Ramin Bahrami - comune di Busto Arsizio

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Ramin Bahrami - comune di Busto Arsizio
INCONTRO CON L’INTERPRETE
Ramin Bahrami
presenta il nuovo CD dell’Offerta Musicale di J. S. Bach
SABATO 19 MARZO 2016, ORE 17.00
Villa Ottolini-Tosi “Casa della Musica”
Busto Arsizio - Via Volta 4 e Via Bellini 7
INGRESSO LIBERO E GRATUITO
Ramin Bahrami, pianista iraniano considerato uno dei massimi interpreti bachiani in
attività, sarà ospite dell’Associazione Musicale Rossini per un incontro con il
pubblico nel corso del quale presenterà il suo nuovo CD dedicato a “L’Offerta
Musicale” di Johann Sebastian Bach, uno dei capolavori più affascinanti ed
enigmatici del genio tedesco.
Nel corso dell’incontro, moderato dal musicologo Giancarlo Angeleri, il Maestro
eseguirà alcuni brani. Al termine dell’incontro Ramin Bahrami sarà lieto di
autografare i suoi CD.
Per informazioni: tel. 0331.635255 - facebook: AssociazioneMusicaleRossini
email: [email protected] - www.amrossini.com
RAMIN BAHRAMI
BACH L’OFFERTA MUSICALE
SOLISTI DELL’ORCHESTRA DELL’ACCADEMIA NAZIONALE DI SANTA CECILIA
Ramin Bahrami prosegue l’incisione delle
musiche per tastiera di Bach con un
capolavoro assoluto del genio tedesco,
l’Offerta Musicale. Un CD destinato a replicare
il successo ottenuto dai suoi precedenti
album che hanno conquistato la classifica
pop come L’Arte della Fuga, i Concerti per
pianoforte, le Suites Inglesi
e Bach for Babies.
Per questa incisione
il pianista iraniano si è
avvalso della
collaborazione dei
solisti dell’Orchestra
dell’Accademia di
S. Cecilia: Carlo
Parazzoli e Alberto
Mina (violini), Gabriele
Geminiani e Carlo Onori (violoncelli),
Andrea Oliva (flauto).
CD 481 2102 / DIGITALE
L’incisione è stata realizzata dopo il concerto tenuto
il 15 marzo 2015 presso l’Auditorium Parco della Musica
salutato da un grandissimo successo di critica e pubblico.
Dal punti di vista musicale si segnala la scelta di Bahrami di utilizzare la prima versione
del Ricercare a 6 voci che chiude l’Offerta e la presenza del
Canone a 4 voci come BONUS TRACK nel quale la parte del primo violino viene
sostituita dal flauto, variazione voluta da Bahrami per ricordare una
prassi musicale tipica dell’epoca .
Per informazioni:
Giovanni Mazzucchelli, Universal Music Italia s.r.l.
Tel 0280282106 – cell. 3351244468 – email [email protected]
Johann Sebastian Bach (1685 – 1750)
L’OFFERTA MUSICALE BWV 1079
1
Ricercar 1 a 3
2
Canon 1 a 2 (Canon cancricans)
3
Canon 2 a 2 violini in unisono
4
Canon 3 a 2 per motum contrarium
5
Canon 4 a 2 per augmentationem, contrario motu (super Thema Regium)
6
Canon 5 a 2 (Canon circularis per tonos)
7
Fuga canonica in epidiapente
8
Canon perpetuus super Thema Regium
9
Canon perpetuus
10
Canon a 2 quaerendo invenietis (Canon contrarium stricte reversum)
11
Canon a 4
Sonata for flute, violin and continuo
12
I Largo
13
II Allegro
14
III Andante
15
IV Allegro
16
Ricercar 2 a 6
BONUS TRACK
17
Canon a 4
Ramin Bahrami
6.10
0.57
0.49
0.49
2.10
2.47
2.10
1.16
3.28
1.08
2.01
8.18
5.36
3.22
3.29
10.15
2.01
piano
Solisti dell’Orchestra dell’ Accademia di Santa Cecilia, Roma
Carlo Parazzoli
violino
Alberto Mina
violino
Gabriele Geminiani
violoncello
Carlo Onori
violoncello
Andrea Oliva
flauto
Johann Sebastian Bach: l’Offerta musicale
Le strade di Bach sono infinite, così tanto da arrivare a sublimare la musica del compositore
di Eisenach nella via di fuga e poi di riscatto di un giovane rifugiato iraniano. La storia di Ramin
Bahrami – per certi versi drammatica, per altri bellissima – l'ha raccontata in prima persona lo
stesso pianista di Tehran in un incredibile e imperdibile libro autobiografico, Come Bach mi ha
salvato la vita, ma non si eccede mai se si decide di ricordarla.
