L`OSSERVATORE ROMANO
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L`OSSERVATORE ROMANO
Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO POLITICO RELIGIOSO GIORNALE QUOTIDIANO Non praevalebunt Unicuique suum Anno CLVI n. 238 (47.373) Città del Vaticano domenica 16 ottobre 2016 . Francesco ricorda che gli anziani hanno un ruolo essenziale nella Chiesa e nella società Le sfide della Fao Le radici e la memoria Agricoltura responsabile e sostenibile Contro la cultura dello scarto che emargina chi è improduttivo Un nuovo monito contro «la cultura nociva dello scarto» che esclude ed emargina i più deboli è stato lanciato da Papa Francesco durante l’udienza a settemila appartenenti alla Senior Italia Federanziani e all’Associazione nazionale lavoratori anziani, ricevuti nella mattina di sabato 15 ottobre, nell’Aula Paolo VI. Rimarcando il ruolo «essenziale» che le persone della terza età hanno nell’ambito della Chiesa e della società, il Pontefice ha chiesto alle «istituzioni» e alle «diverse realtà sociali» di lavorare per valorizzarne le capacità e «per facilitare la loro attiva partecipazione», ma soprattutto «per far sì che la loro dignità di persone sia sempre rispettata e valorizzata». In questo senso, «i responsabili pubblici, le realtà culturali, educative e religiose, come anche tutti gli uomini di buona volontà, sono chiamati a impegnarsi per costruire una società sempre più accogliente e inclusiva». Nel suo discorso — preceduto da un momento di festa scandito da canti e testimonianze — Francesco ha rimarcato il valore della terza età, spiegando che in essa sono racchiuse «le radici e la memoria di un popolo». E rivolgendosi ai partecipanti all’incontro ha assicurato: «Voi siete Venerdì della misericordia Una partita a biliardino una presenza importante, perché la vostra esperienza costituisce un tesoro prezioso, indispensabile per guardare al futuro con speranza e responsabilità». Il Pontefice ha avuto parole di gratitudine per «gli anziani che impiegano generosamente il loro tempo e i talenti che Dio ha loro concesso aprendosi all’aiuto e al sostegno verso gli altri». Senza dimenticare il loro insostituibile ruolo nell’ambito familiare: «Quanti nonni — ha esclamato — si prendono cura dei nipoti, trasmettendo con semplicità ai più piccoli l’esperienza della vita, i valori spirituali e culturali di una comunità e di un popolo!». In un mondo «nel quale sono spesso mitizzate la forza e l’apparenza», gli anziani restano testimoni privilegiati dei «valori che contano davvero e che rimangono per sempre». Per questo occorre un’attenzione particolare ai più deboli e a quanti convivono con le difficoltà dell’età e con l’esperienza della malattia. Da qui l’appello rivolto soprattutto agli istituti e alle case di riposo, chiamati a essere «luoghi di umanità e di attenzione amorevole, dove le persone più deboli non vengono dimenticate o trascurate, ma visitate, ricordate e custodite come fratelli e sorelle maggior». PAGINA 8 PAGINA 8 Kerry e Lavrov a Losanna mentre ad Aleppo continuano i bombardamenti Alla ricerca di una soluzione politica per la Siria DAMASCO, 15. Si incontrano oggi a Losanna, in Svizzera, il ministro degli esteri russo, Serghiei Lavrov, e il segretario di stato americano, John Kerry. Un incontro che vedrà anche la partecipazione di rappresentanti di Iran, Arabia Saudita e Turchia, nonché dell’inviato speciale dell’Onu, Staffan de Mistura. Per Kerry e Lavrov si tratta del primo incontro da quando gli Stati Uniti hanno sospeso i contatti bilaterali con Mosca e il dialogo sulla Siria, accusando il Cremlino di violare gli impegni nell’ambito del cessate il fuoco. L’obiettivo del vertice di Losanna è quello di arrivare a un’intesa generale su un nuovo cessate il fuoco per Aleppo e sull’invio di aiuti umanitari ai civili, come ha reso noto pochi giorni fa il dipartimento di Stato americano. Kerry, ha detto il portavoce John Kirby a Washington, «vuole portare avanti l’approccio diplomatico; come poi reagiranno i russi, se vengano con la volontà o meno di fare qualcosa, questo sta veramente a loro. Il segretario di stato si aspetta che tutti i presenti vengano con buoni propositi e seriamente interessati a perseguire la cessazione delle ostilità». Il ministero degli esteri russo ha parlato di un incontro che «abbraccerà un più ampio contesto per prendere in considerazione passi aggiuntivi volti a creare le condizioni per risolvere la crisi siriana». Da Lavrov, poco ottimismo: «Non ho particolari attese» ha detto il capo della diplomazia russa. «Vogliamo lavorare concretamente e vedere quanto sono pronti i nostri partner a eseguire le risoluzioni del Consiglio di sicurezza». La tensione resta quindi molto alta dopo una settimana di accuse e attacchi, con Washington che ha più y(7HA3J1*QSSKKM( +.!=!z!#!.! Udienza al presidente della Repubblica Argentina volte criticato le operazioni russe su Aleppo. Mosca, dal canto suo, ha sempre negato di colpire civili, affermando che il suo obiettivo sono le postazioni dei jihadisti del cosiddetto stato islamico (Is). Il vero scontro, dunque, è quello tra russi e statunitensi. Ma c’è anche l’Europa. Lunedì si terrà una riunione dei ministri degli esteri dell’Unione nella quale il tema cruciale saranno le possibili nuove sanzioni alla Russia per la situazione ad Aleppo. Secondo le indiscrezioni circolate a Bruxelles, i britannici sono favorevoli a un inasprimento delle sanzioni già esistenti, che potrebbe concretizzarsi in un allungamento della lista dei soggetti colpiti dai provvedimenti. Fonti diplomatiche riferiscono che dell’argomento si è parlato durante le riunioni preparatorie dei rappresentanti diplomatici dei ventisette, e che anche Francia e Germania, originariamente contrarie a provvedimenti di questo tipo, sarebbero ora invece più favorevoli, mentre l’Italia, per ora contraria, avrebbe in questa fase un ruolo di mediazione. In questo clima generale, si registrano le nuove polemiche scattate in seguito all’annuncio da parte della Nato che nel 2018 un contingente di soldati italiani sarà inviato in Lettonia al confine con la Russia. Intanto, ad Aleppo si continua a morire. I caccia sono tornati a martellare i quartieri orientali della città, sotto il controllo dei ribelli e da tempo sotto assedio, dove vivono intrappolate tra le 250.000 e le 300.000 persone. A riferirlo sono gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani (gruppo vicino all’opposizione con sede in Gran Bretagna che si avvale di una fitta rete di fonti Per un serio dibattito sul fine vita Nella mattina di sabato 15 ottobre Papa Francesco ha ricevuto in udienza Mauricio Macri, presidente della Repubblica Argentina, con la famiglia Un’alleanza contro la paura della morte FERDINAND O CANCELLI A PAGINA 5 in Siria). I jet hanno bombardato diverse zone tra le quali Al Maysar, Karam Jebel, Bustan Al Pasha e Sakhour, tutte densamente popolate. Scontri, inoltre, tra le forze del regime e il gruppo jihadista Fateh Al Shah (ex Al Nusra) si sono registrati intorno alla città vecchia e al complesso di appartamenti popolari detto 1070. In totale, sono circa due milioni i civili intrappolati nei combattimenti nell’area di Aleppo. E gli aiuti umanitari stentano ad arrivare. ROMA, 15. Nel 2050 la produzione agricola globale dovrà aumentare del sessanta per cento rispetto ai livelli attuali per sfamare una popolazione mondiale, che cresce senza sosta. E questo a fronte di un fenomeno come quello del riscaldamento globale che mina gravemente la produttività dei terreni. Sono questi alcuni dei principali dati resi noti ieri dalla Fao, l’agenzia delle Nazioni Unite per l’agricoltura e l’alimentazione, in occasione della giornata mondiale dell’alimentazione, che si celebra domani 16 ottobre. L’organizzazione ha diffuso una serie di analisi e di statistiche sul settore agricolo nel mondo, sul suo funzionamento (o malfunzionamento) e sul suo impatto sull’ecosistema. Se dunque occorre aumentare la produzione per sfamare sempre più persone nel mondo, un altro obiettivo essenziale è quello della riduzione degli sprechi. Il cibo buttato è un terzo del totale prodotto e vale 2600 miliardi di dollari all’anno. Questo spreco genera ben l’otto per cento delle emissioni totali di gas serra. Quasi quanto genera il settore dei trasporti su strada. «Se lo spreco alimentare fosse un paese — scrive la Fao in un documento — sarebbe il terzo più grande emettitore al mondo». L’agricoltura contribuisce tra il 20 e il 25 per cento alle emissioni di gas serra (anidride carbonica e metano). Ma due terzi dei gas “climalteranti” agricoli vengono dalla zootecnia (l’addomesticamento e l’allevamento degli animali). La deforestazione provocata da una agricoltura intensiva e non sostenibile incide per un 10-11 per cento sulle emissioni. Il cambiamento climatico diventa a sua volta un ostacolo sempre più grande per garantire la produttività dei terreni. «Già si riscontra un declino della produttività della coltura, ma per il 2050 un calo dal 10 al 25 per cento potrebbe diventare un fenomeno diffuso». Per la stessa data, «la pesca delle principali specie si ridurrà fino del 40 per cento nelle zone tropicali, dove i mezzi di sussistenza dipendono fortemente dal settore ittico». L’unica via d’uscita si chiama agricoltura sostenibile: varietà di piante più resistenti, pratiche agricole più efficienti, che sfruttano meno acqua e riducono la deforestazione. Il problema è che siamo ancora lontani da questo obiettivo. Nel mondo — dice un rapporto dell’Unicef — cinque bambini su sei sotto i due anni di età non ricevono sufficiente cibo adeguato, privandoli così dell’energia e dei nutrienti di cui hanno bisogno nel momento più critico per il loro sviluppo fisico e cognitivo. Circa la metà dei bambini dai sei mesi ai due anni non consuma un numero minimo di pasti sufficienti al loro fabbisogno. Il nesso tra agricoltura e cambiamento climatico è stato al centro anche degli interventi dei leader, capi di stato e di governo, che ieri, venerdì, a Roma hanno partecipato alla cerimonia ufficiale delle celebrazione per la giornata mondiale dell’alimentazione. «Ottocento milioni di persone soffrono la fame» ha detto il direttore della Fao, José Graziano da Silva. «La nostra agenda vuole sradicare la fame nel mondo nel 2030, ma l’obiettivo è a rischio per l’avanzata del cambiamento climatico. Abbiamo visto un aumento dei parassiti e delle malat- tie, alluvioni più intense, uragani in Africa, Asia e America. Disastri come questi sono sempre più probabili e più difficili da prevedere». Tutti sconvolgimenti provocati dal riscaldamento globale, causato dalle emissioni di gas serra dalle attività umane. «I poveri e gli affamati sono quelli che soffrono di più» ha messo in luce il direttore della Fao. NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza l’Eminentissimo Cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi. Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza Sua Eccellenza il Signor Mauricio Macri, Presidente della Repubblica Argentina, con la Famiglia. Il Santo Padre ha nominato l’Eminentissimo Cardinale Agostino Vallini, Arciprete della Basilica Papale di San Giovanni in Laterano, Suo Legato per presiedere il rito di chiusura della Porta Santa della medesima Basilica, previsto in occasione della liturgia domenicale del 13 novembre 2016. Il Santo Padre ha nominato l’Eminentissimo Cardinale Santos Abril y Castelló, Arciprete della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, Suo Legato per presiedere il rito di chiusura della Porta Santa della medesima Basilica, previsto in occasione della liturgia domenicale del 13 novembre 2016. Il Santo Padre ha nominato l’Eminentissimo Cardinale James Michael Harvey, Arciprete della Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura, Suo Legato per presiedere il rito di chiusura della Porta Santa della medesima Basilica, previsto in occasione della liturgia domenicale del 13 novembre 2016. Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi di Warmia (Polonia), presentata da Sua Eccellenza Monsignor Wojciech Ziemba. Gli succede Sua Eccellenza Monsignor Józef Górzyński, finora Arcivescovo Coadiutore. Provvista di Chiesa Il Santo Padre ha nominato Vescovo della Diocesi di Jowai (India) Sua Eccellenza Monsignor Victor Lyngdoh, finora Vescovo di Nongstoin. Inoltre, Sua Eccellenza Monsignor Dominic Jala, S.D.B., Arcivescovo di Shillong, è stato nominato Amministratore Apostolico “sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis” della Diocesi di Nongstoin. Il Santo Padre ha nominato Membri della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra: il Reverendo Sacerdote Hubertus R. Drobner, Docente di Storia della Chiesa e Patristica nella Facoltà Teologica di Paderborn; e gli Illustrissimi Professori: Michel Yves Perrin, Docente di Storia e Dottrina del Cristianesimo all’École Pratique des Hautes Études di Parigi; Danilo Mazzoleni, Rettore del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana di Roma; Matteo Braconi, Docente di Archeologia Cristiana all’Università “Roma Tre” di Roma; Paola De Santis, Docente di Archeologia Cristiana all’Università di Bari. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 2 domenica 16 ottobre 2016 Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama (Ap) L’Oms chiede nove milioni di dollari per fronteggiare la situazione Emergenza sanitaria ad Haiti Sono 477 i casi di colera segnalati negli ultimi quattro giorni PORT-AU-PRINCE, 15. L’O rganizzazione mondiale della sanità (Oms) ha lanciato ieri un appello ai donatori per ricevere nove milioni di dollari destinati alle operazioni di emergenza sanitaria ad Haiti dopo il passaggio dell’uragano Matthew che ha devastato la parte sud-occidentale del paese. Degli oltre 2,1 milioni di haitiani colpiti dall’uragano, circa 750.000 hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria, tra cui più di 175.500 che vivono in rifugi temporanei. Secondo l’Oms, tra le principali minacce c’è soprattutto quella di malattie diarroiche acute, tra cui il colera. In un comunicato, l’organizzazione delle Nazioni Unite precisa che il 75 per cento degli impianti di trattamento del colera nelle zone meridionali sono stati distrutti, mentre i sistemi di distribuzione dell’acqua nelle principali città di Jeremie e Les Cayes sono ormai in rovina. Fonti non ufficiali citate nel comunicato indicano che circa 477 casi sospetti di colera sono stati segnalati negli ultimi quattro giorni. In prima linea negli aiuti agli sfollati c’è anche il Programma alimentare mondiale (Pam), che «sta sostenendo il governo di Haiti nella fornitura di assistenza alimentare d’emergenza a 750.000 persone nelle regioni colpite dal fortissimo uragano» fa sapere l’agenzia Onu in un comunicato. «Le distribuzioni di cibo sono cominciate l’8 ottobre nella città di Jeremie, a sud-ovest del Paese, dove si è registrato il più alto numero di morti. Al momento, nella zona circa 30.000 persone, gran parte delle quali vivono in rifugi di fortuna, hanno ricevuto razioni con riso, legumi, olio vegetale e sale. «Lavoriamo a stretto contatto con il governo per determinare le zone più Intervento della Santa Sede Per la protezione dei diritti dei bambini Occorre un forte impegno internazionale per far fronte alla drammatica situazione di milioni di bambini che vivono nelle aree più povere del mondo e che troppo spesso vedono i loro diritti completamente distrutti. Questo il punto centrale dell’intervento dell'arcivescovo Bernardito Auza, nunzio apostolico, osservatore permanente della Santa Sede, in un incontro a margine della 71ª assemblea generale delle Nazioni Unite. «Negli ultimi quindici anni in tutto il mondo sono stati fatti progressi nei tassi di sopravvivenza infantile. Tali miglioramenti sono stati particolarmente significativi nell’Africa subsahariana» ha detto Auza. A ciò si aggiunge una riduzione del tasso di mortalità delle madri. Tuttavia, nonostante i progressi, c’è ancora molto da fare. E questo soprattutto a causa della grande crisi migratoria. «Cinquanta milioni di bambini nel mondo si stanno spostando. Stanno fuggendo da conflitti, estrema povertà e varie forme di abusi e sfruttamento. Il loro numero è drammaticamente aumentato negli ultimi anni». Basti pensare al fatto che il numero dei bambini non accompagnati fermati alla frontiera tra Stati Uniti e Messico è aumentato, tra il 2004 e il 2014, da 6800 a 90.000 all’anno. E nel Mediterraneo, i bambini non accompagnati sono circa il 20/40 per cento del totale dei migranti. «Quando una barca affonda, loro sono quelli che più probabilmente annegheranno. Sono i primi a soffrire la fame e la sete» ha affermato Auza. L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano [email protected] www.osservatoreromano.va colpite dove dobbiamo intervenire con priorità» ha detto il responsabile locale del Pam, Carlos Veloso, citato nel comunicato. «Quando l’uragano ha colpito Haiti, il Pam aveva già preposizionato 3450 tonnellate di scorte alimentari, sufficienti fino a 300.000 persone per un mese. Usiamo camion ed elicotteri per trasportare il cibo il più velocemente possibile, per salvare vite umane» ha aggiunto Veloso. Proprio oggi sull’isola si recherà il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che incontrerà le autorità locali e sorvolerà con l’elicottero le zone più colpite dall’uragano, che ha fatto almeno 500 vittime. In questo clima, come annunciato ieri, gli haitiani saranno chiamati alle urne per le elezioni presidenziali, il prossimo 20 novembre; la consultazione si sarebbe dovuta tenere inizialmente il 9 ottobre. Haiti è uno dei paesi più poveri del mondo e deve ancora fronteggiare le gravi conseguenze del terremoto del 2010, che causò oltre 200.000 vittime. Distribuzione di aiuti a Jeremie una delle zone più colpite dall’uragano (Reuters) Obama facilita ulteriormente commerci e viaggi Sempre meno distanza tra Cuba e Stati Uniti WASHINGTON, 15. L’amministrazione del presidente Barack Obama ha annunciato una nuova serie di azioni esecutive per un ulteriore allentamento delle restrizioni commerciali, finanziarie e nei viaggi tra Stati Uniti e Cuba. È quanto ha reso noto la Casa Bianca. Le nuove regole renderanno più facile per le compagnie statunitensi importare prodotti farmaceutici cubani, per le società agricole statunitensi vendere i loro prodotti nel- Sono numerosi tra i migranti che continuano ad arrivare anche sulla rotta balcanica Minorenni e soli BRUXELLES, 15. Centinaia di bambini non accompagnati sono ancora in movimento attraverso l’Europa del sud-est, nonostante la chiusura ufficiale delle frontiere, ma poco si sa sulla loro sorte. È quanto è emerso alla conferenza in corso in Croazia, dedicata in particolare alle necessità dei migranti minori, alla quale partecipano diverse organizzazioni umanitarie internazionali, tra cui Unicef e Unhcr. Nonostante la chiusura delle frontiere, in Bulgaria dall’inizio dell’anno sono arrivati almeno 7000 cittadini afghani. E in Serbia si stima che 250 rifugiati e migranti continuano ad arrivare su base giornaliera. Il punto è che sia in Bulgaria che in Serbia si è moltiplicato il numero di minori: tra marzo e agosto è aumentato di cinque volte. E almeno il 50 per cento di loro risultano non accompagnati. È difficile la situazione dei minori anche in Grecia: alla fine di settembre, fino al 60 per cento dei bambini soli registrati dall’inizio dell’anno è ancora in lista d’attesa per ottenere un alloggio. I processi di identificazione, di ricongiungimento familiare, così come la possibilità di fornire una sistemazione adeguata e il supporto legale, oltre che la tutela per i minorenni non accompagnati, si sono dimostrati estremamente impegnativi per i governi dell’Europa del sud-est. Lo ha sottolineato alla conferenza Jean Claude Legrand, dell’ufficio regionale Unicef per l’Europa centrale e orientale e Asia centrale, aggiungendo che troppo spesso, i minori in questione «scivolano tra le crepe del sistema» e finiscono «esposti a gravi pericoli». Sul fronte della rotta mediterranea, c’è la notizia dell’ennesimo naufragio con 18 dispersi, nel Canale di Sicilia. Si trovavano su un gommone insieme con altri 117 migranti che la nave Phoenix della GIOVANNI MARIA VIAN direttore responsabile Giuseppe Fiorentino vicedirettore Piero Di Domenicantonio Migranti attorno a un fuoco in una stazione bus di Belgrado (Epa) Gaetano Vallini Elezioni in Montenegro per avvicinare o respingere l’Europa panti. Merkel ha avuto contatti telefonici ieri sera con il presidente ucraino, Petro Poroshenko, e mercoledì scorso con Vladimir Putin e François Hollande, secondo quanto riporta l’agenzia Dpa. Ma non c’è ancora nessun accordo su quando i leader si incontreranno per discutere del conflitto nel Donbass: lo ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, precisando che «il summit del quartetto di Normandia è in una fase di preparazione». Servizio vaticano: [email protected] Servizio internazionale: [email protected] Servizio culturale: [email protected] Servizio religioso: [email protected] caporedattore segretario di redazione ha fatto sapere di accogliere con favore la decisione delle autorità francesi di chiudere il campo informale entro i prossimi giorni, ma ha chiesto rassicurazioni sulle modalità di trasferimento e sulle sistemazioni alternative dei circa 6000 residenti. Anche in questo caso, è forte la preoccupazione per i minori non accompagnati. Incendi devastano il Nevada Merkel pronta a ospitare un vertice sul conflitto ucraino BERLINO, 15. Angela Merkel ha confermato che sono in corso colloqui con i capi di stato di Russia, Ucraina e Francia per l’organizzazione di un vertice a Berlino sulla questione ucraina secondo il formato Norimberga. «Noi siamo pronti», ha detto il cancelliere tedesco durante la conferenza stampa con il presidente della Nigeria Muhammadu Buhari, rispondendo alla domanda se il vertice possa tenersi già la prossima settimana, aggiungendo però che sta attendendo notizie dagli altri parteci- Croce rossa è riuscita, invece, a trarre in salvo. Tra le vittime, anche un bimbo di tre anni al quale la mamma racconta di aver potuto dare solo un salvagente troppo grande. Intanto, resta oggetto di attenzione anche il campo profughi di Calais, nel nord della Francia, noto come “la giungla”. L’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) l’isola caraibica e per i cubani acquistare merci statunitensi online. Ad esempio, gli statunitensi potranno acquistare a Cuba rum e sigari senza il tetto dei 100 dollari. Annunciando le nuove direttive, il presidente Obama ha sottolineato che tra Stati Uniti e Cuba restano grandi differenze, per poi aggiungere che «il disgelo è il modo migliore per affrontarle». Nella dichiarazione di Obama sulle nuove direttive per allentare ulteriormente le restrizioni tra i due paesi, precisamente si legge: «Restano alcune sfide, e tra i governi persistono differenze molto reali, ma credo che l’impegno sia il modo migliore per affrontare queste differenze e fare progressi in nome dei nostri interessi e dei nostri valori». Secondo Obama, «il progresso di questi ultimi due anni, rafforzato dall’azione di oggi, dovrebbe ricordare al mondo quello che è possibile quando si guarda al futuro insieme». Le relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cuba sono riprese nel 2014. E a marzo di quest’anno Barack Obama è stato il primo presidente degli Stati Uniti a mettere piede sull’isola dal 1928. La ripresa dei voli commerciali, a fine agosto, ha fatto seguito a quella delle navi da crociera, a primavera. L’embargo tuttavia non è stato ancora rimosso del tutto. Restano limiti, ad esempio, anche per gli statunitensi che volessero visitare da turisti l’isola. Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998 [email protected] www.photo.va POD GORICA, 15. Nella Repubblica del Montenegro domenica 16 si vota per il rinnovo del parlamento. In sostanza gli elettori sono chiamati a confermare o meno il corso europeista dell’attuale primo ministro Milo Đukanović a capo del partito democratico dei socialisti (D ps). I cittadini sono chiamati fondamentalmente a scegliere se confermare la fiducia al corso politico del governo in carica, favorevole a una accelerazione del processo di modernizzazione e integrazione del Segreteria di redazione telefono 06 698 83461, 06 698 84442 fax 06 698 83675 [email protected] Tipografia Vaticana Editrice L’Osservatore Romano don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale Montenegro nell’Unione europea e nella Nato, oppure se dare spazio a esponenti dell’opposizione che non vogliono l’avvicinamento né all’Alleanza atlantica né all’Ue. All’opposizione ci sono il Fronte democratico (Df) e l’alleanza denominata la Chiave. Secondo i sondaggi, hanno probabilità di superare lo sbarramento del 3 per cento dei voti anche i Socialdemocratici dell’ex capo del parlamento Ranko Krivokapić, in precedenza alleato di Đjukanović, e i centristi del partito Montenegro positivo. Tariffe di abbonamento Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198 Europa: € 410; $ 605 Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665 America Nord, Oceania: € 500; $ 740 Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30): telefono 06 698 99480, 06 698 99483 fax 06 69885164, 06 698 82818, [email protected] [email protected] Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675 WASHINGTON, 15. Stato di emergenza in Nevada a causa degli incendi che si sono sviluppati sulla catena montuosa della Sierra Nevada e che hanno distrutto finora 22 case a nord di Carson City. Le autorità hanno dovuto evacuare centinaia di persone nella zona del lago Tahoe e chiudere la strada che collega il lago alla città di Reno. Centinaia di vigili del fuoco stanno ancora cercando di domare l’incendio più pericoloso: quello che minaccia centinaia di abitazioni nella valle di Washoe, tra Reno e Carson City. Finora non si registrano feriti, a eccezione di quattro vigili del fuoco che ieri hanno avuto bisogno di cure mediche per la inalazione di fumo. Negli ultimi dieci anni gli Stati Uniti sono stati colpiti da incendi devastanti. Nel 2015 sono bruciati 10,1 milioni di acri di terreno, la maggiore estensione da quando nel 1983 il National interagency fire center (Nifc) ha iniziato a documentare le aree boschive colpite dalle fiamme. Nello stesso anno, i costi federali delle attività antincendio sono arrivati a 2,1 miliardi di dollari. Alcuni amministratori pubblici hanno chiesto che la voce di spesa per contrastare gli incendi sia prevista ormai nel bilancio. Concessionaria di pubblicità Aziende promotrici della diffusione Il Sole 24 Ore S.p.A. System Comunicazione Pubblicitaria Ivan Ranza, direttore generale Sede legale Via Monte Rosa 91, 20149 Milano telefono 02 30221/3003, fax 02 30223214 [email protected] Intesa San Paolo Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Società Cattolica di Assicurazione Credito Valtellinese L’OSSERVATORE ROMANO domenica 16 ottobre 2016 pagina 3 Peshmerga curdi operativi a qualche decina di chilometri da Mosul (Epa) Il premier indiano ospita i leader di Brasile, Russia, Cina e Sud Africa Vertice dei Brics su economia e terrorismo NEW DELHI, 15. L’eterogeneo gruppo di paesi membri del Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) si è dato appuntamento nello stato indiano di Goa, dove oggi e domani si tiene l’ottavo vertice dell'organizzazione, durante il quale cercherà Ancora attacchi dei talebani al confine afghano-pakistano ISLAMABAD, 15. I talebani pakistani del Jamaat ul Ahrar (JuA) hanno rivendicato ieri sera un attacco armato contro una pattuglia delle guardie di frontiera a Quetta, capoluogo della provincia del Baluchistan, causando almeno tre morti. In una e-mail, il portavoce del movimento fondamentalista, Ihsanullah Ihsan, ha anche rivendicato un attacco suicida realizzato sempre ieri contro una installazione militare nella Kurram Agency, territorio tribale al confine con l’Afghanistan, che ha causato cinque feriti. Nel frattempo, la missione della Nato Resolute Support ha annunciato il dispiegamento di un reparto speciale supportato da elicotteri per aiutare le forze di sicurezza afghane a respingere una offensiva dei talebani a Farah, capoluogo della omonima provincia occidentale afghana. Mohammad Nasir Mehri, portavoce del governo provinciale, ha confermato l’intervento e il successo di una operazione mirante a liberare la zona settentrionale del capoluogo, catturato in precedenza dagli insorti dopo scontri durati dieci giorni. La zona interessata dall’intervento Nato è stata quella di Baagh-e-Pul dove, sostiene l’emittente, elicotteri statunitensi hanno colpito postazioni dei talebani. Al riguardo Mehri ha assicurato che decine di combattenti sono stati uccisi nell’offensiva condotta dalle forze afghane e statunitensi. I talebani hanno fatto scattare negli ultimi mesi un’offensiva su vasta scala contro l’esercito di Kabul che fatica a fronteggiarla dopo la decisione dell’amministrazione Obama di ritirare il grosso delle truppe dalla forza internazionale della Nato. L’attacco coordinato lanciato dagli insorti