L`OSSERVATORE ROMANO

Transcript

L`OSSERVATORE ROMANO
Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004
Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00
L’OSSERVATORE ROMANO
POLITICO RELIGIOSO
GIORNALE QUOTIDIANO
Non praevalebunt
Unicuique suum
Anno CLVI n. 238 (47.373)
Città del Vaticano
domenica 16 ottobre 2016
.
Francesco ricorda che gli anziani hanno un ruolo essenziale nella Chiesa e nella società
Le sfide della Fao
Le radici e la memoria
Agricoltura responsabile
e sostenibile
Contro la cultura dello scarto che emargina chi è improduttivo
Un nuovo monito contro «la cultura
nociva dello scarto» che esclude ed
emargina i più deboli è stato lanciato da Papa Francesco durante
l’udienza a settemila appartenenti
alla Senior Italia Federanziani e
all’Associazione nazionale lavoratori
anziani, ricevuti nella mattina di
sabato 15 ottobre, nell’Aula Paolo VI.
Rimarcando il ruolo «essenziale»
che le persone della terza età hanno
nell’ambito della Chiesa e della società, il Pontefice ha chiesto alle
«istituzioni» e alle «diverse realtà
sociali» di lavorare per valorizzarne
le capacità e «per facilitare la loro
attiva partecipazione», ma soprattutto «per far sì che la loro dignità di
persone sia sempre rispettata e valorizzata».
In questo senso, «i responsabili
pubblici, le realtà culturali, educative e religiose, come anche tutti gli
uomini di buona volontà, sono chiamati a impegnarsi per costruire una
società sempre più accogliente e inclusiva».
Nel suo discorso — preceduto da
un momento di festa scandito da
canti e testimonianze — Francesco ha
rimarcato il valore della terza età,
spiegando che in essa sono racchiuse
«le radici e la memoria di un popolo». E rivolgendosi ai partecipanti
all’incontro ha assicurato: «Voi siete
Venerdì della misericordia
Una partita
a biliardino
una presenza importante, perché la
vostra esperienza costituisce un tesoro prezioso, indispensabile per guardare al futuro con speranza e responsabilità».
Il Pontefice ha avuto parole di
gratitudine per «gli anziani che
impiegano generosamente il loro
tempo e i talenti che Dio ha loro
concesso aprendosi all’aiuto e al sostegno verso gli altri». Senza dimenticare il loro insostituibile ruolo
nell’ambito familiare: «Quanti nonni
— ha esclamato — si prendono cura
dei nipoti, trasmettendo con semplicità ai più piccoli l’esperienza della
vita, i valori spirituali e culturali di
una comunità e di un popolo!».
In un mondo «nel quale sono
spesso mitizzate la forza e l’apparenza», gli anziani restano testimoni
privilegiati dei «valori che contano
davvero e che rimangono per sempre». Per questo occorre un’attenzione particolare ai più deboli e a
quanti convivono con le difficoltà
dell’età e con l’esperienza della malattia.
Da qui l’appello rivolto soprattutto agli istituti e alle case di riposo,
chiamati a essere «luoghi di umanità
e di attenzione amorevole, dove le
persone più deboli non vengono dimenticate o trascurate, ma visitate,
ricordate e custodite come fratelli e
sorelle maggior».
PAGINA 8
PAGINA 8
Kerry e Lavrov a Losanna mentre ad Aleppo continuano i bombardamenti
Alla ricerca di una soluzione politica per la Siria
DAMASCO, 15. Si incontrano oggi a
Losanna, in Svizzera, il ministro degli esteri russo, Serghiei Lavrov, e il
segretario di stato americano, John
Kerry. Un incontro che vedrà anche
la partecipazione di rappresentanti
di Iran, Arabia Saudita e Turchia,
nonché
dell’inviato
speciale
dell’Onu, Staffan de Mistura. Per
Kerry e Lavrov si tratta del primo
incontro da quando gli Stati Uniti
hanno sospeso i contatti bilaterali
con Mosca e il dialogo sulla Siria,
accusando il Cremlino di violare gli
impegni nell’ambito del cessate il
fuoco.
L’obiettivo del vertice di Losanna
è quello di arrivare a un’intesa generale su un nuovo cessate il fuoco per
Aleppo e sull’invio di aiuti umanitari
ai civili, come ha reso noto pochi
giorni fa il dipartimento di Stato
americano. Kerry, ha detto il portavoce John Kirby a Washington,
«vuole portare avanti l’approccio diplomatico; come poi reagiranno i
russi, se vengano con la volontà o
meno di fare qualcosa, questo sta veramente a loro. Il segretario di stato
si aspetta che tutti i presenti vengano con buoni propositi e seriamente
interessati a perseguire la cessazione
delle ostilità». Il ministero degli
esteri russo ha parlato di un incontro che «abbraccerà un più ampio
contesto per prendere in considerazione passi aggiuntivi volti a creare
le condizioni per risolvere la crisi siriana». Da Lavrov, poco ottimismo:
«Non ho particolari attese» ha detto
il capo della diplomazia russa. «Vogliamo lavorare concretamente e vedere quanto sono pronti i nostri partner a eseguire le risoluzioni del
Consiglio di sicurezza».
La tensione resta quindi molto alta dopo una settimana di accuse e
attacchi, con Washington che ha più
y(7HA3J1*QSSKKM( +.!=!z!#!.!
Udienza al presidente
della Repubblica Argentina
volte criticato le operazioni russe su
Aleppo. Mosca, dal canto suo, ha
sempre negato di colpire civili, affermando che il suo obiettivo sono le
postazioni dei jihadisti del cosiddetto stato islamico (Is). Il vero scontro, dunque, è quello tra russi e statunitensi. Ma c’è anche l’Europa.
Lunedì si terrà una riunione dei ministri degli esteri dell’Unione nella
quale il tema cruciale saranno le
possibili nuove sanzioni alla Russia
per la situazione ad Aleppo.
Secondo le indiscrezioni circolate
a Bruxelles, i britannici sono favorevoli a un inasprimento delle sanzioni
già esistenti, che potrebbe concretizzarsi in un allungamento della lista
dei soggetti colpiti dai provvedimenti.
Fonti diplomatiche riferiscono che
dell’argomento si è parlato durante
le riunioni preparatorie dei rappresentanti diplomatici dei ventisette, e
che anche Francia e Germania, originariamente contrarie a provvedimenti di questo tipo, sarebbero ora invece più favorevoli, mentre l’Italia, per
ora contraria, avrebbe in questa fase
un ruolo di mediazione.
In questo clima generale, si registrano le nuove polemiche scattate
in seguito all’annuncio da parte della Nato che nel 2018 un contingente
di soldati italiani sarà inviato in Lettonia al confine con la Russia.
Intanto, ad Aleppo si continua a
morire. I caccia sono tornati a martellare i quartieri orientali della città,
sotto il controllo dei ribelli e da
tempo sotto assedio, dove vivono intrappolate tra le 250.000 e le
300.000 persone. A riferirlo sono gli
attivisti dell’Osservatorio siriano per
i diritti umani (gruppo vicino all’opposizione con sede in Gran Bretagna
che si avvale di una fitta rete di fonti
Per un serio dibattito sul fine vita
Nella mattina di sabato 15 ottobre
Papa Francesco ha ricevuto in udienza Mauricio Macri, presidente
della Repubblica Argentina, con la famiglia
Un’alleanza contro
la paura della morte
FERDINAND O CANCELLI
A PAGINA
5
in Siria). I jet hanno bombardato diverse zone tra le quali Al Maysar,
Karam Jebel, Bustan Al Pasha e Sakhour, tutte densamente popolate.
Scontri, inoltre, tra le forze del regime e il gruppo jihadista Fateh Al
Shah (ex Al Nusra) si sono registrati
intorno alla città vecchia e al complesso di appartamenti popolari detto 1070. In totale, sono circa due milioni i civili intrappolati nei combattimenti nell’area di Aleppo. E gli
aiuti umanitari stentano ad arrivare.
ROMA, 15. Nel 2050 la produzione
agricola globale dovrà aumentare
del sessanta per cento rispetto ai livelli attuali per sfamare una popolazione mondiale, che cresce senza
sosta. E questo a fronte di un fenomeno come quello del riscaldamento globale che mina gravemente la
produttività dei terreni. Sono questi alcuni dei principali dati resi
noti ieri dalla Fao, l’agenzia delle
Nazioni Unite per l’agricoltura e
l’alimentazione, in occasione della
giornata mondiale dell’alimentazione, che si celebra domani 16 ottobre. L’organizzazione ha diffuso
una serie di analisi e di statistiche
sul settore agricolo nel mondo, sul
suo funzionamento (o malfunzionamento) e sul suo impatto
sull’ecosistema.
Se dunque occorre aumentare la
produzione per sfamare sempre più
persone nel mondo, un altro obiettivo essenziale è quello della riduzione degli sprechi. Il cibo buttato
è un terzo del totale prodotto e vale 2600 miliardi di dollari all’anno.
Questo spreco genera ben l’otto
per cento delle emissioni totali di
gas serra. Quasi quanto genera il
settore dei trasporti su strada. «Se
lo spreco alimentare fosse un paese
— scrive la Fao in un documento —
sarebbe il terzo più grande emettitore al mondo». L’agricoltura contribuisce tra il 20 e il 25 per cento
alle emissioni di gas serra (anidride
carbonica e metano). Ma due terzi
dei gas “climalteranti” agricoli vengono dalla zootecnia (l’addomesticamento e l’allevamento degli animali). La deforestazione provocata
da una agricoltura intensiva e non
sostenibile incide per un 10-11 per
cento sulle emissioni.
Il cambiamento climatico diventa a sua volta un ostacolo sempre
più grande per garantire la produttività dei terreni. «Già si riscontra
un declino della produttività della
coltura, ma per il 2050 un calo dal
10 al 25 per cento potrebbe diventare un fenomeno diffuso». Per la
stessa data, «la pesca delle principali specie si ridurrà fino del 40
per cento nelle zone tropicali, dove
i mezzi di sussistenza dipendono
fortemente dal settore ittico».
L’unica via d’uscita si chiama agricoltura sostenibile: varietà di piante
più resistenti, pratiche agricole più
efficienti, che sfruttano meno acqua e riducono la deforestazione.
Il problema è che siamo ancora
lontani da questo obiettivo. Nel
mondo — dice un rapporto
dell’Unicef — cinque bambini su
sei sotto i due anni di età non ricevono sufficiente cibo adeguato, privandoli così dell’energia e dei nutrienti di cui hanno bisogno nel
momento più critico per il loro sviluppo fisico e cognitivo. Circa la
metà dei bambini dai sei mesi ai
due anni non consuma un numero
minimo di pasti sufficienti al loro
fabbisogno.
Il nesso tra agricoltura e cambiamento climatico è stato al centro
anche degli interventi dei leader,
capi di stato e di governo, che ieri,
venerdì, a Roma hanno partecipato
alla cerimonia ufficiale delle celebrazione per la giornata mondiale
dell’alimentazione. «Ottocento milioni di persone soffrono la fame»
ha detto il direttore della Fao, José
Graziano da Silva. «La nostra
agenda vuole sradicare la fame nel
mondo nel 2030, ma l’obiettivo è a
rischio per l’avanzata del cambiamento climatico. Abbiamo visto un
aumento dei parassiti e delle malat-
tie, alluvioni più intense, uragani
in Africa, Asia e America. Disastri
come questi sono sempre più probabili e più difficili da prevedere».
Tutti sconvolgimenti provocati dal
riscaldamento globale, causato dalle emissioni di gas serra dalle attività umane. «I poveri e gli affamati
sono quelli che soffrono di più» ha
messo in luce il direttore della Fao.
NOSTRE INFORMAZIONI
Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza l’Eminentissimo
Cardinale
Marc
Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.
Il Santo Padre ha ricevuto
questa mattina in udienza Sua
Eccellenza il Signor Mauricio
Macri, Presidente della Repubblica Argentina, con la Famiglia.
Il Santo Padre ha nominato
l’Eminentissimo Cardinale Agostino Vallini, Arciprete della Basilica Papale di San Giovanni in
Laterano, Suo Legato per presiedere il rito di chiusura della
Porta Santa della medesima Basilica, previsto in occasione della
liturgia domenicale del 13 novembre 2016.
Il Santo Padre ha nominato
l’Eminentissimo Cardinale Santos Abril y Castelló, Arciprete
della Basilica Papale di Santa
Maria Maggiore, Suo Legato
per presiedere il rito di chiusura
della Porta Santa della medesima Basilica, previsto in occasione della liturgia domenicale del
13 novembre 2016.
Il Santo Padre ha nominato
l’Eminentissimo Cardinale James Michael Harvey, Arciprete
della Basilica Papale di San
Paolo fuori le Mura, Suo Legato per presiedere il rito di chiusura della Porta Santa della medesima Basilica, previsto in occasione della liturgia domenicale
del 13 novembre 2016.
Il Santo Padre ha accettato la
rinuncia al governo pastorale
dell’Arcidiocesi di Warmia (Polonia), presentata da Sua Eccellenza
Monsignor
Wojciech
Ziemba.
Gli succede Sua Eccellenza
Monsignor Józef Górzyński, finora Arcivescovo Coadiutore.
Provvista di Chiesa
Il Santo Padre ha nominato
Vescovo della Diocesi di Jowai
(India) Sua Eccellenza Monsignor Victor Lyngdoh, finora Vescovo di Nongstoin. Inoltre,
Sua Eccellenza Monsignor Dominic Jala, S.D.B., Arcivescovo
di Shillong, è stato nominato
Amministratore Apostolico “sede
vacante et ad nutum Sanctae Sedis” della Diocesi di Nongstoin.
Il Santo Padre ha nominato
Membri della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra:
il Reverendo Sacerdote Hubertus R. Drobner, Docente di
Storia della Chiesa e Patristica
nella Facoltà Teologica di Paderborn; e gli Illustrissimi Professori: Michel Yves Perrin, Docente di Storia e Dottrina del
Cristianesimo all’École Pratique
des Hautes Études di Parigi; Danilo Mazzoleni, Rettore del
Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana di Roma; Matteo
Braconi, Docente di Archeologia Cristiana all’Università “Roma Tre” di Roma; Paola De
Santis, Docente di Archeologia
Cristiana all’Università di Bari.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 2
domenica 16 ottobre 2016
Il presidente degli Stati Uniti
Barack Obama (Ap)
L’Oms chiede nove milioni di dollari per fronteggiare la situazione
Emergenza sanitaria ad Haiti
Sono 477 i casi di colera segnalati negli ultimi quattro giorni
PORT-AU-PRINCE, 15. L’O rganizzazione mondiale della sanità (Oms)
ha lanciato ieri un appello ai donatori per ricevere nove milioni di dollari destinati alle operazioni di emergenza sanitaria ad Haiti dopo il passaggio dell’uragano Matthew che ha
devastato la parte sud-occidentale
del paese.
Degli oltre 2,1 milioni di haitiani
colpiti dall’uragano, circa 750.000
hanno urgente bisogno di assistenza
umanitaria, tra cui più di 175.500 che
vivono in rifugi temporanei. Secondo l’Oms, tra le principali minacce
c’è soprattutto quella di malattie
diarroiche acute, tra cui il colera. In
un comunicato, l’organizzazione delle Nazioni Unite precisa che il 75
per cento degli impianti di trattamento del colera nelle zone meridionali sono stati distrutti, mentre i sistemi di distribuzione dell’acqua nelle principali città di Jeremie e Les
Cayes sono ormai in rovina. Fonti
non ufficiali citate nel comunicato
indicano che circa 477 casi sospetti
di colera sono stati segnalati negli
ultimi quattro giorni.