Ramin nasce nel 1976 in una famiglia colta e appassionata di musica, il padre, Paviz, è
ingegnere dello scià e suona il violino per diletto. Il piccolo è dotato di un talento innato: a cinque
anni già si dedica al pianoforte e, dopo aver ascoltato un disco in cui Glenn Gould esegue la
Toccata della Sesta partita in mi minore, si appassiona alla musica di Bach. Nell'Iran del regime
degli ayatollah seguito alla rivoluzione islamica del 1979 che ha vietato la musica, sogna di
passeggiare felice nell'orangerie di un castello tedesco in compagnia di Bach. La favola dorata
di una persona comunque privilegiata diventa un incubo quando, in un paese in fiamme per la
guerra Iran-Iraq, Ramin assiste sgomento all'arresto del padre con l’accusa di essere filo
occidentale. Prima di allontanarsi il genitore consegna al figlio il suo ultimo insegnamento: non
smettere di suonare Bach, perché Bach non ti lascerà mai solo. Morirà in carcere nel 1991.
Ramin è un predestinato. Trema sotto le bombe e i razzi che cadono su Teheran e per
vincere la paura che gli attanaglia il cuore, suona, suona e ancora suona Bach. Scopre che
quella musica rappresenta per lui un'ancora di salvezza, uno scudo contro la follia e l'orrore che lo
circondano e decide di dedicarcisi totalmente. Emigra in Europa a 11 anni: la nonna paterna è
tedesca, m giunge dapprima in Italia grazie a una borsa di studio. È studente prima al
Conservatorio di Milano poi all'Accademia pianistica di Imola. Inizia quindi una carriera che nel
giro di pochi anni lo innalza nell'olimpo dei concertisti: nel nome di Bach. Al compositore dedica il
libro suddetto e una serie di dischi le cui vendite scalano le classifiche internazionali. La morale?
Se si crede davvero in un sogno e non ci si arrende, il traguardo lo si raggiunge.
Oggi vive a Stoccarda con la moglie italiana e la figlia nata da meno di due anni. Dice di
sentirsi un bambino che vivaddio non è ancora cresciuto. Dichiara che la sua ossessione è la
bellezza. Il credere che l’umanità possa farcela. Fiero di perseguire “maniacalmente”
compiutezza, profondità, armonia: qualità che permettono di fronteggiare il degrado della
società civile. Orgoglioso del suo ruolo di ambasciatore nel mondo della musica del compositore
tedesco, ovvero dell'eredità lasciatagli da suo padre: perché la musica di Bach, dice, è
espressione di perfezione, sostanza e bellezza, antidoto contro la superficialità cui stiamo
andando incontro sempre più incautamente. Perché la cultura va perseguita, preservata e
difesa: in quanto è la prova che esiste un’altra via, un altro binario davanti al dilagare della
banalità. Tutto ciò spiega in abbondanza perché Bahrami esegue Bach con una rispettosa forma
di pudore che conferma il suo grande innamoramento, e soprattutto con una carica "affettiva"
non comune che dalle sue mani giunge acuminata nel salotto di chi ascolta le sue registrazioni. E
ci crediamo al pianista quando afferma che porta fiori e s’inginocchia sulla tomba di Bach a
Lipsia almeno una volta l’anno. Uno come lui cose così le fa col cuore. E chissà, forse anche da
quel gesto affettuoso trae ispirazione per sfidare l’assoluto.
Bahrami sa guardare ancora con occhi virginali e, facendo perno su una tecnica sopraffina
e sulla smaliziata confidenza col linguaggio d’autore, è capace di un approccio quasi ermetico
alla scrittura di Bach. La sua è una frequentazione che si nutre di un senso di stupore di fronte alla
complessità offerta con assoluta razionalità dal compositore. Un approccio che ha un qualcosa
di miracoloso nell'equilibrio interpretativo raggiunto con scrupolo: soprattutto laddove Bach
costruisce la sua musica come una grande orazione condotta secondo le regole auree della
retorica classica.
