una famiglia nella fede e specchio della società

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una famiglia nella fede e specchio della società
OLTRE…
Periodico di informazione e dialogo parrocchiale e del quartiere
Parrocchia “SS. Trinità a Villa Chigi” - Via Filippo Marchetti, 36 - 00199 Roma
Tel 068600733 - Fax 0686213956 - E-mail: [email protected] - Sito: www.sstrinita-villachigi.com
Orari SS. Messe: FERIALI h. 8.00 – h. 9.00 – h. 18.00 – FESTIVI h. 8.00 – h. 9.00 – h. 10.30 – h. 12.00 – h. 18.00
La parrocchia: una famiglia nella fede
e specchio della società
di p. Lucio Boldrin
B
en ritrovati! Abbiamo lasciato
alle spalle anche l’estate 2008. Per alcuni
sarà stata un’estate da ricordare, per altri
da dimenticare e, per alcuni, “nulla di
particolare”. Al di là di tutto, un tempo
che si lascia al passato richiamandoci alla necessità di
vivere il presente proiettandoci al futuro. Il passare
delle stagioni, non è vero che non esistono più, sottolinea la fugacità del tempo, talvolta, in maniera frenetica. Ciò ci induce a non dormire sugli allori, né ripiegati o chiusi in noi stessi. Né, tantomeno, il lasciarci
passare addosso le giornate per non trovarci, in fretta,
a rimpiangere il tempo perso e quello che si poteva
fare e non abbiamo fatto. Vivere è quello che ci viene richiesto. E ciò riguarda anche la nostra vita parrocchiale, che richiede la partecipazione e collaborazione di tutti. Una partecipazione attiva all’interno di
quella che è la “famiglia parrocchiale”. “Una famiglia”
non basata su fattori di sangue o parentela, ma dalla
fede che ci fa riconoscere Dio come Padre e, in Cristo,
tutti fratelli e sorelle.
Come ogni famiglia sa vivere la gioia, i dolori,
le speranze degli avvenimenti della vita. Ci
sono bambini, giovani, adulti e anziani. Persone sane e altre più cagionevoli. Intelligenze e
sensibilità diverse. Un’eterogeneità di persone
con le quali bisogna imparare a convivere e
collaborare lasciandosi guidare, in primo luogo, dalla Parola di Dio per divenire comunità
che testimonia, nel suo agire, Cristo e questo,
risorto. Alcuni hanno un’idea troppo idealistica di quello che dovrebbe essere una parrocchia: quasi un angolo di paradiso terrestre.
Nulla di più sbagliato! Sulla terra non esiste
nulla di perfetto: né una famiglia, né una
persona, né una parrocchia. Ogni realtà respira ed è formata da persone con le loro ricchezze e povertà. Non da perfetti. Neppure
una parrocchia che è, sempre, uno spaccato
del vissuto e della gente di un quartiere. Ed è
su questo che dobbiamo collaborare e confrontarci.
Cerchiamo di non essere semplici idealisti o, peggio,
dei neo manichei, che vorrebbero allontanare coloro che non ne sarebbero degni di
stare in questo luogo: chi siamo per permetterci questo giudizio? La Chiesa non è
fatta da Santi, ma di persone in cammino.
La Chiesa, la parrocchia devono divenire,
sempre più, luoghi di accoglienza per tutti.
Luogo dove ci si educa nella carità e correzione fraterna. Nel servizio, nel dialogo e
nel rispetto reciproco, cercando di superare
gelosie ed orgogli. È importante vincere la
mormorazione, il pettegolezzo e, soprattutto, evitare di riportare all’esterno, come fosse verità assoluta, i nostri punti di vista di
negatività o esaltazione di questo o quest’altro avvenimento o persona. Per questo
è necessario crescere nella fede e in un dialogo costruttivo. Per questo serve anche la
consapevolezza del giusto parallelismo tra
«Se la famiglia
è l’espressione di
una società, lo è anche
la parrocchia formata
da queste famiglie»
famiglia e parrocchia: se la famiglia è l’espressione
di una società, lo è anche la parrocchia formata da
queste famiglie. Le nostre famiglie, pur non perfette,
cerchiamo di amarle e difenderle, da tutto ciò che le
possono distruggere. Anche la parrocchia ha bisogno
di essere amata per quello che è: una comunità, non
ancora perfetta, e per questo ancora in un cammino di
fede che cerca di vivere atti propri del Vangelo mediante segni d’amore e di collaborazione autentica nel
rispetto reciproco.
