi”, il volg MANUBELLA svoltosi nell’ital Manovèlla con Manovellìsmo; il prefissato
Smanìglia o Smanìglio sta per “braccialetto-monile” e fig “piccola mano femminile” dallo sp MANILLE col pref S intensivo
cui Smanigliàre. Eppoi, Manèsco (con suff aggettivante ESCO), Manìsta, Manòso, Mànna (omn di Manna “cibo biblico”) dal
lat MANUA piccolo fascio d’erba-manciata col dim Mannèllo, eppoi Mannàia o Mannàra “scure” con Mannnarèse o
Manarèse “roncola”, Mannarìno o Mannerìno che vale “maneggevole” dal lat MANUARIA, Manòpola dal lat MANUPULA
attraverso lo sp MANOPOLA, Manòvra con Manovràbile e Manovrabilità, Manovràre, Manovratòre e Manovrière o
Manovrièro e Manovrìna, dal lat MANUOPERA attraverso il franc MANUVRE, eppoi l’aggettivo Manuàle cui Manualità e
Manualizzàre, il sostantivo Manuàle cui il dim Manualìno, con Manualiìsta, Manualìstica e Manualìstico, Manualità e ancora
Manualizzàre dal lat MANUALIS da MANUARIUS. Il percorso conta ancora Manùbrio dal lat MANUBRIUM, Mònco (inc
Manco con Tronco) con Moncòne (snm di Troncone) e i fig Mancàre, cui Mancamènto, Mancànza, Mancàto, Mancatòre,
Manchèvole, Manchevolèzza e Ammànco; infine utilizzato in pref MANO o MAN (tronco) o MANU per composizioni quali
Mancorrènte, Mandrìtta e Mandrìtto o Manrìtta e Manrìtto, Manfòrte, Manodòpera, Manolèsta, Manlèva da Manlevàre,
Manomissiòne e Manomèsso con Manumissiòne, Manomòrta, Manonèra, Manopèsca (al tatto pare buccia di pesca),
Mansàlva, Manoscrìtto, Manovalènza con Manovàle (lat MANUALEM), Manovìa, Manrovèscio o la variante Marrovèscio
“schiaffo o sberla”, Manufàtto dalla locuzione lat MANU FACERE fare a mano questo vicino al glb ingl Manufacturing”
produzione” da TO MANUFACTURE fabbricare in percorso con Manifattòre, Manifattùra, Manifatturière e Manifatturièro
col pref adattato; eppoi Manutenère e Manutenziòne, Manutèngolo, più corrente Manutèngola, (dalla 1° persona di
Manutenere “io manutengo”), Manutèrgio (col lat TERGERE asciugare).
\ La legge della manomorta d’epoca medv consisteva nella confisca delle proprietà terrene del vassallo deceduto. \
Il percorso MANUS conta ancora i vari Mantenère dal lat MANU TENERE tenere con mano cui Mantenimènto. Mantìle
“asciugamano”. Mantrugiàre “spiegare con la mano” dalla locuzione lat MANU TRUDERE spingere.
Dal tema MAN, insomma, si articola una moltitudine di lemmi derivati e composti, cui Mandàre (composto con il lat DARE,
quindi “porre in mano”, “affidare”) e Mandamènto, che con i pref diventa Comandàre (pref COM associativo) dal volg
COMMANDARE cui il devb Comàndo, svoltosi in un fem Comànda “ordinazione”, con un glb ingl Commàndo questo omn
di un secondo glb Commàndo o Comàndo “cordicella” dal franc COMMANDE; eppoi Comandamènto (dal XII sec), il Pp
sostantivato Comandànte, Comandàta, Comandatàrio col risvolto religioso Comandatària, Comandàto, Comandatòre,
Commendàre dal class COMMENDARE cui Commènda, Commendatìzio e Commendatòre. Il prefissato Comandare conta
ancora le elaborazioni di Accomandàre (doppio pref AD allativo e COM) attraverso il prvz ACOMANDAR affidare in
garanzia cui Accomandànte, Accomandatàrio, Accomandàto, Accomandaziàne, Accomandìgia, Accomandìta con
Raccomandàre (triplo pref RI iterativo AD allativo e COM) cui Raccomandàbile, Raccomandàta, Raccomandatàrio,
Raccomandatìzio, Raccomandàto, Raccomandatòre, Raccomandatòrio e Raccomandaziòne.
Il percorso prefissato continua con Demandàre da DEMANDARE (pref DE di separazione) e le attestazioni Dimandàre con
Dimànda e Dimàndo quale variante toscana di Domandàre e Domànda questo ancora attestazione variante di Demandare con
Ridomandàre o Ridimandàre (RI iterativo), Rimandàre con Rimandàbile, lo scolastico Rimandàto e il devb Rimàndo (RI
iterativo), infine Tramandàre (pref TRA di là, vale “mandare attraverso la discendenza”) con Tramandamènto e
Tramandatòre. In percorso Comàndolo “attrezzo tessile” con il verbo prefissato Accomandolàre.
Il termine Smancerìa con Smanceròso è d’etimo non accertato, tuttavia si può supporre che sia connesso con Mancia (col pref
S intensivo) raffigurando le sdolcinature di chi tende la mano.
Il termine Manièro, omn di Maniero”castello” è dal prvz MANIER maneggevole dal lat MANUARIUS manuale e nella
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terminologia della falconeria sta per “falco docile”, infatti il falco si fa condurre docilmente sulle mani, sul polso.
Amanuènse1, col pref A, dal lat AMANUENSIS vale “con la mano, a mano”, snm di Menànte questo da Menare “usare le
mani”.
Termini alieni nel percorso, Amanìta “un fungo”inv dal lat AMANITA già gr AMANITES relativo all’oronimo turco
Amano. Emendàre dal devb da MENDUM difetto con pref EX, vale “togliere il difetto”, quindi non in percorso con MAN
DARE. Mandarìno “persona” discendente del sct MANTRIN consigliere e l’omn Mandarìno “frutto”, che pare sia stato
coniato alludendo al colore della pelle del primo… ma la bontà di questi agrumi maturi al punto giusto è indiscutibile e,
ripiegando nella nostra storia etim, è impressa nel loro nome in italiano “piccolo frutto buono, maturo posto in mano”, cioè il
Mandarino cui Mandarino cinese o Fortunèlla quali versione ital del KUMQUAT un piccolo agrume orientale, Mandaràncio
snm di Clementina, inoltre, è l’ibrido con Arancio.
Màndorla, con Màndorlo, Mandorlàto, e Mandorlèto, è dal lat AMANDULA, già gr AMYGDALE, cui anche, esplicito dal
lat, Amàndola e vrs il toponimo mer Amendola sede di un importante aeroporto nel Tavoliere; la locuzione Latte di mandorla
indica sia una gustosa bevanda estiva sia un ritrovato per idratare la pelle.
Dal gr, l’ital conta Amìgdala (anatomia, mineralogia, paleoetnologia), Amigdaliàno (cultura preistorica), Amigdalìna
(glicoside), Amigdalìte snm di Tonsillite, Amigdalòide “di forma a mandorla”. Amigdala è pertanto un arma preistorica
“pietrra forma di mandorla”.
L’ar conta QUBBAYTA mandorlato cui l’omologismo Cubàita o Copàta e Copèta “dolci di mandorle” con un volg Cupeta,
diffusi in Puglia
Il fuori percorso prosegue con Manfàno”strumento di legno, nell’eccezione il tappo di una botte” con Manfanìle è dal lat
MANPHAR attestatosi MAMPHUR d’origine osca. Manometrìa con Manòmetro è cn il gr MANOS poco denso.
1
Il termine Amanuense è corretto sotto il profilo etim poiché è l’ipocoristico del lat SERVUS A MANU che sta per Scrivano. L’autore di
queste pagine, tuttavia, ritiene parimenti corretto il termine Emanuènse, tale da utilizzarlo nelle pagine del suo libro “Racconti cisfantastici”,
poiché il pref E è una variante del pref S dal lat EX e indica un’azione estrattiva e durativa (Ved Pref E in Macchia…), giusto come la
scrittura, questa estratta dall’uso della mano e durevole nel tempo.
Oggi, con il sempre più diffuso strumento del computer, chi insiste a pubblicare ricorrendo alla stampa cartacea, può essere tranquillamente
definito Gutenberghiàno, come l’Amanuense così discriminato subito dopo l’avvento della stampa (1450).
\ Suffisso CO
Il lat MANCUS difettoso di mano rispecchia la serie con suff CUS in ital CO proprio di difetto fisico, quali CAECUS cui
Cièco con Ciecamènte, Ciecàre e Cièco in parziale complanare con Cèca o Cièca “sorta di anguilla”, ancora Cèca “sbavatura
di un foro”, eppoi Cecàggine o Cecità con gli obsoleti Cecchèzza, Cechità e Cechitàde o Cechitàte , Cecàle o Ciecàle, Cecàre,
Cecuziènte “che vede male” quale Ppres del lat CAECUTIRE vedere male, i prefissati Accecàre e Acciecàre cui
Accecamènto e Acciecamènto, Accecànte, Accecatòio, Accecatòre e Accecatùra, o ancora Eccecàre o l’obsoleto Escecàre
(con pref ES intensivo poi attestatosi in E raddoppiando la vocale iniziale del lemma) con Eccecaziòne; eppoi Cecarèlla
(malattia per bovini), la variante Cèco o Cecàto Cicìgna o Cicìglia dal lat CAECILIA snm di Luscengola, i composti
Cecogràmma (messaggio scritto particolare per ciechi) con il relativo Cecogràfico, Cecomegalìa (intestino cieco) e
l’onomastico Cecilia omn di Cecìlia “Anfibio degli Apodi”.
Da non equivocare con l’omn Cèco relativo alla Repubblica Ceca che con la Slovacchia costituivano la Cecoslovacchia cui
Cecoslovàcco, indipendenti dal 1993). Cecoviàno, poi, è relativo allo scrittore A. Cechov (1860/1904).
Il gr conta lo specifico TYPHLOS cieco cui i composti Tiflografìa con Tiflògrafo, Tiflologìa, Tiflòpidi (Famiglia di rettili,
col gr OPS OPOS vista).
Il suff CUS-CO riappare in CLAUDIUS zoppo cui Claudicàre, Claudicànte, Claudicaziòne con l’onomastico Claudio con il
ricorrente dim Dino, cui Clàudia o Clàudio “sorta di susino” così chiamato in onore della regina Claudia consorte di
Francesco I di Francia (1515\1547; riappare in LUSCUS guercio-orbo cui Lùsco usato unicamente nella locuzione Tra lusco
e brusco e Lòsco in attestazione corrente eppoi Luscèngola snm di Cicigna “sorta di rettile (lucertola) creduto orbo” dal fem
lat LUSCA, e riappare in FLACCUS cui l’aggettivo Fiàcco con Fiacchèzza, Fiaccàre con Fiaccàbile e Fiaccatùra, il
sostantivo Fiàcca, Fiacchìte trattato come malattia col suff medico ITE, eppoi Flàccido questo in lat FLACCIDUS dal verbo
FLACCERE denm di FLACCUS che, inc con RAUCUS rauco, ha dato Fiocàggine, Fiòco. Da includere il sostantivo Fiàcco
che sovrapponendosi a Fracco sta per “grande legnata (percosse)” o “rovina-strage”. Io gr conta AMBLYS fiacco cui
Ambliopìa con Amblìope e Ambliòpico, composti con OPS occhio.
Da LUSCUS guercio si vorrebbe far derivare il lat volg LUSCINJOLUS dim di un class LUSCINIA, cui l’ital aferetico
Usignòlo, il poetico Rosignòlo, o Rusignòlo o ancora Rusignuòlo, questo transitando dal franc ROSINHOL e i desueti
Lusignòlo o Lusignuòlo (fedeli all’origine), la varietà Usignolo di fiume. Un termine, Usignolo, ricco di perplessità: la
connessione con LUSCUS guercio pare assurda, a meno che non ci sia un’associazione fig col suo canto notturno, al buio
(famoso l’episodio dell’allodola e dell’usignolo in Giulietta e Romeo), e la scomparsa della L iniziale è dovuta alla credenza
di averla considerata un articolo apostrofato, ossia L’uscinia e l’Uscinjolus, come è accaduto con il lemma Lampone
erroneamente attestatosi da l’Ampon. Dagli anni trenta e per tutta la metà del secolo ed oltre, gli intervalli radiofonici erano
melodiosamente scanditi dal cinguettìo di un usignolo meccanico, ovvero da un carillon, detto “l’uccellino della radio”. Il
termine Carillon pare omologismo dal franc, in realtà è l’adattamento franc dal lat QUATERNIONEM gruppo di quattro
cose, nello specifico “quattro campane”, cui la Torre del carillon a Salisburgo, i cui rintocchi sono al ritmo delle musiche di
Mozart e d’altri compositori.
\ Mascalco Lazzaro
Mascalcìa e Mascàlco sono i discendenti dal franc MARECHAL già MARHSKALK questo composto con SKALK servo
addetto al MARH cavallo, cui il lat volg MARISCALCUS, donde Maresciàllo con Maresciallàto e Maresciallerìa, eppoi
Maniscàlco o Manescàlco e Marescàlco, cui Marescalchìa o Marescalcìa, con l’obsoleto Manescàlco poiché s’è sovrapposto
il lat MANUS. Mascalzòne, infine, è l’inc di Mascalco con Scalzo, corredato di suff peggiorativo ONE, cui Mascalzonàta.
Un snm di Mascalzone è Lazzaròne o Lazzèrone da Làzzaro o Làzzero questo dal noto personaggio Lazzaro, il lebbroso
citato nel Vangelo, ma anche da Làzzaro “povero-plebeo” attraverso lo sp LAZARO cencioso in ogni modo ricopiato dal
primo (Ved Onomastica ebraica in Vano…); il termine ultimo si sarebbe sovrapposto al fatto che si legava le brache con un
misero laccio, LAZO in sp cui l’esot ital Làzo o Làsso attraverso l’ingl LASSO. Tutta la sequenza dei derivati, incluso
Lazzaronàta-Lazzeronàta, si svolge in complanare con Lazzaro-Lazzero, Lazzarone-Lazzerone cui Lazzaronìsmo.
Sovrapponendo San Lazzaro con Santa Maria di Nazareth è stato coniato a Venezia Lazzarètto o Lazzerètto, un luogo di
207
quarantena, termine così attestatosi dappertutto, corrotto volgarmente da Nazaretum a Lazzaretto.
Pseudoetim, Lazzeruòlo o Lazzeròlo, Lazzaruòlo o Lazzaròlo “albero delle rosacee”, coniato integrando l’articolo apostrofato
L’ di Azzeruòlo o Azzaruòlo, Azeruòlo e Azzeruòlo che ne sono le varianti fedeli all’originale; il termine è omologismo
dall’ar AZ ZUR RUR attraverso lo sp ACEROLO, cui la locuzione botanica Mele lazzeruole.
\ Toga Doga Doge
Tòga, cui il fig Stogàrsi, è il sostantivo astratto del lat TEGERE coprire da rad S-TEG svoltosi nel gr STEGO copro, cui
Tètto, col dim Tettùccio, quale Pp TECTUM e Tègola dal dim TEGULA questo anche nel senso di coperchio, connesso rad
con Tegumènto “rivestimento organico del corpo animale (pelle) e vegetale” da TEGUMENTUM e con TEGMINA plur di
TEGMEN copertura cui Tègmine (termine anatomico della zoologia al fem plur) snm di Elitra-èlitra dal gr ELYTRON
involucro; eppoi Tettìte o Tectìte, il composto Tettogènesi “origine delle strutture tettoniche”, Tettòia da TECTORIA,
Tettònica dal gr TEKTONIKOS connesso con TEKTON di Tecnica (Ved Tela…), Tettònico, Tettonìte, Tettòre e Tettrìce;
eppoi il prefissato Architètto (lat ARCHITECTUS) capo costruttore, in percorso con Architettàre, Architettònica
e Archetettònico, Architettonicamènte, Architettòre snm di Architètto, Architettùra.
Attraverso l’ingl, in area glb si conta dal 1960 il termine Shed “tettoia” cui la locuzione adottata in edilizia Copertura a shed.
Col pref DE sottrattivo il verbo TEGERE diventa scoprire, cui il nome d’agente DETECTOR inv nel glb ingl Detèctor
“rivelatore” e Detective questo transitato dall’ingl DETECTIV investigatore da TO DETECT scoprire cui ancora il glb
Detection investigazione; col pref PRO a favore diventa PROTEGERE, cui Protèggere, il glb franc Protege “beniamino”,
Protèggere, Proteggitòre, Protettìvo, Protètto, Protettòre con Protettoràle, Protettoràto (attestatosi in ambito politico),
Proteziòne, Protezionìsmo (attestatosi in ambito economico) con Protezionìsta e Protezionìstico, il prefissato Sprotèggere (S
sottrattivo) con Sproteziòne, il composto semiesot ital-ingl Proteggislìp con SLIP mutandine, i composti Gastroproteziòne,
Radioproteziòne.
Altra rad indoeur per coprire è SKU, cui il long SKUR copertura e, per associazione, Scùro, che assimila il termine long
SKUR al pref lat OBSCURUS (pref OB), questo anche snm di Imposta (della finestra), con Scuràre, Scurèzza, Scurìre,
Scurità o Scuritàte, il percorso di tecnica pittorica Scurìsmo cui Scurìsta e Scurìstico, in antitesi a Chiarismo con Chiarista e
Chiaristico; il percorso fedele al lat conta il denm Oscuràre con Oscuràbile, Oscuramènte, Oscuramènto (termine diffuso
durante i bombardamenti), l’ideologia Oscurantìsmo con Oscutatìsta e Oscurantìstico, Oscuràto, Oscuratòre, Oscurità,
Oscùro, il cui snm, in senso altamente fig, è Fòsco, con l’onomastico Fosco svoltosi “dalla capigliatura scura”, e con i
prefissati Infoscàrsi, Offuscàre, Offuscaziòne, Rinfoscàrsi e Rinfoschìrsi, dal lat FUSCUS derivato dalla rad DHUSKO
rintracciabile nell’ingl DUSK (ricordarsi della pron lat-ital f relativa al gruppo rad indoeur DH).
Con la rad DHUSKO è vrs connesso il gr PHAIOS scuro cui il pref FEO per composizioni quali Feocròmo snm di
Cromaffìne, Feocromocitòma questo con CITO “cellula” e suff medico OMA.
Il lat medv conta un PERSUS scuro, che si potrebbe intendere in qualche modo una corruzione connessa col gr
PHAIOS, cui Pèrso dal XIII sec (omn di Perso “perduto”) che per accezione vale “di colore cupo con deboli
riflessi rossi o viola” cui la locuzione Stoffa persa.
Il lat conta pertanto COOPERIRE “rendere scuro”, in connessione col gr PHAIOS, in ital Coprìre con Coprènte, Coprimènto
(omn del composto Coprimento), Copritòre, cui il nome di strumento Copèrchio con Coperchiàre e il prefissato Scoperchiàre
con Scoperchiatùra, dal lat OPERCULUM donde il termine tecnico Opèrcolo e il biologico Opercolàto, eppoi Copèrta o il
lenito Covèrta e Copèrto o Covèrto in risonanza col franc COUVERT, Copertamènte, il dim Copertìna con Copertinàto e
Copertùra o Copritùra, composto da CUM e OPERIRE, questo a sua volta composto dal pref OP e la rad TWERE aprire,
eppoi i prefissati Discoprìre con Discropimènto, Ricoprìre con Ricopèrta, Ricopèrto, Ricopertùra, Ricoprènte, Ricoprìbile e
Ricropimènto, Scoprìre cui Scopèrta o il volg Scoverta, Scopertamènte, Scopertìsta Scopèrto o Scoverto sia sostantivo che
aggettivo, Scoprimènto, Scopritòre e il doppio prefissato Riscoprìre con Riscopèrta, i composti Copricalcàgno,
Copricalorìfero, Copricapànna, Copricàpo, Copricatène, Copricèrchio, Copricostùme, Coprifàsce, Coprifèrro, Coprifiàmma,
Coprifòco o Coprifuòco, Coprigiùnto, Coprilètto, Coprimateràsso, Coprimènto (che copre il mento) omn del sostantivo
Coprimento, Coprimisèrie, Coprimòzzo, Copriorècchi, Copripiàtti, Copripièdi, Copripiumòne, Copripudènde snm di
Perizoma (con Pudendo), Copipùnto, Copriradiatòre, Coprirète, Copririsvòlto, Copriruòta, Coprisedìle, Coprisèlla,
Coprisèmi, Coprisèsso “indumento”, Copritastièra, Copritàvolo, Copriteièra, Copritovàglia, Coprivettùra e Coprivivànde.
Dalla rad TWERE aprire, il percorso ital conta Aperitìvo “che apre” (la via al pasto), Apèrto, Apertùra, Aprìbile, Aprìre,
Apritòio, Apritòre, Apritùra, i composti Apribàlle, Apribòcca, Apribottìglie, Apribùste, Apricàsse, Apripìsta, Apripòrta,
Apriscàtole; termini alieni nel percorso, il prefissato Aprochèilo “suono senza sporgere le labbra” con A privativo dal gr
PROCHEILOS labbra fuori (pref PRO) cui i suoni vocalici italiani U e O questa sia aperta che chiusa, il termine poetico
Aprosdòketon inv dal gr APROSDOKETON inaspettato che vale “chiusa poetica inaspettata”, il patologico Aprosessìa
“disattenzione” dal gr PROXESIS attenzione con A privativo.
Alieno nel percorso, Appertizzaziòne “metodo di conservazione del cibo”, termine deonomastico da N. Appert (1750/1841).
Eppoi, ancora nel percorso di Aprire, Parète con Paratìa (collettivo di Parete), da un ant Paratìo, Paratòia, e l’aggettivo
Parietàle, questi nel senso di “aprire come un abbraccio”, ossia abbracciare tutto l’interno, ad esempio, di una casa, di una
nave…; il termine Paietàle è utilizzato anche in anatomia, l’aggettivo Parietàrio cui il sostantivo Parietària snm di Muraiola.
Da non equivocare Parietale con l’aggettivo Parètico, questo da Paresi sul calco semantico di Ascetico-Ascesi o CosmoCosmesi. Dallo scozzese PLAIDE coperta, è diffuso il termine glb Plaid e non è inverosimile una sua connessione con il rad
indoeur PLT di piatto nel senso superficie ampia.
Dòga non appartiene allo stesso percorso, è invece derivato dall’inc lat di DOCUS trave con con DOGA botte già gr DOKHE
recipiente cui Dogàme, Dogàre, Doghettàto connesso con il lat medv DUGARIA fosso cui Dogàia,, il prefissato Sdogàre (S
sottrattivo).
Dòge, infine, con Dogàdo o Dogàto, Dogàle, Dogalìna e un fem Dogatèssa, è l’adattamento fonetico veneziano lenito (in
origine DOZE) dal lat DUX DUCIS duce cui Dùca con Ducàle, Ducàto e Duchèssa, Dùce dal verbo DUCERE guidare di
rad DEUK tirare; eppoi Dòtta (omn di Dotta “tempo” e Dotta “timore”) dal lat DUCTAM fem del Pp DUCTUM cui Dòtto
o Dùtto (omn di Dotto da DOCERE) adottato in anatomia cui Duttàle, con un prefissato Sdòtto o Sdùtto, Pp di EXDUCERE.
Dal lat DUCTIONEM (acque)dotto l’ital conta Docciòne “canalone” dal quale, letto erroneamente come accr, è derivato
Dòccio e il fem Dòccia con Docciàre e Docciatùra. In percorso, i prefissati Abdùrre da ABDUCERE allontanare cui il Pp
Abdòtto, Abducènte, Abduttìvo,Abduttòre e Abduziòne; fuori percorso Abduàno che è il relativo di Addua, l’ant idronimo lat
208
dell’Adda ma corrotto in Abdua.
Eppoi, Addùrre con Addòtto, Adducìbile (fedele al lat DICERE), Adduttànza, Adduttìvo, Adduttòre e Adduziòne, eppoi il
doppio prefissato Raddùrre (RI AD). Il desueto Condùcere (CUM associativo) con i correnti Conducìbile, Conducibilità e
Conducènte, eppoi Condùrre con Condòtta, Condottièro, Condòtto o Condùtto, Conduttòre (questo anche snm di Affittuario,
Fittavolo e Locatario), l’inv dal lal Condùctus, Conduttànza, Conduttìvo (suff durativo IVO) 1 Conduttùra, Conduziòne e il
composto Conduttometrìa con Conduttomètrico; attraverso lo slavo VOJEVODA condottiero composto da VOI esercito e un
suff da VODITO guidare, l’ital conta l’omologismo Voivòda o Voivàda. Dedùrre da DEDUCERE (DE di valore risolutivo)
con Dedòtto, Deducìbile con Deducibilità, Deduttìvo con Deduttivìsmo, Deduttòre e Deduziòne. Educàre con Educàbile e
Educabilità, Educamènto e Educànda con Educandàto (termini spirituali), il glb ingl Educational, Educatìvo, Educàto,
Educatòre, Educatòrio ed Educaziòne con Educazionàle e le locuzioni Educazione stradale, Educazione sessuale da
EDUCARE intensivo di EDUCERE (pref EX fuori con valore di tirar fuori “dall’ignoranza”) cui Edùcere o Edùrre con
Edòtto. Indùrre da INDUCERE (IN illativo) con Indòtto, Induttànza (con un suff ANZA omologato dal franc INDUCTANCE
rintracciabile in altri lemmi ital), Induttivìsmo, Induttività, Induttìvo, Induttòre, Induttòrio, Induziòne e il composto
Induttòmetro. Perdùrre o Perdùcere da PERDUCERE (pref PER “attraverso”). Obduziòne da OBDUCTIO OBDUCTIONIS
(OB verso). Prodùrre o Prodùcere da PRODUCERE (pref PRO “a favore”) col Ppres Producènte, Producìbile con
Producibilità, Producimènto (meglio Produzione), eppoi il Pp sostantivato Prodòtto o Prodùtto da PRODUCTUS cui
Produttìbiule, Produttìstico, Produttìvo con Prodittivìstico, Produttività, Produttòre, Produziòne, in locuzione glb ingl Product
manager “Direttore di promozione e vendita del prodotto”, (Impresa) Product oriented “Impresa orientata a migliorare il
prodotto”, Product test “Prova del prodotto”, eppoi il doppio prefissato Riprodùrre (RI iterativo) con Riproduttìvo,
Riproduttività, Riproduttòre e Riproduziòne, la composizione Riprografìa o Reprografìa (Riproduzione e Grafia) attraverso il
ted REPROGRAPHIE con Riprogràfico o Reprogràfico. Ridùrre da REDUCERE (RE d’inversione) o i desueti Redùrre con
Redùcere, Ridùcere, Riducènte, i correnti Riducìbile con Riducibilità, Riducimènto, Reducìsmo e Reducìstico, eppoi Ridòtto
o Ridùtto, Riduttìvo, Riduttòre, Riduziòne o Reduziòne con Riduzionàle, eppoi Reduttàsi “enzima” attraverso l’ingl
REDUCTION e suff chimico ASI. Subduziòne da SUBDUCTIONEM dal Pp SUBDUCTUS di SUBDUCERE (SUB sotto)
“sprofondamento di una zolla terrestre sotto di un’altra sino alla dissoluzione (in riferimento a movimenti tellurici). Tradùrre
(TRANS attraverso) con Tradòtto, Tradòtta, Traduttòre, Traduttìvo, Traduziòne, Trasdùrre con Trasduttòre e Trasduziòne
(termine fisico, da Condurre, cambiando il prefisso da CUM a TRANS), il composto Traduttologìa; ed infine Sedùrre da
SEDUCERE (prefissato SE con valore di condurre via con sé) o Sedùcere con Sedòtto, Seducènte, Seducìbile, Seduttìvo con
Seduttività, Seduttòre, Seduziòne.
1
Il suff IVO, aggettivante per sostantivi e deverbali, è di forma elementare, vrs connesso con il celt IWE attivo, da questo l’onomastico Ivo
con Ivonne.
\ Metonimia Sineddoche
Metonimìa o Metonomìa, con Metonìmico, dal gr META cambiamento e ONYMA nome, donde “guadagnare con sudore”
sta per “lavorare con fatica, sacrifici” e Sudore è la metonimia di “lavoro faticoso”; eppoi con Metonomàsia dal gr
METONOMAZO chiamo con un nome diverso cui Metònimo questo il nuovo cognome assunto a seguito di una
Metonomasia.
Da non equivocare con il lemma Metònico, il quale prende il nome dall'astronomo greco Metone (V° sec aC), in
locuzione Ciclo metonico che è basato sull'esame di 19 anni solari corrispondenti a 235 mesi lunari.
Sinèddoche dal gr SYN insieme e DECHESTHAI accogliere, donde “costruirsi un tetto” sta per “costruirsi una casa”; Tetto è
la sineddoche di Casa.
Metonimia si è attestato correntemente includendo anche (unificandosi con) la Sineddoche. Gli esempi possono continuare
con “leggere Manzoni” (quello che ha scritto) o “mangiare un piatto” (ciò che contiene), figure che si differenziano dalle
Metafore, dove il rapporto è virtuale, come “ascoltare un dolore” (un lamento).
In estensione, dire Pneumatico, (gr PNEUMA soffio) in relazione al contenuto, invece di Gomma (gr KOMMA) questo in
relazione al materiale dell’oggetto.
\ I mesi
Mèse, dal lat MENSIS, stando al suo etimo ME misurare, è la dodicesima parte dell’anno, vale a dire una unità di misura e
ogni mese, tradizionalmente, ha un proprio nome; in percorso Mesàta e i più latini Mensìle con Mensilità, Mensilmènte e il
prefissato Inframensìle, Mensuàle con Mensualità e Mèstruo o Mènstruo dal lat MENSTRUUS, che vale appunto mensile con
Mestruàle.
Dal gr MENOS mese l’ital ha coniato, oltre a Mestruo (altrove analizzato) il termine Menopàusa, che vale “interruzione dei
mesi” (delle mestruazioni), composto con Pàusa, cui Posàre, dal lat PAUSARE fermarsi eppoi Menàrca composto col suff
ARCA che vale inizio, quindi “prima mestruazione”, Menofobìa “paura delle mestruazioni”, Menorragìa (col gr RHAGIA
rottura) o Menorrèa “aumento anomalo del flusso mestruale” con Menorròco (col gr RHEO scorro) e Menòstasi (con Stasi,
vale “cessazione patologica”).
Da MENOS, ancora, con suff LOGOS, ci è pervenuto Menològio “libro dei mesi, calendario”.
Per Febbraio, Marzo, Aprile, Maggio, Settembre, Ottobre, Novembre e Dicembre Ved terzine attinenti.
Gennàio, dal lat IANUARIUS, è dedicato al dio Giano, cui l’ant onomastico Gianuario e il ricorrente Gennaro. Partendo da
Gianuario - dal lat IANUARIUM pertinente a Giano e successivamente relativo a Gennaio, il mese di Giano - per
congiungersi con il termine lat GULA gola, fu coniato il volg garganico Giangulatorie, che sta a sintetizzare le ghiottonerie
per la ricorrenza della festa del dio Giano, qui venerato, più recentemente per ogni ricorrenza festiva, oggi esteso semant a
qualsiasi cosa buona, quali dolcetti, taralli e simili. Curioso, ma non tanto coincidentale, l’assonanza con Giaculatòria
“preghiera che si getta (invia) al Dio” dalla locuzione lat PREX IACULATORIA cui prece e giaculatoria questo dal verbo
volg IECTARE già class IACTARE scagliare, vrs durante la festività, quando, assolto il dovere religioso della Giaculatoria,
tutti ricorrono alle Gianculatorie. Dalla locuzione lat IN GULA l’ital ha coniato Ingòlla ed Ingollàre, poi, ispirandosi al volg
INGLUVIARE, il lemma Ingoiàre; il percorso di GULA continua con Strangolàre, dal lat STRANGULARE già gr
STRANGALOO, Strangolamènto, Strangolatòre, Strangolaziòne, Stràngoli e Strangugliòne “singhiozzo soffocante”
specifico dei cavalli e solo ironicamente relativo all’uomo, con il composto Strangolaprèti o il snm Strozzaprèti poiché il
long aveva il proprio termine STROZZA per gola, cui l’ital Stròzza, Strozzàre con Strozzamènto, Strozzàto, Strozzatòio,
Strozzatòre, Strozzatùra, Stròzzo nel senso di “usura” cui Strozzinàggio, Strozzinèsco e Strozzìno, ancora il composto
Strozzascòtte (con Scotta) e la sovrapposizione Stròzzule (con Gorgozzule).
209
Fuori percorso Strozzière “addetto alla falconeria”, questo dal franc moderno AUTOUR astore, già ant OSTORIER da
OSTOR, prvz ASTOR, eppoi Strùzzo, la cui vita media è di 50 anni, questo dal lat STRUTHIO già gr STRUTHION con
Struzionifòrmi (l’Ordine).
\ La storiella dello struzzo che nasconde stupidamente il capo sotto la sabbia quando minacciato, cui la locuzione Fare come lo struzzo è una
falsità storicamente indotta da Plinio il Vecchio; il tutto è nato dal fatto che gli struzi nidificano in una buca sotto il terreno, e nemmeno tanto
profonda, dove porgono il cibo ai loro piccoli. Un uovo di struzzo conterrebbe 22 uova di gallina.
Al cap 39 della Bibbia di Giobbe, tale considerazione è confermata dal capoverso “ … perché Dio gli ha negato (allo struzzo) la saggezza
e non gli ha dato in sorte discernimento. \
Strùzza, infine, che sta per “balestrone”, è di un precedente Astùzza, questo dim volg di Asta, con aferesi della A ed epentesi
della r (Struzza da (A)Stuzza), il cui snm è Livàrda omologismo dall’ol LIJWAARTS sotto vento attraverso il franc
LIVARDE.
Il termine Gola, dal lat GULA, presenta assonanza con Ugola-ùgola, la sua rad GWER inghiottire ha infatti il gruppo letterale
GW in comune con la rad UGWA di Uva; snm di Ugola, infatti, è il fig Stàfile “grappolo d’uva” cui Stafilìno “relativo al
palato e all’ugola” con l’omn Stafilino “sorta di coleottero”.
Nel percorso rad di GWER, l’ital conta il sostantivo Ghiòtta “leccarda”, l’aggettivo Ghiòtto con Ghiottòne e Ghiottonerìa col
prefissato Inghiottonìre, eppoi i prefissati dal lat GLUTTIRE già inghiottire cui Inghiottìre da INGLUTIRE con
Inghiottimènto, Inghiottitòio “voragine”, Inghiottitòre con IN illativo e Ringhiottìre (doppo pref iterativo RI), Deglutìre con
Deglutiziòne di tarda mutazione da Inghiottire col pref DE conclusivo. Ugola, allora, data la sua forma anatomica, non
sarebbe che il dim lat di Uva. Il lemma ormai disperso Uvola-ùvola, allora, è oggi riadattato in Uvula-ùvula, cui Uvulàre,
Uvulìte, che valgono Ugola, il relativo non corrente Ugolàre e l’infiammazione all’Ugola. Il rumore nell’inghiottire ha il suo
onomatopeico in SC FL cui Scuffiàre. Il lat conta ancora BRONCHUS già gr BRONKHIA per gola o trachea cui Brònco
meglio Brònchi, con Bronchìte (suff medicoITE) e Bronchìtico, Bronchiàle, Bronchiòlo con Bronchiolìte (suff medico ITE),
sovente in composizione quali Bronchiettasìa o Bronchiectasìa col gr EKTASIS distensione da TEINEIN tendere prefissato
EK fuori cui l’ital Ectasìa o Ettasìa con Ectàsico o Ettàsico “dilatato”, ECTASIA o ETTASIA per composizioni; eppoi
Bronchiògeno, Broncocostrittòre, Broncodilatatòre, Broncografìa, Broncogràmma, Broncolìtico, Broncologìa,
Broncopleurìte, Broncopolmonàre con Broncopolmonìte, Broncoraggìa col gr RHAGE eruzione, Broncoscopìa con
Broncoscòpio, Broncospàsmo, Broncostenòsi col gr STHENOS forza, Broncotomìa
L’anatomico Bronchi dal gr-lat BRONKHIA-BRONCHUS (la cui diramazione ricorda quella rami) è vrs connesso fig con un
precedente termine cui il lat BRONCHUM stermo-ramo donde l’ital omn-snm Brònco “ramo” con Broncòne (grosso ramo)
e un obsoleto avverbio Broncolòni, il franc BRONCHE cespuglio e il devb EMBRONCHIER vacillare (come un cespuglio)
donde l’esot Bròncio con Imbronciàre o Imbroncìre e Imbronciàto.
Giùgno dalla locuzione IUNIUS MENSIS mese di Giunone, dedicato alla dea lat omologa della gr ERA, consorte di Giove e
protettrice delle donne, del matrimonio, del parto, vrs connesso col tema YEU giovare, YEUW vivere. Nell’antica Roma,
infatti, IUNO è lo spirito della donna diversificato da GENIUM, lo spirito dell’uomo. Dall’agionimo Giunone dal lat JUNO
JUNONIS si ha Giunònico e Giunònio. Giùgnolo vale “frutto che matura in giugno”.
Lùglio, invece, è alla memoria di Giulio Cesare, il disgraziato condottiero romano nato giusto in quel mese, che da lui
prenderà il nome IULIUS (morirà assassinato a marzo). IULIUS, nome storico del patriziato romano, ricorre nell’onomastica
in Giulio, con Giuliano da IULIANO discendente dei Giulio e Giulietta, in concorrenza col più ant Giulio questo dal troiano
IULO “relativo a Giove”, il figlio di Enea.
Agòsto, dal lat AUGUSTUS, lo è dell’imperatore Augusto, dalla locuzione AUGUSTUM MENSEM mese augusto. In
percorso Agostamènto attraverso il franc AOUTEMENT con AOUT agosto, Agostàno o Agostìno.
L’onomastico Augusto, infatti, ha una variante in Agosto cui il relativo Agostiniàno e, in omn, il dim Agostìno e l’aggettivo
Agostìno questo, snm di Sìlvio, relativo ad un tipo di carattere tipografico.
\ Uva Vite
Dalla rad UGWA, si ha Uva-ùva, Uvàceo, Uvàggio, l’aggettivo Uveo-ùveo e Uvìfero; termine alieno, ma fig connesso, è
Uvea-ùvea con Uveàle e Uveìte (nei Vertebrati). “Uva passa” è definita con l’omologismo Zibìbbo, dall’ar ZABIB.
Eppoi il dim Uvètta, il composto Uvìfero.
\ L’Uva, da tempi immemorabili è il simbolo di buon auspicio.
Maria Uva, d’origine franc (Duval di Lourds?) intonava canti patriottici a Suez, al passaggio delle navi con le truppe italiane, negli anni di
conquista dell’Africa. Vivente al 28 maggio 01, ultranovantenne ha detto “Ho fatto quello che ho potuto per la guerra d’Africa; ho fatto il
mio dovere.” \
Restando in ambito, Tràlcio, con i prefissati Intralciàre (pref IN illativo), Intralciamènto e Intràlcio, Rattralciàre con
Rattralciatùra (doppio pref Ri AD), Stralciàre, Stralciatùra e Stràlcio (S sottrattivo), è dal lat TRALUCEM già TRADUX
ramo di vite, il cui snm Sarmènto o Sermènto, con Sarmentòso o Sermentòso, è dal lat SARMENTUM da SARPERE potare
(nello specifico, le viti). Vìte (omn di Vite meccanica) è dal lat VITEM da rad WEYE curvo (i rami della vite, ossia i tralci,
sono naturalmente curvati) cui Vitàcee (la Famiglia), Vitàlba dalla locuione lat VITIS ALBA “vite bianca”, Vitàto “coltivato
a viti”, Viterìa, Vitìcchio da VITICULUM, Vitìccio, snm di Vignuolo, con Viticciòso, Vitìcolo con Viticoltùra e Viticoltòre,
Viticultùra con Viticultòre, Vitìfero, Vitìgno, il fig Vitìneo (termine artistico), Vitivinìcolo (con Vinicolo) cui Vitivinicoltùra
con Vitivinicoltòre, Vitivinicultùra con Vitivinicultòre; Vìtice dal lat VITEX “arbusto delle Verbenacee” snm di Agnocàsto
da AGNOS entrambi dalla locuzione lat scientifica VITEX AGNUS CASTUS vitice puro ispirata al lat AGNUS CASTUS
agnello casto sintetizzato in “puro” cui il composto Eleàgno (con ELAIA oliva e AGNOS agnocasto) e Eleagnàcee (la
Famiglia), eppoi Vitilìgine (malattia cutanea) dal lat VITILIGO ed entrambi vrs connessi in maniera fig.
Dal gr KLEMA tralcio di vite, connesso con KLAO rompo, si ha Clemàtide o Clematìte sorta di pianta delle Ranuncolacee.
Dalla stessa rad WEYE curvo cui il lat VIERE curvare, per una connessione fig si ha il nome d’azione lat VITIS, cui Vìte
(omn di Vìte botanica), Vitìcchio, Vitàme (suff AME per collettivi), Viterìa, Vitòne, i prefissati Avvitàre (AD allativo) con
Avvitamènto, Avvitàta, Avvitàto, Avvitatòre, Avvitatrìce, Avvitatùra, Avviticchiàre con Avviticchiamènto, Invitàre (IN
illativo) che sta per “avvitare” (omn di Invitare “ospitare”), Svitàre (S sottrattivo) con Svitamènto, Svitàto e Svitatùra.
L’idea della Vite di giunzione è sorta dalla Coclea di Archimede, detta anche Vite di Archimede, un meccanismo per la
sollevazione dell’acqua, diversa dalla ruota. Dopo diverse applicazioni, la vite di connessione apparve nel XV sec seguita
dalla punta del trapano nel 1744 e dalla vite a croce nel 1934 altrimenti detta Vite Phillips dal suo inventore H. F. Phillips.
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In gr, la Vite botanica è AMPELIS AMPELIDOS cui, in complanare, Ampelidàcee (la Famiglia, snm di Vitacee) e il pref
AMPELO per composizioni quali Ampelodèsma (col gr DESMOS legamento, altrimenti detto Saracchio), Ampelografìa,
Ampelogìa, Ampelotecnìa, Ampeloterapìa (snm di Botrioterapia “dieta curativa con esclusivo consumo di uva”). DESMOS
legamento, riappare in composizioni scientifiche con DESMO svoltosi in tendine, quali Desmologìa con Desmològico nella
terminologia anatomica, eppoi Desmomiàri (Ordine di Tunicati, con il lat MYS muscolo), Desmopatìa, Desmosòma,
Desmotropìa con Desmòtropo.
\ Gotto Gozzo Gusto
Il termine Gòtto è dal lat GUTTUS bicchiere (connesso con GUTTA goccia) dal gr KOTHON recipiente cui Gùtto “piccolo
vaso per profumi”, eppoi Gottàzza o Gottàzza e Gottàzzo” grossa cucchiaia di legno per tirar via acqua dalle imbarcazioni”,
Gottàre o il prefissato Aggottàre con Aggottamènto e Aggottatòio; Gòtto è ancora una storica unità di misura veneziana per i
liquidi corrispondente a 1,9 lt; oggi nel volg veneto un gotto è adottato nel senso di un bicchiere (di vino).
Eppoi Gùtto questo semantizzatosi gola attraverso il lat fig GUTTUR gola, cui Gutturàle, Gutturalìsmo, Gutturalizzaiòne, il
neologismo Guttàggine “brutto-scadente”.
Partendo da un rad comune, in attestazione semant diversa, attraverso macchinosi percorsi ed inc lemmatici, anche con la
serie onomatopeiaca GR GR, l’ital conta Gòrga (canna della gola) o Gorgòzza (lat volg GURGUTIA) o Gorgòzzo cui il dim
Gorgozzùle connesso con il lat GURGULIS e Gòzzo questo con Gozzùto e i prefissati Ingozzàre con Ingozzamènto,
Ingozzàta, Ingozzatrìce, il tragico Sgozzàre con Sgozzamènto, Sgozzatòre e Sgozzatùra; dalla corruzione toscana Gogio (per
Gozzo), l’ial conta il pref Trangugiàre con Trangugiamènto, Trangugiatòre e Trangugiatòrio.
Dal lat INGLUVIES gozzo l’ital conta Ingubbiàre attraverso il passaggio da un GUBBIO del XIII sec, vrs in connessaione
fig con il toponimo umbro Gubbio.
Il percorso conta Gozzovìglia, già Godovìglia, cui Gozzovigliàre dal lat GAUDIBILIA cose godibili e Gozzovigliòso, dove
Gozzo e Godimento si sovrappongono. Dal tema med GABA gozzo, l’ital ha ottenuto il denm Gavazzàre “ingrossare il
gozzo” con il prefissato (S intensivo) Sgavazzàre, Gavìgne dal lat GABINIUS appartenente al gozzo, Gavòcciolo “bubbone”,
l’esot Gavòtta transitato dal franc GAVOTTE, dal prvz GAVOTO, nome della danza dei GAVOTS, ovvero “dei gozzuti”così
chiamati i montanari alpini (forse da una comunità geneticamente affetta di tiroidismo?). Termine alieno nel percorso appare
Ghiòzzo dal lat GOBIUM, “sorta di pesce” e fig “zoticone”.
Il percorso prosegue con Gòrgia, Gorgièra (snm di Golètta da “capo d’abbigliamento” ), Gorgheggiàre cui Gorgheggiamènto
e Gorgheggiatòre, Gòrgo dal lat volg GORGUS vortice già GURGES GURGITIS cui un poetico Gorgàre, Gorgàta e Gùrgite
con i prefissati Ingorgamènto con Ingorgàre e Ingòrgo, Ingurgitàre e Rigurgitàre con Rigurgitamènto e Rigùrgito, Sgorgàre
on Sgòrgo. Ancora, Gorgogliàre (adottato già nel 1300), con Gorgogliamènto, Gorgogliatòre e Gorgoglìo, snm di Gorglottàre
questo di genesi onomatopeica già adottato dal 1926. Il termine Gorgogliòne “insetto parassita” dal lat GURGULIO
GURGULIONIS variante di CORCULIO CORCULIONIS, di genesi onomatopeica, non pare in connessione, bensì una
corruzione, cui Curculiònidi (Famiglia di Coleotteri).
Da un inc tra il franc ENCOMBRER e Gorgo, l’ital ha coniato Ingombràre con Ingombrànte e Ingòmbro, in complanare
Sgombràre o Sgomberàre, Sgombramènto o Sgomberamènto, Sgombratòre o Sgomberatòre, Sgomberatùra., Sgombràto e il
suo ipocoristico Sgòmbro o Sgòmbero, il composto Sgombranève. L’omn Sgòmbro “pesce dei Tunnidi” è pseudoetim,
ovvero una variante attestatasi dal corretto Scòmbro dal gr SKOMBROS, in lat SCOMBER.
Dalla Liguria si è esteso il termine Gòzzo nel significato di “piccola imbarcazione”, vrs nel senso fig di GUTTUS vaso e in
veneto Gotto è un bicchiere di vino, fig da un’ant misura veneziana per i liquidi, che valeva 1,9 lt.