In prima linea negli aiuti agli sfollati c’è anche il Programma alimentare mondiale (Pam), che «sta sostenendo il governo di Haiti nella fornitura di assistenza alimentare
d’emergenza a 750.000 persone nelle
regioni colpite dal fortissimo uragano» fa sapere l’agenzia Onu in un
comunicato. «Le distribuzioni di cibo sono cominciate l’8 ottobre nella
città di Jeremie, a sud-ovest del Paese, dove si è registrato il più alto numero di morti. Al momento, nella
zona circa 30.000 persone, gran parte delle quali vivono in rifugi di fortuna, hanno ricevuto razioni con riso, legumi, olio vegetale e sale. «Lavoriamo a stretto contatto con il governo per determinare le zone più
Intervento della Santa Sede
Per la protezione
dei diritti
dei bambini
Occorre un forte impegno internazionale per far fronte alla drammatica situazione di milioni di bambini
che vivono nelle aree più povere del
mondo e che troppo spesso vedono i
loro diritti completamente distrutti.
Questo il punto centrale dell’intervento dell'arcivescovo Bernardito
Auza, nunzio apostolico, osservatore
permanente della Santa Sede, in un
incontro a margine della 71ª assemblea generale delle Nazioni Unite.
«Negli ultimi quindici anni in tutto
il mondo sono stati fatti progressi
nei tassi di sopravvivenza infantile.
Tali miglioramenti sono stati particolarmente significativi nell’Africa subsahariana» ha detto Auza. A ciò si
aggiunge una riduzione del tasso di
mortalità delle madri.
Tuttavia, nonostante i progressi,
c’è ancora molto da fare. E questo
soprattutto a causa della grande crisi
migratoria. «Cinquanta milioni di
bambini nel mondo si stanno spostando. Stanno fuggendo da conflitti, estrema povertà e varie forme di
abusi e sfruttamento. Il loro numero
è drammaticamente aumentato negli
ultimi anni». Basti pensare al fatto
che il numero dei bambini non accompagnati fermati alla frontiera tra
Stati Uniti e Messico è aumentato,
tra il 2004 e il 2014, da 6800 a
90.000 all’anno. E nel Mediterraneo,
i bambini non accompagnati sono
circa il 20/40 per cento del totale
dei migranti. «Quando una barca affonda, loro sono quelli che più probabilmente annegheranno. Sono i
primi a soffrire la fame e la sete» ha
affermato Auza.
L’OSSERVATORE ROMANO
GIORNALE QUOTIDIANO
Unicuique suum
POLITICO RELIGIOSO
Non praevalebunt
Città del Vaticano
[email protected]
www.osservatoreromano.va
colpite dove dobbiamo intervenire
con priorità» ha detto il responsabile
locale del Pam, Carlos Veloso, citato
nel comunicato. «Quando l’uragano
ha colpito Haiti, il Pam aveva già
preposizionato 3450 tonnellate di
scorte alimentari, sufficienti fino a
300.000 persone per un mese. Usiamo camion ed elicotteri per trasportare il cibo il più velocemente possibile, per salvare vite umane» ha aggiunto Veloso.
Proprio oggi sull’isola si recherà il
segretario generale delle Nazioni
Unite, Ban Ki-moon, che incontrerà
le autorità locali e sorvolerà con
l’elicottero le zone più colpite
dall’uragano, che ha fatto almeno
500 vittime.
In questo clima, come annunciato
ieri, gli haitiani saranno chiamati alle urne per le elezioni presidenziali,
il prossimo 20 novembre; la consultazione si sarebbe dovuta tenere inizialmente il 9 ottobre. Haiti è uno
dei paesi più poveri del mondo e deve ancora fronteggiare le gravi conseguenze del terremoto del 2010, che
causò oltre 200.000 vittime.
Distribuzione di aiuti a Jeremie una delle zone più colpite dall’uragano (Reuters)
Obama facilita ulteriormente commerci e viaggi
Sempre meno distanza
tra Cuba e Stati Uniti
WASHINGTON, 15. L’amministrazione del presidente Barack Obama
ha annunciato una nuova serie di
azioni esecutive per un ulteriore allentamento delle restrizioni commerciali, finanziarie e nei viaggi tra
Stati Uniti e Cuba. È quanto ha
reso noto la Casa Bianca.
Le nuove regole renderanno più
facile per le compagnie statunitensi
importare prodotti farmaceutici cubani, per le società agricole statunitensi vendere i loro prodotti nel-
Sono numerosi tra i migranti che continuano ad arrivare anche sulla rotta balcanica
Minorenni e soli
BRUXELLES, 15. Centinaia di bambini non accompagnati sono ancora
in movimento attraverso l’Europa
del sud-est, nonostante la chiusura
ufficiale delle frontiere, ma poco si
sa sulla loro sorte. È quanto è
emerso alla conferenza in corso in
Croazia, dedicata in particolare alle
necessità dei migranti minori, alla
quale partecipano diverse organizzazioni umanitarie internazionali,
tra cui Unicef e Unhcr.
Nonostante la chiusura delle
frontiere, in Bulgaria dall’inizio
dell’anno sono arrivati almeno 7000
cittadini afghani. E in Serbia si stima che 250 rifugiati e migranti continuano ad arrivare su base giornaliera. Il punto è che sia in Bulgaria
che in Serbia si è moltiplicato il
numero di minori: tra marzo e agosto è aumentato di cinque volte. E
almeno il 50 per cento di loro risultano non accompagnati. È difficile
la situazione dei minori anche in
Grecia: alla fine di settembre, fino
al 60 per cento dei bambini soli registrati dall’inizio dell’anno è ancora in lista d’attesa per ottenere un
alloggio. I processi di identificazione, di ricongiungimento familiare,
così come la possibilità di fornire
una sistemazione adeguata e il supporto legale, oltre che la tutela per
i minorenni non accompagnati, si
sono dimostrati estremamente impegnativi per i governi dell’Europa
del sud-est. Lo ha sottolineato alla
conferenza Jean Claude Legrand,
dell’ufficio regionale Unicef per
l’Europa centrale e orientale e Asia
centrale, aggiungendo che troppo
spesso, i minori in questione «scivolano tra le crepe del sistema» e
finiscono «esposti a gravi pericoli».
Sul fronte della rotta mediterranea, c’è la notizia dell’ennesimo
naufragio con 18 dispersi, nel Canale di Sicilia. Si trovavano su un
gommone insieme con altri 117 migranti che la nave Phoenix della
GIOVANNI MARIA VIAN
direttore responsabile
Giuseppe Fiorentino
vicedirettore
Piero Di Domenicantonio
Migranti attorno a un fuoco in una stazione bus di Belgrado (Epa)
Gaetano Vallini
Elezioni in Montenegro
per avvicinare o respingere l’Europa
panti. Merkel ha avuto contatti telefonici ieri sera con il presidente
ucraino, Petro Poroshenko, e mercoledì scorso con Vladimir Putin e
François Hollande, secondo quanto riporta l’agenzia Dpa.
Ma non c’è ancora nessun accordo su quando i leader si incontreranno per discutere del conflitto
nel Donbass: lo ha dichiarato il
portavoce del Cremlino, Dmitri
Peskov, precisando che «il summit
del quartetto di Normandia è in
una fase di preparazione».
Servizio vaticano: [email protected]
Servizio internazionale: [email protected]
Servizio culturale: [email protected]
Servizio religioso: [email protected]
caporedattore
segretario di redazione
ha fatto sapere di accogliere con favore la decisione delle autorità francesi di chiudere il campo informale
entro i prossimi giorni, ma ha chiesto rassicurazioni sulle modalità di
trasferimento e sulle sistemazioni
alternative dei circa 6000 residenti.
Anche in questo caso, è forte la
preoccupazione per i minori non
accompagnati.
Incendi
devastano
il Nevada
Merkel pronta a ospitare un vertice
sul conflitto ucraino
BERLINO, 15. Angela Merkel ha
confermato che sono in corso colloqui con i capi di stato di Russia,
Ucraina e Francia per l’organizzazione di un vertice a Berlino sulla
questione ucraina secondo il formato Norimberga. «Noi siamo
pronti», ha detto il cancelliere tedesco durante la conferenza stampa con il presidente della Nigeria
Muhammadu Buhari, rispondendo
alla domanda se il vertice possa
tenersi già la prossima settimana,
aggiungendo però che sta attendendo notizie dagli altri parteci-
Croce rossa è riuscita, invece, a
trarre in salvo. Tra le vittime, anche
un bimbo di tre anni al quale la
mamma racconta di aver potuto
dare solo un salvagente troppo
grande.
Intanto, resta oggetto di attenzione anche il campo profughi di
Calais, nel nord della Francia, noto
come “la giungla”. L’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr)
l’isola caraibica e per i cubani acquistare merci statunitensi online.
Ad esempio, gli statunitensi potranno acquistare a Cuba rum e sigari senza il tetto dei 100 dollari.
Annunciando le nuove direttive,
il presidente Obama ha sottolineato che tra Stati Uniti e Cuba restano grandi differenze, per poi aggiungere che «il disgelo è il modo
migliore per affrontarle».
Nella dichiarazione di Obama
sulle nuove direttive per allentare
ulteriormente le restrizioni tra i
due paesi, precisamente si legge:
«Restano alcune sfide, e tra i governi persistono differenze molto
reali, ma credo che l’impegno sia il
modo migliore per affrontare queste differenze e fare progressi in
nome dei nostri interessi e dei nostri valori». Secondo Obama, «il
progresso di questi ultimi due anni,
rafforzato dall’azione di oggi, dovrebbe ricordare al mondo quello
che è possibile quando si guarda al
futuro insieme».
Le relazioni diplomatiche tra
Stati Uniti e Cuba sono riprese nel
2014. E a marzo di quest’anno Barack Obama è stato il primo presidente degli Stati Uniti a mettere
piede sull’isola dal 1928. La ripresa
dei voli commerciali, a fine agosto,
ha fatto seguito a quella delle navi
da crociera, a primavera. L’embargo tuttavia non è stato ancora rimosso del tutto. Restano limiti, ad
esempio, anche per gli statunitensi
che volessero visitare da turisti
l’isola.
Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998
[email protected] www.photo.va
POD GORICA, 15. Nella Repubblica
del Montenegro domenica 16 si vota per il rinnovo del parlamento.
In sostanza gli elettori sono chiamati a confermare o meno il corso
europeista dell’attuale primo ministro Milo Đukanović a capo del
partito democratico dei socialisti
(D ps).
I cittadini sono chiamati fondamentalmente a scegliere se confermare la fiducia al corso politico del
governo in carica, favorevole a una
accelerazione del processo di modernizzazione e integrazione del
Segreteria di redazione
telefono 06 698 83461, 06 698 84442
fax 06 698 83675
[email protected]
Tipografia Vaticana
Editrice L’Osservatore Romano
don Sergio Pellini S.D.B.
direttore generale
Montenegro nell’Unione europea e
nella Nato, oppure se dare spazio a
esponenti dell’opposizione che non
vogliono l’avvicinamento né all’Alleanza atlantica né all’Ue. All’opposizione ci sono il Fronte democratico (Df) e l’alleanza denominata la Chiave. Secondo i sondaggi,
hanno probabilità di superare lo
sbarramento del 3 per cento dei voti anche i Socialdemocratici dell’ex
capo del parlamento Ranko Krivokapić, in precedenza alleato di
Đjukanović, e i centristi del partito
Montenegro positivo.
Tariffe di abbonamento
Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198
Europa: € 410; $ 605
Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665
America Nord, Oceania: € 500; $ 740
Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30):
telefono 06 698 99480, 06 698 99483
fax 06 69885164, 06 698 82818,
[email protected] [email protected]
Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675
WASHINGTON, 15. Stato di emergenza in Nevada a causa degli incendi che si sono sviluppati sulla
catena montuosa della Sierra Nevada e che hanno distrutto finora 22
case a nord di Carson City. Le autorità hanno dovuto evacuare centinaia di persone nella zona del lago
Tahoe e chiudere la strada che collega il lago alla città di Reno.
Centinaia di vigili del fuoco
stanno ancora cercando di domare
l’incendio più pericoloso: quello
che minaccia centinaia di abitazioni nella valle di Washoe, tra Reno
e Carson City. Finora non si registrano feriti, a eccezione di quattro
vigili del fuoco che ieri hanno avuto bisogno di cure mediche per la
inalazione di fumo.
Negli ultimi dieci anni gli Stati
Uniti sono stati colpiti da incendi
devastanti. Nel 2015 sono bruciati
10,1 milioni di acri di terreno, la
maggiore estensione da quando nel
1983 il National interagency fire
center (Nifc) ha iniziato a documentare le aree boschive colpite
dalle fiamme. Nello stesso anno, i
costi federali delle attività antincendio sono arrivati a 2,1 miliardi
di dollari. Alcuni amministratori
pubblici hanno chiesto che la voce
di spesa per contrastare gli incendi
sia prevista ormai nel bilancio.
Concessionaria di pubblicità
Aziende promotrici della diffusione
Il Sole 24 Ore S.p.A.
System Comunicazione Pubblicitaria
Ivan Ranza, direttore generale
Sede legale
Via Monte Rosa 91, 20149 Milano
telefono 02 30221/3003, fax 02 30223214
[email protected]
Intesa San Paolo
Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
Società Cattolica di Assicurazione
Credito Valtellinese
L’OSSERVATORE ROMANO
domenica 16 ottobre 2016
pagina 3
Peshmerga curdi operativi
a qualche decina di chilometri da Mosul (Epa)
Il premier indiano ospita i leader di Brasile, Russia, Cina e Sud Africa
Vertice dei Brics
su economia e terrorismo
NEW DELHI, 15. L’eterogeneo gruppo di paesi membri del Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa)
si è dato appuntamento nello stato
indiano di Goa, dove oggi e domani
si tiene l’ottavo vertice dell'organizzazione, durante il quale cercherà
Ancora attacchi
dei talebani
al confine
afghano-pakistano
ISLAMABAD, 15. I talebani pakistani del Jamaat ul Ahrar (JuA)
hanno rivendicato ieri sera un attacco armato contro una pattuglia delle guardie di frontiera a
Quetta, capoluogo della provincia del Baluchistan, causando almeno tre morti.
In una e-mail, il portavoce del
movimento
fondamentalista,
Ihsanullah Ihsan, ha anche rivendicato un attacco suicida realizzato sempre ieri contro una installazione militare nella Kurram
Agency, territorio tribale al confine con l’Afghanistan, che ha causato cinque feriti.
Nel frattempo, la missione della Nato Resolute Support ha annunciato il dispiegamento di un
reparto speciale supportato da
elicotteri per aiutare le forze di
sicurezza afghane a respingere
una offensiva dei talebani a Farah, capoluogo della omonima
provincia occidentale afghana.
Mohammad Nasir Mehri, portavoce del governo provinciale,
ha confermato l’intervento e il
successo di una operazione mirante a liberare la zona settentrionale del capoluogo, catturato
in precedenza dagli insorti dopo
scontri durati dieci giorni. La zona interessata dall’intervento Nato è stata quella di Baagh-e-Pul
dove, sostiene l’emittente, elicotteri statunitensi hanno colpito
postazioni dei talebani. Al riguardo Mehri ha assicurato che decine di combattenti sono stati uccisi nell’offensiva condotta dalle
forze afghane e statunitensi.
