L`esperienza del cohousing è di per sé un

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L`esperienza del cohousing è di per sé un
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L’esperienza del cohousing è di per sé
un’esperienza di protezione. I vicini che si
conoscono si sentono più sicuri
sione costa meno: palestra, piscina, zona wellness, area relax, una grande sala
dove fare feste e mangiare insieme…»
Il cohousing in Italia ha delle peculiarità rispetto all’estero?
«All’estero azzardano di più, in alcuni casi esiste solo la cucina comune; In
Italia non funzionerebbe mai. Inoltre
all’estero molte esperienze di cohousing, specialmente se rivolte a certe fasce sociali, sono sovvenzionate dal settore pubblico, cosa che in Italia ancora
non è avvenuta».
Che cosa significa vicinato elettivo?
«La vita in cohousing si sceglie e non
si subisce. In questo senso si scelgono
i propri vicini, aderendo a un modello
di condivisione. Progettare insieme agli
altri il proprio habitat futuro significa
essere disponibili a comprendere il punto di vista degli altri. Ciò non significa
che si andrà sempre d’accordo, semplicemente si saprà come gestire anche le
fasi critiche, si sarà disponibili all’ascolto e le posizioni radicali non troveranno
terreno fertile».
Non c’è il rischio che queste piccole comunità si chiudano in se stesse? Penso alle “gated communities”,
le residenze recintate e presidiate che
stanno avendo un certo successo...
«L’esperienza del cohousing è di per
sé un’esperienza di protezione. I vicini
che si conoscono si sentono più sicuri.
È questo che consente anche di essere
meno rigidi e più accoglienti verso gli
altri, verso il resto del quartiere. Ciò non
significa che le porte siano sempre spalancate e non ci sia privacy o rispetto
per la proprietà privata, anzi. Ma la predisposizione all’accoglienza e all’apertura è molto più netta, poiché quando
l’altro diventa conosciuto e partecipe, la
diffidenza per il diverso e lo sconosciuto viene meno».
M.G.
a tu per tu con avis | maggio 2012
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