FORMAZIONE E PREGHIERA IN PARROCCHIA 2008 / 2009
INIZIAZIONE CRISTIANA:
FORMAZIONE:
INCONTRI DI PREGHIERA
I BATTESIMI saranno celebrati l’ultima domenica del mese
DOMENICA: incontro giovani dalle h. 19.00
INCONTRO PER SEPARATI E DIVORZIATI 3º Lunedì del
mese dalle h. 21.00
CATECHISMO:
GRUPPO FAMIGLIE: 2ª e 4ª domenica del mese
dalle h. 18.00
LUNEDÌ:
I anno di Comunione: h. 17.00 - 18.30
GIOVEDÌ:
II anno di Comunione: h. 17.00 - 18.30
LUNEDÌ:
Dopo-Comunione: h. 18.00 - 19.00
GIOVEDÌ:
I anno di Cresima: h. 18.00 - 19.30
MERCOLEDÌ:
II anno di Cresima: h. 18.00 - 19.30
In accordo con i catechisti e i ragazzi si decideranno
gli incontri del dopo-cresima
PREGHIERA MISSIONARIA 3º giovedì del mese dalle h.
21.00
GIOVANI COPPIE: 3º Venerdì del mese dalle h. 21.00
CATECHESI PARROCCHIALE: per giovani e adulti
inizierà in dicembre
ADORAZIONE EUCARISTICA 1º giovedì del mese dalle h.
17.30
MISSIONI: il 2º lunedì del mese dalle h. 21.00
Nel prossimo numero gli orari e giorni per gli incontri: Caritas, Sammaritano e ministri straordinari dell’Eucaristia
Dal 2007, tramite l’ABCS, 113 bambini nel Sud del mondo riescono a
crescere bene, sani ed istruiti grazie a un valido strumento di solidarietà
ADOZIONI A DISTANZA
di Rossana Iovino
N
el Sud del mondo molti
bambini vivono in povertà
ed emarginazione, mancano
di cibo, acqua potabile, assistenza sanitaria e un’istruzione di base.
Diritti prima ancora che necessità.
Un primo passo per cambiare questa
realtà è l’adozione a distanza: con un
contributo fiscalmente deducibile di euro 25,00 al mese (meno di 1 euro al
giorno) si può aiutare molto un bambino e la sua comunità. Infatti tramite il
nostro contributo, è possibile sostenere
sia i bambini che vivono nei villaggi più
lontani con alle spalle famiglie molto
povere, sia bambini orfani e abbandonati.
Dando loro la possibilità di studiare
si possono gettare le fondamenta
del progresso, perché l’adozione a
distanza non deve servire solo a
distribuire fondi per risolvere i problemi più urgenti, ma a cercare di
rendere autonoma la comunità per
agire sulle cause della loro povertà.
Se ti senti animato dal nome desiderio di fare un’adozione a distanza
e di farti carico delle spese di mantenimento di un bambino in Costa
Trinità a Villa Chigi in Via Marchetti; per qualsiasi informazione si
potrà trovare
ogni martedì
negli uffici della
parrocchia dalle 17.00 alle
19.30. Da gennaio 2007 grazie
l’appoggio di tante famiglie del
nostro quartiere,
113 bambini, tramite l’ABCS, hanno la possibilità
di crescere bene,
sani e alcuni di
loro riescono a
terminare gli studi e inserirsi nel
mondo del lavoro. Questi sono i frutti maturi che
presentiamo al mondo intero, e
questi produrranno a loro volta semi del progresso e dello sviluppo.
Abbiamo bisogno del vostro aiuto per dare una speranza di vita
migliore a questi bambini… Vi
aspettiamo!
«l’adozione a distanza
non deve servire solo a
distribuire fondi per
risolvere i problemi più
urgenti, ma a cercare
di rendere autonoma la
comunità per agire
sulle cause della loro
povertà.»
d’Avorio, Sud Africa, Tanzania, Cile,
Brasile, Paraguay, Filippine, Georgia puoi rivolgerti all’A.B.C.S. un’organizzazione non lucrativa con sede a Verona riconosciuta dal Ministero degli Esteri che da oltre 20
anni collabora con i Missionari
Stimmatini e alcuni volontari laici
promovendo progetti di sviluppo in
questi Paesi. la referente dell’ABCS
nel nostro quartiere è la sig.ra Rossana Iovino presso la parrocchia SS.