Dal rad GEUS del valore di assaporare, il gr conta GEUOMAI riversatosi nel lat GURERE il cui intensivo GUSTARE è
transitato inv in ital con l’astratto Gùsto dal gr GEUSIS e il verbo Gustàre donde i prefissati Ageusìa (A privativo) “ che non
si ha gusto”, Degustàre con Degustatòre e Degustaziòne (pref DE durativo), Disgustàre con Disgustàto, Disgustèvole,
Disgùsto e Disgustòso (pref DIS di opposizione), Sgustàre.
\ Il nome del mitologico mostro femminile Gòrgone, la cui chioma era un insieme di serpi, tradotto inv dal gr GORGONE già GORGON da
GORGOS spaventoso è vrs connesso fig col percorso di Gorgo poiché si sarebbe assimilato il lat GORGUS gorgo al gr GORGOS
spaventoso. Diversamente da Omero, la Gorgone sarebbe stata più tardi identificata in una trinità, Medusa questa inv dal lat MEDUSA già gr
MEDOUSA che sta per moderatrice da rad ME-D riflettere svoltosi in signora dominatrice, Steno che stringe (mortalmente) dal gr STENOS
stretto connesso con STHENOS forza, ed Euriale la più grande (di mole) dal gr EURYS ampio. Derivati, da Gorgone l’aggettivo Gorgòneo
e Gorgònia questo una specie di suggestivi coralli che con le loro ramificazioni ricordano la capigliatura del mostro; da Medusa, Medùsa, la
creatura marina dei Celenterati cui il composto Discomedùse (l’Ordine, che col gr DISKOS vale “a forma di disco) e Idromedùsa (con
IDRO) e Medusèo relativo alla Gorgone.
Una sorta di Medusa potrebbe vivere in eterno, pochè ha la proprietà della metamorfosi in Polipo e viceversa, in ciclo perpetuo. \
MACCHIA MACCHINA MECCANICO
MACCHIA
Màcchia, dal lat MACULA, con i derivati Maculàto “macchiato” e Immacolàto “pulito” con IN negativo; la
semant ha misticizzato quest’ultimo termine nel senso di “senza peccato-senza colpe-inviolato-non profanato”.
L’Immacolata per eccellenza è la Vergine Maria. Il gr conta MIAINO io macchio cui AMIANTOS incorruttibile
e l’ital Amiànto il cui snm Asbèsto è dal gr-lat ASBESTOS inestinguibile donde il termine patologico Asbestòsi
“malattia incurabile contratta dai minatori”. Il percorso dal lat MACULA conta Màcula, Maculamènto, Maculàre
o Macolàre questo verbo, Maculàre questo aggettivo, Maculàto o Macolàto, Maculatòre, Maculatùra,
Maculaziòne, Màculo o Màcolo, Maculòso, la locuzione medica Macula lutea, e attraverso il franc MAQUIS
macchia, si contano i glb Maquis e Maquillage.; si potrebbe inserire un prefisso MACULO per composizioni
quale Maculopatìa in campo oculistico. La locuione Macula lùtea infatti indica un’area del globo oculare il cui
secondo termine è dal lat LUTUM giallo, donde Luteìza Lutèinico, Lutèola, Luteolìna, vrs connesso col tema di
LUTUM fango per un associazione di colore.
Màcula o Màcola è dim di un tema med MAK MAKKA schiacciare, dal quale ci sono giunti Màcco “strage” e i
prefissati Ammaccàre “provocare delle imperfezioni, dei lividi” (anche in senso metaf) e i parasnm Smacchiàre e
Smaccàre, quest’ultimo con un proprio percorso metaforico semant, ha assunto il significato di “umiliare”,
trasformando il pref S sottrattivo in S durativo. Il Màcco, in volg siciliano Maccu, è inoltre una pietanza a base di
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fave “ammaccate” e pare sia l’origine del termine Maccheròne, meglio9 Maccheròni, con Maccheronàta, i fig
Maccherònico e Maccharonèsco; in ambito med si conta il franc MACARONS “sorta di pasticcino ripieno”.
Altro derivato dal tema med sarebbe Maccalùba tramite l’ar MAQLUB rivoltato. Decisamente pseudoetim è
invece il termine Maccarèllo “pesce scombro” dall’ol MAKELARE trafficante, in senso fig poiché questo
scorterebbe le aringhe nelle loro migrazioni, con la corruzione Manarèllo.
La Màcchia è anche una fitta boscaglia dal complicato percorso, con l’accr Macchiòne e il verbo Dimacchiàre su
modello di Diboscare (Disboscare), ma anche un tipicità botanica cui la locuzione Macchia mediterranea. Altri
derivati, Macchiaiòlo o Macchiaiuòlo (pittore nella Firenze del XIX sec, che utilizzava la tecnica delle macchie
cromatiche e luminose), l’omn Macchiaiòlo (chi lavora nella macchia o fig chi si da alla macchia), Macchiàre,
Macchiàtico (il diritto di ricavare legna dalle macchie comunali), Macchiètta, questo oltre al logico dim è semant
uno schizzo o fig una scenetta teatrale caricaturale, cui Macchiettìsta e Macchettìstico; infine, Macchiettàre e
Macchiettatùra. Derivato insospettabile è Màglia, con i suoi derivati quali, Magliàio, Magliàro, Maglierìa,
Maglierìsta, Magliètta, Maglifìcio, Maglìna, Magliòne, Magliòso e Tramàglio questo dal volg TRIMACULUM
rete di tre maglie con le varianti Tremàglio, Tramàcchio e Tremàcchio, i prefissati Ammagliàre (omn di
Ammagliare da Maglio) con l’aferetico Magliàre eppoi Ammagliatòre e Ammagliatùra, Rammagliàre; il lemma
Maglia è transitato dal prvz MALHA, erede del lat MACULA macchia, fig dal fatto che l’intreccio con fili di
lana, a forma di rete, pare un complesso di macchie; il lemma, poi, s’è svolto nel capo di vestiario.
\ In omologismo dal giapponese, la lavorazione di piccoli animaletti a maglia è detta Amigurùmi. \
In tale contesto occorre soffermarci sul noto gioco Gòlf, omologismo dall’ingl GOLF già ol KOLF mazzabastone. Dall’ingl GOLF COAT maglione da golf è nato il Gòlf, snm di Maglione qui tradizionalmente
indossato. In Italia, il primo Campo da golf è sorto il 12 gennaio del 1903 a Roma, voluto dalla comunità
inglese.
L’ingl conta ancora CLUB per bastone (per il golf) con spatola rinforzata, il quale veniva consegnato ai soci da
convocare; il termine è finito per indicare il circolo o l’associazione stessa.
Un errore comune è pronunciare o scrivere Macchiavelli, insistendo nei suoi derivati; l’esatto nome del
pensatore toscano è N. Machiavelli (1469\1527), detto confidenzialmente “Il Machia”, cui Machiavèllico,
Machiavellèsco nel percorso di Màchia, Machiòne… Machiavèlli è, a suo ricordo, anche un gioco delle carte,
una variante del Ramino.
Machìsmo invece, vale “in relazione alle teorie del ted E. Mach (1838\19169” cui Màchmetro, oppure vale
“atteggiamento mascolino” da MACHO maschio in lingua messicana; due termini, quindi, omn, pseudoetim
l’uno nel percorso dell’altro.
Il gr conta lo specifico SPILOS “macchia” cui Spilogàle “sorta di moffetta” con GALE donnola.
\ Chiazza Piazza
Macchia vale anche Chiàzza, questo dal lat PLATEA piazza eufemismo per Macchia; il suo devb è Chiazzàre, questo, inc
con Stanza, ha dato Schiànza che vale cicatrice (macchia sulla pelle). La mutazione del gruppo PLA in CHIA è tipica nel
volg mer, dove Piazza è svolta in Chiazza, Piano in Chiano, Piatto nel più diffuso Chiàtto con il fig Chiattone “individuo
fisicamente largo”; comunque, il gr conta gr KYATHOS coppa la quale è chiatta, per cui la connessione attraverso la Magna
Grecia appare evidente. Il lemma fig Chiàna “stagno” vale “piatta” dal tema med KLANA acqua stagnante cui il toscano
Chiàna, Chianìno col toponimo Val di Chiana.
Dal termine lat PLATEA ereditato dal gr PLATEIA, da PLATYS largo, l’ital ha conservato Platèa, Plateàle, Plateàtico “tassa
medv per l’utilizzo del suolo pubblico”, Platelmìnti (sorta di invertebrati parassiti, col gr HELMINS HELMINTHOS verme),
Platirrìne (Famiglia di mammiferi, col gr RHIS RHINOS muso-naso), vrs connessi col franc PLATINE piano-lastra. Dal lat
PLATYSMA l’ital conta Platìsma “sorta di muscolo”. Al largo della Libia, l’ant isola Platea significava appunto
“estesa”; il toponimo è rintracciabile nella città di Platea in Grecia, luogo (piana estesa) della vittoriosa battaglia greca contro
i persiani nel 479 aC. Il termine Piàzza non è altro che la derivazione dal volg PLAJA di PLATEA, cui Piazzàre con i
prefissati Spiazzamènto, Spiazzàre, Spiazzàto e Spiàzzo (pref S intensivo).
Nel percorso di PLATYS largo l’ital conta ancora Plàtace (genere di pesce) con Platanìsta “cetaceo” e Platèssa “pesce piatto”
altrimenti detto Pianùzza, i composti Omoplàta (col pref gr HOMOS simile) snm di Scapola, Platidàttilo e Platicèrco “coda
larga” questo col gr KERKOS appendice codale. Termine alieno Platònico da Platonìsmo relativo alla filosofia di Platone
(427/348 aC).
Ed appaiono chiaramente connessi con la rad del gr PLATYS largo-piatto quei termini quali Plàcca, transitato dal franc
PLAQUE, con Placcàggio, Placcàre, Placcàto, Placcatùra, Placchètta e, quasi inaspettatamente, Plàcenta, tutti da PLAX
PLAKOS superficie larga e piatta cui Placentàti o Placentàti (Sottoclasse di mammiferi), Placentàre,
Placentàrio,Placentaziòne. Placenta, poi, è lemma fig dal lat inv PLACENTA focaccia (larga e piatta); eppoi Plàtina o
Platìna questo transitato dal franc PLATINE piano-lastra
MACCHINA
Màcchina, dal lat MACHINA, viene dal gr dorico MAKKAND e gr attico MEKHANE espediente-congegno, vrs
ampliamento del tema med MAK MAKKA schiacciare-pestare.
\ Un utile arnese diventato, come ogni invenzione umana, strumento di guerra, tant’è che la mitologia narra di Machimo, una città guerriera,
situata fuori del mondo (allora conosciuto).\
Un antichissimo utensile la MACHINA, che riduceva le cose a macchia, ovvero le schiacciava, cui
progressivamente Macìgno, Màcina e il dim Macinìno, eppoi Macinàre cui l’iterativo Rimacinàre, con
Macinàbile e Macinabilità, Macinàta, Macinàto, Macinatòio, Macinatòre, Macinatùra, Macinaziòne, i composti
Macinacolòri, Macinadosatòre, Macinapèpe; altri derivati in ordine alfabetico, Macchinàle, Macchinalmènte,
Macchinamènto, Macchinàre, Macchinàrio, Macchinàta, Macchinàto, Macchinatòre, Macchinaziòne,
Macchinerìa, Macchinètta, Macchinìsmo (dal XIX sec), Macchinìsta e Macchinòso col composto in ellissi
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Marchingègno “macchina ed ingegno”, la locuzione glb ingl Slot machine (con SLOT fessura).
Ridurre a macchia vuol dire anche assottigliare, per cui, dal tema più dolce MACHINA rispetto a MAKKANDMEKHANE, sono ancora derivati Macellàre con Macellàbile, Macellabilità, Macellàio, Macellamènto,
Macellàto, Macellàro, Macellatòre, Macellaziòne, Macellerìa e Macèllo (anche fig), eppoi Maceràre con
Maceràbile, Macerànte, Maceramènto, Maceràto, Maceratòio, Maceratòre, Macereaziòne, Macerìa, Macèrie, ma
anche il poetico Macìa o Macèa “mucchio di sassi” da non equivocare col termine sdrucciolo Màcie “grande
magrezza”, eppoi un raro prefissato Commaceràre (COM insieme). Macere vale in volg mer “muri con pietre
senza malta” ossia Muri a secco. Ancora, Maciullàre dal lat volg MACINULARE da MACHINA sovrapposto a
Macellare, con Maciùlla e Maciullatùra.
Attraverso il franc BOUCHERIE macelleria si ha l’omologismo Buccerìa cui il volg siciliano Vuccirìa.
Nel percorso dovrebbe vrs entrare l’onomastico Maciste, il forzuto personaggio mai esistito ma che appare nello
storico film Cabiria del 1914.
D’identica origine rad dovrebbe invece essere Màglio, dal lat MALLEUS passato nel volg MALJUS, cui
Magliòlo o Magliuòlo, Maglìsta, il prefissato Ammagliàtòre (snm di Ammagliare da Maglia); nel gergo degli
allevatori, Magliòne indica il bufalo o il toro castrati, vrs da una attestazione fig poiché esiste la locuzione Toro
battuto quale snm di Maglione.
Il percorso prosegue in Mallèolo con l’aggettivo Malleolàre, Malleàbile e Martèllo, dal percorso lat MARCUS
MARCULUS MARTULUS MARTELLUS, rinvenuto nel russo MOLOTOV. In relazione a Martello, l’ital
conta Martellàre cui Martellamènto, Martellànte, Martellàta con Martellàto, Martellatòre, Martellatùra,
Martellìo, Martellìsta, i dim Martellètto e Martellìna, da questo Martellinàre, Martellinatòre, Martellinatùra, la
locuzione fig Squalo martello. Sorprendente la scoperta archeologia del misterioso Martello di London.
L’onomastica conta Marco da MARCELLUS piccolo martello quale sovrapposizione di MARCULUS e
MARTELLUS in concorrenza con Marco da MARTICUS “in onore di Marte” affiancato a Martino da
MARTINUS “relativo a Marte”, dello stesso significato.
\ Il percorso semantico di Macchina è inarrestabile: dal significato primordiale di Macigno, Leva, Ruota, attestandosi nella definizione di
trasformatore d’energia, è venuto ad indicare computer, elaboratori di Realtà Virtuali, apparecchi interstellari; un lemma immortale da
sempre amico e accompagnatore dell’uomo nella buona e cattiva sorte, sia in pace che in guerra, e che si fermerà solo alla scomparsa di
questi dal mondo. Il DEUS EX MACHINA era per i latini il dio che appare dalle (fa muovere le) macchine, passato successivamente alla
divinità che risolveva i problemi scenici in teatro. Oggi, metaf, anche in senso ironico, è quell’autorevole persona preposta ed attesa per
risolvere difficoltà e situazioni d'emergenza e, in epoca di parità tra i sessi, è saltato fuori il neologismo DEA EX MACHINA. Il termine
ritornerà al significato lat del Deus quando sarà esclusivamente il computer a sostituire quell’autorevole persona. Macchina per Insegnare è
la definizione, già ricorrente negli anni settanta, che si riferisce allo strumento utilizzato singolarmente dagli studenti, in cui sono inseriti
domande programmate, alle quali l’allievo dovrà rispondere digitando un comando; all’inizio del terzo millennio si può ridenominarla
Cattedra Virtuale (da “Racconti Cisfantastici”, Personaledit 1998 SA).
La prima macchina in assoluto dotata di differenziale - senza di questo non ci sarebbero state le automobili - fu ideata nel 1895 da Carlo
Menon, veneto di Roncade, Treviso.\
\ Molare
Macina è anche Mòla, termine inv dal lat MOLA svoltosi dal lat MOLERE macinare, cui Molàre (verbo) con Molàto,
Molatòre, Molatrìce e Molatùra da rad MOL genitrice di MELE macinare, l’aggettivo-sostantivo Molàre da MOLARIS
dente, il sett Molàssa (roccia sedimentaria), Molàzza “macina”, Molènda dal gerundivo lat MOLENDA da macinare cui
Molendàre, Molètta attraverso il franc MOLETTE da MEULE mola, il fig Mòlidi (Famiglia di pesci di forma discoidale), i
prefissati Emolumènto (già compenso per la macinazione), Immolàre “mettere nella mola” con Immolàto, Immolatòre,
Immolaziòne.
Il volg mer conta un Arrumulare che vale “arrotolare” dall’ant significato di Mola quale “pietra che ruota”.
Il toponimo Molise, già in corso ai tempi dell’imperatore svevo Federico II, non ha nulla del percorso di MOLA, poiché
racchiude il ricordo della famiglia dei Conti de Molinis, a meno che l’onomastico non fosse in connessione con MOLERE
macinare, l’attività che li avrebbe arricchiti, il tramite per l’investitura nobiliare. Lo pseudonimo Molise era stato utilizzato
da Eduardo De Filippo (1900-1984) nei suoi primi impegni artistici.
Il percorso macinare continua con Molinàio, Molinàra e Molinàro, Molinèllo, Molitòre, Molitòrio e Molitùra da Molìno (lat
MOLINUM) con la variante Mulìno dall’interferenza franc ant MOUNIER, cui Mulinàio o Mulinàro, Mulinàre, Mulinèllo
questo snm di Sbòvo (etim non trovata) nel marinaresco, la locuzione Mulino al vento storicamente apparso in Persia tra il
500 e il 900 dC inizialmente per scopi d’irrigazione. In Cina, nel 1210 i mulini a vento servivano sia per l’irrigazione sia per
la macina. Attraverso ilo franc MOULINER torcere-macinare si ha il glb Moulinè (corretta accentazione mouliné)
L’interferenza linguistica aveva già prodotto Mugnàio, con Mugnàia, già lat MOLINARIUS, con un volg Mugnale.
Mòle dal lat MOLES massa pesante (vrs in riferimento fig o semant alla Mola), s’è attestato nel senso generico di
dimensioni, cui Molècola “piccola mole” con Molecolàre e Molecolarità, le locuzioni Filtro molecolare e Cane molecolare
(così utile per le ricerche a causa appunto della sua capacità di separare e individuare col fiuto composti diversi) ma anche
Molèsto da MOLESTUS, questi fig infastidire e fastidioso per le dimensioni (mole) cui Molestàre, Molestatòre e Molèstia.
La torinese Mole antonelliana, costruita da A. Antonelli nel XIX sec, era il progetto, poi abbandonato, per una sinagoga.
Attraverso l’ingl TO STALK che da cacciare si è svolto in perseguitare, è sorto il glb Stalking molestie assillanti introdotto
quale reato in Italia nella Legge 38/2009; si sta facendo strada l’omologismo Stalkizzàre con Stalkizzàta, meno ricorrente
Stalkizzàto, o Stalchizzàre con Stalchizzàta.
Molàre in fisica è relativo all’unità di misura Mòle, ipocoristico di Molecola e il cui simbolo è Mol; Molàre, ancora, è
l’aggettivo relativo all’omn Mòla “massa vescicolare” (termine medico).
Pseudoetim il termine Molinìsmo, con Molinìsta, la dottrina dello spagnolo Luis de Molina (1536-1600).
\ La rad MOL potrebbe essere stato l’abbrivio per l’agionimo Moloch, la divinità alla quale venivano offerti sacrifici umani, i cui corpi
venivano ammassati in un immondezzaio nella valle di Ennom, a sud ovest di Gerusalemme, vrs dopo essere stati immolati nel senso semant
del termine. La Valle di Ennom, maledetta dal re Giosia, è altresì indicata con l’omologismo Geènna dall’ebr GE HINNOM attraverso il lat
GEHENNA già gr GEENNA./
\ Mascella
213
Mascèlla discende da un ant MAK-S-LA, nel percorso di Macchina, dal tema med MAK MAKKA pestare, schiacciare,
svoltosi nel lat MAXILLA quale dim di un MALLA, questo connesso con MALLEUS martello; in relazione a Mascella,
Ascella sembrerebbe d’identico percorso, ma non lo è (Ved Sala...).
Il termine originale lat MAXILLA è rintracciabile in chirurgia come pref, leggi Maxillofacciàle (con Facciale da Faccia),
Maxillolabiàle (con Labiale da Labbra). Il percorso contempla ancora l’aggettivo anatomico Malàre (omn di Malare da Male)
adottato in locuzione quale Osso malare (del cranio), conta il composto Massillipiède “termine zoologico” con MAXILLA
italianizzato Massilla e PES PEDIS piede.
Il gr conta GNATHOS che sta per mascella, cui il pref-suff GNATO in Granobdellifòrmi (Ordine di Anellidi, col BDELLA
sanguisuga), il chirurgico Gnatoplàstica, Gnatopòdi (organi dei crostacei per afferrare le prede, col gr PODOS piede),
Gnatostòmi (Raggruppamento di vertebrati, col gr STOMA bocca), eppoi Agnàti (Sottotipo di Cordati privi di mandibola,
omn di Agnati da “nascita”), Prognàto cui Prognatìsmo e che col pref PRO vale “mascella sporgente”, Singnàto (pref SYN
insieme) cui Singnàtidi (Famiglia di pesci, cui l’Ippocampo) e Singnatifòrmi (l’Ordine).
Il termine gr GNATHOS s’era svolto nel lat volg GANATHUS cui l’ital Ganàscia, incrociandolo con Mascella, e i fig
Ganascìno “affettuoso o meno pizzico alla guancia” e Ganasciòne “sberla sulla guancia” intensificato in Sganasciòne o
Sganassòne; eppoi il prefissato Sganasciàòre con Sganasciamènto e Sganasciàta questo snm di grande risata.
MECCANICO
Meccànico, dal lat MECHANICUS, dal gr MEKKANIKOS di tradizione ionica rispetto al dorico MAKKAND e
all’attico MEKHANE, sempre a confermare la discendenza del tema MAK MAKKA.
Da Meccànica (tardo lat MECHANICA) derivano ancora Meccanicìsmo, Meccanicità, Meccanìsmo, Meccàno
(marchio commerciale 1931), il composto Meccatrònica e Meccatrònico (con Elettronica), e il pref MECCANO
tratto dalla forma attica MEKHANO per composizioni quali Meccanocettòre o Meccanorecettòre,
Meccanochìmica, Meccanografìa con Meccanogràfico, Meccanoterapìa e Mechanofobìa che è l’avversione per i
macchinari.
\ Il termine radiativo Macchina è in progressione semant infinita quanto l’esistenza umana; così vale per l’aggettivo sostantivato Meccànica e
per Meccanizzaziòne: Meccanica Celeste (studio delle orbite astronomiche), Meccanica delle Matrici, che è in alternativa alla Meccanica
Quantistica o Meccanica Ondulatoria, Meccanica Newtoniana (teoria dell’accelerazione di un sistema materiale), Meccanica Statistica
(studio del comportamento della materia in termini di forze e collisioni fra quantità d’atomi e molecole), Meccanicismo (teoria filosofica in
opposizione al Teologismo), Meccanismi di Difesa (termine freudiano in Psicanalisi). Meccanismo dei Prezzi (effetto dell’Offerta e
Domanda), Meccanizzazione che vale quanto Industrializzazione...\
Suffisso MACHIA MACO
L’associazione del tema MAK di schiacciare con arma avrebbe prodotto il gr MACHESTHAI combattere da MAKHE
battaglia, per cui esiste dal gr MAKHIA il suff MACHIA, ormai un fossile lemmatico, che sta per combattimento, come in
Centauromachìa “ combattimento tra Centauri e Lapiti (un popolo della Tessaglia), Tauromachìa “combattimento con i tori”,
dal lat TAURUS toro già gr TAUROS cui Tòro, incluso il segno zodiacale, con Torèllo, Torèro o il glb sp Toreador, Toreàre
dallo sp TOREAR, i lemmi fedeli al gr-lat con Taurifòrme, Taurìna e Taurìno, Tauròtrago “Antilope africana” composto col
gr TRAGOS capro, il mitico Minotauro (testa di toro su corpo umano) connesso a Minòico relativo al gr MINOS Minosse,
l’altrettanto mitico re di Creta. In Sicilia, dall’oronimo Monte Tauro si ha il toponimo Taormina, località fondata su di esso
dai greci.
\ La locuzione di luogo comune Tagliare la testa al toro pare sia stata coniata a seguito dell’azione di un contadino, che invece di rompere la
giara, in cui il suo toro aveva infilato la testa rimanendovi imprigionato, preferì sacrificare l’animale decapitandolo \
Il suff MACHIA-MACO si ritrova ancora in Naumachìa “battaglia navale” (pref NAUS nave), Batracomiomachìa “guerra
tra rane e topi” (poemetto attribuito ad Omero dal gr BATRAKHOS rana cui Bàtrace e MYS topo), Simmachìa “alleanza”
(col pref SYN con). Il figlio di Ulisse, Telemaco, nato dopo la partenza del padre, sta per figlio di colui che “combatte
lontano” da casa, da TELE e MACO.
Siamo in area indoeur ed allora ecco che salta fuori la connessione dell’ingl MATCH competizione con il gr MAKHE cui il
glb Match in locuzione sportiva March ball “palla che decide l’esito dell’incontro” snm di Match point “punto che decide
l’esito”, Match race “corsa-gara con due imbarcazioni a vela”, Match winner “vincitore dell’incontro” dove WINNER vale
vincitore” dal verbo TO WIN vincere di rad indoeur WEIK combattere (con esito positivo) cui il lat-ital Vincere.
\ “La monomachia non costituisce una vera prova e non è consona al diritto naturale…” dal secondo libro del “Liber Constitutionem Regni
Siciliae” del 1261, promulgato da Federico II a Melfi. Monomachìa sta per Duello.\
\ Taurini Taurisci
I Taurini popolavano la regione subalpina, a nord e a sud della Dora Riparia; vrs discendenti dei Taurisci, dal lat. Taurisci, di
rad preromana che sta per “monte”, cui il toponimo Torino dallla locuzione lat AUGUSTA TAURINORUM “la città
dedicata ad Augusto nel territorio dei Taurini”.
AUGUSTA ricorre ancora nei toponimi AUGUSTA PERUSIA oggi toponimo regionale Umbria dalla popolazione degli
Umbri qui insediatisi in condominio con gli Etruschi, e in AUGUSTA PRAETORIA svoltasi in Augustea cui ellissi Aosta e
successivamente nel toponimo regionale, oggi, Val d’Aosta, l’unica regione italiana che non ha province, cui l’etnonimo
Valdostàno.
\ Bull Bulldog Bullismo
L’ingl conta BULL per Toro, cui il glb Bull nel senso di “rialzo” con la locuzione Bull market “mercato al rialzo”, opposto a
Bear “ribasso” questo entrato nel gergo dal significato semant di BEAR orso, ispirato alla locuzione BEARSKIN JOBBER
venditore della pelle d’orso dove SKIN vale pelle, entrambi coniati nel gergo di Borsa a Londra. Eppoi i glb ingl Bulldog
(cane per la caccia ai tori) simile al Boxer, Bull mastiff fig “cane-toro” con MASTIFF mastino e Bull-terrier con Terrier
questo glb dal franc TERRIER cane di terra ovvero “da tana” dalla locuzione CHIEN TERRIER. Infine Bulldozer che sta fig
per “gran prepotente” vrs sovrapposto, almeno in ambito ital, a Bullo.
Il ted BULE amico intimo è omn del gr BULE Consiglio di città e da questo Bulèuta “membro del primo”, vrs in connessione
associativa o metaf (amico, alleato, in Consiglio) nel contesto delle rad indoeur, cui il prefissato Abulìa (pref A privativo) che
vale “sconsigliatezza” con il relativo Abùlico, eppoi Metabulìa col cambio di pref da Abulìa.
Il succitato ingl JOBBER vale “operatore” da JOB che sta genericamente per opera-lavoro cui i glb Job center in ital Ufficio
di collocamento”, eppoi Job on call in ital Lavoro su chiamata da TO CALL chiamare cui il glb borsistico Call “chiamata”
con Call center “centralino”, Call girl “ragazza squillo” termine connesso col gr EKKALEO io chiamo e lat CLAMARE
214
chiamare,, infine Job sharing “compartecipazione operativa”.
Il ted conta BULE per amico intimo, cui il calco ital d’attestazione negativa Bùllo (adottato dal XVI sec) con Bullàggine,
Bulleggiàre e il famigerato Bullìsmo “ostentazione aggressiva” neologismo del XX sec, per accezione di manifestazione
giovanile.
\ Teatro Anfiteatro
Teàtro dal lat THEATRUM, dal gr THEATRON, cui Teatràbile, Teatràle o Teàtrico con Teatralità, Teatralizzàre con
Teatralizzaziòne, Teatrànte, Teatrìno, il fig Teatròne “teatro affollato” e i toponimi d’attestazione dialettale Zadro, Zairo,
Zaro. Anfiteàtro sta per “teatro dai posti situati tutti attorno” con il pref ANFI che è dal gr AMPHI due parti (lat Ambi), cui
Anfiartròsi, Anfìbio dal gr AMPHIBIOS che vive tutto intorno ovvero in terra ed in acqua, Anfibiòtico “sorta d’insetto” (col
gr BIOS vita), Anfibolìa con Anfibolìte (suff ITE per minerali) e Anfìbolo dal gr ANPHIBOLOS ambiguo col snm-omn
Anfìbolo “sorta di minerale” con Anfibologìa “ambiguità” e Anfibològico (pref BOLO dal gr BOLOS di BALLO metto)
utilizzati nella retorica, Anfìbraco (piede metrico in poesia) dal gr AMPHIBRAKHYS (BRAKHYS breve), Anfìdromo (che
corre in due sensi), il chimico Anfifìlico (col derivato dal gr PHILOS che preferisce-ama), Anfiglossìa, Anfìmacro (dal gr
MAKROS lungo), Anfineùri “Classe di molluschi” (col gr NEUROS nervo), Anfiòsso dal gr OKSYS acido e fig acuto vale
due parti appuntite, Anfìpodi “Ordine di crostacei” (col gr PUS PODOS piede), il chimico Anfipròtico (relativo a Protone),
Anfisbèna o Anfesibèna “sorta di serpentello” (col gr BAINO io vado); eppoi Anfora-ànfora (pref adattato foneticamente) dal
lat ANPHORA già gr AMPHOREUS che composto col pref estratto da PHOREIN portare vale “che ha due manici”, infine
Anfizionìa con Anfìzioni o Anfiziòni dal gr KTYONES che abitano sta per Lega e Stati membri (attigui) dell’ant Grecia,
quasi il prototipo di nazione, federale o meno.
Scèna, con Scènico, è dal lat SCAENA già gr SKENE scena-tenda con valore originale di “spazio per disporre le cose”, cui
Scenàrio da SCAENARIUM, Sceneggiàta con Sceneggiatòre e Sceneggiatùra tramite il napoletano Scenejà “mettere in
scena”, il prefissato Proscènio dal lat PROSCAENIUM già gr PROSKENION da PRO SKENE, e i composti Scenografìa con
Scenògrafo dal gr SKENOGRAPHIA.
In associazione a Teatro, Mìmo è dal lat MIMUS dal gr MIMOS devb da MIMEOMAI imito, cui Mimàre, Mimèsi, Mimesìa,
Mimètica e Mimètico, Mimetìsmo, il fig Mimetìte (specie di roccia), Mimetizzàre con Mimetizzaziòne, Mimiàmbo (mimo
teatrale), Mìmica e Mìmico, il glb ingl Mimicry (mimetizzazione di alcuni insetti), Mìmidi (Famiglia d’uccelli), i composti
Mimeògrafo (affine al ciclostile), Mimodràmma, Mimògrafo (autore di mimi), il prefissato Amimìa (A privativo) “perdita
della proprietà d’accompagnare un sentimento con la naturale ed istintiva mimica del viso; eppoi, i fig Mimòsa (per le
contratture che ricordano un mimo, snm di Acacia o Robinia), con Mimosàcee (Famiglia botanica), e Mìmulo.
Ancora in associazione a Teatro, la locuzione glb franc Physique du role “adattamento del fisico al ruolo da recitare” dove
ROLE vale l’ital Ruolo rintracciabile ancora in ingl nella locuzione glb Role game “gioco dei ruoli”, a comprovare il
patrimonio comune indoeur.
\ Prefissi *IN - S *E - ES ESO *E - *EX - *SCI - EXTRA - ESTRA
Il pref IN di valore illativo (o intensivo) conserva la tradizione latina e pur mantenendo le caratteristiche del pref IN negativo
(Ved in seguito), in aggiunta tende a far scomparire la N davanti a S seguita da consonante, cui Ispezionare, Istradare e tende
invece a raddoppiarla incontrando vocali, cui Innamorarsi, Innanzi, Innalzare, Innacquare... IN si riduce ad I raddoppiando le
consonanti L e R, cui Illanguidire con Illanguidamènto da Languido \ Irretire già Inretìre con Irretimènto.
Si ritrova comunemente per indicare un moto verso l’interno, un’introduzione, penetrazione, cui Incamerare “dentro la
camera”, anche sotto la forma originale EN, cui EN HARMONIA Enarmonia “che entra in armonia”, in quella rinforzata
IND, cui IND AGARE Indagàre “spingere dentro”, in quella arcaica ENDO, cui Endocitòsi (composto col gr KYTOS cellula
e col suff med OSI), Endòfita (col gr PHYTON pianta) che come aggettivo vale “animale parassita” e come sostantivo vale
“organismo vegetale” che s’annida nelle piante, dal quale si spera scoprire nuovi antibiotici più efficaci degli attuali ormai in
via di assuefazione e pertanto sempre meno attivi, cui Endofìtico. Infine, foneticamente adattata, dove la N diventa M con le
consonanti P e B, cui Impastoiàre “dentro la pastoia”, Empièma “nel Pus” ovvero “suppurazione” dal gr PYON cui il pref
PIO pus in composizioni quali Piocèle (col gr KELE ernia, tumefazione), Piociàneo (col gr KIANOS azzurro), Piodermìte e
Piògeno con Piogènico, Piopneumotoràce; il termine lombardo Piòda relativo ad una sorta di roccia alpina vale anche quale
linea lungo la quale il granito può essere tagliato e questo particolare potrebbe far pensare ad una connessione fig con PIO nel
senso di “morbido”.
Il percorso prefissato continua con Embriòne dal gr BRYO cresco con Embrionàle, Embrionàrio, Embrionàto, Embriònico, il
pref EMBRIO per composizioni quali Embriofìllo (botanica, col gr PHYLLON foglia), Embriogènesi con Embriogènico,
Embriologìa con Embriològico ed Embriòlogo, Embriopatìa, Embriotomìa con Embriòtomo (col gr TEMNO taglio).
Il pref IN, si può ritrovarlo in posizione anomala con termini quali, appunto, Impalare, che non vale dentro il palo, ma, al
contrario, è il palo che entra, ma qui IN può essere considerato con valore di “sopra-su”.
Intubàre (al Pronto Soccorso) è il tubo che entra in gola, oppure Impaginàre-Impaginaziòne-Impaginàto, che non è dentro la
pagina, ma il mettere le pagine in successione dentro il raccoglitore, tipograficamente nel volume in corso di stampa e, in
termini moderni, entro un file-testo di Word.
Il pref IN di valore negativo continua immutato dal lat IN, questo da un suono indoeur N che in gr sarebbe diventato AN per
attestarsi in A (alfa) privativo; assume diverse caratteristiche grafiche, dipendenti dalla prima lettera della parola alla quale è
saldato.
IN diventa IM saldandosi con le lettere B M P, cui Imbelle, Immodesto, Impermeabile. IN non cede mai la N saldandosi con
S, cui Instancabile.
Inarrestàbile “che non lo si può arrestare, non si ferma o non si riesce a fermarlo” contiene il pref IN negativo, pertanto non
raddoppiabile innanzi a vocale: non può allora seguire l’eccezione del pref illativo ripresentandosi “Innarrestabile”; Inèrme
sta per “senza arma, privo di difesa”, perché composto dal pref IN negativo e dal sostantivo Arma, foneticamente addolcito,
avverso all’espressione “In armi”.
La convivenza dei due pref omografi IN è corretta: Inintellegìbile “che non si può comprendere” (leggere), l’uno IN negativo
(non...) e l’altro IN illativo (dentro la leggibilità).
Il lemma Ininfiammabile “non-dentro-le fiamme” avrebbe procurato però seri equivoci, per questo appare in via di estinzione
irreversibile; in verità tra il pericoloso Infiammabile e il tranquillizzante Ininfiammabile c'è poco spazio per comprendere.
Degli esemplari che seguono, esaustivi del pref S, il primo significato è quello originario; seguono i risvolti semantici o
metaforici.
215
Il pref S di valore estrattivo, durativo, intensivo - dal lat EX - è di tradizione (luoghi di maggiore diffusione) oscoumbra, gr,
celt, bal, slava, arm.
S estrattivo Sbalestràre “uscire dal segno-smarrirsi-essere a disagio”, termine attinto a Balestra.
S durativo Sbandieràre “sventolare le bandiere-ostentare-sfoggiare”, da Bandiera.
S intensivo Sbalordìre “perdere la conoscenza-impressionare vivamente”, da Balordo, cui Sbalordimènto, Sbalorditàggine,
Sbalorditìvo, Sbalordìto.
Il pref S di valore sottrattivo, privativo, negativo - dal lat DIS - è di tradizione alb, gr, ger.
S sottrattivo Sbancàre “sottrarre ostacoli per rendere piano un terreno-sottrarre ad altri tutta la somma disponibile col gioco,
negli affari, con l’inganno...” da Bànco, questo dal franc BANK asse, donde il prefissato Abbancàre, eppoi Bancàta,
Banchìsta o Banconière, i dim Banchètto (quale metaf vale “lauto pranzo”), da questo Banchettàre e Banchettatòre, e
Banchìna con Banchinàggio, l’accr Bancòne con Banconière o Banconìsta, Banchinamènto e Banchinàre , Banchìsa
attraverso il franc BANQUISE o Banghìglia; nel suo genere fem è dal long BANKA cui Bànca, Bancàbile e Bancabilità,
Bancàccia, Bancàle, Bancarèlla con Bancarellàro o Bancarellìsta, Bancàrio, Bancarizzaziòne, Bancaròtta questo snm di
Fallimento (dall’ant consuetudine di rompere il banco dei commercianti falliti) con Bancarottière e la locuzione corrente
Bancarotta fraudolenta, eppoi Banchière, quale impiegato di banca, già Tavoliere in ant mestiere questo attraverso il franc
TABLIER. La composizione Banconòta è il ricalco dell’ingl BANK NOTE, Bàncomat, ancora, è l’ipocoristico della
locuzione Banca automatica, marchio registrato nel 1967. Bancogìro e Bancopòsta invece sono del tutto ital.
S privativo Sbadàre “privare di attenzione”, da Badare.
S negativo Sbilanciàre “perdere l’equilibrio-disequilibrio finanziario”, da Bilancia.
Il pref S prevede la variante in E(EX) solo se estrattivo e durativo in vocaboli ancora legati al latinismo, cui Evàdere EXVADERE andare fuori. Erìgere EX-REGERE sostenere verso l’esterno (il verbo indica dinamica in linea retta).
Il pref S prevede ancora la variante in ES (di EX) quale pref con valore estrattivo-sottrattivo, durativo, conclusivo, intensivo,
cui Espiantàre con Espiànto EX-PLANTARE, Esacerbàre EX-ACERBUS, Esplòdere con Esplosiòne 1 EX-PLAUDERE
(contrario Implòdere con Implòso da IN PLAUDERE); ed ancora il moderno Estubàre al Pronto Soccorso cui il contrario
Intubare. Dal lat PLAUDERE mostrare con rumore-manifestare rumorosamente l’ital conta Plaudìre questo passato alla
coniugazione in IRE ma con Plaudènte che resta fedele al lat, Plàuso dall’astratto PLAUSUS approvazione con Plausìbile, il
prefissato Applaudìre con Appluditòre, Applàuso e il composto Applausòmetro; attraverso un onomatopeico franc
CLAQUER sbattere, schioccare, l’ital conta il glb Claque “ gruppo di plaudenti reclutati-seguaci” con l’omologismo
Clacchìsta e il glb Claquette “lamina per suole da Tip Tap”, che in area indoeur è in connessione con il gr EKKLAEO
chiamo, il lat CLARUS sonoro e l’ital Clamare-Chiamare. Da contare ancora l’onomatopeico Clap “battimano” nel fumetti,
omn di Clap “sasso” questo di genesi prelatina adottato nel friulano cui l’oronimo in locuzione Clap Savon in Carnia.
Il pref ESO fa sorgere ragionevoli dubbi:
Il pref ESO dal gr EKSO d’origine indoeur vale fuori, in connessione col verbo lat EXIRE andare fuori, cui Esogènesi ed
Esògeno “generato fuori”, Esosfèra, Esopianèta (pianeta fuori del sistema solare), Esòtico ed Esotìsmo questo snm di
Forestierismo, Esotropìa; eppoi Essotèrico questo col suff TEROS che vale d’opposizione (alla segretezza) con Essoterìsmo
da EKSOTERIKOS,
Il pref ESO dal gr ESO d’etimo non accertato vale dentro cui Esotèrico dal gr ESOTERIKOS interiore, intimo, col suff
TEROS che vale d’opposizione (alla divulgazione), snm di Acroamatico, in connesione con il lemma gr SOTERIA dottrina
della salvezza cui Soteriologìa con Soteriològico.
Termine alieno nell’uno e nell’altro percorso è Esopèo o Esopiàno o ancora Esòpico, relativo ad Esopo noto favolista del VI
sec aC.
\ Nella Grecia, gli Esoterici, definizione in complanare con gli Acroamatici di Aristotele, questi indicato con Stagirìta dal gr STAGIRITES
quale abitante di Stagira, erano coloro che, insegnanti e discepoli, rappresentavano una cerchia intima, le cui nozioni non erano da divulgare,
ovvero non pubblica, al contrario degli Essoterici le cui cognizioni erano aperte ad un vasto pubblico.
Dal noto filosofo Aristotele (384/322 aC) si contano i relativi Aristotèlico e Aristotelìsmo.\
L’ital conta ancora il pref ECTO dal gr EKTOS fuori cui Ectodèrma (col gr DERMA pelle) in correlazione con Endodèrma,
Ectòfago, Ectòfita con Ectofìtico (col gr PHYTON pianta), Ectomìa (col gr TEMNO taglio), Ectoparassìta, Ectopatàgio (col
lat PATAGIUM orlo), Ectopìa e Ectòpico (col gr TOPOS luogo), Ectoscopìa, Ectotèrmo (col gr THERMOS caldo),
Ectròprion (dal prefissato gr EKTROPION da EK TREPO volgo in fuori); da non includere il termine Ectrosomìa (col gr
SOMA corpo) che con un pref ECTRO vale “anomalia nella parte posteriore del corpo”.
Il pref EX diventa E indicando compimento, assimilando (raddoppiando) la consonante seguente, cui Efficace dal lat
EFFICAX da EFFICERE (Ved FACERE Radicale DHE in Beneficato…).
Il pref EX permane inv in espressioni direttamente adottate dal latino, quali Ex aequo “alla pari”, Excursus divagazione, Ex
libris “nota scritta o cartellino sulla copertina di un libro”.
Esiste il pref SCI quale variante di EX per ragioni fonetiche davanti a vocale, rintracciabile in Sciacquàre con EX intensivo e
AQUARE da AQUA cui Sciaquìo, Sciacquòne (contenente normalmente 10 litri d’acqua) e i doppi prefissati Risciacquàre e
Risciàcquo. Scialbàre con EX sottrattivo e ALBARE da ALBUS bianco vale “togliere il colore aggiuntivo per ridargli il
bianco”. Sciampiàre con EX intensivo ed AMPLARE ampliare vale “estendersi-più che ampliare”. Sciolìna con EX e
OLEUM olio, suff chimico INA. Scioperàre con Sciperàto, Sciòpero e Scioperànte con EX sottrattivo e OPERE vale
“togliere al lavoro”; in area glb Sciopero è Strike fig dall’inglese TO STRIKE colpire cui il termine medico e sportivo
Stroke. Scioràre o Soràre (EX dispersivo e AURA aria) cui Sciorinàre con Sciorìno. Scìpido o Scipìto o ancora Sciapìto, da
EX sottrattivo e SAPIDUS con Scipidèzza o Scipitèzza, Scipidìre, Scipitàggine. Scipàre da EX dispersivo e SUPARE vale
gettare, connesso con Sciupare e vrs sovrapposto a Scippare e Scippo.
Infine, esiste il pref EXTRA italianizzato ESTRA, che vale fuori, quali l’abusato Extracomunitàrio “fuori della comunità
europea”, Estradòsso “superficie esterna e convessa” con una lunga teoria da Extraatmosfèrico, Extraterrèstre a Extravèrgine
(comunemente riferito alla qualità dell’olio d’oliva), e la forma superlativa Estrèmo da EXTREMUS di EXTERUS esterno,
donde Estremìsmo con Estremìsta, Estremità con la forma aferetica Stremità o Stremitàde o ancora Stremitàte, la locuzione
ricalcata pari dal lat IN EXTREMIS, il termine sportivo Xtreme quale ipocoristico di EXTREME, il botanico Estròrso dal lat
EXTERUS esterno-di fuori, l’aferetico Strèmo con Stremàre con Stremàto, Stremèzza, Stremità eppoi i prefissati Rastremàre
(doppio pref RI iterativo e AD allativo) con Rastremàto e Rastremaziòne, Striminzìre o Stremenzìre o ancora Streminzìre,
Striminzìto. In complanare, l’ital conta il pref ESTRO che vale EXTRA modellato come INTRO, cui Estroflèttere con
216
Estroflessiòne, Estroflèsso ed Estroflettìbile, Estromèttere con Estromèsso, eppoi l’aggettivo Estròrso da EXTRORSUS su
modello di Destrorso e Sinistrorso.
Extra-èxtra è ancora un aggettivo o sostantivo.
\ L’ONU ha designato la dottoressa malesiana Mazian Othman (2010) quale delegata ad accogliere eventuali extraterrestri che approdino sul
nostri pianeta. \
1
Il glb ingl Blowup vale “esplosione”, che in risvolto fig, s’è attestato nel significato di “ingrandimento fotografico”.
\ Inglesismo Anglicismo Anglicanismo
Tra gli Esotismi più ricorrenti, l’ital conta l’Inglesìsmo attraverso il franc ant ANGLEIS inglese cui Inglèse, Inglesizzàre, in
complanare con Anglicìsmo da ANGLI, questo ant popolo della Britannia, cui Anglesìte dall’isola di Anglesey, Anglicàno
con Anglicanèsimo o Anglicanìsmo in riferimento alla Chiesa Anglicana, Anglicizzàre, Anglicizzaziòne, Anglico-ànglico,
Anglificàre con Anglificaziòne, Anglìsta, il pref ANGLO per composizioni quali Angloamericàno, Anglofilìa e Anglòfilo,
Anglofobìa e Anglòfobo Anglòfobo, Anglo-ispano, Anglomanìa e Anglòmane, Anglonormànno, Anglosàssone.
FOLLA FOLLIA FOLA
FOLLA
Fòlla, cui i prefissati Affollàre con Affollamènto, Sfollàre con Sfollamènto e il composto Sfollagènte, è il devb
estratto da Follàre, lat volg FULLARE calcare la lana, particolarmente con la gualchiera (Ved Gualchiera ...),
cui Follòne da FULLONEM lavandaio, Follatòio, Follatòre, Follatrìce, Follatùra... passato poi per via
metaforica al significato corrente d’oggi. Connesso fig con il lat FULLARE è Follìcolo “sacchetto” da
FOLLICULUS dim di FOLLIS borsa, con Follicolìna snm di Estrone, Follicolàre, Follicolìte e un Filugèllo
attraverso il volg FOLLICELLUS sacchettino; in connessione ancora il glb dal franc FOULARD già prvz
FOULAR, cui il dim Foularìno e Foulè, questo indica un tipo di stoffa ottenuta con la follatura.