Le infinite strade di Bach sono riflesso della vastità, dell'importanza, dei mille risvolti, della
labirintica articolazione, ma anche della sfuggevolezza aliena e dell'atemporalità dell'esperienza
artistica del compositore. Un organismo che mirabilmente sintetizza un'ideale biblioteca di
babele, uno smisurato e diversificato sapere culturale e musicale. Musica difficile, quindi, ma che
nonostante ciò, paradossalmente, come seppe sorprendere uomini barocchi imparruccati,
continua imperitura oggi, secoli dopo, a soggiogare l'individuo di un mondo globalizzato,
superficiale e distratto che percorre la vita non più con gli occhi all'insù e la testa alta verso la vita
e il prossimo, ma ben differentemente col volto prono e dipendente, in qualsiasi luogo e
momento, indirizzato al mondo artificiale e limitato nella parzialità dell'esperienza
dell'apparecchio informatico.
Perché più di qualsiasi altro compositore Bach ha affascinato nel tempo anche scienziati e
matematici? In cosa consiste la magia, il segreto della sua musica? Attorno al 1784, il musicista
poeta e critico tedesco Christian Friedrich Daniel Schubart ha affermato che quello che Newton
è stato per la filosofia, Bach lo è stato per la musica, cogliendo un aspetto importante. Bach fu un
grande pensatore e costruttore di musica. Similmente a ciò che Newton fece nel mondo della
scienza, apportò cambiamenti fondamentali e stabilì nuovi principi nell’ambito musicale: sia per
quanto riguarda la composizione che l’esecuzione. Ciò avvenne anche perché fu influenzato più
di qualsiasi altro musicista del suo tempo, sia a livello conscio che inconscio, dalla diffusione della
cultura newtoniana e dallo spirito di ricerca che seguì la rivoluzione scientifica.
Alla base delle conquiste di Bach e della sua universalità è da individuare un impiego
risoluto, geniale, coerente del principio del contrappunto: ossia del dialogo dinamico di voci
melodicamente e ritmicamente distinte, inteso non solo come mezzo ecumenico d'incontro e di
sintesi di vettori differenti, ma anche come strumento principe per l’individuazione delle
corrispondenze tra l’organizzazione del cosmo e la struttura interna del fenomeno musicale;
come espressione massima della ricerca e mimesis della divina armonia dell’universo. Un’armonia
che è saggezza, bellezza, ordine, conformità della diversità.
Bach fece tutto ciò senza perdere la capacità di parlare all’individuo; di esprimere amore e
dolore, sentimenti vasti e profondi; trovando un sublime dialogo tra la perfezione divina e
l’originalità umana, tra la salvaguardia di principi compositivi dal valore eterno e la spinta di una
fantasiosa sperimentazione che per lui era essenzialmente conoscenza, approfondimento,
esaustiva esplorazione di una dato materiale musicale. Nel 1840, Schumann scrisse che con Bach
non si ha mai finito, perché diventa sempre più profondo quanto più lo si ascolta. Difficile non
condividere.
Costruire la musica come una grande orazione condotta secondo le regole auree della
retorica classica; atemporalità; scienziati e matematici; impiego geniale del principio del
contrappunto; corrispondenze tra l’organizzazione del cosmo e la struttura interna del fenomeno
musicale; mimesis della divina armonia dell’universo; sentimenti vasti e profondi; un sublime
dialogo tra la perfezione celeste e l’originalità umana: queste sono schegge, parole isolate che
nella presente registrazione – in cui Bahrami esegue la bachiana Offerta musicale BWV 1079
assieme ai Solisti dell'Orchestra di Santa Cecilia – s'incontrano, s'attraggono, s'incastrano
perfettamente, ricostituendo un'immagine divina, quasi risolvendo un enigma, assumendo un
significato pieno e ultimo, specifico.
È convinzione di molti che negli ultimi anni della sua vita Bach abbia trasversalmente
lavorato a un vero e proprio testamento artistico (Offerta musicale 1747; Messa in si minore 17481749; stampa dell’Arte della fuga 1749) con l'intento di sintetizzare il suo sapere compositivo e,
specificatamente, il suo magistero contrappuntistico, il suo senso della forma, della struttura e del
numero. Il tutto senza penalizzare un’eloquenza musicale e un’espressività che si dimostrano di
purezza, profondità e modernità estreme e che, anche nei momenti più elaborati, costituiscono
sempre gli elementi portanti del suo discorso musicale. Opere "speculative" da ascoltare e non da
leggere, verrebbe da dire, ribaltando un concetto diffuso.