L’importanza del dialogo
per affrontare il disagio giovanile
di Federica Busato
I
l disagio giovanile è uno degli argomenti
più scottanti che viene quotidianamente sottoposto all’attenzione del pubblico dei lettori ed è stato analizzato da un punto di vista
sociologico, psicopedagogico e psichiatrico.
In particolare si è cercato di capire quanto il fenomeno sia legato alle fisiologiche crisi di identità adolescenziale e quanto, invece, possa attribuirsi ai modelli culturali di sviluppo della attuale società.
Le cause del disagio sono molteplici e nessuna,
presa in maniera isolata, è in grado di spiegare
le cause del fenomeno.
È il caso di ricordare che la
tradizionale famiglia patriarcale rappresentava un ambiente sociale privilegiato
caratterizzato dalla trasmissione di esperienze tra generazioni, dal sostegno e dalla
solidarietà in termini relazionali tra tutti i suoi membri.
L’attuale famiglia nucleare,
invece, ridotta a pochi individui, ha perso gran parte di queste funzioni formative e educative e spesso non è in grado di
fornire un adeguato sostegno emotivo ed affettivo ai figli, poiché è volta prevalentemente al
conseguimento e/o mantenimento del benessere
economico e dalla realizzazione in campo professionale e sociale.
Diversi sono i fattori che possono provocare il
disagio negli adolescenti e non: sono sempre
più oggetto di una martellante stimolazione ai
consumi e destinatari di una quantità di messag-
gi davvero preoccupanti. A ciò deve aggiungersi
il crescente uso ed abuso di sostanze che creano
dipendenze, in assenza di adeguate politiche
preventive e informative; i ragazzi incontrano
anche difficoltà lungo il percorso scolastico, senza trovare figure significative di adulti a cui rivolgersi e che sappiano raccogliere e canalizzare
i loro interessi.
In sintesi le diverse situazioni di disagio giovanili possono ricondursi ad una carenza di relazione accrescitiva tra adulti e giovani.
Il disagio si estrinseca nell’ambito scolastico in
fenomeni di bullismo che
possono ricondursi a situazioni famigliari in cui la comunicazione è scarsa o inesistente; in ambito lavorativo esso si configura nel
mobbing e, in ambito militare, nel cosiddetto nonnismo.
Inoltre un clima rigidamente autoritario e la mancanza
di regole, dove la repressione si manifesta solo con castighi fisici, produce
elementi con scarse capacità relazionali e sociali.
Le avvisaglie del fenomeno si manifestano già in
età preadolescenziale. I giovani devono essere
aiutati a sviluppare le capacità di relazione con
gli altri e con i coetanei; sono gli adulti che, entrando in contatto con i giovani, devono fornire
loro sostegno e riscontro e comunicare interesse
e amore.
E perché ciò possa avvenire è necessario che
l’adulto sia il costruttore di relazioni, oltre che
«I giovani devono
essere aiutati a
sviluppare le capacità
di relazione con gli
altri e con i coetanei»
2
Oltre...
testimone
esemplare,
che ispiri
un modello di vita
stimolante
per i giovani senza
trascurare di
infondere loro chiaramente
i concetti di diritti e di doveri
che dovranno informare il loro
operare. Certamente quest’ultimo compito
spetta oltre che ai genitori
ed agli insegnanti dei ragazzi
anche agli operatori dei servizi sociali, a coloro
che operano nei contesti sportivi, ai sacerdoti
che si dedicano ai giovani, ecc. Solo se gli educatori riusciranno a creare una forte relazione
con i giovani, questi ultimi impareranno a costruire il loro futuro e potranno mettere a fuoco
un valido progetto di vita. Perché si avvii tale tipo di relazione è necessario che il rapporto nasca su basi paritetiche, ma non confidenziali,
fondato sul riconoscimento dell’altro come persona. L’aspetto più importante è saper “ascoltare”, essere capaci di valutare i bisogni dell’altro
ed avviare un rapporto dal quale può scaturire
una relazione ricca di significati per il futuro:
credo che questo possa essere un antidoto per il
disagio giovanile.