L’inc dell’aggettivo Fracido con Follare ha prodotto Fròlla e Fròllo, cui Frollàre con Frollamènto, Frollatùra,
Frollìno, Frollìre con il prefissato Infrollìre, la locuzione Pasta frolla; Frullàre, cui l’iterativo Rifrullàre e
Rifrùllo, con Frullàta, Frullàto, Frullatòre, Frullìno, Frullìo, Frùllo e Frullòne, invece, sorge da una forma
onomatopeica FRU ronzio cui Frufrù, connessa con Rullare e Rullo. Termine alieno Frullàna “falce fienaia” o
“sorta di ballo”, termine svoltosi in metatesi da Furlana voce locale per Friulana.
Frusciàre cui il devb Fruscìo e il Pp aggettivato Frusciànte derivano dall’identico onomatopeico ma ampliato in
FR SJ.
\ La Folla può anche farci sentire soli e angosciati; è nato così il termine Follitùdine, coniato da Virgilio Lilli, incrociando Folla con
Solitudine. Se lo Sfoltimento può essere un termine di positività, nel senso di ridurre la capigliatura, risanare i campi dall’erbaccia... lo
Sfollamènto lo è invece di negatività, sempre associato ai profughi di guerra, dei terremoti, delle alluvioni... Lo Sfollagente, snm di
Manganello e di Randello, infine, è l'arma di polizia per disperdere gli assembramenti, che non sempre nella storia dei regimi meritano un
siffatto trattamento.\
In ingl TO MOB vale affollarsi, vrs connesso in ambito indoeur con la rad MEU spostare, muovere, voltosi fig in
persecuzione a danno dei sottoposti, cui il glb Mobbing e gli omologismi Mobbizzàre con Mobbizzàto; il
Mobbing, riconosciuto quale reato in alcuni paesi, non lo è ancora in Italia nel 2007.
Il gr conta lo specifico OKHLOS per folla, cui Oclocrazìa “potere della plebe (ieri), delle masse (oggi)” cui
Oclocràtico, Oclofobìa “paura patologica della folla” in complanare con Demofobia, Oclologìa “studio del
comportamento delle masse”.
Folla ha il suo snm in Fòlta, questo fem di Fòlto “addensato” Pp del volg FULCIRE premere e sostenere cui
Folcìre, Fùlcro e il prefissato Soffòlcere o Soffòlgere o ancora Suffòlcere dal lat SUFFULCERE col pref SUB
sotto cui il Pp Soffòlto o Suffùlto; il percorso conta Foltèzza e un Foltìre con i prefissati Sfoltimènto, Sfoltìre e
Sfoltìta. Folto (adottato dal XIII sec), a sua volta, ha il snm in Dènso (dal sec XIV), questo dal lat DENSUS
connesso fig col gr DASYS con molti peli di rad DNSU, cui Densità, i prefissati Addensàre (AD allativo) con
Addensamènto, Addensànte e Addensatòre, Condensàre (CON associativo) con Condensàto, Condensatòre,
Condensaziòne, Raddensàre (pref RAD da RI iterativo e AD allativo) con Raddensamènto, il composto
Densimetrìa con Densimètrico e Densìmetro.
Dal gr DASYS peloso, l’ital conta Dasiàtidi “Famiglia di pesci”, Dasicladàcee “Famiglia di alghe” col gr
KLADOS ramo, Dàsipo che col gr POUS PODOS piede vale “piede peloso” cui Dasipòdidi (Famiglia di
mammiferi quale l’armadillo), Dasipròctidi col gr PROKTOS posteriore (Famiglia di roditori), Dasiùridi col gr
URA coda (mammiferi marsupiali) e Dasiùro.
Il gr conta PYKNOS denso cui il percorso ital Picnìdio attraverso il lat PYCNIDIUM, Picnìte o l’esplicito
Pyknìte (suff ITE per minerali), Picnòsi (suff medico OSI) con Picnòtico, i composti Picnòmetro, Picnonòtidi
(Famiglia di Passeriformi Oscini, col gr NOTON dorso), Picnòstilo (col gr STYLOS colonna).
Il gr conta ancora STEGANOS denso cui Steganòpodi piedi palmati-densi (Ordine di uccelli, col suff dal gr
POUS PODOS piede)snm di Pelecaniformi, Steganùra coda folta-densa (sorta di uccello, col suff dal gr URA
coda).
Altro snm di Folla (adottato dal XIV sec) è Càlca (già dal XIII sec) dal lat CALX, dal tema mediterraneo KALK
tallone, cui il sostantivo Calcàre “tallone” con un snm sett Calcèstre donde il il composto Calcestrùzzo, e il verbo
Calcàre “spingere col calcagno” (omografo del sostantivo Calcare da Calce) cui Calcàta, Càlcola (del telaio) e il
prefissato Accalcàre, i termini per accezioni riferiti al cavallo quali Calcitràre col prefissato Ricalcitràre (RI
reiterativo) o Recalcitràre cui Ricalcitramènto, Ricalcitrànte e Scalciàre (S durativo), eppoi svoltosi nel generico
“pressare” cui Calcatòio, Calcatùra, Càlco “impronta” cui i relativi prefissati Decalcàre attraverso il franc
DECALQUER con Decàlco, Ricalcàre (RI iterativo) con Ricalcàbile, Ricalcatòio, Ricalcatùra, il doppio
prefissato Rincalcàre (RI iterativo IN illativo) eppoi i correnti fig Conculcàre cui Conculcàbile, Conculcamènto,
217
Conculcatòre e Conculcaziòne, Inculcàre con Inculcàto, Inculcatòre e Inculcaziòne, tutti questi con apofonia
della a in u dagli accantonati Concalcare e Incalcare), i composti Calcomanìa o meglio Decalcomania poiché il
primo membro è equivocabile con il pref CALCO rame, Calcotèca; il derivato Calcàgno (già nel 1321), snm di
Tallone (dal XIII sec), cui Calcagnàre, Calcagnàta, i dim Calcagnètto e Calcagnìno, il termine marinaresco
Calcagnòlo o Calcagnuòlo ma anche “scalpello per marmo”, i prefissati fig Scalcagnàre con Scalcagnàto, il
composto Calcastòppa (utensile), Càlce nel senso di tallone, ovvero posto “in calce”, omn di Calce minerale,
pertanto la locuzione In calce, cui un raro Calceàme “calzature” (suff AME per collettivi) attraverso il lat
CALCEAMEN calzatura, Càlceo, Calceolària “genere di piante scrofulariacee” dal lat fig CALEOLUS
scarpetta e Calceolàto, Càlcio, questo sia colpo del piede, nel senso di “tallone” sia fig parte del fucile cui
Calciatùra con il prefissato Incalciatùra modellato su Impugnatùra (IN illativo) e il dim Calciòlo o Calciuòlo.
Càlce (il) è anche l’estremità della lancia sotto il manico.
Il termine composto Calcatrèppola o Calcatrèppolo “pianta ombrellifera” (dalle foglie spinose, simile al cardo),
non pare in percorso, a meno che non ci sia stata una connessione fig con il fatto di pestarla e pungersi; il suo
snm Erìngio dal gr ERYNGION, poi, per la sua natura spinosa si può ancora supporre in connessione fig con
ERINNYS di Erinni “personificazione mitologica del male fisico”.
Nel percorso KALK si conta ancora Calciàre con Càlcio questo dal lat CALCEM il noto gioco cui Calciatòre,
Calciànte Calcìstico eppoi Calcìno “tavolo che raffigura uno schema per simulare il gioco del calcio”, omn di
Calcino da Calcinare e di Calcino “fungo parassita”.
\ I Mondiali di calcio, furono interrotti nel 1938 a causa del conflitto bellico e ripresi nel 1950 in Brasile: qui è nato nel 1940 Edison Arantes
do Nascimiento, pseudonimo Pelé alias O rey, considerato il più grande talento mai conosciuto negli stadi calcistici /
Il percorso continua con il sostantivo Calzàre dal lat CALCEARE e il verbo Calzàre dal lat volg CALCEAR da
CALCEUS scarpa, cui Càlza, Calzaiòlo o Calzaiuòlo, Calzànte con un snm Calzatòio quale attrezzo per infilare
le scarpe, Calzàta e Calzàto, Calzatòia, Calzatòre, Calzatùra snm di Scarpa con Calzaturière e Calzaturièro, i dim
Calzeròtto, Calzìno, Calzètta e Calzetto con Calzettàio e Calzetterìa, l’accr Calzettòne, Càlzo o Calzuòlo,
Calzolàio o Calzolàro, Calzolerìa, l’accr Calzòne con Calzoncìni, i composti Calzabràca o Calzamàglia, il fig
Calzacòrta “inelegante”, Calzascàrpe (snm di Calzatoio), Calzaturifìcio, Calzifìcio; eppoi il fig pugliese Calzòne,
sorta di pasta a disco e ripiegato, ben farcito (come la calza della Befana) di prodotti locali, infornato o fritto,
talvolta snm di Panzerotto. Incrociando il termine franc GALOCHE con Calzare è nato il semiomologismo
Calòscia o Galòscia, il veneto Galosse “zoccoli di legno all’olandese”; i prefissati Discalzàre, Incalzàre,
Ricalzàre, Rincalzàre con Rincàlzo, Ricalzàre, Scalzàre con Scalzamènto, Scalzatùra, Scàlzo con Scalzìsta e
Scalzìsti “corrente naturalistica che crede nella sanità del corpo dal camminare scalzi” e i composti il fig
Scalzacàne o Scalzacàni, Scalzacapèlli. Gallòccia questo “pezzo di ferro o di legno” in termini marinareschi
arriva attraverso il veneziano Galozza e non è certa la sua connessione, pur fig, con Galoscia.
\ Il calzino, a causa della sua conformazione geografica, indica fig il Vietnam, così come Lo stivale la penisola italiana\.
In connessione con il tema KALK, il lat CALLIS indurito dal quale è stato tratto Càllo da CALLUM, cui
Callòso, con il composto Callìfugo; dal gr TYLOO “rendo calloso” l’ital conta Tilòma e Tilòsi. Il gr conta
KALLICREAS con KREAS carne con il valore di pancreas (letteralmente carne indurita), cui Callicreìna “un
enzima”, Callidìna snm del biochimico Pèptide questo dal gr PEPTIKOS digestivo, cui Peptìdico col pref
Polipeptìdico, Peptizzaziòne, Peptògeno, Peptòne, Peptonizzaziòne e il prefissato Dispepsìa “cattiva
digestione”(pref DYS male) con Dispèptico, eppo il prefissato Polipèptide (col gr POLYS molti),
Il percorso prosegue con Càlle “sentiero” (dal XIII sec) fig “indurito dai molti passi battuti” con un Càlla (dal
XIV sec) cui Callàia e Callaiòla o Callaiuòla da CALLEM; termine pseudoetim un omn Càlla “sorta di
pianta”che pare sia un errore di copiatura dal lat CALSA citato da Plinio, il cui snm moderno è Zantedeschìa in
onore dello studioso Francesco Zantedeschi. Eppoi Càllido “astuto” con Callidità da CALLIDUS attestatosi
metaf in “reso scaltro perché battuto dalle esperienze” dalla locuzione Fare il callo, e Tallòne, snm di Calcagno,
questo un inc del lat TALUS malleolo con Callo attraverso il franc TALON, cui Tallonàre e Talàre l’abito “che
arriva al malleolo”, i patologici Talìsmo con Talipède e Talalgìa, la locuzione mitologica Tallone di Achille.
Una frattura al tallone è indicata in gergo ortopedico con Frattura dell’amante perché s’immagina un amante
che fugga attraverso la finestra per non essere scoperto e che cada in malo modo.
Il percorso semantico ha umanizzato i lemmi Folla e Calca trasferendoli nel significato di “un insieme
straordinario di persone”, che inevitabilmente premono. La Calca, più della Folla, ha assunto una sfumatura di
pericolosità.
Dal long HROFF calca e HROFFIAN schiamazzare, l’ital conta l’omologismo Rùffa “zuffa collettiva” cui il
prefissato Arruffàre (AD allativo) con Arruffamènto, Arruffàto, Arrùffio, Arruffòne e i composti
Arruffamatàsse, Arruffapòpoli o Arruffapòpoli; vrs, da un passaggio col significato di “agente provocatore”,
appare in connessione fig il lemma Ruffiàno con Ruffianàta, Ruffianeggiàre, Ruffianerìa, Riffianèsco,
Ruffianèsimo, il prefissato Arruffianàre con Arruffianamènto.
Dal tema med TURBA confusione, il lat utilizza TURBA folla, già gr TYRBE, progenitori dei vari Tùrba cui
Turbàre dal lat TURBARE agitare-disturbare con Turbàbile e Turbabilità con gli opposti Imperturbàbile e
Imperturbabilità (IN negativo), Turbamènto, Turbatìva e Turbatìvo, Turbàto, Turbatòre, Turbaziòne, Turbellàri
(Classe di Platelminti), dal lat TURBELLAE rimescolamento “Classe di Platelminti”, eppoi Tòrba con Torbièra
e Torbòso attraverso il franc TOURBE già TORBA, Tòrbo o Tùrbo dal lat TURBUS con valore di Tòrbido da
TURBIDUS con la variante Tùrbido, Tòrbida, Torbidèzza, Torbidità, Torpidùme, e Turbìtto attraverso l’ar
TURBID “composto chimico-vegetale” a comprovare l’estensione geografica del tema; eppoi i composti
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Turbidimetrìa con Turbidimètrico e Turbidìmetro, Masturbàre dal lat MANU TURBARE agitare con la mano
cui Masturbatòre, Masturbatòio, Masturbaziòne, questo col snm Onanìsmo, dal biblico Onana che spargeva il
proprio seme a terra, cui Onanìsta; eppoi i prefissati Conturbàre con Conturbànte, Conturbamènto e
Conturbaziòne (pref CUM associativo), Disturbàre con Distùrbo e i desueti Disturbamènto e Disturbànza
(prefisso DIS con valore di “male” dal gr DYS), infine Perturbàre con Perturbamènto, Perturbànte, Perturbatìvo,
Perturbatòre e Perturbaziòne (prefisso PER rafforzativo). Dall’ingl si conta il glb Jamming “disturbo” per
accezione riferito alle trasmissioni radio da TO JAM disturbare-inceppare cui ancora la locuzione fig Jam
session che per accezione vale “virtuosismi improvvisati di musica jazz”
Snm di Disturbare è anche il prefissato Imbarazzàre, con Imbarazzamènto, Imbarazzànte, Imbarazzàto e il denm
Imbaràzzo, dallo sp EMBARAZR già ptg IMBARACAR cui la costruzione ital Sbarazzàre con Sbarazzìna e
Sbarazzìno sostituendo il pref IN illativo con S estrattivo; la vrs connessione fig col gr BARYS pesante
tradurrebbe Imbarazzare con “appesantire” e Sbarazzare “togliere il peso”. In sp, infatti, il termine vale “essere
incinta”, etim corretto dato il percorso da BARYS pesante.
Il lemma omografo Tùrba “disturbo funzionale”, utilizzato in medicina, giunge attraverso il franc TROUBLE
sovrapposto a Disturbare.
In connessione rad con TURBA l’ital conta il complanare tema med TURMA folla cui Tòrma. L’assonante
Tòrmeno “altura”, invece, è dal lat TURBO trottola, cui Turbìna attraverso il franc TURBINE, Tùrbine o Tùrbo
con Turbinàre, Turbìnidi (Famiglia di molluschi), Turbinìo, Turbinòso, Turbolènto con Turbolènza. L’ital
utilizza il pref TURBO per molteplici composizioni da Turboalternatòre a Turboventilatòre.
Turbànte è fuori percorso, l’omologismo dal turco TULBENT, che conta anche TURBAN velo femminile, la cui
rad ha condotto a Tulipàno, con una variante in Tullipàno, attraverso il franc TULIPAN.
\ Premere
Il termine Prèmere è inv dal lat PREMERE con rad PER battere. Da PREMERE e da PRIMERE, questo con normale
passaggio della e in i, è sorto l’intensivo PRESSARE cui Pressàre, Pressiòne da PRESSIO PRESSIONIS con i composti
ellittici dove PRESSO vale Pressione, cui Pressofìltro, Pressoflessiòne, Pressofonditòre, Pressofusiòne con Pressofùso,
Pressoinieziòne, Pressòstato (su modello di Termostato) con Pressostatàre e Pressostàtico, Pressoterapìa, eppoi Prèssa,
Pressòio, Pressòre, Pressòrio, Pressùra, Pressurizzàòre attraverso l’ingl To PRESSURIZE da PRESSURE pressione con
Pressurizzatòre e Pressurizzaziòne, eppoi Prèsso da PRESSUM, Pp di PREMERE, usato nella nostra lingua quale avverbio,
preposizione, aggettivo e finanche sostantivo, cui l’avverbio composto *Pressoché vdalla locuzione Presso che, il prefissato
Diprèsso solo nella locuzione A un dipresso, ed ancora il volg Prèscia con Presciolòso astratto di PRESSARE; infine, con i
pref, Appressàre con Apprèsso (AD PRESSUM), Comprìmere da COMPRIMERE (pref CUM intensificativo) con
Comprimìbile e Comprimibilità, Comprèssa (garza medica ed anche snm di Pillola) attraverso il franc COMPRESSE da
COMPRIMER cui Compressatrìce, Compressiòne, Compressìvo da COMPRESSIVUS attraverso il Pp COMPRESSUS,
Comprèsso dal Pp COMPRESSUS cui Compressìbile Compressibilità con Compressòre e Compressionìsta; il gr conta
NASTOS compresso cui Nastìa e Nàstico.
Il percorso prefissato prosegue con Deprìmere (pref DE privativo) cui Deprimènte, Deprimìbile eppoi Depressiòne con
Depressionàrio e la locuzione meteo Campo depressionario, Deprèsso, Depressòre e gli esot Depressurizzàre con
Depressurizzaziòne attraverso l’ingl PRESSURE pressione cui Pressurizzàre e Pressurizzaziòne con la locuzione Cabina
pressurizzata dal 1938, Esprìmere (EX fuori) cui Espressiòne con Esprèsso. Imprìmere (pref IN illativo) cui Impressionàre,
Impressiòne, Imprèsso, Impressionìsmo (tecnica artistica, adottato dal 1883) 1 con Neoimpressionìsmo (adottato dal 1958,
snm di Divisionismo o Puntinismo). Opprìmere (OB PRIMERE) cui Opprimènte eppoi Opprèsso con Oppressiòne,
Oppressìvo, Oppressòre, un obsoleto Oppressàre con Oppressatòre. Reprìmere, Reprimènda (inv dal gerundivo
REPRIMENDA attraverso il franc REPRIMANDE), Reprìmere (pref RE movimento inverso) cui Reprimìbile, Repressiòne,
Repressìvo con Reprèsso e Repressòre. Soppressàre e Sopprèssa “torchio” e fig “insaccato”, Soppressàta o Soprassàta
“salume toscano” attraverso il provz SAUPRESSADO salata e pressata (con SAU sale) snm di Capofreddo con lo sp
SOBRASSADA, Sopprìmere dal lat SUPPRIMERE (pref SUB) (apofonia della e in i) e Sopprèsso già Soprèsso e Sovrèsso
(SO PRESSARE) cui Soppressiòne, Soppressìvo, Soppressòre. Sprèmere con Spremùta, Spremitòre e Spremitùra (EX
intensivo PREMERE), i composti Spremiagrùmi, Spremifrùtta, Spremilimòni. Eppoi i composti Pressainsilatrìce, Pressapòco
con Pressapochìsmo, Pressapochìsta e Pressapochìstico,
Esiste il termine Sprèssa che identifica un tipo di formaggio di mucca.
L’Imprimitùra (ricorrente dal 1519) è una specifica preparazione che i pittori stendono sulle tavole, tele e simili per facilitarvi
la presa dei colori, renderle scorrevoli e inalterabili, quali imprimitura a olio, imprimitura a gesso e colla, diversificatosi da
Imprimàtur, questo riportato inv dal lat nelle pubblicazioni cattoliche e che vale autorizzazione della chiesa, il suo timbro; nel
gergo degli artisti s’ode il snm Ammannitùra, questo da AMMANNARE apparecchiare cui Ammannàre o Ammannìre dal
got MANWJAN preparare, ed ancora Sciammannàre con pref estrattivo SCI variante di EX; l’omn Ammannàre vale
“raccogliere in covoni o manne” (pref AD allativo). In assonanza si ha Sciamannàre “sciupare” con Sciamannàto e
Sciamannòne da Sciamànno “abito ebr” da non equivocare con Sciamano.
Il lemma Premùra viene semant attraverso lo sp PRIMOR gran cura, comunque sempre dal lat PREMERE, cui Premuràre,
Premuròso.
Dal franc PURER spremere, cui PUREE, vrs connesso col rad PER, l’ital ha altresì adottato l’omologismo Purè “passato”
con un raro adattamento in Purèa; dal ted MUS passato, ancora, l’ital conta l’omologismo Musil o Muesli dal glb Musli
(müsli).
Comprimere è anche Schiacciàre, questo dalla serie onopatopeica SC C comprimere, con una variante toscana in Stiacciàre,
cui sovente in doppio percorso Schiàccia e Stiàccia, Schiacciamènto, Schiacciànte, Schiacciàta e Stiacciàta, Schiacciàto e
Stacciàto, Schiacciatòre, Schiacciatùra, Schiaccìno e Stiaccìno (sorta di uccello dei Tùrdidi) snm di Forabosco e Sterpazzola,
i composti Schiàccia-àglio, Schiacciaforàggi, Sciaccianòci, Schiacciasàssi, Sciacciapatàte. Il ligure conta Sciacchetrà, sorta di
vino, che sta letteralmente “schiaccia e togli via” in riferimento alla pigiatura.
1
Nel febbraio del 2008, la Fondazione Buhrle di Zurigo subisce una grave rapina armata di preziose tele dei maestri impressionisti: Il
ragazzo dal gilet rosso di Cezanne, Papaveri vicino Vethuile di Monet, Il conte Lepic e le sue figlie di Degas, Castagno in fiore di Van Gogh,
219
per un valore di 112 milioni di euro.
\ Scarpa Tacco Ciabatta Pantofola Sandalo
Sughero
Associato a Calza è il termine Scàrpa, da un tema indoeur rintracciabile nel ted SKARPA e nel gbz KARPATINE sandalo di
cuoio, cui Scarpàio, Scarpàro, Scarpàta “colpo con la scarpa” con l’omn-snm Scarpàta “piano inclinato”, Scarpèlla “rampone
di ghiaccio”, il dim Scarpètta con il fig Scarpètta “sorta di pianta con fiori a scarpetta” snm di Cipripedio, Scarpièra,
Scarpinàre con Scarpinàta, l’accr Scarpòne donde Scarponcèllo o Scarponcìno, in locuzione quali Scarpe da ginnastica,
Scarpe da tennis, Scarpe di pezza (così indicate volg le scarpe da ginnastica la cui tomaia era fatta di tela resistente). Il
termine Mocassìno, tipo di scarpa, è l’omologismo rimbalzato dal franc MOCASSIN ispirato alla calzatura indossata dagli
indiani d’America MOKASIN, in lingua algonchina. L’omn Scàrpa, cui Scarpàta, è invece dal got SKRAPA che vale
sostegno.
\ I Lupari “cacciatori di lupi” utilizzavano uno scarpone, a mo’ di cassa di risonanza, per riprodurre il verso del lupo.\
Il Tàcco è la la forma mas di Tacca, associando il termine a Scarpa, con il derivato Tacchettàre dal dim Tacchètto; Tàcca, che
vale “incavo-segno”, è l’omologismo dal got TAIKN con i derivati, fig o meno, Taccàre, Taccamènto, Taccàta. Tàchia ne è
un obsoleto derivato, snm di Truciolo o Zeppa. Fuori percorso l’omologismo Taccamàcca o Tacamàca dall’azteco
Tecomahiyac attraverso lo sp TACAMACA oleoresina.
Il percorso segue con i prefissati Attaccàre con Attaccàgnolo (col suff di derivazione volg per nomi di strumento),
Attaccamènto, Attaccànte, Attaccatìccio e Attàcco (pref AD), Intàcca obsoleto snm di Tacca, Intaccàre con Intaccàbile,
Intaccamènto, Intaccatùra, e Intàcco “incisione” e fig “il reato di chi s’appropria di un bene comune”, Staccàre con Stàcco e
Stacchètto (pref S) cui Distaccàre con Distàcco (doppio pref DI dal lat DE) e Indistaccàbile (terzo pref IN negativo); dal franc
DEGAGER distaccare, l’ital conta l’omologismo Disgàggio; continua con Taccagnerìa e Taccàgno (attaccato al denaro),
Traccagnòtto o Tracagnòtto o ancora Tarcagnòtto (inc Taccagno-Tarchiato), Taccheggiàre “segnare il debito con una tacca”
questo anche nel senso fig di “segnare col furto la merce esposta al pubblico” con Taccheggiatòre e Tacchèggio, Tàccia
questo transitando dal franc TACHE macchia cui il denm Tacciàre, Tàccola dim di Tacca che vale “difettuccio” – o Tàccolo
questo anche con valore di “bazzecola” - da non equivocare con l’omn Tàccola che è un uccello dal long TAHHALA e con la
voce lombarda Taccola “sorta di pisello dai semi piccoli, mangiabile assieme al bacello”, Tècca questo dal franc TEKAN
segno, ed infine Tècchia questo un inc tra Tecca e Macchia con un Tecchio “duro” cui Inteccherìto “irrigidito” (anche dal
freddo). Tacchìno (altrimenti detto Pollo d’India) per il suo caratteristico verso che ricorda il tacchettare è il dim di Tacco ma
sovrapposto alla serie onomatopeica T C 1 colpetto estesa in Toc toc, Tic tic “colpetti lievi”, cui Ticchettìo, Tìcchio, il suo
omn Tìcchio, questo termine in connessione fig, che sta per “macchiolina” cui Ticchiolàto, Ticchiolatùra, la voce volg
Antìcchia-Nantìcchia “una ticchia-un poco” vrs con l’articolo saldato. Ancora nel volg, Tacchinare vale diffusamente
“inseguire, pedinare”, fig come un tacchino. Il verso del Tacchino, ma anche delle Faraone, è indicato con Goglottàre, di
genesi onomatopeica GLO GLO che ricorda lo sgocciolare, cui Glò glò e Goglottìo.
Tornando all’onomatopeico T C, c’è da precisare che il TAC vale “un colpo più forte rispetto al TIC” cui il volg mer
Taccaràte “percosse”.
Ciabàtta, con un Ciavàtta e l’accr Ciabattòne, è l’omologismo dal turco CABATA calzatura persiana donde Ciabattàio,
Ciabattàre, Ciabattàta, Ciabatterìa, Ciabattìno con l’ipocoristico Ciàba, Ciabattòne, con il prefissato Acciabattàre con
Acciabattamènto, Acciabattatùra, Acciabattìo e Acciabattòne; eppoi un Ciavattìno e l’ipocoristico popolare fig Ciàba che sta
anche per sapientone cui Ciabàre, questo un inc di Ciarlare con Ciabattare. Il termine Ciabùscolo “insaccato” attestatosi in
Ciaùscolo (afonia della b) potrebbe essere connesso fig con Ciabatta nel senso di contenitore di carne, ancor più se si pensa
allo zampone.
Dal franc SABOT ciabatta, meglio zoccolo, cui SABOTER rumoreggiare con gli zoccoli (connesso con BOTAN BOTER
battere e spingere), l’ital ha adottato l’esot Sabotàre, Sabotàggio nel significato fig molto più esteso, addirittura sino alle
distruzioni e alla morte. Esiste una seconda versione sull’origine di Sabotare: termine che sarebbe sorto dal fatto che alcune
operaie tessili per protesta avessero fatto inceppare i macchinari introducendovi i loro zoccoli e da qui la semantica di
Sabotare.
Nel patrimonio indoeur, si rintraccia il termine nello sp ZAPATO scarpa-ciabatta con ZAPATEADO “sorta di danza
popolare”, ZAPATERO ciabattino.
Pantòfola, cui Pantofolàio, è un termine composto d’origine gbz PAN tutto PHELLOS sughero e vale quindi tutto sughero,
cui Fellèma ed il pref FELLO in composizioni quali Fellodèrma, Fellògeno, Felloplàstica.
Sàndalo con Sandalìno “calzatura” e fig “barca” dal gr SANDALON e lat SANDALUS, con Sàndalo “legno pregiato”
omologismo dall’ar SANDAL cui l’estratto profumato Olio di sandalo, forse rad interconnessi, includendo ancora Sandòne
(specie di zattera).
L’ital Sùghero deriva invece dallo specifico lat SUBER con lenizione della b in v, SUVER, successivamente, transitando dal
franc, in GH, cui in complanare l’ital conta Sùbero “sughero” con Suberìcolo e Sugherìcolo, Subericoltòre e Sughericoltòre,
Subericoltùra e Sughericoltùra, eppoi Suberificàre, Suberificaziòne, Suberìna, Suberizzàre, Suberizzaziòne; tale fenomeno
della lenizione è accaduto, dopo l’attraversamento dei gruppi letterali lat Ve Vi nel long Ghie, per Ghièra dal lat VIRIA
braccialetto cui Ghieràto, è accaduto per l’omn Ghièra dal long GAIRO (punta del) giavellotto dal lat VERU spiedo cui
ancora Gheròne con Gheronàto, infine per GHIERLA dal lat volg AVERULA uccello, cui il rientro in Avèlia o Avèrla o
ancora Vèlia e Vèrla, da tema med VELA uccello con una ennesima variante in Farlòtto da Averlòtto.
In connessione con VIRIA-Ghiera, una corona intrecciata di fiori, foglie d’erba è detta Ghirlànda o Grillànda attraverso il
prvz GUIRLANDA cui Ghirlandàio e il denm Ghirlandàre col prefissato Inghirlandàre (IN illativo).
1
La serie onopatopeica da T s’estende ancora in T R cui Tiritèra (inc con Tirare), T T B ondeggiare cui Titubànza-Titubàre (lat inv
TITUBARE), T TL solletico cui Titillamènto, Titillàre, Titillaziòne, TR N cui Tran tran, (S)TR TL cui Trìllo, Trillàre, Strillàre e
Trilleggiàre (lat STRIDULARE), Strìllo, Strillòne e, con mutazione in (S)TR D Strìdere, Stridìo, Stridòre, Strìdulo.
\ Folk Pop Country *Tribù
L’omologismo Folclòre o Folklòre, con Folclòrico, Folclorìsta e Folclorìstico, Folklorìsta e Folklorìstico, è l’adattamento
della composizione ingl di FOLK popolo con LORE dottrina, cui, in locuzione glb, Folk music, Folk rock, Folk singer, Folg
song; per Folk s’intende metaf l’insieme dei sentimenti delle persone comuni, quelle meno acculturate dalle società Super-Io.
Il ted conta VOLKS popolo cui il famigerato Vopo (plur Vopos) quale acronimo di VOLKS POLIZEI Polizia Popolare
(Germania Est), conosciuta glb quale sentinella del Muro di Berlino.
220
Il termine Folk si diffuse dal 1846, merito di W. J. Thomas, ed include usi, tradizioni, riti, giochi, canti, miti, leggende e
storie tramandate ed è immediatamente nata una contrapposizione, ancora irrisolta, tra la Cultura Egemone (ufficiale) e la
Cultura Subalterna (folclorica). Fautori della Cultura di Popolo, espressione delle proprie inalienabili radici, appaiono gli
adepti padani, in contrapposizione con la Cultura Egemone Italiana. Comunque, nessun popolo ha mai storicamente sorretto
nel tempo una propria cultura, se non nelle espressioni folcloristiche di rigurgito. Altro glb è il Folkways, che era stato
coniato da W. G. Sumner e che indica tutti quei metodi e le abitudini adottate all’interno delle comunità, utili allo
svolgimento di lavori o di cerimonie, e che per questo diventano irrinunciabili; oggi, pare sostituito dalla riscoperta del
“Diritto alle tradizioni”, quel diritto delle consuetudini (NOMOS) già ereditato nella Macedonia dell’egemone Alessandro. Il
Folkwang Museum fu il primo grande museo al mondo d’arte Post-impressionista, aperto nel 1902 a Hagen, in Westfalia, ma
che fu serrato e svuotato dal nazismo che lo considerava un’esposizione d’arte degenerata. Dall’ingl FOLK all’ital Vòlgo
(corretta accentazione vólgo), con la variante Vùlgo, dal lat VULGUS, le rad WOIHO e WEIKSLA non dovrebbero essere
estranee; la prima sta per Tribù e la seconda per “territorio di una tribù”. In percorso lat l’ital conta l’aggettivo Volgàre o
Vulgàre e in omn il verbo Volgàre o Vulgàre snm di “Divulgare” cui Volgàto o Vulgàto con il fem Vulgàta o Volgàta che per
accezione cristiana indica il testo biblico adottato dalla Chiesa, redatto in lat da S. Girolamo, ed ancora Volgarìsmo, Volgarità
o Vulgarità, Volgarizzamènto e Volgarizzàre o Vulgarizzàre, Volgarizzatòre, Volgarizzaziòne, Volgarmènte, l’avverbio
Vùlgo; eppoi i prefissati Divulgàre (con DIS vale “spandere tra il volgo”) con Divulgamènto, Divulgatìvo, Divulgàto,
Divulgatòre e Divulgaziòne, Involgarìre (IN illativo).
L’ellittico glb Pop giunge attraverso l’ingl POPULAR popolare, cui, in locuzione, Pop art, Pop music, Pop star.
Il termine glb Country campagna è snm di un meno diffuso HILLBILLY composto da HILL monte e BILLY montanaro; è
associato anche a musica, cui COUNTRY DANCE danza folcloristica-popolare.
La differenza tra Folk, Pop e Country non è ben delineata ma si potrebbe, in ottica sociale, definirle cronologicamente, nello
specifico relativo alla musica o al canto.
Pop “rottura dalle tradizioni attraverso nuove melodie gradite alle nuove generazioni” sprigionato in Europa e negli Stati
Uniti già dagli anni Cinquanta e adottato dal 1964.
Folk “canti di protesta contadina”, ancora contro le tradizionali e convenzioni, di genesi anglosassone adattato dal 1967.
Country “ballate popolari di campagna” originarie del Sud e del West americano, adottato dal 1975. Pertanto, in omologismo,
il Liscio, ovvero canti e balli romagnoli appartiene al Country, la salentina Taranta o Pizzica è un Folk.
Il termine Tribù, contrariamente a quanto si creda sia d’origine esot, è dal lat TRIBUS, di rad praticamente dispersa; si
presume connesso al numero Tre ed indicasse la terza parte di una collettività, in una etnica suddivisione, un po’ come il
quartiere rappresentava la quarta parte di una città, il sestiere a Venezia (sesta parte). Dal lemma TRIBUS l’ital conta
Tribàle, Tribalìsmo, Tribuìre dal lat TRIBUERE, Tribùna, Tribunàle, Tribunalèsco, Tribunàto, Tribunèsco, Tribunìzio,
Tribùno, Tributàre, Tributàrio, Tributarìsta, Tribùto.
Tribuno vale quindi “rappresentante del popolo (delle tribù)” che si avvale della Tribuna (cattedra popolare) così come
Tributo è il dovuto fiscale da parte del popolo; con tale dialettica etimologica, allora, la locuzione Tribunale del popolo
appare pleonastica.
\ Le Tribù erano dovute per ognuna a dotare l’Assemblea delle curie (COMITIA CURIATA) di dieci Curie e di dieci Centurie all’esercito.
I Comizi Tribuni contavano trentacinque tribù, diversamente dai Comizi Centuriati costituiti da otto classi di censo, questo composto da
Centurie che andavano dal numero di ottanta per i cittadini di prima classe (reddito di 10.000 denari) a quattro per gli artigiani e ad una sola
per i proletari.\
Il percorso prosegue nei prefissati Attribuìre con Attribuiziòne e Attribùto (pref AD allativo), Contribuìre con Contribùto e
Contribuziòne (pref COM associativo), Distribuìre con Distributìvo, Distribuìto, Distribuzionalìsmo e Distribuziòne (pref
DIS dispersivo), Retribuìre con Retribuìto, Retributìvo, Retributòre e Retribuziòne (pref RE iterativo-denominativo), il
composto Maldistribuìre con Maldistribuziòne dalla locuzione Mal distribuire in opposizione a Ben dstribuire.
Dallo specifico gr NEMEIN distribuire cui Nemesis la dea distributrice della giustizia, l’ital conta Nèmesi con valore di
evento negativo ma auspice di successivo periodo fortunato.
L’ar conta QABILA per Tribù, cui l’omologismo Cabìla, riferito alla tribù patriarcale dei beduini, in connessione con QAID
capo tribù cui l’omologismo Càid.
FOLLIA
Follìa-Fòlle, dal lat FOLLIS pallone ha semant assunto valenza di “testa vuota”, variando l’onomatopeica della
serie P(H)L P(H)L, B(H)L, D(H)L soffiare, che ci ha portato Folàta. Da “testa vuota” a “matto”, con ogni
sfumatura possibile, il passo semantico è stato breve. E così da Follia “alienazione mentale” sono derivati i
metaforici Folleggiamènto e Folleggiàre. Il Folle è stato l’epiteto del francese Carlo VI (1368/1422) in
sostituzione del precedente Beneamato.
Il nome d’uccello Fòlaga dei Rallidi,con la variante corrotta Stròlaga, non ha nulla del percorso onomatopeico
PHL, pur fig associato al soffiare del vento, poiché deriva dal lat FULICA con lenizione sett della c in g e il
normale passaggio della i (vocale postonica) in a per parole sdrucciole come è accaduto a Cronaca, a Tonaca e a
Cofano..
FOLA
Fòla è dal lat FABULA favola, fiaba con lenizione totale della b intervocalica a(b)u da preferenze sett, per cui
FABULA-FAULA-Fòla, con mutazione fonetica di au in o. Il percorso è accostabile al fenomeno per cui
PARABOLA narrazione diventa Paròla 1 addirittura con sincope del gruppo letterale intermedio ab.
Il termine Paràbola “narrazione” cui Parabolàno “ant setta cristiana”, Parabolòne è il termine fig dal gr
PARABOLE confronto e, direttamente da questo, l’ital conta l’omn-snm Paràbola “curva piana” con Parabòlico,
Parabolòide e Parabolòidico o Paraboloìdico. Parlàre, questo anche sostantivato, è quindi da PARABOLARE
attraverso un passaggio da PAROLARE (con sincope del gruppo AB e successivamente di O), cui Parlàbile,
Parlàgio o Parlàscio 2, Parlamènto con Parlamentàre, Parlamentàrio, Parlamentarìsmo con Parlamentarìsta e
Parlamentarìstico, il dim Parlamentìno, il Ppres aggettivato Parlànte con Parlantìna, Parlàta, Parlàto snm di
Parlato da Pari, i neologismi politici Parlamentizzàre e Parlamentizzaziòne, Parlatòre, Parlatòrio, l’iterativo
Parlottàre con Parlottìo, Parlucchiàre, eppoi Farabolòne in metaplasmo da Parabolone o Farabolàno o ancora
221
Farabulòne; dallo specifico lat MUSSITARE parlottare, l’ital conta Mussitàre con Mussitaziòne in connessione
col tema med MUSU muso. Nel percorso di Parlare, i prefissati Riparlàre, Sparlàre (S intensivo) con
Sparlamènto e Sparlatòre eppoi Straparlàre.
Nel percorso da FABULA, troviamo Follètto, quel simpatico personaggio da Fola, sovrapposto a FOLLIS testa
vuota, che sembrava scomparso, invece è stato riesumato, ribattezzato Poltergeist “spirito chiassoso”, termine
glb di tradizione tedesca (adottato dal 1958), giuntoci grazie ai film horror, composto con POLTER fracasso e
GEIST fantasma, incattivito nella letteratura e nei film, in concorrenza oggi con il secondo glb ingl Gremlin
(adottato dal 1994) meno incuboso.
1
Secondo la ricerca di una rivista letteraria tedesca, la parola più bella del mondo sarebbe YAKAMOZ, il termine turco che sta per riflesso
lunare sull’acqua.
Aristofane (450/385 aC) coniò una parola di centosettantuno lettere per indicare una sua ricetta gastronomica, ma che è un collage di
ingredienti.
2
Parlagio o Parlascio è un lemma medv per indicare aree cittadine “dove più di parla”, omologato nel mer Ciarriere questo il quartiere
popolare “dove più si ciarla”; termine che può essere considerato un snm di Pittagio.
\ *Verbo
Snm ant di Parola è Vèrbo, che sopravvive in locuzione quale Non aggiunse verbo, dal lat VERBUM cui Verbàle,
Verbalìsmo, Verbalità, Verbalizzàre, Verbalizzaziòne, Verbalmènte, Verbòso con Verbosità, gli avverbi Verbàtim questo inv
dal lat e che vale “parola per parola”, Verbicàusa e Verbigràzia o Verbigràtia dalle composizioni in locuzione lat VERBI
CAUSA e VERRBI GRATIA entrambi Per citare una parola (testuale da Cicerone) snm della locuzione Per esempio, il
comnposto Verbigeraziòne (con il lat GERERE portare vale “il chiacchierare”), i prefissati Avvèrbio con Avverbiàle che dal
pref AD presso vale “vicino al verbo”, Divèrbio dal pref DIS separazione vale “discorsi opposti”, Provèrbio con Proverbiàle
e Proverbiàre dal pref PRO a favore vale “che rende merito alle parole”, Univerbaziòne (retorica poetica) snm di Crasi. Il
plur lat VERBA di VERBUM si muta nel volg VERVA cui il corrente Verve “estro” ritornato però quale glb attraverso il
franc.
Il rad di VERBUM parola è WERDHO-WORDHO, cui l’ingl WORD rintracciabile nei programmi di testo per computer cui
il glb Word “parola-testo” in locuzione quali Word processor “elaboratore di testo” e Word processing “elaborazione di
testo” (dove TO PROCESS sta per elaborare), il ted WORT, connesso con un più ant e semplice WER che avrebbe condotto
ai percorsi di osservare e servo.
Il gr conta lo specifico RHEMA verbo cui l’tal Rèma “parte dell’enunciato” in correlazione con Tèma “elemnto conosciuto”;
ad esempio, nell’enunciato “Il treno giungerà in ritardo”, il soggetto “treno” è il Tema (conosciuto) mentre “giungerà in
ritardo” è il Rema.
VERBUM è l’abbreviamento della locuzione VERBUM TEMPORALE la parola che indica il tempo dell’azione, un
fenomeno d’accorciamento simile ai termini Messa e Fegato tratti dalle relative espressioni. Il Verbo, per accezione che
indica l’azione, può essere Finito e Indefinito
Il primo caso (Finito) riguarda i verbi di modo con determinazione di numero e persona, quali l’Indicatìvo in lat
INDICATIVUS da INDICARE e che assegna la certezza dell’azione, il Congiuntìvo dal prefissato lat tardo
CONIUNCTIVUS (CUM associativo) da CONIUNGERE attaccare, unire e che esprime la possibilità, la volontà e l’irrealtà
dell’azione compiuta dal soggetto; purtroppo, la lingua parlata carente di congiuntivo ha inquinato l’idioma italiano, quali i
corretti “Succeda qualsiasi cosa, io vado ad incontrarlo” (e non Succede qualsiasi cosa…), “Che fugga pure, lo raggiungerò”
(e non Che fugge pure…), “Non so che cosa voglia, ma lo vedrò” (e non Non so che cosa vuole…). “Immagino (credo) che
voglia un prestito” è oltremodo corretto rispetto a “Immagino (credo) che vuole un prestito” poiché il verbo immaginare o
credo sottintendono una possibilità a titolo personale e non una realtà; mentre è corretto “Credo che Dio esiste (c’è)” dove il
verbo credere (essere) indica una realtà di fede, una convinzione, ma dire “Credo che Dio esista (ci sia)” implica che tanta
gente afferma il contrario; il Condizionàle in lat CONDITIONALIS da CONDITIO condizione e che implica appunto una
condizione o un’attenuazione di desiderio, di richiesta… eppoi l’Imperatìvo dal lat IMPERATIVUS da IMPERARE
comandare e che esprime un’imposizione, cui Imperativàle, questo adottato nella cognomastica per soprannomi o cognomi
quale Mazzacurati “ammazza i curati”.
Il secondo caso (Indefinito), invece, riguarda il Particìpio dal lat PARTICIPIUM di PARTICEPS PARTICIPIS che partecipa
(alla forma nominale, ai tempi composti) definito Participio passato le cui desinenze regolari s’articolano in ATO UTO ITO
normalmente secondo le rispettive coniugazioni (Amare-Amato, Godere-Goduto, Lambire-Lambito) e di là degli irregolari
quali Fatto da Fare, Rotto da Rompere, comunque Pp lat FACTUM di FACERE e RUPTUM di RUMPERE; l’ital conta
ancora il Participio presente le cui desinenze regolari s’articolano in ANTE, ENTE Cangiare-Cangiante, Correre-Corrente,
Dormire-Dormente.
L’Infinìto dal lat FINIRE quale prefissato (IN negativo) denm di FINIS limite e sta per azione indefinibile ovvero che
esprime se stessa, le cui desinenze s’articolano in ARE ERE IRE (Amare-Godere-Lambire) indicando la rispettiva
Coniugazione d’appartenenza (tre coniugazioni) del verbo. Infine il modo verbale Gerùndio questo sintesi della locuzione
MODUS GERUNDI modo di comportarsi riconducubile al lat Gerundìvo, da GERERE portare-condurre, le cui desinenze
s’articolano in ANDO ENDO (Amare-Amando, Godere-Godendo, Lambire-Lambendo). Il verbo può essere espresso, qui
solo nel Modo indicativo, al tempo Presente (Amo-Godo-Lambisco con un poetico Lambo), al Passato prossimo (recente o
che gli effetti dell’azione durano al presente, Ho amato-goduto-lambito), al Passato remoto (Amai-Godetti-Lambii), al
Trapassato sia prossimo (Avevo amato-goduto-lambito) che remoto (Ebbi amato-goduto-lambito), l’omologo del lat
PLUSQUAMPERFECTUM in ital Piuccheperfètto, e che indica un tempo concluso anteriore al Passato, eppoi al Futuro
(Spererò) e all’Imperfetto (Speravo) questo ad indicare un’azione che dura (progressiva) nel passato.
I verbi della prima coniugazione che terminino in CIARE e GIARE, quali Conciare e Mangiare, perdono (sincope) la i se la
desinenza inizia con E o I , Concerò e Mangerò; quelli in GNARE, invece, la mantengono (i) se questa appartiene alla
desinenza Sognate (indicativo) e Sogniate (congiuntivo).
\ Motto Cavillo
Da una serie onomatopeica è stato coniato il termine lat MUTTIRE borbottare, cui Mòtto con Motteggiàre cui Motteggèvole,
Motteggiamènto, Motteggiatòre, Mottèggio, eppoi Mottètto cui Mottettìsta e Mottettìstico \ Il motto dei Carabinieri è Nei secoli
fedeli./.
Il lat conta ancora CAVILLUM per motteggio, cui il percorso Cavillàre, Cavillatòre, Cavìllo, Cavillòso.