Le vicende da cui sarebbe nata l'Offerta musicale ci sono narrate da Johann Nikolaus Forkel
nella sua biografia bachiana. Il 7 maggio 1747, dopo una lunga preparazione "diplomatica",
Bach fece visita al re Federico II di Prussia presso la sua residenza reale di Sanssouci, a Potsdam.
Nel corso dell'incontro, il sovrano, un grande appassionato di musica, sottopose al compositore
un tema in do minore di bellezza inusitata – molto dotto e cromatico – probabilmente ideato da
altri musicisti se non addirittura preparato in precedenza dallo stesso Bach (come ipotizza anche
Bahrami), sul quale il Kantor improvvisò una fuga a tre voci. All'invito regale di improvvisare sullo
stesso tema anche una fuga a sei voci, impossibile da onorare sul momento, il compositore
rispose tempo dopo a Lipsia. Ideò la fuga a sei voci, trascrisse quella a tre voci eseguita a
Potsdam, e aggiunse altri undici pezzi: nove canoni di diversa ed enigmatica natura, una fuga e
una Sonata in quattro movimenti. Sotto il titolo di Offerta musicale, l'opera fu pubblicata in
settembre – senza indicazioni precise sulla strumentazione (esclusa la Sonata: destinata a flauto,
violino e basso continuo) – per assolvere alla richiesta di Federico II, fornire l'annuale contributo
scientifico-musicale alla Correspondierende Societät der musicalischen Wissenschaften, della
quale Bach da non molto faceva parte, e assieme perseguire il progetto testamentario suddetto.
Nonostante le opinioni tutt'altro che unanimi sulla strumentazione da adottare e sulla stessa
sequenza dei movimenti da seguire al momento dell'esecuzione, oggi nella composizione si
riconosce universalmente uno dei picchi più alti dell'intera storia della musica. Nella sua
registrazione, Bahrami segue questa successione: Ricercar a 3, Canones 1-5, Fuga canonica in
epidiapente, Canon perpetuus super thema regium, Canon perpetuus, Canon a 2, Canon a 4,
Trio Sonata e Ricercar a 6. Aggiungendo in conclusione, come bonus track, una seconda
esecuzione del Canon a 4, questa volta realizzata da pianoforte, flauto e violino, che con spirito
ludico e un poco provocatorio evoca un divertito Bach impegnato a mutare gli organici dei suoi
lavori.
Ci troviamo di fronte a un'opera con cui il compositore tedesco fa il punto sul proprio tempo,
comprendendo dalla sommità della sua sapienza passato, presente e futuro: apoteosi della
perfezione, del magistero strutturale, della bellezza assoluta, dell'implacabile logica matematica,
della comunicazione di una sensazione di sacralità e assieme di siderale e ineffabile mistero,
capace di esprimersi al di là del livello degli interpreti e delle conoscenze dell'ascoltatore. E in
questo caso la grandezza di Bach si misura anche facendo riferimento all'erudizione delle
differenti interpretazioni musicologiche che dell'opera sono state avanzate.
Una svolta importante sulla comprensione dell'Offerta musicale fu data nel 1980, quando la
musicologa Ursula Kirkendale mise in relazione lo schema del lavoro ai cinque momenti della
pratica retorica fissati da Quintiliano nel suo Institutio oratoria: testo sicuramente noto a Bach. In
sostanza, le varie sezioni della composizione, se prese nell’ordine giusto, si articolerebbero come i
segmenti costitutivi del discorso secondo Quintiliano: Prima parte: Ricercar a 3 (exordium I o
principium); Canon perpetuus super thema regium (narratio brevis); Canones 1-5 (narratio longa o
repetita narratio); Fuga canonica in epidiapente (egressus). Seconda parte: Ricercar a 6
(exordium II, insinuatio); Canon a 2 e a 4 (argumentatio: probatio + refutatio); Trio Sonata
(peroratio in adfectibus); Canon perpetuus (peroratio in rebus). Insomma, un itinerario non solo
intellettuale ma anche emotivo: un’“Arte del canone” scandita da una sequenza di enigmi
destinati all’esecutore e modellata sul magistero retorico del comunicare.