Anno II - Numero 3 - Luglio-Settembre 2008
Durante l’estate ci hanno lasciato due figure importanti della nostra parrocchia
Nino Antola
Jean François Nothomb
di Fabrizio Gatti e Maria Pia Parenti
di p. Andrea Meschi
“Nessuno lo può ignorare, sopra interi continenti, innumerevoli sono gli
uomini e le donne tormentati dalla fame, innumerevoli i bambini sottonutriti, al punto che molti di loro muoiono in tenera età, che la crescita fisica
e lo sviluppo mentale di parecchi altri ne restano compromessi, che regioni
intere sono per questo condannate al più cupo avvilimento”.
Enciclica Populorum Progressio, Paolo VI
nizio questo ricordo di Nino ANTOLA
da una premessa e una citazione. La
premessa è forse superflua, visto che
parlo a dei fratelli di Fede.
Ho incontrato Nino nel periodo universitario, vissuto con lui dal 1980 la vita del
Gruppo Jonathan , visto i segni delle sue
azioni nelle persone che l’incontravano,
condiviso la stessa Fede nel Risorto. Come cristiano seguace del Maestro, ha
“gareggiato” nel servizio al prossimo con
un’unica ambizione, conformarsi all’unico modello che conta: Cristo che lava i
piedi sporchi di terra ai suoi discepoli.
Non sto parlando quindi di un morto, ma
di un fratello in Cristo che ci ha preceduto e che continua ad aiutarci nel cammino della salvezza, attraverso la Comunione con tutti i Santi. “E’ come se Nino non fosse mai
partito, perché ha lasciato
tracce indelebili sulla vita
e sulle storie di chi l’ha
conosciuto, … queste
tracce parlano continuamente e lo rendono vivo
più che mai.”.
La citazione, riportata sopra e presa dall’Enciclica
Populorum Progressio di
Paolo VI, evidenzia una “attenzione” della
Chiesa ancora attuale e decisiva per la
pace del mondo, che Nino ha sempre visto come il problema prioritario del nostro tempo.
Cominciando dagli anni della formazione, con la sua Tesi di Laurea in Economia
e Commercio, per indagare sul rapporto
fame e potenzialità produttive mondiali.
Elaborando, con la nascita del Gruppo
Jonathan L., una proposta personale, e
successivamente comunitaria di educazione alla fede. Facendosi costruttore di
una “sollecitazione concreta” idonea ad
aiutare il prossimo in un cammino da
“protagonisti” nella Via, che “rende la vita veramente degna di essere vissuta”
da subito. Tutte caratteristiche che in Nino hanno prodotto, per sua scelta, un
modello di “uomo feriale” del tipo “non
farò mai notizia”. Forse perché tra i tesori a cui rivolgeva la sua intelligenza ed il
cuore, c’erano la semplicità della vita familiare, i suoi gesti e ritmi, l’educazione,
l’affetto, lo scambio reciproco e gratuito
ispirato dall’amore “vero”, e l’arte del
“rimaner anonimi” nell’aiuto ai fratelli,
senza secondi fini.
Nato in Liguria, a Camogli, da una stirpe
capace di navigare gli oceani fino a scoprire nuovi mondi, ha scelto di essere
determinato e responsabile nel servizio.
Addestratosi alla mitezza ed umiltà di
cuore, in 28 anni d’attività con lui, non
ho mai sentito dirgli una sola parola di risentimento verso qualcuno, o verso
qualcosa. Nelle stanze della SS. Trinità
incontrava tanti giovani e adulti, attraverso la scuola d’Italiano, il gruppo del Samaritano, le varie occasioni d’incontro e
celebrazione.
Maria Pia Parenti, catechista della no-
I
Anno II - Numero 3 - Luglio-Settembre 2008
stra Parrocchia, ha scritto.
“Due sere fa ho rispolverato una cartellina che custodiva i questionari che io e
Nino avevamo utilizzato nel corso di una
riunione con i ragazzi. Si intitolava “Per
conoscerci meglio…”. Al questionario ci
siamo sottoposti anche noi animatori. E
dal momento che conservo tutto (quasi
tutto), ho ritrovato quello compilato da
Nino… Ebbene, alla domanda: hai un
desiderio nel cassetto? Nino ha risposto:
forse. Poi deve essersi pentito del solo
“forse” ed ha aggiunto due punti (:) dichiarando: una chiesa libera, aperta, giovane, CRISTOCENTRICA. Questo ultimo
aggettivo lo ricordavo bene!!!