I talebani hanno fatto scattare
negli ultimi mesi un’offensiva su
vasta scala contro l’esercito di
Kabul che fatica a fronteggiarla
dopo la decisione dell’amministrazione Obama di ritirare il
grosso delle truppe dalla forza
internazionale della Nato.
L’attacco coordinato lanciato
dagli insorti ai primi di ottobre
contro la città di Kunduz fa capire la determinazione dei talebani
e le difficoltà delle forze di
Kabul.
ancora una volta di fare il punto sui
grandi temi internazionali di politica, sicurezza ed economia.
Con l’arrivo del presidente cinese,
Xi Jinping, tutti i protagonisti del
Brics sono ora presenti a Benaulim.
Questa mattina il premier indiano,
Narendra Modi, ha incontrato per
due ore il presidente russo, Vladimir
Putin, e al termine dei colloqui ha
detto che la Russia «resterà in futuro il principale partner dell’India in
termini strategici e di difesa». L’incontro tra Modi e Putin ha portato
anche alla firma di 16 accordi e a tre
annunci nel campo di economia, industria e scienza.
Successivamente Modi incontrerà
anche il presidente cinese Xi e il
presidente sudafricano, Jacob Zuma,
mentre il vertice vero e proprio inizierà in serata con una cena informale fra i cinque leader.
In occasione dell’appuntamento,
lo stato di Goa, di cui l’attuale ministro della difesa indiano, Manohar
Parrikar, è stato governatore, è stato
letteralmente blindato, con l’intervento di migliaia di uomini di poli-
Imminente l’operazione contro la roccaforte irachena dell’Is
Mosul ultima frontiera
BAGHDAD, 15. L’offensiva finale su Mosul è imminente.
A confermarlo è il capo di stato maggiore delle forze
armate irachene, Othman Al Ghanimi, che ieri ha invitato i residenti «a rimanere in casa e a evitare in particolare le aree in cui i jihadisti hanno le loro postazioni», vista l’imminenza dell’operazione. Parlando
all’agenzia turca Anadolu, a margine di un incontro con
il comando delle operazioni della provincia di Ninive,
Al Ghanimi ha affermato che gli obiettivi del cosiddetto
stato islamico (Is) «saranno presto presi di mira dalle
forze irachene e dai jet della coalizione a guida statuni-
tense». L’ora decisiva «è imminente — ha detto — tutti
gli enti politici e di sicurezza sono ormai concordi sul
piano per riprendere la città».
Una dichiarazione analoga è arrivata dal presidente
del parlamento di Baghdad, Osama Al Nujaifi, che a
sua volta ha chiesto ai residenti di Mosul di rimanere in
casa. Mosul è nelle mani degli uomini di Al Baghdadi
dal giugno 2014.
E intanto oggi nella capitale Baghdad almeno decine
di vittime si contano in un nuovo attentato suicida nel
distretto di Al Shaab.
Risoluzione britannica presentata al Consiglio di sicurezza dell’O nu
Diplomazia al lavoro per una tregua nello Yemen
NEW YORK, 15. La Gran Bretagna
ha presentato al consiglio di sicurezza dell’Onu una risoluzione per un
immediato cessate il fuoco in Yemen, dove la tensione sta salendo
dopo che navi da guerra statunitensi
— per ordine del presidente Obama
— hanno distrutto postazioni radar
dei ribelli huthi sulla costa del mar
Rosso. In precedenza i ribelli aveva-
no lanciato alcuni missili contro una
nave da guerra statunitense. La risoluzione britannica sarà votata nei
prossimi giorni.
La situazione nello Yemen è catastrofica dal punto di vista umanitario. Oltre metà della popolazione è
denutrita: mancano cibo, acqua, medicinali. Inoltre il conflitto ha già
causato oltre 7000 vittime — due ter-
zi delle quali, secondo l’Onu, sono
civili — e quasi tre milioni di sfollati.
Le forze fedeli al presidente yemenita Abd Rabbo Mansour Hadi, riconosciuto dalla comunità internazionale e sostenuto dalla coalizione guidata da Riad, stanno reagendo
all’offensiva dei ribelli huthi, eredi
della minoranza zaydita, che nel settembre del 2014 riuscirono a cacciare
Postazione radar dei ribelli huthi distrutta dai missili statunitensi (Ap)
Sempre più sanguinosa
la battaglia per liberare Sirte
TRIPOLI, 15. La battaglia per la liberazione di Sirte dai miliziani del
cosiddetto stato islamico (Is), inziata il 12 maggio, continua a mietere
vittime tra le forze libiche vicine al
governo di unità nazionale libico
del premier designato Fayez Al Sarraj. Almeno 14 combattenti filo-governativi, riferiscono fonti mediche,
sono stati uccisi in scontri con i
jihadisti che non mollano la presa
sugli ultimi quartieri della loro ex
roccaforte in Libia.
Nonostante i jet statunitensi continuino a martellare le postazioni
dell’Is a Sirte, solo ieri si sono contate tre sortite: i cecchini jihadisti,
asserragliati nei palazzi che ancora
controllano, si stanno rivelando letali e in grado di rallentare la liberazione della città da quelle che da
mesi vengono definite «le ultime
sacche di resistenza». I combattimenti hanno lasciato sul terreno ol-
zia ed esercito, un'accurata copertura radar della zona dove si tiene il
vertice e anche con il dispiegamento
sulle spiagge dello stato di sistemi
di scudo antimissile e batterie di
cannoni.
Il primo ministro Modi — dicono
gli analisti — mira a sfruttare l’appuntamento per riaffermare il ruolo
dell’India come grande potenza
emergente, facendosi forte anche
delle statistiche che mostrano l’economia indiana in crescita del 7,6 per
cento, la migliore performance fra
tutti i maggiori paesi del mondo. La
Cina, che a lungo ha detenuto questo primato, naviga un poco al di
sotto ora con una stima di crescita
del 6,6 per cento.
L’India, che è presidente di turno
del Brics, cercherà di far emergere
con forza nella dichiarazione finale
il tema della sicurezza e del terrorismo. Gli sherpa dei cinque Paesi
hanno già lavorato alla stesura della
dichiarazione finale del vertice, che
sarà lunga e complessa, ma che avrà
in campo economico il suo possibile
maggiore impatto.
tre 550 filo-governativi (prevalentemente membri delle brigate di Misurata) e 3000 feriti.
E, intanto, nella capitale cresce la
tensione: il consiglio di presidenza
del governo di riconciliazione nazionale libico di Tripoli del premier
designato Al Sarraj ha definito illegale l’occupazione della sede del
consiglio di stato libico da parte
delle milizie dell’ex premier del governo di salvezza nazionale, Khalifa
Ghweil, e del vicepresidente del
congresso nazionale, Awad Abdel
Sadiq, avvenuta ieri sera a Tripoli.
Il consiglio di presidenza ha chiesto
al ministero dell’interno e alle forze
di sicurezza di cooperare con la
procura per indagare e prendere
provvedimenti immediati «contro
chi ha pianificato ed eseguito l’assalto alla sede del consiglio di stato
tra i politici libici».
Nuovo porto algerino di El Hamdania
per il commercio tra Europa e Africa
ALGERI, 15. I lavori per costruire il
nuovo grande porto commerciale algerino a El Hamdania, circa 80 chilometri a ovest di Algeri, saranno
lanciati nel marzo 2017, una volta
completati gli studi tecnici. Lo ha
annunciato il ministro dei lavori
pubblici e dei trasporti, Boudjema
Talai. L’infrastruttura portuale per il
trasporto di merci è uno dei maggiori progetti infrastrutturali previsti
dal governo algerino. L’obiettivo è
quello di creare un hub per il commercio tra Europa e Africa sfruttando tecnologie cinesi.
Il protocollo d’intesa per sviluppare il sito di El Hamdania firmato
il 17 gennaio 2016 scorso, infatti,
prevede una partnership pubblicoprivata tra la compagnia nazionale
algerina dei porti e le aziende cinesi
China State Building Corporation e
la China Harbour Engineering
Company. L’accordo sancisce che
gli algerini mantengano una quota
del 51 per cento, come previsto dalla
legislazione locale, lasciando ai cinesi il restante 49 per cento. «Questo
progetto, il cui costo è stimato intorno a 3,3 miliardi di dollari, sarà
finanziato attraverso un credito cinese a lungo termine», aveva detto
Mohamed Benboushaki, direttore
dei porti algerini, alla firma del protocollo d’intesa con i cinesi.
Il nuovo grande porto algerino
prevede un totale di 23 banchine,
una movimentazione annuale di
oltre 25 milioni di tonnellate di merci e un fondale di oltre 20 metri.
Per le autorità di Pechino si tratta
del secondo grande investimento
nell’area dopo il progetto del porto
Tangeri-Med, che prevede la creazione di un polo logistico per consentire l’ingresso delle merci cinesi
in Africa e nel sud dell’Europa.
il presidente Hadi dalla capitale Sana’a, grazie anche all’alleanza con le
milizie fedeli all’ex uomo forte del
paese al potere per ben 38 anni, l’ex
presidente Ali Abdallah Saleh, di cui
Hadi è stato a lungo vice prima di
vincere nel febbraio del 2012 le prime elezioni presidenziali a suffragio
universale.
Non si fermano i combattimenti
sul terreno: un soldato saudita è stato ucciso dai ribelli che hanno sparato alcuni colpi oltre il confine yemenita, nella provincia saudita di Jizan, nel sud del paese. Lo ha annunciato la televisione di stato di
Riad, Al Ekhbariya. Gli attacchi dei
ribelli yemeniti attraverso il confine
sono frequenti e hanno spinto Riad
a rafforzare la presenza di militari
nella zona. E almeno cinque persone
sono morte a causa dell’esplosione
di una bomba all’interno di una tenda in cui era in corso un funerale a
Mareb, provincia dello Yemen orientale. Secondo fonti locali almeno altre dieci persone sono rimaste ferite.
Lo scoppio ha colpito i partecipanti
al funerale di Abd Al Rab Al Shadadi, un comandante dell’esercito governativo, ucciso la scorsa settimana
in uno scontro con i ribelli huthi.
Tra le vittime dell’esplosione anche
il fratello del generale. Non ci sono
per ora rivendicazioni, ma la televisione satellitare Al Arabiya cita fonti
yemenite anonime secondo le quali
l’ordigno sarebbe stato piazzato dagli huthi.
Strage
di soldati egiziani
nel Sinai
IL CAIRO, 15. È di almeno 12 vittime il bilancio dell’attacco contro
un posto di blocco militare nel
nord del Sinai, in Egitto. Lo ha
reso noto ieri il portavoce
dell’esercito egiziano, il generale
Mohamed Samir. L’attacco è stato
rivendicato oggi dai terroristi del
cosiddetto stato islamico (Is).
Secondo una prima ricostruzione fornita dal quotidiano locale
«Al Masry Al Youm», un gruppo
affiliato al cosiddetto stato islamico ha teso un agguato agli uomini
dell’esercito, ingaggiando una sparatoria in un’area del Sinai centrale. Il generale Samir ha precisato
invece che l’aggressione è avvenuta vicino al confine con Israele e
con la Striscia di Gaza.
Dalla deposizione nel luglio
2013 del presidente Mursi l’area
del Sinai ha assistito a una progressiva infiltrazione di miliziani
fondamentalisti
dominati
dal
gruppo Ansar Beit Al Maqdis
(oggi divenuto Wilayat Sinai), che
nel novembre 2014 ha annunciato
la propria affiliazione all’Is.
In seguito ai continui attacchi,
lo scorso 20 luglio il parlamento
egiziano ha approvato l’estensione
dello stato di emergenza nel nord
del Sinai per altri tre mesi e in
queste ore l’esercito egiziano sta
effettuando una vasta operazione
aerea contro postazioni terroristiche distruggendo i loro nascondigli, depositi di armi e munizioni.
Il governo tunisino approva
la legge finanziaria
TUNISI, 15. Il consiglio dei ministri
tunisino presieduto dal premier,
Youssef Chahed, ha approvato ieri
il bilancio dello stato per il 2017,
pari a 16,3 miliardi di euro.
La riunione del consiglio dei ministri è stata dedicata all’esame del
progetto di legge finanziaria per il
2017 che dovrebbe aumentare l’imposta sul valore aggiunto, bloccare
i salari e chiedere un «contributo
eccezionale» a imprese e cittadini.
Dopo l’approvazione del governo, il documento passerà all’esame
dell’assemblea dei rappresentanti
del popolo, il parlamento monocamerale tunisino. Secondo quanto
anticipato nei giorni scorsi dal ministro delle finanze tunisino, Lamia
Zribi, oltre alla legge finanziaria
2017 è necessario approvare anche
una manovra finanziaria supplementare per il 2016.
«Il governo precedente ha gonfiato le stime sulla crescita — ha osservato il ministro — e oggi ci troviamo in un circolo vizioso. La legge finanziaria supplementare mira a
trovare delle soluzioni ai diversi
problemi». La manovra per il 2016,
infatti, servirà a coprire un buco nel
bilancio di un miliardo di euro.
E, intanto, la guardia nazionale
tunisina ha tratto in arresto ieri a
Kairouane cinque persone accusate
di essere collegate a un cellula terroristica implicata nella strage del
resort di Sousse del 26 giugno 2015
che costò la vita a 38 turisti stranieri. Lo rivelano i media locali facendo riferimento a fonti della sicurezza precisando che agli ultimi cinque
arrestati si sarebbe arrivati grazie alle dichiarazioni di un tassista fermato domenica scorsa a Sousse, anch’egli accusato di essere coinvolto
in qualche modo nell’attentato.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 4
domenica 16 ottobre 2016
Ecologia alla luce dell’«Evangelii gaudium»
La realtà
come luogo di rivelazione
Pubblichiamo stralci di un articolo da
«Documents
Episcopat»
(settembre
2016), bollettino della Conferenza episcopale francese.
di ELENA LASIDA
n’immagine presentata
dall’esortazione Evangelii gaudium può illustrare bene l’idea di «casa
comune» proposta dall’enciclica Laudato si’: quella del poliedro che il Papa differenzia dalla
sfera. Nella sfera le parti sono scomparse, si sono fuse, mentre nel poliedro ogni parte conserva la sua peculiarità e tutte insieme compongono
una totalità. L’insieme non è il risultato di una fusione ma di un collegamento delle peculiarità di ogni parte.
Oltre all’immagine, l’esortazione contiene la proposta di quattro regole: la
realtà è più importante dell’idea; il
tutto è superiore alla parte; l’unità
prevale sul conflitto, il tempo è superiore allo spazio.
L’esortazione Evangelii gaudium
precisa così il significato della prima
regola: «Esiste anche una tensione bipolare tra l’idea e la realtà. La realtà
semplicemente è, l’idea si elabora. Tra
le due si deve instaurare un dialogo
costante, evitando che l’idea finisca
per separarsi dalla realtà» (n. 231).
Secondo questa regola, la realtà non è
uno «stato grezzo» da correggere ma
un «luogo di rivelazione». L’idea, così come la norma, non può mai attestare in modo integrale la complessità
e la diversità della realtà. Essa mette
in guardia contro l’inevitabile riduzione della realtà all’idea e invita a un
confronto e a una riformulazione costanti dell’idea dinanzi alla realtà.
Perciò questa regola ci invita a porci di fronte alla crisi ecologica come a
un luogo di rivelazione piuttosto che
a un problema da risolvere: un luogo
che rivela qualcosa di nuovo sul senso
della vita, un luogo che trasforma la
nostra visione della vita buona, un
luogo che manifesta una nuova forma
di presenza di Dio nella storia.