ai primi di ottobre contro la città di Kunduz fa capire la determinazione dei talebani e le difficoltà delle forze di Kabul. ancora una volta di fare il punto sui grandi temi internazionali di politica, sicurezza ed economia. Con l’arrivo del presidente cinese, Xi Jinping, tutti i protagonisti del Brics sono ora presenti a Benaulim. Questa mattina il premier indiano, Narendra Modi, ha incontrato per due ore il presidente russo, Vladimir Putin, e al termine dei colloqui ha detto che la Russia «resterà in futuro il principale partner dell’India in termini strategici e di difesa». L’incontro tra Modi e Putin ha portato anche alla firma di 16 accordi e a tre annunci nel campo di economia, industria e scienza. Successivamente Modi incontrerà anche il presidente cinese Xi e il presidente sudafricano, Jacob Zuma, mentre il vertice vero e proprio inizierà in serata con una cena informale fra i cinque leader. In occasione dell’appuntamento, lo stato di Goa, di cui l’attuale ministro della difesa indiano, Manohar Parrikar, è stato governatore, è stato letteralmente blindato, con l’intervento di migliaia di uomini di poli- Imminente l’operazione contro la roccaforte irachena dell’Is Mosul ultima frontiera BAGHDAD, 15. L’offensiva finale su Mosul è imminente. A confermarlo è il capo di stato maggiore delle forze armate irachene, Othman Al Ghanimi, che ieri ha invitato i residenti «a rimanere in casa e a evitare in particolare le aree in cui i jihadisti hanno le loro postazioni», vista l’imminenza dell’operazione. Parlando all’agenzia turca Anadolu, a margine di un incontro con il comando delle operazioni della provincia di Ninive, Al Ghanimi ha affermato che gli obiettivi del cosiddetto stato islamico (Is) «saranno presto presi di mira dalle forze irachene e dai jet della coalizione a guida statuni- tense». L’ora decisiva «è imminente — ha detto — tutti gli enti politici e di sicurezza sono ormai concordi sul piano per riprendere la città». Una dichiarazione analoga è arrivata dal presidente del parlamento di Baghdad, Osama Al Nujaifi, che a sua volta ha chiesto ai residenti di Mosul di rimanere in casa. Mosul è nelle mani degli uomini di Al Baghdadi dal giugno 2014. E intanto oggi nella capitale Baghdad almeno decine di vittime si contano in un nuovo attentato suicida nel distretto di Al Shaab. Risoluzione britannica presentata al Consiglio di sicurezza dell’O nu Diplomazia al lavoro per una tregua nello Yemen NEW YORK, 15. La Gran Bretagna ha presentato al consiglio di sicurezza dell’Onu una risoluzione per un immediato cessate il fuoco in Yemen, dove la tensione sta salendo dopo che navi da guerra statunitensi — per ordine del presidente Obama — hanno distrutto postazioni radar dei ribelli huthi sulla costa del mar Rosso. In precedenza i ribelli aveva- no lanciato alcuni missili contro una nave da guerra statunitense. La risoluzione britannica sarà votata nei prossimi giorni. La situazione nello Yemen è catastrofica dal punto di vista umanitario. Oltre metà della popolazione è denutrita: mancano cibo, acqua, medicinali. Inoltre il conflitto ha già causato oltre 7000 vittime — due ter- zi delle quali, secondo l’Onu, sono civili — e quasi tre milioni di sfollati. Le forze fedeli al presidente yemenita Abd Rabbo Mansour Hadi, riconosciuto dalla comunità internazionale e sostenuto dalla coalizione guidata da Riad, stanno reagendo all’offensiva dei ribelli huthi, eredi della minoranza zaydita, che nel settembre del 2014 riuscirono a cacciare Postazione radar dei ribelli huthi distrutta dai missili statunitensi (Ap) Sempre più sanguinosa la battaglia per liberare Sirte TRIPOLI, 15. La battaglia per la liberazione di Sirte dai miliziani del cosiddetto stato islamico (Is), inziata il 12 maggio, continua a mietere vittime tra le forze libiche vicine al governo di unità nazionale libico del premier designato Fayez Al Sarraj. Almeno 14 combattenti filo-governativi, riferiscono fonti mediche, sono stati uccisi in scontri con i jihadisti che non mollano la presa sugli ultimi quartieri della loro ex roccaforte in Libia. Nonostante i jet statunitensi continuino a martellare le postazioni dell’Is a Sirte, solo ieri si sono contate tre sortite: i cecchini jihadisti, asserragliati nei palazzi che ancora controllano, si stanno rivelando letali e in grado di rallentare la liberazione della città da quelle che da mesi vengono definite «le ultime sacche di resistenza». I combattimenti hanno lasciato sul terreno ol- zia ed esercito, un'accurata copertura radar della zona dove si tiene il vertice e anche con il dispiegamento sulle spiagge dello stato di sistemi di scudo antimissile e batterie di cannoni. Il primo ministro Modi — dicono gli analisti — mira a sfruttare l’appuntamento per riaffermare il ruolo dell’India come grande potenza emergente, facendosi forte anche delle statistiche che mostrano l’economia indiana in crescita del 7,6 per cento, la migliore performance fra tutti i maggiori paesi del mondo. La Cina, che a lungo ha detenuto questo primato, naviga un poco al di sotto ora con una stima di crescita del 6,6 per cento. L’India, che è presidente di turno del Brics, cercherà di far emergere con forza nella dichiarazione finale il tema della sicurezza e del terrorismo. Gli sherpa dei cinque Paesi hanno già lavorato alla stesura della dichiarazione finale del vertice, che sarà lunga e complessa, ma che avrà in campo economico il suo possibile maggiore impatto. tre 550 filo-governativi (prevalentemente membri delle brigate di Misurata) e 3000 feriti. E, intanto, nella capitale cresce la tensione: il consiglio di presidenza del governo di riconciliazione nazionale libico di Tripoli del premier designato Al Sarraj ha definito illegale l’occupazione della sede del consiglio di stato libico da parte delle milizie dell’ex premier del governo di salvezza nazionale, Khalifa Ghweil, e del vicepresidente del congresso nazionale, Awad Abdel Sadiq, avvenuta ieri sera a Tripoli. Il consiglio di presidenza ha chiesto al ministero dell’interno e alle forze di sicurezza di cooperare con la procura per indagare e prendere provvedimenti immediati «contro chi ha pianificato ed eseguito l’assalto alla sede del consiglio di stato tra i politici libici». Nuovo porto algerino di El Hamdania per il commercio tra Europa e Africa ALGERI, 15. I lavori per costruire il nuovo grande porto commerciale algerino a El Hamdania, circa 80 chilometri a ovest di Algeri, saranno lanciati nel marzo 2017, una volta completati gli studi tecnici. Lo ha annunciato il ministro dei lavori pubblici e dei trasporti, Boudjema Talai. L’infrastruttura portuale per il trasporto di merci è uno dei maggiori progetti infrastrutturali previsti dal governo algerino. L’obiettivo è quello di creare un hub per il commercio tra Europa e Africa sfruttando tecnologie cinesi. Il protocollo d’intesa per sviluppare il sito di El Hamdania firmato il 17 gennaio 2016 scorso, infatti, prevede una partnership pubblicoprivata tra la compagnia nazionale algerina dei porti e le aziende cinesi China State Building Corporation e la China Harbour Engineering Company. L’accordo sancisce che gli algerini mantengano una quota del 51 per cento, come previsto dalla legislazione locale, lasciando ai cinesi il restante 49 per cento. «Questo progetto, il cui costo è stimato intorno a 3,3 miliardi di dollari, sarà finanziato attraverso un credito cinese a lungo termine», aveva detto Mohamed Benboushaki, direttore dei porti algerini, alla firma del protocollo d’intesa con i cinesi. Il nuovo grande porto algerino prevede un totale di 23 banchine, una movimentazione annuale di oltre 25 milioni di tonnellate di merci e un fondale di oltre 20 metri. Per le autorità di Pechino si tratta del secondo grande investimento nell’area dopo il progetto del porto Tangeri-Med, che prevede la creazione di un polo logistico per consentire l’ingresso delle merci cinesi in Africa e nel sud dell’Europa. il presidente Hadi dalla capitale Sana’a, grazie anche all’alleanza con le milizie fedeli all’ex uomo forte del paese al potere per ben 38 anni, l’ex presidente Ali Abdallah Saleh, di cui Hadi è stato a lungo vice prima di vincere nel febbraio del 2012 le prime elezioni presidenziali a suffragio universale. Non si fermano i combattimenti sul terreno: un soldato saudita è stato ucciso dai ribelli che hanno sparato alcuni colpi oltre il confine yemenita, nella provincia saudita di Jizan, nel sud del paese. Lo ha annunciato la televisione di stato di Riad, Al Ekhbariya. Gli attacchi dei ribelli yemeniti attraverso il confine sono frequenti e hanno spinto Riad a rafforzare la presenza di militari nella zona. E almeno cinque persone sono morte a causa dell’esplosione di una bomba all’interno di una tenda in cui era in corso un funerale a Mareb, provincia dello Yemen orientale. Secondo fonti locali almeno altre dieci persone sono rimaste ferite. Lo scoppio ha colpito i partecipanti al funerale di Abd Al Rab Al Shadadi, un comandante dell’esercito governativo, ucciso la scorsa settimana in uno scontro con i ribelli huthi. Tra le vittime dell’esplosione anche il fratello del generale. Non ci sono per ora rivendicazioni, ma la televisione satellitare Al Arabiya cita fonti yemenite anonime secondo le quali l’ordigno sarebbe stato piazzato dagli huthi. Strage di soldati egiziani nel Sinai IL CAIRO, 15. È di almeno 12 vittime il bilancio dell’attacco contro un posto di blocco militare nel nord del Sinai, in Egitto. Lo ha reso noto ieri il portavoce dell’esercito egiziano, il generale Mohamed Samir. L’attacco è stato rivendicato oggi dai terroristi del cosiddetto stato islamico (Is). Secondo una prima ricostruzione fornita dal quotidiano locale «Al Masry Al Youm», un gruppo affiliato al cosiddetto stato islamico ha teso un agguato agli uomini dell’esercito, ingaggiando una sparatoria in un’area del Sinai centrale. Il generale Samir ha precisato invece che l’aggressione è avvenuta vicino al confine con Israele e con la Striscia di Gaza. Dalla deposizione nel luglio 2013 del presidente Mursi l’area del Sinai ha assistito a una progressiva infiltrazione di miliziani fondamentalisti dominati dal gruppo Ansar Beit Al Maqdis (oggi divenuto Wilayat Sinai), che nel novembre 2014 ha annunciato la propria affiliazione all’Is. In seguito ai continui attacchi, lo scorso 20 luglio il parlamento egiziano ha approvato l’estensione dello stato di emergenza nel nord del Sinai per altri tre mesi e in queste ore l’esercito egiziano sta effettuando una vasta operazione aerea contro postazioni terroristiche distruggendo i loro nascondigli, depositi di armi e munizioni. Il governo tunisino approva la legge finanziaria TUNISI, 15. Il consiglio dei ministri tunisino presieduto dal premier, Youssef Chahed, ha approvato ieri il bilancio dello stato per il 2017, pari a 16,3 miliardi di euro. La riunione del consiglio dei ministri è stata dedicata all’esame del progetto di legge finanziaria per il 2017 che dovrebbe aumentare l’imposta sul valore aggiunto, bloccare i salari e chiedere un «contributo eccezionale» a imprese e cittadini. Dopo l’approvazione del governo, il documento passerà all’esame dell’assemblea dei rappresentanti del popolo, il parlamento monocamerale tunisino. Secondo quanto anticipato nei giorni scorsi dal ministro delle finanze tunisino, Lamia Zribi, oltre alla legge finanziaria 2017 è necessario approvare anche una manovra finanziaria supplementare per il 2016. «Il governo precedente ha gonfiato le stime sulla crescita — ha osservato il ministro — e oggi ci troviamo in un circolo vizioso. La legge finanziaria supplementare mira a trovare delle soluzioni ai diversi problemi». La manovra per il 2016, infatti, servirà a coprire un buco nel bilancio di un miliardo di euro. E, intanto, la guardia nazionale tunisina ha tratto in arresto ieri a Kairouane cinque persone accusate di essere collegate a un cellula terroristica implicata nella strage del resort di Sousse del 26 giugno 2015 che costò la vita a 38 turisti stranieri. Lo rivelano i media locali facendo riferimento a fonti della sicurezza precisando che agli ultimi cinque arrestati si sarebbe arrivati grazie alle dichiarazioni di un tassista fermato domenica scorsa a Sousse, anch’egli accusato di essere coinvolto in qualche modo nell’attentato. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 4 domenica 16 ottobre 2016 Ecologia alla luce dell’«Evangelii gaudium» La realtà come luogo di rivelazione Pubblichiamo stralci di un articolo da «Documents Episcopat» (settembre 2016), bollettino della Conferenza episcopale francese. di ELENA LASIDA n’immagine presentata dall’esortazione Evangelii gaudium può illustrare bene l’idea di «casa comune» proposta dall’enciclica Laudato si’: quella del poliedro che il Papa differenzia dalla sfera. Nella sfera le parti sono scomparse, si sono fuse, mentre nel poliedro ogni parte conserva la sua peculiarità e tutte insieme compongono una totalità. L’insieme non è il risultato di una fusione ma di un collegamento delle peculiarità di ogni parte. Oltre all’immagine, l’esortazione contiene la proposta di quattro regole: la realtà è più importante dell’idea; il tutto è superiore alla parte; l’unità prevale sul conflitto, il tempo è superiore allo spazio. L’esortazione Evangelii gaudium precisa così il significato della prima regola: «Esiste anche una tensione bipolare tra l’idea e la realtà. La realtà semplicemente è, l’idea si elabora. Tra le due si deve instaurare un dialogo costante, evitando che l’idea finisca per separarsi dalla realtà» (n. 231). Secondo questa regola, la realtà non è uno «stato grezzo» da correggere ma un «luogo di rivelazione». L’idea, così come la norma, non può mai attestare in modo integrale la complessità e la diversità della realtà. Essa mette in guardia contro l’inevitabile riduzione della realtà all’idea e invita a un confronto e a una riformulazione costanti dell’idea dinanzi alla realtà. Perciò questa regola ci invita a porci di fronte alla crisi ecologica come a un luogo di rivelazione piuttosto che a un problema da risolvere: un luogo che rivela qualcosa di nuovo sul senso della vita, un luogo che trasforma la nostra visione della vita buona, un luogo che manifesta una nuova forma di presenza di Dio nella storia. La regola secondo cui il tutto è superiore alla parte potrebbe essere facilmente malinterpretata, facendo pensare che postuli un predominio U del collettivo sull’individuale. Ma non è questo il significato datole dall’esortazione, la quale precisa chiaramente che «il tutto è più della parte, ed è anche più della loro semplice