Bollettino Ashraf-Liberty n°15 - Davood Karimi

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Bollettino Ashraf-Liberty n°15 - Davood Karimi
Bollettino Settimanale N°15 dal 7 al 13 Maggio 2012
Violazione dei Diritti Umani in Iran
10 Prigionieri giustiziati Lunedi a Tehran e Tabriz
Lunedi 7 Maggio il regime dei mullah iraniani ha impiccato 9 prigionieri contemporaneamente a Tehran e un altro a Tabriz.
Con le esecuzioni di 9 prigionieri nella prigione di Shahroud (il 24 e 30 Aprile), una esecuzione pubblica a Tehran, 3
prigionieri ad Esfahan, 2 prigionieri a Zanjan, un prigioniero Marvdasht, 8 prigioniero a Shiraz dal 16 al 22 Aprile, e
l’esecuzione segreta di 8 prigionieri nella prigione di Gohardasht il 24 Aprile il numero delle esecuzioni è arrivato a 53 solo
nelle ultime quattro settimane. ( NCRI - 7 Maggio 2012)
Giornalisti e media perseguitati dappertutto
Reporters Without Borders condanna fermamente i metodi usati dalle autorità iraniane per continuare ad accrescere la persecuzione
dei giornalisti e dei media. Nelle scorse due settimane, due giornalisti sono stati arrestati e dovranno scontare pene già emesse
precedentemente; un terzo è stato condannato a 25 frustate. Molti giornalisti detenuti, come Narges Mohammadi, sono soggetti a
condizioni disumane e degratandi e gli vengono negati i loro più fondamentali diritti. A Mahmud Shokraieh, un fumettista del
settimanale Nameh Amir della città di Arak, è stata notificata il 3 Maggio una condanna a 25 frustate per aver ritratto in una vignetta
un membro del Parlamento come un calciatore. La corte ha riconosciuto che Shokraieh aveva “insultato” il parlamentare che ha
denunciato lui e l’editore del giornale, il quale però è stato assolto.Seid Mohammad Mehdi Tabatabai, editore del mensile
Nasimebidari, il 30 Aprile ha ricevuto la notifica dal Ministero della Cultura e della Guida Islamica che la sua pubblicazione era stata
sospesa per due mesi dall’uffico del procuratore di Tehran per non aver rispettato le direttive dell’Alto Consiglio delle Sicurezza
Nazionale. Ogni settimana il consiglio manda ai media una lista di soggetti da evitare e che variano a seconda degli sviluppi politici. L’ultimo numero
della rivista comprendeva un intervista con l’ex-Presidente riformista Mohammad Khatami. Reporters Without Borders è anche estremamente
preoccupata per la salute di Narges Mohammadi, giornalista e portavoce del Centro per la Difesa dei Diritti Umani arrestata il 21 Aprile. E’ detenuta in
isolamento nella prigione di Evin in un settore controllato dal Ministero dell’Intelligence e la sua famiglia dice che ha avuto un esaurimento nervoso.
(Reporters Without Borders - 10 Maggio 2012)
L’Iran limita gli “email providers” stranieri
L’ordinanza del Ministero delle Telecomunicazioni proibisce alle banche, alle compagnie di assicurazione e telefoniche di usare
hosts stranieri per i loro siti e di informare i loro clienti usando providers stranieri come Yahoo, Gmail, Hotmail o MSN. “Il
Ministero ha ordinato di usare domini con in nomi che finiscono con “.ir” o “post.ir” o “chmail.ir” appartenenti all’Iran” ha riferito la
rivista Asr Ertebatat. L’Iran ha poi annunciato che da Maggio verrà usato un network informatico nazionale per rimpiazzare
internet nella gestione quotidiana degli organi amministrativi dello Stato, del sistema bancario e delle imprese pubbliche.
