10 dicembre 2009 - ETERNIT, apertura del dibattimento
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10 dicembre 2009 - ETERNIT, apertura del dibattimento
(da Il Monferrato) Gli occhi del mondo sul processo Eternit. Comincia a Torino il dibattimento sui morti d'amianto TORINO - 10/12/2009 Giornalisti e avvocati da Francia, Svizzera, Belgio, Germania, migliaia i familiari, decine le associazioni che ieri hanno preso parte alla prima udienza del processo contro i responsabili dell’Eternit che si è aperto ieri - giovedì - a Torino. Migliaia di storie che raccontano la stessa vicenda, quella dell’amianto, che ha mietuto vittime ovunque e che continuerà a uccidere, visto che in molti Paesi ne è consentita tuttoggi la lavorazione perché (oggi come ieri) qualcuno ne trae profitto, anche se (domani, come ieri, come oggi) centinaia, migliaia di persone perderanno ciò che di più prezioso hanno, la vita. È anche per questo che il processo di Torino fa tanto rumore, non solo perché coinvolge personaggi di rilevanza internazionale, come il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, consulente dell’ex presidente Clinton per l’ambiente, e il barone belga con un nome lungo due righe - Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de la Marchienne - ma anche e proprio perché in Cina, India, Africa persino in Canada tutto continua come se niente fosse. La lotta contro l’oblio Fuori, appoggiati al muro di cinta del Tribunale, in pannelli in bianco e nero, vi sono le foto di decine di vittime. Il volto è ridotto al nulla, all’oblio, a una indistinta e buia macchia scura, quasi a simboleggiare l’oscurità in cui è precipitato il loro destino. Per ogni pannello un nome, l’età, gli anni trascorsi a lavorare la polvere assassina. Sopra le bandiere tricolori che gridano: «Eternit: Giustizia!». Respirare senza morire Dieci pullman da Casale, quattro dalla Francia, lavoratori provenienti da Bagnoli, Cavagnolo, Reggio Emilia, delegazioni dal Belgio, dalla Germania, dall’Inghilterra, dalla Svizzera striscioni che ricordano le tanti morti sul lavoro avvenute ovunque in Italia, e un grido solo: lavorare senza morire, respirare senza morire. Anche se per morire d’amianto – lo sanno bene tutti, ormai - non è necessario averlo lavorato. «Quella dell’Eternit – commenta il pm Raffaele Guariniello ai microfoni di una tivù in una pausa dell’udienza – è una storia di mancata prevenzione. Questo processo serve a portare verso un’Europa più giusta, serve una giustizia europea sulla salute e la sicurezza». Eternit... eternità Fuori, per strada, i francesi portano con sé sagome nere, quasi fossero tanti scudi. Su ognuna la foto di un uomo o una donna uccisi dall’amianto, il suo nome e la parola - amiante - ripetuta due volte, disposta come una croce; «Eternit leur a offert l’eternité...» si legge sull’altro lato. Un processo che tecnicamente serve solo a accertare se vi siano responsabilità obiettive da parte degli imputati per le migliaia di morti avvenute in Italia; culturalmente e simbolicamente assume invece un significato molto più pregnante, quello di chi chiede - le vittime, l’etica, il diritto - che la vita sia rispettata, non sia scambiata con il bieco profitto. Processo condotto dal presidente della prima sezione penale del Tribunale Giuseppe Casalbore che aprendo i lavori ha retoricamente chiesto se i due imputati fossero presenti. Non c’erano: «Contumaci». Come era nelle attese. Il magistrato ha poi preso atto delle richieste di esclusione di alcuni soggetti citati come responsabili civili: le società belga Etex e la Eternit Svizzera. Quella Italiana è strafallita – viene spontaneo pensare; vuoi vedere che vorrebbero che fosse proprio quella e solo quella la società a rispondere in solido? Ma su cosa si basa la richiesta di esclusione? «Non lo sappiamo, leggeremo le motivazioni», dice Sergio Bonetto, uno degli avvocati che rappresentano le parti lese, tante volte alle assemblee a Casale per spiegare la strada che ha portato al processo. Una singola parte lesa ha citato anche la Presidenza del Consiglio, l’Avvocatura