169 V = "UN JADDU I` PIRNICI" (1) . Spinsi la vecchia Fiat 1100/R
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169 V = "UN JADDU I` PIRNICI" (1) . Spinsi la vecchia Fiat 1100/R
169 V = " UN JADDU I' PIRNICI " (1) . Spinsi la vecchia Fiat 1100/R sino a far bollire l'acqua nel radiatore ed alle quindici fui puntuale a Palummèddu ( 2 ) . Don Giuseppe era già lì da buoni dieci minuti ed aspettava accovacciato sul ciglio della strada. Non l'avevo visto e mi si parò davanti all'improvviso, con la "bèttula" ( bisaccia ) ripiegata sul braccio, la coppola storta da una parte, un mozzicone di sigaretta acceso e schiacciato fra le labbra all'angolo della bocca, che si illuminò in un sorriso. -: " E don Nicòla ? - ùnni jè ? - pò èssiri non vèni ? " ( 3 ) -: “Nicola e Alis ci aspettano à Ficaràzzi" ( 2 ) é salito stamani, la moglie é impegnata con la scuola e lo studio. -: E à sò signùra ? - veramènti, … veramènti pìnzàva chi l'avìssi pùrtàtu pùr’à ìdda ( 4 ) . -: Anche lei è a scuola. Sarà per un altra volta. -: Acchi àutra vòta l'àv'à purtàri chi hàiu piacìri dì cànuscìrla ( 5 ) . Intanto si andava senza fretta ed il paesaggio noto si apriva per lasciarci immergere nel suo grembo. Non vidi i due capanni per la posta ai rapaci e mi sentii sollevato, perché quello stare in agguato e colpire subdolamente mi ha sempre dato fastidio. NOTE 1>= Un gallo di pernice. 2> Località. 3> dov’è ? può essere che non viene (don è di rispetto) 4> = E la sua signora? Veramente pensavo che avesse portato anche lei 5>= Qualche altra volta la deve portare, perché ho piacere di conoscerla 170 Pur cosciente di quanto la cosa fosse impossibile, sperai di vedere sulla sella "dà Milìa" ( 2 ) l'aquila, che pare avesse il nido a San Pier Niceto e di cui la Gazzetta del Sud, qualche tempo fa, ha riportato notizia della scomparsa . <Bbà bbà scu >.( M. C) / Quella mattina, per recarmi alla alla scuola sussidiaria di "ficaràzzi", ero salito a dorso d'asino e fantasticavo di Lylli, tenero amore del tempo, e di altro. - Avevo negli occhi l'immagine dei diamanti di ghiaccio del gelo notturno, notati sulle foglie di "babbàscu" 6 ) fra le candide rocce “dà pètr’ò chiòvu” ( 2 ) , quando l’animale scartò e tirò giù la testa d’un colpo solo . D’istinto, per non essere disarcionato, saltai in avanti e mi trovai a fissare negli occhi il maestoso uccello appol-laiato accanto alla pietra, che segnava l’inizio della “trazzèra” "dà Milìa à Zurà , per Santa Nicòla e per NOTE 6> = Babbascu = Verbasco = pianta con fiori gialli disposti a grappolo (verbascum/fam. Scrofulariacee). I pastori ne usano le foglie per evitare la fuoruscita della ricotta dalle cavàgne ( c o nten ito ri cil in dr ici fat ti con ste cch e d i ca nna ) –: La citazione collega il pensiero al sapore della ricotta, al suo profumo ed a quanto è connesso al suo rituale. 