… come tanti altri insegnamenti che ci
ha trasmesso, in quella parola ci sta tutto. Ci sta l’impegno, lo
stile, le scelte di un’intera esistenza. Cristo al
centro. Al centro di tutto.
E’ la scommessa d’ogni
cristiano, è il mettere in
gioco tutta la propria
esistenza. Cristo al centro…”
Oggi alcuni tra quelli che
l’hanno conosciuto si
pongono domande su come ricordarlo, o come cercare di testimoniare il loro affetto per lui. Io credo che
l’unico modo sia continuare a fare le opere che lui svolgeva, educare all’accoglienza con la scuola d’italiano, aiutare i poveri
attraverso i gruppi del Samaritano e missionario, educare i giovani alla Fede.
Ora per noi del gruppo Jonathan L. si
presenta nuovamente l'impegno, in modo più serio di prima. Il volo del Gabbiano Jonathan L. dipenderà dalle nostre
forze. Sapremo raccogliere il testimone?
Suae quisque fortunae faber est - ciascuno è artefice della propria sorte.
Ciao Nino,
Aiutaci sempre come quando ci rincuoravi con le tue parole buone,
spronandoci a scendere nell’agone
della vita non da “vittime predestinate" ma come “calciatori di serie A",
spero che non ti deluderemo. Quello
che hai generosamente donato ora è
pienamente tuo, prenditi il giusto e
meritato premio, e continua a guardarci sempre … come facevi, con il
tuo sorriso ironico e benevolo.
Per aspera ad astra – attraverso le
asperità alle stelle.
Hai saputo testimoniare che i cristiani non possono aspettarsi sconti dalla vita, che le avversità, anche le terribili, possono essere affrontate per
la vittoria sulla morte dell’inarrestabile Amore di Dio, giorno dopo giorno, ed in silenzio. Ora è il momento
di gioire, della “riconoscenza a Dio
nostro Padre per averci donato Nino
e la Sua testimonianza di vita”, Deo
gratias! - rendiamo grazie a Dio.
o incontrato per la prima volta la
famiglia Nothomb una domenica
mattina del mese di agosto nel
chiostro del convento di S. Girolamo in Spello (Umbria). Si ritrovavano
sotto la grande tenda per la celebrazione eucaristica diversi gruppi di giovani
adulti che durante la settimana avevano
vissuto momenti di vita eremitica (ora et
labora) nei diversi casolari messi a disposizione dai contadini della valle. Era
una iniziativa guidata da Fratel Carlo
Carretto e dai Piccoli Fratelli di Vangelo.
Mi trovano in quel luogo, a me familiare,
con un gruppo di giovani della Comunità
della SS. Trinità. Furono loro, François e
la moglie Anna ad accostarsi, avendomi
riconosciuto come parroco della SS. Trinità. Era il tempo in cui incominciavano
a far capolino nella nostra parrocchia,
pur abitando in territorio pertinente a
quella dei Sacri Cuori. Mi raccontarono
successivamente il motivo per cui avevano accostato la nostra comunità parrocchiale: si erano sentiti a loro agio e
come accolti in casa. È stato l’inizio di
una frequentazione, di un’amicizia semplice, serena ed autentica. Invitato qualche volta a cena nella loro casa, sono
venuto più a contatto con la vita e lo
spirito di François. Con loro incontrai
due simpatiche “marmocchiette” (Agnese e Ghilène) che allora era bambine. E
mentre, come tutti i ragazzini di questo
mondo piaceva loro giocare, sapevano
anche, nella quiete della sera mettersi ai
piedi del letto e recitare una preghiera.
C’era anche un giovane, con qualche
problema fisico, che loro seguivano e
coltivavano come un figlio. Ogni tanto,
ma era molto restio a farlo, François
apriva qualche piccolo spiraglio sul suo
passato; ed io intravvedevo che era stato straordinariamente ricco e profondo.
Mi regalò un giorno un libro che lui aveva scritto. Aveva messo in quelle pagine
gli anni del suo lavoro in missione nell’America latina come religioso della
Congregazione dei Piccoli Fratelli del
Vangelo di Charles de Foucauld. Questo
amore alla vita monastica e insieme all’impegno apostolico era rimasto in fondo in fondo nel dna del suo spirito.
Viaggiava molto con la sua famiglia visitando luoghi della Francia e del nord Europa carichi di spiritualità (parlavamo insieme anche della esperienza ecumenica di Taizè).