222
\ Gnomo
Gnòmo, altro personaggio fiabesco, è il nano barbuto delle mitologie nordiche e delle fole medioevali. Dal lat umanistico
GNOMUS, pare sia derivato dal gr GNO-ME intelligenza, corradicale di GIGNO-SKEIN conoscenza, pertanto esiste una
discendenza del tutto rispettabile: Gnòme (breve aforisma), Gnòmico (ricco di precetti, come la poesia gnomica),
Gnomologìa con Gnomològico, Gnomòne (l’asta della meridiana) dal gr GNOMON indicatore con Gnomònica e
Gnomònico, Gnòrri “che finge” (tratto da “Ignoro” con aferesi della I, raddoppio espressivo della r e desinenza i
sostantivante), Gnoseologìa “studio della conoscenza” con Gnoseològico, Gnòsi vale “conoscenza” dal gr GNOSIS nome
d’azione di GIGNOSKO conosco, Gnosticìsmo “filosofia della conoscenza” e Gnòstico, questo anche con valore di
paleocristiano; Gnosiofobìa è la paura di conoscere (della conoscenza).
Esiste il suff GNOSIA per composizioni quali il patologico Acrognosìa o Acragnosìa dove il pref ACRO “punto estremo”
vale quale estremità del corpo, il chimico Farmacognosia questo lo studio per la conoscenza delle droghe medicinali.
Logicamente esistono i termini in corrispondenza contraria, con A privativo, Agnosìa dal gr AGNOSIA ignoranza,
Agnosticìsmo, Agnòstico, cui l’onomastico Agnese da AGNOS nel senso casta “che non conosce il maschio” con la versione
sp INES, il composto Acroagnosìa; diversi dalla costruzione di Agniziòne questo dal lat AGNITIO AGNITIONIS di
AGNOSCERE riconoscere (pref A allativo).
Da GNOMONA colui che misura, transitando dal tema lat GROMA GRUMA (dissimilazione di GN in GR), sono stati
coniati i termini Gròma dal gr GNOMON “gnomone” con Gromàtico questo snm di Agrimensore. Da GNOMONA che
misura, incrociandolo con un più ant etrusco NUMNA, s’è fatto derivare il termine Nòrma (omn di Norma “normanna”), inv
dal lat NORMA squadra, cui Normàle, Normalità, Normalizzàre con Normalizzàto e Normalizzaziòne, Normalìsta, Normàre
con Normatòre e Normaziòne, Normatìva con Normatìvo cui Normativìsmo e Normatività, eppoi i prefissati Abnòrme da
ABNORMIS “lontano dalla norma” (pref AB d’allontanamento), Anormàle “non consueto” (pref A privativo) con
Anormalità attraverso il franc ANORMAL, Enòrme con Enormità (EX NORMA di là della norma)… ed il pref NORMO,
cui Normocìta o Normocìto, Normodotàto con Normodotaziòne, Normògrafo, Normolìneo, Normopèso, Normotensiòne con
Normotèso, Normotermìa, Normotìpo, Normovedènte. Il Normalìsta è per convenzione lo studente o il laureato alla Scuola
Normale Superiore di Pisa.
\ Egemonia
Egemonìa, Egèmone, Egemònico, dal gr HEGEMON capo supremo, termine derivato da HEGEISTHAI guidare. Oggi il
termine starebbe perdendo la caratteristica di supremazia (conquista) armata per assumere quella di potere-guida economico.
Il lat conta CAESAR capo supremo-titolo imperiale, il cui onomastico secondo Plinio è un derivato di CAEDERE tagliare,
attraverso la locuzione lat SECTIO CAESAREA corrispondente all’ital Taglio cesareo cui Cesare, col fem Cesira, ed è da
tradursi letteralmente “dall’utero tagliato della madre”, ossia nato con Parto cesareo. Da CAESAR si contano Cesarìsmo,
Cesarìsta e Cesàreo che sta per “imperiale” relatvo al titolo romano di Cesare, cui Cesaropapìsmo e Cesaropapìsta. Il termine
dal lat CAESAR è stato più sentito rispetto a quello gr e l’Europa, ispiratasi a Cesare, avrebbe avuto KAISER e ZAR; altra
area, in vrs connessione, la Persia, conta KURUSH metaf da “il Sole” latinizzato CYRUS capo supremo, cui l’onomastico
Ciro con Cirillo e l’aggettivo Cirìllico, questo per accezione riferito all’alfabeto (con caratteri greci maiuscoli) che sarebbe
stato ideato da S. Cirillo durante l’evangelizzazione degli slavi, ma è certamente un falso storico. Il più ant alfabeto slavo che
sarebbe stato elaborato da S. Cirillo e Metodio nel IX sec (alfabeto gr in corsivo con inserimento di elementi adottati dall’ebrcopto) è indicato con Glacolìtico dallo slavo GLAGOLU parola.
\ La nascita di Giulio Cesre da parto appunto cesareo pare tuttavia un falso storico, poiché allora nessuna madre sopravviveva a
quell’intervento chirurgico e Aurelia Cotta, la madre di G. Cesare, continuò ad essere viva e vegeta. L’erquivoco pare sia stato causato dal
solito Plinio il Vecchio che avrebbe citato un Cesare nato da parto cesareo, ma non il famoso Giulio.\
\ Guidare
Guidàre è dal prvz GUIDAR attinto al franc WITAN inviare in una direzione, cui Guìda, Guidàbile con Guidabilità,
Guidàggio, Guidàna, Guidaiòlo (l’animale in posizione avanzata nel branco), Guidàna, il Pp aggettivato, Guidàto, Guidatòre,
Guidòne, l’esot Ghìa con valore di “sistema a guida di sollevamento” attraverso lo sp GUIA guida da GUIAR guidare, eppoi
la locuzione Guida turistica altrimenti nel glb ted Baedeker “guida tascabile” in onoree del libraio K. Braedeker (1801/1859)
italianizzato Bèdeker, ed i composti quali Guidacaràtteri (nella macchina per scrivere) Guidafìli (nel telaio), Guidapòpolo
snm di Capopòpolo, il glb ingl Guideline (pron gaidlain) “linea guida”, Guidasilùri, Guidoslìtta snm dell’ancora glb ingl
Bob; il franc WITAN appare in connessione rad con il ger WILDO lontano il cui risvolto prvz avrebbe condotto
all’onomastico Guido mantenendo il senso di “inviato (lontano)”, ossia “delegato, ambasciatore, messaggero”.
In assonanza, dal long WIDARRIST garrese, l’ital conta l’omologismo Guidalèsco mentre dal franc WIDERLON
ricompensa (col ted WIDER e LOHN mercede) conta Guidardòne o Guiderdòne con Guidardonàre o Guiderdonàre ma
sovrapposto al lat DONUM.
\ Favola Fiaba
Fàvola dal lat FABULA, questo vrs un primitivo dim di una forma FABBIA, dal verbo FARI parlare-raccontare, è semant
ogni narrazione di fatti inventati, dove attori “terrestri” (animali, alberi…) assumono proprietà umane, come il parlare, con
ruoli moraleggianti, mataforici, allegorici, satirici. Il percorso conta, esplicito dal lat, Fàbula con Fabulàre, Fabulatòrio,
Fabulaziòne, Fabuleggiàree il prefissato Affabulàre (pref AD allativo) con Affabulàto, Affabulatòre, Affabulatòrio e
Affabulaziòne questo rinverdito dal Premio Nobel Dario Fo, eppoi Affàbile da AFFABILIS col quale si può parlare cui
Affabilità.
Fiàba, ipocoristico di FABULA, è invece la narrazione dove il meraviglioso (fate, folletti, maghi....) ne sono i personaggi
irreali, ma essenziali per il loro compito di farci sognare, cui Fiabèma che su calco di Fonema indica una locuzione fiabesca,
ossia un topos fiabesco, come C’era una volta o Vissero felici e contenti, eppoi Fiabòsco e Fiabìstico. Nella fiaba, i ruoli
assumono significati simbolici che rappresentano la psicologia dei bambini.
Favellàre da FABELLARE da un successivo dim FABELLA del già dim FABULA cui Favèlla (da non equivocare con
Favela), Favellatòre, Favellìo, il desueto Favolàre con Favolatòre, Favoleggiamènto, Favoleggiàre, Favoleggiatòre, il dim
Favolèllo, ed ancora Favolìsta con Favolìstica e Favolìstico, infine Favolosità con Favolòso.
Termini alieni nel percorso di Favola sono Favòre e Favònio (vento torrido del Sud Italia), i quali discendono dal lat
FAVERE, dal tema GWHAU che vale permettere, favorire, agevolare (la crescita), vrs legata al mondo dell’agricoltura e
dell’allevamento: il Favonio, però, se perdura particolarmente acceso, arriva ad essiccare le colture, infatti la sua rad è in
connessione con GWHEL giallo e con GWHYTIS consumazione, distruzione, siccità. Favonio ha il suo corrispondente etim
223
nel toscano Fògno, questo però foriero di un tempo del tutto opposto (vento, pioggia e nevischio).
Da FAVERE, discendono ancora i vari Favorìre, Favorìta con Favorìto e Favoritìsmo, Fautòre da FAUTOR che favorisce,
l’aggettivo Fàusto da FAUSTUS propiziatorio con l’onomastico Fausto e Faustina, la divinità italica Fauno (assimilato a
Pan) con la dea Fauna questo sostantivato in Fàuna su modello di Flora, cui Faunèsco con Faunescamènte, Faunìstica e
Faunìstico con Faunisticamènte, il composto Avifàuna cui Avifaunìstico (con il lat AVIS uccello vale “tutti gli uccelli in
vita”); la romana e leggendaria Bocca della verità è una maschera raffigurante Fauno.
Faustiàno sarebbe di indiretta connessione, poiché associato al protagonista Faust dell’omn poema di J. W. Goethe
(1749/1832), il cui onomastico è vrs ispirato al lat FAUSTUS.
\ “La storia infinita” è dunque una fiaba, mentre i versi di Trilussa raccontano delle favole. La Fantascienza, come il film E.T. è fiaba. Si
potrebbe ardire la definizione di Fiàbola dove entrambe le caratteristiche s’intrecciano.\
\ Fava Filò
Il termine Fàva (leguminosa), con Favùle dal lat FABULIS di fave dove il suff ULE sta per “gambo-stelo”, non ha alcuna
parentela con FABULA di FARI, poiché è dal lat FABA di tema BHABA, diffuso nel mondo dell’agricoltura, anche con la
variante falisca HABA. In percorso, oltre all’onomastica esplicita dal lat FABA, Fabio 1 con Fabiano e Fabiola, l’ital conta
Favagèllo o Favaiòla dal dim lat FABICELLUM, Favàggine (sorta di pianta), Favàio, Favarèlla o Faverèlla, Favàta, Favèto,
Favètta o Favìno, e Favìsmo questo allergia anche grave da questo legume, pur con la sola vicinanza, pertanto i commercianti
sono dovuti ad indicarne all’esterno la vendita.
Termini alieni Favàra dall’ar FAWWARA polla, sorgente, Favìssa dal lat FOVEA fossa.
Termine alieno l’omologismo Fauvìsmo da Fauve direttamente dal franc FAUVE belva cui il fig FAUVISME “movimento
artistico sorto in Francia nei primi anni del XX sec e FAUVE “il seguace”; del gruppo faceva parte H. Matisse.
In Campania, dalla provenienza delle fave locali, da Baia, è sorto il termine italianizzato Baggiàna, cui Baggianàta,
Baggianerìa, Baggiàno. Nella superstizione veneta, invece, Fave sta ad indicare le malombre senza pace delle donne morte da
parto e che appaiono in piena notte… l’ispirazione per lugubri ed iperbolici racconti da Filò. Il Filò era una riunione
famigliare allargata ai vicini nelle sere d’inverno, raccolti nel caldo delle stalle, durante la quale s’imbastivano le più svariate
discussioni; forse anche il seme delle future leghe contadine. Filò potrebbe discendere da un’ant rad indoeuropea che avrebbe
condotto al gr PHILOS amico, che ha disposizione, simpatia, cui, appunto, Filò “compagnia d’amici”, oppure un
troncamento dialettale di Filone nel significato di “fenomeno continuato culturalmente”, da accostare con ponderatezza al
franc FILOU, derivato di Filare “di ragionamento che scorre logico” quale risvolto fig dal lat FILARE.
Pseudoetim, Fàvo, che pare il mas di Fava, è invece dal lat FAVUM, un termine d’apicultura o medico cui Favòso; Favòllo
“sorta di crostaceo” è d’etimo sconosciuto dal volg toscano, a meno che non sia un ant risvolto fig da Favo.
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Dal generale Quinto Fabio Massimo Rulliano (III sec aC), cui l’epiteto il Temporeggiatore, nacque l’ispirazione per il movimento politico
socialista, l’inglese FABIAN SOCIETY cui Fabianèsimo o Fabianìsmo e Fabiàno “il seguace”.\
\ Folletto casalingo
Nelle leggende nostrane, dal nord al sud, è sempre esistito un misterioso folletto casalingo, che pur assumendo svariati nomi
imposti nelle contrade, mantiene ovunque una minuta fisionomia pressoché simile. Lo avevano tramandato i padri latini, i
quali lo chiamavano INCUBUS che giace su chi dorme e per i greci era il DAIRNON – infatti, in area salentina è indicato
con Carcaluru, cioè “colui che grava di peso” - discriminandolo da SUCCUBA, la mitica femmina che irretisce, che giace
sotto. Per inciso, esiste il termine psichiatrico Efiàlte che vale “che ti salta addosso” (dal gr EPHI sopra e HALTIKOS idoneo
al salto), un sintomo che comporta le identiche sensazioni di oppressione dell’INCUBUS.
Nel film “ ‘O re” interpretato da Muti e Giannini, ‘O Monaciello – ‘U Munaciedd e Munacizzu in area lucano-puglese – è il
folletto partenopeo che incarna i figli mancati o futuri, il quale vaga indisturbato tra le stanze; termine derivato dal lat
MONOS solitario, è infatti di statura piccola ed agisce da solo. Raramente si fa vedere, ma di solito si fa sentire col suo
grattare alle pareti (ai muri), per cui ‘O Scazzamurill; indossa un saio nero e un cappuccio ora rosso ora nero secondo il suo
umore.
‘U Scazzamuridde in area garganica (promontorio carsico) è il leggendario responsabile delle doline e delle grave, scavate
dagli uomini alla ricerca di tesori segnalati in sogno dal folletto; una variante all’Acchiatura messapica. In versione
culturalmente in vernacolo si ha Scazzamurrieddu.
Lu Lauru è anche quel folletto apulo-messapico che preferisce accomodarsi sullo stomaco del dormiente supino,
provocandogli gli incubi (appunto); è dal tema med L rumore, LA lamento, cui il poetico Lài.
Il rad avrebbe prodotto il lat LARES, le divinità domestiche, donde le corruzioni volg pugliesi L’Auricchio, L’Auru, la
saldatura in Lauru con la variazione L’Uru.
In un territorio soggetto nei secoli a infiltrazioni arabe, non appare proprio una coincidenza l’adozione della voce Uru
assonante con le URI, sorta di creature del paradiso musulmano; pare una sovrapposizione figurata.
El Massariol o Mazzariol è l’omologo veneto che si diverte a vestirsi di rosso e a scorazzare e a danzare per i campi,
terrorizzando i malcapitati; dal lat MASSA fondi agricoli Nella zona di Legnago, però, il folletto casalingo è chiamato
Pesarol, sempre di rosso, ed ha la caratteristica di accomodarsi cavalcioni sullo stomaco del dormiente, esattamente come
l’INCUBUS latino, provocandogli l’oppressione; il termine legnaghese Pesariol appare in connessione con Pesanza
“angoscia” nel percorso di Peso da rad PEN. Nei termini veneti, compare sovente il suff IOL, qui in Massariol e Pesariol,
leggi il toponimo Preganziol di Treviso; questo è l’erede di una variante del dim lat (Ved Diminutivo latino in Bello…)
rintracciabile nell’ital, ad esempio, in Corniolo da CORNEOLUM di CORNEUS aggettivo di CORNUM corno, in Arciolo
da ARCUS arco.
Tornando al folletto, si ha ancora Mammotti in versione sarda, vrs in connessione con Mammuttone o con Gattomammone, e
Mamàu adottato nella Puglia meridionale.
In ambito nazionale, attestatasi prevalentemente nel Veneto, si conta la voce Baubau di origine onomatopeica vrs dal verso
del cane che spaventerebbe i bambini.
Infine, quale omologismo, l’ital ha adottato un desueto Cobòldo, dal ted KOBOLD signore della casa (del focolare),
corrispondente al folletto italico, vrs attinto alla cultura gr-lat per una presunta vicinanza rad ai termini gr KOINOS comune e
OIKOS casa, pertanto starebbe per colui che convive in casa e fa da padrone. In ogni caso, tutti questi folletti non
raggiungono mai l’esasperazione terroristica del suo successore Poltergeist.
Il termine gr KOINOS si rintraccia nel lemma Cenùro “sorta di parassita intestinale (che vive in comune) ” in composizione
con URA coda cui Cenuròsi col suff medico OSI.
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In area messapica, Lu Scjakùddihi era una sorta di deus ex machina, il munifico manovratore dei frantoi allestiti negli ipogei,
sua dimora abituale.
\ Monaco Monogamo Ieratico Bonzo
Da MONOS uno-solitario è derivato il termine Mònaco con Mònaca o Mònica dal lat cristiano MONACUS già gr
MONAKHOS, cui Monacàle, Monacàndo, Monacàre, Monacàto, Monacaziòne, Monachèsimo e Monastèro, questo con le
varianti Monastèrio, Monistèro o Monistèrio, Munistèrio o Munistèro, cui Monàstico dal denm MONAZO sto in solitudine;
l’onomastica conta Monia con un Monica in concorrenza con Monaca da Monna.
\ Termine assonante Camònica utilizzato nel toponimo Val Camonica, luogo d’origine dei Camuni, popolazione quivi stanziatasi, la cui
identità fu dispersa dal 16 aC con l’egemonia romana e dimenticata per due millenni. Oggi, merito di un centro studi, opera di Emanuele
Anati, la sua struttura sociale e culturale è sempre più svelata; nel 1980 si contano 160.000 iscrizioni su oltre un migliaio di rocce che fanno
del sito la più grande concentrazione d’arte preistorica nel continente ed un repertorio insostituibile per la storia universale delle religioni \
In percorso da MONOS uno, Mònade (unità) dal lat MONAS MONADIS già gr MONAS MONADOS unità in opposizione a
Polìade (l’insieme), Monìsmo con Monìsta e Monìstico, il pref MONO per composizioni quali Monoblòcco, Monodìa (canto
da solista), Monòico questo col gr OIKOS casa e sta per “sede unica” in riferimento alla botanica quando sono presenti fiori
maschili e femminili in un unico pianta cui Monoicìsmo, eppoi Monogènesi, Monoginìa (col gr GYNE donna, ma riferito ad
una caratteristica di insetti), Monoglòttico diversificato da Poliglòttico “più lingue”, Monòlogo (col gr LOGOS parola),
Monòmero (coll gr MEROS parte), Monòmio (con il lat NOMEN nome su calco di Binomio), Monopodiàle e Monopòdico
(dal lat PODIUM podio), Monopòlio (col gr POLEIN vendere, adottato dal XIV sec) cui Monopolìstico, Monopolìsta,
Monopolizzàre con Monopolizzatòre, Monopolizzaziòne, in relazione con i neologismi Duopòlio (XX sec) e Polipòlio (XIX
sec) cui Polopolìsta, eppoi Monòptero (col gr PTERON ala) “tempio con una unica fila di colonne esterne”, Monoscòpio,
Monosìllabo già Monosìllaba cui Monosillàbico, Monotìpo, Monovolùme, Monovulàre, Monòxilo (col gr XILO legno).
Monogamìa “una sola moglie”, cui Monògamo in opposizione a Poligamìa “due o più mogli” cui Polìgamo, Singamìa (pref
gr SYN insieme) “riproduzione sessuale” (botanica), Esogamìa (pref gr EKSO fuori) “matrimonio con individui fuori della
propria comunità o di popolazione diversa” cui Esogàmico o Esògamo, sono composti col gr GAMOS matrimonio, in
percorso con GAMEO sposo e GAMETES accoppiati-coniugi, donde Gamète, Gàmico con i composti botanici Gametàngio
(suff dal gr ANGEION vaso, Gametangiogamìa, Gametocìsti, Gametòfito, Gametogamìa e Gametogènesi, con i prefissati
Agamète, Agamìa con Agàmico e Agamo-àgamo, eppoi Isogamète con Isogamìa e Isògamo (col gr ISOS uguale), i composti
Gametocìto, Gamònte (composto con Gamete e il gr ON ONTOS questo Ppres di EIMI “io sono”) cui Agamònte (A
privativo), Gamopètalo o Gamotèpalo (fenomeno della metatesi), Gamosèpalo snm di Sinsèpalo (questo col pref SYN
insieme); GAMOS è utilizzato, come si è visto, quale pref GAMO e suff GAMIA e GAMO. Gamofobìa vale quindi “paura
del matrimonio”.
Ternine pseudoetim Gamùrra, omologismo attraverso l’ar KHIMAR velo da donna, ma nulla vieta di pensare ad una ant
connessione rad nel senso di “velo da accoppiare-accostare alla donna”
Nel percorso di HIEROS sacro, si conta Ieràtico dal lat HIERATICUS già gr HIERATIKOS, cui Ieraticità e le composizioni
Hierofobìa che indica avversione per i sacerdoti e per le cose sacre, Ieraèto, col gr AETOS aquila, che vale “aquila sacra”, il
mitologico Ierogamìa (col suff dal gr GAMEO io sposo che indicava un rito simbolico matrimoniale tra esseri umani o
divintà e creature sovrannaturali), Ierologìa, Ieroscopìa “esame delle viscere animali”, Ierodùlo con Ierodulìa composto col gr
DULOS schiavo (addetto ai luoghi sacri, omologato nel sagrestano d’oggi); eppoi Gerarchìa dal gr HIERARKHIA potere dei
sacerdoti (adottato dai Maya) cui Geràrca, Geràrchico col suff dal gr ARKHO sono a capo e apofonia del gruppo HIE in GE.
L’apofonia si ritrova ancora in Ierocrazìa o Gerocrazìa con Ierocràtico o Gerocràtico, Ieromànte o Geromànte da
HIEROMANTIS indovino di cose sacre con Ieromanzìa o Geromanzìa, Ierofanìa con Ierofànte o Gerofànte “che mostra la
sacralità” è la composizione con PHAINO io mostro, Gerolamìno con Geronimiàno dal lat HIERONYMUS cui gli
onomastici Gerolamo o Girolamo o ancora Geronimo (questo famoso capo pellerossa, culturalmente noto per avere scritto
una biografia), Ierosolomitàno o Gerosolomitàno dal lat HIEROSOLYMITANUS da HYEROSOLYMA in ital
Gerusalemme; da non equivocare col pref GERO dal gr GERON vecchio, anziano (Ved Rad REG in Obiettivo…), eppoi il
toponimo storico della Frigia Geràpoli o Ieràpoli.
Il termine monaco Bònzo è l’omologismo attraverso il ptg BONZO che è dal giapponese BOZU “superiore del monastero”.
L’omn Bònzo, un ant strumento di legno per sarti, è d’etimo sconosciuto. Il fem Bònza, che vale “serbatoio con recipiente”
(lavori di bitume) è da una voce lombarda Bigoncia che sta per grossa botte.
\ *Lenizione *Sincope
Lenizione sta per “addolcimento” di una consonante intervocalica consolidatasi in grafema da preferenze fonetiche locali,
vedi Lagrima per Lacrima, Riva per Ripa, ma il fenomeno può ancora essere definito tale quando interessa una consonante
non essenzialmente tra due vocali, come in Zoccolo dal lat SOCCUS; differenziandosi però dall’Apofonia che è il mutamento
energico di una lettera rispetto all’originale etim, vedi Inculcare da Incalcare.
In ambito retorico, la Lenizione totale è snm di Afonia con implicita Agrafia della lettera interessata, vedi Raunare da
Radunare.
Figure di Afonia-Agrafia sono, come trattato in altre terzine, l’Aferesi (caduta di una vocale o sillaba all’inizio della parola),
l’Apocope o Troncamento (di una o più lettere in coda ad una parola) e la Catalessi (l’intera sillaba finale); da aggiungere la
Sincope quale caduta di vocale o di una sillaba all’interno di una parola, quale Spirto per Spirito.
\ Dissimilazione Assimilazione
Dissimilaziòne è il fenomeno linguistico, per cui due suoni equivalenti e vicini tendono a rendersi differenti, cui Velèno dal
lat VENENUM. In opposizione, per Assimilaziòne s’intende un suono che condiziona un suono successivo; ad esempio, dal
lat RECTUS all’ital Retto, dove la c è assimilata alla t. L’opposto è Dissimilazione.
Il termine Dissimilaziòne, con Dissimilàre, da Dissìmile “non simile-disuguale”, dal lat DISSIMILATIO
DISSIMILATIONIS è composto dal pref lat DIS separativo e da SIMILIS simile (Ved Pref SEMI in Mondo…) cui Similàre,
Similarità, Similarmènte, Sìmile, Similitùdine e Simìllimo che vale il superlativo “molto simile”, il prefissato lat
ASSIMILARE mettere insieme ovvero rendere simili (pref AD) cui Assimilàre con Assimilaziòne e Assimilazionìsta (questo
si sta attestando relativo all’immigrato che s’impegna ad assimilare la cultura del paese che lo opita); in realtà, le assemblee
sono costituite da persone che intendono raggiungere un obiettivo comune (assimilarsi), di là dei diversi strumenti che
pretendono di adottare. Il termine è rintracciabile anche in composizioni quali Similòro, Similpèlle.
Dal lat SIMILARE somigliare, l’ital conta Sembràre, già Sembiàre o Semblàre, attraverso il prvz SEMBLAR, cui
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Sembiamènto o Sembramènto, Sembiàte o Sembànte, Sembiànza già Sembrànza; il verbo Sembrare è da considerare
impersonale nel senso di “credere, stimare, esprimere un’opinione…” quale l’espressione “Sembra che stia piovendo” ed è da
considerare di forma personale nel senso di “parere, avere l’apparenza…” quale l’espressione “Quei bimbi sembrano molto
vivaci”.
Il termine desueto Semblèa è la sintesi della locuzione franc BATAILLE SEMBLEE battaglia attaccata dove SEMBLEE è il
Pp di SEMBLER riunire attraverso il lat SIMILARE già class SIMULARE essere simile. Dal franc ASSEMBLEE Pp al fem
del verbo ASSEMBLER, l’ital adotta l’esot Assemblèa con Assemblàre e i derivati Assemblàggio, Assemblatòre,
Assembleàre e Assemblearìsmo; il termine non è pertanto un omologismo poiché l’origine rad è dal pref lat ASSIMILARE
che con AD allativo vale rendere simili e che, attraverso il prvz ASSEMBLAR ha assunto il valore di mettere insieme cui
Assembràre e Assembramènto con il snm-omn Assembràre “essere simile” cui il doppio pref Rassembàre.
Dissimulàre-Dissimulaziòne “rendere dissimile”, dal lat SIMULARE fingere (essere simile)-nascondere è il denm da
SIMILIS con normale passaggio della i in u, cui Simulàre, Simulatòre, Simulaziòne e il nome di strumento Simulàcro o
Simolàcro. Insomma, se Dissimilàzione vale “non simile”, Dissimulazione vale “finzione”.
Il gr conta KSOANON simulacro (scolpito in legno) cui Xòanon con la variante Xòsoano cui il pl Xòana, vrs connesso con
KSEO intaglio cui Xografìa; l’ital ha omologato nel suo percorso la letterra x pur non essendo questa contemplata
nell’alfabeto, pertanto destinata a svolgersi in s.
Dissimigliàre con Dissimigliànte che vale “diversità”, viepiù, è composto dal pref DIS negativo e dal lat SIMILIARE, questo
un secondo denm da SIMILIS, cui Simigliàre; con normale passaggio della i in o, si ha Somigliàre con Somigliànza ed i
prefissati Assomigliàre con Assomigliànte e Assomigliànza, Dissomigliàre con Dissomigliànte e Dissomigliànza.
Dal gr PLESION simile-vicino, l’ital conta Plesiomòrfo “di forma simile, vicina a…” questo sovrapposto ad Apomorfo,
Plesiosàuro “simile alla lucertola”.
\ Capo
Prefissi *CAPO CAPI
Il gr conta KEPHALE testa cui il lat CEPHALUS e il percorso ital Cefalèa, Cefalìa (utilizzato in suff) Cefàlico cui la
locuzione anatomica Vena cefalica, Cefalìna, Cèfalo, i composti Cefalalgìa o Cefalgìa (col gr ALGOS dolore) snm di
Cefalea, con Cefàlgico, Cefalòpodi (col gr POUS PODOS piede), Cefalorachidèo o Cefalorachidiàno (col gr RHAKHIS
colonna vertebrale), i prefissati Dicèfalo e Dicefalìa col pref DIS “due volte”, Encèfalo dal gr EN KEPHALOS dentro la
testa cui Encefalografìa ed Encefalogràmma, Metencèfalo (gr META con, dopo) con Metencefàlico, Mesencèfalo con
Mesencefàlico (gr MESOS medio) e Mielencèfalo (con MYELOS midollo) con Mielencefàlico, Olocèfali (Superordine di
pesci) dal lat HOLOCEPHALI con il gr HOLOS tutto. Il composto Bucefalo “testa di bue” (col gr BUS bove) indica il
leggendario cavallo di A. Magno che dodicenne lo avrebbe domato e avrebbe cavalcato nelle future battaglie;
alla morte dell’animnale avrebbe fondato in suo onore la città di Bucefala. Bucephala albeola è il nome lat
scientifico di una sorta d’anatra.
Il termine gr appare in connessione indoeur con il lat CAPUT, svoltosi nell’ital Càpo, questo anche nel senso di “principale”
snm del ricorrente glb Boss dall’ingl BOSS di genesi ol BAAS maestro-zio, cui Bossing, l’omologismo Bossìsmo; l’ingl
conta ancora un ant KIM capo cui l’onomastico Kim.
Dal termine Capo si conta una nutrita serie lemmatica sovente con lenizione, cui Càpa “capo” in volg mer, Capaccìna “mal di
capo” da un accr Capàccia o Capàccio cui anche Capacciòne con il prefissato Scapacciòne e Scapaccionàre (S intensivo),
Capacciùto, Capàrbio, questo influenzato da Capace e Superbio, cui Caparbiàggine, Caparbierìa e Caparbietà; eppoi Capàre
“scegliere capo per capo”, Capàta, il glb sp Capataz “capo”, Capatìna, Capècchio un dim tratto dalla variante CAPITLUM
del lat CAPITULUM “sommità, capo degli alberi”, Capeggiàre con Capeggiamènto e Capeggiatòre, il dim Capètto, Capèzza
dal lat CAPITIUM lenito in Cavèzza cui i prefissati Accavezzàre (AD allativo), Incavezzàre (IN illativo) e Scavezzàre (S
sottrattivo) nel senso sia di “slegare” sia di “rompere” snm di Scapezzare cui Scapezzacòllo, Scavezzatrìce e Scavèzzo “arma
da fuoco” e il composto Scavezzacòllo, eppoi Capezzàle, Capezzièra, Capèzzo e Capèzzolo con l’aggettivo Capezzolàre,
Capitàgna e il corrotto Capezzàgna con il lenito Cavedàgna dal lat CAPITANEA da CAPITIUM estremità, cui la locuzione
Strada capezzagna “stradina inn terra battuta che attraversa una proprietà”; Capitagna è la parte di campo da arare
traversalmente, adiacente alla capezzagna.
Il percorso lemmatico prosegue con gli omn quali l’aggettivo Capitàle “relativo al capo” e fig “principale” cui Capitàle “la
città principale” eppoi Capitàno da CAPITANUM con un fem Capitàna o Capitanèssa, Capitanàto, Capitanàre,
Capitaneggiàre, un medv Capitàneo “titolare di un feudo attribuito dal re”, Capitanerìa, il sostantivo finanziario Capitàle dal
lat CAPITALIS con Capitalìsmo, Capitalìsta, Capitalìstico, Capitalizzàre, Capitalizzàto, Capitalizzaziòne e, in locuzione glb
ingl, Capital amount “l’ammontare del capitale”, Capital budget, Capital gain “guadagno sul capitale”, Capitanàta è relativo
alla Provincia di Foggia, termine sovrapposto a Catapàno dal lat CATAPANUS (pare una metatesi) qui governatore al tempo
dei Bizantini, il cui termine è dal gr-biz KATEPANO capitano tratto dalla locuzione avverbiale KAT EPANO (posto) in
alto; fu Federico II di Svevia che nel dare un riassetto amministrativo alla Puglia, nel 1222 la suddivise in tre regioni, Terra
di Bari, Capitanata e Terra d’Otranto (questa la penisola salentina, ovvero “il tacco d’Italia”).
Nel sett ital, Capitano s’è svolto nel metaplasmo Cattàneo o Cattàno con valore di Valvassore, presente nella cognomastica.
Il percorso continua con Capitàre, Capitàrio, il botanico Capitàto, l’ant imposta erariale Capitaziòne, l’esclamazione Càspita
inc con l’onomatopeico S S meraviglia con Scapitàre e Scàpito, Capitèllo da un dim lat CAPITELLUM di CAPITULUM,
Capìtolo (dal dim lat CAPITULUM di CAPUT) con un desueto e burlesco letterario Capitolèssa, gli omn quali l’aggettivo
eccl Capitolàre, il sostantivo Capitolàre”ordinanza” dal lat medv CAPITULARE dal class CAPITULUM cui il verbo
Capitolàre con Capitolaziòne da CAPITULATIO e da questo l’aggettivo Capitolàre e l’esot franc Capitolàrdo; eppoi
Capitòne “la femmina dell’anguilla” - e quale snm di Alari solo al plur - dal lat CAPITO CAPITONIS accr di testa lenito in
Cavèdano o Cavèdine e nel fig Cavedòne voltosi in “alare” o “piccolo argine”, Capitònidi (Famiglia di uccelli), il botanico
Capitòzza (con Tòzzo “goffo”) cui Capitozzàre, Capitozzatùra e il prefissato Scapitozzàre (S intensivo); termine alieno
l’omologismo Capìvàra o Capìbara “sorta di grosso mammifero” di genesi tupi attraverso il ptg CAPIBARA.
Nel percorso, l’ital conta ancora un accr volg Capòccia e Capòccio con Capocciàta e Capocciòne, Capolìno (infiorescenza),
l’accr Capòne con Caponàggine snm di Testardaggine, i militari Caporàle con Caporalmagiòre con i fig o meno Caporalàto,
Caporalèsco, Caporalìsmo, Capotàre dal franc CAPOTER con Capotamènto rinforzato Cappottàre con Cappottamènto, come
Cappòtta da CAPOTE. Eppoi, Cavadàno “sorta di pesce” lenito dal lat volg CAPITINEM già CAPITO CAPITONIS. Càvo
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questo lenito da CAPUT nel senso di “capo della fune” (omn di Cavo “concavità”), il composto Cavobuòno “cavo per
ghindare”, Civànzo con Civànza da Civìre “provvedere (da parte del capo)” attraverso il franc CHEVIR capeggiare da CHEF
capo cui il glb Chef “capocuoco”. Il franc ant contava CHIEF capo, cui l’omologismo Cèffo “capo d’animale” fig nella
locuzione Brutto ceffo eppoi Ceffòne “schiaffone” con Ceffàta, Ceffonàre e Acceffàre “afferrare con la bocca”; termine
alieno l’omologismo Chefir “sorta di bevanda alcolica” dal turco KEFIR inv attraverso il russo ed infine il franc.
Il franc conta CABLE cavo-fune attraverso il lat CAPULUM cappio, cui Cablàggio da CABLAGE, Cablàre da CABLER,
Cabàto, Cablatòre e Cablatrìce, il glb Cablé “sorta di filato”, Cablografìa con Cablografàre, Cablogràfio e Cablografìsta,
Cablogràmma con l’ipocoristico Càblo, il marinaresco Cablòtto.
L’ingl conta WIRE cavo-filo cui il glb Wireless “senza fili” (mediate onde radio o infrarossi) in concorrenza con il telefonico
Cordless.
La gustosa Scamòrza è una sintesi lemmatica – ipocoristico - che vale “capo mozzato” dal percorso Capomozzàre,
Camozzàre, Scamozzàre, cui Scàmozzolo o Scamùzzolo e Scomùzzolo, e Scamorzàre, questi prefissati S intensivo. Con i
pref, si sono ottenuti i vari Accapezzàre con Raccapezzàre, Decapitàre, Incaponìre, Recapitàre, Scaponìre. Accaparràre è il
prefissato (AD allativo) da Capàrra cui Caparràre dalla composizione Capo con Arra-àrra questo dal lat ARRA garanzia un
ellettico di ARRABO già gr ARRHABON di genesi semitica, cui il pref Inarràre con IN illativo “impegnarsi”; in percorso
Caparròne “imbroglione” omn del volg Caparrone. Accapigliàre è il prefissato di base Capìglia dal volg lat CAPILLIA
questo collettivo di CAPILLUM capello cui Capigliatùra o Capillatùra con Scapigliàre, eppoi Capèllo e Capèlli, che vrs è
connesso alla rad di CAPUT, Capellièra “parrucca”, il fig Capellìna, il dim Capellìno, l’accr Capellòne, Capellùto, la
composizione fig Capelvènere dalla locuzione lat CAPELLUM VENERIS (come i) capelli di Venere, Capillàre “sottile come
un capello” cui Capillarità, Capillarizzàre e Capillarizzaziòne, la composizione Capillìfero, Capillìzio questo snm della
locuzione Cuoio capelluto, Ciùffo o Ciùffolo (di capelli), cui Ciùffa o Ciuffètta e il dim Ciuffìno, è l’omologismo dal long
ZUPFA, questo svoltosi in Zùffa “scontro collettivo-rissa” quale versione fig con i denm Acciuffàre da un Ciuffàre
“prendere per capelli” estesosi nel generico “acchiappare” con l’iterativo Riacciuffàre e Azzuffàre “scontrarsi” (pref AD), da
questo Azzuffamènto e Azzuffatòre. Un ciuffo di capelli posticci è comunemente chiamato Tupè o Tuppè, omologismo dal
glb franc TOUPET, fig “spavalderia”; nel volg esiste un Tuppo per Tupè. Questo termine, nel grande serbatoio indoeur, è
connesso con l’ingl TOP sommità, cui il glb Top “indumenbto femminile”, anche quale suffiso o membro di composti che
esprime valore di superlativo, cui i glb Topweight “peso massimo e, in locuzione Top class “classe privilegiata a bordo degli
aerei”, Top gun “pilota col massimo grado di combattente o lo stesso velivolo” (con GUN canna-pistola-arma), Top price
“prezzo più alto”, il bancario Topo rate “tasso più alto”, Top secret “segretissimo”, Top spin “rotazione verso l’alto”, Top ten
“classifica dei primi dieci” con TEN dieci; qualcuno, prima o dopo, se non è stato fatto, potrebbe coniare l’omologismo
Topàre con Topàto dal senso fig “essere al massimo delle prestazioni”. In fisica Top vale “particella tipo quark” snm del glb
ingl Truth (pron truf) “verità”. Ancora, è apparso l’omologismo Toppìno che vale il dim del glb Top “capo di vestiario
femminile”.
Dalla locuzione lat CAPUT BREVE sommario principale, l’ital ha adottato Cabrèo mappa catastale, attraverso lo sp
CABREO.
CAPUT declinato in ANCEPS ACEPITIS va a formare Ancìpite che composto con AMBI vale bifronte, Bicìpite da BICEPS
BICEPITIS a due capi, Occìpite da OCCIPUT OCCIPITIS che col pref OB vale “controcapo”; col pref PRE, si ha
PRAECEPS PRAECIPITIS a testa in giù-dirupo cui Precìpite con Precipitàre da PRAECIPITARE “cadere con la testa
avanti” e Precipitàto, Precipitatòre, Precipitaziòne, Precipitèvole, Precipitòso e Precipìzio. Eppoi l’anatomico Sincìpite che
col pref corrotto SEMI metà vale “parte superiore del cranio” ovvero il Bregma.
In composizione CAPI l’ital conta Capifòsso o Capofòsso, Capifuòco, Capinèra “sorta di uccello” che vale “dal capo nero”
altrimenti detto Usignolo delle Canarie, Capintèsta, Capiròsso snm di Fischione, Capitecènso, un cittadino censito
unicamente per testa, cioè per la sua sola presenza fisica, essendo un nullatenente.
Una nutrita serie, insomma, in cui CAPO fa da pref 1, quali ancora Capoàrea, Capoàrma, Capobànda, Capobandìto,
Capobàrca, Capobastòne, Capobrànco, Capobrigànte,
Capocàccia, Capocannonière, Capocantière, Capocarcerière,
Capocàrico, Capocàrro, Capocèllula, Capocènso, Capocèntro e Capocentràle, Capochiàtto, Capochiàve, Capocièlo
“baldacchino sospeso”, Capociùrma, Capoclàn, Capoclàque, Capoclàsse, Capoclassìfica, Capocòffa, Capocòmico con
Capocomicàto, Capocommèssa, Capoconvòglio, Capocòrda con Capocordàta, Capocòrso, Capocòsca, Capocròce,
Capocrònaca con Capocronìsta, Capocuòco, Capodànno dalla locuzione Capo d’anno, Capodepòsito, la marinaresca
locuzione Capo di banda, l’artistica ceramica Capodimònte (in produzione dal 1743, ma il termine è datato 1955) dal
toponimo napoletano, Capodipartimènto, Capodivisiòne, Capodòpera dalla locuzione Capo d’opera, Capofàbbrica con
Capofabbricàto, Capofacchìno, Capofamìglia, Capofficìna o Capoofficìna, Capofìla, Capofìtto, Capoflottìglia, Capofrèddo
snm di Soprassàta, Capogabbière, Capogabinètto, Capogàtto, Capogìro, Capogrùppo, Capoguàrdia, Capolavòro, Capolèga,
Capolèpre, Capolèttera, Capolètto, Capolìnea, Capolìsta, Capoluògo, Capomacchinìsta, Capomaèstro, Capomàfia,
Capomandamènto (termine mafioso), Capomanìpolo, Capomanòvra, Capomàstro, Capomènsa, Capomissiòne, Capomòrto,
Capomovimènto, Capomùsica, la locuzione Capo operaio, Capopàgina, Capopàrte, Capopartìto, il clinico Capopàrto,
Capopattùglia, Capopèsca, Capopèzzo, lo squalo Capopiàtto snm di Notidano grigio, il rivoluzionario Capopòpolo snm di
Guidapopolo, il militaresco Capopòsto, il militaresco Caporàncio, l’equino Caporàzza, Caporedattòre, Caporepàrto,
Caporiòne, Caporivèrso, il militaresco Caporònda, Caporovèscio, Caposàla, Caposàldo, l’architettonico Caposcàla, il termine
aeronautico Caposcàlo, Caposcàrico dalla locuzione Capo scarico “individuo allegro”, Caposcòrta, Caposcuòla,
Caposervìzio, Caposestière omologo veneziano di Capoquartière, il marinaresco Caposèsto (con Sesto “curvatura”),
Caposettòre e Caposeziòne, Capospàlla, Caposquàdra e Caposquadrìglia, Capostànza, Capostaziòne, Capostìpite, Capostòrno
(qui Stornare ha un valore di grave patologia per bovini), Capostràda, Capostruttùra, Capotambùro, il musicale Capotàsto,
l’onorifico Capotàvola, Capotècnico, Capotèsta, Capotoràce, Capotòrto “sorta di uccello” snm di Torcicollo omn del noto
disturbo patologico, Capotrèno, Capotribù, Capotùrno, Capouffìcio o Capuffìcio, Capovillàggio, Capovòga, Capovòlgere o
Capivòlgere (con Volgere) cui Capovolgimènto, Capivoltàre o Capovoltàre (con Voltare) cui Capovòlta, Capovòlto,
Termine pseudoetomologico Caporettiàno relativo alla ritirata di Caporetto, questo toponimo presso Gorizia, cui il fig
Caporètto ad indicare una generica sconfitta.
Capocòllo o Capicòllo col prefissato Scapicollàrsi cui Scapicòllo solo nella locuzione A scapicòllo, eppoi Capodòglio o
Capidòglio, dalla locuzione fig Capo d’olio, il cui snm è Fisetère dal lat PHYSETEREM dal gr PHYSETER “canale di
respirazione dei cetacei da PHYSAO io soffio.
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CAPO è utilizzato anche in qualità di suff, donde Accàpo dalla locuzione A capo, Daccàpo dalla locuzione Da capo.
Il fig Caprìccio è da Caporìccio ovvero Capo riccio, cui Capricciòso e i prefissati Incapricciàre, meglio Incapricciàrsi, o
Incappriccìrsi, Scapricciàre (S sottrattivo); Raccaprìccio, con Raccapricciàre, la variante Raccapriccìre, e Raccapricciànte,
deve essere inteso come “far rizzare i capelli per la paura”. Snm di Capriccio o Ghiribizzo è il volg mer Sfìzio attestatosi in
lingua all’inizio del Novecento.
Il termine Capriòlo, con il lenito Cavriòlo o Cavriuòlo, composto da CAPUT e CAPREOLUS, dim lat di CAPREA capra
selvatica, il termine Capòcchia inc con Pannocchia, cui Capocchiùto e il fig Capòcchio con Capocchierìa.
Capitòmbolo, composto dal lat CAPUT col franc TOMBER cadere, cui il denm Capitombolàre e l’avverbio Capitombolòni
sinm della locuzione avverbiale A capitomboli, eppoi Colombo capitolante così indicato per i suoi strani volteggi; dal franc
TOMBER, l’ital ha fatto derivare l’omologismo Tombolàre con Tòmbola (dalla chiusura del gioco “tombola!” che vale
“gioco finito, decaduto”), Tombolàta, Tòmbolo (caduta). Non è difficile credere ad una connessione fig con il tema del lat
TUMBA tomba, nel senso di andare giù. L’omn Tòmbolo (cumulo) è il termine nato dalla sovrapposizione di Tumulo con
Tomba, cui il termine fig Tòmbolo nella filatura snm di Rullo . Quale snm di Tombola, si ricorre a Bìngo, omologismo inv
dall’ingl, d’origine onomatopeica ad imitazione sonora del campanello che va a sostituire l’esclamazione tombola!
Ancora attraverso il franc CADET già guascone CAPDET, dal lat CAPUT, l’ital conta l’esot Cadètto, con Cadetterìa, che
nulla ha di connessione con Accademia, anche se i due termini sono associabili. Cadetto, infatti sta per “capetto”
(secondogenito) che segue il “capo” (primogenito), tradizionalmente vittima del maggiorasco e destinato a frequentare
l’Accademia militare.
In presunta relazione con il termine lat CAPUT-CIPITIS capo-testa, cui CEPA e il dim CEPULLA, l’ital conta Cipòlla –
nome scientifico lat ALLIUM CEPA, trattato come varietà di Aglio - cui la gustosa Cipolla di Tropea, un fig Cèpola “sorta
di pesce” e il prefissato Incipollìre; c’è da aggiungere, in piena correttezza, che il termine Cipolla è di un presunto tema med
KEPA cipolla così arcaico, la cui provenienza linguistica è dispersa nella memoria. Non così per Pòrro, deciso tema med
PORRO preindoeur, dal lat PORRUM cui Porràccio, Porrandèllo, Porrìnae e Porròso. La Cipolla marina è detta Scìlla inv dal
lat SCILLA in connessione col gr SKYLLAROS cui Scillàridi “Famiglia di crostacei”.