171 Calderàro"( 2 ). / <i nizi o trazzèra> ( M . C . ) Con indifferenza regale guardava immobile l'asino, che retrocedeva, e me, rimasto fermo ed incantato dal fluido ipnotico che quegli occhi mobilissimi emettevano. Non saprei dire quanto tempo restò e io rimasi immobile . Girò appena la testa di profilo ed aggiunse bellezza all'imponenza della sua figura, che si stagliava contro il primo sole spuntato dietro le cime peloritane. Dopo due o tre passi in semicerchio, fece un saltello verso il dirupo e subito aprì le ali che mi parvero assai più grandi delle mie braccia aperte. Planò tranquillo verso oriente. Lo guardai ammirato volare prima in tondo, poi, presa quota, allontanarsi tranquillo senza battere le ali. Mi aspettavo che da un momento all'altro si gettasse in picchiata e poi se n’andasse via con un agnello fra gli artigli possenti, che avevo visto da vicino. Non mi degnò neanche di questo e sparì oltre le rocce "dì palìtti" ( 2 ) nell’azzurro. NOTE .7>= Trazzera = Pista tracciata per la Transumanza, prevede una sede di rispetto di 16 metri oltre la strada capace di consentire il transito di due cavalcature caricate. Negli 8+8 metri di rispetto un gregge di passaggio non doveva danni di sconfinamento ai proprietari del terreno vicino. - Volute da Federico II, le trazzere favorirono l’economia Agro Pastorale . 172 - :Non é possibile, mi dicevo, tutti gli stemmi asburgici riproducono l'aquila con un agnello fra gli artigli, com'è "sùpra à ggèbbia ò bùrgu" ( 8 ) , ma questa è forse di un'altra razza e si limita a predare quanto le é necessario; infatti vive in cielo e non in terra come gli uomini. Un gregge belava e si udivano qua e là i rintocchi dei campanacci. "Unni à ggèbbia à Zurà” ( 9 ) una giumenta si abbeverava; due muletti caracollavano per la “trazzèra” e quando "ci" passai vicino balzarono oltre al galoppo, scartando e scalciando, da farmi temere che potessero dirupare a valle . -: "Don Nicòla, non disprizzànnu à lèi, … NOTE 8> = Qui gebbia sta per serbatoio. Bùrgu = è piazza Margherita. Trattasi della fontana del 600, posta sulle mura di cinta catalane accanto alla “ Pòrta ô Bbùrghu ” . C’è sopra lo stemma cui trattasi, (vedi Foto Abbriano p.8) che mostra un agnello sotto i simboli araldici / ASBURGO di SPAGNA (1516/1700) Genealogia : Filippo il bello (arciduca d’Austria) sposa Giovanna la pazza (figlia di Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia) e nasce Carlo V d’Austria (1500/1558) che diviene a 16 anni Re di Castiglia ed Aragona e quindi di Napoli e di Sicilia col nome di Carlo I. (moneta il “carlino” ”garrìnu” pag. 106) Gli succede Filippo II (1558/1598), Filippo III (1598/ 1621), Filippo IV (1621/1665), Carlo II (1665/1700) . 9> = Unni = (dove/proprio lì) Alla vasca(abbeveratoio) posta in località Zurà (lato est del colle “Ciùrcunu”) sulla detta trazzera . 173 / ( F oto : Ni c ola Ami co ) jé ùn bràvu òmu … và, còmu à léi … sì"! -: "Eh sì ! anzi, … cridìti à mìa, ìddu jé cchiù bònu, … cchiù affiziunàtu và" ( 1 0 ) . Guardai in basso e credetti di individuare "ù carrùggiu" ( 1 1 ) dove,in passato, venendo fuori all'improvviso e battendo le ali con forza, una coturnice mi aveva fatto perdere l'equilibrio e scivolare sulle natiche afflitte dalle spine e dalle punte vive delle pietre. Notai le nuove case e qualcosa mi parve stonata e fuori posto. Eppure quelle case in fondo sono ben fatte. Più tardi, mentre mi abbuffavo di ciliegie e ne riempivo una busta di plastica, chiedendo a don Giuseppe consigli su come far attecchire il ciliegio "ntè tèrri fòrti" (pesanti/ argillose) dove io ho costruito la mia casa, capii all'improvviso che la stonatura era : - il sacchetto di plastica al mio braccio ed il recinto con cancellate di ferro al posto delle vecchie "supàle" ( siepi ). A suo tempo le "supàle", -dietro cui potevi sognare, cagare, ed anche farci all'amoredelimitavano i confini abbellendoli. Qui le sbarre di ferro ti danno l’impressione misera di una terra nata NOTE 10> = “Don Nicola non disprezzando (a) Lei, è un bravo uomo. Va come Lei … Si!” -:“Eh si! … anzi, credete a me, Lui è più buono, più affezionato”. 