La regola secondo cui il tutto è superiore alla parte potrebbe essere facilmente malinterpretata, facendo
pensare che postuli un predominio
U
del collettivo sull’individuale. Ma non
è questo il significato datole dall’esortazione, la quale precisa chiaramente
che «il tutto è più della parte, ed è
anche più della loro semplice somma» e concretizza la regola nel seguente modo: «Non si dev’essere
troppo ossessionati da questioni limitate e particolari. Bisogna sempre allargare lo sguardo per riconoscere un
bene più grande che porterà benefici
a tutti noi».
Il peculiare deve essere messo nella
prospettiva del tutto. «Però occorre
farlo senza evadere, senza sradicamenti» (n. 235). La regola può essere
associata al primo pilastro identificato
nella Laudato si’: «Tutto è collegato».
La «casa comune» non è solo uno
spazio che riunisce, ma è anche e soprattutto un luogo che mette in relazione. Il dialogo al quale il Papa invita ripetutamente nell’enciclica costituisce la chiave di questo mettere in
relazione. L’interdipendenza tra il tutto e le parti prende forma in seno alla
creazione non solo nei riguardi della
comunità umana ma anche verso tutti
gli esseri viventi. Ogni essere, umano
e naturale, deve essere posto nella
prospettiva della creazione nel suo insieme, ma al contempo la creazione
deve radicarsi in ogni situazione particolare.
L’unità è superiore al conflitto:
questo postulato può sembrare molto
banale nella sua formulazione. Tuttavia presuppone una concezione
dell’unità che non lo è, perché fondata sulla «comunione» delle differenze
e non sulla loro soppressione: «Si
rende possibile sviluppare una comunione nelle differenze, che può essere
favorita solo da quelle nobili persone
che hanno il coraggio di andare oltre
la superficie conflittuale e considerano gli altri nella loro dignità più profonda» (n. 228). Tale regola corrisponde bene all’immagine del poliedro descritta prima: l’unità non cancella le peculiarità di ogni singola
componente ma le mette in «comunione», ossia in dialogo.
Questa regola sull’unità può essere
messa in relazione con il secondo pilastro individuato nell’enciclica Laudato si’: tutto è donato. Di fatto
l’esperienza del dono rende possibile
Nicole Etienne, «Tulip Tree Blossoms on Sage Blue Linen» (2016)
Otto secoli di storia del monastero clariano di Imola
Il fruscio delle foglie
Ritinteggiatura del monastero
Il monastero è un testimone privilegiato dello scorrere del tempo,
placido e inesorabile di fronte alla frenesia del mondo e al travagliato succedersi delle epoche. Ciò trova conferma anche nella storia del
monastero di clausura delle clarisse di Imola, di cui tratta il libro Nel
cuore della città. Il Monastero di Santo Stefano delle clarisse in Imola.
Otto secoli di storia (Imola, Editrice Il nuovo diario messaggero, 2015,
pagine 512, euro 45), a cura di Andrea Ferri, Ezio Ferri e Mario Giberti.
Attraverso una ricchissima documentazione, il volume ripercorre le
vicende del monastero dagli esordi nel XIII secolo fino ai giorni nostri, scandendo il racconto tra età medievale, moderna e contemporanea. Soffermandosi sugli episodi più dolorosi della sua storia, come
la dominazione napoleonica, il racconto dimostra come in ogni epoca il monastero abbia rappresentato un punto di riferimento, quando
non un rifugio, per la comunità civile.
Anche gli oggetti presentati (come per esempio le tabelle dei frugali pasti regolati dalle Costituzioni a esse assegnate nel XVI secolo)
parlano, raccontando nei minimi dettagli le attività quotidiane delle
clarisse: si resta colpiti dalla tenacia con cui le religiose hanno portato avanti la propria missione, nonostante i numerosi ostacoli, anche
finanziari, emersi nei secoli. Lo stesso spirito di abnegazione le porterà a eseguire personalmente la maggior parte dei lavori di ristrutturazione intrapresi negli anni recenti, grazie anche all’aiuto dei fedeli.
Insomma, come sottolinea il vescovo di Imola, monsignor Tommaso
Ghirelli presentando il libro, «per quanto ritirate, sono sempre donne del loro tempo, partecipi non solo delle vicende, della mentalità,
ma anche delle virtù e dei peccati della loro città».
Idea sviluppata anche nel film documentario Come il fruscio delle
foglie (2015), realizzato da Med Media e prodotto dalle stesse clarisse.
Tramite testimonianze della comunità civile, viene messo in risalto il
proficuo paradosso dell’influenza esercitata dal luogo, sebbene chiuso alla città, e la continua interazione delle monache con la popolazione, nelle diverse epoche. Forma di vita, questa, che richiama quella delle foglie di un albero, che grazie al sole diffondo un ossigeno
vitale: rimangono «legate al ramo e il ramo al tronco, e poi cadono e
ricrescono». (solène tadié)
la disappropriazione necessaria per
costruire l’unità proposta. L’unità costruita a partire dalle proprietà individuali diviene semplice compromesso.
È il caso, per esempio, delle «comproprietà»: ogni proprietario cerca di
difendere prima di tutto la sua proprietà individuale. L’unità costruita a
partire da ciò che ci viene donato diviene comunione. La «casa comune»
che la Laudato si’ c’invita a costruire
rimanda a questo tipo di unità che
prende forma a partire dal dono ricevuto.
Questa regola ci offre inoltre immagini concrete della forma che questa «casa comune» può assumere:
quella di un’amicizia sociale, quella
di un’unità multiforme e quella della
pace.
Infine c’è un’ultima regola, la cui
formulazione può sembrare un po’
enigmatica, poiché mette in relazione
il tempo e lo spazio: il tempo è superiore allo spazio. Il significato datole
nella Evangelii gaudium consente di
accostarla al terzo e ultimo pilastro individuato nella Laudato si’: tutto è fragile. «Questo principio permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. Aiuta a
sopportare con pazienza situazioni difficili e avverse, o i cambiamenti dei
piani che il dinamismo della realtà impone. È un invito ad assumere la tensione tra pienezza e limite, assegnando
priorità al tempo»: la pienezza è dominatrice (provoca la volontà di possedere tutto), il limite è creatore (n. 223).
In tal senso, la regola del tempo
superiore allo spazio può essere messa
in relazione con l’approccio positivo
alla fragilità rivelato nella Laudato si’.
Privilegiare il tempo sullo spazio presuppone in effetti una certa fragilità:
quella di perdere il controllo totale su
ciò che si produce, quella di disappropriarsi del risultato dell’azione
compiuta, quella di accettare un risultato diverso da quello atteso.
Ogni essere umano e naturale
deve essere posto
nella prospettiva della creazione
nel suo insieme
Ma al contempo la creazione deve radicarsi
in ogni situazione particolare
Questa priorità data al tempo sullo
spazio si può tradurre in stile di vita,
soprattutto attraverso le pratiche di
mutualizzazione. La condivisione dei
beni e dei servizi è un modo di utilizzarli fino al termine della loro vita utile e dunque di ridurre lo spreco. Lo
abbiamo già indicato riguardo all’economia di funzionalità. Ebbene, oggi si
stanno sviluppando modalità diverse
di condivisione e di messa in comune.
Per esempio, il noleggio di attrezzature fai-da-te permette che uno stesso attrezzo venga utilizzato da diverse persone. Il car pooling e il car sharing permettono che una stessa vettura venga
utilizzata da diverse persone. Il coworking permette che uno stesso spazio venga utilizzato da diversi imprenditori. Il
crowdfunding permette di condividere risorse finanziarie attorno a progetti comuni. Queste pratiche si stanno diffondendo
sempre più: consentono un uso più razionale dei beni ma inventano anche nuove
modalità di messa in comune.
Davanti a Castel Sant’Angelo
Misericordia lettera per lettera
Davanti a Castel Sant’Angelo,
venerdì 14, è stata collocata
l’installazione «Misericordia», opera
composta da undici artisti. Essa
riproduce in forme tridimensionali la
parola misericordia: sulle dodici
immagini provenienti dal Codice
leggendario ungherese degli Angiò,
custodito nella Biblioteca apostolica
vaticana. Sul retro delle lettere si
possono leggere, oltre alle riflessioni
degli artisti, citazioni della bolla
lettere, alte tre metri, sono state
applicate le stampe di altrettanti
dipinti realizzati da otto artisti
ungheresi e tre italiani, che si sono
interrogati sul tema della
misericordia, più la stampa di alcune
Misericordia vultus di Papa Francesco.
I lati delle lettere riproducono i
colori della bandiera italiana e di
quella ungherese (entrambi rosso,
bianco e verde). Le opere originali
dell’installazione saranno esposte
presso la galleria dell’Accademia
d’Ungheria dall’8 al 20 novembre.
L’OSSERVATORE ROMANO
domenica 16 ottobre 2016
pagina 5
Per un serio e pacato dibattito sul fine vita
Un’alleanza
contro la paura della morte
di FERDINAND O CANCELLI
rofessiamo quindi che
ogni uomo e ogni donna, per quanto insignificanti possano apparire, hanno in sé una nobiltà inviolabile che loro stessi e i vicini
debbono rispettare e fare rispettare senza
«P
Andrea Mantegna, «Cristo morto» (1475-1478)
condizioni; che tutta la vita umana merita
per se stessa, in qualsiasi circostanza, la
sua dignità».
Monsignor Óscar Arnulfo Romero pronunciò queste parole in una delle sue ultime omelie a San Salvador nella cappella
dell’ospedale della Divina Provvidenza per
malati terminali non molto tempo prima di
essere ucciso il 24 marzo 1980: nel libro
Sorella morte (Milano, Piemme, 2016, pagine 275, euro 17,50) l’autore, monsignor Vincenzo Paglia, da agosto 2016 presidente
della Pontificia Accademia per la vita e
postulatore della causa di beatificazione
del vescovo centroamericano, sembra tenerle nel cuore come un fil rouge che si ritrova
in molti passaggi.
La “morte moderna”, per rifarsi al più
volte citato Carl-Henning Wijmark, così
lontana e così diversa dalla francescana
“sorella morte” viene descritta dall’autore
in modo attento e vivissimo. Dalle pressioni del mercato per rendere non solo «legale ma desiderabile l’eutanasia», fino al tradimento stesso della parola eutanasia che
da morte buona ha finito per diventare un
diritto individuale e una pratica pietosa,
monsignor Paglia individua chiaramente
nel crollo della «cultura umanistica che di
fatto sostiene le relazioni umane nella società occidentale» il motivo alla base di
quella cultura dello scarto che ha nella
pratica dell’abbreviare la vita uno dei suoi
più tragici epiloghi.
Etienne Montero, decano della facoltà di
giurisprudenza dell’università belga di Namur, viene citato dall’autore per sottolineare l’ampliarsi del fenomeno eutanasico «rispetto al campo ristretto inizialmente previsto dalla legge», quel «piano inclinato»
che i fautori della “dolce morte” vorrebbero mettere in dubbio ma che le cifre confermano.
Il rischio è quello di un passaggio dal
“diritto di morire” al “dovere di morire”: al
contrario monsignor Paglia invoca in molte
pagine un serio e pacato dibattito sulle
condizioni della fine della vita nella nostra
società, un dibattito che a oggi in molti
paesi e in particolare in Italia sembra ancora lontano.
Quasi — suggerisce l’autore citando le
parole del teologo valdese Paolo Ricca —
sembrerebbe mancare radicalmente la coscienza della morte che è sempre «una coscienza critica» senza la quale si rischia di
favorire «l’accettazione supina e acritica
del sistema». Il contributo che la fede cristiana può dare a un tale dibattito è di importanza capitale, a patto di aprire «una
rinnovata e creativa stagione di riflessione
teologica sulle realtà ultime» e tornando
con forza a proporre ai credenti e agli uo-
a tutti che la dipendenza reciproca è il
senso stesso della vita: è la fraternità, è il
diritto-dovere dell’amore vicendevole».
Nell’ultima parte del libro viene evidenziato il ruolo chiave della medicina
palliativa, come antidoto sia all’accanimento terapeutico sia all’eutanasia e come
orizzonte nel quale la proporzionalità delle cure e la considerazione delle dichiarazioni anticipate di trattamento possono
portare a una vera alleanza terapeutica.
«Se si guarda con più attenzione e profondità alle scelte che si compiono nei
momenti estremi della vita — scrive l’autore — non può sfuggire una certa simmetria, a specchio, tra l’eutanasia e l’accanimento terapeutico.
Si tratta in fondo,
in entrambi i casi,
Vincenzo Paglia individua
di pratiche che negano la morte come
nel crollo del sapere umanistico
evento naturale. Soil motivo alla base di quella cultura dello scarto
no atti che scaturiscono dalla stessa
che ha nell’abbreviare l’esistenza
paura della morte:
uno dei suoi più tragici epiloghi
per questo si cerca
di dominarla, con
l’eutanasia
anticimini di buona volontà il tesoro centrale pandola, con l’accanimento terapeutico ridella nostra fede, quel «guardare oltre» mandandola. Due forme di onnipotenza e
che, solo, può davvero strappare il morente di sconfitta».
dalla solitudine e dalla marginalizzazione
Il libro termina con un augurio, quello
nelle quali sembra relegato dalla nostra so- di «un’alleanza tra tutti al fine di indivicietà.
duare un orizzonte comune ove iscrivere il
Significative le pagine nelle quali monsi- senso del vivere e del morire» salvaguargnor Paglia, rifacendosi «alla lunga dando in tal modo il senso del mistero.
esperienza di amicizia intessuta tra giovani «Nessun uomo può dire di conoscere se
e anziani che si vive, ad esempio, nella stesso se non si incontra con Dio (...).
comunità di Sant’Egidio», indica i risultati Non so che darei, cari fratelli — diceva un
che si potrebbero ottenere da una rinascita giorno monsignor Romero ai suoi poveri
dell’alleanza tra generazioni, da una — perché il frutto di questa predicazione
riscoperta di una concreta coesione sociale fosse che ciascuno di noi si ritrovi con
attorno a questi temi forti. «Gli anziani — Dio e che viva la gioia della sua maestà e
scrive Paglia — attraverso la loro esistenza della nostra piccolezza». La riconciliazioindebolita scuotono la sciocca pretesa ne che Sorella morte sembra suggerire andell’autosufficienza senza limiti e mostrano che a noi.
Conservazione e restauro di documenti giapponesi
Dal washi al koyori
di CESARE PASINI
el 1898 Franz Ehrle, prefetto della
Biblioteca apostolica vaticana, organizzò nell’abbazia di San Gallo
in Svizzera una conferenza sui manoscritti
palinsesti rovinati dai reagenti chimici che
vi erano stati applicati per facilitarne la
lettura. Era la prima conferenza su un tema così grave per la conservazione e il restauro dei manoscritti, e infatti oggi viene
ricordata come «l’avvenimento storico da
cui prese l’avvio l’era moderna del restauro librario» (Paola Furia). Per giungere a
un costruttivo risultato, padre Ehrle aveva
interpellato i direttori delle principali biblioteche europee, invitandoli a riunirsi insieme, così che potessero essere messe in
comune le esperienze e le competenze maturate nelle differenti istituzioni.