\ Dalla buccia di cipolla si ricava un colore rosso per tingere i tessuti. Nella superstizione, la Cipolla protegge dai fulmini \
Sul Capo c’è la Frònte, dal lat FRONS, cui una serie lemmatica quali Frontàle con Frontalità, Frontalìno, Fronteggiàre, eppoi
Frontìno, Frontòne e Frontonàle, il composto Frontespizio o Frontispìzio con il lat SPICIUM del tema di SPECERE
osservare; infine, con i vari pref, Affrontàre, Affrontàbile, Affrontamènto, Affrontàta, Affrontàto, Affrontatòre, Affrontatùra,
e Affrònto, Confrontàre, Confrontàbile, Confrontabilità e Confrònto, Difrònte, Sfrontàre, Sfrontatàggine, Sfrontatèzza e
Sfrontàto.
Frònte è anche fig una struttura avanzata (militare o meteorologica), di confine cui Frontièra questo transitato dal prvz
FRONTIERE cui Frontalière e Frontalièro e Frontièro “ardito” (da Frontiera dove si combatte) sempre attraverso il franc
FRONTIER, eppoi una coalizione politica cui Frontìsmo con Frontìsta.
Una forma espressiva da CAPUT ha condotto a CAPPA berretto in lat tardo, cui Càppa semant “copertura” con il prefissato
Incappàre (IN illativo) anche in senso fig “trovarso in situazione difficile”, il fig Càppa “sorta di mollusco” cui Cappa lunga
o il veneto Capalonga snm di Cannolicchio, eppoi Cappàto, il marinaresco fig Cappèggio con Cappeggiàre, il glb ingl Cap
“mantello con cappuccio”, il composto Cappamàgna dalla solenne locuzione Cappa magna, il glb franc Képi (già nel 1882)
“copricapo militare” già ted svizzero KAPPI dal lat CAPPA, cui gli omologismi Cheppì o Cheppì, eppoi i glb ancora franc
Chaperon (pron scaperò) (adottato dal 1882) per accezione fig “accompagnatori a copertura, a protezione” e Chapeau (pron
sciapò) “cappello” da CHAPE cappa cui i fig omologismi chimici Chaperòne e Chaperonìna (suff ONE e INA).
Il percorso conta Cappèllo con i prefissati Incappellàre (IN illativo) cui i fig marinareschi Incappellàggio o Incappellatùra e
Incappellàta, Scappellàre (S sottrattivo) cui Scappellàta e il fig Scappellòtto (piccola sberla sulla testa nuda) cui
Scappellottàre; un cappellino femminile è chiamato Charlotte in termine glb, in riferimento a Carlotta il personaggio de “I
Dolori del giovane Werther” opera di S. W. Goethe.
Il percorso prosegue con Capperòne “sorta di cappuccio”, Capperùccia, Cappòtto “indumento” ma anche fig “eliminazione
mafiosa del rivale” e “sconfitta al gioco” cui la locuzione fig Fare cappotto corrispondente al franc FAIRE CAPOT e
rintracciabile nel glb ted Kaputt cui Scappottàre (con S sottrattivo vale “evitare il cappotto-sconfitta) ma che pare d’etim
psuedoetim in questo percorso, Cappòtta (transitato dal franc CAPOTE) cui Decappottàre con Decappottàbile ed ancora
Scappottàre o Scapotàre dal franc CAPOTE, Cappùccio cui Cappuccinèsco, Cappuccìno questo anche fig al bar (per il colore
del latte e caffè) e dall’ortolano quale Barba di cappuccino “sorta di insalata”, i fig botanici Cappùccio e Cappuccìna, e i
prefissati Incappucciàre con Incappucciamènto questo anche fig “sorta di patologia del Trifoglio” e Incappucciàto,
Scappucciàre (S sottrattivo) anche fig “inciampare-sbagliare” (cadere e perdere il cappuccio) cui Scappùccio; in percorso,
ancora con i pref, si ha Accappatòio (A allativo) adittato dal 1691, il fig Scappàre (EX CAPPA fuori della cappa) con
Scappamènto, Scappàta e Scappàto, Scappatèlla questo col snm volg Fuitina (la Fuggitìna degli innamorati), Scappatòia, il
composto Scappavìa (sorta d’imbarcazione) con la locuzione A scappavia; fuori percorso Scappìno “sorta di nodo alla
cravatta” da nome del suo ideatore cui la locuzione Nodo alla scappino.
Attraverso l’ingl TO ESCAPE scappare, l’ital conta il glb Escape “tasto per uscire da un programma informatico” con
l’omologismo fig Escapìsmo “scappare dalla realtà”, calco di ESCAPISM e un raro termine da spettacolo Escapologìa cui
Escapòlogo che indica il mago capace di liberarsi da gabbie, manette, catene e così via, insomma come il famoso illusinista
ungherese Harry Houdini pseudonimo di Erich Weiss 1874-1926.
Il termine Capasànta “sorta di mollusco” diffuso nel veneto è la composizione fig di Cappa e Santa, poiché la sua valva era
utilizzata dai pellegrini a mo’ di coppa per bere l’acqua del santuario di S. Giacomo di Compostela; infatti, il mollusco è
anche indicato con Conchiglia dei pellegrini.
Snm di Cappuccio è Cocòlla dal lat CUCULLA già class CUCULLUS cui Cucùllo, donde il toponimo Cocullo fig
“innalzamento del terreno, mucchio”.
In percorso con CUCULLA si conta Còcca “angolo del fazzoletto, punta di freccia” cui Scoccàre, connessi col tema med
KUKKA punta (il cappuccio tradizionale è infatti a punta). Cocca ha i suoi omn nell’onomatopeico Cocca “gallina” e in
Cocca “imbarcazione”.
Snm di Cappotto è Pastràno, con Pastràna e Pastranèlla, dal Duca di Pastrana, in Spagna, che pare l’ideatore così come il
Montgomery, o l’adattamento ital Mongòmeri, dall’omn generale ingl.
Cappa ha un corrispondente nel lat PILLEUS cappuccio, cui Pilèo e il termine botanico Pileorìza questo composto col gr
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RHIZA radice snm di Calìptra dal gr KALIPTO nascondo.
Incrociando il lat CAPITIUM cappuccio con TAPETIA tappeti è sorto Tappezzàre con Tappezzerìa e Tappezzière; Tappèto,
infatti, è dal lat TA(P)PETUM il sing di TAPETIA già gr e d’origine iran, cui Tappetàre e il dim Tappetìno; attraverso il
franc si ha il glb Moquette “sorta di tappeto sintetico” cui l’omologismo Mochètta con Mochettàre, Mochettàto e Moquettìsta
(adottato nel XX sec).
Il gr conta STROMA tappeto o coperta da STRONNYNAI stendere cui l’inv Stròma.
Termine fuori percorso dovrebbe essere Tàppa, dal franc ETAPE deposito, ma tornando all’origine del tema TAPETIA
TAPETUM di Tappeto, nulla vieta però di credere in una connessione indoeur con ETAPE di Tappa, visti in configurazione
di “sosta” e con l’ingl TO TAPE pestare (il terreno durante la sosta). Il mas Tàppo, cui il devb Tappàre, d’altro percorso
semant, discende, quale omologismo, dal got TAPPA, vedi la coincidenza, cui il franc TAMPON tappo svolto nell’ital
Tampòne con Tamponàre, Tamponamènto, Tamponatòre e Tamponatùra; il milanese conta un Tampinà con valore di
“infastidire” cui l’ital Tampinàre “incalzare-tallonare” e nulla vieta di credere in un’associazione fig tra questo e Tamponare,
nel senso che tampinare non è ancora tamponare, ma vicinissimo a farlo. Da Tappo e Tappare, l’ital conta Tapparèlla,
Tappàto, Tappatrìce.
Il siciliano conta Tampasiari “andare in giro a zonzo”, vrs in questo percorso.
Vrs ancora in percorso la corruzione in Tompagnàre cui Tompagnàto, Tompagnatùra e Tompagnaziòne “sorta di muro
(tappo) per chiudere lo spazio tra i pilatsri”
Infine, il long avrebbe mutato TAPPA in ZAPFO, cui l’omolgismo ital Zàffo (per accezione, il tappo delle botti) con Zaffàre,
Zaffàta (odore sgradevole nel togliere lo zaffo), i prefissati Inzaffàre e Inzaffardàre, questo inc con Infardare, l’iterativo
Rizzaffàre.
Dall’ingl PLUG tappo, ancora, l’ital conta l’omologismo Plùgo, metaf “esca artificiale” e il linguaggio glb (informatica)
conta PLUG IN che s’inserisce (come un tappo).
Cappa vale anche per “mantello”, cui Cappèlla, luogo sacro dove in origine era custodita la Cappa, ovvero il mantello di S.
Martino, e il Cappellàno n’era il custode, cui, in locuzione, A cappella “musica per sole voci” e Tempo a cappella snm di
Tempo tagliato in terminologia musicale.
E nel significato di “copertura” sarebbero arrivati Capànna, con il lenito veneto Cavana; l’omn Cavana di voce veneziana
vale “canaletto” dal lat CAVUM concavità. Eppoi Caprùggine (dove s’incastrano i fondi delle botti) e Cabìna, questo un
termine rientrato dopo un’escursione nel franc CABINE (ingl CABIN), cui Gabinètto con la c lenita in g dal franc
CABINET, comunque attinti al tema med KABANNA-KAPANNA capanna riversatosi nel medv CABANNA, al quale vrs è
connesso il vitigno triveneto Cabernet.
Dal lat medv CUPPA, già lat class CAPIS coppa connesso con CUPA botte-tino, e da un tema med KAPA coppa, l’ital conta
Chiàppa “natica” (omn di Chiappa “rupe”) dal lat CAPULA coppa cui Chiappùto col pref Inchiappettàre sia semant che
metaf, eppoi Còppa termine che, tra derivati semant e fig, vale “recipiente-trofeo-borchia” ed anche, col dim Coppìno, snm di
Nuca o Collottola, attraverso il lat CUPA recipiente e fig “carne insaccata”; Còppa è ancora dal gr KOPPA (lettera d’origine
dell’alfabeto fenicio corrispondente all’ital Q). Il percorso prosegue con Coppàia, Coppèlla con Coppellàre e Coppellaziòne,
Coppètta, Coppière, Còppo con Coppàia, il volg Còppola, Cùpola, metaf Cùpo “opprimente, scuro”, Cupolìno, Cupolòne, il
termine archeologico Cuppèlla volg da Coppetta, i composti Cupolìfere o Cupulìfere (botanica), Cupolifòrme snm di
Domiforme; il prefissato Intercapèdine è composto con un CAPEDO recipiente, questo ampliato da CAPIS coppa come
Dulcedo da DULCIS dolce.
Il termine Coppatùra, che indica la pratrica escogitata dai commercianti per celare prodotti scadenti, ponendo in evidenza i
migliori, è dalla locuzione fig volg napoletana ‘n coppa “sopra, in cima”.
Altro termine in connessione è il prefissato Semicùpio “sorta di vasca da bagno con spalliera in maniera tale da poter fare il
bagno seduti”, dal lat da CUPA recipiente.
Dal gr KOTYLE coppa, cui il lat COTTABUS già gr KOTTABOS l’ital conta Cottàbo, un ant gioco con il lancio del
contenuto di una coppa verso il bersaglio, Còtile attraverso il lat COTULA o COTYLA “contenuto di una coppa per misura”
cui Cotilòide o Cotiloidèo: l’omn Còtile quale ellittico di Cotilèdone “foglia embrionale” è dal lat COTYLEDON già gr
KOTYLEDON, cui Cotiledonàre, eppoi Dicotilèdone “pianta o embrione vegetale” e Dicotilèdoni (la Classe) col pref DIS
due volte (due cotiledoni), alla quale appartiene la Famiglia delle Icaninàcee questo omologismo dall’arawak attraverso lo sp
HICACO, e delle Losàcee questo di voce sudamericana; e ancora Monocotilèdone (col pref MONO vale un cotitedone) con
Monocotilèdoni (la Classe) alla quale appartiene la Famiglia delle Ciperàcee dal gr KYPEIROS in ital Cìpero altrimenti
detto Babbagìgi o volg veneto Bagigi, omologismo dall’ar HABB AZIZ mandorla buona, snm di Noccioline americane.
Alla Classe delle Dicotiledoni appartiene ancora la Famiglia delle Pedaliàcee dal gr PEDALION (vrs connesso con il rad
PED di Peduncolo per la loro peluria, la quale tra l’altro secerne mucillagine) della quale appartiene il Sèsamo dal lat
SESAMUM già gr SESAMON d’origine orientale, cui il composto anatomico Sesamòide dalla locuzione gr SESAMOEIDE
OSTEA osso a forma (di seme) del sesamo col suff OEIDES simile a…
Alla stessa Classe appartiene la Famiglia delle Cuscutàcee, la cui etim è medv attraverso l’ar KUSUT, cui Cùscuta “la
pianta” con il prefissato Decuscutàre e Decuscutaziòne.
La Coppa è anche la parte posteriore del capo, donde il termine Accoppàre, nato dalla pratica di uccidere gli animali per la
macellazione.
Termini pseudoetim, gli omologismi Copàive (botanica) o Copàiba o ancora Copàibe attraverso il ptg COPAIBA, Copàle o
Coppàle (resina) dall’azteco COPALLI attraverso lo sp COPAL, Copàta “mandorlato” attraverso l’ar QUBBAYTA cui il
volg pugliese Copeta, Copèco dal ted KOPEJE già russo KOPEJCA “moneta russa”.
1
Quando la composizione lemmatica va al plur, solo il pref CAPO dovrebbe seguire il numero: Capofìla e Capifìla - Capolìsta e Capilìsta Capobànda e Capibànda... ove s'intenda però “capo di...”
Qualora sia invece legato ad un mestiere, andrebbe tutto al plur, come Capocannonière e Capicannonièri (quando la logica indicherebbe
Capocannonièri al sing, poiché sta per “capo dei cannonieri”) e come Capocarcerière e Capicarcerièri. Capocuòco diventa al plur Capocuòchi
(che la logica vorrebbe sing intendendo “il capo dei cuochi”) o Capicuòchi. Capolìsta diventa Capilìsta al mas e inv al fem, le Capolìsta
(quando per via logica dovrebbe essere le Capelìsta). Capoluògo diventa indifferentemente Capoluòghi e Capiluòghi. Non esiste dunque una
regola determinata e questo provoca inquietudine a chi scrive o vuol parlare correttamente. Purtroppo, una lingua può ritrovarsi con parole
consolidatesi anche al di fuori delle regole, imposte o presunte dalla propria logica, privilegiando l’esot.
\ Pellerossa Ficodindia
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Un esempio eclatante di plurale composto è il termine Pelleròssa che al plur assume aspetti diversificati: i Pellerossa (forma
corretta, invariabile), i Pelliròsse (meno corretta), includendo i Pellerosse (scorretto) o altro, secondo le convinzioni di chi
scrive. Il termine, invero, nasce già plur dal franc PEAUX ROUGES le pelli rosse, dunque Pellirosse, e l’equivoco nasce
dalla trasposizione al sing pelle rossa e da qui ancora ad un plur pelle rosse che dimentica quello originale.
Il snm di Indiani per Pellerossa s’è erroneamente attesto poiché, come si sa, C. Colombo credeva, nel fare il giro della Terra,
d’essere sbarcato nelle Indie; oggi identifica i popoli e la cultura precolombianache, discriminandoli in Indiani d’America, o
del desueto Indie Occidentali.
Da questo equivoco è nata la locuzione Fico d’India, pianta delle Cactacee, in realtà importato dall’America Centrale
(Messico), sovente riportato in Ficodìndia col plur Fichidìndia; la sua notorietà mediterranea (avanti il 1547) è dovuta al fatto
ch’era trasprtato sulle navi considerato terapeutico per lo Scorbuto, diffusosi nel meridione d’Italia complice l’occupazione
aragonese-spagnola. Il suo fusto si ramifica in Cladodi, indicati fig con Pàle, termine Cladòdio questo dal gr KLADODES
ramoso da KLADOS ramo; le sue penetranti spine sono invece indicate fig con Glochidi, termine quest’altro Glochìdio dal
gr GLOKHIS punta di freccia. Le bacche del Ficodindia squisitamente carnose sono in loco pugliese classificate fig in
Sulfarìna di colore giallo-arancione (che ricorda il colore dello zolfo), in Sanguìgna di colore rosso-porpora come il sangue, e
in Muscarèdda “piccola mosca” di colore bianco Il Ficodindia è scientificamente indicato con Opunzia ficus-indica dove
Opunzia è un coronimo greco.
\ Decasillabo Endecasillabo
\ Suffisso *MENTE
Avverbio derivato – Avverbio composto - Locuzione avverbiale
La più lunga parola ital è Precipitevolissimevolmènte, di undici sillabe, composta dall’aggettivo Precipitèvole questo col suff
di aggettivo verbale EVOLE, col suff di superlativo assoluto ISSIMO dal lat ISSIMUS (Precipitevolìssimo), seguito dal
secondo suff EVOLE (Precipitevolissimèvole), in aggiunta infine il suff avverbiale di massima parte MENTE dal lat MENS
che dal significato originale di mente s’è attestato fig in modo. Il termine è logicamente virtuale, poiché nessuno si
sognerebbe di inserirlo in una frase se non in lingua parlata e in senso canzonatorio.
Il suff MENTE costruisce un Avverbio derivato ove venga apposto alla forma fem degli aggettivi in o (Vero-VeraVeramente), a quelli in e (Truce-Trucemente) eliminando addirittura la vocale se terminano in le o re ( Facile-Facilmente /
Popolare-Popolarmente); oltre all’Avverbio derivato, dunque, l’ital conta Avverbio composto (Infatti) e Locuzione avverbiale
(A soqquadro). Sovente, una locuzione avverbiale si tramuta in avverbio composto (Tutt’al più-Tuttalpiù)
Precipitevolissimevolmente è dunque un Endecasìllabo, un termine composto dal gr HENDEKA undici con SYLLABE
sillaba, più corrente per definire un verso di undici sillabe (Ge-nu-flès-so sul grèm-bo del-la tèr-ra da “Nuovo argine”
SA ). L’Endecasillabo è la massima lunghezza di un verso, oltre alla quale si ricadrebbe nei segmenti di narrativa poetica, che
non è poesia. Tra gli endecasillabi, si conta il Falècio, altrimenti detto Falècio o Falèucio o ancora Falèuco, dalla locuzione gr
PHALAIKEION METRON “il metro poetico ideato dal poeta Falecio”.
Nel percorso, l’ital conta Endecacòrdo (col gr KHORDE corda vale “arpa” a undici corde), Endecaèdro (col gr HEDRA
sedia-base svoltosi fig in “faccia geometrica”), Endecàgono (col gr GONIA angolo).
L’endecasillabo ha una sillaba in più rispetto al Decasìllabo questo di dieci sillabe (Par-ve la gior-na-ta del giu-di-zio da “I
crani vuoti” SA), composto col gr DEKA DEKADOS dieci, cui il lat DECAS DECADIS e il percorso ital di derivati e
composti quali Dèca, Decacòrdo (col gr KHORDE corda vale “arpa” a dieci corde)), Dècade con Decadàle e Decàdico,
Decaèdro (col gr HEDRA sedia-base svoltosi fig in “faccia geometrica”), Decàgono (col gr GONIA angolo), Decagràmma o
Decagràmmo, Decàlitro, Decàlogo, Decarchìa, Decàstico (col gr STIKHOS verso vale componimento di dieci versi),
Decàstilo (col gr STYLOS colonna), Dècathlon o Dècatlo con Decathlonèta (col gr ATHLON gara), Declatèta (con Atleta);
eppoi Decèmviro con Decemviràle e Decemviràto (col lat VIR uomo), Decennàle con Decènne e Decènnio (col lat ANNUS
anno) tutti questi attraverso il lat DECEM dieci cui ancora il cardinale Dièci con Decàna, Decània, Decàno e Decanàto cui la
locuzione Decano dell’umanità (il più vecchio in vita al mondo), Decìle, Diecimìla (con il lat MILIA migliaia), Diecìna o
Decìna e Diecìno (dall’tal Dieci), attraverso il lat DECIMUS di DECEM cui Decìle, Dècima dalla locuzione lat DECIMA
PARS con Dècimo, Decimàle, Decimalizzàre, Decimàre con Decimaziòne e Addecimàre.
\ La Decima è un’eredità di ant storia. Tra gli ebrei era per legge la decima parte del raccolto da erogare alla trbù dei Leviti, tra i romani la
decima parte dei prodotti dell’agro pubblico da consegnare allo Stato, tra i cattolici, infine, era la decima parte del reddito dovuta alla
Chiesa.\
Il Decumàno dal lat DECUMANUS era il soldato della decima legione, oppure l’appaltatore della Dècima, questo dal lat
DECUMA “decima parte dei prodotti agricoli” pagati a Roma dai siciliani, ma è più noto come la linea stradale est-ovest
negli accampamenti e nelle città, che incrociava il Cardine, cui la Porta decumana, principale rispetto alla Porta pretoria
La locuzione Onda decumana o Flutto decumano identifica oggi la decima onda, che sarebbe la più impetuosa rispetto alle
nove precedenti.
Decùria era una suddivisione amministrativa e militare romana “dieci cittadini” cui Decurionàle, Decurionàto e Decuriòne.
Infine, tramite il pref DECI decima parte, le composizioni quali Decibèl 1, Decìgrado, Decigràmma o Decigràmmo, Decìlitro,
Decìmetro, eppoi Deciprìmo, Decimosecòndo, Decimotèrzo o Terzodècimo… questi con valore di Undici, Dodici, Tredici...
1
Bèl è l’unità di misura adimensionale per potenze, il cui simbolo è B, ed esprime il logaritmo di base 10 tra il valore da misurare e quello di
riferimento; in acustica è il logaritmo di rapporto tra l’intensità di un suono e quella di riferimento utilizzato in Decibel (dB).
\ Fitto Frequente Scalfire Scaltro Caustico
Infissazione Suffissazione
Il lemma Fìtto (sostantivo ed aggettivo, con valore di “fissato, elementi assai ravvicinati-incomprensibile -inesistentefrequente-immerso-termine araldico, ellittico di Affittato”), con Fìtta, Fittàbile, Fittaiòlo o Fittaiuòlo, Fittàre, Fittàvolo (snm
di Affittuario, Conduttore e Locatario), Fittèzza, Fittòne con Fittonànte, il composto Fittacàmere, è dal lat FICTUM Pp di
Fìggere dal lat FIGERE fissare-inchiodare, da rad DHIGW, cui i prefissati Affìggere con Affissiòne e Affìsso (in
morfololgia, gli Affissi identificano Prefissi, Suffissi e Infissi), Affittàre con Affittànza ed Affìtto nel senso di “fissato” cui
Affittuàrio (snm di Conduttore, Fittavolo e Locatario), Affittìre con Infittìre, Defìggere con Defissiòne con cambio di pref da
Affiggere, con l’omn Defissiòne “artificio di magia” da DEFIXIO di DEFIGERE configgere, Ranfittìre, Rinfittìre e Sfittìre
da Fitto “estrememente ravvicinato”, Infìggere con Infissaziòne e Infìsso.
In linguistica, Infìsso è il morfema che, a differenza del Prefisso e Suffisso o Desinenza, che si saldano rispettivamente
all’inizio e alla fine di un lessema, viene in esso interposto, nella sua radice; ne è ricco il gruppo ugrofinnico le cui lingue
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sono appunto identificate “agglutinanti”. Nella lingua lat, dalla rad IUG cui IUGUM e l’ital Giogo, si è ottenuto IUNGERE
con l’inserimento dell’infisso nasale n, cui l’ital Giungere. Nella lingua italiana l’Infissazione è utilizzata nella terminologia
chimica (ET che vale Etile in Fenetidina) oppure in termini iterativi quale Baciucchiare da Baciare)
Il percorso prefissato prosegue con Confìggere con Confìtto dal valore di “conficcare” cui l’opposto Sconfìggere (S
sottrattivo) “sconficcare” omn di Sconfiggere “abbattere”, Prefìggere con Prefìsso dal Pp lat PRAEFIXUS cui Prefissàle,
Prefissòide, Prefissàre (omn-snm di Prefissare da Fissare) e Prefissaziòne (composizione di un lessema con un prefisso);
infine Trafìggere con Trafìtta, Trafittìvo e Trafittùra. Il percorso continua con Fìbula (omn di Perone in anatomia) cui
Infibulàre con Infibulamènto, Infibulaziòne, Infìbulo e la sua mutazione in Fìbbia dal lat FIBULA (simile alla mutazione di
Coppia da COPULA, Rabbia da RABULA) tratto dal nome di strumento FIVIBULA di FIGERE, cui i prefissati Affibbiàre
snm di Appioppare con Affibbiàto, Affibbiatùra e Sfibbiàre con Sfibbiatùra, Ficcàre questo dall’intensivo FIGICARE con
Ficcànte, il glb Fiche “gettone da gioco-chiodo da conficcare-tagliando bancario” attraverso il franc FICHER fissare-gettare
addosso cui ancora un Fichu “scialletto” (pron fisciù) con l’omologismo Fisciù, il prefissato Conficcàre con Conficcàto,
l’iterativo Rificcàre, l’opposto Sconficcàre con Sconficcamènto e Sconficcàto (S sottrattivo), i composti fig Ficcanàso e
Ficcanasàre; eppoi Fìsso dal lat FIXUS cui la variante Fìso da un Fisàre e vrs Fìsima “idea fissa”, il denm Fissàre con
Fissàggio, Fissatìvo, Fissàto, la locuzione Fissato bollato, Fissatòre, Fissaziòne, Fissìsmo, Fissìstico Fissità, la locuzione
Fisso mobile e il prefissato Prefissàre (omn-snm di Prefissare da Prefisso), ancora, con i pref, Antefìssa dal lat ANTEFIXA
(neutro plur), Sfissàre (S sottrattivo), Soffìtta con Soffìtto, Soffittàre e Soffittatùra da SUFFICTUM Pp di SUFFIGERE
appendere sotto col pref SUB, Suffìsso dal lat SUFFIXUS ovvero SUB FIXUS, cui Suffissàle con Suffissàre, Suffissòide col
suff OIDE “somiglianza” e Suffissaziòne (composizione di un lessema col suffisso) cui Suffissazione nominale (Bellezza da
Bello), Suffissazione aggettivale (Macchinoso da Macchina), Suffissazione deverbale (Lentamente da Lento). I Suffiisi,
pertanto, si dividono in Suffissi alterativi (diminutivi, accrescitivi…), Suffissi derivativi (aggettivali, avverbiali, nominali e
verbali o deaggettivali, deavverbiali, denominali e deverbali).
Fitto può essere snm di Frequente e di Sovente; Frequènte è dal lat FREQUENS spesso, fitto Ppres di un FREQUERE, cui
Frequentàre, Frequentàbile, Frequentatìvo, Frequentàto, Frequentatòre, Frequentaziòne, Frequènte, Frequènza con
Frequenziàle, il composto Frequenzìmetro o Frequernziòmetro, la locuzione elettromagnetica Onde a modulazione di
frequenza. Sovènte è dalla composizione lat SUB INDE subito dopo; dal lat INDE l’ital ha ricalcato l’avverbio Indi-ìndi in
connessione con l’avverbio e congiunzione UNDE da dove, entrambi in relazione con la locuzione lat EX EO, quest’ultimo
(EO) prima persona singolare presente del verbo IRE andare.
Scalfìre, con un Scalfìggere, è connesso col gr SKARIPHDOMAI dalla rad DHIGW, passato nel lat volg SCARFIRE
variante di SCARIFARE incidere cui Scalfìto o Scalfìtto e Scalfittùra. Esplicitamente dal gr è pervenuto Scarificàre dal lat
SCARIFICARE con Scarificaziòne e il fossile lemmatico Scarifìcio, cui Scalficcàre questo un inc con Ficcare e Scarificare.
Scalfire è l’effetto su una pietra focaia dell’azione di strofinare, pertanto non è inverosimile una connessione con la rad base
SK di SKWENTH scintilla o S-KAND ardere omonima di SKAND salire, forse fig dal fatto che le fiamme e fumo salgono;
viepiù, la rad di Caligine (fumo) è KAL, un tema rad che può aver connessione con Scarlàtto dal lat SCARLATUS, già ar
SAQIRLAT, cui Scarlattìna, Scarlattinifòrme e Scarlattinòso, fig dal colore rossastro che ricorda il fuoco. Nel volg mer,
Scarfare sta per “scaldare” da un ant Scalfàre cui Scalfaròtto o Scalferòtto; non è spontaneo credere in una connessione con il
long FALKAN togliere cui l’omn omologismo Scalfàre (S intensivo) quale termine di sartoria.
Dal lat tardo CANTERIRE è pervenuto Calterìre verbo denm da Cauterio attestatosi in bruciare cui Scaltrìre con Scàltro
(pref S intensivo) “bruciare del tutto” eppoi attestatosi fig in “divenire esperto del tutto”. Da KAO brucio, l’ital conta Cautère
o Cautèrio, con Cauterizzàre e Cauterizzaziòne, dal lat CAUTERIUM già gr KAUTERION cui ancora Càustica, Càustico lat
CAUSTICUS, gr KAUSTIKOS bruciante cui Causticàre, Causticaziòne, Causticità, i composti Caustificàre con
Caustificaiòne, Criocautère o Criocautèrio (col pref CRIO gelo); il lemma Càlta “sorta di pianta palustre” è dal lat CALTHA
già etrusco CAUTHA, il Dio del sole.
Inchiòstro dal prefissato gr ENKAUSTON cui il lat ENCAUSTUM e l’ital Inchiostràre, Inchiostratòre e Inchiostraziòne.
La locuzione Inchiostro dei sette gioielli è una particolare miscela di sette componenti pregiati storicamente adottata in
oriente per elaborare manoscritti di valore. La locuzione fig Mal d’inchiostro è una sorta di malattia delle castagne.
\ Il Test di Rorschach in psichiatria consiste far “leggere” al paziente delle macchie d’inchiostro su apposite dieci tavolette \
Occorre una sosta sul termine Inchiostro dal lat EN-CAUSTUM, che vale “di un colore come se fosse bruciato dentro” dal gr
KAUSTIKOS, con un raro suff STRO, che ritroviamo in Registro dal lat REGESTA, in Ginèstra dal lat GINESTA questo
con Ginestrèlla, Ginestrìno e Ginestròne; Ginestra possiede un complanare tema med NEPA ginestrone, cui Nèpa e Nepetèlla
o Nepitèlla o Nipitèlla.
Il suff STRO si ritrova ancora in Giòstra dal franc JOSTE devb di JOSTER dal lat volg IUXTARE appressarsi cui Giostràio,
Giostrànte, Giostràre e Giostratòre. Dal prvz ant BEORT giostra derivato da BAGORDAR, l’ital ha ricalcato l’omologismo
Bagòrdo, meglio Bagòrdi, con Bagordàre; in vrs connessione il termine Bagònghi “nano da circo” generalizzato in “individuo
sgraziato”.
\ Mantello Berretto Giaccone
Mantèllo, invece, è dal tema med MANTA cui il lat MANTELLUM estratto dal lat tardo MANTUS, l’ital Mantellàre
(aggettivo) con Mantellàta, Mantellàto, Mantellètto e Mantellìna, Mànto ed il verbo in senso fig Smantellàre. L’Astenosfera,
lo strato di roccia che ricopre la terra, è definita fig Mantello. Esiste anche un Mànto chre vale “molto”, dal franc MAINT un
inc sintetico dalla locuzione lat MAGNUS TANTUS. In Spagna esiste MANTILLA, donde la nostra Mantìglia. Da Manto
(indumento), oltre a Mantello, sono derivati i snm Màntaco e Màntice dal lat MANTICA, che in origine stanno per “sacco”,
quindi una copertura. La voce fem Manta, che sta per “coperta” (come quella da letto), è ancora ricorrente nel volg mer.
Mànta è anche il grande pesce dei Mobùliti (la Famiglia, dal lat MOBULIDAE ma di genesi caribica) di forma romboidale, il
cui nome è fig connesso con Manta-Manto.
Alieni in questo percorso Mantèca, cui Mantecàre e Mantecàto, dallo sp MANTECA inv dal tema med MANTEKA burro e
una ricetta veneta è il Baccalà mantecato, eppoi il termine matematico Mantìssa, inv dal lat MANTISSA che vale “aggiunta”
e che vanta un rad antichissimo, dall’etrusco. Baccalà è l’omologismo dall’ol KABELJAU svoltosi in metatesi BAKELJAU e
attraverso lo sp BACALAO.
Il gr conta KHLAMYS sopravveste passato nel lat in CHLAMYS CHLAMYDIS cui l’ital Clàmide “manto-mantello
(simbolo d’autorità)” adottato in botanica con Clamidàto questo con valore “fornito di perianzio”, opposto a Aclamidàto
questo da Aclàmide prefissato A privativo; eppoi Clamìdia (Generi di batteri) e Clamidiàcee (la Famiglia), Clamidiòsi (suff
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patologico OSI) e Clamidospòra.
Dal lat SAGUM mantello, il franc ha coniato SAIE cui l’ital Sàia, con una variante Sàglia, Saiètta, Sàio con Saiòne, mentre
dal tema med TABARRO cui il lat TABAE, l’tal ha ricalcato Tabàrro con un eccezionale suff euro-africano ARRO omn del
suff peggiorativo mer come in Bizzarro, di presunta connessione.
Dal lat BIRRUM rosso per il colore del mantello, dal gr PYRROS, di tema med BIRRO mantello il prvz ha tratto BERRET,
cui l’ital Berrètto o Berrètta e, col cambio di suff, un Berriuòla “berretta papalina”, eppoi il prefissato Sberrettàrsi e
Sberrettàto; il basco conta lo specifico BOINA berretto cui inv in ital (esotismo).
Birràcchio “ giovane vitello nato prematuro e per il colore del manto” e il sopravvissuto Bìrro “mozzetta” ovvero “copricapo
vescovile”; in percorso fig e non, Birràglia con Sbirràglia, Birrèsco con Sbirrèsco, Sbìrro e Sbirreggiàre.
Snm di Sbìrro è Berrovière o Birrovière, omologismo dal franc BERRUIER, questo demotico della provincia di Berry donde
provenivano coraggiosi cavalieri, cui Berrovàglia, Berroverìa.
Giaccòne, infine, è l’accr di Giàcca, a sua volta coniato con i dim Giacchètta e Giacchètto, omologismo dal franc
JACHETTE, attinto all’ar SHAKK, cui l’ital Giàco “maglia d’acciaio d’uso bellico” dal franc JAQUE. Una diversa ricerca, a
ogni buon conto, vuole che il termine sia stato in realtà ispirato dall’indumento che indossava abitualmente un certo
Giacomo, ovvero JACQUES, lo stereotipo del contadino. Da qui l’appellativo di Giacobìni, cui Giacobinìsmo, dal loro club
sorto nel convento di S. Giacomo, in lat JACOBUS, eppoi Giacobìta quale amico e fautore del rientro dell’esiliato Giacomo
II Stuart eppoi dei suoi discendenti. Giacòmo è ancora nella locuzione Far giacomo giacomo (già dal XVII sec) in riferimeno
alle gambe traballanti, vrs una sovrapposizione onomatopeica ad una espressione fig relativa ad un Giacomo che incedeva in
tale maniera. Giaconètta, invece, che sta per “tessuto leggero di cotone” è l’omologismo dal franc JACONAS questo coniato
dal toponimo ind Jagannah.
Dal franc PALETOT, un calco dell’ingl PALTOK giacca corta, l’ital conta l’omologismo Paletò e Paltò, i quali non hanno
nulla del termine Paltonière, con Paltòne, dal franc PAUTONIER servo-individuo senza pregi, questo vrs connesso fig (e
offensivo) col tema med Palta “fango” o a questo sovrapposto.
Sorta di abito con giacca corta è la Marsìna, termine in onore del conte belga J. De Marsin (1601/1673), il cui corrispondente
è l’ingl FRACK già franc FROC e l’omologismo itera Frac.
\ Falisci Etruschi
La lingua Falìsca, molto vicino al latino, era parlata dagli etruschi Falisci, un popolo italico che occupava la regione
ETRURIA o TUSCIA, cui il toponimo Etruria o Tuscia eppoi Tusci. La Tuscia, in origine l’Etruria meridionale,
corrispondeva all’attuale territorio del viterbese. Il loro fulcro nazionale era Falerii, dove oggi sorge Civita Castellana (Vt).
Nel 241 aC furono sottomessi da Roma e la loro capitale distrutta. Un esempio di lemmi falisci, che sarebbero risuonati nel
lat, riversandosi nell’ital, comprovando l’immenso patrimonio indoeuropeo, è in MAATIR, cui MATER e Madre, in
PUKLUM cui PULCHER grazioso-bello e Pùlcro con Pulcritùdine e Appulcràre “abbellire” (pref AD).
Gli Etruschi, che i colonizzatori greci chiamavano Tirreni, i TYRRHENOI e i TURSCOS cui il popolo Tosco, ovvero i
Toschi o Etruschi, con Toscana e Toscàno, l’onomastico Tosca da TUSCUS toscano, costituivano una straodinaria civiltà di
gente italica maturata con la cultura importata da immigrati orientali, una stirpe proveniente dalla Lidia, in Anatolia.
Questa provenienza turca pare avvalorata da un esame del DNA effettuato tra cittadini toscani (Volterra) e anatolici.
Successivamente avrebbero subito l’incalzante influsso magnogreco, smarrendo così la loro orientalizazione, ma
influenzando la nascente civiltà di Roma.
Il magistrato etrusco era indicato con Lucumòne attraverso il lat LUCUMO LUCUMONIS cui Lucumonìa “la carica” (suff
MONIU ciò che compete”).
Altro raro snm di Etrusco è Rasènio (diffuso nel XIX sec) relativo a Rasenna “civiltà etrusca”.
PENA PENE PENATI
PENA
Pèna, dal lat POENA, traslitterato dal gr POINT e questo da K(W)OINA prezzo con rad L(W)EI pagare di aree
iran, slava, bal. Certamente sono in connessione con l’ancor più ant indoeur DA(P-NO) cui lat DAMNUM
danno. Oggi, semant, il Danno è un sacrificio arrecato a se stesso o ad altri, astratto o concreto. Pena, rispetto a
Danno, ha seguito un secondo percorso, che lo ha trasformato in multa, punizione, sentenza... cui la locuzione
Pena capitale snm di Condanna a morte, ma anche in sofferenza nell’accezione plur Pène. Derivati: Appèna
(congiunzione o avverbio) questo saldatura della locuzione A pena da A mala pena cui Malapèna, Penàce, Penàle
con Penalizzàre e Penalizzaziòne, Penalità, Penalìsta (avvocato) con Penalìstico, Penànza, Penàre; Penalty è
l’esot in ambito sportivo, che indica un calcio di punizione o di rigore, miracolosamente in disuso. In percorso, il
verbo Punìre con Punibilità, Punitìvo, Punitòre e Puniziòne; col pref IN privativo si ha Impùne, Impunità.
Termini pseudoetim Punicàcee (Famiglia botanica cui il Melograno) connesso con Punicèo, questo dal lat
PUNICEUS già gr PHOINIKEIOS rosso scuro, eppoi Pùnico dal lat PUNICUS relativo ai Poeni “cartaginesi”
cui, di scolatica memoria, la locuzione Guerre puniche.
In ar SHAQ vale Pena, d’origine onomatopeica, donde gli omologismi Acciaccàre, Acciaccamènto, Acciaccàta,
Acciaccàto, Acciaccatùra e Acciàcco questo attraverso lo sp ACHAQUE “malattia abituale” cui Acciaccòso.
\ La Funzione della Pena è oggetto di annosi dibattiti nel diritto penale e se ne interessò Beccaria, in quel suo indimenticabile trattato che
sconvolse ogni logica dei tempi relativa alla vendetta di stato, questo un retaggio della vendetta dei padroni. Le teorie moderne hanno
sempre fatto capo a tre concezioni fondamentali: 1. Pena quale retribuzione per l’illecito commesso. 2. Pena quale intimidazione allo scopo
ultimo di prevenire altri reati. 3. Pena quale strumento correzionalistico \
PENE
Pène, dal lat PENIS, originariamente coda-appendice, in riferimento al membro maschile, ampliato da PES, cui
Pènico e Penièno, che riappare nella forma PESOS in sct e gr. Dalla funzione naturale dell’introduzione del
Pene, è derivato in connessione Penetràre dall’avverbio lat PENITUS addentro, cui Penetràbile con
Penetrabilità, Penetràle, Penetramènto, Penetràmetro (strumento per misurare la sensibilità radiografica),
Penetrànte, Penetrànza (geneticamente è la frequenza con cui un gene dominante si manifesta), Penetraziòne,
Penetratìvo, Penetratòre, ma anche, sorprendentemente, Penicillìna questo dal lat scient PENICILLIUM,
232
denominazione di un genere di funghi derivata dal lat class PENICILLUM, dim di PENICULUS piccola
spazzola o meglio a forma di piccola coda (PENIS) cui Penecillinàsi o Penecillàsi (suff medico ASI), Penicìllio
(Genere di funghi), Penicìllo “pennello” con Penicillàto. In percorso i prefissati Compenetràre cui
Compenetràbile con Compenetrabilità, Compenetràto e Compenetraziòne (CUM associativo), Impenetràbile e
Incompenetràbile (IN negativo).
Da PENIS, il lat volg ha tratto PEDINUS, cui Pènero e Peneràta (estremo filo dell’ordito e l’insieme d’essi per
conformare la frangia), Pennècchio “codino” dal dim lat PENICULUM fatto incrociare con Penna, Pennèllo
“strumento per pitturare - sottile fascio di luce - breve argine - ancorotto” (omn di Pennello “bandiera”) dal volg
PENELLUS quale dim di PENIS “coda” sovrapposto a Penna cui Pennellàre, Pennellàta, Pennellatùra,
Pennelleggiàre, il prefissato marinaresco Appennellàre “legare a un ancorotto”, il fig Pennellèssa e Pennellifìcio.
In connessione, Penèidi (Famiglia di crostacei) relativo a PENEUS, il dio fluviale dell’idronimo Peneo (vrs nel
senso di acqua che scorre e penetra lungo il terreno), e Penèio che sarebbe snm di Alloro in riferimento a Dafne,
figlia di Peneo, tramutata in alloro.
Pene (adottato dal XVIII sec) ha il suo snm in Fàllo questo adottato dal 1630 (omn di Fallo “errore”) è dal lat
tardo PHALLUS dal gr PHALLOS, connesso col tema della rad DHE di Fecondità, cui Fallàcee (Famiglia di
funghi), Fallocèfalo (snm di Testa di fallo o Testa di cazzo in locuzioni offensive), Fallocèntrico con
Fallocentrìsmo, Fallocrazìa con Fallòcrate e Fallocràtico, un Itifàllo, con Itifàllico, composto col gr ITHYS dritto
per accezione “simulacro fallico” cui Falloforìa “processione col simulacro del fallo” questo composto col suff
FORIA dal gr PHERO portare, come in Euforìa “che si porta bene”, questo col pref gr EU bene, cui Eufòrico,
Euforizzàre, Euforizzànte e Euforizzaiòne; eppoi Fallòide e Falloidèo (suff OIDE somiglianza), Falloplàstica.
Il Pene dà l’idea immediata dell’introduzione, mentre il Fallo quella della simbologia del potere maschile, quindi
l’ital conta Penetraziòne e Fallocrazìa con Fallòcrate.
Il composto Ithyphallofobìa (con ITHYS dritto), italianizzato Itifallofobìa indica il panico di vedere o di
mostrare il pene in erezione.
La parte terminale del Pene è il Glànde, lat GLANS GLANDIS ghianda di rad GELE globulo, cui, in
complanare, Ghiànda, Ghiandàia “sorta di uccello” detto anche Pica o Gazza, Ghiandàio, Ghiandàtico o
Glandàtico, Ghiandìfero, Ghiàndola o Glàndola e Glàndula con Ghiandolàre o Glandolàre e Glandulàre,
Ghiandolòso o Glandolòso e Glandulòso, Ghiandòne, Glandìfero,. Da una specifica rad NGWEN ghiandola, il
lat ha ottenuto INGUEN, cui Inguine-ìnguine con Inguinàle; il gr conta lo specifico ADEN ghiandola cui
Adenìna, Adenìte, Adenòidi con Adenoidèo, Adenòma (suff patologico OMA) e il pref ADENO per
composizioni quali Adenocèle, Adenoidectomìa, Adenopatìa, Adenotomìa, Adenivìrus con Adenoviròsi. Dal gr
BALANOS ghianda-glande l’ital conta Balànico e Balanìte (suff medico ITE) relativi al Glande, i fig Balàno
“crostaceo” cui Balànidi (la Famiglia), Balanìno “sorta di coleotteri”,’omn Balanìte “sorta di alberello” relativi a
Ghianda; eppoi Mirabolàno o Mirobalàno o Mirobolàno “sorta di susino” e fig “spaccone” cui Mirabolànte, dal
gr MYROBALANOS composto col gr MYROS unguento, attraverso il franc MYROBOLAN già lat
MYROBALANUM,
Termini pseudoetim il minerale Balàscio o Balàsso “sorta di spinello” omologismo dall’ar BALAKHSH relativo
al toponimo BALAKHSHAN, eppoi Balàta “materiale gommoso” omologismo di genesi tupi attraverso lo sp
BALATA.
Il Pene è lo strumento naturale per Fornicare. Il verbo Fornicàre, adottato nel linguaggio cristiano, è il denm da
Fòrnice, dal lat FORNIX arco, volta; Fornice è snm di “sotterraneo”, dove appunto operavano le meretrici. In
anatomia, Fornice è fig la formazione simile ad arco, vedi il Fornice oculo-palpebrale. Dall’inc di FORNIX con
FORMUS caldo l’ital conta Fòrno da FORNUS, la cui apparizione risale ai tempi dei Faraoni. A Gerusalemme
c’era l’usanza di assegnare interi quartieri ai Forni pubblici. Fu Roma, tuttavia, che fondò e incrementò
l’Industria della panificazione.
Il percorso prosegue con il prefissato Infornàre con Infornàta e Infornatòre, un desueto Soffornàto con valore di
“incavato” (pref SUB-SO sotto), il composto Infornapàne “la specifica pala”; eppoi ancora Fornàce, con una
variante Fornàcchia dal dim lat FORNACULA, Fornaciàio, Fornaciàta, Fornàio o Fornàro con i propri dim
Fornarètto e Fornarìno, Fornàta, il dim Fornèllo con Fornellàta e Frugnòlo o Frugnuòlo da un precedente
Fornuòlo “lanterna da caccia” dal volg FURNIOLUM questo dim di aggettivo da FURNUS cui Frugnolàre e
Frugnolatòre, eppoi il prefissato Infornaciàre con Infornaciàta. A sua volta, FORMUS inc con FORCEPS
tenaglia ha prodotto Fòrcipe. I romani celebravano i Fornacàlia, festeggiamenti in onore di Fornax, la dea del
fornello. Ancora, dal lat PRISTINUM forno quale “panetteria” (annesso quindi al mulino), l’ital conta Prestìno o
Pristìno (già dal 1500) con Prestinàio o Pristinàio dal lat PISTINARIUS volg PRISTINARIUS, attraverso il volg
milanese Prestin, veneto Prestiner “panettiere”.
