L`estate sta finendo… meno maleee!

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L`estate sta finendo… meno maleee!
A cura di Donna Bice *
SOCIETÀ
L’estate sta
finendo…
meno maleee!
inalmente! Finalmente è finita la stagione più
cafona dell’anno! E sì, non vogliatemene. Ma,
se è vero che l’estate è il periodo che aspettiamo
con più ansia, è anche vero che…meno male
che anche questa è andata! Ma vi rendete conto di quante
balordaggini siamo costretti a subire con la solita stupida
scusa che siamo tutti stanchi e che dopo un anno di
lavoro il nostro cervello ha bisogno di staccare la spina
e di pensare solo a cose frivole? Vi sembra possibile che
con l’avvicinarsi del solstizio d’estate, complice forse
la luna, gli esseri umani si lascino andare fino al
punto di turbare quei pochi che invece
sembrano passare indenni l’avvicendarsi
delle stagioni?
Ma per quale motivo dobbiamo
dimenticare tutto quello che c’è
di “serio” nella nostra vita
e pensare solo ed
esclusivamente
all’aspetto fisico,
all’abbronzatura e a
come ci vestiremo per
essere più sexy? Questa
domanda non avrà mai una risposta! E tutto
questo perché pare che dal 21 giugno al 23
settembre, ed esattamente per “soli” 93 giorni
e 14 ore tutto sia permesso !. Tutto a tutti. Uomini
e donne. Ma cominciamo da loro, i nostri
amati/odiati uomini.
Vorrei proprio sapere chi gli ha detto che con i
primi caldi è permesso dimenticare l’ABC del galateo
e del buon gusto! Chi gli ha detto che al primo rialzo
delle temperature è possibile uscire di casa con petto
villoso a vista, magari accompagnato da collanina d’oro
(in alcuni casi, più che di collanina, trattasi di vero e
proprio collare per mastini napoletani)? Chi gli ha detto
che con la bella stagione sotto l’abito formale è possibile
indossare la più classica delle camicie senza la cravatta
o, peggio ancora, la button-down con la cravatta che, al
pugliasalute
contrario, assolutamente non la vuole (unica eccezione,
vista sulle passerelle per l’inverno 2006/2007, una sottile
cravatta di tessuto)? Per non parlare poi di quelle orribili
“scarpette” con punta squadrata e impunture in contrasto
che faranno pure tendenza, ma che sotto l’abito non sono
mai eleganti. Il vero dandy indossa sempre e solo scarpe
sì stringate ma di classe, magari fatte su misura da quello
stesso calzolaio che si tramanda di generazione in
generazione e, se ciò non è fattibile, il nostro uomo farà
l’impossibile affinché le sue calzature siano almeno
inglesi! Una deroga viene concessa ai mocassini
con punta stondata e, se il nostro
uomo è uno sportivo, ai boots, che
altro non sono che quegli
scarponcini morbidi e affusolati che
abbiamo usato in gioventù, quando
giocavamo a fare i figli dei fiori! Ma
il peggio deve ancora
arrivare. Avrete sicuramente
notato che nel weekend, una
volta tolte le famigerate
scarpette, due sono le
alternative: o ci troviamo di
fronte a orribili infradito che
ormai furoreggiano da più estati ai
piedi dei nostri amati o ci imbattiamo in
quelle altrettanto orribili scarpe che fino
a qualche tempo fa - Deo gratis - si
vedevano soltanto ai piedi dei popoli
teutonici e che purtroppo, da qualche
tempo a questa parte, stanno ai piedi
dei nostri uomini come i cavoli a
merenda. Ma una domanda sorge
spontanea: qualcuno li ha avvisati che prima di mettere
le loro estremità in bella vista è necessario fare un
accurato pedicure?
Oddio, ma cosa stavo per fare? Stavo dimenticando
una delle cose più importanti! Stavo dimenticando il
mitico fantasmino!
- otto -
settembre 2006
“Il fantasmino? Ma
cos’è?” vi chiederete.
