169 V = "UN JADDU I` PIRNICI" (1) . Spinsi la vecchia Fiat 1100/R

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169 V = "UN JADDU I` PIRNICI" (1) . Spinsi la vecchia Fiat 1100/R
169
V =
" UN
JADDU
I'
PIRNICI "
(1)
.
Spinsi la vecchia Fiat 1100/R sino a
far bollire l'acqua nel radiatore ed alle
quindici fui puntuale a Palummèddu ( 2 ) .
Don Giuseppe era già lì da buoni dieci
minuti ed aspettava accovacciato sul
ciglio della strada.
Non l'avevo visto e mi si parò davanti
all'improvviso, con la "bèttula" ( bisaccia )
ripiegata sul braccio, la coppola storta da
una parte, un mozzicone di sigaretta acceso e
schiacciato fra le labbra all'angolo della
bocca, che si illuminò in un sorriso.
-: " E don Nicòla ? - ùnni jè ? - pò
èssiri non vèni ? " ( 3 )
-: “Nicola e Alis ci aspettano à
Ficaràzzi" ( 2 ) é salito stamani, la moglie é
impegnata con la scuola e lo studio.
-: E à sò signùra ? - veramènti, …
veramènti pìnzàva chi l'avìssi pùrtàtu
pùr’à ìdda ( 4 ) .
-: Anche lei è a scuola.
Sarà per un
altra volta.
-: Acchi àutra vòta l'àv'à purtàri chi
hàiu piacìri dì cànuscìrla ( 5 ) .
Intanto si andava senza fretta ed il
paesaggio noto si apriva per lasciarci
immergere nel suo grembo.
Non vidi i due capanni per la posta ai
rapaci e mi sentii sollevato, perché quello
stare in agguato e colpire subdolamente
mi ha sempre dato fastidio.
NOTE 1>= Un gallo di pernice. 2> Località. 3> dov’è ? può
essere che non viene (don è di rispetto) 4> = E la sua
signora? Veramente pensavo che avesse portato anche lei
5>= Qualche altra volta la deve portare, perché ho
piacere di conoscerla
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Pur cosciente di quanto la cosa fosse
impossibile, sperai di vedere sulla sella "dà
Milìa" ( 2 ) l'aquila, che pare avesse il nido
a San
Pier
Niceto e
di cui
la
Gazzetta
del Sud,
qualche
tempo
fa, ha riportato notizia della scomparsa .
<Bbà bbà scu >.( M. C)
/
Quella mattina, per recarmi
alla alla scuola
sussidiaria di "ficaràzzi",
ero salito a dorso d'asino
e fantasticavo di Lylli,
tenero amore del tempo, e
di altro. - Avevo negli
occhi l'immagine dei
diamanti di ghiaccio del
gelo notturno, notati sulle
foglie di "babbàscu" 6 ) fra
le candide rocce “dà pètr’ò
chiòvu” ( 2 ) , quando l’animale
scartò e tirò giù la testa
d’un colpo solo .
D’istinto, per non
essere disarcionato,
saltai in avanti e mi
trovai a fissare negli
occhi il maestoso uccello
appol-laiato accanto alla
pietra, che segnava l’inizio della “trazzèra”
"dà Milìa à Zurà , per Santa Nicòla e per
NOTE 6> = Babbascu = Verbasco = pianta con fiori gialli
disposti a grappolo (verbascum/fam. Scrofulariacee).
I pastori ne usano le foglie per evitare la fuoruscita
della ricotta dalle cavàgne ( c o nten ito ri cil in dr ici fat ti
con ste cch e d i ca nna )
–: La citazione collega il pensiero
al sapore della ricotta, al suo profumo ed a quanto è
connesso al suo rituale.
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Calderàro"( 2 ).
/
<i nizi o trazzèra> ( M . C . )
Con indifferenza regale
guardava immobile
l'asino, che retrocedeva,
e me, rimasto fermo ed
incantato dal fluido
ipnotico che quegli occhi
mobilissimi emettevano.