Dopo oltre un secolo, la Vaticana il 5 e
6 ottobre scorsi ha organizzato, insieme ai
National Institutes for the Humanities of
Japan, una giornata di convegno con relazioni di esperti giapponesi e della Biblioteca vaticana, seguita da una giornata di
formazione e dimostrazioni pratiche nel
laboratorio di restauro della Biblioteca. Le
N
due giornate sono state dedicate alla conservazione e al restauro dei documenti archivistici giapponesi, di cui la Vaticana
possiede la più grande raccolta esistente
fuori del Giappone nella collezione di circa diecimila documenti raccolti dal salesiano Mario Marega concernenti la persecuzione dei cristiani in Giappone dal Seicento all’O ttocento.
Quindi non un convegno, come talora
accade, relativo al restauro di un manoscritto magari importante tuttavia con
procedure che non presentano elementi di
novità rispetto alla prassi comunemente
nota, ma un’ampia informazione su procedure totalmente nuove per i laboratori di
restauro occidentali e, ancora di più — come ha segnalato Ángela Núñez Gaitán
(capo del laboratorio di restauro della Biblioteca) nella relazione introduttiva su
Metodi di conservazione di documenti giapponesi nel progetto Marega — un «eccellente
esempio di integrazione di competenza fra
i nostri due Paesi», si intendano il Giappone e il Vaticano! Per questo importante
aspetto le due giornate hanno raccolto
un’ideale staffetta dal convegno di padre
Ehrle, di cui hanno riprodotto lo spirito
A Madrid
Il rapporto tra l’Evangelii gaudium e l’Evangelii
nuntiandi di Paolo VI è stato al centro il 15
ottobre della relazione del presidente della
Conferenza episcopale spagnola, il cardinale
Ricardo Blázquez Pérez (nella foto), durante il
simposio che ha voluto rendere omaggio a
Montini. Il convegno, organizzato a Madrid
dalla Fundación Pablo VI per i cinquant’anni
della conferenza episcopale, è stato aperto il 14
ottobre dal segretario di Stato, cardinale Pietro
Parolin. Sono poi intervenuti il cardinale
Fernando Sebastián Aguilar, gli storici Lucetta
Scaraffia, Juan María Laboa Gallego, Vicente
Cárcel Ortí e il direttore dell’O sservatore
Romano. Ha concluso i lavori il vescovo Ginés
García Beltrán, presidente della Fundación
Pablo VI.
di collaborazione internazionale e il desiderio di comunicare i risultati e le esperienze in merito al materiale d’archivio
giapponese così sconosciuto in occidente.
Fra le relazioni, per attenermi alle principali, ricordo anzitutto quella offerta da
Katsuhiko Masuda (in precedenza alla
Showa Women’s University), il primo ad
aver introdotto in occidente già negli anni
Ottanta del secolo scorso le tecniche di restauro di opere d’arte giapponesi su carta,
e per questo celebre presso i restauratori
di materiali cartacei. Masuda ha parlato
della fabbricazione storica della washi (la
carta giapponese) nelle sue differenti tipologie (La qualità della washi. Il materiale
dei documenti e le carte per il restauro): un
argomento fondamentale per capire il materiale di cui sono fatti i documenti e, di
conseguenza, comprendere quali reazioni,
molto diverse rispetto a quelle della carta
occidentale, esso abbia quando viene sottoposto al restauro.
Naohiro Ōta (National Institute of Japanese Literature) si è dedicato alla diplomatica e alla “codicologia” giapponese
(Formati e tipologie dei documenti di archivio
giapponesi): è una materia totalmente sco-
Un momento dell’incontro avvenuto il 5 e il 6 ottobre
nosciuta in occidente ma, come si comprende, fondamentale per rispettare storicamente i formati dei documenti durante
il restauro.
Da parte vaticana Maria Rosaria Castelletti, Silvia Foschetti e Marta Grimaccia
(laboratorio di restauro della Vaticana)
hanno descritto la rapida formazione ricevuta dai giapponesi, che ha permesso di
compiere il restauro dei documenti Marega (L’esperienza di restauratori occidentali su
materiale archivistico giapponese. Il progetto
Marega). Comunicando in concreto le loro
impressioni in un simile lavoro sino a pochi anni fa non noto, hanno potuto confermare la positiva sintesi che è stata attuata fra le tecniche derivate dai due ambiti geografici orientale e occidentale.
La giornata pratica ha comportato una
diretta formazione su vari aspetti: il reintegro di lacune ad acqua, la foderatura-velatura dei documenti, l’apertura del jō (tipo
di documento ripiegato più volte su se
stesso) utilizzando il rayon (foglio di fibra
resistente che si ottiene dalla cellulosa),
realizzazione del cordino fatto con carta
arrotolata (koyori). Sono stati semplicemente mostrati, invece, alcuni interventi
su legature (restauro in fogli doppi, reinserimento del koyori), sul come rincollare
fogli successivi di uno stesso jō e come far
aderire piccole strisce manoscritte sui jō.
L’apprezzamento dei partecipanti al
convegno ha indotto gli organizzatori a
stamparne le relazioni, in due edizioni di-
stinte, in giapponese e in inglese. Sarà la
prima di una serie di pubblicazioni inserite nel progetto più ampio riguardante i
documenti Marega: oltre agli interventi
di conservazione e restauro considerati
nel convegno di questi giorni, la Biblioteca vaticana sta procedendo a digitalizzare
tutti i documenti, e le istituzioni giapponesi coinvolte stanno studiandoli, contestualizzandoli nella storia delle località
Esperti nipponici e della Biblioteca vaticana
hanno dialogato su tecniche e metodi
Nel segno di una collaborazione
che apre nuove e inedite prospettive
nel campo dell’archivistica
del Kiushu da cui provengono. Non solo
si conoscerà meglio la storia del cristianesimo nei secoli di persecuzione, ma —
grazie ai dati su numerose persone e nuclei familiari di quel tempo — si potranno
meglio ricostruire le comunità di quei
luoghi, intrecciando le informazioni con
altre ricavabili in sede locale. Un progetto, quindi, che favorisce e stimola una
collaborazione internazionale e interdisciplinare.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 6
domenica 16 ottobre 2016
Missione degli studenti cattolici
NEW DELHI, 15. «Chiediamo a
tutti gli uomini e le donne di
buona volontà di unirsi a noi e di
pregare per il nostro amato Paese,
invocando la benedizione di Dio
sulla sua popolazione»: è l’appello diffuso dal cardinale Baselios
Cleemis Thottunkal, arcivescovo
maggiore di Trivandrum dei SiroMalankaresi e presidente della
Catholic Bishops’ Conference of
India (Cbci) — organismo che
raggruppa i vescovi di rito latino,
malabarese e malankarese — in risposta alla crisi in Kashmir e
all’escalation di violenza che si
registra nella regione di confine
con il Pakistan. L’iniziativa è
quella di una giornata nazionale
di preghiera interreligiosa da tenersi domani, domenica 16 ottobre. «Possa ogni luogo di culto
risuonare di preghiere per la nostra amata nazione», è l’appello
del porporato che a tal fine ha
chiesto di organizzare liturgie e
momenti di raccoglimento in tutte le diocesi cattoliche.
Nello Stato indiano di Jammu
e Kashmir, alla frontiera pakistana, da mesi non accenna a placarsi la tensione ed è tuttora in
vigore il coprifuoco. Il conflitto
tra l’esercito e i gruppi indipendentisti si è infiammato dopo
l’uccisione, avvenuta a luglio, di
un noto militante separatista, Burhan Wani, a cui è seguita una
serie di attentati e attacchi alle
basi militari. La popolazione della regione vive sotto sorveglianza
militare, mentre scuole, università
ed esercizi commerciali sono generalmente chiusi. Alcuni bambini riescono a frequentare le lezioni soltanto grazie all’opera di volontari che hanno aperto le porte
delle proprie abitazioni e delle
moschee per garantire un po’ di
continuità nell’insegnamento. Le
autorità — come riferisce l’agenzia
AsiaNews — hanno vietato anche
Nelle strade
di Seoul
In India giornata di preghiera interreligiosa
Valore che unisce
la celebrazione delle feste religiose per impedire assembramenti.
Il bilancio di questa ondata di
violenze nella regione himalayana, territorio conteso fra i due
Paesi fin dal 1947, è drammatico:
più di novanta morti e dodicimila
feriti. Di fronte a un simile scenario, Thottunkal ha rinnovato l’appello alla coesione nazionale, invitando tutti i vescovi, sacerdoti,
religiosi e laici cattolici del Paese
a unirsi in preghiera «per il nostro amato Paese», affinché prevalgano «giustizia, pace, prosperità, benessere, armonia e unità».
Come detto, il messaggio del
cardinale presidente della Cbci
non si rivolge ai soli cattolici ma
invita i credenti di tutte le religioni a unirsi in una preghiera per la
pace, un valore che accomuna
tutte le fedi. In tale ottica, il porporato sottolinea anche come
quello di ottobre sia un mese particolarmente significativo per tut-
te le comunità di credenti. «Il 2
ottobre — ricorda — abbiamo celebrato il compleanno del Mahatma Gandhi; il 4 ottobre è stata la
festa di san Francesco di Assisi,
messaggero di pace». E, successivamente, l’11 ottobre è stata la festa indù del Dussehra, che celebra la vittoria del bene sul male,
il 12 la festa islamica del Muharram. Giovedì 20 ottobre i sikh ricorderanno la nascita del guru
Granth, mentre il 30 si celebrerà
il Deepavali, la festa che per le
religioni tradizionali indiane segna la vittoria della luce sulle tenebre. «Fra tutte queste festività
religiose — sottolinea l’arcivescovo maggiore di Trivandrum dei
Siro-Malankaresi — il nostro amato Paese affronta una sfida straordinaria, specialmente ai suoi confini. La Chiesa cattolica, con tutti
gli altri credenti, vuole pregare
per la giustizia, la pace, la prosperità, l’armonia e l’unità».
Sulla questione è intervenuto
nei giorni scorsi anche il cardinale
arcivescovo
di
Bombay,
Oswald Gracias, presidente della
Conference of Catholic Bishops
of India (l’episcopato di rito latino), il quale ha rinnovato l’appello «affinché si instauri il dialogo
e la cooperazione tra i due governi». Grande preoccupazione, in
tal senso, è stata espressa inoltre
dall’arcivescovo-vescovo di Faridabad dei Siro-Malabaresi, Kuriakose Bharanikulangara, per il
quale «è arrivato il momento in
cui ragione e buon senso devono
prevalere su emozione e rappresaglia». E ha aggiunto: «Il padre
dell’India, il Mahatma Gandhi,
ha detto che la politica “dell’occhio per occhio” renderà ciechi.
Ogni azione immediata contro il
Pakistan inasprirà il conflitto. Ed
è esattamente ciò che vogliono i
terroristi».
Una diocesi filippina parteciperà a un programma governativo di reinserimento sociale
Zone di pace libere dalla droga
MANILA, 15. Esiste, ed è percorribile,
un’altra strada, che non sia quella
della giustizia “fai da te”, per debellare traffico della droga e crimine
organizzato nelle Filippine. Ne è
convinta la Chiesa cattolica, che accoglie e rilancia una proposta governativa fondata su programmi di riabilitazione e reinserimento sociale. Il
Governo ha infatti recentemente
lanciato un progetto denominato
«Osservatorio della gente» che mira
a incoraggiare le comunità locali ad
assumere un atteggiamento proattivo
proprio nella lotta contro corruzione, droga e criminalità. Iniziativa
tanto più significativa perché avviene nel bel mezzo di una campagna
che vede le organizzazioni della società civile denunciare le esecuzioni
extragiudiziali compiute spesso da
gruppi paramilitari a danno di trafficanti e spacciatori di droga. Fenomeno, quello delle esecuzioni extragiudiziali, che negli ultimi mesi,
soprattutto a seguito dei mutati
equilibri politici statali, ha fatto registrare un’impressionante impennata — circa tremilacinquecento le vittime — contro cui si è ovviamente
espresso in modo fermo l’episcopato
filippino.
Il nuovo progetto governativo intende invece imboccare «una strada
diversa» ed è basato su una collaborazione virtuosa tra Stato e società
civile. Il tutto mira ad accompagnare tossicodipendenti e spacciatori in
un cammino di rieducazione e reinserimento sociale. Una prospettiva
che — come riferisce all’agenzia Fides il vescovo di Novaliches, Antonio R. Tobias — raccoglie l’attenzio-
ne della Chiesa. Il presule assicura
che nel territorio della propria diocesi verranno create delle «zone di
pace», nelle quali saranno avviati
«specifici programmi congiunti di
riabilitazione e di rieducazione, grazie alla cooperazione di Stato, ong e
organismi ecclesiali». La Chiesa, ha
detto monsignor Tobias, «soprattutto attraverso le sue comunità ecclesiali di base, aiuterà l’amministrazione statale nella sua lotta contro la
droga, senza sposare la violenza ma
Riunita la conferenza episcopale del Vietnam
Chiesa dei giovani
HANOI, 15. Circa duemila giovani vietnamiti si
sono riuniti nei giorni scorsi ad Hanoi per il secondo congresso della gioventù, in preparazione
dell’evento, a livello nazionale, promosso dall’arcidiocesi di Hà Nôi, che si terrà il 16 e 17 novembre. Provenienti da otto parrocchie della diocesi
di Vinh, i partecipanti hanno affrontato il tema:
«Prendete il largo e gettate le vostre reti per la
pesca».
Il congresso è iniziato con un’assemblea nel
corso della quale i giovani hanno potuto mettere
in comune esperienze e problemi della vita cristiana nelle loro parrocchie. Successivamente, alcuni sacerdoti hanno tenuto seminari su temi di
attualità pastorale.
I giorni del congresso sono coincisi con l’apertura dei corsi nei college e nelle università. Cele-
brando la messa inaugurale del nuovo anno scolastico per l’associazione cattolica degli studenti,
monsignor Paul Nguyên Thái Hop, vescovo di
Vinh, ha sottolineato l’importanza di creare opportunità di incontro e confronto per i giovani
cattolici, di fronte soprattutto ai gravi problemi
che la società deve affrontare.
Il ruolo degli studenti è sempre più decisivo,
ha detto il vescovo: «Il vostro compito è quello
di costruire voi stessi, le vostre famiglie e, facendo questo, costruire il Paese e la Chiesa».
Temi che sono stati affrontati anche nel corso
dell’assemblea plenaria dei vescovi vietnamiti,
che si è tenuta sempre in questi giorni, e durante
la quale è stato eletto, come nuovo presidente
della conferenza episcopale, monsignor Joseph
Nguyên Chi Linh, vescovo di Thanh Hóa.
piuttosto contribuendo alla guarigione e alla protezione delle vittime
della droga».
Pur impegnandosi a contrastare
corruzione, droga e criminalità, i cristiani — ha spiegato Rodolfo Diamante, segretario esecutivo della
Commissione per la pastorale carceraria della Conferenza episcopale —
«sono chiamati a difendere e a proclamare l’inviolabilità della persona
umana, che è immagine di Dio». Infatti, «la vita umana è intrinsecamente preziosa e anche chi delinque
resta depositario di una dignità
umana inalienabile». In questa prospettiva, sempre la Commissione per
la pastorale carceraria ha diffuso
una nota in cui si esortano il presidente della Repubblica, Rodrigo
Duterte, e i partiti politici ad abbandonare il progetto di ripristinare la
pena di morte nel Paese. «La pena
di morte non risolve il problema
della criminalità. È una falsa speranza», si legge nel documento che
riafferma il fermo impegno della
Chiesa contro le esecuzioni capitali
e nel sensibilizzare le coscienze per
migliorare le politiche di lotta contro il crimine. «La morte non è mai
la risposta. Come la pena di morte
non è la risposta al crimine violento,
l’aborto non è la risposta alle gravidanze non pianificate», ha sottolineato Diamante.