11>= Carrùggio (in Liguria) via stretta in pendenza,qui è uno stretto canale (con molta pendenza) scavato dallo scorrere violento ed improvviso dell’acqua piovana. 174 libera ed ora imprigionata. Certamente oggi quando avrai superato quel confine non ti accoglierà un sorriso montanaro. - No, il montanaro non aveva bisogno delle grate di ferro per definire i confini perché era padrone della montagna tutta e montagna egli stesso. Mi recai a vedere se Alìs si fosse svegliato e lo guardai dormire nel plaid sulla R4. - Lo immaginai felice col padre che lo porta a vivere a contatto con la natura, a respirare aria buona, a muoversi in libertà in liberi spazi. < Foto di Nicola Amico > Andammo poi al rifugio di Nicola, a mangiare bruschetta e bere vino ed aspettare il calare della sera. Fiutavamo la pace di quel tramonto, bello com’è sempre da noi, sospesi noi stessi in un modo d'essere, quasi irreale, in cui era palpabile il desiderio di riconciliazione e la disponibilità amorosa della natura. Il discorso, dopo una divagazione sull'occupazione e la nascita delle "nasète nuove”, cadde sui figli, giacché Alìs, vino a parte, ci teneva testa benché avesse solo trentasette mesi. 175 -: E voi don Giuseppe non ne avete avuto figli maschi ? -: "Sì, … dùi … mòrti”! (”Si, due morti !“) Addentò la bruschetta ed un pezzetto d'aglio cadde sul tavolo . Lo raccolse con la punta del coltello e lo tenne in equilibrio . Masticava lentamente e noi lì zitti a guardarlo in bocca. -: Ancora, disse Alìs, -: "Tèni ù pàtri" = (Tieni/prendi (ù è come dire) gioia di/del papà/padre). Don Giuseppe inghiottì, scosse la testa, guardò senza vederlo il pezzetto d'aglio sulla punta del coltello, il gomito appoggiato sul tavolo, scosse ancora la testa e si decise a parlare :"Quànnu mè mugghieri ristò prèna à prìma vòta suddìtti nènti, non cinn’èra. … (Quando mia moglie rimase incinta la prima volta soldini niente, non ce n’erano). -agitò davanti alla bocca la mano serrata tranne l'indice ed il pollice aperti - …“ “Si scampàva la vìta ràttuniànnu ì sintèri còm'ì cràpi …. Nà vèrna di faciòla ccà, … quàttru favùzzi, … ddù luppìni, … ddà scavàvi nà filìtta d'acqua,… è tèrri ùn pùgnu di rautìgna ….'nsùmma ntà nà còsa e l'àutra si campàva; ma … sòrdi nènti, non nn'avìvi e non nnì facìvi”. … -: Ccì vìnniru ì dulùri e currèmmu pà mammìna". = (Si sopravviveva grattando i sentieri come le capre. … Un tot di fagioli qua,… quattro fave,… due lupini, -… là scavavi un filo d’acqua,… alle terre -quelle del demanio comunale, che venivano date ai poveri, con sorteggio annuale, come assistenza per poter sopravvivere coltivandole. Nel detto demanio era consentita anche la raccolta della legna secca nella quantità che un uomo, poteva portarsi addosso - un pugno di granturco (rautinnia/gna) … insomma fra una cosa e l’altra si campava; 176 ma soldi niente, non ne avevi e non ne facevi/ guadagnavi. … -: Le vennero le doglie e siamo corsi per(chiamare)l’ostetrica . Storce il muso, scuote la testa, ha gli occhi socchiusi. La sua faccia, che pare scolpita su di un pezzo di gelso nero antico, é solcata da rughe profonde, senza una sua espressione particolare. / Fo to: N. Am i co.