somma» e concretizza la regola nel seguente modo: «Non si dev’essere troppo ossessionati da questioni limitate e particolari. Bisogna sempre allargare lo sguardo per riconoscere un bene più grande che porterà benefici a tutti noi». Il peculiare deve essere messo nella prospettiva del tutto. «Però occorre farlo senza evadere, senza sradicamenti» (n. 235). La regola può essere associata al primo pilastro identificato nella Laudato si’: «Tutto è collegato». La «casa comune» non è solo uno spazio che riunisce, ma è anche e soprattutto un luogo che mette in relazione. Il dialogo al quale il Papa invita ripetutamente nell’enciclica costituisce la chiave di questo mettere in relazione. L’interdipendenza tra il tutto e le parti prende forma in seno alla creazione non solo nei riguardi della comunità umana ma anche verso tutti gli esseri viventi. Ogni essere, umano e naturale, deve essere posto nella prospettiva della creazione nel suo insieme, ma al contempo la creazione deve radicarsi in ogni situazione particolare. L’unità è superiore al conflitto: questo postulato può sembrare molto banale nella sua formulazione. Tuttavia presuppone una concezione dell’unità che non lo è, perché fondata sulla «comunione» delle differenze e non sulla loro soppressione: «Si rende possibile sviluppare una comunione nelle differenze, che può essere favorita solo da quelle nobili persone che hanno il coraggio di andare oltre la superficie conflittuale e considerano gli altri nella loro dignità più profonda» (n. 228). Tale regola corrisponde bene all’immagine del poliedro descritta prima: l’unità non cancella le peculiarità di ogni singola componente ma le mette in «comunione», ossia in dialogo. Questa regola sull’unità può essere messa in relazione con il secondo pilastro individuato nell’enciclica Laudato si’: tutto è donato. Di fatto l’esperienza del dono rende possibile Nicole Etienne, «Tulip Tree Blossoms on Sage Blue Linen» (2016) Otto secoli di storia del monastero clariano di Imola Il fruscio delle foglie Ritinteggiatura del monastero Il monastero è un testimone privilegiato dello scorrere del tempo, placido e inesorabile di fronte alla frenesia del mondo e al travagliato succedersi delle epoche. Ciò trova conferma anche nella storia del monastero di clausura delle clarisse di Imola, di cui tratta il libro Nel cuore della città. Il Monastero di Santo Stefano delle clarisse in Imola. Otto secoli di storia (Imola, Editrice Il nuovo diario messaggero, 2015, pagine 512, euro 45), a cura di Andrea Ferri, Ezio Ferri e Mario Giberti. Attraverso una ricchissima documentazione, il volume ripercorre le vicende del monastero dagli esordi nel XIII secolo fino ai giorni nostri, scandendo il racconto tra età medievale, moderna e contemporanea. Soffermandosi sugli episodi più dolorosi della sua storia, come la dominazione napoleonica, il racconto dimostra come in ogni epoca il monastero abbia rappresentato un punto di riferimento, quando non un rifugio, per la comunità civile. Anche gli oggetti presentati (come per esempio le tabelle dei frugali pasti regolati dalle Costituzioni a esse assegnate nel XVI secolo) parlano, raccontando nei minimi dettagli le attività quotidiane delle clarisse: si resta colpiti dalla tenacia con cui le religiose hanno portato avanti la propria missione, nonostante i numerosi ostacoli, anche finanziari, emersi nei secoli. Lo stesso spirito di abnegazione le porterà a eseguire personalmente la maggior parte dei lavori di ristrutturazione intrapresi negli anni recenti, grazie anche all’aiuto dei fedeli. Insomma, come sottolinea il vescovo di Imola, monsignor Tommaso Ghirelli presentando il libro, «per quanto ritirate, sono sempre donne del loro tempo, partecipi non solo delle vicende, della mentalità, ma anche delle virtù e dei peccati della loro città». Idea sviluppata anche nel film documentario Come il fruscio delle foglie (2015), realizzato da Med Media e prodotto dalle stesse clarisse. Tramite testimonianze della comunità civile, viene messo in risalto il proficuo paradosso dell’influenza esercitata dal luogo, sebbene chiuso alla città, e la continua interazione delle monache con la popolazione, nelle diverse epoche. Forma di vita, questa, che richiama quella delle foglie di un albero, che grazie al sole diffondo un ossigeno vitale: rimangono «legate al ramo e il ramo al tronco, e poi cadono e ricrescono». (solène tadié) la disappropriazione necessaria per costruire l’unità proposta. L’unità costruita a partire dalle proprietà individuali diviene semplice compromesso. È il caso, per esempio, delle «comproprietà»: ogni proprietario cerca di difendere prima di tutto la sua proprietà individuale. L’unità costruita a partire da ciò che ci viene donato diviene comunione. La «casa comune» che la Laudato si’ c’invita a costruire rimanda a questo tipo di unità che prende forma a partire dal dono ricevuto. Questa regola ci offre inoltre immagini concrete della forma che questa «casa comune» può assumere: quella di un’amicizia sociale, quella di un’unità multiforme e quella della pace. Infine c’è un’ultima regola, la cui formulazione può sembrare un po’ enigmatica, poiché mette in relazione il tempo e lo spazio: il tempo è superiore allo spazio. Il significato datole nella Evangelii gaudium consente di accostarla al terzo e ultimo pilastro individuato nella Laudato si’: tutto è fragile. «Questo principio permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. Aiuta a sopportare con pazienza situazioni difficili e avverse, o i cambiamenti dei piani che il dinamismo della realtà impone. È un invito ad assumere la tensione tra pienezza e limite, assegnando priorità al tempo»: la pienezza è dominatrice (provoca la volontà di possedere tutto), il limite è creatore (n. 223). In tal senso, la regola del tempo superiore allo spazio può essere messa in relazione con l’approccio positivo alla fragilità rivelato nella Laudato si’. Privilegiare il tempo sullo spazio presuppone in effetti una certa fragilità: quella di perdere il controllo totale su ciò che si produce, quella di disappropriarsi del risultato dell’azione compiuta, quella di accettare un risultato diverso da quello atteso. Ogni essere umano e naturale deve essere posto nella prospettiva della creazione nel suo insieme Ma al contempo la creazione deve radicarsi in ogni situazione particolare Questa priorità data al tempo sullo spazio si può tradurre in stile di vita, soprattutto attraverso le pratiche di mutualizzazione. La condivisione dei beni e dei servizi è un modo di utilizzarli fino al termine della loro vita utile e dunque di ridurre lo spreco. Lo abbiamo già indicato riguardo all’economia di funzionalità. Ebbene, oggi si stanno sviluppando modalità diverse di condivisione e di messa in comune. Per esempio, il noleggio di attrezzature fai-da-te permette che uno stesso attrezzo venga utilizzato da diverse persone. Il car pooling e il car sharing permettono che una stessa vettura venga utilizzata da diverse persone. Il coworking permette che uno stesso spazio venga utilizzato da diversi imprenditori. Il crowdfunding permette di condividere risorse finanziarie attorno a progetti comuni. Queste pratiche si stanno diffondendo sempre più: consentono un uso più razionale dei beni ma inventano anche nuove modalità di messa in comune. Davanti a Castel Sant’Angelo Misericordia lettera per lettera Davanti a Castel Sant’Angelo, venerdì 14, è stata collocata l’installazione «Misericordia», opera composta da undici artisti. Essa riproduce in forme tridimensionali la parola misericordia: sulle dodici immagini provenienti dal Codice leggendario ungherese degli Angiò, custodito nella Biblioteca apostolica vaticana. Sul retro delle lettere si possono leggere, oltre alle riflessioni degli artisti, citazioni della bolla lettere, alte tre metri, sono state applicate le stampe di altrettanti dipinti realizzati da otto artisti ungheresi e tre italiani, che si sono interrogati sul tema della misericordia, più la stampa di alcune Misericordia vultus di Papa Francesco. I lati delle lettere riproducono i colori della bandiera italiana e di quella ungherese (entrambi rosso, bianco e verde). Le opere originali dell’installazione saranno esposte presso la galleria dell’Accademia d’Ungheria dall’8 al 20 novembre. L’OSSERVATORE ROMANO domenica 16 ottobre 2016 pagina 5 Per un serio e pacato dibattito sul fine vita Un’alleanza contro la paura della morte di FERDINAND O CANCELLI rofessiamo quindi che ogni uomo e ogni donna, per quanto insignificanti possano apparire, hanno in sé una nobiltà inviolabile che loro stessi e i vicini debbono rispettare e fare rispettare senza «P Andrea Mantegna, «Cristo morto» (1475-1478) condizioni; che tutta la vita umana merita per se stessa, in qualsiasi circostanza, la sua dignità». Monsignor Óscar Arnulfo Romero pronunciò queste parole in una delle sue ultime omelie a San Salvador nella cappella dell’ospedale della Divina Provvidenza per malati terminali non molto tempo prima di essere ucciso il 24 marzo 1980: nel libro Sorella morte (Milano, Piemme, 2016, pagine 275, euro 17,50) l’autore, monsignor Vincenzo Paglia, da agosto 2016 presidente della Pontificia Accademia per la vita e postulatore della causa di beatificazione del vescovo centroamericano, sembra tenerle nel cuore come un fil rouge che si ritrova in molti passaggi. La “morte moderna”, per rifarsi al più volte citato Carl-Henning Wijmark, così lontana e così diversa dalla francescana “sorella morte” viene descritta dall’autore in modo attento e vivissimo. Dalle pressioni del mercato per rendere non solo «legale ma desiderabile l’eutanasia», fino al tradimento stesso della parola eutanasia che da morte buona ha finito per diventare un diritto individuale e una pratica pietosa, monsignor Paglia individua chiaramente nel crollo della «cultura umanistica che di fatto sostiene le relazioni umane nella società occidentale» il motivo alla base di quella cultura dello scarto che ha nella pratica dell’abbreviare la vita uno dei suoi più tragici epiloghi. Etienne Montero, decano della facoltà di giurisprudenza dell’università belga di Namur, viene citato dall’autore per sottolineare l’ampliarsi del fenomeno eutanasico «rispetto al campo ristretto inizialmente previsto dalla legge», quel «piano inclinato» che i fautori della “dolce morte” vorrebbero mettere in dubbio ma che le cifre confermano. Il rischio è quello di un passaggio dal “diritto di morire” al “dovere di morire”: al contrario monsignor Paglia invoca in molte pagine un serio e pacato dibattito sulle condizioni della fine della vita nella nostra società, un dibattito che a oggi in molti paesi e in particolare in Italia sembra ancora lontano. Quasi — suggerisce l’autore citando le parole del teologo valdese Paolo Ricca — sembrerebbe mancare radicalmente la coscienza della morte che è sempre «una coscienza critica» senza la quale si rischia di favorire «l’accettazione supina e acritica del sistema». Il contributo che la fede cristiana può dare a un tale dibattito è di importanza capitale, a patto di aprire «una rinnovata e creativa stagione di riflessione teologica sulle realtà ultime» e tornando con forza a proporre ai credenti e agli uo- a tutti che la dipendenza reciproca è il senso stesso della vita: è la fraternità, è il diritto-dovere dell’amore vicendevole». Nell’ultima parte del libro viene evidenziato il ruolo chiave della medicina palliativa, come antidoto sia all’accanimento terapeutico sia all’eutanasia e come orizzonte nel quale la proporzionalità delle cure e la considerazione delle dichiarazioni anticipate di trattamento possono portare a una vera alleanza terapeutica. «Se si guarda con più attenzione e profondità alle scelte che si compiono nei momenti estremi della vita — scrive l’autore — non può sfuggire una certa simmetria, a specchio, tra l’eutanasia e l’accanimento terapeutico. Si tratta in fondo, in entrambi i casi, Vincenzo Paglia individua di pratiche che negano la morte come nel crollo del sapere umanistico evento naturale. Soil motivo alla base di quella cultura dello scarto no atti che scaturiscono dalla stessa che ha nell’abbreviare l’esistenza paura della morte: uno dei suoi più tragici epiloghi per questo si cerca di dominarla, con l’eutanasia anticimini di buona volontà il tesoro centrale pandola, con l’accanimento terapeutico ridella nostra fede, quel «guardare oltre» mandandola. Due forme di onnipotenza e che, solo, può davvero strappare il morente di sconfitta». dalla solitudine e dalla marginalizzazione Il libro termina con un augurio, quello nelle quali sembra relegato dalla nostra so- di «un’alleanza tra tutti al fine di indivicietà. duare un orizzonte comune ove iscrivere il Significative le pagine nelle quali monsi- senso del vivere e del morire» salvaguargnor Paglia, rifacendosi «alla lunga dando in tal modo il senso del mistero. esperienza di amicizia intessuta tra giovani «Nessun uomo può dire di conoscere se e anziani che si vive, ad esempio, nella stesso se non si incontra con Dio (...). comunità di Sant’Egidio», indica i risultati Non so che darei, cari fratelli — diceva un che si potrebbero ottenere da una rinascita giorno monsignor Romero ai suoi poveri dell’alleanza tra generazioni, da una — perché il frutto di questa predicazione riscoperta di una concreta coesione sociale fosse che ciascuno di noi si ritrovi con attorno a questi temi forti. «Gli anziani — Dio e che viva la gioia della sua maestà e scrive Paglia — attraverso la loro esistenza della nostra piccolezza». La riconciliazioindebolita scuotono la sciocca pretesa ne che Sorella morte sembra suggerire andell’autosufficienza senza limiti e mostrano che a noi. Conservazione e restauro di documenti giapponesi Dal washi al koyori di CESARE PASINI el 1898 Franz Ehrle, prefetto della Biblioteca apostolica vaticana, organizzò nell’abbazia di San Gallo in Svizzera una conferenza sui manoscritti palinsesti rovinati dai reagenti chimici che vi erano stati applicati per facilitarne la lettura. Era la prima conferenza su un tema così grave per la conservazione e il restauro dei manoscritti, e infatti oggi viene ricordata come «l’avvenimento storico da cui prese l’avvio l’era moderna del restauro librario» (Paola Furia). Per giungere a un costruttivo risultato, padre Ehrle aveva interpellato i direttori delle principali biblioteche europee, invitandoli a riunirsi insieme, così che potessero essere messe in comune le esperienze e le competenze maturate nelle differenti istituzioni. Dopo oltre un secolo, la Vaticana il 5 e 6 ottobre scorsi ha