Già l’estate scorsa, dopo la crescita esponenziale delle esecuzioni
extragiudiziali, la Chiesa locale aveva lanciato una campagna intitolata
«Non uccidere», per promuovere
appunto il rispetto della vita umana
e deplorare la lunga scia di violenza.
L’episcopato ha inoltre diffuso un
appello, indirizzato specialmente alle forze dell’ordine, per chiedere
«giustizia e legalità» nel rispetto
della dignità di ogni persona umana. Ricordando, inoltre, che «è dovere morale di ogni cristiano segnalare tutte le forme di “vigilantismo”», cioè quelle bande di vigilantes che agiscono senza il rispetto
dello stato di diritto e in completa
impunità. Analogo appello è stato
diffuso dall’Associazione dei superiori maggiori per ribadire soprattutto la necessità di avviare meccanismi
e strade di riabilitazione per i tossicodipendenti.
SEOUL, 15. Ispirati da Papa Francesco, i giovani universitari cattolici
di Seoul si dedicano all’evangelizzazione di strada. La federazione
degli studenti cattolici della città,
infatti, ha organizzato in questi
giorni il Pax Festival a Sinchon,
uno dei quartieri più vivaci della
capitale, pieno di locali e punti di
ritrovo dei giovani. Il festival è stato caratterizzato da attività di ascolto e dialogo, da performance musicali, teatrali e di danza realizzate in
strada e si è concluso con una messa celebrata all’aperto.
I partecipanti sono stati ispirati
dalle parole di Papa Francesco che,
visitando la Corea del Sud nell’agosto 2014, li ha invitati a «svegliarsi
e andare avanti» nel donare il Vangelo. Per questo migliaia di ragazzi
e ragazze — riferisce l’agenzia Fides
— hanno scelto attività di «evangelizzazione di strada». Attraverso la
testimonianza cristiana pubblica —
ha sottolineato Clara Oh Yu-jung,
presidente della Federazione degli
studenti cattolici — «speriamo di
incoraggiare i ragazzi a sentirsi orgogliosi della loro fede cattolica e a
donarla agli altri».
Secondo padre Peter Choi Bongyong, assistente della federazione
degli studenti cattolici, «Pax Festival è un modo per portare il messaggio di Gesù al mondo esterno.
Parlando del Vangelo a persone
non cattoliche, gli studenti si rendono conto che la cosa più preziosa
che posseggono è la fede».
Il movimento studentesco cattolico è iniziato nel 1954 con la fondazione della Korean Catholic Student Association. Oggi la federazione degli studenti cattolici conta circa 1200 soci, provenienti da trentasei università di Seoul.
Il festival non è l’unica iniziativa
giovanile promossa dall’arcidiocesi
di Seoul. Nei mesi scorsi, il dipartimento per le vocazioni e per la gioventù, al fine di incoraggiare e responsabilizzare i giovani nell’anno
del giubileo, ha nominato un gruppo di studenti delle scuole medie e
superiori della capitale «giovani
missionari della misericordia», con
l’obiettivo di aiutare i loro coetanei
in ogni circostanza della vita: difficoltà nello studio, materiali e spirituali.
A ricevere il mandato dal vescovo
ausiliare di Seoul, monsignor Petrus
Chung Soon-taick, sono stati tren-
Vescovi francesi in Corea del Sud
Pellegrini
sulle orme
dei martiri
SEOUL, 15. Centocinquant’anni dopo la morte di centotré martiri in
Corea, tra i quali vi erano dieci
missionari francesi, è iniziato giovedì scorso un pellegrinaggio in Corea del Sud promosso dal vescovo
di Le Mans, monsignor Yves Le
Saux, insieme ad altri presuli francesi. Quella di Le Mans è la diocesi
di origine di uno dei martiri, san
Siméon-François Berneux. Il sacerdote, nativo di Château-du-Loir, è
stato vicario apostolico della Corea,
fu ordinato vescovo nel 1854 e ucciso a Saenamteo il 7 marzo 1866. Fu
canonizzato con altri martiri coreani nel 1984 da Giovanni Paolo II.
«Per dodici giorni — ha detto a “La
Croix” monsignor François Garnier,
arcivescovo di Cambrai — saremo
nelle varie diocesi coreane in cui i
martiri hanno svolto il loro ministero pastorale. Ogni delegazione porterà un vaso contenente la terra della città natale dei propri martiri.
Questa terra sarà mescolata con
quella coreana per piantare alberi».
Nell’agosto 2014 Papa Francesco,
durante il suo viaggio in Corea in
occasione della Giornata della gioventù asiatica, ha beatificato altri
centoventiquattro martiri coreani
uccisi per la loro fede nel corso del
XVIII e XIX secolo.
tacinque rappresentanti dell’Azione
cattolica giovanile e tredici delegati
del movimento giovanile cattolico
studentesco coreano. «I giovani saranno un esempio di fede per i loro
coetanei — ha spiegato padre Stephan Kim Sung-hoon, responsabile
del dipartimento della gioventù — e
crediamo vi sia una grande differenza tra la predicazione che può
fare un prete e le parole che può
dire un amico». La missione più
importante di questi giovani missionari nell’anno giubilare è quella di
«convertire se stessi e portare la
gioia del Vangelo agli amici che li
circondano». I giovani missionari
della misericordia hanno letto il
Vangelo e pregato ogni giorno,
hanno consolato e aiutato i loro
coetanei in situazione di difficoltà e
sono scesi in strada, anche in occasione del Pax Festival, per evangelizzare i loro coetanei.
Lutti nell’episcopato
Monsignor John Aloysius Mone,
vescovo emerito di Paisley, in
Scozia, è morto nella mattina di
venerdì 14 ottobre a Greenock.
Nato il 22 giugno 1929 a Glasgow, aveva ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 12 giugno 1952.
Eletto alla Chiesa titolare di
Abercorn il 24 aprile 1984 e nominato vescovo ausiliare di Glasgow, aveva ricevuto l’ordinazione episcopale il successivo 14
maggio. Quindi l’8 marzo 1988
era stato nominato vescovo di
Paisley. E il 7 ottobre 2004 aveva
rinunciato al governo pastorale
della diocesi.
Monsignor Cirilo Reyes Almario, vescovo emerito di Malolos,
nelle Filippine, è morto nel pomeriggio di venerdì 14 ottobre.
Nato l’11 gennaio 1931 a Caridad,
nella diocesi di Imus, aveva ricevuto l’ordinazione sacerdotale il
30 novembre 1956. Eletto alla
Chiesa titolare di Zaba il 22 agosto 1973 era stato nominato vescovo coadiutore di Malolos. E il
successivo 18 ottobre aveva ricevuto l’ordinazione episcopale.
Quindi il 15 dicembre era divenuto vescovo di Malolos succedendo per coadiuzione. Il 29
gennaio 1996 aveva rinunciato al
governo pastorale della diocesi.
Le esequie saranno celebrate
mercoledì 19 ottobre nella cattedrale di Malolos.
†
Il Presidente Sua Eminenza Reverendissima Cardinale Giuseppe Bertello,
il Segretario Generale Mons. Fernando Vérgez, L.C., con tutto il Personale
del Governatorato dello Stato della
Città del Vaticano, partecipano con
sentimenti di profondo cordoglio e
sincero affetto al dolore di Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Giovanni Angelo Becciu, Sostituto per gli
Affari Generali della Segreteria di Stato e dei familiari, per la dipartita del
padre
ANTONIO MARIA
ed assicurano preghiere in suffragio
dell’anima eletta.
†
Sua Eccellenza Monsignor JeanLouis Bruguès, Archivista e Bibliotecario di S.R.C., Sua Eccellenza Monsignor
Sergio
Pagano,
Prefetto
dell’Archivio Segreto Vaticano, il Prof.
Paolo Cherubini, Vice Prefetto e i Dipendenti tutti, partecipano al lutto di
Sua Eccellenza Monsignor Angelo
Becciu, Sostituto della Segreteria di
Stato, per la perdita del caro padre
ANTONIO MARIA BECCIU
assicurando preghiere di suffragio per
l’anima del defunto al Signore della
Vita.
L’OSSERVATORE ROMANO
domenica 16 ottobre 2016
pagina 7
Leslie Tammariello
«Comunione dei santi»
C’è un aspetto sociale della sua santità?
Il cardinale Amato parla delle sette canonizzazioni del 16 ottobre
La prima globalizzazione
di NICOLA GORI
La chiamata alla santità è universale. Non
fa differenze di razze, lingue, culture. È la
prima e riuscita “globalizzazione” della
storia. Ne sono prova i santi di ogni epoca e di ogni Paese che hanno testimoniato
con la loro vita la fedeltà a Cristo anche a
costo della vita. Ne parla il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione
delle cause dei santi, in questa intervista
all’Osservatore Romano, alla vigilia delle
sette canonizzazioni che Papa Francesco
presiede in piazza San Pietro domenica 16
ottobre.
Un vescovo, tre sacerdoti, un religioso, una
monaca, un laico: nei sette nuovi santi che
Papa Francesco canonizza è rappresentato
tutto il popolo di Dio. Qual è il filo conduttore di queste canonizzazioni?
George Bernard Shaw, introducendo il
suo testo teatrale su Giovanna d’Arco, riteneva giunto il tempo di studiare la storia
fondandosi sui santi. Infatti la Chiesa arricchisce enormemente la storia dell’umanità con la celebrazione di uomini e donne, grandi e piccoli, che non solo sono testimoni credibili del Vangelo, ma sono anche autentici ed efficaci benefattori
dell’umanità, da loro ornata con valori che
costituiscono il dna dell’uomo, come la
bontà, la lealtà, il perdono, l’accoglienza,
il sacrificio, la condivisione, la compassione, la misericordia. Il filo conduttore,
quindi, che collega i sette nuovi santi è
proprio la santità, declinata nei diversi stati di vita cristiana.
In che modo la provenienza geografica di
queste figure rispecchia l’universalità della
Chiesa?
Si tratta di persone che hanno vissuto
la comunione con Cristo immersi profondamente nelle diverse culture del mondo.
Teologicamente parlando, si potrebbe dire
che i santi sono gli autentici protagonisti
di ogni inculturazione della fede. È il
Vangelo il dinamico laboratorio della for-
mazione di un nuovo lessico cristiano, che
esalta i valori positivi delle culture umane,
purificandole da eventuali limiti e insufficienze. I santi riescono a vivere e a esprimere la loro identità evangelica nella loro
lingua natale, anche se la loro grammatica
e sintassi spirituale restano profondamente
evangeliche. Così hanno fatto la nativa
americana Kateri Tekakwitha, il daimyò
giapponese Justus Takayama Ukon, il missionario indiano Joseph Vaz, il martire sudafricano Benedict Daswa, l’armeno Gregorio di Narek, il giovane filippino Pedro
Calungsod. Essi appartengono radicalmente al loro popolo ma, allo stesso tempo, fanno parte integrante di quell’esercito
sconfinato di beati di ogni tribù, lingua e
nazione, che ora vivono nella città di Dio.
Con la canonizzazione di sette santi vissuti in culture e aree geografiche diverse la
Chiesa mostra che nessuna cultura umana
è estranea all’annuncio di Cristo. Anni fa
in una certa zona ecclesiale gli studiosi
pensavano che in Asia non vi fosse più
posto per Gesù e il suo Vangelo di salvezza. In realtà, come poi la storia ha dimostrato, con gli esempi del martire Devasahaiam Pillai, della clarissa Alfonsa Muttathupadathu e di Teresa di Calcutta, in
tutte le culture, anche quelle più antiche e
prestigiose, il Vangelo può essere accolto e
vissuto in modo esemplare, perché esalta
l’autentica umanità presente nelle culture
del mondo.
Cosa lega la testimonianza dei due martiri,
uno francese e l’altro messicano?
Oggi più che mai è attuale la testimonianza dei martiri uccisi in odio alla fede.
Nella canonizzazione di domenica, infatti,
ci sono due martiri, uccisi in diverse circostanze storiche, vittime inermi e innocenti
di feroci persecuzioni anticattoliche. Il
primo, il francese Salomon Leclercq, apparteneva ai Fratelli delle scuole cristiane,
educatori impegnati nell’istruzione e nella
formazione umana e cristiana della gioventù. Fu martirizzato nel 1792, durante la
bufera della rivoluzione francese. Il secon-
do, José Sánchez del Río, è un adolescente messicano non ancora quindicenne. A
tredici anni il ragazzo si unì ai cristeros,
che si opponevano al regime antilibertario
e anticattolico del tempo. Con coraggio
non rinnegò la sua fede in Cristo anche
sotto la minaccia della pena di morte. Pur
straziata dal dolore, la mamma, María del
Río, lo sostenne fino alla fine. Fu assassinato il 10 febbraio 1928, dopo aver subito
supplizi atroci. Con le piante dei piedi
spellate fu obbligato a camminare per il
paese sulla strada verso il cimitero. Di tanto in tanto gli chiedevano di rinnegare e
di dire: «Muoia Cristo Re!». Ma egli rispondeva sempre: «Viva Cristo Re!», «Viva la Virgen de Guadalupe!».
Ancora oggi i cristiani sono oggetto di discriminazione e di persecuzione. Cosa dire al riguardo?
«Sentinella, a che punto è la notte?»
grida il profeta Isaia. È passata quella notte? Tanti segnali inquietanti ci avvertono
che la notte non è ancora passata e che la
strada dell’“umanizzazione dell’uomo” è
ancora lunga e intrisa di lacrime. La barbarie è ancora tra noi e, oggi come ieri, si
riveste di ipocrisia e di intolleranza. «Le
tue sentinelle alzano la voce — aggiunge
Isaia — per tutto il giorno e tutta la notte
non taceranno mai». I martiri canonizzati
sono due di queste sentinelle, due di quelle voci che non taceranno mai e sempre
squarceranno l’inganno, richiamando noi
uomini distratti all’esercizio più difficile:
quello della coerenza nel momento della
prova. Abbiamo ancora bisogno di testimoni come loro.
Tra i sacerdoti spicca la figura del cura Brochero, tanto cara a Papa Francesco. Cosa
può insegnare ai preti del nostro tempo?
Il sacerdote argentino Gabriel Brochero
o “el Cura gaucho”, come veniva familiarmente chiamato, era un sacerdote colto e
santo. Il suo fecondo apostolato a dorso
di una mula sgorgava dalla sua esperienza
di Dio nutrita con la lettura assidua del
Vangelo da lui conosciuto a memoria. Pur
avendo concluso l’università di Córdoba
con il titolo di maestro in filosofia, il suo
linguaggio era semplice, non ricercato, fatto di parole ed espressioni locali, appartenenti al lessico popolare e facilmente comprensibili dai suoi fedeli. Questo linguaggio colloquiale, non accademico, aveva
una precisa intenzionalità pastorale: far
comprendere il Vangelo anche ai più deboli e incolti tra i suoi fedeli, che apprezzavano la sua originale lingua serrana. Il
nostro beato aveva un vero dono delle lingue. La sua predicazione toccava i cuori,
convertendo i peccatori più incalliti. Se a
prima vista il Brochero poteva apparire
privo di finezza, conoscendolo e vedendo
la perfetta coerenza della sua vita con il
Vangelo, si scopriva la sua nobiltà umana
e la sua ricchezza spirituale. Come la recente beata argentina Mama Antula, anche il cura Brochero, imbevuto della spiritualità di sant’Ignazio di Loyola, diventò
un araldo della diffusione del regno di
Dio sotto la bandiera di Cristo. Lo stile
dell’evangelizzazione brocheriana è caratterizzato dagli esercizi spirituali, bagno
dell’anima, scuola delle virtù e morte dei
vizi. Era convinto dell’efficacia degli esercizi spirituali per comunicare la luce della
verità di Dio alle intelligenze e per far
trionfare la grazia nei cuori più ribelli. Per
questo organizzava molteplici turni, frequentati da fedeli sempre più numerosi.