Nel 2008, il musicologo e violoncellista Hans-Eberhard Dentler ha proposto invece una più
specifica traduzione in italiano (Sacrificio musicale) del titolo in lingua tedesca (Musicalisches
Opfer) e attraverso un saggio dotto ma del tutto avvincente ha tracciato un legame con L'arte
della fuga e l'ambiente pitagorico da cui nacque la composizione, giungendo ad affermare che,
tramite la richiesta di Federico II, il capolavoro bachiano è l'unica risposta esistente all'invito rivolto
ai musicisti da Keplero di comporre un'opera che rappresenti l'armonia delle sfere di un sistema
eliocentrico, nel quale sei pianeti gravitano intorno al Sole.
Massimo Rolando Zegna
RAMIN BAHRAMI
pianoforte
“Ramin Bahrami scompone la musica di Bach e la ricompone in modi
che risentono di un modello, Glenn Gould, senza veramente
assomigliare al modello. Io gli ho insegnato a sopportare il morso, ma
non l’ho domato; e spero che continui ad essere com’è”
Piero Rattalino
Ramin Bahrami è considerato uno tra i più interessanti interpreti
bachiani viventi a livello internazionale.
Dopo l’esecuzione dei Concerti di J.S. Bach a Lipsia nel 2009 con la
Gewandhausorchester diretta da Riccardo Chailly, la critica tedesca lo
considererà: “un mago del suono, un poeta della tastiera… artista
straordinario che ha il coraggio di affrontare bach su una via
veramente personale…”(leipziger volkszeitung).
La ricerca interpretativa del pianista iraniano è attualmente rivolta alla monumentale produzione tastieristica di
Johann Sebastian Bach, che Bahrami affronta con il rispetto e la sensibilità cosmopolita della quale è intrisa la
sua cultura e la sua formazione. Le influenze tedesche, russe, turche e naturalmente persiane che hanno
caratterizzato la sua infanzia, gli permettono di accostarsi alla musica di Bach esaltandone il senso di
universalità che la caratterizza.
Bahrami si è esibito in importanti festival pianistici tra cui “La Roque d’Anthéron”, Festival di Uzés, il Festival
“Piano aux Jacobins” di Toulose, il Tallin Baroque Music Festival in Estonia e il Beijing Piano Festival in Cina.
Nel febbraio 2010 ha debuttato con successo a Parigi con le Variazioni Goldberg, e in marzo ha tenuto un
applaudito tour con i Festival Strings Lucerne. E' del maggio 2010 il grande successo con Riccardo Chailly alla
Gewandhaus di Lipsia, che completa l’integrale dei concerti bachiani. Bahrami si è esibito in prestigiose sedi
italiane, come il Teatro Comunale di Bologna, il Teatro La Fenice di Venezia, l’Accademia di Santa Cecilia a
Roma, dove è apparso nella prestigiosa rassegna “solo piano” accanto a Maurizio Pollini, Grigory Sokolov,
Daniel Barenboim, Jean-Yves Thibaudet e Evgeny Kissin e dove, nel marzo 2008, è stato invitato a
partecipare alla “Maratona Bach” accanto al violoncellista Mario Brunello. E' del giugno 2008 la sua
apparizione al Wigmore Hall di Londra, con una grande accoglienza del pubblico, e della primavera 2009 la
presentazione dell’Arte della Fuga al Festival Pianistico Internazionale “Arturo Benedetti Michelangeli” di
Brescia e Bergamo, di cui è stato protagonista insieme ad altri nomi celebri del pianoforte quali Andràs Schiff,
Lang Lang, Angela Hewitt, Grigory Sokolov, Alexander Lonquich.
Ramin Bahrami è artista in esclusiva – su Roma - per l´Accademia Santa Cecilia di Roma e ideatore e
presidente del World Bach Fest che ha visto la sua prima edizione concretizzarsi a Firenze. Suona
regolarmente con i Festival Strings Lucern. I prossimi impegni prevedono la partecipazione al festival di
Ravello con la European Union Chamber Orchestra, al Berlin International Music Festival e l´incisione dei
concerti per 2 e 3 pianoforti con Saleem Aboudd Ashkar e Nareh Aghamanyan e l´Orchestra del Gewandhaus
sotto la guida di Riccardo Chailly. Le sue ultime registrazioni dei concerti con Chailly e le Suite iIglesi hanno
riscosso grande successo di pubblico e critica entrando anche nella classifica Nielsen della musica pop.
Nato a Teheran, Bahrami dopo la rivoluzione politica del suo Paese trova rifugio in Italia, dove può studiare il
pianoforte e diplomarsi con Piero Rattalino al Conservatorio “G. Verdi” di Milano.