organizzato, insieme ai National Institutes for the Humanities of Japan, una giornata di convegno con relazioni di esperti giapponesi e della Biblioteca vaticana, seguita da una giornata di formazione e dimostrazioni pratiche nel laboratorio di restauro della Biblioteca. Le N due giornate sono state dedicate alla conservazione e al restauro dei documenti archivistici giapponesi, di cui la Vaticana possiede la più grande raccolta esistente fuori del Giappone nella collezione di circa diecimila documenti raccolti dal salesiano Mario Marega concernenti la persecuzione dei cristiani in Giappone dal Seicento all’O ttocento. Quindi non un convegno, come talora accade, relativo al restauro di un manoscritto magari importante tuttavia con procedure che non presentano elementi di novità rispetto alla prassi comunemente nota, ma un’ampia informazione su procedure totalmente nuove per i laboratori di restauro occidentali e, ancora di più — come ha segnalato Ángela Núñez Gaitán (capo del laboratorio di restauro della Biblioteca) nella relazione introduttiva su Metodi di conservazione di documenti giapponesi nel progetto Marega — un «eccellente esempio di integrazione di competenza fra i nostri due Paesi», si intendano il Giappone e il Vaticano! Per questo importante aspetto le due giornate hanno raccolto un’ideale staffetta dal convegno di padre Ehrle, di cui hanno riprodotto lo spirito A Madrid Il rapporto tra l’Evangelii gaudium e l’Evangelii nuntiandi di Paolo VI è stato al centro il 15 ottobre della relazione del presidente della Conferenza episcopale spagnola, il cardinale Ricardo Blázquez Pérez (nella foto), durante il simposio che ha voluto rendere omaggio a Montini. Il convegno, organizzato a Madrid dalla Fundación Pablo VI per i cinquant’anni della conferenza episcopale, è stato aperto il 14 ottobre dal segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin. Sono poi intervenuti il cardinale Fernando Sebastián Aguilar, gli storici Lucetta Scaraffia, Juan María Laboa Gallego, Vicente Cárcel Ortí e il direttore dell’O sservatore Romano. Ha concluso i lavori il vescovo Ginés García Beltrán, presidente della Fundación Pablo VI. di collaborazione internazionale e il desiderio di comunicare i risultati e le esperienze in merito al materiale d’archivio giapponese così sconosciuto in occidente. Fra le relazioni, per attenermi alle principali, ricordo anzitutto quella offerta da Katsuhiko Masuda (in precedenza alla Showa Women’s University), il primo ad aver introdotto in occidente già negli anni Ottanta del secolo scorso le tecniche di restauro di opere d’arte giapponesi su carta, e per questo celebre presso i restauratori di materiali cartacei. Masuda ha parlato della fabbricazione storica della washi (la carta giapponese) nelle sue differenti tipologie (La qualità della washi. Il materiale dei documenti e le carte per il restauro): un argomento fondamentale per capire il materiale di cui sono fatti i documenti e, di conseguenza, comprendere quali reazioni, molto diverse rispetto a quelle della carta occidentale, esso abbia quando viene sottoposto al restauro. Naohiro Ōta (National Institute of Japanese Literature) si è dedicato alla diplomatica e alla “codicologia” giapponese (Formati e tipologie dei documenti di archivio giapponesi): è una materia totalmente sco- Un momento dell’incontro avvenuto il 5 e il 6 ottobre nosciuta in occidente ma, come si comprende, fondamentale per rispettare storicamente i formati dei documenti durante il restauro. Da parte vaticana Maria Rosaria Castelletti, Silvia Foschetti e Marta Grimaccia (laboratorio di restauro della Vaticana) hanno descritto la rapida formazione ricevuta dai giapponesi, che ha permesso di compiere il restauro dei documenti Marega (L’esperienza di restauratori occidentali su materiale archivistico giapponese. Il progetto Marega). Comunicando in concreto le loro impressioni in un simile lavoro sino a pochi anni fa non noto, hanno potuto confermare la positiva sintesi che è stata attuata fra le tecniche derivate dai due ambiti geografici orientale e occidentale. La giornata pratica ha comportato una diretta formazione su vari aspetti: il reintegro di lacune ad acqua, la foderatura-velatura dei documenti, l’apertura del jō (tipo di documento ripiegato più volte su se stesso) utilizzando il rayon (foglio di fibra resistente che si ottiene dalla cellulosa), realizzazione del cordino fatto con carta arrotolata (koyori). Sono stati semplicemente mostrati, invece, alcuni interventi su legature (restauro in fogli doppi, reinserimento del koyori), sul come rincollare fogli successivi di uno stesso jō e come far aderire piccole strisce manoscritte sui jō. L’apprezzamento dei partecipanti al convegno ha indotto gli organizzatori a stamparne le relazioni, in due edizioni di- stinte, in giapponese e in inglese. Sarà la prima di una serie di pubblicazioni inserite nel progetto più ampio riguardante i documenti Marega: oltre agli interventi di conservazione e restauro considerati nel convegno di questi giorni, la Biblioteca vaticana sta procedendo a digitalizzare tutti i documenti, e le istituzioni giapponesi coinvolte stanno studiandoli, contestualizzandoli nella storia delle località Esperti nipponici e della Biblioteca vaticana hanno dialogato su tecniche e metodi Nel segno di una collaborazione che apre nuove e inedite prospettive nel campo dell’archivistica del Kiushu da cui provengono. Non solo si conoscerà meglio la storia del cristianesimo nei secoli di persecuzione, ma — grazie ai dati su numerose persone e nuclei familiari di quel tempo — si potranno meglio ricostruire le comunità di quei luoghi, intrecciando le informazioni con altre ricavabili in sede locale. Un progetto, quindi, che favorisce e stimola una collaborazione internazionale e interdisciplinare. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 6 domenica 16 ottobre 2016 Missione degli studenti cattolici NEW DELHI, 15. «Chiediamo a tutti gli uomini e le donne di buona volontà di unirsi a noi e di pregare per il nostro amato Paese, invocando la benedizione di Dio sulla sua popolazione»: è l’appello diffuso dal cardinale Baselios Cleemis Thottunkal, arcivescovo maggiore di Trivandrum dei SiroMalankaresi e presidente della Catholic Bishops’ Conference of India (Cbci) — organismo che raggruppa i vescovi di rito latino, malabarese e malankarese — in risposta alla crisi in Kashmir e all’escalation di violenza che si registra nella regione di confine con il Pakistan. L’iniziativa è quella di una giornata nazionale di preghiera interreligiosa da tenersi domani, domenica 16 ottobre. «Possa ogni luogo di culto risuonare di preghiere per la nostra amata nazione», è l’appello del porporato che a tal fine ha chiesto di organizzare liturgie e momenti di raccoglimento in tutte le diocesi cattoliche. Nello Stato indiano di Jammu e Kashmir, alla frontiera pakistana, da mesi non accenna a placarsi la tensione ed è tuttora in vigore il coprifuoco. Il conflitto tra l’esercito e i gruppi indipendentisti si è infiammato dopo l’uccisione, avvenuta a luglio, di un noto militante separatista, Burhan Wani, a cui è seguita una serie di attentati e attacchi alle basi militari. La popolazione della regione vive sotto sorveglianza militare, mentre scuole, università ed esercizi commerciali sono generalmente chiusi. Alcuni bambini riescono a frequentare le lezioni soltanto grazie all’opera di volontari che hanno aperto le porte delle proprie abitazioni e delle moschee per garantire un po’ di continuità nell’insegnamento. Le autorità — come riferisce l’agenzia AsiaNews — hanno vietato anche Nelle strade di Seoul In India giornata di preghiera interreligiosa Valore che unisce la celebrazione delle feste religiose per impedire assembramenti. Il bilancio di questa ondata di violenze nella regione himalayana, territorio conteso fra i due Paesi fin dal 1947, è drammatico: più di novanta morti e dodicimila feriti. Di fronte a un simile scenario, Thottunkal ha rinnovato l’appello alla coesione nazionale, invitando tutti i vescovi, sacerdoti, religiosi e laici cattolici del Paese a unirsi in preghiera «per il nostro amato Paese», affinché prevalgano «giustizia, pace, prosperità, benessere, armonia e unità». Come detto, il messaggio del cardinale presidente della Cbci non si rivolge ai soli cattolici ma invita i credenti di tutte le religioni a unirsi in una preghiera per la pace, un valore che accomuna tutte le fedi. In tale ottica, il porporato sottolinea anche come quello di ottobre sia un mese particolarmente significativo per tut- te le comunità di credenti. «Il 2 ottobre — ricorda — abbiamo celebrato il compleanno del Mahatma Gandhi; il 4 ottobre è stata la festa di san Francesco di Assisi, messaggero di pace». E, successivamente, l’11 ottobre è stata la festa indù del Dussehra, che celebra la vittoria del bene sul male, il 12 la festa islamica del Muharram. Giovedì 20 ottobre i sikh ricorderanno la nascita del guru Granth, mentre il 30 si celebrerà il Deepavali, la festa che per le religioni tradizionali indiane segna la vittoria della luce sulle tenebre. «Fra tutte queste festività religiose — sottolinea l’arcivescovo maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi — il nostro amato Paese affronta una sfida straordinaria, specialmente ai suoi confini. La Chiesa cattolica, con tutti gli altri credenti, vuole pregare per la giustizia, la pace, la prosperità, l’armonia e l’unità». Sulla questione è intervenuto nei giorni scorsi anche il cardinale arcivescovo di Bombay, Oswald Gracias, presidente della Conference of Catholic Bishops of India (l’episcopato di rito latino), il quale ha rinnovato l’appello «affinché si instauri il dialogo e la cooperazione tra i due governi». Grande preoccupazione, in tal senso, è stata espressa inoltre dall’arcivescovo-vescovo di Faridabad dei Siro-Malabaresi, Kuriakose Bharanikulangara, per il quale «è arrivato il momento in cui ragione e buon senso devono prevalere su emozione e rappresaglia». E ha aggiunto: «Il padre dell’India, il Mahatma Gandhi, ha detto che la politica “dell’occhio per occhio” renderà ciechi. Ogni azione immediata contro il Pakistan inasprirà il conflitto. Ed è esattamente ciò che vogliono i terroristi». Una diocesi filippina parteciperà a un programma governativo di reinserimento sociale Zone di pace libere dalla droga MANILA, 15. Esiste, ed è percorribile, un’altra strada, che non sia quella della giustizia “fai da te”, per debellare traffico della droga e crimine organizzato nelle Filippine. Ne è convinta la Chiesa cattolica, che accoglie e rilancia una proposta governativa fondata su programmi di riabilitazione e reinserimento sociale. Il Governo ha infatti recentemente lanciato un progetto denominato «Osservatorio della gente» che mira a incoraggiare le comunità locali ad assumere un atteggiamento proattivo proprio nella lotta contro corruzione, droga e criminalità. Iniziativa tanto più significativa perché avviene nel bel mezzo di una campagna che vede le organizzazioni della società civile denunciare le esecuzioni extragiudiziali compiute spesso da gruppi paramilitari a danno di trafficanti e spacciatori di droga. Fenomeno, quello delle esecuzioni extragiudiziali, che negli ultimi mesi, soprattutto a seguito dei mutati equilibri politici statali, ha fatto registrare un’impressionante impennata — circa tremilacinquecento le vittime — contro cui si è ovviamente espresso in modo fermo l’episcopato filippino. Il nuovo progetto governativo intende invece imboccare «una strada diversa» ed è basato su una collaborazione virtuosa tra Stato e società civile. Il tutto mira ad accompagnare tossicodipendenti e spacciatori in un cammino di rieducazione e reinserimento sociale. Una prospettiva che — come riferisce all’agenzia Fides il vescovo di Novaliches, Antonio R. Tobias — raccoglie l’attenzio- ne della Chiesa. Il presule assicura che nel territorio della propria diocesi verranno create delle «zone di pace», nelle quali saranno avviati «specifici programmi congiunti di riabilitazione e di rieducazione, grazie alla cooperazione di Stato, ong e organismi ecclesiali». La Chiesa, ha detto monsignor Tobias, «soprattutto attraverso le sue comunità ecclesiali di base, aiuterà l’amministrazione statale nella sua lotta contro la droga, senza sposare la violenza ma Riunita la conferenza episcopale del Vietnam Chiesa dei giovani HANOI, 15. Circa duemila giovani vietnamiti si sono riuniti nei giorni scorsi ad Hanoi per il secondo congresso della gioventù, in preparazione dell’evento, a livello nazionale, promosso dall’arcidiocesi di Hà Nôi, che si terrà il 16 e 17 novembre. Provenienti da otto parrocchie della diocesi di Vinh, i partecipanti hanno affrontato il tema: «Prendete il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Il congresso è iniziato con un’assemblea nel corso della quale i giovani hanno potuto mettere in comune esperienze e problemi della vita cristiana nelle loro parrocchie. Successivamente, alcuni sacerdoti hanno tenuto seminari su temi di attualità pastorale. I giorni del congresso sono coincisi con l’apertura dei corsi nei college e nelle università. Cele- brando la messa inaugurale del nuovo anno scolastico per l’associazione cattolica degli studenti, monsignor Paul Nguyên Thái Hop, vescovo di Vinh, ha sottolineato l’importanza di creare opportunità di incontro e confronto per i giovani cattolici, di fronte soprattutto ai gravi problemi che la società deve affrontare. Il ruolo degli studenti è sempre più decisivo, ha detto il vescovo: «Il vostro compito è quello di costruire voi stessi, le vostre famiglie e, facendo questo, costruire il Paese e la Chiesa». Temi che sono stati affrontati anche nel corso dell’assemblea plenaria dei vescovi vietnamiti, che si è tenuta sempre in questi giorni, e durante la quale è stato eletto, come nuovo presidente della conferenza episcopale, monsignor Joseph Nguyên Chi Linh, vescovo di Thanh Hóa. piuttosto contribuendo alla guarigione e alla protezione delle vittime della droga». Pur impegnandosi a contrastare corruzione, droga e criminalità, i cristiani — ha spiegato Rodolfo Diamante, segretario esecutivo della Commissione per la pastorale carceraria della Conferenza episcopale — «sono chiamati a difendere e a proclamare l’inviolabilità della persona umana, che è immagine di Dio». Infatti, «la vita umana è intrinsecamente preziosa e anche chi delinque resta depositario di una dignità umana inalienabile». In questa prospettiva, sempre la Commissione per la pastorale carceraria ha diffuso una nota in cui si esortano il presidente