Non saprei dire quanto
tempo restò e io rimasi
immobile .
Girò appena la testa
di profilo ed aggiunse
bellezza all'imponenza
della sua figura, che si
stagliava contro il primo
sole spuntato dietro le
cime peloritane.
Dopo due o tre passi
in semicerchio, fece un
saltello verso il dirupo
e subito aprì le ali che mi parvero assai
più grandi delle mie braccia aperte.
Planò tranquillo verso oriente.
Lo guardai ammirato volare prima in tondo,
poi, presa quota, allontanarsi tranquillo
senza battere le ali.
Mi aspettavo che da un momento all'altro
si gettasse in picchiata e poi se n’andasse
via con un agnello fra gli artigli possenti,
che avevo visto da vicino.
Non mi degnò neanche di questo e sparì
oltre le rocce "dì palìtti" ( 2 ) nell’azzurro.
NOTE .7>= Trazzera = Pista tracciata per la Transumanza,
prevede una sede di rispetto di 16 metri oltre la
strada capace di consentire il transito di due
cavalcature caricate. Negli 8+8 metri di rispetto un
gregge di passaggio non doveva danni di sconfinamento
ai proprietari del terreno vicino. - Volute da
Federico II, le trazzere favorirono l’economia Agro
Pastorale .
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- :Non é possibile, mi dicevo, tutti gli
stemmi asburgici riproducono l'aquila con un
agnello fra gli artigli, com'è "sùpra à
ggèbbia ò bùrgu" ( 8 ) , ma questa è forse di
un'altra razza e si limita a predare quanto
le é necessario; infatti vive in cielo e non
in terra come gli uomini.
Un gregge belava e si udivano qua e là i
rintocchi dei campanacci.
"Unni à ggèbbia à Zurà” ( 9 ) una giumenta si
abbeverava; due muletti caracollavano per la
“trazzèra” e quando "ci" passai vicino
balzarono oltre al galoppo, scartando e
scalciando, da farmi temere che potessero
dirupare a valle .
-: "Don Nicòla, non disprizzànnu à lèi, …
NOTE 8> = Qui gebbia sta per serbatoio. Bùrgu = è piazza
Margherita. Trattasi della fontana del 600, posta sulle
mura di cinta catalane accanto alla “ Pòrta ô Bbùrghu ” .
C’è sopra lo stemma cui trattasi, (vedi Foto Abbriano
p.8) che mostra un agnello sotto i simboli araldici /
ASBURGO di SPAGNA (1516/1700) Genealogia : Filippo il
bello (arciduca d’Austria) sposa Giovanna la pazza
(figlia di Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia)
e nasce Carlo V d’Austria (1500/1558) che diviene a 16
anni Re di Castiglia ed Aragona e quindi di Napoli e di
Sicilia col nome di Carlo I. (moneta il “carlino”
”garrìnu” pag. 106) Gli succede Filippo II (1558/1598),
Filippo III (1598/ 1621), Filippo IV (1621/1665), Carlo
II (1665/1700) . 9> = Unni = (dove/proprio lì) Alla
vasca(abbeveratoio) posta in località Zurà (lato est del
colle “Ciùrcunu”) sulla detta trazzera .
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/ ( F oto : Ni c ola Ami co )
jé ùn bràvu òmu …
và, còmu à léi …
sì"!
-: "Eh sì !
anzi, … cridìti à
mìa, ìddu jé
cchiù bònu, …
cchiù affiziunàtu
và" ( 1 0 ) .
Guardai in basso
e credetti di individuare "ù carrùggiu" ( 1 1 )
dove,in passato, venendo fuori all'improvviso
e battendo le ali con forza, una coturnice mi
aveva fatto perdere l'equilibrio e scivolare
sulle natiche afflitte dalle spine e dalle
punte vive delle pietre.