Altro non è che
quell’orribile calzino vedo-non vedo,
fino a qualche tempo fa appannaggio del
guardaroba femminile (ma che, diciamoci la
verità, noi portavamo, e portiamo ancora, con
una classe inconfondibile!), che ormai
furoreggia ai piedi delle nostre dolci metà, che
li indossano con una nonchalance sconvolgente,
dimentichi di tutti quegli insegnamenti che noi
impartiamo loro da una vita. “Ma come, caro,
indossi i fantasmini sotto il gessato? Non pensi che
sia meglio il classico filo di Scozia (ovviamente
lungo)?”. Ma di fronte a noi il fratello gemello
dell’ormai andato “muro di Berlino”, che
gentilmente, quando è possibile, ci ricorda che Lui
è un uomo libero, che Lui può fare ciò che vuole,
che i giovani (ma i nostri amati sono ormai alle
soglie dell’andropausa) li indossano senza farsi tanti
problemi, con qualsiasi tipo di scarpa, e che quindi è
inutile discuterne, perché questa, almeno questa, è una
partita persa. Ma noi sappiamo che tutto quello che ci
dicono non è assolutamente vero: i giovani indossano sì
i terribili fantasmini, ma soltanto con scarpe da jogging
o al massimo nelle sneaker. Ma la verità è un’altra. E’
che forse dovremmo smetterla di vedere quei vecchi film
in bianco e nero che ci propinano nei lunghi pomeriggi
d’estate, con protagonisti inappuntabili come Bing Crosby
in “Alta società” o Louis Jourdan e Rossano Brazzi in
“Tre soldi nella fontana”. E dovremmo anche dimenticarci
di attori come Paul Newman o Cary Grant, sempre
impeccabili, sempre eleganti in qualsiasi situazione.
Ricorderete sicuramente quella indimenticabile scena nel
famoso film di Alfred Hitchcock, “Intrigo internazionale”,
quando Cary Grant trovandosi da solo in mezzo alla
prateria, per evitare l’attacco da parte di un biplano,
comincia a correre come un pazzo con un elegantissimo
abito grigio fumo di Londra!
Ma veniamo a noi. Sì, a noi care amiche
che nella stagione più pazza dell’anno
non siamo state esenti da colpe. Ma
quando vi renderete conto - io l’ho
già fatto – che, quando si ha una
“certa età”, la sobrietà è
l’imperativo categorico? Quando
vi renderete conto che la semplicità
è la nostra carta vincente?
Dimentichiamo “veline”, “letterine”
e quant’altro e ricordiamoci di essere
sempre noi stesse.
Quello che ho visto
quest’estate ha a dir
poco dell’incredibile!
Minigonne vertiginose,
bermuda improponibili,
scarpe pazzesche,
magliette strizzate su
corpi ormai non più
tonici, camicette aperte
su seni che tentavano
disperatamente, e
pugliasalute
inutilmente, di combattere la forza di
gravità!
Basta! Eppure per essere
eleganti sarebbe bastato davvero
poco. Sarebbe stato sufficiente
indossare capi classici, possibilmente
della propria taglia e non di due taglie
in meno soltanto perché da lunedì, come
ogni lunedì, dovevate cominciare la dieta.
Se solo aveste evitato quelle canotte che
impietosamente mettevano in mostra i
famigerati “muscoli del sale” (provate ad
immaginare perché si chiamino così!), che poi
altro non sono che il ricordo dei nostri tricipiti.
Ma c’è di più! Ho visto indossare abiti e
pantaloni bianchi con lingerie dai colori più
disparati (avete forse dimenticato che con gli
abiti chiari è d’obbligo indossare solo biancheria
color crème caramel?). E poi che slip e reggiseno
dovessero essere dello stesso colore ormai lo davo
per scontato! Non c’è niente di più triste di una donna
con la lingerie spaiata e che, magari, ha il coraggio di
presentarsi così anche ad un incontro amoroso.
E poi, cosa dire di quelle donne che ho visto portare
in giro con fiero orgoglio peli di tarzaniana memoria?
Spero che almeno avessero come modello Frida Kahlo,
moglie del ben più noto pittore messicano Diego Rivera,
passata alla storia, oltre che per le sue
tristissime vicissitudini, per le sue
improponibili sopracciglia.
