2. Via Boccalerie e Borgo Santa Lucia.

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2. Via Boccalerie e Borgo Santa Lucia.
2. Via Boccalerie e Borgo Santa Lucia. Guardando quest'immagine si intuisce come doveva scorrere la vita in centro storico tra fine '800 e primi anni del '900. Senz'altro i vari borghi che formavano il centro storico erano molto più abitati di oggi e si viveva molto più in strada dove i bambini giocavano come in un qualsiasi quartiere residenziale mentre gli artigiani e i commercianti svolgevano le loro attività nelle molte botteghe e laboratori sotto ai portici. La scorsa settimana avevamo raccontato come uno dei protagonisti del romanzo "La giostra dei fiori spezzati", il giornalista Giorgio Fanton, fosse uscito dalla sede del giornale in Piazza Unità d'Italia quando, all’improvviso, venne fermato da una persona, un vetturino, che, per conto dell'ispettore di polizia Roberto Pasterllo, lo avrebbe dovuto portare in un certo luogo. In realtà Fanton aveva tutt'altra intenzione, vale a dire quella di andare a ristorarsi dal freddo e dalla fame alla Birreria San Fermo "a gustare la migliore pasta e fagioli della città e a godermi il programma musicale della serata che prevedeva una deliziosa polka di Strauss in chiusura". Via Boccalerie nel 1888 si chiamava via Boccalerie e Cavarare e, come via S. Fermo, faceva parte del borgo medievale di S. Lucia, sventrato e raso al suolo in epoca fascista come operazione di "bonifica" di un'area potenzialmente esplosiva dal punto di vista sociale e anche sanitario viste le condizioni di povertà, promiscuità e sovraffollamento, scarsa igiene in cui si viveva. Un'area, non l'unica, come scopriranno i lettori del libro, in cui erano concentrati molti dei bordelli e case di appuntamento della città. Il detto "andare a S. Agnese" era infatti riferito proprio al frequentare questi luoghi molti dei quali erano proprio in via S. Agnese, laterale della Stra Maggiore, la via Dante attuale lunga la quale scorreva l'antico cardo romano, e quindi il principale asse viario nord­sud. In un contesto come questo, seguiamo il nostro Giorgio Fanton che si decide a salire sulla carrozza per recarsi al Portello dove l'attenderà l'ispettore di pubblica sicurezza Roberto Pastrello, un'immagine che ci riporta all'immaginario di molti romanzi e film e alle atmosfere della Londra vittoriana di Jack the ripper o di Sherlock Holmes. Seguendo gli spostamenti dei protagonisti della “Giostra” per seguirne le vicende riusciremo anche a recuperare la memoria della toponomastica di allora. "Dopo aver percorso in tutta velocità il quartiere medievale di Santa Lucia, dalle viuzze anguste e spruzzate di neve bianca, la carrozza aveva imboccato Contrada delle Zattere, passando davanti alla locanda che dava il nome alla strada per arrivare a deviare bruscamente in via San Bartolomeo. Ci dirigevano in direzione est, verso il quartiere popolare di Borgo Portello" ​
( "La giostra dei fiori spezzati. Il caso dell'angelo sterminatore", Matteo Strukul­ pag.18) Alberto Botton http://www.blogdipadova.it/