Ufficialmente il lancio dell’“Internet Iraniano” ha lo scopo di rendere più sicure le comunicazioni rendendole indipendenti dagli
operatori internet stranieri. Con oltre 36 milioni di utenti internet su una popolazione di 75 milioni, i media elettronici hanno giocato il ruolo più importante
nella protesta popolare che ha scosso il Paese dopo la discussa ri-elezione del Presidente Mahmoud Ahmadinejad del 2009. Da allora le autorità hanno
ridotto o tagliato la banda di connessione disponibile di internet ed hanno bloccato l’accesso a decine di migliaia di siti web stranieri, compresi quelli
dell’opposizione. Il Presidente americano Barack Obama a Marzo ha accusato l’Iran di imporre una “cortina elettronica” di censura, annunciando misure
sull’uso dei software e dei social media per aiutare gli iraniani a comunicare online. (AFP - 12 Maggio 2012)
L’Iran cerca di neutralizzare i media e la stampa internazionale
“Le autorità iraniane devono porre fine alle loro indebite restrizioni e alle intimidazioni dei giornalisti e degli organi di stampa stranieri” ha dichiarato il
portavoce della Campagna Internazionale per i Diritti Umani in Iran Hadi Ghaemi. “Vediamo sempre più spesso le autorità iraniane usare l’intimidazione,
gli arresti, la censura ed altri metodi per impedire ai media esteri di riportare notizie dall’Iran.” Una fonte interna al governo iraniano ha riferito che l’Iran
cerca di limitare la capacità dei media stranieri di operare liberamente in Iran poiché alcuni funzionari temono che una copertura mediatica
internazionale possa danneggiare i loro interessi politici. I membri della Campagna Internazionale per i Diritti Umani in Iran avevano già
precedentemente riferito degli attacchi ossessivi del governo nei confronti della BBC Persian, mediante il disturbo del segnale satellitare, minacce ai
giornalisti della BBC e arresto dei suoi corrispondenti. “I giornalisti stranieri hanno più bisogno dei giornalisti locali della collaborazione del governo per
lavorare nel Paese” ha dello Ghaemi, “e per paura che possano vedersi negato il visto o che possano perdere la possibilità di lavorare in Iran, alcuni
giornalisti non rivelano queste minacce e le intimidazioni subite. Ma il governo approfitta di questa paura per impedire alla stampa internazionale di fare
dei reportages critici sull’Iran”. (International Campaign for Human Rights in Iran – 14 Maggio 2012)
Aggiornamenti su Campo Ashraf e Camp Liberty
Questa settimana la notizia più eclatante sulla situazione di Campo Ashraf e Camp Liberty, riguarda l’esito dell’udienza che si è tenuta l’8 Maggio a
Washington D.C. nella Corte d’Appello del Distretto di Columbia. Questa udienza era stata fissata dopo il ricorso presentato dai legali dei residenti di
Ashraf contro il Dipartimento di Stato Americano che aveva deliberatamente ignorato una precedente sentenza della stessa Corte di Appello che gli
ingiungeva di riconsiderare l’inclusione dell’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano, i cui membri risiedono a Campo Ashraf da più di 25 anni,
nella lista delle organizzazioni terroristiche straniere. Durante quest’udienza l’avvocato del Dipartimento di Stato si è difeso affermando che questo non
era stato fatto perché a tutt’oggi non è sicuro che a Campo Ashraf non siano nascoste delle armi, dato che non è stato possibile ai militari americani
avere accesso a tutte le zone del campo per ispezionarlo. Questa affermazione assolutamente falsa e priva di fondamento ha ovviamente scatenato le
reazioni sdegnate sia dei residenti di Ashraf che degli alti comandanti militari americani all’epoca di stanza ad Ashraf e che hanno personalmente avuto
accesso a tutte le zone del campo per ispezionarle ed hanno certificato che non vi erano più armi in possesso dei residenti. Personaggi come il
Generale di Brigata David Phillips, il Colonnello Wesley Martin e il Tenente Colonnello Leo McCloskey che hanno servito il loro Paese in Iraq e in
particolare a Campo Ashraf, hanno visto messo in discussione il loro operato e la loro integrità e infatti hanno definito le affermazioni dell’avvocato del
Dipartimento di Stato “assurde e infondate”. I residenti di Ashraf dal canto loro hanno invitato il Dipartimento di Stato ad inviare truppe specializzate per
ispezionare il campo con tutte le attrezzature che riterranno necessarie e a rendere noto poi il risultato di tale perquisizione in modo che non vi siano più
scuse per la permanenza dell’OMPI nella black-list americana dato che questa è stata la giustificazione per i massacri perpetrati dalle forze irachene a
Campo Ashraf nel 2009 e nel 2011 e del continuo tormento inflitto tuttora ai residenti di Ashraf e Liberty.
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