Notai le nuove case e
qualcosa mi parve stonata
e fuori posto.
Eppure quelle case in
fondo sono ben fatte.
Più tardi, mentre mi
abbuffavo di ciliegie e
ne riempivo una busta di plastica, chiedendo
a don Giuseppe consigli su come far attecchire il ciliegio "ntè tèrri fòrti" (pesanti/
argillose) dove io ho costruito la mia casa,
capii all'improvviso che la stonatura era :
- il sacchetto di plastica al mio braccio ed
il recinto con cancellate di ferro al posto
delle vecchie "supàle" ( siepi ).
A suo tempo le "supàle", -dietro cui potevi
sognare, cagare, ed anche farci all'amoredelimitavano i confini abbellendoli.
Qui le sbarre di ferro ti danno
l’impressione misera di una terra nata
NOTE 10> = “Don Nicola non disprezzando (a) Lei, è un bravo
uomo. Va come Lei … Si!” -:“Eh si! … anzi, credete a me,
Lui è più buono, più affezionato”. 11>= Carrùggio (in
Liguria) via stretta in pendenza,qui è uno stretto
canale (con molta pendenza) scavato dallo scorrere
violento ed improvviso dell’acqua piovana.
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libera ed ora imprigionata.
Certamente oggi quando avrai superato quel
confine non ti accoglierà un sorriso
montanaro. - No, il montanaro non aveva
bisogno delle grate di ferro per definire i
confini perché era padrone della montagna
tutta e montagna egli stesso.
Mi recai a vedere se Alìs si fosse
svegliato e lo guardai dormire nel plaid
sulla R4. - Lo immaginai felice col padre
che lo porta a vivere a contatto con la
natura, a respirare aria buona, a muoversi in
libertà in liberi spazi.
< Foto di Nicola Amico >
Andammo poi al rifugio di Nicola, a
mangiare bruschetta e bere vino ed aspettare
il calare della sera.
Fiutavamo la pace di quel tramonto, bello
com’è sempre da noi, sospesi noi stessi in
un modo d'essere, quasi irreale, in cui era
palpabile il desiderio di riconciliazione e
la disponibilità amorosa della natura.
Il discorso, dopo una divagazione
sull'occupazione e la nascita delle "nasète
nuove”, cadde sui figli, giacché Alìs, vino
a parte, ci teneva testa benché avesse solo
trentasette mesi.
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-: E voi don Giuseppe non ne avete
avuto figli maschi ?
-: "Sì, … dùi … mòrti”! (”Si, due morti !“)
Addentò la bruschetta ed un pezzetto
d'aglio cadde sul tavolo .
Lo raccolse con la punta del coltello e lo
tenne in equilibrio .
Masticava lentamente
e noi lì zitti a guardarlo in bocca.
-: Ancora, disse Alìs, -: "Tèni ù pàtri"
=
(Tieni/prendi (ù è come dire) gioia di/del
papà/padre).
Don Giuseppe inghiottì, scosse la testa,
guardò senza vederlo il pezzetto d'aglio sulla
punta del coltello, il gomito appoggiato sul
tavolo, scosse ancora la testa e si decise a
parlare :"Quànnu mè mugghieri ristò prèna à
prìma vòta suddìtti nènti, non cinn’èra. …
(Quando mia moglie rimase incinta la
prima volta soldini niente, non ce n’erano).
-agitò davanti alla bocca la mano serrata
tranne l'indice ed il pollice aperti - …“
“Si scampàva la vìta ràttuniànnu ì sintèri
còm'ì cràpi …. Nà vèrna di faciòla ccà, …
quàttru favùzzi, … ddù luppìni, … ddà scavàvi
nà filìtta d'acqua,… è tèrri ùn pùgnu di
rautìgna ….'nsùmma ntà nà còsa e l'àutra si
campàva; ma … sòrdi nènti, non nn'avìvi e
non nnì facìvi”. … -: Ccì vìnniru ì dulùri
e currèmmu pà mammìna".