Il verbo Fornìre, con Fornìbile, il prefissato Rifornìre con Rifornìto, Rifornimènto e Rifornitòre, è dal franc ant
FORNIR e nulla osta credere ad una connessione rad con il lat FORNUS nel senso di riempire il forno-avere il
forno pieno, successivamente attestatosi nel generico significato corrente.
Il franc del XV sec ha ancora LIVRER fornire, cui LIVREE e l’ital Livrèa che sta per veste fornita (al
domestico).
La rad di FORNIX-Fornice è DHER solido, la stessa che, successivamente ampliata in DHER-MO, avrebbe
portato a Fèrmo da FIRMUM stabile col denm FIRMARE di derivazione fig dal lat FERRUMEN saldatura a
fuoco, cui Firmàre col devb Fìrma eppoi Fermàre con Fermàta, Fermàto, Fermatùra, Fermèzza, Fermàglio
atraverso il prvz FERMALH già dim lat FIRMACULUM, i prefissati Affermàre, Affermatìvo e Affermaziòne,
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Confèrma e Confermàre, Confèrva (alga) e Infermàre, Infermerìa, Infermità, Infermière, Infèrmo, Infirmàre,
questi dal lat INFIRMARE indebolire, composto dal suff di negazione IN e FIRMUS fermo fig sano, l’iterativo
Rifermàre, Soffermàre, i composti Fermacalzòni, Fermacampiòne o Fercampiòne (snm di Fermaglio),
Fermacapèlli, Fermacàrro, Fermacàrte, Fermacravàtta o Fermacravàtte, Fermanèllo, Fermapàlle, Fermapièdi,
Fermapòrta o Fermapòrte, Fermascàmbio o Fermascàmbi snm di Fermadeviatòio, Fermatovàglie, Fermopòsta.
In ingl TO STOP vale fermare, cui i glb Stòp, Stopover “fare tappa”, Stopper (snm marinaresco di Arrestatoio),
e Nonstop dalla locuzione ingl NO-STOP “senza sosta”, gli omologismi Stoppàre (omn di Stoppàre da Stoppa),
Stoppàta, Stoppatòre.
La stessa radice DHER solido, ampliata diversamente, avrebbe condotto ancora al lat FORTIS già FORCTIS, cui
Fòrte sia aggettivo sia sostantivo tratto dalla locuzione Luogo forte (fortificato), Fortemènte, Fortèto, Fortèzza,
Fortìccio, Fortièra, Fortificàre con Forticàbile, Forticamènto, Fortificànte, Fortificatìvo, Fortificatòrio e
Fortificaziòne, Fortìgno (relativo al sapore o all’odore), Fortilìzio attraverso il prvz FORTALEZA eppoi franc
ant FORTALECE, Fortìno, il superlativo assoluto Fortìssimo, Fortitùdine, Fortòre (questo anche idronimo di un
fiume meridionale); termine alieno adottato in informatica, l’omologismo Fòrtran (dal 1967) questo ellittico
dalla locuzione ingl FORMULA TRANSLATION “traduttore di formule”
L’ingl conta STRONG forte di origine indoeur vrs di sperduta connessione con Stròngilo “parassita intestinale”
già dal gr STRONGYLOS rotondo cui Strongìlidi (la Famiglia), supponendo per la proprietà di una “forte
persistenza”,.
Il percorso dalla rad DHER continua con Fòrza dal lat FORTIA plur di FORTIS, cui Forzàglia, Forzàre, Forzàto,
Forzière, Forzùto e, con i pref, Afforzàre (AD allativo), Confortàre con Confortàbile, Confortànte, Conforterìa,
Confortèvole, Confortatòre, Confortatòrio, Confortìno fig “spuntino”, Confòrto e i glb ingl Confort o Comfort
(pref associativo CUM), Infortìre (IN illativo) con Infortimènto, Inforzàre, il doppio prefissato Sconfortàre con
Sconfortànte, Sconfortàto e Sconfòrto (pref S sottrattivo), Rafforzàre con Rafforzamènto, Rafforzatìvo e
Rafforzàto (pref RAD), Rinforzàre con Rinforzamènto, Rinforzàndo (termine musicale), Rinforzàto e Rinfòrzo
(pref RIN illativo-intensivo), Sforzàre cui Sfòrzo (pref S intensivo).
Eppoi, attraverso il franc, la locuzione glb Force de frappe “forza d’urto”, attraverso l’ingl il glb sportivo
Forcing da TO FORCE forzare. La composizione Pianofòrte, già Fòrte-piàno nell’800, è l’ipocoristico di
“Clavicembalo con il piano e il forte”, cui Piàno quale ellittico di Pianoforte con Pianìno e Pianòla, Pianìsmo omn di
Pianismo (da pianificare), il virtuosìsmo Pianìssimo, Pianìsta, Pianìstico, il composto Pianobàr (bar con
pianoforte).
Dal prvz BALOART, attinto all’ol BOLWERC fortificazione, l’ital ha tratto l’omologismo Baluàrdo già
Baloàrdo e Balovàrdo snm di Vallo e il glb Boulevard attraverso il franc.
Termine assimilato a Forzuto è Ercùleo, omologato dall’eroe gr HERAKLES, noto per la sua forza fisica,
tradotto nel lat HERCULEUS e in ital Ercole-èrcole, che ricorre oggi nell’onomastica con Ercole; anche un suo
figlio Olinto ha avuto l’onore d’essere acolto nell’onomastica, grazie a Tasso che lo ha italianizzato Olindo.
Il gr conta DYNAMIS forza, donde Dinamìte questo coniato dal suo inventore A. B. Nobel (1833-1896), il cui
suff ITE di terminologia minerale è stato esteso ad altri esplosivi quali Cheddìte (dal toponimo Chedde in
Savoia, luogo dove fu fabbricata) da non equivocare con il glb ingl Cheddar “sorta di formaggio” relativo al
toponimo della zone di origine; eppoi Cordìte (da Corda poiché fabbricata in fili). In percorso da DYNAMIS si
ha Dìna o Dìne “forza” attaraverso il franc DYNE, Dinàmica, Dinamicità, Dinàmico con Dinamicamènte,
Dinamìsmo, Dinamizzàre, con Dinamizzàto e Dinamizzaziòne, i relativi a Dinamite quali Dinamitàrdo,
Dinamìtico,il composto Dinamitifìcio, eppoi Dìnamo tratto dalla locuzione ted DYNAMO ELEKTRISCHE
MASCHINE apparecchio dinamoelettrico e il pref DINAMO adattato in composizioni quali Dinàmetro,
Dinamoelèttrico, Dinamògrafo con Dinamoergogràfo (col gr ERGON lavoro), il geologico
Dinamometamorfìsmo, Dinamòmetro con Dinamomètrico, Dinamoscopìa.
In vrs connessione il gr conta ADYNATON cosa impossibile, inv in ital Adynaton, dove il pref A privativo
s’oppone al significato di forza e che, quale figura retorica, sta per “assenza di forza realistica” ovvero mettere in
relazione l’impossibilità che si verifichi un evento con l’accadimento di un secondo che non potrà mai avvenire “
...quando avrò \…\ asciutti gli occhi, vedrem \...\ arder la neve” (F. Petrarca).
\ Tiroide
Tra le ghiandole umane endocrine c’è la Tiròide, questo dalla composizione gr THYROEIDES che sta per EIDES a forma di
THYREO scudo oblungo In percorso medico, l’ital conta Tiroidectomìa (col gr EKTOME resezione), l’aggettivo Tiroidèo,
Tiroidìsmo con valore di “ipertiroidismo”, Tiroidìte (suff medico ITE per infiammazione), Tirosìna (suff medici OSI e INA)
col derivato Tironìna, l’ormone principale Tiroxina attraverso l’ingl TIROXYNE (THYROID tiroide con OXINE ossina)
italianizzato Tirossìna, l’ormone ipofisario Tirotropìna o Tireotropìna (col gr TROPO volgere) o ancora la locuzione Ormone
tireostimolante cui l’acronimo TSH dall’ingl THYROID STIMULATING HORMONE che controlla la Tiroide; eppoi, in
relazione al funzionamento, Distiroidìsmo (pref DIS male), Eutiroidìsmo (pref EU “bene”), Ipertiroidìsmo (pref IPER “oltre”
la norma) cui Ipertiroidèo, Ipotiroidìsmo (pref IPO “al di sotto” della norma) con Ipotiroidèo, Tireoprìvo o Tiroprìvo “privo
di tiroide”; eppoi il composto Iotiroidèo con Ioide (l’osso) cui la locuzione Muscolo iotiroideo.
\ Alce Alcione Alcol
Il gr conta ALKE forza cui ALKEA col quale è vrs connesso il termine ital Alcèa “erba”, snm di Altea, e forse in
correlazione fig con il lat ALCES già ted ant ALHA e moderno ELCH donde l’ital Alce-àlce, i composti Alcèlafo “antilope
africana” col gr ELAPHOS cervo, questo snm di Bùbalo, Alcifòrmi (Ordine)
Dal lat ALCYON già gr ALKYON, l’ital conta Alciòne o il poetico Alcèdine con Alcedìnidi (la Famiglia) alla quale
appartiene il Kookaburra questo un termine di genesi australiana, Alcionàri (la Sottoclasse), Alciònio questo anche fig
234
relativo ai i giorni del solstizio invernale, quando una certa tradizione vuole che sia il periodo delle bonacce e quindi della
nidificazione degli alcioni, pertanto il termine vale anche “quieto, non perturbato”. Snm di Alciòne è Cèrilo “mitico volatile
marino” dal gr KERYLOS col quale è vrs connesso il lat QUERULUS cui l’ital Querulo.
Alcol-àlcol o Alcool-àlcool con Alcole-àlcole o Alcoole-àlcoole è l’omologismo dall’ar AL KUHUL ombretto attestatosi
quale Polvere finissima dal 1361 eppoi “essenza” attraverso la locuzione ALCOHOL VINI essenza del vino voluta da
Paracelso (1493/1541, cui, in complanare, Alcolàto e Alcoolàto, Alcolicità e Alcoolicità, Alcòlico e Alcoòlico, Alcolìsmo e
Alcoolìsmo, Alcolìsta e Alcoolìsta, Alcolizzàre e Alcoolizzàre cui Alcolizzàto e Alcoolizzàto e Alcolizzaziòne, e una teoria
di composizioni quali Alcoldipendènte con Alcoldipendènza, Alcolemìa e Alcoolemìa (suff EMIA sangue) cui Alcolèmico,
Alcolimetrìa o Alcoolimetrìa o ancora Alcolometrìa con Alcolìmetro, Alcolòmetro e Alcoolìmetro, cui il relativo
Alcolomètrico, Alcologìa cui Alcològico e un Alcologìsta, Alcotèst o Alcooltèst; ancora Alcàno (suff chimico ANO), snm di
Paraffina cui Alchìle (cambio di pref ANO in ILE) e Alchìlico, in percorso con Alchène con Alchènico, Alchìne con
Alchilàre, Alchilànte, Alchilaziòne, Alchìlico, Alchìno (cambiodi pref da ILE a INO). Alcalòide 1 con suff OIDE
“somiglianza”, da Alcali-àlcali, è l’omologismo dall’ar AL QALI potassa, cui Alcalescènte e Alcalescènza, Alcalimetrìa cpn
Alcalìmetro, Alcalìno con Alcalinità e Alcalinizzàre, Alcalòsi, Alcaptòne questo composto con Alcali e un suff dal lat
CAPTARE prendere, Alcaptonurìa (suff URIA per “urina”) con Alcaptonùrico; termini alieni Alcantàra questo un tipo di
tessuto dal nome del toponimo sp Alcantara, il glb Alcazàr dall’ar AL QASR fortezza questo una traduzione del lat
CASTRUM.
1
Tra gli Alcaloidi, si conta la Stricnìna (col suff chimico INA), altamente velenoso, dal gr STRYKHNOS, una sorta di piante dalle quali si
ricava, e questo vrs in connessione con l’onomatopeico STR C. di Strisciare.
PENATI
Penàti, dal lat PENATES, le Divinità della casa, derivato da PENUS parte interna della casa che nel lat arcaico
intende anche provviste domestiche. Idealmente, allora, segue il percorso semantico penetrare in casa e
custodire, cui gli dei della casa, della famiglia, ascendenza e discendenza incluse. La derivazione da Pene è
semant corretta: è l’organo per eccellenza che procrea ascendenza e discendenza; un culto di esaltazione
maschile, patrilineare, che considera il grembo femminile un semplice contenitore.
\ Lemmi e locuzioni maschilistici
L’etimologia evidenzia temi maschilistici profondamente radicati nei linguaggi e in rare occasioni si decide di intervenire a
beneficio di un’onomasiologia paritaria. Le conquiste sociali femminili non hanno cancellato l’onta impressa dalle lingue. La
nostra non n’è esente e non poteva essere altrimenti, nata da un popolo che, in nome del maschio, aveva dato l’avvio al potere
e alla conquista del mondo allora conosciuto; le stesse leggi e il diritto erano essenzialmente in linea fallocratica [Diritto
romano], per cui il Pater familias “capo-famiglia” deteneva il potere di vita o di morte sulla moglie e sui figli.
Sono lemmi ufficiali e volgari, ma che raccontano tutta la nostra storia di maschilisti: Paternale (mai Maternale), Paternità
(quale detenzione di proprietà), Patria (terra dei padri, mai Matria terra delle madri), Penetrazione (nel senso d’appropriarsi
della femmina tramite il pene), Perpetràre dal lat inv PERPETRARE, questo composto da PER e PATRARE e vale
“compiere un atto nelle vesti di padre”, le locuzioni Patria podestà (mai la matria...), Procreazione omologa (figlio legittimo
di coppia ma nato da utero diverso e assimilato (omologato) a quello proprio della compagna, profeta Abramo docet...); la
scienza non omologistica però definisce, al contrario, Fecondazione omologa con seme della stessa coppia (del compagno) e
Fecondazione eterologa con seme diverso (ignoto).
Il percorso prosegue con Adultera dal lat AD-ULTERARE “rendere diverso alter”, (rea di Adulterio, colpa oltremodo grave
perché commesso da una donna, pertanto Adultero vale quale insignificante genere maschile in ossequio alla grammatica),
Castrazione (quale perdita del pene, metaf del potere), Infemminire (Privare della forza e della risolutezza maschile),
Ripudiare (il diritto matrimoniale ancora valido in troppe società, che induce un marito, e solo lui, a poter rompere
impunemente il vincolo coniugale), dal lat PUDET col pref reiterativo RE (atto di svergognare e di scacciare il coniuge),
Succube (il nome della figura demoniaca femminile seduttrice nottetempo, con valore di “che giace sotto”)... poi Virtuòso e
Virtuosità, proprietà esclusivamente maschili, grazie alla costruzione lemmatica con il lat VIR uomo, donde Evirazione che
vale Castrazione.
È fin troppo chiaro che questi lemmi stanno ad indicare una società in cui la proprietà è esclusivamente del maschio; la
nazione, quella ufficiale, è costituita dai maschi ed è impensabile una procreazione omologa con pene diverso; sempre i
sentimenti positivi sono virili e le malefatte del maschio sono causate da una seduzione femminile.
Il Patrimònio, dal lat PATER padre con suff MONIUM ciò che compete, italianizzato MONIO, è la proprietà che dev’essere
esclusivamente maschile, il Matrimònio, invece, dal lat MATER madre è la condizione esclusivamente femminile, in cui una
donna va a legalizzare il suo compito di madre. Infatti, in regime patrilineare, ove la femmina non riesca a procreare, il
matrimonio è da annullare e al maschio è concesso di ripudiarla.
Il suff lat MONIUM ciò che compete s’è svolto dal lat MUNUS di MUNERE proteggere, pertanto, in origine, Matrimonio
sta per MATREM MUNERE “proteggere lo stato di madre”, così come Patrimonio sta per “a protezione della proprietà (di
famiglia) nella figura del padre”.
Attraverso il ted, si conta Mùndio “protezione” che è il potere (di competenza) del genitore, omologo del lat PATRIA
POTESTAS patria podestà; la donna protetta dal Mundio era indicata con FREA cui l’attuale FRAU e FRAULEIN signora e
signorina.
Col suffisso MONIO ciò che compete la lingua ital conta Pinzimònio (snm di Cacimperio), questo l’inc tra Pinzare e
Matrimonio, in Cerimònia o Ceremònia o ancora il volg Cirimonia, con Cerimoniàle, Cerimonialìsmo, Cerimonière,
Cerimoniòso con Cerimoniosotà, dal lat CAERIMONIA (rito) di competenza della città etrusca di CAERE e in Querimònia
dal lat inv composto sul calco di Cerimonia e vale pratica di culto caratterizzata da lamenti, dal lat QUERI lamentarsi,
chiedere; termine alieno Ceremìsso relativo ai Ceremissi cui la locuzione Lingua ceremissa della famiglia ugro-finnica.
Con il Matrimonio morganatico, questo dal ted MORGEN mattino e GABE dono, MORGENGABE, una non nobile accede
ufficialmente nel talamo nobiliare; la locuzione, vista in una società fallocratica, sta in pratica ad intendere il grande dono
elargito ad una simile donna da parte dell’uomo di averla in isposa. Oggi, la semant ha trasformato il termine Matrimonio in
un legame paritario di coppia, smarrendo l’ant significato di sudditanza maschilista. Il nome Morgana della mitologica maga
celt, in epoca del re Artù, è vrs connesso con MORGEN; personaggio e le sue magie che hanno ispirato il termine
Fatamorgàna relativa al fenomeno ottico di rifrazione.
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Direttamente dal lat, nel diritto (IUS) feudale era contemplato lo Ius primae noctis, la facoltà del signore e padrone di giacere
la prima notte con la donna delle sue terre andata in nozze, sostituendosi al legittimo coniuge; l’opzione dipendeva
logicamente dalle fattezze della femmina. Ciò avrebbe indotto capifamiglia di nuclei retti da un rigido patriarcato, disseminati
tra le campagne, ad assumere l’uguale diritto nei riguardi delle nuore, raggiungendo l’acme attraverso l’incesto con le figlie,
con la madre; un costume purtroppo perpretato (verbo questo che qui calza perfettamente, data la sua origine da PATER
padre) in età più moderna nelle buie contrade montane ed agricole.
Altro diritto è lo Ius corrigendi, per il quale il marito era libero di percuotere la moglie ai fini di una sua correzione ove lei si
sviasse dalle regole imposte dalle convenzioni e dal potere; un ant costume maschilistico fatto decadere dalla legge ma
purtroppo sopravvissuto nei geni per cui tante volte riemerge anche tragicamente dall’uomo in famiglia, sia contro la moglie,
sia contro le figlie, riversandosi nei figli maschi contro le sorelle.
Un diritto che ha origine in una trapassato remoto, diffuso vrs in ogni società e che quindi non appartiene in esclusiva al
mondo occidentale, tant’è che esiste un aforisma cinese che recita (parafrasi): Quando torni a casa, percuoti tua moglie; tu
puoi anche non saperlo, ma lei sa bene il perché.
\ Adultero Adulto
Adùltero cui Adultèrio questo con la variante in accentazione piana Adultèro, e Adulterìno, dal lat ADULTER, lemma devb
da Adulteràre cui Adulteràbile, Adulteramènto, Adulterànte, Adulteràto e Adulteraziòne composto dal suff AD con Alteràre
rendere diverso cui Alteràto, Alteraziòne e Alterità, dal lat ALTER secondo tra due, col normale passaggio della vocale
interna a in u, come nel termine Adulto che segue. L’Adulterio in termini di giurisprudenza può essere considerato in
Adulterio affettivo, Adulterio apparente, Adulterio effettivo e Adulterio presunto.
Adùlto, invece, è dal lat ADULTUS cresciuto, Pp di ADOLSCERE, incoativo del lat ALERE dare alimento cui un desueto
Alere-àlere, donde Alùnno, Adolescènte in via di crescita con Adolescènza, Adolescenziàle; particolare stereotipo di
adolescente è Lolìta “sessualmente precoce” dall’omonima protagonista del noto romanzo Lolita di V. V. Nabokov (1955),
cui Lolitìsmo.
Il termine Adulto è pertanto composto dal suff AD e dal lat ALTUS allevato-cresciuto, questo svoltosi in celt con ALTA
forte, cui Altòre “colui che dà nutrimento” e in ted ALT vecchio (vrs da “forte di esperienze”). Da ALERE deriva il lemma
Alimènto dal lat ALIMENTUM nutrimento, cui Alimentàre aggettivo e verbo e da questo il prefissato Disalimentàre (DIS
dispersivo), Alimentàrio, Alimentarìsta, Alimentatòre e Alimentaziòne questi anche in senso fig nella terminologia tecnica.
Dal termine ALTUS, come cresciuto e su base di misura, deriva il percorso di Alto-àlto cui Altèzza, Altàna, Altàno, Alticaàltica “sorta di coleotteri” dal gr HALTIKOS con valore di “idoneo al salto” sovrapposto a Salto, Altìsta (atleta), Altitùdine,
Altùra, quale opposto a Bassura, con la locuzione Pesca d’altura eppoi Alturière o Alturièro, in senso fig Alterèzza o
Alterìgia e Altèro, Altìccio, i desueti Altierèzza e Altièro, Altezzòso (suff OSO peggiorativo) con Altezzosità; il lemma
Altalèna, con Altalenamènto, Altalenànte ed Altalenàre, è la composizione del lat TOLLENO gru con l’aggiunta di Alto e
Lèna “sforzo-vigoria”, questo con un desueto Lenànza, da ANHELARE respirare, cui Anelàre, Anèlito, svoltosi con metatesi
in Alèna-Alenàre, “Allenamènto con Allenàre ed Allenatòre; una certa confusione sorge con il termine Lene o Leno “debole,
lieve” quale contrario di Lena “vigoria”, poiché Lene dal lat LENIS appartiene al rad di Lasso dal lat LASSUS stanco” (Ved
Inciso…).
da TOLLENO, connesso con il verbo TOLLERE levare, l’ital conta Tollenòne “ant macchina bellica, argano”. Il percorso
delle composizioni continua con il prefisso adattato ALTO cui Altàzimut, Altimetrìa con Altìmetro e Altimètrico,
Altocùmulo, Altofòrno, Altolocàto, Altolocàto, Altòmetro, Altoparlànte, Altopiàno, Altorilièvo, Altisonànte, Altostràto e
Contràlto, con Mezzocontràlto, con Contra “rimpetto”, eppoi i prefissati Esaltàre con Esaltamènto, Esaltàto, Esaltatòre,
Esaltatòrio ed Esaltaziòne dal lat EXALTARE denm da ALTUS, un glb ingl Enhancer “termine biologico” da TO
ENHANCE esaltare; col pref DE è sorto DEALERE svoltosi in DELERE distruggere, cancellare, ovvero fermare la
crescita, cui Delèbile, Deleziòne. Con il pensiero fisso sulla nemica Cartagine, i romani esclamavano DELENDA EST! È da
distruggere (cancellare) e così è stato. Nel linguaggio glb è entrato l’ingl TO DELETE cancellare, riportato abbreviato nei
computer col tasto DEL.
D’altro percorso sembrerebbe il lemma Deletèrio, dal lat di scuola medica salernitana DELETERIUM che è nocivo, tratto dal
gr DELETERIOS, ma è vrs una connessione, tale che pare vada a richiamarsi ad una rad comune, DEL di Dolere, Dolore.
Dal lat volg ALTIARE da ALTRUS, l’ital conta ancora Alzàre, Alzo-àlzo con i prefissati Innalzàre o Inalzàre cui
Innalzamènto o Inalzamènto, (Innalzatòre o Inalzatòre, l’iterativo Rialzàre, Rialzamènto e Riàlzo con Rialzìsta (termine
borsistico), il toponimo veneziano Ponte di Rialto (già Ponte della moneta costruito il 1181 nei pressi della zecca). Lo sp
conta GUINDAR alzare cui GUINDA cavo in termini marinareschi e l’omologismo Ghìnda con Ghindàre; Ghinda è snm di
Fiònco (entrambi dal XIX sec) omologismo dal catalano FLONCH.
Si dovrebbe contare in questo percorso il verbo Innanzàre che ha assunto in ial il valore di aumentàre-innalzare; in realtà è un
esot dal prvz ENANSAR da ENANS innazi.
Alzàre ha il suo snm in Issàre, cui Issa-ìssa suvvia! dal franc HISSER rintracciabile nell’ol HIJSEN; dal franc si ha ancora
l’omologismo Agghindàre fig da GUINDER issare, con Agghindamènto, Agghindatèzza. Il franc, viepiù, conta PIMPER
agghindare dalla cui rad ha coniato PIMPANT seducente, elegante cui l’omologismo Pimpànte svoltosi fig in
“sgargiante-euforico”.
Dal gr IPSOS altezza-sommità è derivato il pref ital IPSO in composizioni quali Ipsodònte col gr ODONTOS dente, Ipsofìllo
(col gr PHYLLON foglia) questo snm di Bràttea o di Gluma, il botanico e lo zoologico Ipsòfilo, Ipsogràfico, Ipsometrìa con
Ipsomètrico e Ipsòmetro. Il termine Ipsofòno, alieno nel percorso, è la composizione col il lat IPSE che vale da sé.
Direttamente dal gr si ha Hypsifobìa che indica paura dell'altezza (vertigini).
L’ar conta un volg GEBEL già class GABEL altopiano-monte cui l’omologismo Gèbel che ridonda nella toponomastica ar.
Il babilonese contava ZAQARU essere alto connesso con l’assiro ZIK(K)URR ATU donde la storica costruzione Ziqqurat o
meglio Ziggurat, termini glb; la rad è ZKR elevare. La biblica Torre di Babele era uno Ziggurat.
\ Altare Alzaia
Il lemma Altàre non ha nulla del pecorso di Alto, è invece dal lat ALTARIA derivato dal Pp di AD-OLEO faccio ardere vrs
connesso con OLEO olio, data la sua proprietà di bruciare, pertanto il verbo ADOLEO si tradurrebbe in utilizzo-aggiungo
olio (per ardere); il gr conta AITHO io ardo cui AEDES il tempio con l’altare (Ved Edile…); fuori percorso, infine, Altèa,
dal lat ALTHAEA già gr ALTHAIA snm di Alcea con remota probabilità di connessione se non una sovrapposizione.
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Alzàia, che sembrerebbe derivato da Alzare, in realtà è dal lat HELCIARIA chi tira la fune; fuori percorso è anche Alzàvola
(o Alzàgola, Arzàgola, Arzàvola) della Famiglia degli Anatidi, con un snm in Germano, nome d’uccello, il cui suff starebbe
per Apula con alcune lenizioni, ovvero l’uccello ANAS anatra della Puglia; entrambi questi termini, comunque, sarebbero
stati inc con Alzare.
\ Pubertà Pubblicità
Adolescenza vale Pubertà, questo dal lat PUBES pelo della crescita da un ant PUMES donde il sct PUMAMSAM uomo
virile, cui il percorso Pùbe, Pùbere con Puberàle, Pubescènte con Pubescènza dal Ppres lat incoativo PUBESCERE diventare
pubere, Pùbico, il prefissato aggettivo o sostantivo Impùbere o Impùbe, i composti Pubalgìa, Pubàrca (col gr ARKHE inizio).
\ La pubertà maschile incomincia dagli angoli sopra il labbro superiore. \
Nel risvolto fig, PUBES sta per gioventù pronta alle armi, cui PUBLICUS, questo assimilato a “popolazione matura” dall’inc
tra un arcaico POPLICUS popolo e PUBES, e il percorso con Pùbblico, già Pùblico con un volg Piùvico, Pubblicamènto,
Pubblicàno “appaltatore dell’erario” da PUBLICUM tesoro statale (di tutti), Pubblicàre, Pubblicatòre, Pubblicaziòne,
Pubblicità attraverso il franc PUBLIC pubblico cui Pubblicìsmo, Pubblicìsta, Pubblicìstica, Pubblicitàrio, Pubblicizzàre,
Pubblicizzaziòne.
Dal lat RES PUBLICA cosa pubblica, l’ital conta Repùbblica con l’obsoleto Repùblica, donde Repubblicanèsimo o
Repubblicanìsmo, Repubblicàno, Repubblicànte e Repubblichìno, questo assegnato storicamente ai sostenitori della
rivoluzione francese, che pare coniato da Vittorio Alfieri (1749/1803), poi assegnato ai fascisti che aderirono alla repubblica
sociale (1943/45).
\ Dondolo
Altalena vale Dòndolo cui Dondolàre, Dondolamènto, Dondolìno “sorta di arbusto” snm di Emero, Dondolìo, il sostantivo
Dondolòne e l’avverbio Dondolone meglio Dondolòni sul modello di Carponi, l’origine è dalla serie onomatopeica DN DN
cui Dìndo e Dindòn. La serie con base D s’estende in D L “voce infantile” cui Dàddolo, in DR N “trillo” cui Drìn.
CUBO CONCUBINA CONCUPIRE
CUBO
Dal lat CUBUS riscritto dal gr KYBOS dado, cui Cùbo in percorso con Cubàre ”termine matematico”, Cubàbile,
Cubatùra, Cubettìsta, il dim Cubètto con Cubettatrìce e Cubettìsta, vrs Cubìa “termine marinaresco che vale
“foro nella murata” cui la locuzione Occhio di cubia (che permette il passaggio alla catena dell’ancora), Cùbica e
Cùbico con Cubicità, il composto Cubifòrme, vrs Cubilòtto attraverso il franc CUBILOT attestatosi in forno
cilindrico, Cubitàle, Cubòide, Cubìsmo “arte” cui Cubìsta e Cubìstico con l’opera pittorica “Autoritratto
cubista” di Salvator Dalì (1923), l’omn Cubìsta “ballerino da discoteca”. Cubare, immutato dal lat CUBARE è
anche giacere, cui Cubìcolo o Cubìculo con Cubicolàrio o Cubiculàrio, i leniti Còva, Covaccìno, Covàccio,
Covàre, Còvo, Covìle già Cubìle, e, col pref, Accovacciàre meglio Accovacciàrsi. CUBARE ha ancora condotto
a Cubìa (questo ipocoristico del lat EX CUBARIA che giace fuori), Cubìcolo, questo da CUBICULUM nome di
strumento, Cubiculàrio.
Fuori percorso, il termine Cùba omologismo dall’ar QUBBA volta e vale “costruzione a cupola”, Cubèbe
omologismo dall’ar KABABA “rampicante delle Piperacee”,
Gòmito sarebbe sorto dall’inc lat CUBITUS GUMBUS piegato, ossia che giace piegato, riavvolto; l’osso
dell’avambraccio, snm di Ulna, infatti, si chiama Cùbito 1 cui l’aggettivo Cubitàle snm di Ulnare, Cubitièra o
Cubitière (parte dell'armatura per proteggere il gomito) e, in questo percorso, l’ital conta ancora Gòmena o
Gòmona, Gòmbito (gobbo), Gomìtolo con Gomitolatrìce, Aggomitolàre e Aggomitolatùra, Raggomitolàre con
Raggomitolamènto e Raggomitolàto, Sgomitolàre; dallo specifico gr KALOS gomena, l’ital conta Calòrna o
Caliòrna “paranco” attraverso il fran c CALIORNE già prvz CALIOURNO. La connessione di KYBOS dado
con KYBITON cubito (gomito, piegato), dovuta ad un tema merd KUB gomito, va ricercata nella notte dei
tempi; per associazione, immaginiamo una figura in cui la materia è piegata tale da formare un cubo. Decùbito
stato di giacenza (distensione delle membra) è il derivativo del lat DE-CUMBERE coricare, cui la triste
locuzione Piaghe da decubito. Eppoi Procòmbere da PRO CUMBERE con Procombènte “cadere bocconi” o fig
“morire in combattimento”, privo dei tempi verbali composti per la mancanza del Pp. In ogni caso, Cubàre e
Decùmbere o meglio Decòmbere con Decombènte (anche questo privo di Pp) appaiono snm, nel significato
comune di pendere verso il basso cui la locuzione Ramo decombente. Recumbènte, poi da RE-CUMBERE è il
termine che identifica la statua antropomorfa, comunemente statuina, in posizione di rilassamento delle membra,
simile alla Paolina Borghese del Canova e alle tante statuine ereditate dalla Magna Grecia.
1
Il Cubito era l’unità di misura di lunghezza presso greci e romani corrispondente a 44,4 cm, tratta dalla distanza media campione tra
gomito e dito medio, cui Cubitale, il sopravvissuto etoipico KUBI importato dal colonialismo ital ; gli arabi, invece, lo utilizzavano in
astronomia per le misure angolari.
\ Cubismo
Il Cubìsmo, considerato il più rivoluzionario movimento artistico del ventesimo secolo, contava artisti - i Cubìsti - quali
Braque, Gris, Leger... guidati da Picasso. Il Cubismo tendeva a configurare la realtà come si vede, rendendo le immagini più
tangibili con tecnica stilizzata e simbolismi. In un secondo periodo, l’oggetto-immagine si scisse in una rappresentazione
vista simultaneamente da diversi punti spaziali. Successivamente, il Cubismo s’identificò con la tecnica del Collage sino a
divenire sintetico nel mostrare una complicata ripetizione di forme ed un linguaggio di segni visivi. Una derivazione è il
Cubismo Orfico, così definito dal poeta Apollinaire, che vedeva nelle opere dei cubisti, come Duchamp, un piacere estetico
puramente astratto, richiamandosi al movimento religioso fondato da Orfeo nell’Antica Grecia. Il Cubismo sfociò nel
Cubismofuturìsmo in area russa, negli anni 1912-18, coinvolgendo pittori e poeti. Il nostro futurista Marinetti non esitò a
visitarli nella loro patria il 1914. Poi, tutti dovettero fare i conti con la Rivoluzione d’Ottobre e con la Grande Guerra, che
attanagliarono l’intera Europa.
Cubìsta - in aggiunta al legittimo relativo omn - è un termine alieno nella discendenza di Cubo; il termine è composto con la
contrazione nella sigla C.U.B. (Comitati Unitari di Base) ed indicava l’aderente sindacalista che si dissociava dai compagni
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revisionisti. \
\ Anca Angolo Sciatica
Altro tema che sta per piegare viene dal gr ANKON piegatura ad angolo acuto, ampliato dal rad ANK-ANG punta, cui il
gbz EIKONA immagine (Ved Icona in Mago…) e il toponomastico Ancona (Marche). Nel percorso tematico si conta Ancaànca dal long HANKA cui Ancheggiàre e Ancheggiamènto, Sciancàre-Sciancàto (col pref SCI variante di EX), Anchilòsi
(stato patologico d’essere piegato), Ancia-ància (franc ANKJA anca), Ancora-àncora o Ancola-àncola dal gr ANKYRA con
Ancoràggio, Ancoràre, Ancoràtico, il Pp Ancoràto, Ancorèssa, Ancorètta, Ancoròtto; dell’ancora l’arrestatoio della catena è
indicato con Gnàra o Gnàrra, d’etimo non conosciuto, ma vrs un particolare ellittico di Ancoraggio, fig la punta è indicata
con Diamante mentre il braccio con Cicala ovvero la Marra la cui estremità è detta Patta. Attraverso il lat ANQUINA già lat
ANKOINE “oggetto ripiegato” l’ital conta il marinaresco Anchìno. Attraverso l’ingl ANCHOR àncora si contano, in
locuzione glb fig, Anchor man e Anchor woman “conduttore e conduttrice di programmi televisivi”.
Il gr conta ANKYLOSYS curvatura cui Anchilòsi (suff medico OSI), con Anchilosàre, Anchilosànte, Anchilosàto, i
composti Ankylofobìa “la paura dell'immobilità delle articolazioni”, Anchilostòma (col gr STOMA bocca) con
Anchilostomiàsi (suff patologico IASI dal gr IASIS).
Fuori percorso il termine Anciràno questo relativo alla citta di Ancyra, l’ant Ankara; da questa la corruzione in Angoraàngora o Angòra per le locuzioni Capra d’Angora, Coniglio d’Angora, Gatto d’Angora, Razza d’Angora,Maglia d’Angora,
Lana d’Angora…
Eppoi Angolo-àngolo da ANGOLUS, con Angolàre, Angolàto Angolatùra, Angolaziòne, Angolòso con Angolosità,
Angolièra, Angolìsta, Angolòide, l’inv lat Angor-àngor “soffocamento” snm della locuzione Angina pectoris, anche in
composizioni o prefissati quali Rettàngolo angoli retti, (90°), Triàngolo tre angoli, Quadràngolo quattro angoli nelle figure
geometriche, cui Rettangolàre e Rettangolòide, Triangolàre questo aggettivo e verbo con Triangolarità, Triangolàto e
Triangolaziòne, e Quadrangolàre; dal tema ANKON piegatura, con lenizione in g, oltre ad Angolo con ed Angùsto, ci sono
pervenuti fig Angue-àngue da ANGUS serpente, Anguicrinìto (serpi per capelli come la mitica Medusa), Anguidi-ànguidi,
Anguìlla da ANGUILLA dim di ANGUS, Anguìneo; Anguinàia è dal lat INGUINALIA parti dell’inguine da INGUEN
inguine, vrs sovrapposto ad ANKJA anca o con questo connesso.
Il termine Sciàtico-Sciàtica è dal gr ISKHIADIKOS da ISKHION osso dell’anca, cui Sciatalgìa (suff ALGIA dolore). Da
ISKHION deriva l’ital l’obsoleto Schiàdica snnm di Sciatica, Ischio-ìschio elemento scheletrico cui Ischiàdico, Ischiàtico,
Ischialgìa.
Fuori percorso, quale snm della Rovere e della Farnia, Ischio-ìschio con le varianti Eschia-èschia o Eschio-èschio, Escoloèscolo o Esculo-èsculo o Ischia-ìschia, il chimico Esculìna “glucoside”questi dal lat AESCULUM quercia, tutti assonanti (o
omn) con il dim lat ISCHIA isoletta (vedi Prefisso TOPO in Tela…).
CONCUBINA
Concubìna, col mas Concubìno, dal lat CUM CUBARE giacere, questo termine vale tradizionalmente al fem per
colei che giace con... Un ant eufemismo, oggi sostituito da un dolciastro quella che dorme con… cui Concùbito
“amplesso” in percorso con Concubinàggio, Concubinàrio, Concubinàto, Concubinèsco.
Snm di Concubina o Amante, concorre il volg Gànza, usato anche al mas Gànzo col dim Ganzerìno in onore alla
parità, dal lat medv GANGIA prostituta.
CONCUPIRE
In binomio con Concubina appaiono sovente i termini Concupìre, Concupiscènte, Concupiscènza,
Concupiscìbile, dal lat volg CONCUPERE, dal class CUPERE desiderare intensamente, da rad KUP, cui
Cupidèzza, Cupidìgia, Cupidità, Cupìdo e, vrs, Cùpo (triste per desiderio inappagato), di presunta connessione
con un CUPIO tratto dal nome della dea del piacere Volpia.
\ Tristezza
Trìste è dal lat TRISTEM cui Tristèzza, con la variante Trìsto dal lat tardo TRISTUM cui Tristìzia; in percorso un
Tristanzuòlo del XIV sec eppoi i prefissati Contristàre con Contristamènto, già Contristaziòne, e Contristatòre, Intristìre con
Intristimènto, Rattristìre o Rattristàre con Rattristamènto. Termine alieno (pseudoetim) è Trìstico dal gr TRSTIKHOS
composto da TRI e STIKHOS verso ma anche riga (Ved Quadro…).
Snm di Triste è Mèsto dal lat MAESTUS Pp di MAERERE essere afflitto, cui Mestìzia.
L’onomastico Tristano non ha nulla di questo percorso, poiché è dal ted TRISTAN connesso con lo scozzese DRUSTAN
“patto di consolazione”.
\ Incubo Soccombuto Succube
Incubo-ìncubo, o Incube-ìncube (questo modellato come Succube) dal lat tardo INCUBUS, in origine è l'essere che giace su
chi dorme, con Incùbico e Incubòso.
Nella tradizione lat, l’Incubo s’intrufolava nelle case anche per insidiare le mogli.
Dalla superstizione dell’INCUBUS, ci vengono Incubàre giacere sopra con i fig Incubatòrio e Incubatrìce, Incubaziòne da
INCUBATIO. Il primo modello di Incubatrice fu presentato da S. Tarnier nel 1883, il quale si era ispirato a precedenti
marchingegni per far schiudere le uova.
Escùbia era la sentinella che “giaceva fuori” cui Escubitòio “posto di guardia fuori” e Escubitòre questo in riferimento agli
animali che vigilano fuori casa cui la locuzione Gallo escubitore.
Incòmbere stare per accadere cui Incombènte, Incombènza e Incombenzàre (privo del Pp) è dal prefissato lat IN
CUMBERE questo snm lat di CUBARE giacere - i quali oppongono il movimento dall’alto in basso col pref illativo IN - e
Soccòmbere da SUB-CUMBERE cui Soccombènte e Soccombènza, eppoi Sùccube o Sùccubo che oppongono quello dal
basso in alto, col pref SUB (ormai è accaduto e giace sotto). Soccombùto, il Pp di Soccombere, come per ogni verbo in
percorso prefissato da CUMBERE, foneticamente fastidioso, scomparso dalle coniugazioni a beneficio d’esotismi, pare stia
timidamente riaffiorando. Qualcuno vorrebbe addolcirlo trasformandolo nello sdrucciolo Soccòmbuto.
Sùccube è un aspetto del demonio, il quale si trasfigura nella femmina per sedurre il malcapitato maschio. È evidente che
Incubo è l’immagine paurosa del ritrovarsi prigioniero in un fig cubo, ancora più forte del ritrovarsi nel metaf glb franc Cul
de sac, che intende “prigioniero nel fondo di un sacco”, come la selvaggina, e va ad indicare una situazione priva di vie di
scampo.
238
DEMONE DEMOCRAZIA DEMOLIRE
DEMONE
Dèmone, dal lat DAEMON confluito dal gr DAIMON (spritito-divinità) questo anche fig destino così sancito da
Shakespeare che ha coniato l’onomastico Desdemona (pref DYS male) dal significato azzeccato (nell’opera) di
“male destino”. La variante Demònio o Dimònio è del tardo lat DAEMONIUM, dal gr DAIMONIOS
appartenente alla divinità. Il lat aveva la voce DETER per cattivo, composto da DE e suff TERO nel significato
di deviato, il cui superlativo era DEMUM, donde appare vrs una sovrapposizione semantica.
Dal tema DAEMON, sono derivati Demonologìa (studio dei fenomeni demoniaci di competenza dell’esorcista) e
Demonofobìa o Daemonofobìa (il terrore del demone, da trattare in psichiatria). Il passaggio di DAIMON da
divinità positiva a negativa avviene all’avvento di nuove religioni, allo scopo di favorire la conversione popolare.
Socrate impersonificava il Demone nella propria coscienza, una sorta di una benefica autocensura. Eudemonìa in
gr EUDAIMONIA (col pref EU bene, suff MONIUM ciò che compete) vale “felicità”, con Eudemonìsmo che è
felicità sia individuale sia collettiva, cui Eudemònico, Eudemonìsmo, Eudemonìsta, Eudemonìstico,
Eudemonologìa e Eudemonològico. E, così, in corsa dall’ant simbolo del Bene a quello successivo del Male,
DAIMON s’è impresso nell’inconscio collettivo, a rappresentarne l’archetipo delle trasgressioni, l’impulso
atavico al peccato, che viene esorcizzato indossando le vesti demoniache nei riti riepilogativi e nelle
configurazioni folcloristiche.
Il snm Diàvolo, dal lat DIABOLUS, dal gr DIABOLOS, è stato imposto per stigmatizzare un suo
comportamento tra gli uomini, in altre parole gettarsi in mezzo per scompigliare, calunniare, dal gr DIABALLO, cui Diabòlico e Diabolicità, il fig Diàbolo “sorta di gioco” attraverso il franc DIABOLIQUE diabolico.
I termini volg mer Diavolillo e Diavolicchio stanno fig per “peperoncino piccante”. L’associazione d’idea tra il
demonio e il diavolo scompigliatore ha coniato Pandemònio gran confusione (pref gr PAN tutto), neologismo
ideato dallo scrittore J. Milton nel “Paradiso perduto”. L’interiezione Diàmine! è l’inc eufemistico di Diavolo
con Domine.
Il termine Diavolo ha delle varianti ormai obsolete quali Diàbolo direttamente dal gr e Diàvilo nel toscano, eppoi
Diàulo e Ghiàvolo per attestazioni locali.
In percorso si contano il peggiorativo Diavolàccio, il sostantivoDiavolerìa, Diavolèrio (già nel 1872) e Diavolèto
(dal 1704) “fracasso”, gli aggettivi Diavolèsco e Diavolòso, un fem Diavolèssa, il dim Diavolètto, l’accr
Diavolòne.
Il termine, ancora, partecipa in zoologia ad alcune locuzioni che stanno per snm quali Diavolo di mare “manta”,
Diavolo orsino “piccolo marsupiale”, Diavolo spinoso “ sorta di lucertola”, Diavolo di notte “squalo”, eppoi
Diavolo del deserto “vortice”.
Il termine gr BALLO metto-pongo lo ritroviamo in Problèma con Problemàtica, Problematicìsmo,
Problematicità, Problemàtico e Problematizzàre, inv dal lat PROBLEMA PROBLEMATIS già gr PROBLEMA
PROBLEMATOS questione dal gr PRO-BALLO propongo.
Dal lat MEPHITIS puzzo, in connessione con la dea Mefite, e dal suo relativo MEPHITICUS sono derivati
Mefìte acque solforose e Mefìtico, Mofèta “fumi puzzolenti” attestatosi nel mer dal lat MEPHITEM esalazione
infetta, donde Moffètta “sorta di mammifero che emana odore sgradevole” snm del glb ingl SKUNK di genesi
algonchina, eppoi un volg garganico Moffarda “donna trasandata e pettegola”. Il percorso semantico da
MEPHITIS si sarebbe avviato a seguito dalla mutazione latina della dea positiva italica Mefiste in una figura
malefica, infernale.
Con l’aferesi del gruppo lettrale Me il lat conta ancora FOETERE puzzare (snm di PUTERE puzzare cui Putire e
derivati), donde Fetère o Fètere “puzzare” con Fetènte con Fetentòne dal Ppres FOETENS cui Fetenzìa, Fètido
dal relativo FOETIDUS cui Fetidùme (suff UME per collettivi), Fetòre dal nome d’agente FOETOR puzzo, il
volg napoletano Fetècchia da Fetere, il pugliese Fieto “peto” vrs con influssso iberico, il siciliano Fitusu cui
l’adattamento ital Fetùso che vale “puzzolente” e fig “spregevole” in area malavitosa. Una certa connessione
dovrebbe esserci con il gr METHY bevanda inebriante rintracciabile nel percorso di Metile. I tedeschi ne
hanno tratto, per associazione, una denominazione per il Diavolo, MEPHISTOPHELES, cui Mefistòfele,
Mefistofèlico e Mefìsto (copricapo a tra punte).
Belzebù è d’antica datazione: gli ebrei lo avevano copiato dai Filistei, il loro dio delle mosche BAAL-ZEBUL,
trasformandolo nel padrone degli Inferi, così ripreso dai greci sino ai nostri giorni.