< don Gi use pp e Mann a > Su di essa il tempo ha scritto la lotta per la vita, per la sopravvivenza; la filosofia dell'esistenza e l'orgogliosa non accettazione del fato, subìto tuttavia Nel suo essere montanaro, il sole e le gelide brezze, avevano reso quei muscoli facciali come cuoio spesso e duro. Riprese con tono grave, quasi dimentico della briciola d'aglio ancora in equilibrio sulla punta del suo coltello , che fissava senza vederlo. < Procedo su 2 colonne = Lingua Siciliana / e Italiana > A’ mammìna vìnni sùbitu, ma / La levatrice venne subito, ma nènti … à du’ ùri di nòtti / niente … a due ore di notte mi mannò ùnni ù duttùri / mi mandò dal dottore – Annài a chiamàri a Carrozza / Andai dal Dr Carrozza -: Chiffù Pèppi ? /-: Cos’è successo Giuseppe ? -: A mammìna mi dissi mù /-: La levatrice mi disse di chiamu, jò vìnni e sùgnu ccà./ chiamarlo, io venni e sono qua -: Haju capìtu, ssèttiti . / Ho capito, siediti . Avanti chi mi ssittài fu / Prima che mi sedessi fu prontu . … Cci pigghiài à / pronto . … Gli presi la bbùzza e fòmmu à càsa … / borsa e fummo a casa … 177 A mè signùra sbramiàva . … Sturcìu lu mùssu, tistiànno -: Acqua càudda, dissi … si sciàvazzòi li mànu, … pighiòi li ferri e … cci lu niscìu. … Mòrtu ! … . / La mia signora si lamentava / Ha storto la bocca scotendo / la testa -:Acqua calda disse / si sciacquò le mani, … / pigliò i ferri e … lo tirò / fuori . … Morto ! . Si scosse e il pezzetto d'aglio cadde sulla tovaglia a quadri bianchi e blu fra le molliche di pane. - Un silenzio greve, che si poteva palpare e tagliare col coltello, era caduto fra noi. Alìs giocava fuori tranquillo nell'ultimo sole. Lui raccolse le briciole e l'aglio e se le gettò in bocca. Nicola gli versò un po' di vino. – Lui proseguì :"L'àccumpagnài à càsa, savìa fàttu tàrdu. -: Quànt'è … ù mè dèbitu Dduttùri ? -:L'interventu jé 500 lìri . -: Nn'hàiu ducèntu … -: Non ti preòccupàri … Mi scrìssi 'nà rigètta … -: Dàcci stì pìnnuli, una à matìna e una à sìra, … e fàlla mànciàri . -: Duttùri chìsti sùli jàiu, ppì ccamòra … m'hàv'à pirdunàri … . -: Non c'é nènti, làssa ìri Và’ e nchiùsi ca sò mànu la mìa, apèrta … chì dinàri, … rifiùtannuli . -: V'àccattacci ì midicìni . Mè mugghieri si ripigghiò. … U tèmpu passàva e non ci avìa ancora dàtu nènti. Un jòrnu ‘mmazzài un lèpru e un cunìgghiu. … A spèra avìa cuddàtu arrèd'ù pìzz'ì / L’accompagnai a casa, / si era fatto tardi -: / Quant’è il mio debito / Dottore ? /-: L’intervento è 500 lire / -: Ne ho duecento … / -: Non ti preoccupare … / Mi scrisse una ricetta -: / Dalle queste pillole, una / la mattina e una la sera, / e … falla mangiare . /-: Dottore ho solo queste, / per ora … mi deve / perdonare … / Non fa niente,lascia andare / va’ e chiuse con la sua mano / la mia, aperta coi soldi,… / rifiutandoli . / Vai a comprare le medicine . / Mia moglie si riprese … . / Il tempo passava e non gli / avevo ancora dato nulla . / Un giorno ammazzai un lepre / e un coniglio. … La sfera / (sole non tramontato)era . / oltre il pizzo di 178 Ciùccunu. … Lassài ù cunìgghiu ppì us'ì càsa e mi pàrsi di giùstu mi cci pòrtu ù lèpru ò duttùri don Cicciu Carròzza. -: Pèppi ccà sì ? … -: C'é còsa ? Tànnu ù duttùri si chiàmàva in casu di strìttu bisògnu. -: Nènti duttùri … ccì purtài .