=
(Si sopravviveva grattando i sentieri come le
capre. … Un tot di fagioli qua,… quattro fave,… due
lupini, -… là scavavi un filo d’acqua,… alle terre
-quelle del demanio comunale, che venivano date ai
poveri, con sorteggio annuale, come assistenza per
poter sopravvivere coltivandole. Nel detto demanio
era consentita anche la raccolta della legna secca
nella quantità che un uomo, poteva portarsi
addosso - un pugno di granturco (rautinnia/gna) …
insomma fra una cosa e l’altra si campava;
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ma soldi niente, non ne avevi e non ne facevi/
guadagnavi. … -: Le vennero le doglie e siamo corsi
per(chiamare)l’ostetrica .
Storce il muso, scuote la testa, ha gli
occhi socchiusi.
La sua faccia, che pare scolpita su di
un pezzo di gelso nero antico, é solcata da
rughe profonde, senza una sua espressione
particolare.
/ Fo to: N. Am i co.< don Gi use pp e Mann a >
Su di essa il tempo
ha scritto la lotta per
la vita, per la
sopravvivenza; la
filosofia dell'esistenza
e l'orgogliosa non
accettazione del fato,
subìto tuttavia
Nel suo essere
montanaro, il sole e le
gelide brezze, avevano
reso quei muscoli
facciali come cuoio
spesso e duro.
Riprese con tono
grave, quasi dimentico
della briciola d'aglio
ancora in equilibrio sulla punta del suo
coltello , che fissava senza vederlo.
< Procedo
su 2 colonne = Lingua Siciliana
/
e
Italiana >
A’ mammìna vìnni sùbitu, ma / La levatrice venne subito, ma
nènti … à du’ ùri di nòtti
/ niente … a due ore di notte
mi mannò ùnni ù duttùri / mi mandò dal dottore –
Annài a chiamàri a Carrozza / Andai dal Dr Carrozza
-: Chiffù Pèppi ?
/-: Cos’è successo Giuseppe ?
-: A mammìna mi dissi mù
/-: La levatrice mi disse di
chiamu, jò vìnni e sùgnu ccà./ chiamarlo, io venni e sono qua
-: Haju capìtu, ssèttiti .
/ Ho capito, siediti .
Avanti chi mi ssittài fu
/ Prima che mi sedessi fu
prontu . … Cci pigghiài à
/ pronto . … Gli presi la
bbùzza e fòmmu à càsa …
/ borsa e fummo a casa …
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A mè signùra sbramiàva . …
Sturcìu lu mùssu, tistiànno
-: Acqua càudda, dissi …
si sciàvazzòi li mànu, …
pighiòi li ferri e … cci
lu niscìu. … Mòrtu ! … .
/ La mia signora si lamentava
/ Ha storto la bocca scotendo
/ la testa -:Acqua calda disse
/ si sciacquò le mani, …
/ pigliò i ferri e … lo tirò
/ fuori . … Morto ! .
Si scosse e il pezzetto d'aglio cadde sulla
tovaglia a quadri bianchi e blu fra le molliche di
pane. - Un silenzio greve, che si poteva palpare e
tagliare col coltello, era caduto fra noi.
Alìs giocava fuori tranquillo nell'ultimo sole.
Lui raccolse le briciole e l'aglio e se le gettò
in bocca. Nicola gli versò un po' di vino. – Lui
proseguì :"L'àccumpagnài à càsa,
savìa fàttu tàrdu.
-: Quànt'è … ù mè dèbitu
Dduttùri ?
-:L'interventu jé 500 lìri .
-: Nn'hàiu ducèntu …
-: Non ti preòccupàri … Mi scrìssi 'nà rigètta … -:
Dàcci stì pìnnuli, una à
matìna e una à sìra, …
e fàlla mànciàri .