della Repubblica, Rodrigo Duterte, e i partiti politici ad abbandonare il progetto di ripristinare la pena di morte nel Paese. «La pena di morte non risolve il problema della criminalità. È una falsa speranza», si legge nel documento che riafferma il fermo impegno della Chiesa contro le esecuzioni capitali e nel sensibilizzare le coscienze per migliorare le politiche di lotta contro il crimine. «La morte non è mai la risposta. Come la pena di morte non è la risposta al crimine violento, l’aborto non è la risposta alle gravidanze non pianificate», ha sottolineato Diamante. Già l’estate scorsa, dopo la crescita esponenziale delle esecuzioni extragiudiziali, la Chiesa locale aveva lanciato una campagna intitolata «Non uccidere», per promuovere appunto il rispetto della vita umana e deplorare la lunga scia di violenza. L’episcopato ha inoltre diffuso un appello, indirizzato specialmente alle forze dell’ordine, per chiedere «giustizia e legalità» nel rispetto della dignità di ogni persona umana. Ricordando, inoltre, che «è dovere morale di ogni cristiano segnalare tutte le forme di “vigilantismo”», cioè quelle bande di vigilantes che agiscono senza il rispetto dello stato di diritto e in completa impunità. Analogo appello è stato diffuso dall’Associazione dei superiori maggiori per ribadire soprattutto la necessità di avviare meccanismi e strade di riabilitazione per i tossicodipendenti. SEOUL, 15. Ispirati da Papa Francesco, i giovani universitari cattolici di Seoul si dedicano all’evangelizzazione di strada. La federazione degli studenti cattolici della città, infatti, ha organizzato in questi giorni il Pax Festival a Sinchon, uno dei quartieri più vivaci della capitale, pieno di locali e punti di ritrovo dei giovani. Il festival è stato caratterizzato da attività di ascolto e dialogo, da performance musicali, teatrali e di danza realizzate in strada e si è concluso con una messa celebrata all’aperto. I partecipanti sono stati ispirati dalle parole di Papa Francesco che, visitando la Corea del Sud nell’agosto 2014, li ha invitati a «svegliarsi e andare avanti» nel donare il Vangelo. Per questo migliaia di ragazzi e ragazze — riferisce l’agenzia Fides — hanno scelto attività di «evangelizzazione di strada». Attraverso la testimonianza cristiana pubblica — ha sottolineato Clara Oh Yu-jung, presidente della Federazione degli studenti cattolici — «speriamo di incoraggiare i ragazzi a sentirsi orgogliosi della loro fede cattolica e a donarla agli altri». Secondo padre Peter Choi Bongyong, assistente della federazione degli studenti cattolici, «Pax Festival è un modo per portare il messaggio di Gesù al mondo esterno. Parlando del Vangelo a persone non cattoliche, gli studenti si rendono conto che la cosa più preziosa che posseggono è la fede». Il movimento studentesco cattolico è iniziato nel 1954 con la fondazione della Korean Catholic Student Association. Oggi la federazione degli studenti cattolici conta circa 1200 soci, provenienti da trentasei università di Seoul. Il festival non è l’unica iniziativa giovanile promossa dall’arcidiocesi di Seoul. Nei mesi scorsi, il dipartimento per le vocazioni e per la gioventù, al fine di incoraggiare e responsabilizzare i giovani nell’anno del giubileo, ha nominato un gruppo di studenti delle scuole medie e superiori della capitale «giovani missionari della misericordia», con l’obiettivo di aiutare i loro coetanei in ogni circostanza della vita: difficoltà nello studio, materiali e spirituali. A ricevere il mandato dal vescovo ausiliare di Seoul, monsignor Petrus Chung Soon-taick, sono stati tren- Vescovi francesi in Corea del Sud Pellegrini sulle orme dei martiri SEOUL, 15. Centocinquant’anni dopo la morte di centotré martiri in Corea, tra i quali vi erano dieci missionari francesi, è iniziato giovedì scorso un pellegrinaggio in Corea del Sud promosso dal vescovo di Le Mans, monsignor Yves Le Saux, insieme ad altri presuli francesi. Quella di Le Mans è la diocesi di origine di uno dei martiri, san Siméon-François Berneux. Il sacerdote, nativo di Château-du-Loir, è stato vicario apostolico della Corea, fu ordinato vescovo nel 1854 e ucciso a Saenamteo il 7 marzo 1866. Fu canonizzato con altri martiri coreani nel 1984 da Giovanni Paolo II. «Per dodici giorni — ha detto a “La Croix” monsignor François Garnier, arcivescovo di Cambrai — saremo nelle varie diocesi coreane in cui i martiri hanno svolto il loro ministero pastorale. Ogni delegazione porterà un vaso contenente la terra della città natale dei propri martiri. Questa terra sarà mescolata con quella coreana per piantare alberi». Nell’agosto 2014 Papa Francesco, durante il suo viaggio in Corea in occasione della Giornata della gioventù asiatica, ha beatificato altri centoventiquattro martiri coreani uccisi per la loro fede nel corso del XVIII e XIX secolo. tacinque rappresentanti dell’Azione cattolica giovanile e tredici delegati del movimento giovanile cattolico studentesco coreano. «I giovani saranno un esempio di fede per i loro coetanei — ha spiegato padre Stephan Kim Sung-hoon, responsabile del dipartimento della gioventù — e crediamo vi sia una grande differenza tra la predicazione che può fare un prete e le parole che può dire un amico». La missione più importante di questi giovani missionari nell’anno giubilare è quella di «convertire se stessi e portare la gioia del Vangelo agli amici che li circondano». I giovani missionari della misericordia hanno letto il Vangelo e pregato ogni giorno, hanno consolato e aiutato i loro coetanei in situazione di difficoltà e sono scesi in strada, anche in occasione del Pax Festival, per evangelizzare i loro coetanei. Lutti nell’episcopato Monsignor John Aloysius Mone, vescovo emerito di Paisley, in Scozia, è morto nella mattina di venerdì 14 ottobre a Greenock. Nato il 22 giugno 1929 a Glasgow, aveva ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 12 giugno 1952. Eletto alla Chiesa titolare di Abercorn il 24 aprile 1984 e nominato vescovo ausiliare di Glasgow, aveva ricevuto l’ordinazione episcopale il successivo 14 maggio. Quindi l’8 marzo 1988 era stato nominato vescovo di Paisley. E il 7 ottobre 2004 aveva rinunciato al governo pastorale della diocesi. Monsignor Cirilo Reyes Almario, vescovo emerito di Malolos, nelle Filippine, è morto nel pomeriggio di venerdì 14 ottobre. Nato l’11 gennaio 1931 a Caridad, nella diocesi di Imus, aveva ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 30 novembre 1956. Eletto alla Chiesa titolare di Zaba il 22 agosto 1973 era stato nominato vescovo coadiutore di Malolos. E il successivo 18 ottobre aveva ricevuto l’ordinazione episcopale. Quindi il 15 dicembre era divenuto vescovo di Malolos succedendo per coadiuzione. Il 29 gennaio 1996 aveva rinunciato al governo pastorale della diocesi. Le esequie saranno celebrate mercoledì 19 ottobre nella cattedrale di Malolos. † Il Presidente Sua Eminenza Reverendissima Cardinale Giuseppe Bertello, il Segretario Generale Mons. Fernando Vérgez, L.C., con tutto il Personale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, partecipano con sentimenti di profondo cordoglio e sincero affetto al dolore di Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Giovanni Angelo Becciu, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato e dei familiari, per la dipartita del padre ANTONIO MARIA ed assicurano preghiere in suffragio dell’anima eletta. † Sua Eccellenza Monsignor JeanLouis Bruguès, Archivista e Bibliotecario di S.R.C., Sua Eccellenza Monsignor Sergio Pagano, Prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano, il Prof. Paolo Cherubini, Vice Prefetto e i Dipendenti tutti, partecipano al lutto di Sua Eccellenza Monsignor Angelo Becciu, Sostituto della Segreteria di Stato, per la perdita del caro padre ANTONIO MARIA BECCIU assicurando preghiere di suffragio per l’anima del defunto al Signore della Vita. L’OSSERVATORE ROMANO domenica 16 ottobre 2016 pagina 7 Leslie Tammariello «Comunione dei santi» C’è un aspetto sociale della sua santità? Il cardinale Amato parla delle sette canonizzazioni del 16 ottobre La prima globalizzazione di NICOLA GORI La chiamata alla santità è universale. Non fa differenze di razze, lingue, culture. È la prima e riuscita “globalizzazione” della storia. Ne sono prova i santi di ogni epoca e di ogni Paese che hanno testimoniato con la loro vita la fedeltà a Cristo anche a costo della vita. Ne parla il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, in questa intervista all’Osservatore Romano, alla vigilia delle sette canonizzazioni che Papa Francesco presiede in piazza San Pietro domenica 16 ottobre. Un vescovo, tre sacerdoti, un religioso, una monaca, un laico: nei sette nuovi santi che Papa Francesco canonizza è rappresentato tutto il popolo di Dio. Qual è il filo conduttore di queste canonizzazioni? George Bernard Shaw, introducendo il suo testo teatrale su Giovanna d’Arco, riteneva giunto il tempo di studiare la storia fondandosi sui santi. Infatti la Chiesa arricchisce enormemente la storia dell’umanità con la celebrazione di uomini e donne, grandi e piccoli, che non solo sono testimoni credibili del Vangelo, ma sono anche autentici ed efficaci benefattori dell’umanità, da loro ornata con valori che costituiscono il dna dell’uomo, come la bontà, la lealtà, il perdono, l’accoglienza, il sacrificio, la condivisione, la compassione, la misericordia. Il filo conduttore, quindi, che collega i sette nuovi santi è proprio la santità, declinata nei diversi stati di vita cristiana. In che modo la provenienza geografica di queste figure rispecchia l’universalità della Chiesa? Si tratta di persone che hanno vissuto la comunione con Cristo immersi profondamente nelle diverse culture del mondo. Teologicamente parlando, si potrebbe dire che i santi sono gli autentici protagonisti di ogni inculturazione della fede. È il Vangelo il dinamico laboratorio della for- mazione di un nuovo lessico cristiano, che esalta i valori positivi delle culture umane, purificandole da eventuali limiti e insufficienze. I santi riescono a vivere e a esprimere la loro identità evangelica nella loro lingua natale, anche se la loro grammatica e sintassi spirituale restano profondamente evangeliche. Così hanno fatto la nativa americana Kateri Tekakwitha, il daimyò giapponese Justus Takayama Ukon, il missionario indiano Joseph Vaz, il martire sudafricano Benedict Daswa, l’armeno Gregorio di Narek, il giovane filippino Pedro Calungsod. Essi appartengono radicalmente al loro popolo ma, allo stesso tempo, fanno parte integrante di quell’esercito sconfinato di beati di ogni tribù, lingua e nazione, che ora vivono nella città di Dio. Con la canonizzazione di sette santi vissuti in culture e aree geografiche diverse la Chiesa mostra che nessuna cultura umana è estranea all’annuncio di Cristo. Anni fa in una certa zona ecclesiale gli studiosi pensavano che in Asia non vi fosse più posto per Gesù e il suo Vangelo di salvezza. In realtà, come poi la storia ha dimostrato, con gli esempi del martire Devasahaiam Pillai, della clarissa Alfonsa Muttathupadathu e di Teresa di Calcutta, in tutte le culture, anche quelle più antiche e prestigiose, il Vangelo può essere accolto e vissuto in modo esemplare, perché esalta l’autentica umanità presente nelle culture del mondo. Cosa lega la testimonianza dei due martiri, uno francese e l’altro messicano? Oggi più che mai è attuale la testimonianza dei martiri uccisi in odio alla fede. Nella canonizzazione di domenica, infatti, ci sono due martiri, uccisi in diverse circostanze storiche, vittime inermi e innocenti di feroci persecuzioni anticattoliche. Il primo, il francese Salomon Leclercq, apparteneva ai Fratelli delle scuole cristiane, educatori impegnati nell’istruzione e nella formazione umana e cristiana della gioventù. Fu martirizzato nel 1792, durante la bufera della rivoluzione francese. Il secon- do, José Sánchez del Río, è un adolescente messicano non ancora quindicenne. A tredici anni il ragazzo si unì ai cristeros, che si opponevano al regime antilibertario e anticattolico del tempo. Con coraggio non rinnegò la sua fede in Cristo anche sotto la minaccia della pena di morte. Pur straziata dal dolore, la mamma, María del Río, lo sostenne fino alla fine. Fu assassinato il 10 febbraio 1928, dopo aver subito supplizi atroci. Con le piante dei piedi spellate fu obbligato a camminare per il paese sulla strada verso il cimitero. Di tanto in tanto gli chiedevano di rinnegare e di dire: «Muoia Cristo Re!». Ma egli rispondeva sempre: «Viva Cristo Re!», «Viva la Virgen de Guadalupe!». Ancora oggi i cristiani sono oggetto di discriminazione e di persecuzione. Cosa dire al riguardo? «Sentinella, a che punto è la notte?» grida il profeta Isaia. È passata quella notte? Tanti segnali inquietanti ci avvertono che la notte non è ancora passata e che la strada dell’“umanizzazione dell’uomo” è ancora lunga e intrisa di lacrime. La barbarie è ancora tra noi e, oggi come ieri, si riveste di ipocrisia e di intolleranza. «Le tue sentinelle alzano la voce — aggiunge Isaia — per tutto il giorno e tutta la notte non taceranno mai». I martiri canonizzati sono due di queste sentinelle, due di quelle voci che non taceranno mai e sempre squarceranno l’inganno, richiamando noi uomini distratti all’esercizio più difficile: quello della coerenza nel momento della prova. Abbiamo ancora bisogno di testimoni come loro. Tra i sacerdoti spicca la figura del cura Brochero, tanto cara a Papa Francesco. Cosa può insegnare ai preti del nostro tempo? Il sacerdote argentino Gabriel Brochero o “el Cura gaucho”, come veniva familiarmente chiamato, era un sacerdote colto e santo. Il suo fecondo apostolato a dorso di una mula sgorgava dalla sua esperienza di Dio nutrita con la lettura assidua del Vangelo da lui conosciuto a memoria. Pur avendo concluso l’università di Córdoba con il titolo di maestro in filosofia, il suo linguaggio era semplice, non ricercato, fatto di parole ed espressioni locali, appartenenti al lessico popolare e facilmente comprensibili dai suoi fedeli. Questo linguaggio colloquiale, non accademico, aveva una precisa intenzionalità pastorale: far comprendere il Vangelo anche ai più deboli e incolti tra i suoi fedeli, che apprezzavano la sua originale lingua serrana. Il nostro beato aveva un vero dono delle lingue. La sua predicazione toccava i cuori, convertendo i peccatori più incalliti. Se a prima vista il Brochero poteva apparire privo di finezza, conoscendolo e vedendo la perfetta coerenza della sua vita con il Vangelo, si scopriva la sua nobiltà umana e la sua