Discorso del sindaco avv

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Discorso del sindaco avv
Il Sindaco di Saronno
Discorso del sindaco avv. Pierluigi gilli
In occasione del lxiii anniversario
Della liberazione, 25 APRILE 2008
Concittadini Saronnesi, Autorità, Albert Camus, a gennaio del 1947, scriveva che il XX secolo era il secolo della paura; un secolo, che anche noi abbiamo vissuto in parte, su cui il dibattito è ancora molto aperto, perché è coinciso con il più inimmaginabile processo di sviluppo e di avanzamento delle scienze e della tecnica, a cui si sono accompagnati – però ‐, in tragica contraddizione, le più massicce carneficine delle guerre mondiali, le morti atomiche, il terrore e la deportazione di massa, continuative atrocità. In tal modo, innumerevoli definizioni ha avuto il Novecento, “età degli estremi”, “secolo delle idee assassine”, “secolo delle tenebre”, “secolo innominabile”: il filo spinato, il trionfo dell’ideologia assoluta, le armi, gli eserciti in marcia, cieli e mari incendiati, la prigionia, la divisione dei popoli e delle famiglie, l’odio assurto a comportamento abituale: il secolo in cui “la ragione ha dormito” e la paura ha inciso in tutti. Questa è l’amara verità, che confligge, tuttavia, con l’immagine che abbiamo in genere della Liberazione, che chiuse la drammatica esperienza della guerra: la Liberazione, come nelle belle fotografie raccolte nel 2005 in un agile volumetto a cura dell’ANPI cittadina, si presenta come un evento festoso, di persone sorridenti e felici, che fanno ala al passaggio dei carri delle jeep pieni di partigiani con i fucili e le cartuccere a tracolla ed il fazzoletto al collo dal colore diverso a seconda dell’appartenenza a questa o a quella brigata, di bandiere tricolori, alcune con un grande buco al posto dello scudo sabaudo, mestamente rappresentativo di una dinastia che aveva sì fatto l’Italia, ma che si era compromessa irrimediabilmente con la dittatura fascista ed i lutti della guerra, di bandiere e vessilli delle formazioni politiche antifasciste, finalmente liberi di garrire pubblicamente e non più nella clandestinità. DISCORSO PER IL 25 APRILE 2008, PAG.
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L’immagine, dunque, di una liberazione materiale dalla morsa del disastro ideologico, che aveva spento la libertà per vent’anni, seguiti da cinque anni di sanguinoso conflitto mondiale e da venti mesi di guerra civile, tra gli Italiani stessi lancinati tra le forze di occupazione germanica, gli irriducibili prosecutori dello Stato fascista e le truppe angloamericane, in faticosa risalita della Penisola, per raggiungere e saldarsi con le brigate partigiane, organizzatesi spontaneamente e generosamente nel Comitato di Liberazione Nazionale. L’immagine, anche, di un popolo in vivo fermento, che – tra le macerie dei bombardamenti , retaggio plastico di un dramma ancora recente – condivideva l’ansia di di darsi da fare per ricostruire, per rivivere nella pace e nella serenità, per darsi istituzioni democratiche e di partecipazione ai destini della Nazione. Così è stato anche per l’Italia, che in questi sessantatré anni si è consolidata e rafforzata nella democrazia e che non ha dimenticato la nobiltà e l’universalità degli ideali e dei valori sussunti a rango di principio nella Costituzione repubblicana, di cui festeggiamo il sessantesimo, che tuttora, nel suo titolo primo, rappresenta il frutto maturo di grande scienza giuridica e di capacità di sintesi tra opinioni diverse, di quella concordia discors non più ripetutasi dopo l’Assemblea Costituente. Con la Liberazione, gli Italiani hanno raggiunto il compimento della loro unità: nonostante le dolorose amputazioni delle province orientali, con il doppio dramma dell’esodo istriano‐giuliano‐dalmata e delle foibe, dal 1945 viviamo incontestatamente all’interno dei nostri confini e partecipiamo alla vita democratica con tutte le problematiche che questa conosce: certo, in sessantatré anni il mondo è mutato, anche la politica internazionale, nuovi bisogni si sono rivelati, con insidie notevoli perché non più attinenti solo alla sfera del primario, del necessario, ma cagionati dall’eccesso di superfluo di una società sempre più disattenta alle tensioni etiche e vista come miraggio da schiere di migranti. Ecco, il 25 aprile ci permette di ricongiungere l’Italia di oggi alla sua culla di libertà e di democrazia; anche se è spesso difficile fare i conti con la storia, è necessario che l’esperienza vitale di noi contemporanei sia ben connessa a quella della generazione che ha lottato per la libertà degli Italiani, anche per noi del XXI secolo; per tutti gli Italiani, di ogni DISCORSO PER IL 25 APRILE 2008, PAG.
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regione, di ogni contrada, perché tutti potessero concorrere al bene comune: della ricostruzione della Patria violata, allora; delle sfide dell’epoca della globalizzazione, ora. Forse non è ancora giunto il momento in cui la memoria, che si fonda sull’aver vissuto personalmente gli eventi, si possa tramutare in storia, cioè ricostruzione problematica, scientifica e critica degli avvenimenti; l’Italia è terra di forti passioni e di divergenti opinioni, la cui pluralità può condurre a strumentalizzazioni od a visioni ideologiche e marginalizzanti del passato. Tuttavia, siccome siamo liberi perché liberati con sforzi durissimi e dolorosi in quel lontano 1945, sappiamo che questa data, che oggi festeggiamo onorandone i protagonisti, a cui va il nostro grato affetto, appartiene ormai, senza distinzioni, al patrimonio della comunità degli Italiani ed alla coscienza nazionale: anche per chi, allora, non riuscì a percepirne la portata definitiva di libertà che erompeva così copiosa nella nostra realtà di popolo. Con questi sentimenti, ci stringiamo sotto il Tricolore per auspicare che la terra de‐
gli Italiani, nella collaborazione di tutti, torni ad essere fonte di progresso civile e di serena convivenza, nella costante applicazione dei princìpi di democrazia consacrati nella Costi‐
tuzione della Repubblica, che è una, unita, salda e libera da minacce involutive; diciamo allora insieme, da cittadini orgogliosi della loro Patria, tutti chiamati ad essere coattori dell’esercizio della sovranità popolare, viva la Liberazione, viva la libertà, viva l’Italia, viva la Repubblica di tutti gli Italiani! Il Sindaco Pierluigi Gilli DISCORSO PER IL 25 APRILE 2008, PAG.
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