-: Duttùri chìsti sùli jàiu,
ppì ccamòra … m'hàv'à
pirdunàri … .
-: Non c'é nènti, làssa ìri
Và’ e nchiùsi ca sò mànu la
mìa, apèrta … chì dinàri, …
rifiùtannuli .
-: V'àccattacci ì midicìni .
Mè mugghieri si ripigghiò. …
U tèmpu passàva e non ci
avìa ancora dàtu nènti.
Un jòrnu ‘mmazzài un lèpru e
un cunìgghiu. … A spèra
avìa cuddàtu arrèd'ù pìzz'ì
/ L’accompagnai a casa,
/ si era fatto tardi -:
/ Quant’è il mio debito
/ Dottore ?
/-: L’intervento è 500 lire
/ -: Ne ho duecento …
/ -: Non ti preoccupare … / Mi scrisse una ricetta -:
/ Dalle queste pillole, una
/ la mattina e una la sera,
/ e … falla mangiare .
/-: Dottore ho solo queste,
/ per ora … mi deve
/
perdonare …
/ Non fa niente,lascia andare
/ va’ e chiuse con la sua mano
/ la mia, aperta coi soldi,…
/
rifiutandoli .
/ Vai a comprare le medicine .
/ Mia moglie si riprese … .
/ Il tempo passava e non gli
/ avevo ancora dato nulla .
/ Un giorno ammazzai un lepre
/ e un coniglio. … La sfera
/ (sole non tramontato)era .
/
oltre il pizzo di
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Ciùccunu. …
Lassài ù cunìgghiu ppì
us'ì càsa e mi pàrsi
di giùstu mi cci pòrtu
ù lèpru ò duttùri don
Cicciu
Carròzza.
-: Pèppi ccà sì ? … -: C'é còsa ?
Tànnu ù duttùri si chiàmàva
in casu di strìttu bisògnu.
-: Nènti duttùri … ccì purtài
.ùn nìmalùcciu, si l'accètta
/
Ciùrcunu . …
/ Lasciai il coniglio per uso
/ di casa (mangiare) e mi parve
/ giusto di portare (regalare)
/ il lepre al dottor don
/ Francesco Carrozza .
/ Giuseppe qua sei ? / E’ successo qualcosa ?
/ In quel tempo il medico si
/ chiamava al bisogno stretto
/ Niente dottore … le lo ho
/ portato un animaletto, se
/ lo accetta .
-: Bràvu jò cì stàiu à stì
/ Bravo io sto a queste
còsi, ma cci hà livàri a pèddi. /cose ma lo devi scuoiare .
/ (gli devi levare la pelle)
-: Chìssu jé pinsèri mè.
/ Questo è pensiero mio .
-: Quantu m'hà’ dàri tu à mìa ? / Quanto devi dare a me ?
-: Cìncucèntu duttùri.
/ Cinquecento dottore .
-: Nò, facèmu quàttrucèntu.
/ No, facciamo 400 .
M’àvìa scalàtu cèntu liri; …
/ Mi aveva (scalato) ridotto il
/ debito di ben cento lire.
jò ù vìzziu dà càccia l'hàiu
/ Io il vizio della caccia
àvùtu sèmpri, ma à ddù prèzzu / l’ho avuto da sempre, ma a
/ quel prezzo … una volta
nà vòta un cùnìgghiu,
/ un coniglio, una volta
nà vòta ddu’ jàddàzzi,…
/ due gallinacci, un’altra
n’àutra vòta 'nà pirnìci … e
/ volta una pernice … e
u cùntu scalàva .
/ il conto (debito) scalava .
U duttùri bònàrma, ì còsi
/ Il dottore buon’anima, le
giùsti, quànnu dèci
/ cose giuste,quando dieci
cartòccia, quannu un pàcch'ì
/ cartucce,quando un pacco
pàsta -chì m'àvìa datu un
/ di pasta – m’aveva dato un
cirnècu mi cciù nsìgnu/ cirneco per addestrarlo non ristàva àrrèri.