In casa un piccolo angolo di lavoro formava il suo “ufficio”. Lavorava con la
fondazione “Jacques Maritain” collaborando alla rivista con articoli e traduzioni.
Jacques Maritain è un grande uomo di
H
spirito (filosofo e teologo), francese, vissuto fino agli anni ’70. Durante gli studi
di teologia in preparazione al sacerdozio
mi ero imbattuto in un libro di questo
personaggio della Francia, tanto amico
di Paolo VI, dal titolo “Umanesimo Integrale”. In esso Maritain riassumeva in
sintesi la sua riflessione spirituale: Un
uomo, se è veramente uomo, se è fondamentalmente uomo, se cerca di esserlo fino in fondo, è anche già profondamente un cristiano.
Fu un ulteriore motivo di simpatia reciproca, nella comune convinzione la fede
cristiana e la salvezza portata da Cristo
non ci viene consegnata come un vestito da mettere addosso, ma è qualcosa
che fa parte di noi stessi, entra nella radice del nostro essere per trasformarlo.
Cominciarono i lunghi anni di collaborazione, per la moglie Anna come catechista, per François come membro del
consiglio parrocchiale e collaboratore
del foglio di informazione o giornalino.
Due cose si rivelavano in lui per me come le vere compagne della sua amicizia. La prima: la visione aperta del suo
cuore e della sua mente. Non conoscevo tutti i particolari della sua vita passata, ma forse il fatto di provenire dal
Nord Europa (Belgio), l’essere cresciuto
in tempi ed ambienti in cui la fede non
era per niente una cosa scontata, il
confronto con altre confessioni religiose
di quelle terre, lo avevano portato ad
essere un uomo di visioni allargate. Il
mondo è sempre stato l’orizzonte più
ampio del suo pensiero e dei suoi sentimenti. Basta ricordare alcuni interventi
in tale senso come collaboratore del
giornalino parrocchiale e la sua partecipazione a diversi incontri ed iniziative
ecumeniche.
La seconda: la sua fede semplice, direi
essenziale, fatta poco di esteriorità e di
vuoto devozionismo; costruita invece in
profondità. Una fede in Dio che c’è, che
è sempre con noi e che guida la nostra
storia.
Per questo François era diventato per
me, anche senza saperlo, un punto di riferimento, come una immagine, una
sorta di icona viva. Quando negli ultimi
anni, dopo aver lasciato la parrocchia, vi
ritornavo in qualche occasione, lo incontravo con gioia; poche parole ed un’intesa da vecchi amici: per me pensiero guida di uno stile di cristianesimo autentico. Ci sono nella tua vita delle persone
che Dio mette sulla tua strada, perché ti
facciano crescere. François è stato una
di queste. Debbo a Dio immensa gratitudine per averlo incontrato.
Oltre...
3
I
GREST 2008:
Alla ricerca di Gesù
Una settimana da Leoni
di Caterina Puccioni
di Alessandro De Luca
l Grest quest'anno ha riscosso un
gran numero di adesioni, più di
100 bambini a settimana hanno
voluto trascorrere le loro prime giornate estive con noi in
Oratorio. Noi animatori eravamo titubanti circa l'orario d'inizio, pensavamo di essere troppo stanchi per offrire una buona accoglienza, ma l'impeto e il
buon umore dei bimbi era più
efficace di qualsiasi sveglia, perfino
del canto di un gallo. Il 9 giugno, primo giorno del Grest 2008, abbiamo
diviso a sorte tutti i bimbi in quattro
squadre, e assegnato a ognuno la maglietta con il colore del proprio team.
Inoltre, per rendere più operativo ed
efficace il nostro lavoro, noi animatori
ci siamo divisi in
quattro gruppi,
ognuno a capo
di una squadra,
cosi che ogni
bambino sapesse
a chi rivolgersi
per qualsiasi tipo
di problema. Durante le prime
ore della giornata abbiamo cercato di organizzare giochi all'aperto e di coinvolgere tutti quanti,
nonostante le differenti fasce d'età. La
scelta era ampia, torneo di calcio, di
pallavolo, di basket, di palla avvelenata alternati a semplici dondolate sull'altalena e chiacchierate. Così, dopo
una sostanziosa merenda a base di
crostata e thè, tutti i bambini erano invitati a partecipare a piccoli stand organizzati da noi ragazzi. C'era chi ballava e chi recitava, chi suonava la chitarra, il triangolo e la pianola e chi
partecipava a un torneo di Yu-Gi-Oh,
chi imparava l'origami, chi lavorava
con le perline e chi disegnava con i
pastelli, chi mostrava la sua abilità nel
calcio e chi nella difesa personale.