dello Stato ne chiede l’esclusione. Quattro aule, otto equipe L’udienza si svolge nella maxiaula 1, in collegamento audiovisivo con la maxi aula 2, l’aula 5 dove sono state allestite le postazioni per accogliere la costituzioni di parte civile, l’aula magna e un’aula per il pubblico nel vicino palazzo della Provincia di Torino. Otto postazioni per la costituzione delle 1500-1660 parti civile che si stima vadano ad aggiungersi alle circa 700 già costituite in fase di udienza preliminare, quattro aule per ricevere le migliaia di persone che sono affluite a Torino. In tutto 2100 persone che chiedono giustizia per i circa tremila morti e malati d’amianto. In aula magna, collegata in videoconferenza, ci sono le parti civili (oltre 700) già costituite all’udienza preliminare. Molti che non si sono sentiti chiamare per la costituzione temono che il loro fascicolo sia sparito, ma nella maggior parte dei casi era nei faldoni predisposti dagli avvocati e destinato ad altre postazioni, anche se il rischio che con un numero così elevato di costituzioni qualche problema possa verificarsi in effetti esiste. Per le restanti costituzioni (le parti lese elencate nel capo d’accusa sono quasi 2.900 ma diverse centinaia probabilmente non si costituiranno, per svariati motivi) si procede a oltranza fino alle 20, se necessario, con l’obiettivo di concludere tutta la pratica entro la prima udienza. Un tour de force dalle 7,30 alla tarda serata per cercare di concludere la costituzione. Quintali di carta Poco dopo la presa d’atto della richiesta di esclusione delle società Etex e Eternit Suisse comincia la costituzione delle parti civili. E sono circa le 12 quando l’avvocato Oberdan Forlenza si sposta dalla maxi aula 1 alla aula numero 5 per la costituzione di parte civile, tirandosi dietro un trolley arancione extra large: 367 fascicoli: «Trecento morti – spiega – gli altri ammalati». Tre minuti, in media, per ogni posizione, valuta, in tutto 18 ore. Appena fuori dall’aula una giovane avvocato sta applicando le marche da bollo - otto euro per ogni caso - appoggiata a uno scaffale tra due pile di fascicoli. Quintali di carta e un processo che si sta cercando di organizzare nel modo più agile possibile per evitare che i numeri, le migliaia e migliaia di fascicoli e di posizioni, le centinaia di migliaia di stampate giochino contro la giustizia. Tutto verrà scannerizzato pagina per pagina – spiega il capo cancelliere – e sarà disponibile in un archivio in formato digitale a cui potranno accedere gli avvocati. Indispensabile per evitare un numero infinito di fotocopie e agevolare il lavoro dei professionisti che giungono da diversi Paesi d’Europa. I rimbrotti del presidente Intanto il processo procede, condotto da Casalbore con mano ferma. Ammonisce in via preliminare i moltissimi giornalisti presenti in aula. «Vi abbiamo ammesso in quanto per la rilevanza sociale che ha questo dibattimento è giusto che vi sia informazione però deve essere compatibile con lo svolgimento del dibattimento». Il messaggio è inequivocabile: rigate dritti o vi caccio... Poi il rimbrotto rivolto a due persone che in fondo all’aula stavano conversando e l’avvertimento di spegnere i cellulari e a un certo punto il monito agli avvocati perché indossino la toga «sempre, per tutta la durata dell’udienza e non solo quando intervenite. È obbligatorio per legge: non mi importa come ve la procurate, la dovete avere». E poi ancora l’invito l’operatore di una tivù a levare il cappello. Le prossime udienze La prossima è stata fissata al 25 gennaio, poi ogni lunedì tranne il 1° febbraio, a oltranza. Mi Manda Raitre La vicenda Eternit sarà al centro della diretta che aprirà starera alle 21,04 Mi manda Raitre. La troupe sarà in via Oggero alle 20,30 e alle 20,20 due pullman messi a disposizione dalla ditta Pedali porteranno al Ronzone i cittadini che vorranno partecipare alla diretta. «Molti sono anziani», dice Bruno Pesce, coordinatore del Comitato Vertenza Amianto, «e gli autobus serviranno a ripararsi dal freddo. Tutti sono invitati a partecipare». Massimiliano Francia