Predicava, confessava, dirigeva, assisteva
gli esercitanti con grande premura.
Elisabetta della Trinità
Incontro all’abisso della misericordia
di ROMANO GAMBALUNGA*
Elisabetta Catez nacque il 18 luglio 1880 nel
campo di Avor, presso Bourges in Francia e
fu battezzata quattro giorni più tardi. Tre
anni dopo nacque la sorella Margherita, a
cui era molto affezionata. Nel 1887, pochi
anni dopo il trasferimento della famiglia a
Digione, il padre fu stroncato da un attacco
cardiaco. Fu un avvenimento che colpì molto la piccola Elisabetta, la quale, a partire da
quel momento, si impegnò a essere più buona; era, infatti, una bambina sensibilissima,
vulcanica e ostinata fino alla collera. Anni
dopo, a un’amica che visse lo stesso lutto,
scrisse: «Ti sono vicina con tutto il cuore. Ho vissuto le
stesse angosce e capisco il tuo dolore» (lettera 69).
La madre seppe educarla con sapienza e
fermezza, facendo leva sul suo senso di responsabilità e sull’amore verso Dio. Il 19
aprile 1891 ricevette la prima comunione,
giorno che ricorderà per tutta la vita come
quello decisivo per prendere la risoluzione
di donarsi senza riserve a Gesù, giorno «in
cui Gesù pose in me la sua dimora / in cui
Dio prese possesso del mio cuore / tanto e
così bene che da quell’ora / da quel colloquio misterioso / da quell’incontro divino,
delizioso / io non ho aspirato che a dare la
vita / a restituire un po’ del suo grande
amore / al Diletto dell’Eucaristia / che riposa nel mio debole cuore / inondandolo di
tutti i suoi favori» (poesia 47).
Tutta la sua vita successiva e la sua esperienza spirituale trovano qui la loro sorgente. Quel giorno perciò cominciò una dura
lotta per “vincersi per amore”, imparando a
dominare il suo temperamento volitivo, ardente e impetuoso. I risultati furono evidenti — «da quel giorno, mai più uno scatto
d’ira» ricorda la madre — tanto che chi non
l’aveva conosciuta prima non riusciva a credere che fosse stata così terribile come si
diceva. Sempre più intimamente attratta
da Cristo, nel 1894 emise privatamente il
voto di verginità. Sentendosi chiamata alla
vita religiosa, chiese alla madre il permesso
di entrare nel Carmelo di Digione, che si
trovava a pochi metri da casa, ma la madre
le chiese di aspettare almeno fino al compimento della maggiore età, che a quel tempo
erano i 21 anni. Le obbedì senza ribellarsi,
facendo di necessità virtù e cercando al tempo stesso di coinvolgerla nella storia che
Dio stava scrivendo nel suo cuore, ricordando alla madre che era stata lei ad averle insegnato ad ascoltare con fiducia e amare il
Signore, perciò doveva essere contenta che
sua figlia rispondesse alla chiamata.
Elisabetta era una giovane talentuosa,
esuberante, una leader naturale: abile e
premiata pianista, gioiosa e attiva nella vita parrocchiale e sociale della sua città,
visse il tempo che la separava dall’entrata nel Carmelo imparando a trovare
l’amato Cristo in ogni cosa, donando
soltanto a lui il suo cuore, seppure impegnata in varie attività, partecipe di
serate di danza, coinvolta in tante amicizie che coltivava assiduamente. Scriveva pochi mesi prima di entrare in monastero: «Andrò alla mia serata, ma solo
con il corpo, non di più, perché nessuno
potrebbe distrarre il mio cuore da colui che
amo e, pensa, credo che egli sarà contento
di avermi là. Chiedigli che egli sia talmente
in me che lo si senta avvicinandosi alla sua
povera fidanzatina e che si pensi a lui! Noi
siamo le sue ostie viventi, i suoi piccoli cibori. Ah, che tutto in noi lo rifletta, che possiamo donarlo alle anime!» (lettera 54).
Nel monastero, dove l’8 dicembre 1901 vestì l’abito religioso prendendo il nome di
Elisabetta della Trinità, crebbe la sua unione
con la santissima Trinità nelle profondità
dell’anima; guardando a Maria, imparava a
custodire sempre più la presenza del Dio vivente e a fare ogni giorno con generosità la
sua volontà, imitando il Figlio eterno del
Padre, il Verbo incarnato per amore, lo sposo amato intensamente: Gesù Cristo, che
sulla croce — il legno capace «di accendere
il fuoco dell’amore» (lettera 138) — mostra la
sua passione e il desiderio di donarsi a ogni
persona.
La sua vita trascorreva serena, a parte il
periodo del noviziato, in cui visse una profonda notte di purificazione; il ritmo era
scandito dalla liturgia della Chiesa, dalle
due ore di orazione mentale che caratterizza
la vita monastica carmelitana e dai lavori di
casa, in un clima di silenzio e solitudine, che
lei tanto amava.
Pochi mesi dopo la professione religiosa,
celebrata l’11 gennaio 1903, si manifestarono
i primi sintomi del morbo di Addison — allora incurabile — che la condusse rapidamente alla morte fra atroci dolori, accettati
con sentimenti di pace e abbandono fiducioso alla misericordia di Dio. Morì a ventisei
anni il 9 novembre 1906.
Tanti nella famiglia carmelitana, ma anche
nei seminari, fra i sacerdoti, i consacrati e le
consacrate, non soltanto in Francia, attendevano con ansia la notizia della sua canonizzazione. Elisabetta però è poco conosciuta
fra i laici. Voglio perciò rapidamente indicare alcuni elementi che rendono attuale la sua
figura, nel contesto di questo anno giubilare,
e ci aiutano a cogliere la provvidenzialità
della sua canonizzazione.
In primo luogo Elisabetta visse intensamente la vita battesimale, scoprendo che è
possibile trovare Dio in tutte le cose e amarlo in ogni situazione, se è vero che lui vive
in noi inondandoci col suo «troppo grande
amore», come amava ripetere ispirandosi a
san Paolo. Tutto quello che non si fa per
Dio è nulla (cfr. lettera 340), svuota invece
che riempire, disperde invece che riunire.
Non è l’attività a disperdere, ma il non cre-
dere «che un essere che si chiama amore
abita in noi» (lettera 330), il non essere uniti
all’essere che ci ama, al Padre che in Cristo
ci attende nella sua casa e col suo Spirito ci
sostiene nel cammino.
È possibile riconoscere «Dio sotto il velo
dell’umanità» (Ultimo ritiro, 4) e ascoltarne
la parola nel presente, se si riconosce che la
nostra miseria è il luogo dell’incontro con
lui. Infatti, egli è misericordia e perciò soltanto «laggiù avrà luogo l’impatto divino; è
laggiù che l’abisso del nostro nulla, della
nostra miseria, incontrerà l’abisso della misericordia, dell’immensità del tutto di Dio. È
laggiù che troveremo la forza di morire a
noi stessi e che, perdendo le nostre sembianze, saremo trasformati in amore» (Cielo nella
fede, 4). Perciò, non bisogna mai disperare di
sé o degli altri, poiché «l’anima più debole,
perfino la più colpevole è quella che ha più
motivi per sperare», dato che «possiede in
se stessa un salvatore che la vuole purificare
in ogni momento» (lettera 249), perché «la
sua missione è quella di perdonare» (lettera
145).
Unendosi alla carità di Dio, che deborda
senza sosta verso gli altri, possiamo sperimentare il mistero della Trinità e prendere
parte al mistero della redenzione. La Chiesa
infatti è la comunità degli uomini di tutte le
razze e culture, che si nutre alla sorgente
inesauribile della vita trinitaria. Forte di
questa esperienza, Elisabetta ricorda a tutti
in maniera efficace in cosa consiste, alla radice, l’apostolato e la santità: «Comprenderemo mai quanto siamo amati? Sta qui, mi
sembra, la scienza dei santi. Nella misura in
cui possederemo con abbondanza la vita divina potremo comunicarla e diffonderla nel
grande organismo della Chiesa. Ci sono due
parole che per me riassumono tutta la santità, tutto l’apostolato: “unione, amore”» (lettera 191).
Qual è quindi l’aiuto che Dio vuole dare
alla Chiesa universale in questi tempi burrascosi attraverso la canonizzazione di Elisabetta della Trinità? È lei stessa a dircelo,
consegnando a una consorella pochi giorni
prima di morire il suo testamento spirituale:
«In cielo la mia missione sarà quella di attirare le anime aiutandole a uscire da se stesse
per aderire a Dio con un moto tutto semplice e innamorato e di conservarle in questo
grande silenzio interiore, che permette a Dio
di imprimersi in esse, di trasformarle in lui
stesso» (lettera 335).
*Postulatore generale dei Carmelitani scalzi
Anche il cura Brochero è un benefattore
dell’umanità. La sua carità pastorale, infatti, mirava alla promozione integrale dei fedeli. Per questo si premurava di edificare
scuole per l’istruzione dei giovani, di aprire strade, di scavare canali di irrigazione.
Fece anche realizzare il tratto locale della
ferrovia e costruire l’edificio della posta. Il
benessere sociale per lui era importante
come il benessere spirituale. Si interessava
della giusta paga dei lavoratori, della richiesta di grazia per alcuni prigionieri. Per
promuovere queste sue iniziative, si rivolgeva ai potenti, ai governatori e ai ricchi,
mostrando loro che le opere sociali da lui
volute avevano la finalità di rendere sempre più degna e più umana la vita dei cittadini. Aveva poi la bontà di ringraziare i
suoi benefattori con lettere, con visite personali, con alcuni prodotti della zona, con
parole sempre piene di gratitudine e di riconoscenza. A tal fine, ma anche per stimolare la generosità, pubblicava regolarmente sui giornali i nomi e i donativi ricevuti. I fedeli non restavano insensibili di
fronte alla concretezza della sua carità. Un
giorno ricevette in dono un’artistica medaglietta, con la scritta, da una parte, “Vangelo, scuole, strade”, e, dall’altra, “le signore di sant’Alberto al cura Brochero”.
Fu talmente commosso e grato per questo
gesto semplice, che legò la medaglietta alla catena del suo orologio, portandola con
sé fino alla morte.
Tra i fondatori risalta l’apostolato eucaristico
di Manuel Gonzalez García. Qual è la sua
eredità?
L’amore all’Eucaristia è il lascito più
prezioso del suo apostolato. Il sivigliano
Manuel González García è, infatti, chiamato il vescovo dei tabernacoli abbandonati. Era innamorato dell’Eucaristia e la
sua persona, in continua adorazione del
Signore, irradiava una energia spirituale
che attirava e convertiva al bene. La sua
esistenza fu piena di esperienze eucaristiche. Da piccolo Manuel faceva parte del
celebre gruppo di ragazzi sivigliani, che
per antica tradizione cantano e ballano
davanti al Santissimo Sacramento. Sono
chiamati “los seises”, perché sono sei piccoli cantori della cattedrale. Manuel era
uno di questi angeli eucaristici. Una settimana dopo l’ordinazione sacerdotale don
Manuel celebrò la messa nella cappella
dei salesiani e da quel giorno, in segno di
rispetto per l’Eucaristia, smise per sempre
di fumare. Iniziò il ministero a Palomares
del Rio. Qui, trovandosi in una chiesetta
con un tabernacolo deserto, ebbe l’ispirazione di divenire l’apostolo dei tabernacoli
abbandonati. L’Eucaristia diventò il motore del suo apostolato e le sue opere ebbero tutte una impronta eucaristica. Passava
lunghe ore in adorazione del Santissimo
Sacramento. Fu il promotore di varie iniziative eucaristiche, fra le quali la più importante fu la fondazione della congregazione delle missionarie Eucaristiche di Nazaret. Questo carisma eucaristico aveva
una sua espansione concreta nella sua carità verso i bisognosi, soprattutto poveri e
infermi. Visse con grande coerenza il suo
ministero episcopale, soffrendo, in silenzio
e in completa adesione ai disegni di Dio,
incomprensioni e contrasti e realizzando
quei valori che la grazia aveva fatto maturare nel suo cuore.
Quale aspetto di Elisabetta della Trinità è
ancora oggi attuale?
Elisabetta della Trinità è una mistica
molto nota anche al mondo accademico,
attraverso la sua opera di alto contenuto
spirituale. Le sue meditazioni del mistero
di Dio Trinità, cuore del cristianesimo, sono di perenne attualità. Perciò anche Elisabetta della Trinità ha tanto da dire alle
donne e agli uomini del nostro tempo, comunicando loro la realtà della presenza
trinitaria nei nostri cuori. L’uomo, soprattutto il battezzato, è una realtà trinitaria,
come figlio di Dio Padre, fratello di Cristo
e tabernacolo dello Spirito Santo. Questo
fu l’argomento della sua quotidiana meditazione e della sua eccezionale esperienza
spirituale.
Gli altri due fondatori hanno dato vita a famiglie religiose. Qual è la caratteristica del
loro carisma?
L’esperienza della vita religiosa si innesta proprio in questa ricerca dell’essenziale. I due santi fondatori di famiglie religiose si distinguono, oltre che per la loro
intensa spiritualità, anche per essersi messi
in ascolto dei “segni dei tempi”. Sia Lodovico Pavoni sia Alfonso Maria Fusco furono instancabili apostoli della difesa e promozione dei bambini e dei giovani, soprattutto poveri ed emarginati. L’uno visse e operò nell’Italia settentrionale, l’altro
nel meridione. Qualunque sia il contesto
nel quale viviamo, la nostra vita cristiana
si ispiri all’esperienza di questi santi, che
liberamente aderirono a Cristo e condivisero pienamente i desideri e le scelte del
suo cuore. Questi nuovi sette santi costituiscono sette esempi convincenti di quella umanità nuova voluta da Dio Trinità,
annunciata da Cristo e formata dalla
Chiesa, la madre santa del popolo santo
di Dio.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 8
domenica 16 ottobre 2016
Francesco ricorda che gli anziani hanno un ruolo essenziale nella Chiesa e nella società
Le radici e la memoria
Contro la cultura dello scarto che emargina chi è improduttivo
Un nuovo monito contro «la cultura
nociva dello scarto», che esclude ed
emargina i più deboli, è stato lanciato
da Papa Francesco durante l’udienza a
settemila appartenenti alla Senior
Italia Federanziani e all’Associazione
nazionale lavoratori anziani, ricevuti
nella mattina di sabato 15 ottobre,
nell’Aula Paolo VI.
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Mi rallegro di vivere insieme con voi
questa giornata di riflessione e preghiera, inserita nel contesto della Festa dei Nonni. Vi saluto tutti con affetto, ad iniziare dai presidenti delle
Associazioni, che ringrazio per le loro parole. Esprimo il mio apprezzamento a quanti hanno affrontato difficoltà e disagi pur di non mancare a
questo appuntamento; e al tempo
stesso sono vicino a tutte le persone
anziane, sole o ammalate, che non
hanno potuto muoversi da casa, ma
che sono spiritualmente unite a noi.