/ non restava indietro.
Certu l'èpichi èrunu trìsti … / Certo erano tempi tristi …
jò ù càni cciù rìspittàva
/ io il cane lo rispettavo ed
e ù pìlu ccì lucìa, ma di ddà / il pelo gli riluceva, ma di
pàsta nnì mànciàva 'chiòssà’
/ quella pasta ne mangiavo più
jò cà ìddu (cane) e …
/ assai io che lui (cane) e …
si facìumu ì cùnti sèmpri
/ se facevamo i conti sempre
jò ccì nnàvìa à dàri à ìddu
/ io ne dovevo dare a lui .
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Scosse la testa.
(Beviamo
bere.
-: Bivèmu dòn Giùseppi .
don Giuseppe)
Disse Nicola, versandoci da
- Toccammo i bicchieri.
-: L'àccettu pì stì bèddi
fàcci, ma quàsi/ quàsi chi
nonn'avìss'à bìviri cchiùi,
mi scantu chi mi fà màli .
Bevve.
strillava
-: Va bèni
Posò il
della mano
/
/
/
/
/
Lo accetto per rispetto
vostro (belle facce empatia),
ma quasi / quasi che non
dovrei bere più, temo che
potrebbe farmi male .
Bevemmo anche noi. - Non capii ciò che
Alìs, ma Nicola lo rabbonì dandogli la voce
ù pàtri fài tù. (Va bene papà fai tu).
bicchiere , si asciugò la bocca col dorso
e riprese .
-: Intàntu mè mugghieri avìa
ìnchiùtu n'àutra vòta, ma stà
vòta don Cìcciu Carròzza non
c'èra e chiamài à nàutru
duttùri, non fàzzu nòmi … .
/ Intanto mia moglie era
/ di nuovo incinta, ma questa
/ volta don Francesco
/ Carrozza non c’era ed ho
/ chiamato un altro medico,
/ non faccio il nome … .
Alzò gli occhi stretti a cercare le immagini
della memoria .
-: … a stìssa còsa, ù
piccirìddu ù tiràru 'chì
fèrri, … mòrtu, - ma à sùnàta
ò ritòrnu fù differènti.
-: Quant'é duttùri ?
-: Settecento. … ì prèzzi avìunu àumintàtu .
-: Nn’hàju trìccèntu …
/ La stessa cosa, il bambino
/ è stato tirato fuori coi
/ferri, morto, ma la musica
/ al ritorno fu differente
/ -: Quant’è dottore ?
/ -: Settecento . … / i prezzi erano aumentati
/ Ne ho trecento . …
Interveni la mogli, tutta in 'taliano … -: No il dottore
ha detto settecento e settecento devono essere !.
-: Duttùri, non jé mègghiu chi / Dottore non è meglio che
si pìgghia stì triccèntu lìri
/ si prende queste 300 £ire
e pòi … ù rèstu cciù dùgnu ? . / e poi gli do il resto ?
Iddu sìll'àvìssi pìgghiàtu,
/ Lui se le sarebbe prese,
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ma à sò signùra cci nni dìssi
tànti chi ù fìci riddùciri
ntà nà càulicèdda -: Sìggnùra si pìgghiàssi
/ ma sua moglie gliene disse
/ tante da farlo ridurre
/ in un piccolo cavolo . –
/ Sigmora (persuasivo)se le
/
Prenda … .
-: Niente, niente, se ne vada e domenica porta le
settecento lire - tutte !.
L'ìndumàni, à prìmu trì,
/ L’indomani, a primo tre
/ (è linguaggio da “3/sette”)
m'àpprisèntu ùnni Carròzza. / mi presento da Carrozza.