E la cellulite? Dove
la mettiamo la
cellulite? Con lei
è sempre stata
una battaglia
persa. Sin dalla
primavera abbiamo
cominciato con creme
riducenti e snellenti, saunette e
fanghi del Mar Morto, massaggi
linfodrenanti e rassodanti. E se tutto ciò non è bastato,
abbiamo fatto ricorso anche ai rimedi della nonna. Patate,
cetrioli, fragole e banane dal nostro frigorifero sono passati
inevitabilmente nei frullatori, con la vana speranza di
creare pozioni magiche che ci rendessero più belle agli
occhi dei nostri uomini, che, pur di metterci a tacere, sono
stati disposti a farci credere che sì, in effetti, qualche
miglioramento si era visto. Ma allora perché in spiaggia
hanno sempre guardato la ventenne dell’ombrellone
accanto? La verità è che la vicina di ombrellone è sempre
più verde. Anche se, a dirla tutta, la generazione delle
ragazzine cresciute con patatine e Nutella non è che stia
tanto meglio di noi. Anzi!
E’ anche vero che, se aveste evitato bikini mozzafiato
su corpi che invece andavano elegantemente celati in
qualche bel costume intero e se aveste avuto il buon gusto
di evitare quella carrellata di parei che ad ogni minimo
movimento lasciavano intravedere gambe che, anziché
essere messe in mostra avrebbero avuto bisogno di una
bella muta subacquea, le cose forse sarebbero andate
diversamente.
E l’abbronzatura? Cosa non ho visto fare per
- nove -
settembre 2006
conquistarla e per mantenerla! Maga Magò al vostro
confronto mi è sembrata una fattucchiera alle prime armi.
Ma perché i dermatologi ogni anno si ostinano, inutilmente,
a ripeterci che il sole va preso a piccole dosi, in quella
fascia oraria cha va dalle otto del mattino sino al massimo
alle undici, quando ho visto stuoli di donne arrivare in
spiaggia con il sole perfettamente perpendicolare rispetto
alla terra (leggi mezzogiorno di fuoco)?
Ho visto donne dalla pelle diafana usare creme solari
super abbronzanti, “trattamento ultra rapido weekend
con poco sole”, per diventare nere come quell’amica
che non solo ha la pelle scura per natura, ma che prima
di andare al mare ha collezionato una serie di abbonamenti
per lettini e docce solari solo per poter dire “ma sai,
cara, la mia carnagione è olivastra…”.
Ho visto donne distrutte dall’afa, distese immobili
su colorati lettini, con a fianco beveroni per combattere
la disidratazione galoppante e una miriade di verdure
taglia-fame al posto degli agognati panini.
Per fortuna, e sottolineo per fortuna, l’estate è finita.
Non ci rimane altro che godere di quei benefici che con
tutte le rinunce a cui ci siamo sottoposte siamo riuscite
ad ottenere. Quindi, con uno sguardo anche ai nostri
uomini (che ormai sono più vanesii di noi), continuiamo
pure a bere centrifugati di pomodoro e a mangiare gambi
di sedano, ma abbandoniamoci talvolta a qualche peccato
di gola; cerchiamo di mantenere la splendida forma fisica
che sicuramente (?) siamo riuscite a raggiungere
ricorrendo ai soliti massaggi miracolosi e riprendiamo
a frequentare la nostra cara vecchia palestra, e se proprio
non ne abbiamo voglia, ricordiamoci che un corso di
salsa e merengue sortisce lo stesso effetto; quando
andremo in boutique a fare shopping per rinnovare il
guardaroba per l’inverno ormai imminente ricordiamoci
che per essere affascinanti dobbiamo piacere prima a
noi stesse, e dimentichiamo i dettami spesso ridicoli
della moda. E poi … e poi basta! Se tutto questo non vi
va bene, se pensate di avere piene le tasche dei miei
consigli su tutto e per tutti, vi rimando alla lettura del
libro di Paul Watzlawick, “Istruzioni per rendersi
infelici”, in cui ad un certo punto si trova una frase di
R. L . Stevenson che traduce nella sua lingua un proverbio
giapponese: “It is better to travel hopefully than to
arrive”. Se tradotto alla lettera significa: “Meglio
dell’arrivare, è il viaggiare pieni di speranza”, e a noi
non dice nulla; ma tradotto a senso suona invece così.
“Nella partenza sta la felicità, non nella meta”…
pugliasalute
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- dieci -
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settembre 2006