Infine, non mancava il momento della
preghiera, con la canzone che
dava titolo Grest, Alla ricerca di Gesù, scritta per
tutta la Diocesi di Roma
dal nostro don Raffaele,
e con tanti altri canti e
piccoli balletti, cosi da far
partecipare facilmente anche i più
piccoli. Spesso abbiamo fatto in modo
di organizzare attività fuori dall'oratorio, come la visita al Bioparco e alla
nuova nata giraffa Pallina, un bagno
in piscina e i pic-nic a villa Ada. In
queste occasioni creavamo diversi
gruppi per soddisfare i gusti e le esigenze di ognuno. Non sono mancate
situazioni poco felici, piccole offese o
piccoli gesti cattivi, gavettoni indesiderati, disobbedienze da parte di tutti
(talvolta anche di
noi animatori),
ma gestirle non è
stato difficile grazie anche all'aiuto
degli stessi bambini. La loro felicità di essere li tutti
insieme, giocare,
correre e ridere
era contagiosa.
Alcuni musi lunghi si sono presto mutati in sorrisoni,
si sono create nuove amicizie e solidificate quelle già esistenti. L'entusiasmo
dei bambini, vederli felici, era una
gioia, il nostro obiettivo di animatori è
stato raggiunto e il nostro lavoro ripagato. Giacomo Leopardi diceva “i fanciulli trovano tutto nel nulla, gli uomini trovano il nulla nel tutto”. Ed è
una grande verità. I bambini in tre
settimane ci hanno insegnato a guardare tutto con i loro occhi, sotto il loro punto di vista. Quindi vi dobbiamo un grazie enorme, perché ci avete dato molto, forse più di quello che
siamo riusciti a darvi noi.
Campo- scuola a Rasiglia (Foligno)
G
iugno! Se ripenso a
quando andavo a
scuola, mi ricordo che
questo mese era molto particolare: si trovava a metà
tra l’impegno scolastico (ormai
agli sgoccioli) e i preparativi per
le vacanze, un periodo desiderato per tutto l’anno. Giugno aveva un colore un po’ sfumato, indefinibile, ma di un fascino unico. Si stava sempre a Roma ma
si rompeva con le abitudini: la
mattina si dormiva un po’ di più,
le varie attività sportive e i vari
impegni erano conclusi, quindi
spazio a partitone lunghe tutto il
pomeriggio in parrocchia, ricche
corse in bici a villa Ada, mattinate a giocare a Subbuteo, antenato “analogico” dei videogame di
calcio! Oggi come allora, in
quei giorni si ha più tempo per
fare le cose che piacciono, senza attenersi ad un’agenda di
impegni ben definita.
Quest’anno abbiamo dato l’opportunità ai ragazzi delle medie
della nostra parrocchia di vivere
in questo periodo una settimana
in un modo ancora diverso: abbiamo proposto un campo-scuola a Rasiglia, una splendida località vicino Foligno. I ragazzi
avevano come termine di
paragone i ritiri invernali,
e quindi non si sono fatti
pregare più di tanto per
aderire alla proposta, ma
non sapevano cosa li aspettava! Siam o
L'angolo della lettura a cura di Mario Gravina
“Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo”
di Antonino Zichichi
l 14 settembre del 1998 Giovanni Paolo II rende nota l'enciclica “Fides et ratio”. Un documento che affronta l'annosa questione tra fede e ragione. Il Papa sostiene nel documento che non c'è alcuna contrapposizione tra la razionalità dell'uomo che
tende attraverso la sua ricerca scientifica, a migliorare le condizioni di vita e la fede che accompagna ed incoraggia la persona umana a utilizzare le scoperte della sua ricerca a fine di bene. Ho avuto modo di leggere il libro dell'illustre scienziato Antonio Zichichi dal titolo molto eloquente: “Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo” che affronta il tema del rapporto tra fede
e scienza. Con un linguaggio laico ed appassionato l'autore è convinto, come lo era Giovanni Paolo II, che tra fede
e ragione c'è concordia anzi si può dire che l'una è complementare all'altra. Secondo Zichichi scienza vuol dire
leggere il libro delle natura, scoprire le leggi che Dio ha impiantato nel nostro mondo, contemplare la grandezza