Iddu mi fìci nà rigètta e
/ Lui mi fece una ricetta e
àccattài ì midicìnàli.
/ ho comprato le medicine
Non si buscàva nènti … e
/ Non si guadagnava nulla e
àspittàva di cògghiri e
/ aspettavo di raccogliere e
vìnniri ddì quàttru nùci. … / vendere quelle 4 noci .
'Pì fàrla brèvi finìi ùnni
/ Per farla breve sono finito
ù jùdici cunciliatùri, dòn
/ dal giudice conciliatore, don
Jàpicu Sàbbatùri, ù maìstru. / Giacomo Salvadore,il maestro.
-: E’ vero che dovete dare
500 lire al dottore ?
-: Nò, dòn Jàpicu, sùnnu 700
/ No, don Giacomo sono 700
U duttùri travagghiò e
/ Il dottore ha lavorato e
pagàri l'hàiu , però
/ e lo debbo pagare, però
dùcèntucinquànta £. òra e
/ duecentocinquanta £. ora e
ù rèstu, si cci’à fàzzu,
/ il resto, se ce la faccio,
appena vìnnu ddì quàttru nùci./ appena vendo quelle 4 noci.
À sumàna dòppu m'ìncòntra
/ La settimana dopo m’incontra
l'ùscèri e mi fa -:
/
l’usciere e mi fa -:
Còmu si stà à Fìcaràzza
/ Come si sta a Ficarazza
Pèppi ? -: Mmà, cù nn'hàvi
/ Giuseppe ? -: Ma, chi ne ha
mància e cu nò, vìdi mànciàri! / mangia e chi no, guarda!
-: E tù còmu t’à pàssi ?
/ E tu come te la passi ?
L'hài à buffètta ?
/ Un tavolino ce l’hai ?
-: L’hai 'nà jàzzàna ?
/ Ce l’hai un armadio ?
-: Ma quàli ! … Ppì lèttu
/ Ma quando mai ! Per letto
'ccummitài cà jìnèstra;…
/ ho accomodato con la ginestra
à casùzza à jàrmài sùpra ‘n’ù / la casa l’ho costruito sulla
'ntàgghiu e d'àccussì
/ roccia intagliata e così
mèntu à pìgnàta, màncu
/ metto la pentola, neanche
ù trìbbòtu hàju .
/ il treppiedi possiedo –
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-: Davèru dìci ? / -:dici davvero ?
Pìnz'èu chi s'àcchiànu cci - / Penso io che se salgo ci
àppìzzu ù viàggiu, sài chi
/ perdo il viaggio, sai che
ti dìcu … ? -: P'àffìa(*) chi / ti dico? : Faccio finta che
nchiànài … e scrivu ùn
/ sono salito e scrivo un
vìrbàli nègatìvu.
/
verbale negativo .
Diàvulu fàlla, ddà stìssa
/ Il caso volle che la stessa
sìra capitài un jàdd'ì pirnìci,/ sera incappai in un gallo di
ma … jàutu assài; … òuh!
/ pernice, ma molto alto; Oh!
nò pìgghiài ntà nà pùnta
? / Non lo presi(colpii) in
d’àla ?
/ una punta d’ala ? …
… Ancòra vìvu, cciù pùrtài à
/ Ancora vivo lo portai al
l'ùscèri. - Iddu sù mìsi ntà
/ l’usciere - Lui lo mise in
nà jàrgia, ntò bàrcùni.
/ una gabbia, nel balcone.
A' pprìma matìna facìa nà
/ Di prima mattina faceva un
cantàta ch'éra la nvìdia
/ canto ch’era l’invidia di
di tutt'ì cacciàtùri.
/ tutti i cacciatori .
Non nnì sàppi cchiù nènti. / Non ne seppi più nulla.