ùn nìmalùcciu, si l'accètta / Ciùrcunu . … / Lasciai il coniglio per uso / di casa (mangiare) e mi parve / giusto di portare (regalare) / il lepre al dottor don / Francesco Carrozza . / Giuseppe qua sei ? / E’ successo qualcosa ? / In quel tempo il medico si / chiamava al bisogno stretto / Niente dottore … le lo ho / portato un animaletto, se / lo accetta . -: Bràvu jò cì stàiu à stì / Bravo io sto a queste còsi, ma cci hà livàri a pèddi. /cose ma lo devi scuoiare . / (gli devi levare la pelle) -: Chìssu jé pinsèri mè. / Questo è pensiero mio . -: Quantu m'hà’ dàri tu à mìa ? / Quanto devi dare a me ? -: Cìncucèntu duttùri. / Cinquecento dottore . -: Nò, facèmu quàttrucèntu. / No, facciamo 400 . M’àvìa scalàtu cèntu liri; … / Mi aveva (scalato) ridotto il / debito di ben cento lire. jò ù vìzziu dà càccia l'hàiu / Io il vizio della caccia àvùtu sèmpri, ma à ddù prèzzu / l’ho avuto da sempre, ma a / quel prezzo … una volta nà vòta un cùnìgghiu, / un coniglio, una volta nà vòta ddu’ jàddàzzi,… / due gallinacci, un’altra n’àutra vòta 'nà pirnìci … e / volta una pernice … e u cùntu scalàva . / il conto (debito) scalava . U duttùri bònàrma, ì còsi / Il dottore buon’anima, le giùsti, quànnu dèci / cose giuste,quando dieci cartòccia, quannu un pàcch'ì / cartucce,quando un pacco pàsta -chì m'àvìa datu un / di pasta – m’aveva dato un cirnècu mi cciù nsìgnu/ cirneco per addestrarlo non ristàva àrrèri. / non restava indietro. Certu l'èpichi èrunu trìsti … / Certo erano tempi tristi … jò ù càni cciù rìspittàva / io il cane lo rispettavo ed e ù pìlu ccì lucìa, ma di ddà / il pelo gli riluceva, ma di pàsta nnì mànciàva 'chiòssà’ / quella pasta ne mangiavo più jò cà ìddu (cane) e … / assai io che lui (cane) e … si facìumu ì cùnti sèmpri / se facevamo i conti sempre jò ccì nnàvìa à dàri à ìddu / io ne dovevo dare a lui . 179 Scosse la testa. (Beviamo bere. -: Bivèmu dòn Giùseppi . don Giuseppe) Disse Nicola, versandoci da - Toccammo i bicchieri. -: L'àccettu pì stì bèddi fàcci, ma quàsi/ quàsi chi nonn'avìss'à bìviri cchiùi, mi scantu chi mi fà màli . Bevve. strillava -: Va bèni Posò il della mano / / / / / Lo accetto per rispetto vostro (belle facce empatia), ma quasi / quasi che non dovrei bere più, temo che potrebbe farmi male . Bevemmo anche noi. - Non capii ciò che Alìs, ma Nicola lo rabbonì dandogli la voce ù pàtri fài tù. (Va bene papà fai tu). bicchiere , si asciugò la bocca col dorso e riprese . -: Intàntu mè mugghieri avìa ìnchiùtu n'àutra vòta, ma stà vòta don Cìcciu Carròzza non c'èra e chiamài à nàutru duttùri, non fàzzu nòmi … . / Intanto mia moglie era / di nuovo incinta, ma questa / volta don Francesco / Carrozza non c’era ed ho / chiamato un altro medico, / non faccio il nome … . Alzò gli occhi stretti a cercare le immagini della memoria . -: … a stìssa còsa, ù piccirìddu ù tiràru 