Approfondisce gli studi all’Accademia Pianistica “Incontri col Maestro” di Imola e con Wolfgang Bloser alla
Hochschule für Musik di Stoccarda. Si perfeziona con Alexis Weissenberg, Charles Rosen, András Schiff,
Robert Levin e in particolare con Rosalyn Tureck, l’artista che più di altri ha contribuito a far conoscere la
modernità dell’opera pianistica di Bach attraverso i suoi studi e le sue esecuzioni. Il primo debutto importante
avviene nel 1998 al Teatro Bellini di Catania: il successo è tale che la città etnea gli conferisce la cittadinanza
onoraria. Da quel momento in poi, si susseguono le esibizioni presso le maggiori istituzioni musicali d’Italia,
teatri, stagioni e prestigiosi festival internazionali. Nel gennaio 2009 Ramin Bahrami è stato insignito del
Premio “Città di Piacenza–Giuseppe Verdi” dedicato ai grandi protagonisti della scena musicale,
riconoscimento assegnato prima di lui a Riccardo Muti, Josè Cura, Leo Nucci e Pier Luigi Pizzi.
Ramin Bahrami incide esclusivamente per Decca-Universal. La sua discografia comprende le Variazioni
Goldberg (2004), le 7 Partite (2005), l’Arte della Fuga (2007), la raccolta "Ramin Bahrami plays Bach" (2009),
comprendente anche una selezione di esecuzioni dal vivo, le Suite Francesi (2010). L’incisione dell’Arte della
Fuga sale in testa alle classifiche, rimanendovi per sette settimane e raggiungendo numeri di vendita riservati
ai dischi pop. Nel 2009 DECCA pubblicava la prima registrazione su strumento moderno delle Sonate
bachiane, ricevendo ancora una volta una calorosa accoglienza e grandi apprezzamenti da parte di critica e
pubblico. Le registrazioni di Ramin Bahrami sono state inserite più volte nelle compilation di Decca e Deutsche
Grammophon. Nel 2011 quest’ultima ha pubblicato una Bach collection, contenente le Variazioni Goldberg e
l’Arte della Fuga eseguite da Ramin Bahrami, insieme ad altre composizioni bachiane eseguite da Karl Richter
e Wilhelm Kempff, tra gli altri.
Il disco con i cinque concerti per tastiera di J. S. Bach, registrato a Lipsia con Riccardo Chailly alla guida della
Gewandhausorchester, uscito per Decca nel giugno 2011, ha meritato le 5 stelle del mensile Amadeus.
In novembre 2012 è uscito il suo primo libro edito Mondadori “ Come Bach mi ha salvato la vita”, e il
cofanetto DECCA “Amare Bach”, un doppio CD con tutte le sue registrazioni più famose del Maestro Ramin
Bahrami.
In dicembre 2012 il debutto al Teatro alla Scala di Milano, serata a favore del Museo Diocesano di Milano,
dedicata alla memoria del Cardinale Carlo Maria Martini.
Ha recentemente suonato nella sala S. Cecilia in un concerto/evento organizzato dall’Accademia e
l’Associazione Onlus Insè in memoria della grande Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina.
Nel novembre 2013 esce l’incisone delle “Invenzioni a due e tre voci” di J. S. Bach registrata in Inghilterra
(Potton Hall – Suffolk) curata dal grande produttore inglese John Fraser ed anche questo nuovo album entra
nella classifica Top 100 GfK dei cd più venduti in Italia.
Il 13 dicembre gli è stato conferito a L’Aquila il Premio “Nino Carloni” 2013 “per la versatilità degli orizzonti
esecutivi e per la straordinaria carriera di respiro internazionale”.
Nel maggio 2014 esce il secondo libro “I Suoni dell’Occidente” (Mondadori) e il nuovo CD “Bach for
Babies” (Decca) dedicato alla figlia Shahin Maria ma, più ancora, a tutti i bambini per far scoprire loro la
bellezza della musica di Bach. Il successo dell’album è immediato tanto svettare ancora una volta nella
classifica Top 100 GfK per 4 settimane. Sempre con un sguardo attendo ai giovani, nel settembre pubblica in
nuovo libro “Nonno Bach” (Bompiani) per avvicinare i ragazzi alla grande musica.
Il 23 ottobre 2015 esce la nuova registrazione del suo percorso bachiano, “L’Offerta Musicale”, capolavoro
assoluto registrato a Roma con i Solisti dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia.

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