ricchezza spirituale. Come la recente beata argentina Mama Antula, anche il cura Brochero, imbevuto della spiritualità di sant’Ignazio di Loyola, diventò un araldo della diffusione del regno di Dio sotto la bandiera di Cristo. Lo stile dell’evangelizzazione brocheriana è caratterizzato dagli esercizi spirituali, bagno dell’anima, scuola delle virtù e morte dei vizi. Era convinto dell’efficacia degli esercizi spirituali per comunicare la luce della verità di Dio alle intelligenze e per far trionfare la grazia nei cuori più ribelli. Per questo organizzava molteplici turni, frequentati da fedeli sempre più numerosi. Predicava, confessava, dirigeva, assisteva gli esercitanti con grande premura. Elisabetta della Trinità Incontro all’abisso della misericordia di ROMANO GAMBALUNGA* Elisabetta Catez nacque il 18 luglio 1880 nel campo di Avor, presso Bourges in Francia e fu battezzata quattro giorni più tardi. Tre anni dopo nacque la sorella Margherita, a cui era molto affezionata. Nel 1887, pochi anni dopo il trasferimento della famiglia a Digione, il padre fu stroncato da un attacco cardiaco. Fu un avvenimento che colpì molto la piccola Elisabetta, la quale, a partire da quel momento, si impegnò a essere più buona; era, infatti, una bambina sensibilissima, vulcanica e ostinata fino alla collera. Anni dopo, a un’amica che visse lo stesso lutto, scrisse: «Ti sono vicina con tutto il cuore. Ho vissuto le stesse angosce e capisco il tuo dolore» (lettera 69). La madre seppe educarla con sapienza e fermezza, facendo leva sul suo senso di responsabilità e sull’amore verso Dio. Il 19 aprile 1891 ricevette la prima comunione, giorno che ricorderà per tutta la vita come quello decisivo per prendere la risoluzione di donarsi senza riserve a Gesù, giorno «in cui Gesù pose in me la sua dimora / in cui Dio prese possesso del mio cuore / tanto e così bene che da quell’ora / da quel colloquio misterioso / da quell’incontro divino, delizioso / io non ho aspirato che a dare la vita / a restituire un po’ del suo grande amore / al Diletto dell’Eucaristia / che riposa nel mio debole cuore / inondandolo di tutti i suoi favori» (poesia 47). Tutta la sua vita successiva e la sua esperienza spirituale trovano qui la loro sorgente. Quel giorno perciò cominciò una dura lotta per “vincersi per amore”, imparando a dominare il suo temperamento volitivo, ardente e impetuoso. I risultati furono evidenti — «da quel giorno, mai più uno scatto d’ira» ricorda la madre — tanto che chi non l’aveva conosciuta prima non riusciva a credere che fosse stata così terribile come si diceva. Sempre più intimamente attratta da Cristo, nel 1894 emise privatamente il voto di verginità. Sentendosi chiamata alla vita religiosa, chiese alla madre il permesso di entrare nel Carmelo di Digione, che si trovava a pochi metri da casa, ma la madre le chiese di aspettare almeno fino al compimento della maggiore età, che a quel tempo erano i 21 anni. Le obbedì senza ribellarsi, facendo di necessità virtù e cercando al tempo stesso di coinvolgerla nella storia che Dio stava scrivendo nel suo cuore, ricordando alla madre che era stata lei ad averle insegnato ad ascoltare con fiducia e amare il Signore, perciò doveva essere contenta che sua figlia rispondesse alla chiamata. Elisabetta era una giovane talentuosa, esuberante, una leader naturale: abile e premiata pianista, gioiosa e attiva nella vita parrocchiale e sociale della sua città, visse il tempo che la separava dall’entrata nel Carmelo imparando a trovare l’amato Cristo in ogni cosa, donando soltanto a lui il suo cuore, seppure impegnata in varie attività, partecipe di serate di danza, coinvolta in tante amicizie che coltivava assiduamente. Scriveva pochi mesi prima di entrare in monastero: «Andrò alla mia serata, ma solo con il corpo, non di più, perché nessuno potrebbe distrarre il mio cuore da colui che amo e, pensa, credo che egli sarà contento di avermi là. Chiedigli che egli sia talmente in me che lo si senta avvicinandosi alla sua povera fidanzatina e che si pensi a lui! Noi siamo le sue ostie viventi, i suoi piccoli cibori. Ah, che tutto in noi lo rifletta, che possiamo donarlo alle anime!» (lettera 54). Nel monastero, dove l’8 dicembre 1901 vestì l’abito religioso prendendo il nome di Elisabetta della Trinità, crebbe la sua unione con la santissima Trinità nelle profondità dell’anima; guardando a Maria, imparava a custodire sempre più la presenza del Dio vivente e a fare ogni giorno con generosità la sua volontà, imitando il Figlio eterno del Padre, il Verbo incarnato per amore, lo sposo amato intensamente: Gesù Cristo, che sulla croce — il legno capace «di accendere il fuoco dell’amore» (lettera 138) — mostra la sua passione e il desiderio di donarsi a ogni persona. La sua vita trascorreva serena, a parte il periodo del noviziato, in cui visse una profonda notte di purificazione; il ritmo era scandito dalla liturgia della Chiesa, dalle due ore di orazione mentale che caratterizza la vita monastica carmelitana e dai lavori di casa, in un clima di silenzio e solitudine, che lei tanto amava. Pochi mesi dopo la professione religiosa, celebrata l’11 gennaio 1903, si manifestarono i primi sintomi del morbo di Addison — allora incurabile — che la condusse rapidamente alla morte fra atroci dolori, accettati con sentimenti di pace e abbandono fiducioso alla misericordia di Dio. Morì a ventisei anni il 9 novembre 1906. Tanti nella famiglia carmelitana, ma anche nei seminari, fra i sacerdoti, i consacrati e le consacrate, non soltanto in Francia, attendevano con ansia la notizia della sua canonizzazione. Elisabetta però è poco conosciuta fra i laici. Voglio perciò rapidamente indicare alcuni elementi che rendono attuale la sua figura, nel contesto di questo anno giubilare, e ci aiutano a cogliere la provvidenzialità della sua canonizzazione. In primo luogo Elisabetta visse intensamente la vita battesimale, scoprendo che è possibile trovare Dio in tutte le cose e amarlo in ogni situazione, se è vero che lui vive in noi inondandoci col suo «troppo grande amore», come amava ripetere ispirandosi a san Paolo. Tutto quello che non si fa per Dio è nulla (cfr. lettera 340), svuota invece che riempire, disperde invece che riunire. Non è l’attività a disperdere, ma il non cre- dere «che un essere che si chiama amore abita in noi» (lettera 330), il non essere uniti all’essere che ci ama, al Padre che in Cristo ci attende nella sua casa e col suo Spirito ci sostiene nel cammino. È possibile riconoscere «Dio sotto il velo dell’umanità» (Ultimo ritiro, 4) e ascoltarne la parola nel presente, se si riconosce che la nostra miseria è il luogo dell’incontro con lui. Infatti, egli è misericordia e perciò soltanto «laggiù avrà luogo l’impatto divino; è laggiù che l’abisso del nostro nulla, della nostra miseria, incontrerà l’abisso della misericordia, dell’immensità del tutto di Dio. È laggiù che troveremo la forza di morire a noi stessi e che, perdendo le nostre sembianze, saremo trasformati in amore» (Cielo nella fede, 4). Perciò, non bisogna mai disperare di sé o degli altri, poiché «l’anima più debole, perfino la più colpevole è quella che ha più motivi per sperare», dato che «possiede in se stessa un salvatore che la vuole purificare in ogni momento» (lettera 249), perché «la sua missione è quella di perdonare» (lettera 145). Unendosi alla carità di Dio, che deborda senza sosta verso gli altri, possiamo sperimentare il mistero della Trinità e prendere parte al mistero della redenzione. La Chiesa infatti è la comunità degli uomini di tutte le razze e culture, che si nutre alla sorgente inesauribile della vita trinitaria. Forte di questa esperienza, Elisabetta ricorda a tutti in maniera efficace in cosa consiste, alla radice, l’apostolato e la santità: «Comprenderemo mai quanto siamo amati? Sta qui, mi sembra, la scienza dei santi. Nella misura in cui possederemo con abbondanza la vita divina potremo comunicarla e diffonderla nel grande organismo della Chiesa. Ci sono due parole che per me riassumono tutta la santità, tutto l’apostolato: “unione, amore”» (lettera 191). Qual è quindi l’aiuto che Dio vuole dare alla Chiesa universale in questi tempi burrascosi attraverso la canonizzazione di Elisabetta della Trinità? È lei stessa a dircelo, consegnando a una consorella pochi giorni prima di morire il suo testamento spirituale: «In cielo la mia missione sarà quella di attirare le anime aiutandole a uscire da se stesse per aderire a Dio con un moto tutto semplice e innamorato e di conservarle in questo grande silenzio interiore, che permette a Dio di imprimersi in esse, di trasformarle in lui stesso» (lettera 335). *Postulatore generale dei Carmelitani scalzi Anche il cura Brochero è un benefattore dell’umanità. La sua carità pastorale, infatti, mirava alla promozione integrale dei fedeli. Per questo si premurava di edificare scuole per l’istruzione dei giovani, di aprire strade, di scavare canali di irrigazione. Fece anche realizzare il tratto locale della ferrovia e costruire l’edificio della posta. Il benessere sociale per lui era importante come il benessere spirituale. Si interessava della giusta paga dei lavoratori, della richiesta di grazia per alcuni prigionieri. Per promuovere queste sue iniziative, si rivolgeva ai potenti, ai governatori e ai ricchi, mostrando loro che le opere sociali da lui volute avevano la finalità di rendere sempre più degna e più umana la vita dei cittadini. Aveva poi la bontà di ringraziare i suoi benefattori con lettere, con visite personali, con alcuni prodotti della zona, con parole sempre piene di gratitudine e di riconoscenza. A tal fine, ma anche per stimolare la generosità, pubblicava regolarmente sui giornali i nomi e i donativi ricevuti. I fedeli non restavano insensibili di fronte alla concretezza della sua carità. Un giorno ricevette in dono un’artistica medaglietta, con la scritta, da una parte, “Vangelo, scuole, strade”, e, dall’altra, “le signore di sant’Alberto al cura Brochero”. Fu talmente commosso e grato per questo gesto semplice, che legò la medaglietta alla catena del suo orologio, portandola con sé fino alla morte. Tra i fondatori risalta l’apostolato eucaristico di Manuel Gonzalez García. Qual è la sua eredità? L’amore all’Eucaristia è il lascito più prezioso del suo apostolato. Il sivigliano Manuel González García è, infatti, chiamato il vescovo dei tabernacoli abbandonati. Era innamorato dell’Eucaristia e la sua persona, in continua adorazione del Signore, irradiava una energia spirituale che attirava e convertiva al bene. La sua esistenza fu piena di esperienze eucaristiche. Da piccolo Manuel faceva parte del celebre gruppo di ragazzi sivigliani, che per antica tradizione cantano e ballano davanti al Santissimo Sacramento. Sono chiamati “los seises”, perché sono sei piccoli cantori della cattedrale. Manuel era uno di questi angeli eucaristici. Una settimana dopo l’ordinazione sacerdotale don Manuel celebrò la messa nella cappella dei salesiani e da quel giorno, in segno di rispetto per l’Eucaristia, smise per sempre di fumare. Iniziò il ministero a Palomares del Rio. Qui, trovandosi in una chiesetta con un tabernacolo deserto, ebbe l’ispirazione di divenire l’apostolo dei tabernacoli abbandonati. L’Eucaristia diventò il motore del suo apostolato e le sue opere ebbero tutte una impronta eucaristica. Passava lunghe ore in adorazione del Santissimo Sacramento. Fu il promotore di varie iniziative eucaristiche, fra le quali la più importante fu la fondazione della congregazione delle missionarie Eucaristiche di Nazaret. Questo carisma eucaristico aveva una sua espansione concreta nella sua carità verso i bisognosi, soprattutto poveri e infermi. Visse con grande coerenza il suo ministero episcopale, soffrendo, in silenzio e in completa adesione ai disegni di Dio, incomprensioni e contrasti e realizzando quei valori che la grazia aveva fatto maturare nel suo cuore. Quale aspetto di Elisabetta della Trinità è ancora oggi attuale? Elisabetta della Trinità è una mistica molto nota anche al mondo accademico, attraverso la sua opera di alto contenuto spirituale. Le sue meditazioni del mistero di Dio Trinità, cuore del cristianesimo, sono di perenne attualità. Perciò anche Elisabetta della Trinità ha tanto da dire alle donne e agli uomini del nostro tempo, comunicando loro la realtà della presenza trinitaria nei nostri cuori. L’uomo, soprattutto il battezzato, è una realtà trinitaria, come figlio di Dio Padre, fratello di Cristo e tabernacolo dello Spirito Santo. Questo fu l’argomento della sua quotidiana meditazione e della sua eccezionale esperienza spirituale. Gli altri due fondatori hanno dato vita a famiglie religiose. Qual è la caratteristica del loro carisma? L’esperienza della vita religiosa si innesta proprio in questa ricerca dell’essenziale. I due santi fondatori di famiglie religiose si distinguono, oltre che per la loro intensa spiritualità, anche per essersi messi in ascolto dei “segni dei tempi”. Sia Lodovico Pavoni sia Alfonso Maria Fusco furono instancabili apostoli della difesa e promozione dei bambini e dei giovani, soprattutto poveri ed emarginati. L’uno visse e operò nell’Italia settentrionale, l’altro nel meridione. Qualunque sia il contesto nel quale viviamo, la nostra vita cristiana si ispiri all’esperienza di questi santi, che liberamente aderirono a Cristo e condivisero pienamente i desideri e le scelte del suo cuore. Questi nuovi sette santi costituiscono sette esempi convincenti di quella umanità nuova voluta da Dio Trinità, annunciata da Cristo e formata dalla Chiesa, la madre santa del popolo santo di Dio. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 8 domenica 16 ottobre 2016 Francesco ricorda che gli anziani hanno un ruolo essenziale nella Chiesa e nella società Le radici e la memoria Contro la cultura dello scarto che emargina chi è improduttivo Un nuovo monito contro «la cultura nociva dello scarto», che esclude ed emargina i più deboli, è stato lanciato da Papa Francesco durante l’udienza a settemila appartenenti alla Senior Italia Federanziani e all’Associazione nazionale lavoratori anziani, ricevuti nella mattina di sabato 15 ottobre, nell’Aula Paolo VI. Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Mi rallegro di vivere insieme con voi questa giornata di riflessione e preghiera, inserita nel contesto della Festa dei Nonni. Vi saluto tutti con affetto, ad iniziare dai presidenti delle Associazioni, che ringrazio per le loro parole. Esprimo il mio apprezzamento a quanti hanno affrontato difficoltà e disagi pur di non mancare a questo appuntamento; e al tempo stesso sono vicino a tutte le persone anziane, sole o ammalate, che non hanno potuto muoversi da casa, ma che sono spiritualmente unite a noi. La Chiesa guarda alle persone anziane con affetto, riconoscenza e Un sogno coronato a 104 anni. Il desiderio di incontrare il Papa si è realizzato per Maria Bernacchi, “nonna Mariuccia”, emozionata e felice in prima fila fra i settemila ospiti riuniti in aula Paolo VI. È stata lei — accompagnata da Liliana che, ormai, da badante è divenuta una vera e propria figlia — il simbolo dell’incontro del Pontefice, perché, come ha detto Roberto Messina, presidente di Senior Italia Federanziani, salutando Papa Francesco, «la vita dell’anziano è un valore, anche nella condizione di fragilità che spesso a essa si accompagna e deve ispirare accoglienza e cura». L’udienza con il Pontefice è stata preceduta da una festa organizzata dalla Federanziani insieme all’Associazione nazionale lavoratori anziani (Anla). Due ore di canti e musica guidati dal coro della diocesi di Roma con il maestro grande stima. Esse sono parte essenziale della comunità cristiana e della società. Non so se avete sentito bene: gli anziani sono parte essenziale della comunità cristiana e della società. In particolare rappresentano le radici e la memoria di un popolo. Voi siete una presenza importante, perché la vostra esperienza costituisce un tesoro prezioso, indispensabile per guardare al futuro con speranza e responsabilità. La vostra maturità e saggezza, accumulate negli anni, possono aiutare i più giovani, sostenendoli nel cammino della crescita e dell’apertura all’avvenire, nella ricerca della loro strada. Gli anziani, infatti, testimoniano che, anche nelle prove più difficili, non bisogna mai perdere la fiducia in Dio e in un futuro migliore. Sono come alberi che continuano a portare frutto: pur sotto il peso degli anni, possono dare il loro contributo originale per una società ricca di valori e per l’affermazione della cultura della vita. Il sogno di nonna Mariuccia Marco Frisina, e soprattutto di testimonianze offerte per reagire alla cultura dello scarto e ribadire, in occasione della “festa dei nonni”, che «gli anziani, oggi più che mai, sono una risorsa per il Paese in termini di welfare, di risorsa economica ma anche e sempre più di memoria, di saggezza e di competenza». Tante le storie emblematiche raccontate, come quella dell’attività di teatroterapia portata avanti a Pescara, o il servizio di accompagnamento quotidiano dei pazienti in dialisi garantito da circa cento volontari in Emilia Romagna, o ancora la “clown animazione” che allevia le sofferenze nei reparti oncologici degli ospedali marchigiani. Si è parlato di diritto alla salute, di diritto alle cure e di aderenza alla terapia (il corretto incontro tra Non sono pochi gli anziani che impiegano generosamente il loro tempo e i talenti che Dio ha loro concesso aprendosi all’aiuto e al sostegno verso gli altri. Penso a quanti si rendono disponibili nelle parrocchie per un servizio davvero prezioso: alcuni si dedicano al decoro della casa del Signore, altri come catechisti, animatori della liturgia, testimoni di carità. E che dire del loro ruolo nell’ambito familiare? Quanti nonni si prendono cura dei nipoti, trasmettendo con semplicità ai più piccoli l’esperienza della vita, i valori spirituali e culturali di una comunità e di un popolo! Nei Paesi che hanno subito una grave persecuzione religiosa, sono stati i nonni a trasmettere la fede alle nuove generazioni, conducendo i bambini a ricevere il battesimo in un contesto di sofferta clandestinità. In un mondo come quello attuale, nel quale sono spesso mitizzate la forza e l’apparenza, voi avete la missione di testimoniare i valori che paziente e raccomandazioni del medico). Un tema, quest’ultimo, sul quale il prossimo novembre verrà firmata una carta europea nell’ambito del congresso internazionale di Federanziani. Tutti, ha detto Antonio Zappi, presidente nazionale dell’Anla, salutando Papa Francesco, hanno voluto essere presenti «in rappresentanza di milioni di anziani che hanno dato il proprio contributo nei vari settori operativi del Paese e che vogliono e possono ancora offrire esperienze, competenze e correttezza professionale trasferendo ai coetanei più sfortunati il tanto che hanno ricevuto». Al di là delle organizzazioni e delle iniziative, il messaggio è stato chiaro: l’importanza di un futuro «basato sull’ascolto, sul dialogo e sul rispetto tra le varie generazioni». contano davvero e che rimangono per sempre, perché sono inscritti nel cuore di ogni essere umano e garantiti dalla Parola di Dio. Proprio in quanto persone della cosiddetta terza età voi, o meglio noi — perché anch’io ne faccio parte —, siamo chiamati a operare per lo sviluppo della cultura della vita, testimoniando che ogni stagione dell’esistenza è un dono di Dio e ha una sua bellezza e una sua importanza, anche se segnate da fragilità. A fronte di tanti anziani che, nei limiti delle loro possibilità, continuano a prodigarsi per il prossimo, ce ne sono tanti che convivono con la malattia, con difficoltà motorie e hanno bisogno di assistenza. Ringrazio oggi il Signore per le molte persone e strutture che si dedicano a un quotidiano servizio agli anziani, per favorire adeguati contesti umani, in cui ognuno possa vivere degnamente questa importante tappa della propria vita. Gli istituti che ospitano gli anziani sono chiamati ad essere luoghi di umanità e di attenzione amorevole, dove le persone più deboli non vengono dimenticate o trascurate, ma visitate, ricordate e custodite come fratelli e sorelle maggiori. Si esprime così la riconoscenza verso coloro che hanno dato tanto alla comunità e sono la sua radice. Le istituzioni e le diverse realtà sociali possono fare ancora molto per aiutare gli anziani ad esprimere al meglio le loro capacità, per facilitare la loro attiva partecipazione, soprattutto per far sì che la loro dignità di persone sia sempre rispettata e valorizzata. Per fare questo bisogna contrastare la cultura nociva dello scarto, che emargina gli anziani ritenendoli improduttivi. I responsabili pubblici, le realtà culturali, educative e religiose, come anche tutti gli uomini di buona volontà, sono chiamati a impegnarsi per costruire una società sempre più accogliente e inclusiva. E questo dello scarto è brutto! Una delle mie nonne mi raccontava questa storia, che in una famiglia il nonno abitava con loro [figli e nipoti], era vedovo, ma incominciò ad ammalarsi, ammalarsi..., e a tavola non mangiava bene, e gli cadeva un po’ del pasto. Un giorno il papà ha deciso che il nonno non mangiasse più con loro a tavola, ma in cucina, e ha fatto un tavolino piccolo per il nonno. Così, la famiglia mangiava senza il nonno. Alcuni giorni dopo, quando tornò a casa dal lavoro, trovò uno dei suoi figli piccolini che giocava con il legno, i chiodi, i martelli... “Ma cosa stai facendo?” [gli chiese il papà]. Il bambino gli rispose: “Sto facendo un tavolo” — “Ma perché?” — “Per te. Perché quando tu diventi vecchio, possa mangiare così”. I bambini naturalmente sono molto attaccati ai nonni e capiscono cose che soltanto i nonni possono spiegare con la loro vita, con il loro atteggiamento. Questa cultura dello scarto dice: “Tu sei vecchio, vai fuori”. Tu sei vecchio, sì, ma hai tante cose da dirci, da raccontarci, di storia, di cultura, della vita, dei valori... Non bisogna lasciare che questa cultura dello scarto vada avanti, ma che sempre ci sia una cultura inclusiva. È importante anche favorire il legame tra generazioni. Il futuro di un popolo richiede l’incontro tra giovani e anziani: i giovani sono la vitalità di un popolo in cammino e gli anziani rafforzano questa vitalità con la memoria e la saggezza. E parlate con i vostri nipotini, parlate. Lasciate che loro vi facciano domande. Sono di una peculiarità diversa dalla nostra, fanno altre cose, a loro piacciono altre musiche..., ma hanno bisogno degli anziani, di questo dialogo continuo. Anche per dare loro la saggezza. Mi fa tanto bene leggere di quando Giuseppe e Maria portarono il Bambino Gesù — aveva 40 giorni, il bambino — al tempio; e lì trovarono due nonni [Simeone e Anna], e questi nonni erano la saggezza del popolo; lodavano Dio perché questa saggezza potesse andare avanti con questo Bambino. Sono i nonni ad accogliere Gesù nel tempio, non il sacerdote: questo viene dopo. I nonni. E leggete questo, nel Vangelo di Luca, è bellissimo! Cari nonni e care nonne, grazie per l’esempio che offrite di amore, di dedizione e di saggezza. Continuate con coraggio a testimoniare questi valori! Non manchino alla società il vostro sorriso e la bella luminosità dei vostri occhi: che la società possa vederli! Io vi accompagno con la mia preghiera, e anche voi non dimenticatevi di pregare per me. E ora su di voi e sui vostri propositi e progetti di bene, invoco la benedizione del Signore. Adesso preghiamo la nonna di Gesù, Sant’Anna; preghiamo Sant’Anna, che è la nonna di Gesù, e lo facciamo in silenzio, un attimino. Ognuno chieda a Sant’Anna che ci insegni a essere buoni e saggi nonni. [Benedizione] Grazie. In visita il 25 marzo 2017 Il Pontefice a Milano Papa Francesco visiterà l’arcidiocesi di Milano sabato 25 marzo 2017. Ne hanno dato notizia la Sala stampa della Santa Sede e il cardinale arcivescovo Angelo Scola il quale, ringraziando il Pontefice per questo «segno di affetto e stima per la Chiesa ambrosiana, la metropoli milanese e la Lombardia tutta», ha annunciato che nei prossimi giorni il Consiglio episcopale milanese inizierà il lavoro organizzativo costituendo e coordinando un’apposita commissione. Venerdì della misericordia tra i bambini Una partita a biliardino con il Papa Una partita di biliardino, una bella merenda con pasticcini e leccalecca, e anche l’ascolto di un brano rap con la cuffia dello smartphone: Papa Francesco ha voluto vivere il suo decimo «venerdì della misericordia» con una piccola festa in mezzo a bambini e ragazzi ospiti di una casa famiglia. E così alle 15 del 14 ottobre ha fatto una vera e propria sorpresa ai giovanissimi ospiti del Villaggio Sos, a via Michelangelo di Pierri, in zona Boccea a Roma. È una struttura, hanno spiegato al Pontefice, che dal 1987 «accoglie temporaneamente bambini in condizioni di disagio personale, familiare e sociale, su segnalazione dei servizi sociali e del tribunale». I piccoli non hanno nascosto stupore e gioia vedendo entrare il Papa nella loro casa. Una festa inaspettata vissuta insieme senza protocolli, in un clima di semplice familiarità, tanto che un bambino di due anni e mezzo ha offerto a Francesco il suo leccalecca. Il Papa — accompagnato dall’arcivescovo Rino Fisichella — ha visitato tutta la struttura, preso per mano proprio dai più piccoli che gli hanno mostrato le loro camerette e anche i loro giocattoli preferiti. E poi lo hanno portato anche nella zona verde, dove ci sono un campetto da calcio e un piccolo parco giochi. Francesco non ha poi mancato di incoraggiare gli educatori. «Il vostro lavoro è importantissimo e speciale perché nessun bambino nasce per crescere da solo» ha detto. Inoltre il Pontefice si è informato dell’assistenza offerta ai bambini e alle loro famiglie — come ha poi raccontato Pier Carlo Visconti, presidente del Villaggio Sos — e ha voluto conoscere personalmente la storia di ciascun ospite prima di incontrarlo per abbracciarlo. Per tutti, ha aggiunto il direttore Paolo Contini, «la visita del Papa è stata un grande riconoscimento dopo anni di lavoro e fatica, ed è stato bello sentirsi scelti solo per il senso reale del nostro lavoro, senza che nessuno indicasse il Villaggio». Gli ha fatto eco Maria Grazia Lanzani Rodríguez y Baena, presidente dell’associazione per l’Italia: «Siamo commossi per l’incontro con il Papa, ha fatto un regalo immenso ai nostri bambini e ragazzi, e questo sarà per loro un ricordo indelebile». Il Villaggio, spiegano i responsabili, «è composto da cinque case, in ognuna delle quali ci sono un massimo di sei bambini e bambine fino a dodici anni di età, insieme a una responsabile chiamata “mamma sos”». In sostanza, hanno detto a Francesco, «il Villaggio è strutturato in modo da riuscire a seguire e supportare i bambini durante la loro crescita, accompagnandoli come una famiglia vera e propria attraverso le varie tappe di crescita e di integrazione nella società». I bambini, infatti, «vengono accompagnati a scuola, frequentano la parrocchia e fanno sport». Da parte loro «i professionisti, residenti, non residenti o volontari, che operano nel centro, seguono i bambini per un periodo di diversi anni, contribuendo a creare rapporti umani stabili, che li aiutano a raggiungere un’adeguata autonomia». Ed è significativo che alcuni ragazzi scelgano di restare vicino alla struttura per avere un riferimento ma anche per dare una mano nelle attività quotidiane. «Questa ormai — racconta Megan, un ragazzo eritreo — è la mia casa: è molto tempo che sono qui, non mi sono mai voluto allontanare, voglio molto bene alle persone che ci lavorano». Questo stile educativo, affermano i responsabili, «riprende il modello pedagogico e organizzativo del primo Villaggio Sos, fondato in Austria nel 1949 da Hermann Gmeiner, un giovane studente di medicina che, profondamente colpito dalle centinaia di bambini rimasti senza i propri genitori a causa delle devastazioni della guerra, aprì il primo Villaggio Sos, sviluppando un modello educativo vicino per umanità al calore di una famiglia vera, in forte contrapposizione al modello dell’orfanotrofio, diffuso a quel tempo». Prima di far rientro in Vaticano, Francesco è andato a far visita al novantunenne cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, ricoverato nella casa di cura Villa Betania, in via Pio IV. Nomina episcopale in India La nomina di oggi riguarda la Chiesa in India. Victor Lyngdoh vescovo di Jowai È nato il 14 gennaio 1956 nel villaggio di Wahlang, in arcidiocesi di Shillong. Ha frequentato la scuola nel suo villaggio, poi è passato al St. Paul’s Apostolic School a Shillong. Ha completato gli studi ecclesiastici al Christ King College e all’Oriens Theological College, Shillong. È stato ordinato il 25 gennaio 1987 e incardinato nell’arcidiocesi di Shillong. Dopo l’ordinazione è stato viceparroco in due distinte località (1987-1992) e parroco in tre diverse località e procuratore diocesano (1992-2000). Dopo aver svolto il ministero di parroco della cattedrale di Shillong, il 28 gennaio 1986 è stato nominato vescovo di Nongstoin e il 2 aprile successivo ha ricevuto l’ordinazione episcopale.