Satana o Satan o ancora Satanno, infine, è il nome proprio, inerente all’onomastica demoniaca, dal lat tardo eccl
SATAN, attinto immutato al gr, a sua volta all’ebr SATAN nemico, avversario, cui la forma popolare Satanàsso
dal gr-lat eccl SATANAS, e i derivati Sataneggiàre, il fig Satanèllo (giocatore di calcio del Foggia, per la figura
del diavolo sul logo della squadra), Satànico dal gr eccl SATANIKOS, il neologismo Satanìsmo con Satanìsta
(coniato nel 1913) oggi di tragica attualità, il grido di Gesù tr4adotto in lat VADE RETRO ME SATANA!
(Arretri da me Satana!) e l’arcana formula dantesca Pape satan aleppe; termine alieno Satang “unità monetaria
della Thailandia” .
Ancora appartenente all’onomastica cattolica un San Lucifero e a quella demoniaca il risaputo Lucifero, cui
Luciferìno, l’angelo portatore della luce, ribellatosi a Dio e quindi precipitato nelle viscere infernali, dove
alberga il male (l’allegoria della parte malefica o maligna che è nella natura umana); Dante lo assimila a Dite, il
signore dell’Oltretomba nella mitologia class da DIS DITIS, svoltosi nell’indicazione di tutto il regno dei morti.
\ A Salisburgo, sui campi nevosi dei monti Gaisberg, nei giorni che precedono il 6 dicembre, S. Nicola, un gruppo di tradizionali figuranti
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diavoli e spiriti vaga nella pretesa di impaurire abitanti e turisti. \
\ Esorcista
Esorcizzàre (adottato nel Cattolicesimo dal XIV sec), con Esorcizzatòre e Esorcizzaziòne, dal gr EKSORKIZO scongiuro
composto da EKSO fuori e HORKIZO giuro, cui Esorcìsmo dal gr EKSORKISMOS con Esorcìsta, Esorcìstico ed
Esorcistàto questo ordine minore della Chiesa con funzioni di esorcismo, introdotto dal XVII sec. La cinematografia ne ha
tratto una serie a seguito del successo dello storico “The exorcist” del regista W. Friedkin, prodotto negli USA il 1973.
DEMOCRAZIA
Democrazìa, dal gr DEMOKRATIA, composto di DEMOS popolo e KRATIA esercitare il potere, signoria cui
Democràtico con Democraticìsmo, Democraticità, Democratìsmo, Democratizzàre con Democratizzaziòne,
Democristiàno (dal partito politico Democrazia cristiana). I due termini hanno proliferato una moltitudine di
lemmi a loro volta in composizione (per KRATIA Ved Rad CR GR KR in Grande…); particolare è DEMARCO
comando del popolo, costituito da DEMOS e da ARKHO comando, semant stabilire autorevolmente,
specialmente riferito ai confini territoriali, cui Demarcàre. La particolarità viene dalla similitudine di ARKHO
comando con ARKHAIOS antico, il quale, viepiù, scende da ARKHE principio, pertanto sarebbero in relazione
con una persona più vecchia (antica o principale); da quest’ultima rad discende Arcàico cui Arcaicità,
Arcaizzàre con Arcaizzànte o Arcaicizzàre con Arcaicizzànte, Arcaìsmo, Arcaìsta, Arcaìstico. Dal tema DEMOS
popolo, l’ital conta DEMO quale pref nelle composizioni quali Demodossologìa (studio dell’opinione pubblica),
Demografìa (studio della quantità della popolazione) cui Demogràfico e Demògrafo, con, tra gli altri, i ricorrenti
isituti Demoskopea e Demo Polis, Demologìa (studio delle tradizioni popolari) ed ancora Demoplutocrazìa
(regime democratico, ma gestito dala classe più ricca), Demopsicologìa (studio della psicologia di popolo),
Demoscopìa (indagini sulle opinioni di una comunità) cui Demoscòpico, Demospònge o Demospòngie
proliferazione spugnosa con Demospongiàri (la Classe), qui, il primo membro sta per moltitudine, popolosità,
Demòtico da DEMOTIKOS questo “scrittura e\o linguaggio d’uso popolare” snm di Volgare, oppure relativo a
Dèmo dal gr DEMOS quale “territorio circoscritto abitato” cui Dèmico con la locuzione Centro demico,
Demotìsmo (nello studio delle lingue sta per un termine d’origine popolare). DEMOS è utilizzato quale suff in
Pandèmio che sta per appartiene a tutto il popolo, come l’amore e il sano erotismo; così in Ecdemìa estraneo al
popolo, dove il pref EC (gr EK) è una forma d’adattamento dal gr assimilato al lat estrattivo EX, cui Ecdèmico
da EKDEMICOS. Nel percorso semantico di DEMOS popolo quale suff, troviamo quei termini comunemente
riferiti alle grandi diffusioni di malattie infettive, cui Epidemìa-Epidèmico (che ricade sul popolo), Endemìa (gr
EN in) con Endèmico e Endemicità, in percorso con Endemìsmo (qualsiasi fenomeno circoscritto in un’area
geografica), Epidemiologìa con Epidemiològico e Epidemiòlogo, eppoi Pandemìa (che include tutto il popolo)
con Pandèmico e Pandèmio, cui l’Influenza suina del XXI sec. Il termine Democrazia, si ritrova comunemente
accoppiato: Democrazia cristiana (storico partito politico del XX sec, erede di un Partito popolare), Democrazia
guidata (alla russa, nel postcomunismo), Democrazia ideale (che appare utopia), Democrazia industriale,
Democrazia liberale, Democrazia proletaria, Democrazia parlamentare, Democrazia plebiscitaria, Democrazia
occidentale,... Democrazia popolare, definizione costituzionale amata dai paesi del vecchio blocco comunista, è
un gran pasticcio semantico: Democrazia vuol dire governo del popolo e, di conseguenza, l’accoppiata con
Popolare è un pleonasmo.
Democritèo, questo relativo al filosofo gr Democrito (470\360 aC), è considerabile indirettamente nel percorso
poiché l’onomastico è ispirato a DEMOS.
\ L’assonanza di DAIMON divinità con DEMOS popolo potrebbe celare l’illuminazione di raffigurare la divinità in forma antropologica (ad
immagine e somiglianza umana), abbandonando la primordialità monoteistica del sole, del serpente, del totem, e quella politeistica delle
stelle.\
\ Marca
C’è da aggiungere, ancora, che il franc ed il got avevano MARKA, il ted medv MARK, che indicava il segno del confine,
termine che si sarebbe esteso in MARCA, ovvero “il territorio di confine”, cui Marchèse con Marchesìno e Marchèsa con
Marchesìna, Marchesàle, Marchesàna e Marchesàto, Marchionàle, il toponimo Marca (la provincia trevigiana), il toponimo
regionale Marche (il plur è giustificato dalla coesistenza in loco delle Marche di Ancona, di Camerino e di Fano); eppoi
Marchiàno questo anche fig “madornale” poiché era in riferimento alle grosse ciliege delle Marche, ed ancora, fig o meno,
Màrca “termine nautico” che segna la linea della murata dal piano di galleggiamento cui la locuzione Marca di bordo libero,
Màrca nel senso di “bollo” cui Marcofilìa, il dim Marchètta svoltosi fig in ambito della prostituzione con i volg Marchettara
“prostituta” e Marchettàro in risvolto omosessuale, Màrco “segno” (sia moneta tedesca sia “marchio”), Marcàre con Marcàto,
Marcatòre questo anche in campo sportivo snm di Cannoniere e del glb Goleador, Marcatùra, Marcàggio e Marcamènto, i
composti Marcapèzzi, Marcapiàno, Marcapùnti, Marcatèmpo… eppoi Màrchio con Marchiàre e Marchiàto, rientrati dal franc
MERCHIER, prvz MERCAR bollare l’animale cui Mercàre e Mèrco; la connessione tra MARKA confine e Marchio è da
attribuire alla pratica di marchiare le bestie, gli oggetti di proprietà, per il riconoscimento fuori confini propri. Eppoi il
prefissato Rimarcàre (RI iterativo) con Rimarcàre “sottolineare” attraverso cil franc REMARQUER cui Rimarcàbile,
Rimarchèvole e Rimàrco.
Il nobile termine feudale Margràvio “conte di confine” è dal ted MARK confine e GRAF conte, cui Margraviàto, da associare
con Langravio.
Dal verbo denm MARKON, dal franc MARKA segno, sarebbero derivati i vari Màrcia con l’abbreviazione di comando
militare Màrc! o Màrch!, Marciàre (lasciare i segni) e i composti Marcialònga, Marciapiède o Marciapièdi. In provincia di
Venezia esiste una contrada topodenominata Marcon. Il termine Màrgine, cui Marginàle, Marginàlia, Marginalìsmo con
Marginalìsta e Marginalìstico, Marginalità, Marginalizzàre e Marginalizzaziòne, Marginàto, Marginatòre, Marginatùra e
Marginòso, dal lat tardo MARGO, sarebbe il prodotto di una lenizione MARKA-MARCO-MARGO, cui ancora i prefissati
Emarginàre con Emarginàto e Emarginaziòne, Rimarginàre o Rammarginàre o ancora Rimmarginàre; termine alieno
Margòne “gora” (di scolo dell’acqua dei mulini) d’etimo prelatino, ma nulla vieta di credere ad una ant connessione indoeur
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nel senso di “canale, fossa tracciata quale margine, confine”.
Marcanziàcee “piante epatiche” è dal nome del botanico N. Marchant (sec XVII) che tradotto suonerebbe marciandocamminando, pertanto il termine è in connessione indiretta; e in connessione indiretta appare ancora il sostantivo
Marcantònio questo ispirato al triumviro romano Marco Antonio (I sec aC), il cui primo nome è ispirato a Marco questo con
valore di “marchio-segno”, così pure Marcòlfo “rozzo” questo omologismo fig dall’onomastica ted vrs connesso in
composizione con MARKA.
Nel percorso si contano Marcasìte o Marcassìte “minerale” omologismo dal persiano MARQASITA e non è incredibile una
connessione con il tema indoeur MARKA MARCA.
In ambito indoeur, in ingl MARK vale segno cui lo pseudonimo Mark Twain dello scrittore Samuel L. Clemens (1835/1910)
che sta per “segna due (volte)”, adottato dal gergo marinaresco relativo a uno strumento per la misurazione della profondità
delle acque.
DEMOLIRE
Col pref DE, Demolìre leggasi De-Muòvere, dal lat DE-MOLIRI; quindi nulla a che fare con i rad di demone o
democrazia. L'elenco dei lemmi assonanti col pref DE continuerebbe con Demodè, il francesismo per fuori moda
o disusato, Demonetizzare, Demoralizzare, Demostrare...
\ Prefissi *DIA *PAN
DIA
La preposizione gr DIA separazione-differenza, sovente nel valore di attraverso-mediante, concorre a comporre termini quali
il fisico Diabàtico con l’opposto Adiabàtico (A privativo) dal gr DIABATIKOS che oltrepassa le altezze fig da DIABAINO
passo attraverso cui ancora Diabète dal gr DIABETES con Diabètico, i composti Diabetògeno, Diabetologìa e Diabetòlogo,
il composto Diabetofobìa “paura di contrarre il diabete”, eppoi Diabàse “sorta di roccia eruttiva” snm di Epidiorìte
questo col doppio pref EPI a Diorìte “sorta roccia eruttiva” dal gr DIORIZO delimito cui Diorìtico, Diacronìa, cui
Diacrònico, formato con KHRONOS “differenza di tempi” e contrario di Sincronìa “a tempo”, Diàcope col gr KOPE taglio
snm di Tmesi, Diàfora dal gr DIAPHOROS diverso composta con PHOROS che porta e che vale una figura retorica per cui
una parola vene ripetuta nella frase impromendole una seconda sfumatura o addiruttura un nuovo significato. Il percorso
prosegue con Diafràmma composto con PHRASSO ostruzione vale “divisore di uno spazio”, Dialèmma inv dal gr
DIALEMMA intervallo (separazione tra due assunti) svoltosi in campo medico quale “interruzione della febbre”.
Diàllage è col gr ALLASSO io cambio connesso con ALLOS altro, che vale una figura retorica per cui più argomenti
raggiungono una identica conclusione, oppure l’insieme di parti di un discorso che abbia almeno due sinonimi; in ambito
scientifico (mineralogia) si conta Diallàggio. Diallèlo o Diallèle, invece, composto col gr ALLELON del valore di l’un l’altro
vale “circolo vizioso”. Il verbo ALLASSO si ritrova in termini prefissati che indicano ancora figure retoriche, quali Enàllage
dal gr ENALLAGEN (EN con valore d’inversione) per cui viene scambiata una parte del discorso con un’altra, come ad
esempio l’uso verbale del tempo presente nel trattare segmenti di avvenimenti passati (presente storico o narrativo), eppoi
Ipàllage dal gr HYPALLAGE (HYPO sotto), spesso assimilata all’Enallage, per cui viene attibuito ad un termine ciò che
sarebbe logicamente confacente ad un termine vicino, quale \...\ il divino del pian silenzio verde \...\ (G. Carducci) dove
“verde” è in riferimento a “pian”. Comunque entrambi odorano di metafora.
L’ital conta ancora il termine Endìade o Endìadi dalla locuzione gr HEN DIA DYOIN una cosa per mezzo di due, che indica
la figura retorica per la quale un solo concetto è espresso mediante due termini coordinati “ Mi mancano i sapori e la cucina
di casa” che sta per “Mi mancano i sapori della cucina di casa”.
Il percorso DIA prosegue con Diàlogo “discorso a più soggetti” cui Dialogàre, Dialògico, Dialogìsmo, Dialogìsta,
Dialogìstico, Dialogizzàòre e il prefissato Interdiàlogo con Interdialògico, Diàpason con PA(SO)N tutto vale “mediante tutte
(le corde)”, Dièresi “separazione di suono per due vocali contigue” in opposizione alla Sineresi, con Dierètico e Dièsis
“intervallo” dal gr DIAIRESIS; Dialèfe “iato” in opposizione a Sinalèfe (pref gr SYN insieme con LOIPHE dal tema di
fondere) cui ancora i prefissati Diesinalèfe con Diesinalèfico (combinazione di Dieresi e Sinalefe) 1, Episinalèfe (pref EPI),
entrambi nella terminologia della retorica, donde nel caso della Sinalefe avviene la fusione metrica in un’unica sillaba con la
vocale finale di una parola e quella iniziale della successiva, mentre il fenomeno dell’Episinalefe avviene tra due versi. In
composizione col pref DIA, l’ital conta ancora una ricca sequenza, cui Diàdoco “attraverso il ricevere”, da rad DEK ricevere,
vale Successore, da non equivocare con Diàdico (Ved sotto). Diafanità o Diafaneità con Diàfano “ col gr PHAINEIN
mostrare vale “passare attraverso, trasparente”. Diafonìa-Diafònico è “voce che è diversa, dissonante”. Diascopìa con
Diascòpio “sorta di proiettore”. Diàspora è la dispersione di un popolo, comunemente in relazione agli Ebrei, col gr
SPEIREIN seminare. Diapositìva è un’immagine fotografica in positivo da vedere attraverso una lastra trasparente, ma
proiettabile… ed ancora Diaforèsi-Diaforètico “dispersione” (col gr PHORESIS trasporto), Diàgnosi con Diagnòstica e
Diagnòstico “il riconoscere mediante (sintomi)”, Diagonàle “attraverso gli angoli”, Diàmetro dal gr METRON misura, cui
Diametràle, Diametralmènte. Diàstasi, “separazione” di elementi normalmente vicini dal gr DIASTATIS (suff biologico ASI
“enzima”, con un desueto Diastàsi, snm di Amilàsi da AMILO amido. Diàstole dal gr DIASTELLEIN porre in mezzo,
adottato nella medicina quale “distensione del muscolo cardiaco” e nella metrica classica quale “avanzamento dell’accento”
in un lemma per ragioni metriche, cui Diastolìa, in opposizione a Sìstole (dal gr SYN insieme e STELLEIN porre) anche
questo sia termine medico “contrazione del muscolo cardiaco” sia poetico “arretramento dell’accento”. Diàtesi dal gr
DIATHESIS disposizione con THESIS (in linguistitca indica la funzione del verbo tra soggetto ed azione, in medicina una
predisposizione ereditaria morbosa) cui Diatèsico o Diatètico. Diatomèe (Divisione di piante cui le Alghe, con il gr TOME
taglio) cui Diatomìte “sorta din roccia”. Il musicale Diatònico dal lat DIATONICUS già gr DIATONIKOS da DIATONOS
scala diatonica con Diatonìa e Diatonìsmo, eppoi Diàtono questo termine archeologico. Diatopìa con Diatòpico (col gr
TOPOS luogo). Eppoi Diencèfalo che è parte del cervello, termine composto con Encefalo. Infine, i termini ottici Dioràma
(col gr HORAMA vista), Diòttra dal gr DIOPTRA con Diottrìa, Diòttrica e Diòttrico, eppoi Diòttro questo da DIOPTRON
specchio, quali composizioni di DIA attraverso con il rad OP e il suff TR questo per nomi d’agente. Diottria (simbolo D), in
campo oculistico è sovente considerato snm di Decimo o Grado; in realtà, Diottria è l’entità del difetto visivo corretto dalla
lente, Decimo è l’unità di misura dell’acuità visiva in una scala sino a 10, Grado, infine, indica la misura in diottrie della
potenza di una lente da vista.
Il percorso conta ancora Dialetto, Dialettica e Dialettico sembrano di percorso differente (Ved riporto seguente).
Il cardinale Dùe, che parrebbe fuori percorso, è dalla rad DWOU, che ritroviamo nel gr DYO, nell’ingl TWO, è invece
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connesso con DIA separazione; infatti, Diàdico, aggettivo di Dìade dal lat DYAS, che sta per “elementi in coppia”, ovvero
“separati”, s’incrocia col gr DYO due.
In percorso di Due, cui volg e obsoleti Dùa, Dòl, Dùl, Dùo e Dùol, si contano Dìade dal gr DYAS DYADOS da DYO due,
Dièdro, Duàle, Dualìsmo con Dualìsta e Dualìstico, Dualità, Duèrno (su calco di Quaderno), Duètto con Duettàre, i falsi dim
Duìna (musicale) e Duìno (punti a dadi e moneta da due centesimi), Dùo (aggettivo e sostantivo). Altri, fra tanti composti in
percorso di Due, troviamo il botanico Diadèlfo col gr ADELPHOS fratello, Diarchìa “due a governare” sul calco di
Monarchia, Dilèmma “tra due lemmi”, Duàlberi da Due alberi (nave), il costume femminile Duepèzzi da Due pezzi glb
Bikini, Duepònti (nave), il linguistico Duìsono, Duosiciliàno questo relativo alle Due Sicilie (Stato borbonico), i glb ingl
Dual band (tecnologia, con BAND banda di frequenza), Dual feed (tecnologia, con FEED alimentazione), Dual income tax
(con INCOME reddito e TAX tassa), il prefissato Adduàre (AD allativo) snm di Raddoppiare, Dupòndio (fiscale, con il lat
PONDIUS peso” ) era un’ant moneta romana pari a “due assi”, Sindiotàttico “termine chimico” con Tattico e pref unificato
SYNDYO da SYN insieme e DYO due del valore di a due la volta.
La preposizione gr DIA separazione assume la forma estesa di DIKHA due parti cui il pref ital DICO per composizioni quali
Dicòcco “due granelli” col gr KOKKOS chicco, Dicòcero “sorta di uccello” (col gr KERAS corno), Dicogamìa “sorta di
organismo ermafrodita”, Dicotermìa “termine geofisico”.
Il gr DIA separazione con DIKHA due parti e il lat DI dal gr DIS due volte appaiono sovrapposti o assimiliati nei termini
quali Dicanapulàre da Canapule, Dicèntra “due pungiglioni” (col gr KENTROS centro con valore di aculeo), Dìcero “sorta di
rinoceronte a due corna” (col gr KERAS testa cornuta), Dicerorìno “sorta di rinoceronte” (col gr KERAS testa cornuta e
RHIS RHINOS naso), Dicroìsmo con Dicròico dal gr DIKHROOS “birifrangente a due colorazioni-bifido” relativo ad una
proprietà dei cristalli, Dicrùridi “Famiglia d’uccelli” col gr URA coda; eppoi Dicromìa (snm di Bicromia) con Dicromatìsmo,
Dicromàtico, e Dicromìsmo col gr KROMA colore, ancora Dicròto e Dicrotìsmo dal gr DIKROTOS “con due battiti
irregolari del polso” da KROTOS rumore; infine Dicoriàle “gravidanza gemellare”col gr KHORION placenta, membrana vrs
connesso con il rad KER, cui l’ital Còrion o Còrio, eppoi Coròide con Coroidèa, Coroidèo e Coroideàle, Coroidìte (suff
medico ITE), il composto Coroidopatìa.
1
\...\ che ‘l cibo ne solëa^essere addotto \...\ in questi versi di Dante il gruppo vocale ea di “solea” è separato in dieresi ma la a è saldata
(sinalefe) alla e della parola successiva “essere” e pertanto metricamente si ottiene un endecasillabo \...\ che’l-ci-bo-ne-so-le-aes-se-read-dotto\...\
Il segno diacritico d’unione ^ , simile all’accento circonflesso, è indicato col gr HYPHEN che si traduce in insieme.
PAN
Viene dal tema aggettivale gr PAS PASA PAN e sta per tutto-intero-interamente, con il genitivo PANTOS, e si ritrova in
molteplici composizioni ital sia in PAN che in PANTO questo anche adattato foneticamente: Panafricàno, Panamericàno,
Panàrabo (rispettivamente relativo a tutti i popoli africani, americani, arabi), Panasiatìsmo (movimento che tende all’unione
politica culturale ed economica dei paesi asiatici) ed ancora Pancristiàno (che non è il pane della Comunione), Panellenìsmo,
Paneuropèo, Pangermanìsmo, Panislàmico, Panserbìsmo, Panslavìsmo, Pantedèsco. Panacèa (dal gr PANAKS PANAKOS
composto con AKEOMAI guarisco, vale “medicina universale”; in connessione mitologica con Panàcea la figlia del dott
Asclepio) cui Opopònaco o Opopànaco “sorta d’erba delle Ombrellifere” (prefissato OPOS succo), Panarterìte (dal gr
ARTAO vale infiammazione delle arterie), Panatenàica “sorta di anfora greca con immagini della dea Atena (Minerva),
Pancitopenìa (col gr KYTOS cavità e PENIA povertà, vale riduzione delle cellule del sangue), Panclastìte dal gr KLASTOS
rotto (rottura di tutto), Pancòsmico (Dio è l’universo fisico). Pancràtico (col gr KRATOS forza sta per sistema ottico pro
ingrandimenti) con Pancràzio tutto sforzo (anche nome personale) “competizione” nell’ant Grecia comprendente lotta e
pugilato, Pancrazìa e Pancraziàste “atleta”. Pàncreas tutta carne (dal gr KREAS carne) cui Pancreàtico, Pancromàtico
(relativo a tutti i colori), Pancronìa con Pancrònico (col gr KHRONOS tempo vale quale ambito universale in opposizione
alla Temporaneità), Pandètte (col gr DEKHOMAI accolgo) cui Pandettìsta e Pandettìstica, Panegìrico (dal gr AGYRIS
adunanza di tutto il popolo, semant va ad indicare un discorso pubblico in lode di un santo o di una personalità di rilievo),
Panenteìsmo (dal gr THEOS-Dio, ogni realtà è in Dio), Pangèa (dal gr GE terra, vale il continente unico primordiale),
Panoplìa (dal gr HOPLON armatura vale armi assortite o l’intero corredo d’armi), Panòrpa (dal gr ORPE falce vale la
mosca-scorpione), Pansessualìsmo con Pansessuàle (il sesso al centro dell’esistenza), Pantalàssico (da Talasso e suff
aggettivale ICO), Pantièra (lemma adottato nel veneziano, col gr THERA caccia, vale quale struttura con reti per
l’uccellagione e, per estensione, la barena dove installarla), Panùrgo (dal gr ERGON, vale “scaltro” o fig “furfante”,
Panzoozìa con Panzoòtico (malattia che colpisce la totalità degli animali in un territorio come la peste bovina, la “mucca
pazza”, l’aviaria).
\ Dalla Pangea primordiale si sarebero scisse la Laurasia al nord e la Gondwana al sud; dalla prima si sarebbero staccati il Nordamerica,
l’Europa e l’Asia, dalla seconda gli altri continenti.
Laurasia è la composizione lemmatica di un grande territorio euro-nordamericano-asiatico.
Gli Indù hanno tramandato l’esistenza di un supercontinente nell’Oceano Indiano al quale apparteneva la stessa India - Jambu-Dvipa terra
del dattero - l'antica terra dei Gond i cui sopravvissuti occuperebbero lo stato indiano di Chhattisgarh.\
Attenzione a non equivocare con termini d’altre etim, quali Panatica, Pancarrè, Pancotto, Pandispagna, Pandolce, Panforte,
Pangrattato, Panùnto (da Pane unto) e Panzanèlla, oppure Pancaccia, Pancaccio, Pancale e Pancàta da Panca; da includere
Panamènse o Panamègno relativo allo stato dei Panama.
Il percorso PAN prosegue con Panteìsmo (corrente filosofica, Dio è l’Universo), Pànteon o Pàntheon (termine dal gr, tempio
dedicato a tutti gli dei - in versione laica, ai re o ai grandi uomini defunti, in complanare con il lat Famedio), Pantoclastìa
(impulso morboso di rompere tutto, che pare latente in ognuno e che può esplodere a seguito di una crisi acuta d’ira - Gesù
stesso ne fu colpito a Gerusalemme), Pantocràtore “onnipotente” (dal gr KRATOS forza), Pantòfago (dal gr PHAGEIN
mangiare, vale “che mangia di tutto”), Pantofòbia (che ha paura di tutto), Pantògrafo (strumento che ricopia i disegni in tutte
le scale richieste e l’apparecchio che serve a trasferire nei mezzi di locomozione tutta l’alimentazione elettrica necessaria),
l’omologismo ingl Pantòne (con TONE colore), Pantomìma (col gr MIMOS mimo vale rappresentazione teatrale d’origine
romana con il solo utilizzo di tutta la gestualità, inclusa la danza), Pantoptòsi (col gr PTSOSIS caduta, vale abbassamento
degli organi), Pantotènico (dal gr PANTOTHEN ogni parte, vale diffuso dappertutto) cui Acido Pantotenico (Vitamina B5,
ne fegato, rene, tuorlo d’uovo, lievito, cereali, vegetali), Pantropicàle (diffuso in tutte le zone tropicali); anche in questo
percorso, occorre fare attenzione a non equivocare con i termini dìaltre etim quali Pantagònna (gonna-pantalone), Pantàna
(“uccello del pantano” dei Scolopacidi), il volg Pantegàna (derivato dal lat PONTICUS vale quale topo del Ponto). Il termine
Pantalòni deriva dal capo d’abbigliamento della maschera veneziana Pantalon, ispirato a S. Pantaleone, il cui onomastico
242
potrebbe tuttavia essere tradotto “tutto come un leone” nel senso di coraggio, pertanto non sarebbe pseudoetim puro. Termini
ancora pseudoetim, Pantagruèlico “ di grande appetito” (dal personaggio Pantagruel del romanzo “Gargantua et Pantagruel”
di F. Rabelais), Pantèsco (demotico di Pantelleria),
\ Iconoclasta
Dal gr KLAO rompo da KLASTOS rotto sono pervenuti Clàstico di frammenti, Clastìte “specie di roccia”, compreso il suff
CLASTA come in Iconoclasta.
\ Dialetto Gergo Vernacolo
Dialètto è il parlare proprio di un determinato territorio, contrapposto alla lingua nazionale. Dal franc DIALECTE (XVI sec),
a sua volta dal lat DIALECTOS, derivano tutti dal gr DIALEKTOS lingua - DIALEGESTHAI conversare. La rad è l’indoeur
DEIK-DIK indicare, dire. Dialèttica e Dialèttico - sostantivo ed aggettivo - infatti, sono dal lat DIALECTICE e dal gr
DIALEKTIKE arte-tecnica (da TECHNE) del conversare e si riferiscono, più accademicamente, all’arte della capacità logica
e convincente del parlare. Rimarrebbe da chiarire etim la connessione con la preposizione gr DIA separazione, differenza, ma
tutto lascia supporre che Dialetto potrebbe tradursi nell’arte del parlare separato (da quello ufficiale).
Snm di Dialetto è l’omologismo Gèrgo, estratto fig da Gergòne dal franc JERGON linguaggio degli uccelli, cinguettio, cui
Gergàle, Gergalìsmo, Gergalìsta, Gergànte.
Vernacolo è il parlare inteso come uso popolare. Per accezione, è la parlata toscana. Vernàcolo è derivato dal lat
VERNACULUS derivato da VERNA schiavo-domestico nato in casa di origine etrusca, il cui etim è la radice indoeur WER
servo. Può essere usato come sinonimo di Dialetto quando si riferisce alla letteratura (dialettale) moderna, per esempio alla
poesia. È un termine che ha assunto un sottinteso intellettuale, poiché esprimerebbe la conservazione delle antiche voci,
diversamente dal dialetto che le starebbe disperdendo per inquinamento linguistico, mantenendone solo la sonorità. Potrebbe
quindi risultare impreciso dire “parlare in vernacolo”, nel senso del parlare quotidiano in dialetto
Dialetti settentrionali: si possono dividere in Galloitalici, comprendenti i dialetti piemontesi, lombardi, liguri (per Ligure,
Ved Lingue non indoeuropee in Epilogo) ed emiliano-romagnoli; Veneti comprendente il friulano; Trentini.
Dialetti toscani: si distinguono da tutti gli altri dialetti per il loro carattere decisamente più conservatore. Di tipo toscano sono
i dialetti parlati in Corsica.
Altri dialetti dell’Italia centro-mer: Gruppo marchigiano \ umbro \ laziale sett. comprendente Roma; Gruppo abruzzese \
molisano \ pugliese sett \ laziale mer \ campano \ lucano; Gruppo pugliese mer (salentino) \ calabro \ siculo.
Oggi, in un’ottica socio-politica, si tende a definire il dialetto Lingua regionale.
\ Pleonasmo
Pleonàsmo, con Pleonàsto, dal lat PLEONASMUS già gr PLEONASTOS sovrabbondante, da PLERES pieno, è
un’espressione linguistica di sovrabbondanza semant, che se utilizzata con proprietà di controllo letterario, imprime al
discorso un maggiore effetto. Pleonàstico è anche il ricorso troppo ripetitivo al pronome personale Io nello scrivere e nel
parlare. Un pensiero di nuova generazione vorrebbe il più insistente uso del pronome Io, allo scopo di comprovare amore per
se stesso, nella logica “chi si ama, ama gli altri”; l’importante è non ricadere nella trappola della troppa fiducia di sé.
Pseudoetim il lemma Pleopòdio che è la composizione gr di PLEO navigo con POUS PODIS piede.
Esempio di pleonasmo è l’uso della locuzione Tutto quanto, come nella frase “Ho mangiato del cibo tutto quanto era a
tavola” quando è più corretto dire “Ho mangiato tutto il cibo che era a tavola” oppure “ Ho mangiato il cibo quanto ne era a
tavola”, poiché Tutto e Quanto qui appaiono ripetitivi.
A parte l’arcinoto uso errato della locuzione Ma però, tra le meno osservate quale pleonasmo è “Per poter andare” quando
basterebbe linguisticamente “Per andare” .
\ Prefisso *DE
Decorrere con De durativo (analizzato altrove)
Destabilizzare con De conclusivo (analizzato altrove)
Decremènto e Decrèscere con DE negativo-sottrattivo, dal lat incoativo CRESCERE, rad KERE, cui Creànza, attraverso lo sp
CRIANZA da CRIAR allevare, con Creanzàto e Screanzàto (pref S sottrattivo), Creàre inv dal lat CREARE con un desueto
Criàre eppoi Creatìvo, Creàto, Creatòre, Creatùra e Creaziòne con Creazionìsmo, Crèscere con Crescèndo, Crescènte e
Crescentemènte, Crescènza, Crèscia cui Crescia pasqualina “sorta di pizza”, Crèscita, Cresciùta e Cresciùto, eppoi i
prefissati Accrèscere (pref allativo AD) con Accrescimènto e Accrescitìvo, Scrèscere (S sottrattivo); la Crescentìna è una
sorta di focaccia. Cereàle, meglio Cereàli (da Cerere, la dea delle messi) con i composti Cereagrìcolo, Cerealìcolo,
Cerealicoltòre o Cerealicultòre, Cereacoltùra e Ceracultùra: eppoi l’elemento chimico Cèrio (simbolo Ce) ispirato
all’asteroide al quale è stato dato il nome di Cerere, cui Cèrico, i composti Cerimetrìa. Concreàre con Concreàto, Concrèscere
con Concrescènza e Concrescimènto, Concrèto con Concretàre, Concretèzza, Concretìsmo, Concretìsta, Concretìstico,
Concretizzàre, Concretizzaziòne, Concreziòne 1 con Concrezionàle e Concrezionàto composti col pref associativo COM.
Escrèscere con Escrescènza col pref EX fuori. Ricrèscere con Ricrescimènto e Ricrèscita col pref RI iterativo. Scrèscere col
pref S sottrattivo. Sopraccrèscere; eppoi Incrementàre con Incrementàle, Incrementàre, Incrementatìvo e Incrememtìvo dal
tardo INCREMENTARE da INCRESCERE cui ancora Incrèscere, Increscèvole, Increscimènto, Incresciòso (pref IN illativo)
e il doppio prefissato Rincrèscere dal lat RECRESCERE con Rincrescèvole, Rincrescimènto e Rincresciòso col pref RI
intensivo-iterativo adattato foneticamente; eppoi Ricreàre con Recreàre e un Ricriàre, Ricreamènto e Ricreamènto,
Ricreànte, Ricreatìvo, Ricreatòre, Ricreatòrio e Ricreaziòne, anche nel senso fig di “ristorare”, col pref RI iterativo. Sincerità
e Sincèro (omn di Sincero da “corna”) composti con SEM uno solo e vale di una sola ascendenza, puro, cui la citazione
pirandelliana “Nulla è più complicato della sincerità”. Al percorso partecipa il termine Crèolo, esot attraverso il franc
CREOLE, il quale vanta una lunga storia: dallo sp CRIAR svoltosi dal lat CREARE, il ptg ha tratto CRIOULO meticcio
brasiliano, servo nato in casa cui l’adattamnto sp CRIOLLO che il franc ha adottato in CRIOLE eppoi in CREOLE; da
Creolo il derivato Creolìna (termine chimico, fig dal colore della pelle creola), eppoi Creolizzàrsi con Creolizzaziòne quale
fenomeno di ibridazione linguistica e culturale nelle colonie. Attraverso il franc RECRUE ricrescita già lat RECRESCERE
aumentare, lo sp aveva tratto RECLUTA cui l’adozione ital Rècluta, Reclutamènto, Reclutàre, Reclutatòre.
Definìre, variante desueta Diffinìre, con DE durativo e conclusivo (intensivo), dal lat FINIRE cui Definitìvo e Definiziòne;
con il secondo pref IN privativo si ha Indefinìre, Indefinìto, col secondo pref PRE si ha Predefinìre con l’iterativo Ridefinìre
con Ridefiniziòne.
Degradare con DE di abbassamento (analizzato altrove). Denaturàre, con DE francesismo corrispondente a DIS-S, dal franc
DENATURER, questo dal lat NATUS.
243
Depilàre con DE privazione, dal lat PILUS pelo, cui Depilàto, Depilatòre, Depilatòrio e Depilaziòne.
Depletìvo con Depleziòne dal lat PLERE riempire con DE sottrattivo, attraversoi l’ingl DEPLETIVE e DEPLETIOIN.
Deportàre con DE allontanamento, dal lat PORTARE, già gr PHOREIN, inv in ital Portàre, cui Deportànte, Deportànza,
Deportàto, Deportaziòne, Depòrto attraverso il fran DEPORT e, con altri pref, Apportàre (pref AD) con Apportatòre e
Appòrto (questo transitato dal franc APPORT dono), Asportàre (pref ABS ampliato da AB e successivamente ridotto in AS)
con Asportàbile, Asportaziòne e Aspòrto, Comportàre (pref COM) con Comportamènto, Comportamentàle,
Comportamentìsmo e Comportamemtìstico questi snm di Behaviorìsmo e Behaviorìstico dall’ingl BEHAVIOR
comportamento, eppoi Comportamentìsta, Compòrto, Diportàrsi (pref DI) con Diportamènto, e Dipòrto cui Diportìsmo con
Diportìsta, Esportàre (pref EX) con Esportàbile, Esportatòre ed Esportaziòne, Importàre (pref IN) con il glb ing Import
associato nella locuzione Import-Export “importazione ed esportazione”, Importàbile (omn di Importàbile “non portabile, col
pref IN negativo) con Impòrto e Importaziòne, Rapportàre (pref RI intensivo ridotto a R) con Rapportàbile, Rapportatòre e
Rappòrto, Riportàre (pref RI iterativo) dal lat REPORTARE cui Riportàbile, Riportànte, il Pp aggettivato Riportàto, Ripòrto
cui il sostantivo Riportato e Riportatòre, Sopportàre già lat SUPPORTARE col per SUB sotto con Sopportatòre,
Sopportaziòne, Sopportèvole e Soppòrto, eppoi Supportàre con Suppòrto quale calco franc-ingl SUPPORT cui il glb
Supporter, Transportàre e Trasportàre (pref TRANS ridotto TRAS) con la variante metatetica Straportàre il cui pref assume il
senso di STRA superlativo, Trasportàbile, Trasportatòre cui la locuzione Nastro trasportatore, Trasportaziòne, Traspòrto.
Attraverso l’ingl TO REPORT riportare, l’ital adotta i glb Report con Reporter e Reportage questo dal passaggio franc;
insomma, il lemma glb Reportage parte dal lat REPORTARE, attraversa l’ingl REPORT per poi flettere nel franc. Il percorso
ital Portàre, dal lat PORTARE, conta un sostantivo Pòrta “facchino” omn di Porta “passaggio”, Portàbile cui Importàbile
(pref IN negativo, omn di Importabile da Importare “introdurre”) con Portabilità, Portànte, Portantìna e Portantìno, Portànza,
Portàta, questo anche quale misura in numero della capienza di una lavastoviglie, Portatìvo, Portàto con Portàbile, Portatòre
cui la locuzione medica Portatore sano, Portatùra, i glb ingl Portal “portale”, Porter “sorta di birra” fig da PORTER
portatore-facchino poiché in origine era l’abituale bevanda di questo lavoratore, un sostantivo Pòrto “disponibilità-prezzo di
trasporto”(omn di Porto Pp di Porgere e di Porto “riparo per natanti”), il pref PORTA anche adattato foneticamente per
numerose composizioni da Portaàbiti a Portavòce, passando da Portabòrse con Portaborsìsmo, Portavàso, i glb ingl
Portacontainer meglio in ital Portacontenitòri e Portfolio “cartella per fogli illustrativi”, eppoi Portincènso, Portinfànte
italianizzato dal franc PORTE ENFANT “porta bambino” questo termine glb, Portinnèsto, Portinsègna. Il prefissato
Importàre svoltosi in “significare” cui Importànte, Importànza o Importània.
Il verbo Portare, a scorretta ragione, è sovente adottatto quale snm di Recarsi, Lodare, Sostenere, Indurre, Dimostrare, Sentire
e Prestare.
Nel persorso, pertanto, si ha Adiaforìa indifferenza con Adiàforo indifferente rispettivamente dal gr ADIAPHORIA e
ADIAPHORO conl pref A privativo.
1
In linguistica, la Concrezione sta per saldatura di un elemento etim estraneo (articolo o altro) con una unità successiva, e che pertanto
l’insieme va a costituire il termine. come Affare da A Fare, Lasca da L’Asca. La definizione è anche utilizzata in mineralogia qualle
“aggregato di minerali” cui lla Concrezione visibile nella Grotta di Montenero sul Gargano, e in medicina quale deposito di materiale
organico in una cavità o tra i tessuti anatomici, quale il contenuto nell’Appendice che provoca l’Appendicite..
\ Popolo
Da un tema med POPLO-BOBLO crescita, il lat conta POPULUS da una base del tema med POPLO crescita che ha portato
anche a Pioppo, cui l’ital Pòpolo o Pòpulo e il percorso di Popolàccio (peggiorativo), Popolàglia snm di Plebaglia,
Popolamènto, Popolàno, il verbo Popolàre con l’aggettivo Popolàre o Populàre, Popolareggiànte, Popolarèsco, Popolarìsmo,
Popolarità, Popolarizzàre questo passando dal franc POPULARISER cui Popolarizzaiòne, Popolarmènte, Popolàto,
Popolatòre, Popolaziòne questo dal lat POPULATIO che in origine valeva saccheggio, Popolèsco, il sociale Popolìno, e
Popolòso; eppoi, fedeli al lat, Populazionìsmo con Populazionìsta, Popùlìsmo attraverso l’ingl POPULIST con Populìsta e
Populìstico; l’ingl conta infatti PEOPLE popolo.
In ambito astronomico le locuzioni Popolazione prima e Popolazione seconda stanno ad indicare i corpi celesti
rispettivamente sorti prima e dopo il Big Bang.
Termini alieni Poplìte con Poplitèo dal lat POPLES POPLITIS “regione anatomica dell’arto inferiore” cui la locuzione Fossa
poplitea che indica la parte posteriore del ginocchio a forma di losanga, eppoi il glb ingl Popper “sostanza chimica”
attraverso TO POP scoppiare cui Popcorn dalla locuzione POPPED CORN grano scoppia
\ La popolazione mondiale è passata dal possibile 1 miliardo nel 1804 a 6 miliardi nel 1999 quando a Sarajevo, il 12 ottobre, nacque il
seimiliardesimo individuo. Il 31 ottobre del 2011 la popolazione tocca i 7 miliardi \
\ Biada Blu Blue jeans Jersey
Termine lat specifico per Cereali è BLADA (plur) connesso col franc BLAD cereali, cui Biàda con Biadaiòlo o Biadaiuòlo,
Biadàre con il prefissato Abbiadàre (AD allativo), Biadùle questo sul modello di Canapule e Favule dove il suff ULE vale
“gambo-stelo”, il fig Blàdo “pallido”, il fig Sbiadìre con Sbiadìto, e Biàvo “azzurro chiaro” questo passato alla forma lat
BLAVUS, al prvz BLAU, al franc BLAO-BLEU, all’ital Blu.
Attraverso il long BLAIH sbiadito – da notare una connessione rad indoeur con BLAD BLADA - l’ital conta l‘omologismo
Biàcca “sostanza colorante” e Biàcco “sorta di serpente dei Colubridi”.
Dalla città di Genova deriverebbe un tipo di tela colorata generalmente blu che, attraverso il franc GENES, si sarebbe
attestato nel glb ingl Blue jeans, cui l’omologismo Ginserìa (dal 1984) da un precedente Jeanserìa (1980).
Jersey, invece, è una sorta di tessuto a maglia, normalmente di lana, che prende il nome dal toponimo dell’isola
dove è prodotto in quantità.
\ Sport
Spòrt è l’esot dal franc ant DESPORT diporto, d’origine però chiaramente lat PORTARE, l’ingl ha tratto SPORT, questo
omologato inv nell’ital, cui Sportività, Sportìvo.
SALE SALSO SALARIO
SALE
Sàle, dal lat SALIS risalente a SAL, attestatosi ovunque, esclusa l’area indoiran (gr HALS HALOS, ted SALZ),
con i derivati e composti espliciti dal gr cui Alìcolo, Isoalìna e Isoalìno (col suff ISO uguale vale “linea
congiungente punti di eguale salinità”) e, dal lat, Salàcca, Salàma, Salàme, i dim Salamèlla, Salamìno, Salamòia
244
con Salampoiàre e Salmorìglio questo da un volg Salamoria; il percorso specifico da Sale conta Salàre con
Salagiòne, Salànte, Salàta, Salàto con Salatamènte e il dim Salatìno, Salatòio, Saltòre, Salatùra, Salièra, Salìgno,
Salìna “sale da cucina” con l’omn Salìna “miniera-impianto di salgemma”.
\ Saline di Margherita di Savoia, opera questa del Vanvitelli, oggi considerata la più importante ed estesa d’Europa, compresa dalla Zona
evaporante di 3.322 ettari composta di quattro ambienti “Alma Dannata, Salpi Nuovo, Vasca Paradiso, Salpi Vecchio”, la Zona salante di
530 ettari con 40 bacini di raccolta e la Zona umida di 3.871 ettari questa riconosciuta di interesse internazionale (Convenzione di Ramsar
del 2 febbraio 1971 e Decreto Ministeriale del 30 maggio 1979) popolata di Pivieri, Beccacce, Cardellini, Cavalieri d’Italia, Fraticelli,
Gabbiani, Aironi, Anatre selvatiche, Volpoche, Avocette, Fenicotteri. Il demotico dell’abitante di Margherita di Savoia è Salinàro. /
Il percorso prosegue con Salinàio o Salinàro, Salinàre e Salinatùra, Salìno con Salinità, i composti Primosàle”
sorta di formaggio”, Salìfero, Salificàre con Salificàbile e Salificaziòne, Salinòmetro. I prefissati Desalàre (pref
DE sottrattivo) o Dissalàre (pref DIS separativo) con Dissalamènto, Dissalatòre e Dissalaziòne, Desalinizzàre da
Salino cui Desalinizzaziòne,
Sale bianco, Sale indiano, Sale dolce, in ant locuzione, indicavano lo Zucchero.
Fuori percorso, Salicòrnia “pianta erbacea” delle Cheniopodiacee, attraverso il franc SALICORNE dal fitonimo
ar SALICOR inc con CORNE corno, cui Salicornèto.
Un termine veramente alieno nel percorso di Sale è Sàlico, poiché si riferisce al popolo franco dei Sali,
compilatori verso la fine del V sec di quella legge che escludeva le donne dalla successione, distribuendo eredità
e titoli tra i figli maschi, Legge Salica appunto, diversamente dal Maggiorascato.
Il percorso prosegue con Salèggiola o Solèggiola dal lat SENECIONEM crescione sovrapposto a Sale,
Salgèmma, Salmarìno. Insalàta è il termine coniato per indicare una porzione di “verdure generalmente crude
condite col sale”, oggi più che la semant è stata la moda delle diete a renderla del tutto insipida, in
contrapposizione al significato originale (fenomeno di enantiosemia); piatto natalizio campano è l’Insalata di
rinforzo.
Nel percorso, si conta Sàlice, o Sàlce o ancora Sàlcio con Salcìgno e Salciòlo, dal lat SALIX SALICIS cui
Salcerèlla o Salicària “sorta di pianta” snm di Riparella, Salcèto o Salicèto “campo di salici”, Salciàia “siepe”
con Salciaiòla “sorta di uccello”, Salicàcee (la Famiglia botanica) ed il percorso chimico-medico Salicìlico
questo indica la sostanza (ossiacido aromatico monocarbossilico) estratta dal salice ed utilizzata in medicina
(Aspirina), cui Salicilàto, Salicilìsmo, Salicìna, i composti Salicilamìde o Salicilammìde, la locuzione
farmacologica Acido salicilico. Aspirìna è il composto-acronimo ted di ACETYL (Acetile), SPIRSAURE (Acido
salicidico) e il suffisso chimico IN (INA)
Salmàstro e Salmastròso, dal lat SALMACIDUS, sono termini nati dall’inc di Sale con un suff peggiorativo
ASTRO (indicava conserve fatte col sale), e sovente riesumati per trasmettere la sensazione del sapore o
dell’odore di salsedine inerenti alle lagune, meno salate delle acque marine. Dello stesso percorso sembrerebbe
Salmistràre, in realtà coniato dal veneto SALMISTRO che sta per Salnìtro, questo dal lat SALNITRUM,
composto di SAL e NITRO 1; il termine Salmistràre vale allora “trattare con sale e nitro”, giusto come la lingua
di bue Salmistràta.