Cù duttùri Carròzza, nsìn'à
/ Col dotor Carrozza, sino a
quànnu mìsiru gratis vìsita e
/ quando misero gratis visite
midicìni, sèmpri jènn'e
/ e medicine, sempre andando
vinènnu, ù dèbitu nòn si
/ e venendo, il debito non
stùtò mài chì à fàtta ì
/ si spense mai ché fatti i
cùnti èra sempri supra ìddu.
/ conti ero sempre debitore.
A mmàni sò pòi nascìu
/ A mani sue nacque
Catùzza, … ccì fìci scòla lèi, / Caterina, le ha insegnato lei,
si lu ricòrda ?
/
se lo ricorda?
Alìs entrò raggiante. Aveva preso due coccinelle,
ce le mostrava e cantava giulivo : "Pàpuzzèdda bbòla bbòla
/
chì tò màmma tì mànn'à scòla" /
/
“Coccinella vola, vola
‘chè tua madre ti manderà
a scuola” .
Un raggio di sole, entrato dalla finestra, tinse di
rosso l'accetta appesa al muro ed i riflessi
illuminarono quel volto imperturbato e sereno.
_ _ .
Nota : affìa (àffìja)= per finta, come se … (facciamo come se fossi
salito … e scrivo Verbale negativo) .
182
< La Ricotta >
Foto Mimmo
immo Cirino
. __ .
Fot o d i A ng elo Abb ria no .
Chiudo qui la serie di “Racconti
Racconti” … ma per FINIRE non vi risparmio
ancora tre mie “sensazioni
sensazioni naif”
naif ed un interrogativo - N
Ne sarà valsa la
pena ? .
< grazie per avermi letto > - Mimmo Cirino .
183
PREGHIERA LAICA
< prìghèra >
Àrsu mi sèntu
dintr’a l’àrma mìa, (1)
di l’òcchi tò lu cèlu sènza nègghia
lucènti mi vèn’ in sarvamèntu –
m’ àbbast’ ancòra la tò bbùcc’ a rìsu
d’amùri a lu mè sògnu .
Jò non mi pèrdirrò
si mi darrài la mànu
‘spittànnu di vardàri
la stìdda dû matìnu
nsèmmula
currènnu ncòntr’ a
lu rrùssu di la sìra,
chi nòtti nun pòrta,
ma ‘nà lùci cchiù jànca la pàci e àccussì sìa .
Mimmo Cirino
Note : (*) rigo 1-2 = Arso mi sento (ho sete) /dentro l’anima mia .- 3 = degli occhi
tuoi il cielo senza nebbia / l’azzurro .- 4 = lucente mi viene in
salvamento (mi salverà) . 5 = mi basta ancora la tua bocca (atteggiata)
al sorriso . ecc.
(in Appendice pag.
184
206/207 relativa musica dl Lucio Giunta)
PREGHIERA LAICA .
Ho sete dentro
l’anima - mi salverà
l’azzurro dei tuoi occhi
e basterà ancora un sorriso
al mio sogno d’amore .
Non mi perderò
se mi darai la mano
in attesa di guardare
la stella del mattino
“Insieme”
correndo incontro
al rosso della sera ,
che non porta la notte ,
ma una luce più bianca e sia la pace .
Mimmo Cirino
185
--“ Armonica “ -- “ Rapporto Sinusoidale “
Armonica
Intensa nostalgia di intimità
d’amore sognato e mai vissuto .
Accettazione , forse
rassegnazione , della vita .
Sogno struggente Paura d’amare ,
per non perdere ancora .
Senti un’armonica ?
La mia voce ti chiama .
Io ti cerco .
Minno Cirino
186
Agro di S. Lucia del Mela . - Bacino montano del “Mela”
Località : Ciappazzi - Lotto Forestazione : Timogna .
di “Felinj ? e altre . conservate nel processo naturale di fossilizzazione ?
. - Segnalate dal Sig. Carmelo Catalfamo . – < Indagare ? >
_ < Orme
< Fotografate il 17/06/1998 da Mimmo Cirino > .