'chì fèrri, … mòrtu, - ma à sùnàta ò ritòrnu fù differènti. -: Quant'é duttùri ? -: Settecento. … ì prèzzi avìunu àumintàtu . -: Nn’hàju trìccèntu … / La stessa cosa, il bambino / è stato tirato fuori coi /ferri, morto, ma la musica / al ritorno fu differente / -: Quant’è dottore ? / -: Settecento . … / i prezzi erano aumentati / Ne ho trecento . … Interveni la mogli, tutta in 'taliano … -: No il dottore ha detto settecento e settecento devono essere !. -: Duttùri, non jé mègghiu chi / Dottore non è meglio che si pìgghia stì triccèntu lìri / si prende queste 300 £ire e pòi … ù rèstu cciù dùgnu ? . / e poi gli do il resto ? Iddu sìll'àvìssi pìgghiàtu, / Lui se le sarebbe prese, 180 ma à sò signùra cci nni dìssi tànti chi ù fìci riddùciri ntà nà càulicèdda -: Sìggnùra si pìgghiàssi / ma sua moglie gliene disse / tante da farlo ridurre / in un piccolo cavolo . – / Sigmora (persuasivo)se le / Prenda … . -: Niente, niente, se ne vada e domenica porta le settecento lire - tutte !. L'ìndumàni, à prìmu trì, / L’indomani, a primo tre / (è linguaggio da “3/sette”) m'àpprisèntu ùnni Carròzza. / mi presento da Carrozza. Iddu mi fìci nà rigètta e / Lui mi fece una ricetta e àccattài ì midicìnàli. / ho comprato le medicine Non si buscàva nènti … e / Non si guadagnava nulla e àspittàva di cògghiri e / aspettavo di raccogliere e vìnniri ddì quàttru nùci. … / vendere quelle 4 noci . 'Pì fàrla brèvi finìi ùnni / Per farla breve sono finito ù jùdici cunciliatùri, dòn / dal giudice conciliatore, don Jàpicu Sàbbatùri, ù maìstru. / Giacomo Salvadore,il maestro. -: E’ vero che dovete dare 500 lire al dottore ? -: Nò, dòn Jàpicu, sùnnu 700 / No, don Giacomo sono 700 U duttùri travagghiò e / Il dottore ha lavorato e pagàri l'hàiu , però / e lo debbo pagare, però dùcèntucinquànta £. òra e / duecentocinquanta £. ora e ù rèstu, si cci’à fàzzu, / il resto, se ce la faccio, appena vìnnu ddì quàttru nùci./ appena vendo quelle 4 noci. À sumàna dòppu m'ìncòntra / La settimana dopo m’incontra l'ùscèri e mi fa -: / l’usciere e mi fa -: Còmu si stà à Fìcaràzza / Come si sta a Ficarazza Pèppi ? -: Mmà, cù nn'hàvi / Giuseppe ? -: Ma, chi ne ha mància e cu nò, vìdi mànciàri! / mangia e chi no, guarda! -: E tù còmu t’à pàssi ? / E tu come te la passi ? L'hài à buffètta ? / Un tavolino ce l’hai ? -: L’hai 'nà jàzzàna ? / Ce l’hai un armadio ? -: Ma quàli ! … Ppì lèttu / Ma quando mai ! Per letto 'ccummitài cà jìnèstra;… / ho accomodato con la ginestra à casùzza à jàrmài sùpra ‘n’ù / la casa l’ho costruito sulla 'ntàgghiu e d'àccussì / roccia intagliata e così mèntu à pìgnàta, màncu / metto la pentola, neanche ù trìbbòtu hàju . / il treppiedi possiedo – 181 -: Davèru dìci ? / -:dici davvero ? Pìnz'èu chi s'àcchiànu cci - / Penso io che se salgo ci àppìzzu ù viàggiu, sài chi / perdo il viaggio, sai che ti dìcu … ? -: P'àffìa(*) chi / ti dico? : Faccio finta che nchiànài … e scrivu ùn / sono salito e scrivo un vìrbàli nègatìvu. / verbale negativo . Diàvulu fàlla, ddà stìssa / Il caso volle che la stessa sìra capitài un jàdd'ì pirnìci,/ sera incappai in un gallo di ma … jàutu assài; … òuh! / pernice, ma molto alto; Oh! nò pìgghiài ntà nà pùnta ? / Non lo presi(colpii) in d’àla ? / una punta d’ala ? … … Ancòra vìvu, cciù