La Chiesa guarda alle persone anziane con affetto, riconoscenza e
Un sogno coronato a 104 anni. Il
desiderio di incontrare il Papa si è
realizzato per Maria Bernacchi,
“nonna Mariuccia”, emozionata e
felice in prima fila fra i settemila
ospiti riuniti in aula Paolo VI. È
stata lei — accompagnata da Liliana
che, ormai, da badante
è divenuta una vera
e propria figlia — il simbolo
dell’incontro del Pontefice, perché,
come ha detto Roberto Messina,
presidente di Senior Italia
Federanziani, salutando Papa
Francesco, «la vita dell’anziano è
un valore, anche nella condizione
di fragilità che spesso a essa si
accompagna e deve ispirare
accoglienza e cura». L’udienza con
il Pontefice è stata preceduta da
una festa organizzata dalla
Federanziani insieme
all’Associazione nazionale lavoratori
anziani (Anla). Due ore di canti e
musica guidati dal coro della
diocesi di Roma con il maestro
grande stima. Esse sono parte essenziale della comunità cristiana e della
società. Non so se avete sentito bene: gli anziani sono parte essenziale
della comunità cristiana e della società. In particolare rappresentano le
radici e la memoria di un popolo.
Voi siete una presenza importante,
perché la vostra esperienza costituisce un tesoro prezioso, indispensabile per guardare al futuro con speranza e responsabilità. La vostra maturità e saggezza, accumulate negli anni, possono aiutare i più giovani, sostenendoli nel cammino della crescita e dell’apertura all’avvenire, nella
ricerca della loro strada. Gli anziani,
infatti, testimoniano che, anche nelle
prove più difficili, non bisogna mai
perdere la fiducia in Dio e in un futuro migliore. Sono come alberi che
continuano a portare frutto: pur sotto il peso degli anni, possono dare il
loro contributo originale per una società ricca di valori e per l’affermazione della cultura della vita.
Il sogno
di nonna Mariuccia
Marco Frisina, e soprattutto di
testimonianze offerte per reagire
alla cultura dello scarto e ribadire,
in occasione della “festa dei nonni”,
che «gli anziani, oggi più che mai,
sono una risorsa per il Paese in
termini di welfare, di risorsa
economica ma anche e sempre più
di memoria, di saggezza e di
competenza». Tante le storie
emblematiche raccontate, come
quella dell’attività di teatroterapia
portata avanti a Pescara, o il
servizio di accompagnamento
quotidiano dei pazienti in dialisi
garantito da circa cento volontari in
Emilia Romagna, o ancora la
“clown animazione” che allevia le
sofferenze nei reparti oncologici
degli ospedali marchigiani. Si è
parlato di diritto alla salute, di
diritto alle cure e di aderenza alla
terapia (il corretto incontro tra
Non sono pochi gli anziani che
impiegano generosamente il loro
tempo e i talenti che Dio ha loro
concesso aprendosi all’aiuto e al sostegno verso gli altri. Penso a quanti
si rendono disponibili nelle parrocchie per un servizio davvero prezioso: alcuni si dedicano al decoro della
casa del Signore, altri come catechisti, animatori della liturgia, testimoni
di carità. E che dire del loro ruolo
nell’ambito familiare? Quanti nonni
si prendono cura dei nipoti, trasmettendo con semplicità ai più piccoli
l’esperienza della vita, i valori spirituali e culturali di una comunità e di
un popolo! Nei Paesi che hanno subito una grave persecuzione religiosa, sono stati i nonni a trasmettere la
fede alle nuove generazioni, conducendo i bambini a ricevere il battesimo in un contesto di sofferta clandestinità.
In un mondo come quello attuale,
nel quale sono spesso mitizzate la
forza e l’apparenza, voi avete la missione di testimoniare i valori che
paziente e raccomandazioni del
medico). Un tema, quest’ultimo,
sul quale il prossimo novembre
verrà firmata una carta europea
nell’ambito del congresso
internazionale di Federanziani.
Tutti, ha detto Antonio Zappi,
presidente nazionale dell’Anla,
salutando Papa Francesco, hanno
voluto essere presenti «in
rappresentanza di milioni di
anziani che hanno dato il proprio
contributo nei vari settori operativi
del Paese
e che vogliono e possono ancora
offrire esperienze, competenze e
correttezza professionale
trasferendo ai coetanei più
sfortunati il tanto che hanno
ricevuto». Al di là delle
organizzazioni e delle iniziative, il
messaggio è stato chiaro:
l’importanza di un futuro «basato
sull’ascolto, sul dialogo e sul
rispetto tra le varie generazioni».
contano davvero e che rimangono
per sempre, perché sono inscritti nel
cuore di ogni essere umano e garantiti dalla Parola di Dio. Proprio in
quanto persone della cosiddetta terza età voi, o meglio noi — perché
anch’io ne faccio parte —, siamo
chiamati a operare per lo sviluppo
della cultura della vita, testimoniando che ogni stagione dell’esistenza è
un dono di Dio e ha una sua bellezza e una sua importanza, anche se
segnate da fragilità.
A fronte di tanti anziani che, nei
limiti delle loro possibilità, continuano a prodigarsi per il prossimo, ce
ne sono tanti che convivono con la
malattia, con difficoltà motorie e
hanno bisogno di assistenza. Ringrazio oggi il Signore per le molte persone e strutture che si dedicano a un
quotidiano servizio agli anziani, per
favorire adeguati contesti umani, in
cui ognuno possa vivere degnamente
questa importante tappa della propria vita. Gli istituti che ospitano gli
anziani sono chiamati ad essere luoghi di umanità e di attenzione amorevole, dove le persone più deboli
non vengono dimenticate o trascurate, ma visitate, ricordate e custodite
come fratelli e sorelle maggiori. Si
esprime così la riconoscenza verso
coloro che hanno dato tanto alla comunità e sono la sua radice.
Le istituzioni e le diverse realtà
sociali possono fare ancora molto
per aiutare gli anziani ad esprimere
al meglio le loro capacità, per facilitare la loro attiva partecipazione, soprattutto per far sì che la loro dignità di persone sia sempre rispettata e
valorizzata. Per fare questo bisogna
contrastare la cultura nociva dello
scarto, che emargina gli anziani ritenendoli improduttivi. I responsabili
pubblici, le realtà culturali, educative e religiose, come anche tutti gli
uomini di buona volontà, sono chiamati a impegnarsi per costruire una
società sempre più accogliente e inclusiva.
E questo dello scarto è brutto!
Una delle mie nonne mi raccontava
questa storia, che in una famiglia il
nonno abitava con loro [figli e nipoti], era vedovo, ma incominciò ad
ammalarsi, ammalarsi..., e a tavola
non mangiava bene, e gli cadeva un
po’ del pasto. Un giorno il papà ha
deciso che il nonno non mangiasse
più con loro a tavola, ma in cucina,
e ha fatto un tavolino piccolo per il
nonno. Così, la famiglia mangiava
senza il nonno. Alcuni giorni dopo,
quando tornò a casa dal lavoro, trovò uno dei suoi figli piccolini che
giocava con il legno, i chiodi, i martelli... “Ma cosa stai facendo?” [gli
chiese il papà]. Il bambino gli rispose: “Sto facendo un tavolo” — “Ma
perché?” — “Per te. Perché quando
tu diventi vecchio, possa mangiare
così”. I bambini naturalmente sono
molto attaccati ai nonni e capiscono
cose che soltanto i nonni possono
spiegare con la loro vita, con il loro
atteggiamento. Questa cultura dello
scarto dice: “Tu sei vecchio, vai fuori”. Tu sei vecchio, sì, ma hai tante
cose da dirci, da raccontarci, di storia, di cultura, della vita, dei valori...
Non bisogna lasciare che questa cultura dello scarto vada avanti, ma che
sempre ci sia una cultura inclusiva.
È importante anche favorire il legame tra generazioni. Il futuro di un
popolo richiede l’incontro tra giovani e anziani: i giovani sono la vitalità di un popolo in cammino e gli
anziani rafforzano questa vitalità con
la memoria e la saggezza. E parlate
con i vostri nipotini, parlate. Lasciate che loro vi facciano domande. Sono di una peculiarità diversa dalla
nostra, fanno altre cose, a loro piacciono altre musiche..., ma hanno bisogno degli anziani, di questo dialogo continuo. Anche per dare loro la
saggezza. Mi fa tanto bene leggere
di quando Giuseppe e Maria portarono il Bambino Gesù — aveva 40
giorni, il bambino — al tempio; e lì
trovarono due nonni [Simeone e Anna], e questi nonni erano la saggezza del popolo; lodavano Dio perché
questa saggezza potesse andare
avanti con questo Bambino. Sono i
nonni ad accogliere Gesù nel tempio, non il sacerdote: questo viene
dopo. I nonni. E leggete questo, nel
Vangelo di Luca, è bellissimo!
Cari nonni e care nonne, grazie
per l’esempio che offrite di amore,
di dedizione e di saggezza. Continuate con coraggio a testimoniare
questi valori! Non manchino alla società il vostro sorriso e la bella luminosità dei vostri occhi: che la società
possa vederli! Io vi accompagno con
la mia preghiera, e anche voi non dimenticatevi di pregare per me. E ora
su di voi e sui vostri propositi e progetti di bene, invoco la benedizione
del Signore.
Adesso preghiamo la nonna di
Gesù,
Sant’Anna;
preghiamo
Sant’Anna, che è la nonna di Gesù,
e lo facciamo in silenzio, un attimino. Ognuno chieda a Sant’Anna che
ci insegni a essere buoni e saggi
nonni.
[Benedizione]
Grazie.
In visita il 25 marzo 2017
Il Pontefice a Milano
Papa Francesco visiterà l’arcidiocesi di Milano sabato 25 marzo
2017. Ne hanno dato notizia la Sala stampa della Santa Sede e il
cardinale arcivescovo Angelo Scola il quale, ringraziando il Pontefice per questo «segno di affetto e stima per la Chiesa ambrosiana, la
metropoli milanese e la Lombardia tutta», ha annunciato che nei
prossimi giorni il Consiglio episcopale milanese inizierà il lavoro organizzativo costituendo e coordinando un’apposita commissione.
Venerdì della misericordia tra i bambini
Una partita a biliardino con il Papa
Una partita di biliardino, una bella merenda con pasticcini e leccalecca, e anche
l’ascolto di un brano rap con la cuffia dello smartphone: Papa Francesco ha voluto
vivere il suo decimo «venerdì della misericordia» con una piccola festa in mezzo a
bambini e ragazzi ospiti di una casa famiglia. E così alle 15 del 14 ottobre ha fatto
una vera e propria sorpresa ai giovanissimi
ospiti del Villaggio Sos, a via Michelangelo di Pierri, in zona Boccea a Roma. È
una struttura, hanno spiegato al Pontefice,
che dal 1987 «accoglie temporaneamente
bambini in condizioni di disagio personale, familiare e sociale, su segnalazione dei
servizi sociali e del tribunale».
I piccoli non hanno nascosto stupore e
gioia vedendo entrare il Papa nella loro
casa. Una festa inaspettata vissuta insieme
senza protocolli, in un clima di semplice
familiarità, tanto che un bambino di due
anni e mezzo ha offerto a Francesco il suo
leccalecca. Il Papa — accompagnato
dall’arcivescovo Rino Fisichella — ha visitato tutta la struttura, preso per mano
proprio dai più piccoli che gli hanno mostrato le loro camerette e anche i loro giocattoli preferiti. E poi lo hanno portato
anche nella zona verde, dove ci sono un
campetto da calcio e un piccolo parco
giochi.
Francesco non ha poi mancato di incoraggiare gli educatori. «Il vostro lavoro è
importantissimo e speciale perché nessun
bambino nasce per crescere da solo» ha
detto. Inoltre il Pontefice si è informato
dell’assistenza offerta ai bambini e alle loro famiglie — come ha poi raccontato Pier
Carlo Visconti, presidente del Villaggio
Sos — e ha voluto conoscere personalmente la storia di ciascun ospite prima di incontrarlo per abbracciarlo. Per tutti, ha
aggiunto il direttore Paolo Contini, «la visita del Papa è stata un grande riconoscimento dopo anni di lavoro e fatica, ed è
stato bello sentirsi scelti solo per il senso
reale del nostro lavoro, senza che nessuno
indicasse il Villaggio». Gli ha fatto eco
Maria Grazia Lanzani Rodríguez y Baena,
presidente dell’associazione per l’Italia:
«Siamo commossi per l’incontro con il Papa, ha fatto un regalo immenso ai nostri
bambini e ragazzi, e questo sarà per loro
un ricordo indelebile».
Il Villaggio, spiegano i responsabili, «è
composto da cinque case, in ognuna delle
quali ci sono un massimo di sei bambini e
bambine fino a dodici anni di età, insieme
a una responsabile chiamata “mamma
sos”». In sostanza, hanno detto a Francesco, «il Villaggio è strutturato in modo da
riuscire a seguire e supportare i bambini
durante la loro crescita, accompagnandoli
come una famiglia vera e propria attraverso le varie tappe di crescita e di integrazione nella società». I bambini, infatti,
«vengono accompagnati a scuola, frequentano la parrocchia e fanno sport». Da parte loro «i professionisti, residenti, non residenti o volontari, che operano nel centro, seguono i bambini per un periodo di
diversi anni, contribuendo a creare rapporti umani stabili, che li aiutano a raggiungere un’adeguata autonomia». Ed è
significativo che alcuni ragazzi scelgano di
restare vicino alla struttura per avere un
riferimento ma anche per dare una mano
nelle attività quotidiane. «Questa ormai —
racconta Megan, un ragazzo eritreo — è la
mia casa: è molto tempo che sono qui,
non mi sono mai voluto allontanare,
voglio molto bene alle persone che ci lavorano».
Questo stile educativo, affermano i responsabili, «riprende il modello pedagogico e organizzativo del primo Villaggio
Sos, fondato in Austria nel 1949 da Hermann Gmeiner, un giovane studente di
medicina che, profondamente colpito dalle
centinaia di bambini rimasti senza i propri
genitori a causa delle devastazioni della
guerra, aprì il primo Villaggio Sos, sviluppando un modello educativo vicino per
umanità al calore di una famiglia vera, in
forte contrapposizione al modello dell’orfanotrofio, diffuso a quel tempo».
Prima di far rientro in Vaticano, Francesco è andato a far visita al novantunenne
cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, ricoverato nella casa di cura Villa Betania, in via Pio IV.
Nomina episcopale in India
La nomina di oggi riguarda la Chiesa
in India.
Victor Lyngdoh
vescovo di Jowai
È nato il 14 gennaio 1956 nel villaggio di Wahlang, in arcidiocesi di Shillong. Ha frequentato la scuola nel suo
villaggio, poi è passato al St. Paul’s
Apostolic School a Shillong. Ha completato gli studi ecclesiastici al Christ
King College e all’Oriens Theological
College, Shillong. È stato ordinato il
25 gennaio 1987 e incardinato nell’arcidiocesi di Shillong. Dopo l’ordinazione è stato viceparroco in due distinte località (1987-1992) e parroco in
tre diverse località e procuratore diocesano (1992-2000). Dopo aver svolto
il ministero di parroco della cattedrale
di Shillong, il 28 gennaio 1986 è stato
nominato vescovo di Nongstoin e il 2
aprile successivo ha ricevuto l’ordinazione episcopale.