Sàla, dal tema med SALA erba palustre, sta ad indicare la provenienza da acque salse, salmastre, in connessione
con Saràcchio (sorta di pianta delle Graminacee), termine da non equivocare con Saracco “sega a mano”.
Il termine Salmì sembrerebbe in percorso semantico con Salmastro, ma pare sia l’ipocoristico dell’ant locuzione
italica Salami conditi esportata in Francia, dove sarebbe divenuta SALMIGONDIS (pron salamigondì) e poi
l’ellittico SALMIS (pron salmì), rimpatriato e italianizzato Salmì.
La Salamànna o Alamànna “uva bianca” non è nel percorso semantico di Sale, bensì prende il nome del suo
importatore dalla Catalogna, Alemanno Salviati, nel Settecento dC.
Non lo è Salamelècco, questo una cattiva italianizzazione dell’ar SALAM ALAIK la pace sia su di te che è
invece di straordinaria musicalità. Non lo è, infine, Salesiàno, questo membro della congregazione fondata da
Giovanni Bosco nel 1859, poi santificato, a devozione di S. Francesco di Sales.
Dal lat medv SODAM cui Sòda, già ar SARWWAD, l’ingl ha coniato SODIUM ritornato in ital con Sòdio cui
l’aggettivo Sòdico, i composti il minerale Sodalìte (col gr LITHOS pietra e suff ITE), il medico Sodiemìa (col gr
HAIMA sangue); associandolo nella formula “Cloruro di Sodio” si ha il snm di Sale. Il lat aveva già NOTRIUM
per Sodio, cui Natriemìa o Natremìa (col gr HAIMA sangue), Natriùresi (composto con Diuresi) con
Natriurètico, Natriurìa o Natrùria (col gr URON urina) e l’esot Nàtron “minerale di carbonio idrato”, altrimenti
detto Sòda, attraverso l’ar NATRUN.
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Nìtro è dal lat NITRUM già gr NITRON, snm di Salnitro quale “nitrato di potassio”, snm di Sodanìtro quale “nitrato di sodio” o, ancora,
ipocoristico di Nitroglicerìna. In percorso, Nitràre, Nitrànte, Nitratàre, Nitrataziòne, Nitratìna, Nitràto cui, in locuzione, Nitrato di ammonio,
Nitrato di calcio, Nitrato di potassio e Nitrato di sodio, eppoi Nitrato d’argento, Nitrato di cobalto, Nitrato di manganese, Nitrato di nichel,
Nitrato di bario, Nitrato di magnesio, Nitrato di stronzio (con Strònzio”elemento chimico con simbolo Sr, omologismo in riferimento al
toponimo scozzese Strontian), ancora Nitrato di ferro e Nitrato di Zinco, infine Nitrato mercuroso, Nitrato di piombo, Nitrato di rame e
Nitrato di uranile, Nitratòre, Nitratùra, Nitraziòne, Nìtrico cui le locuzion Acido nitrico, Radicale nitrico, Nitrièra, Nitrìto (omn del verso
equino) cui la locuzione Nitrito di sodio, Nitrificàre con Nitrificànte e Nitrificaziòne, Nitrìle, Nitròso cui Nitrosàre, Nitrosaziòne e Nitrosìle,
Nitrùro (composto col lat NITROGENUM corrispondente ad Azoto e URO suff chimico) con Nitruraziòne, i composti col pref NITRO quali
Nitrobattèrio, Nitrobenzène, Nitrocellulòsa, Nitroderivàto, Nitrofilìa con Nitròfilo, Nitroglicerìna, Nitròmetro.
Nitrobenzene ha il proprio snm in Mirbàna o Mirbàno con la locuzione Olio di mirbana, il cui ipotetico pref MIR apparirebbe connesso col
tema del gr MYRISTIKOS odoroso; l’ipotesi della connessione non appare azzardata poiché esiste una seconda locuzione Acido miristico
che vale “acido odoroso”.
\ Salaria
Salaria era la via consolare concepita appunto per agevolare il rifornimento di sale a Roma lungo l’itinerario Porto d’Ascoli,
il Piceno, Sabina, Viminale, Roma, Ostia, collegando coast to coast l’Adriatico al Tirreno, come si direbbe oggi nel lessico
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turistico.
I romani chiamavano l’Adriatico Mare Superum e il Tirreno Mare Inferum, cioè Mare superiore e Mare inferiore, fig dalla
loro posizione geografica.
Con riferimento al 1995, la produzione di sale in Italia conta, in ordine crescente, 3.900 tonnellate a Cagliari, 4.200 a
Tarquinia, 18.700 a Cervia, 56.800 a S.Antioco (Sardegna) e 400.000 a Margherita di Savoia (Puglia).
La penisola conta altre consolari, nate a scopo essenzialmente militare, tutte partendo da Roma, che normalmente prendono il
nome del console ideatore, molte sopravvissute nella toponomastica odierna, pur con tracciati non più originali, quali
l’Aurelia per Genova dove si snoda la Postumia per Aquileia via Piacenza. La Flaminia attraverso Arezzo e Bologna per
Rimini e da qui l’Emilia per Piacenza, la via che avrebbe dato il toponimo alla regione Emilia oggi integrata con la Romagna.
La Latina per Capua dove s’immette nell’Appia che da Roma s’inoltra sino a Brindisi. La Popilia che ancora da Capua,
quindi un’importante località di smistamento, va a toccare Reggio Calabria.
Non a tutte le vie consolari, però, sebbene raramente, furono assegnati i nomi a ricordo dei consoli. Oltre alla Salaria che
prendeva il nome dal prodotto trasportato, alla Tiburtina fu imposto il nome dalla città di arrivo Tibur, oggi Tivoli.
L’importanza del sale, nell’alimentazione, ha indotto molti governi a ricavarne benefici di bilancio, imponendone la tassa sul
consumo, simile al tabacco. Napoleone la istituì, esemplare per gli altri Paesi, nel 1806, sostituendola all’imposta per la
manutenzione stradale, causa questa di forti lamentele popolari; il consigliere di stato, Duchatel, gli aveva infatti scritto, tra
l’altro, che “c’è il fatto che bisogna pagarla quando si è appena usciti da una buca o ci si sta per finire dentro.” Una frase che
non sarebbe mai più scomparsa dalle riflessioni dell’uomo “della strada”, d’ogni paese, d’ogni governo; l’arteria Romea, che
collega Venezia a Ravenna (demotico Ravennàte) via Chioggia (demotico Chioggiòtto o Chiozzòtto), n’è stata, per lunghi
tratti, un eclatante esempio di incuria nel 2006.\
\ Pepe
In associazione a Sale, si ha Pèpe, questo dal lat PIPER, dal gr PEPERI con PEPERON che vale spezia, considerato
afrodisiaco; termine d’origine ind, cui un sett Pever per Pepe con Pèvera (omn di Pevera da PLES) o Peveràccio (sorta di
fungo di sapore pepato), Peveràda o Peveràta dal medv PIPERATA già lat PIPERATUS pepato, Peverèlla o Peverèllo (sorta
di piante)
Inevitabile il confronto del passaggio linguistico di Pepe da Pevere di PEPERI con quello di Bere dal precedente Bevere di
BIBERE.
Eppoi Pàprica esot su calco del serbo-croato PAPRIKA ampliamento del lat PIPER, Pepaiòla o Peparòla o ancora Pepièra,
Pepàre, il fig Peperìno “individuo vivace-pastina in grani” e Peperìno o Piperìno dal lat LAPIDEM PIPERINUM pietra
(grani) peperina, Peperìno o Piperìno (dim di pepe) con Piperìna (questo col suff chimico INA vale sostanza specifica del
pepe), Peperèlla o Piperèlla snm di Serpolino, Piperidìna (composto con Piridina), Peperìta o Piperìta dal lat MENTA
PIPERITA menta pepata con Peperìto o Piperìto, Peperòmia (col gr HOMOIOS simile), Pepièra, Pepinièra attraverso il franc
PEPIN seme vrs connesso con PEPERI, il fig Pepìno “ragazzo vivace” con un Pepìno questo attrraverso lo sp PEPINO
cetriolo, l’esot Pepìta dallo sp PEPITA fig “come seme di pepe”, Pepòso, il glb ingl Peppermit “menta piperita”, Piperàcee
(Famiglia di piante) e Piperazìna (composto con Pirazina).
Peperòne, cui Peperonàta e il dim Peperoncìno, è l’inc di Pepe col volg sett Pevron “peperone” e, infine, Pepolìno inc con
Serpolìno. Nel volg mer si ha Pipi in Calabria e Pipitigni sul Gargano. In Puglia, il Peperoncino piccante è indicato con
Diavulicchio.
Il lemma scherzoso Pimperimpàra o Pimperimpèra o ancora Pimpirimpì, è dal lat medv DIATRIONPEPEREON una
composizione lemmatica attraverso il gr DIA TRION PEPERON che sta per “pozione magica ottenuta con tre spezie” per
ciarlatani.
Attraverso l’ar FALAFIL pepe, l’ital conta l’omologismo Felàfel o Falàfel “crocchetta di fagioli o ceci ben speziata”.
Alieni l’omn Pepìno, omologismo dallo sp PEPINO cetriolo, Pepònide o Pepònio dal gr PEPON popone
\ Suffisso ACCO
Tabàcco è dall’ar TUBBAQ, che ritoviamo in Haiti e nello sp con TOBACO, cui Tabaccàio, Tabaccàre con Stabaccàre,
Tabaccàto, Tabacchìno, Tabacòsi ed altri derivati dal franc TABAC e TABAGISME cui Tabàgico, Tabagìsmo e Tabagìsta
col prefissato Atabàgico (A privativo), il prefissato Stabaccàre “fiutare il tabacco” (S intensivo); pseudoetim l’esot Tabàsco
“salsa” da Tabasco, questo uno stato messicano. Il Tabacco appartiene alle Solanacee, la stessa Famiglia botanica della
Melanzana, Patata, e Pomodoro.
Il Tabacco èra detto Erba Tornabuona dal nome del suo importatore dalla Spagna, originaria dalle Americhe.
Il suff sostantivante ACCO riappare in Bivacco dal franc BIVOUAC analizzato in altra terzina, Colbàcco dal turco
HALPAK. Il suff ACCO, pertanto, è un adattamento fonetico ital (omologismo) per termini stranieri terminanti in AC AK
AQ e, in ambito europeo, pare preesistente all’influsso celtico.
Cosàcco quale soldato di cavalleria è dal polacco KOSAK già turco KASAK nomade, il cui comandante militare era
chiamato Atamàno attraverso il russo ATAMAN. Da Cosacco l’ital conta Casàcca (sacca, cioè “veste del cosacco”) con un
snm in Gabardìna “casacca da operaio” attestatosi nell’indicare il tessuto, omologismo dallo sp GABARDINA attraverso il
franc GABERDINE cui il glb Gabardine. Sacco è dal semitico SAQ analizzato in altra terzina.
Con foglie di tabacco arrotolate nasce l’omologismo Sìgaro dallo sp CIGARRO, ma pare addirittura un nobile discendente
d’origine Maia da JIGAR; Sigarètta è il dim di Sigaro, calco del franc CIGARETTE.
Pìpa è l’omologismo dal franc PIPE cannuccia, (l’ingl conta PIPE tubo) snm di Botoco di genesi brasiliana; l’annerimento
che caratterizza la pipa è indicato con il glb franc Culottage, connesso con l’altrettanto glb Culotte. In percorso, Pipàio,
Pipàta, Pipatòre, Pipètta attraverso il dim franc PIPETTE. Il fig Pìpe indica una sorta di pasta alimentare tubolare. La Pipa
cinese è una sorta di strumento musicale a corda, cinese per l’appunto. Pìpa, in locuzione Pipa americana è anche il nome di
un anfibio anuro e, infine, Pipa è stata una unità di misura per botti di vino, di marsala per accezione.
Termini omn, gli omologismi Pìpa o Pipètta “palatizzazione linguistica” dal serbocroato PIPAK e Pìpa “sorta di anfibio”
attraverso una voce indigena americana, cui Pìpidi (la Famiglia); eppoi Pipèrno “roccia eruttiva” relativo al toponimo Piperno
(Latina).
Il tabacco contiene Nicotìna, questo omologismo dal franc NICOTINE, termine ispirato al medico J. Nicot (1530/1600) che
lo importò ne suo paese, cui Nicotìnico, Nicotinìsmo, ed il composto Nicotinamìde o Nicotinammìde (con Ammide); il
termine Niacìna, poi, è la composizione di Nicotina con Acido della Vitamina PP, rintracciabile nel pollame, tonno, latte e
nei legumi.
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Da non equivocare con termini quali Nicodemìsmo e Nicodemìsta relativi al personaggio del Vangelo, il fariseo Nicodemo, e
Nicoise questo unicamente nella locuzione gastronomica glb franc A la nicoise che sta per Alla nizzarda, dove Nizzarda e il
fem di Nizzàrdo quale versione ital di NICOISE relativo al toponimo Nizza. Altro assonante è il glb franc Nicol dal nome di
W. Nicol (1768/1851) inizialmente nella locuzione fisica Prisma di Nicol.
\ Salmo
Sàlmo, Salmìsta e il composto Salmògrafo sono i discendenti del gr PSALLO canto al suono della cetra, latinizzato
PSALMUS cui ancora Saltèrio (libro biblico e strumento a corde) dal lat cristiano PSALTERIUM già gr PSALTERION;
Salmodìa, cui Salmodiànte, Salmodiàre, Salmòdico, è l’inc col lat ODE canto-carme, che è rintracciabile nei suff italiani,
come in Parodìa che vale simile al canto o alla narrazione-contraffazione, col pref PARA somiglianza.
SALSO
Sàlso, dal lat SALSUS Pp di SALLERE salare, dal più ant SALDERE - che si ritrova nel ted SALZEN - con i
derivati, fig e composti: Sàlsa “condimento, impasto di pomodori” fig “fanghiglia” e “danza” questo “impasto di
note” attraverso lo sp americano SALSA, Salsèzza, Salsamentàrio, Salsèdine o Salsèzza, Salsùggine,
Salsoiòdico, Salsùme, Salsìccia o il volg Salcìccia “carne e sale” dal lat INSICIA insaccata cui il fig Albero
delle salcicce del Senegal, il cui estratto è utilizzato in cosmetologia, eppoi Salsèfica (in botanica) o Salsèfrica o
Sassèfrica dal lat volg SAXIFRICA o SAXIFRIGA, termine vrs in sovrapposizione con SAX sasso, altrimenti
detta Barba di becco, Salsièra, il prefissato Insùlso “non salato-gli manca il sale” questo anche metaf “sciocco,
privo d’arguzia” cui Insulsità e Insulsàggine.
Dal tardo lat MAZACARA salsiccia, vrs connesso fig col gr MAZA, l’ital conta Mazzàcchera “lenza” o
“lombrico (esca)”.
Dal coronimo franc Bearn, l’ital conta l’omologismo relativo Bearnèse, cui la locuzione Salsa bearnese o
semplicemente Bearnese. L’ingl, in coerenza indoeur, conta SAUCE salsa e dal coronimo ingl Worcestershire
cui la locuzione WORCESTERSHIRE SAUCE salsa di … è nato il glb Worcester adottato dal 1963.
Attraverso l’ar HARISA da HARASA pestare, l’ital conta la recente adozione dell’omologismo Hàrissa salsa
piccante, introdotto dal 1995, vrs tramite l’immigrazione.
\ Nei pressi di Manfredonia, sul litorale sud, seguendo la SP delle Saline, è ancora indicato il limnonimo Lago Salso, oggi oasi, che con
l’attigua Palude Frattarolo, è stato uno dei più estesi ambienti lacustri d’Europa, ricco di una enorme varietà di uccelli acquatici; qui
l’imperatore Federico II di Svevia trascorreva il tempo a soddisfare la propria passione per la venatoria lasciando ai posteri quel suo dettato
ognora d’importanza faunistica DE ARTE VENANDI CUM AVIBUS l’arte del cacciare con i volatili, scritto tra il 1236 e il ‘40.
/…/ a ribadire l'eccezionalità di questi documenti e di colui che li produsse è soprattutto la loro valenza intramontabile, che ogni falconiere
moderno saggia quotidianamente /…/ dal Foglio La Copertina n. 5/2007 autore Filippo Boer /..
Dal lat INSICIA insaccata è sorto il termine volg Cìccia “carne” cui il dim Cìcciolo (suff alterativo OLO)
meglio Cìccioli (specialità gastronomica), l’accr fig Cicciòne, eppoi Cicciòso, Cicciòtto e Cicciùto.
Salato, rispetto al snm Salso, non è accompagnato dal suo contrario (salso-insulso); nasce allora Insìpido, da
INSIPIDUS composto col pref IN privativo e con SAPIDUS saporoso, nella credenza che il sale accentuasse il
sapore dei cibi, cui Insipidèzza, Insipidità, Insipiènza, Insipiènte... e, in versione sopravvissuta nel volg, Sciàpo,
Sciàpido e Sciapìto attraverso Scìpido dal lat volg EXSIPIDUS (EX fuori-senza), il cui pref si muta in SCI,
donde Scipidìre con il Pp Scipidìto attestatosi in Scipìto con scomparsa del gruppo di.
Per correttezza etim, Sàpido significherebbe “sa di... ha sapore di...”, Insìpido (non sapido) “non sa di... non ha
sapore di...” Due percorsi semantici - Salato e Salso - da un comune rad, che ci conducono in pratica ai snm,
salvo qualche sfumatura: Salato è “con aggiunta di sale”, Salso è “sapore di sale”.
Il lat conta lo specifico BOTULUS salsiccia col dim BOTELLUM cui derivati e fig Budellàccio “sorta di
salume”, Budellàme, Budèllo “tubo intestinale” cui il plur Budèlla o Budèlle, Budellòne e il volg genovese Belo
e Belin “pene”e il fig Belinàta snm di Cazzata; eppoi, ancora fig, il termine scientifico Botulìno “sorta di bacillo
anaerobio” dalla locuzione che in lat scientifico CLOSTRIDIUM BOTULINUM identifica il germe, cui
Botulìnico, Botulìsmo, il composto Botulìgeno e la locuzione Neurotossina botulinica, utilizzata nell’Acalasia
per scopi terapeutici.
SALARIO
Il Salàrio, dal lat SALARIUM, era la razione di sale (alimento vitale) spettante per un umile, ma essenziale
lavoro eseguito; semant o fig, oggi è “la paga”. In percorso, Salariàle con Salarialìsmo, Salariàre con Salariàto, e
la locuzione glb ingl Salary Cap che vale “tetto salariale”, il limite massimo pianificato degli stipendi. La
sfumatura tra Paga e Stipendio mantiene tuttora l’antica relazione col salario: il salario all’operaio, ovvero il
Salariàto, lo stipendio all’impiegato ovvero lo Stipendiato. La razione di tabacco alle truppe calava dalla logica
salariale. Da qui la popolare espressione costo salato, che è come dire “costa una paga”.
\ L’espressione “pagare salato” s’addice perfettamente alla moglie di Lot, la quale fu tramutata in statua di sale per essersi voltata ad
osservare la distruzione di Sodoma, disobbedendo al Signore. Un Dio vendicativo ed enigmatico, che salvò il “buon” Lot dalla furia divina,
affrancandolo dallo sterminio dei cattivi, per poi indurlo all’incesto con le proprie figlie, le quali avrebbero generato i capostipiti dei Moabiti
e degli Ammoniti.
Dai vizi omosessuali della città di Sodoma, l’ital conta Sodomìa o Soddomìa, Sodomìta o Soddmìta con Sodomìto o Soddomìto, Sodomìtico
o Soddomìtico, Sodomizzàre, Sodomizzatòre e Sodomizzaiòne.\
\ Stipendio Paga
Stipèndio, dal lat STIPENDIUM paga militare, deriva dalla composizione lat di STIPS moneta con PENDERE sospendere,
stendere, pesare da rad PEN cui Pèndere (nel senso di pagare, pesando la moneta, omn di Pendere “penzolare”), cui
Stipendiàle, Stipendiàre, Stipendiàto, eppoi Pensiòne (da PENSIO pesatura svoltosi pagamento a giorno fissato) cui
Pensionàmte snm di Pigionante, Pigiòne (da PENSIONEM dal Pp PENSUS), cui Pigionànte snm di Pensionante, e Pòndo da
PONDUS peso con Ponderàre, Ponderaziòne e Ponderòso, l’ingl POUND o PFUND, lo già slavo-russo PUND, i prefissati
Compendiàre con Compèndio “pesare insieme” (CUM associativo), Preponderàre “pesare prima” (dal lat PRAE prima) con
Preponderànte e Prepoderànza; ancora, Pèndere nel senso di “pesare” cui Pèso da PENSUM in estensione da PES piede quale
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unità di misura di lunghezza sopravvissuto nel mondo anglosassone. Il Peso scorrevole delle bilance arabe è indicato con
RUMAN ma che non ha nulla di connessione con Roma o con il lat, poiché è un termine fig dal semant ar melograno.
Il percorso continua con il fig Pesànza “angoscia” attraverso il provz PESANCE e Pesàre dal lat PENSARE questo iterativo
di PENDERE cui Pèsa, Pesàbile, il glb franc Pesage, Pesamènto, Pesàta, Pesatòre, Pesatùra, i prefissati Contrappesàre con
Contrappèso, Soppesàre (pref SOB modale), i composti quali Pesabambìni, Pesafìltro, Pesalàtte, Pesalèttere, Pesapersòne;
eppoi il Ppres aggettivato Pesànte con Pesantemènte, Pesantèzza, Pesièra, Pesìsta con Pesìstica e Pesìstico, un politico
Pesìsmo con Doppiopesìsmo, e i prefissati Appesantìre (AD allativo) con Appesantimènto. In percorso la moneta sp Pesèta
che è il dim di Peso.
Snm di Pesante dovrebbe essere l’omologismo Chiònzo dal long KLUNZ, ma questo s’è attestato metaf nel senso di “goffo,
tozzo”. Altro snm di Peso, è Càlibro, omologismo attinto all’ar QALIB forma da scarpa attraverso il franc CALIBRE, cui,
nell’attestazione corrente, Calibràre, Calibràto, Calibratòio, Calibratòre, Calibratùra, Calibraziòne.
Il gr conta il lemma PONOS fatica-peso col quale questo percorso è connesso, cui le composizioni Geopònica con
Geopònico, Idropònica con Idropònico.
Il percorso conta ancora i prefissati Compensàre da CUM PENSARE pesare insieme, cui Compensàbile con Pensabilità,
Compensamènto, Compensatìvo, Compensàto, Compensatòre, Compensatòrio, Compensaziòne e il devb Compènso, con i
correlativi Ricompensàre (RI iterativo) cui il devb Ricompènza, Ricompensàbile, Ricompensaziòne, ancora Scompensàre (S
sottrattivo) cui il devb Scompènso, Scompensàto; eppoi Spèndere da EX PENDERE pagare cui Spenderèccio, Spendìbile
con Spendibilità, Spendicchàre o Spenducchiàre, Spèndita e Spenditòre (calco di Vendita e Venditore), eppoi Spèsa dalla
locuzione PECUNIA EXPENSA soldi spesi, con Spesàre e Spesàto. Dall’ingl SHOP spesa, si conta il percorso glb Shopper,
Shopping e, in locuzione, Shopping cart (CART carrello), Shopping center (CENTER centro nel senso di ipermercato) o
Shopping mall (MALL isola pedonale per centro commerciale), il composto italoinglese Shoppingmanìa. Il percorso
prosegue con Perpendicolàre da Perpendìcolo in lat PERPENDICULUM filo (che pende) a piombo, Sospèndere con
Sospendìbile, Sospendimènto, Sospensiòne o Suspensiòne, Sospensìva, Sospensìvo, Sospènso “sospeso” con Soispensòre,
Sospensòrio e Sospèso col pref SUB; la Sospensione è termine adottato nelle figure retoriche per cui un enunciato viene
volutamente interrotto, assimilabile alla Reticenza e all’Autocensura. Infine, Pensièro questo dal prvz PENSIER dal lat
PENSARE intensivo di PENDERE cui Pensàre e i pref Impensierìre (IN illativo), Spensieratàggine, Spensieratèzza e
Spensieràto (pref S di sottrazione). Attraverso il russo DUMAT pensare, cui DUMA assemblea, l’ital conta dal XIX sec
l’omologismo Dùma ma sempre in relazione alla Russia.
Il percorso semantico di PENDERE, partendo dunque dalla sospensione equilibrata della bilancia, dal pesare la quantità di
monete spettante, è giunto a significare la paga, lo stipendio ed il suo utilizzo; pertanto continua con Dispèndio dal lat
DISPENDIUM astratto del prefissato DISPENDERE pagare col pref DIS male sovrapposto al pref DIS distributivo,
attestatrosi quindi in “maldistribuire-sperperare” e Dispendiòso, ancora con Dispensàre dal lat DISPENSARE distribuire pref
DIS distributivo, questa volta nel senso di “ben distribuire”, verbo intensivo di DISPENDERE cui il devb Dispènsa,
Dispensàbile col prefissato Indispensàbile (IN negativo) nel senso che “non può essere distribuito, erogato, disperso” per la
sua importaza” con Indispensabilità, eppoi Dispensariàle, Dispensàrio attraverso l’ingl DISPENSARY e questo dal franc
DISPENSAIRE, Dispensatìvo, Dispensatòre con il glb ingl Dispenser, Dispensaziòne e Dispensière. Dal long SPARON
mettere in serbo il lat aveva coniato via via SPARNIARE, SPARMIARE, un sopravvissuto volg Sparagnare ui Sparagnino e
Sparagno, eppoi, col pref RI intensivo, RISPARMIARE inv nell’ital Risparmiàre con Risparmiatòre, Rispàrmio e un
Risparmiòso nato dalla pubblicità quale contrario di Dispendioso. Il termine Prosperàre è inv dal lat, denm di PROSPER
questo composto da PRO a favore e SPARO abbondante, cui Prosperamènto, Prosperaziòne, Prosperèvole, Prosperità,
Pròspero e Prosperòso conj Prosperosità; vrs la connessione con SPARON-SPARNIARE. Dal percorso lat l’onomastica
conta Prospero e dalla versione ar di rad “prosperare”, l’omologismo in onomastica Omar.
Altro curioso percorso avrebbero seguito il termine Pagàre, dal lat class PLACARE, mutatosi in PACARE sovrapposto a
PAX pace, ed infine volgarizzato in Pagare con lenizione sett, così attestatisi, cui Pàga, con un volg sett Pàga “pagatore”, col
dim Paghètta, Pagàbile, Pagamènto, Pagànte, Pagatòre, Pagatorìa, il sostantivo Pagherò snm di Cambiale o Tratta, e i
prefissati Appagàre con Appagamènto (pref AD), Inappagàbile con Inappagamènto e Inappagàto (doppio pref IN negativo),
l’iterativo Ripagàre, Soprappagàre con Soprappàga, Sottopagàre e Strapagàre.
\ Il non pagante, per accezione in uno spettacolo o simile, è fig indicato con Portoghèse. La definizione s’è diffusa dal XVIII sec e nasce
dall’evento di uno spettacolo allestito nell’ambasciata del Portogallo a Roma, di conseguenza chi si presentava dichiarandosi “portoghese”
entrava senza alcuna formalità.\
Il lat PLACARE, giunto immutato, è il causativo di PLACERE (così come Sedare lo è di Sedere) con rad PLAK concordare,
cui Piacère con Piacènte, Piacentière o Piacentièro, Piacènza con l’obsoleto Piagènza ed il toponimo Piacenza, Piacèvole con
Piacevolèzza, Piacimènto, Piaciòne e Piacionìsmo, i prefissati Compiacère (pref COM associativo) con Compiacènte,
Compiacènza, Compiacimènto e Compiaciùto, Dispiacère (pref DIS d’opposizione) con Dispiacènte, Dispiacènza,
Dispiacèvole, Dispiacevolèzza, Dispiacimènto e Dispiaciùto, Scompiacère con Scompiacènte (pref S negativo), Spiacère
(pref S sottrattivo) con Spiacènte, Spiacènza, Piacèvole, Spiacevolèzza e Spiacevolmènte; il gr conta ERAO cui il lat
ERASMUS piacevole che ha portato l’onomastico Erasmo con Erasmiàno questo relativo a Erasmo da Rotterdam (1466 o
9\1536).
Il percorso da PLACARE continua con l’inv Placàre cui Placàto e Placaziòne, Plàcido “che piace” già aggettivo lat
PLACIDUS tranquillo con Placidèzza e Placidità, Plàcito dal Pp PLACITUM con Placitàre e Placitaziòne; infine, Placèbo
questo dalla prima persona sing del futuro lat PLACEBO piacerò, Placet questo dalla terza persona sing del presente lat
PLACET piace. Nel percorso lat PLACARE, l’ital conta il prefissato Implacàre con Implacàbile e Implacabilità con IN
negativo. La semant vuole che con il termine Pagare s’intenda Placare le attese di chi ha lavorato.
\ Lo stipendio per un funzionario d’Esattoria Comunale, nel dicembre del 1976, ammontava a Lire 1.634.863, ma che, decurtato delle
normali trattenute, contava una competenza totale di Lire 900.186, ben superiore alla media d’epoca quando un lavoratore o un giovane
impiegato, sposato con prole, percepiva intorno alle 300.000 mila.\
\ Radicale PEN
Dalla rad PEN, oltre al percorso di Peso e Stipendio, sono pervenuti Pèndere (omn di Pendere “pesare”) inv dal lat
PENDERE con Pendèvole, Pendìno, Pencolàre dal volg PENDICULARE cui fig il volg Pennichèlla da Pendichèlla,
Pendàglio (attraverso il franc PENDAILLE), Pendènza con Pendènte (fig anche pecuniaria); il franc conta PENDANT
pendente che ha assunto il significato di “corrispondenza- riscontro simmetrico o complementare-abbinamento armonico” cui
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l’omologismo Pendantìsmo. Eppoi Pendìce dal lat PENDIX PENDICIS col prefissato Appendìce da APPENDIX (col AD
verso, il termine si è allontanato dal significato di “in bilico per pesare” svoltosi in “parte aggiunta”) cui l’antomica
Appendìce e il percorso medico-chirurgico Appendicìte, con Appendicectomìa; in conto la locuzione fig Tonsilla intestinale
che sta per l’anatomica Appendice.
Eppoi il relativo generico Appendicolàre da APPENDICULA dim di APPENDIX, Appendicolària (Genere di Tunicati), il
termine giornalistico Appendicìsta, Appendicolària (botanica) e Appendìzie da un lat medv APPENDICIUM,.
Il percorso prosegue con il glb franc Pendentif “gioiello pendulo”, Pendìo cui la composizione Parapendìo (vale “paracadute
per pendio”) e il glb Paraskì (vale Parapendio e il franc Ski sci), Pèndola, Pèndolo e Pèndulo dal lat class PENDULUS cui il
denm Pendolàre (verbo e anche sostantivo fig riferito al lavoratore itinerante), Pendolamènto, il dim Pendolìno con un fig
Pendolìno “sorta d’uccello dei Paridi” per il suo nido pendulo, l’avverbio Pendolòne o Pendolòni, questo Penzolòni o
Penzolòne dal volg PENDJOLUS da PENDULUS cui Pènzulo, Penzolàre, eppoi Pènsile, con la variante Pèsolo, dal lat
PENSILIS con Pensilìna e, con i pref, Appassìre e Appassìto, Impassìre, da Passìre con Passìto e Pàsso nel senso fig di
“secco” (dopo essere stato steso al sole) snm di Passo “andatura”; attraverso il franc FANER appassire, l’ital conta il glb
Fanè “appassito”. Appèndere con Appèso e i composti Appendiàbito o Appendiàbiti e Appendigònna. Dipèndere “pendere da
qualcosa” o un desueto Depèndere con Dipendènte, Dipendènza e Indipendènza. Impèndere “impiccare” svoltosi attraverso il
lat IMPENDERE sacrificare. Propèndere dal lat PROPENDERE (col pref PRO sta per “essere inclinato avanti”) con
Propènso dal Pp PROPENSUS cui Propensiòne da PROPENSIO PROPENSIONIS.
Il lat conta, fuori questo percorso, il termine PAENE che vale quasi, cui Penepiàno “spianata” (straordinariamente composto
con l’igl PLANE piano dal lat PLANUM pianura), Penòmbra “quasi ombra”, Pentìre da PAENITERE non avere abbastanza
di qualcosa, con Penitènte, Penitènza, Penitenziàle e Penitenziàrio; infine, Penùltimo (quasi ultimo) in sequenza con
Terzultimo e Quartultimo, eppoi Penùria, dal lat PAENUR mancante.
\ Edonismo Aedo Poeta
Snm di Piacere in versione gr è Edonìsmo dal gr HEDONE piacere, cui il composto Hedonofobìa che è l’avversione nel
provare piacere, eppoi Edonìsta quasi un snm di Egoista, con Edonìstico e Edònico attraverso il franc HEDONIQUE, da non
equivocare con Aèdo, questo sta per Poeta “cantore”, dal gr AOIDOS cantore, da OIDO canto di AEIDEN cantare
Dal gr POIEO creo si ha POIESIS cui Poièsi “momento creativo” con l’aggettivo Poiètico, eppoi i suff POIESI e POIETICO
con valore di “formazione o produzione” adottati in terminologia scientifica per composizioni quali Anticorpopoièsi o
Immunopoièsi, Autopoièsi con Autopoiètico, Emopoièsi, Linfocitopoièsi, Linfopoièsi.
Poèta, inv dal lat POETA è dal gr POIETES nome d’agente di POIEO creo, cui Poièsi “momento creativo” col relativo
Poiètico. Il composto Mitopoiètica vale ”poesia che tende al mito”.
Nome d’azione di POIETES è Poesìa, poeticamente Poesì, dal lat POESIS, cui Poèma con Poemàtico e Poemètto, eppoi
Poetàbile, Poetànte, Poetàre, Poetàstro (suff ASTRO), Poeteggiàre, Poètica e Poètico (gr POIETIKOS), l’ironico Poeticherìa,
Poeticìsmo, Poeticità, Poeticizzàre, Poetizzàre, Poetrìa “creazione poetica” inv dal lat medv POETRIA, e il percorso pref
Spoetàre (S sottrattivo) “privare dall’essere un poeta” con l’omn Spoetàre (S intensivo) “comporre e declamare” in senso
spregiativo e, in senso metaf Spoetizzàre “deludere-disgustare” questo dal XVIII sec, usato in maniera corrente nel pugliese.
Un sedicente poeta può essere indicato con Mèvio, questo già nell’onomastica, pertanto associato al romano Mevio (I sec
aC), in polemica con Virgilio e Orazio, e che, pur essendo stato un poetastro, è ugualmente ricordato tra i posteri grazie al
fenomeno linguistico della metonimia.
Il poeta, oltre ad essere un Aedo, è un Vàte o un Rapsòdo. Il primo è dal lat VATICEN che canta come profeta, il cui verbo
denm è Vaticinàre. Il secondo è dal gr RAPTEIN cucire insieme, composto con un pref dal sostantivo OIDO canto, quindi
cucitore di canti, cui Rapsodìa.
\ È nato a Genova, all’alba del millennio, un movimento poetico “Rivoluzione poetica” a firma di Lawrence Ferlinghetti, Alejandro
Jodorowsky, Claudio Pozzani. Dal manifesto: \...\ a tutti coloro che credono che sogni e quotidiano debbano danzare insieme \...\ la poesia è
una voce di dissenso contro lo spreco delle parole. \
Snm di Piacere, ancora, in versione lat è Libìdine, dal lat LIBIDO desiderio dei sensi, dalla rad LEUBH provare piacere, cui
Lìbido, Libìdico, Libidinòso, Lìbito, la locuzione lat AD LIBITUM ancora in corso, che ritroviamo moralizzato nel ted LIEB
caro. Interessante la curiosità etim, per cui la rad LEUBH di libidine è l’estensione della rad LEU, che sta per fango. Termine
alieno Lìbico questo relativo alla Libia.
Infine, snm di Piacere è Godère, con un desueto Gaudère, cui Goderèccio, Godèvole, Godìbile con Godibilità, Godimènto,
Goditòre, Godùria con Goduriòso, e Godùta dal lat GAUDERE connesso col gr GETHEO dal rad GAWEDH cui i più
espliciti Gaudènte, Gàudio e l’onomastico Gaudenzio attraverso il Ppres GAUDENS di GAUDERE; fuori percorso
l’omologismo Godè o il glb Godet attraverso il franc GODET piccola ciotola, eppoi Godeliàno, con Godelizzaziòne, relativo
a K. Godel (1906/1978), infine il botanico Godèzia in onore di C. Godet (XIX sec).
L’astratto Giòia è dal franc JOIE tradotto dal lat GAUDIA, cui Gioiòso e Gioiosità, Gioìre e vrs Giòlito attraverso il prvz
JOLI gradevole, già catalano EN JOLIT.
Il concreto Giòia, meglio Giòie, e Gioièllo con Gioiellàre, Gioiellerìa, Gioiellière sono considerati fuori percorso, attinti al lat
IOCUS nel suo significato dell’effetto che emana (Ved Gioco Giogo in Lusorio…).
\ L’equivoco del Bardo
Snm di Poeta “cantore” è Bàrdo dal lat BARDUS ma già celt BARDO, cui Bardìsmo e Bardìto questo “canto di guerra
germanico” dal lat BARDITUM; Bardo sarebbe stato poi generalizzato quale poeta epico e lirico.
Tutta la letteratura gallese, ricca di poesie, è prodotta dai bardi; W. Shakespeare era noto come “Il Bardo” oltre a “Il cigno del
fiume Avon”.
A seguito della conquista del Galles da parte di Edoardo I (1283) i cantori “bardi” furono censurati dagli inglesi e finanche
derisi; pertanto, l’omn Bàrdo, che sta per sciocco, balordo, transitato dallo sp BALDE, potrebbe essere sorto in connessione
metaf (razzismo). Nel XVII sec scoppiò in Irlanda la cosiddetta Sfida dei bardi dove le famiglie rivali si affrontrarono a suon
di versi poetici.
In omonomia, Bardo è il sobborgo nordoccidentale di Tunisi dove s’erige, appunto, il castello del Bardo, che nel ‘700 fu
residenza del Bey “il principe, in età ottomana”, questo in epoca più moderna vale “funzionario di stato”cui l’omologismo
Bèi con Beilicàle e Beilicàto; il Bardo fu poi abbandonato nel XIX sec ed oggi è sede del museo archeologico Alaoui o del
Bardo. Qui si trova anche il palazzo di Qasr Sa‘id, la sede dove fu firmato il Trattato del Bardo.
In assonanza si ha il termine BAR-DO che nel buddismo definisce il tempo intermedio tra la morte e la rinascita, tradotto
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BARDO (pron bardò) in franc.
\ Piangere Flebo Ridere
La rad PLAK placare, pare si sia sviluppata da PLAG piangere per sofferenza cui PLAGA percossa e il lat PLANGERE
(battere) percuotersi il petto, donde il percorso ital Piàngere, Piangènte, Piangèvole, Piangitòre, l’iterativo Piangiucchiàre, e
l’astratto Piànto da PLANCTUS col composto Piantorìso (piangere e ridere), il prefissato Compiàngere cui il Pp Compiànto.
Eppoi, in complanare, la variante Piàgnere con l’iterativo Piagnucolàre, Piagnucolamènto e Piagnucolòso, Piagnistèo o
Piagnistèro dal medv PLANGISTERIUM, Piagnòne cui Piagnòni “seguaci di Girolamo Savonarola (1452-1498), altrimenti
detti Fratèschi o Bigotti”, eppoi Piagnonerìa e Piagnonìsmo, l’ancora variante Piangolàre con Piangolòne e Piangolòso; il
percorso continua in Piàga con Piagàre e Piagòso, la locuzione biblica Le dieci piaghe dell’Egitto, il prefissato Impiagàre (IN
illativo) con Impiagamènto e Impiagatùra, fig dal lat PLAGA percossa (omn di PLAGA plaga) e questo dal gr PLEGE colpo
cui Plèttro, la pennetta per far vibrare le corde musicali, metaf un colpo d’ispirazione artistica, dal lat PLECTRUM già gr
PLEKTRON, Plegìa e i suff PLEGIA-PLEGICO, cui Paraplegìa (pref PARA) con Paraplègico e la composizione
Paraolimpìadi (Paraplegico e Olimpiadi su calco ingl PARALYMPCS) e Cerebroplègico.
Il lat comtempla ancora FLERE piangere, da rad onomatopeica PH L, cui Ploràre e Plòro, i prefissati Deploràre con
Deploràbile, Deploratòria, Deploraziòne e Deplorèvole questo con suff ital di aggettivo verbale attivo EVOLE; Imploràre con
Implorànte, Imploratòre, Imploraziòne.
Il lemma prefissato Esploràre, cui Esploratòre ed Esploraziòne, non può avere nulla in comune con Plorare di piangere;
pseudoetim in questo percorso, deriverebbe invece dal gr PLANAOMAI vado errando cui un pref PLANO di motilità
(connessi con PLANO da PLANUS piano), con pref EX estrattivo e starebbe per osservare attentamente la pianura per
estrarne cognizioni atte ad evitare i pericoli propri di esposizioni all’aperto, successivamente in riferimento ad ogni luogo; il
percorso conta composizioni quali Planoconìdio (dal gr KONIS polvere, snm di Zooconìdio), Planogamète (botanica) questo
dal gr GAMETES accoppiati per la riproduzione.
L’ebr conta MERAGGEL per esploratore o spia, cui l’omologismo Marachèlla svoltosi nel senso di Bricconata; nessuna
connessione con Maràca “sorta di strumento musicale” questo omologismo dallo sp MARACA di genesi tupi.
La rad PH L aveva condotto ancora al gr PHLEPS PHLEBIS vena, in lat FLEBES vene, forse assimilando la fuoriuscita delle
lacrime (lat FLERE piangere) a quella del sangue dalle ferite, cui Flebìte con suff ITE per malattie acute, e il pref FLEBO in
composizioni quali Fleboclìsi con l’ellittico Flèbo, Flebografìa, Flebogràmma, Flebolìto Flebologìa, Fleborragìa (con
Emorragia), Fleboscleròsi o Flebosclèrosi (accento alla gr) col gr SKLEROS duro, Flebotomìa e Flebòtomo (questo sia
termine medico sia insetto dei Ditteri, sorta di zanzara) con suff da rad TEM tagliare, Flebotrombòsi (col gr THROMBOS
grumo di sangue); vrs in relazione alla debolezza riscontrante durante la pedita di sangue dalle vene, sono stati coniati i vari
lemmi Fièvole, questo con suff ital di aggettivo verbale attivo EVOLE, con Fievolèzza e il prefissato Affievolìre con
Affievolimènto, l’esplicito Flèbile.
Il termine Fleboclisi è composto col gr KLYSIS lavaggio cui Clìsma, Clistère; vrs connesso col rad di KHRISMA unzione di
Cresima.
Antitesi di Piangere è Rìdere, questo inv dal lat volg RIDERE, cui Ridacchiàre, Ridanciàno, Ridèvole, Ridènte, Ridìcolo o
Ridìculo da RIDICULUS nome di strumento di RIDERE cui Ridicolàggine, Ridicoleggiàre e Ridicolèzza con Ridicolozzàre,
e, coi pref, Arrìdere, Derìdere con Derisìbile, Derisiòne, Derìso, Derisòre e Dersòrio, Irrìdere con Irridènte, Irrisiòne,
Irrisìvo, Irrìso, Irrisòre con Irrisòrio, Risìbile con Risibilità, Sorrìdere con Sorridènte e Sorrìso, questo sostantivo e aggettivo
poetico. Nome astratto di Ridere è Rìso dal lat RISUS, cui Risàta, un locale mer Risolènte, Risolìno e Risòrio questo da un
tardo lat RISORIUS da RISUS. Il gr conta lo specifico GELAN ridere d’area armena, cui Gelàsimo e il composto Geloscopìa
che sta per “vedere, capire” l’individuo attraverso la sua maniera di ridere.
\ Secondo uno studio, esistono 19 modi di sorridere, di cui però solo uno è considerato di vera gioia, quello che muove il muscolo
orbicolare.\
Il Riso può manifestarsi con un Ghìgno, questo il devb dal franc GUIGNER tradotto in Ghignàre, i quali si tramutano in
Sogghignàre e Sogghìgno col pref SO (SUB), compreso Sghignàre, Sghignazzàre con Sghignazzamènto, Sghignazzàta,
Sghignazzìo e Sghignàzzo col pref S durativo e suff peggiorativo AZZO; dalla versione GRINAN-GRIGNIER l‘ital conta
Digrignàre e Digrignamènto col pref DI conclusivo e possibile connessione con GUIGNER.
Il gr conta BRYKHO io digrigno i denti cui Bruxìsmo “il digrignare durante il sonno”.
Di etim non accertato, l’ital conta Brùzzico “prima luce dell’alba”, ma si potrebbe asserire che sia connesso col
gr BRYKHO poiché al risveglio, si tende ad un a forma istintiva di masticamento.
\ Cetra Chitarra Liuto Gusla Vina
Strumenti musicali a corda, si contano Cetra e Chitarra; termini entrambi dal gr KITHARA cui il lat CITHARA svoltosi
nell’ital Cètra ma nei linguisticamente più fedeli Cìtera, Citarèdo con Citarèdico, Citareggiàre, Citarìsta con Citarìstica e
Citarìstico, Citarodìa; l’omn Cètra “piccolo scudo” è dal lat CAETRA omologato da una voce africana. Direttamente dal gr
KITHARA, l’ital ha ricalcato Chitàrra, cui Chitarràta, Chitarrìna, Chitarrìsta, Chitarròne e Chitarronàta. La chitarra elettrica è
datata 1931. Charango è l’omologismo di genesi sudamericana, d’etim non trovata, attraverso lo sp. e sta per “chitarrina
costituita da una conchiglia”.
Sorta di chitarra russa a forma triangolare detta BALALAIKA si traduce in ital così com’è nell’esot Balalàika o con
l’omologismo Balalàica.
La chitarra hawaiana a quattro corde è indicata con Ukulèle, esot di voce indigena che si traduce in “pulce”.
Liùto, con gli obsoleti Lèuto e Leùto invece, è l’omologismo dall’ar AL UD, attraverso il franc LEUT che ne ha saldato
l’articolo. Da Liuto, l’ital conta Liutàio e Liuterìa.
Sorta di liuto indiano è indicato con Sitar, esot di voce urdu (indiana).
La forma Lèudo o Leùdo vale per una sorta d’imbarcazione, termine attestatosi anche nel terzo snm di Liuto, fig per la forma
del sartiame; l’omn Lèudo è l’omologismo dal ger LEUTE gente e sta per “protetto dal signore (o dal re)”. Alla famiglia dei
liuti appartiene la Tiòrba o Teòrba, d’etim non rintracciato.
Dal serbo-croato GUSLA, l’ital ha adottato l’omologismo Gùsla o Gùzla “strumento a corda russo-slavo”.
Dal sct VINA l’ital conta ancora un Vìna “strumento ind a quattro corde”
SALA SALIRE SCANDALO
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