pùrtài à / Ancora vivo lo portai al l'ùscèri. - Iddu sù mìsi ntà / l’usciere - Lui lo mise in nà jàrgia, ntò bàrcùni. / una gabbia, nel balcone. A' pprìma matìna facìa nà / Di prima mattina faceva un cantàta ch'éra la nvìdia / canto ch’era l’invidia di di tutt'ì cacciàtùri. / tutti i cacciatori . Non nnì sàppi cchiù nènti. / Non ne seppi più nulla. Cù duttùri Carròzza, nsìn'à / Col dotor Carrozza, sino a quànnu mìsiru gratis vìsita e / quando misero gratis visite midicìni, sèmpri jènn'e / e medicine, sempre andando vinènnu, ù dèbitu nòn si / e venendo, il debito non stùtò mài chì à fàtta ì / si spense mai ché fatti i cùnti èra sempri supra ìddu. / conti ero sempre debitore. A mmàni sò pòi nascìu / A mani sue nacque Catùzza, … ccì fìci scòla lèi, / Caterina, le ha insegnato lei, si lu ricòrda ? / se lo ricorda? Alìs entrò raggiante. Aveva preso due coccinelle, ce le mostrava e cantava giulivo : "Pàpuzzèdda bbòla bbòla / chì tò màmma tì mànn'à scòla" / / “Coccinella vola, vola ‘chè tua madre ti manderà a scuola” . Un raggio di sole, entrato dalla finestra, tinse di rosso l'accetta appesa al muro ed i riflessi illuminarono quel volto imperturbato e sereno. _ _ . Nota : affìa (àffìja)= per finta, come se … (facciamo come se fossi salito … e scrivo Verbale negativo) . 182 < La Ricotta > Foto Mimmo immo Cirino . __ . Fot o d i A ng elo Abb ria no . Chiudo qui la serie di “Racconti Racconti” … ma per FINIRE non vi risparmio ancora tre mie “sensazioni sensazioni naif” naif ed un interrogativo - N Ne sarà valsa la pena ? . < grazie per avermi letto > - Mimmo Cirino . 183 PREGHIERA LAICA < prìghèra > Àrsu mi sèntu dintr’a l’àrma mìa, (1) di l’òcchi tò lu cèlu sènza nègghia lucènti mi vèn’ in sarvamèntu – m’ àbbast’ ancòra la tò bbùcc’ a rìsu d’amùri a lu mè sògnu . Jò non mi pèrdirrò si mi darrài la mànu ‘spittànnu di vardàri la stìdda dû matìnu nsèmmula currènnu ncòntr’ a lu rrùssu di la sìra, chi nòtti nun pòrta, ma ‘nà lùci cchiù jànca la pàci e àccussì sìa . Mimmo Cirino Note : (*) rigo 1-2 = Arso mi sento (ho sete) /dentro l’anima mia .- 3 = degli occhi tuoi il cielo senza nebbia / l’azzurro .- 4 = lucente mi viene in salvamento (mi salverà) . 5 = mi basta ancora la tua bocca (atteggiata) al sorriso . ecc. (in Appendice pag. 184 206/207 relativa musica dl Lucio Giunta) PREGHIERA LAICA . Ho sete dentro l’anima - mi salverà l’azzurro dei tuoi occhi e basterà ancora un sorriso al mio sogno d’amore . Non mi perderò se mi darai la mano in attesa di guardare la stella del mattino “Insieme” correndo incontro al rosso della sera , che non porta la notte , ma una luce più bianca e sia la pace . Mimmo Cirino 185 --“ Armonica “ -- “ Rapporto Sinusoidale “ Armonica Intensa nostalgia di intimità d’amore sognato e mai vissuto . Accettazione , forse rassegnazione , della vita . Sogno struggente Paura d’amare , per non perdere ancora . Senti un’armonica ? La mia voce ti chiama . Io ti cerco . Minno Cirino 186 Agro di S. Lucia del Mela . - Bacino montano del “Mela” Località : Ciappazzi - Lotto Forestazione : Timogna . di “Felinj ? e altre . conservate nel processo naturale di fossilizzazione ? . - Segnalate dal Sig. Carmelo Catalfamo . – < Indagare ? > _ < Orme < Fotografate il 17/06/1998 da Mimmo Cirino > .