del creatore. L'uso della scienza si chiama tecnologia e la scelta tra tecnologia buona o selvaggia è nelle mani
del potere dell'uomo. Dopo la lettura di questo libro ho imparato molte cose che ignoravo e ho capito cose che
non capivo ma soprattutto credo di aver arricchito la mia fede. Vi cito alcuni brevissimi brani del libro per sollecitarvi alla lettura di questa affascinante opera. “alle soglie del terzo millennio come si fa ancora ad ignorare le
straordinarie conquiste tecnologiche che hanno portato l'uomo sulla luna e presto gli permetteranno di passeggiare tra le stelle? Gli astronauti sono stati lassù nel cielo e non hanno incontrato né angeli né santi…quindi
non è possibile essere credenti”. A questa affermazione di uno scienziato ateo dà una risposta chiara ed inequivocabile: “ Questo libro è stato scritto per convincere il lettore che quanto detto dal nostro amico ateo è la
prova che lampante che lui sa poco di scienza e confonde la tecnica (che è l'uso della scienza) con la vera
grande scienza, nata da un atto di fede di Colui che ha fatto il mondo, non da un atto di ragione e basta”. Nella
sintesi introduttiva l'autore ci esprime sinteticamente e in parole chiare ciò che intende dimostrare attraverso
la sua diretta esperienza di scienziato e il perché della sua fede nel Creatore del mondo.
I
4
Oltre...
partiti con 20 ragazzi (molti dei
quali arrivati a destinazione grazie alla preziosa disponibilità di
alcuni genitori, che non ringrazieremo mai abbastanza!) e già
dalle prime battute si notava un
piccolo ma importantissimo
cambiamento, racchiuso in una
intrigante parola: autogestione.
Lasciate a Roma le ricche dormite mattutine “ad oltranza” e la
comodità della pappa pronta e
servita sul tavolo della cucina,
era arrivato il momento di rimboccarsi le maniche. Gli adulti
c’erano, ma, piuttosto che “garanti del loro ozio”, sembravano
semmai più dei pitbull capaci di
scovare i “lavativi” imboscati in
qualche angolo della casa. Dopo
il primo impatto, devo dire non
poco traumatico, ed il tentativo
di istituire sorte di “sindacati” a
tutela dei più furbetti, tutti si sono resi conto dell’utilità del proprio lavoro. Si è capito quanto
servisse la collaborazione di tutti
anche solo per velocizzare le
operazioni in vista delle attività
successive, decisamente più attraenti: passeggiate attraverso
panorami mozzafiato, chiacchierate e approfondimenti, recite,
giochi di gruppo per ogni gusto,
le serate e le preghiere insieme.
Ognuno di questi momenti, ma
anche il tempo dedicato ai servizi, ha avuto la sua importanza,
vissuto da tutti con
ruoli attivi, con
la consapevolezza che
chi si fosse
tirato indietro si sarebbe
perso
qualcosa
di importante. In
questo mix
di impegno e svago abbiamo racchiuso
uno degli aspetti approfonditi in
questo anno: la distinzione tra le
cose divertenti e le cose importanti, distinzione che, come da
loro sperimentato a Rasiglia,
sempre più spesso svanisce. Alcuni di questi ragazzi hanno
scelto di ricevere il prossimo 19
ottobre il sacramento della Cresima, altri si stanno preparando
per questa importante, e non
scontata, scelta. L’essere a servizio degli altri è un aspetto centrale di questa decisione: essere
cristiano e quindi membro attivo
della Chiesa. Il campo-scuola di
Rasiglia è stato per i ragazzi, insieme ad Elena, Rebecca, Matteo, Emanuele, Raffa e me che lì
con loro abbiamo vissuto tutto
questo, sperimentazione di ciò,
oltre che, grazie anche agli sforzi dei genitori che hanno creduto in questa proposta, un vissuto che rimarrà dentro loro come
insostituibile, incredibile, indiscutibile.
Anno II - Numero 3 - Luglio-Settembre 2008
29° CUN Fest : “Il coraggio nello Spirito”
a Boscochiesanuova (Verona)
di p. Raffaele Giacopuzzi
a nostra parrocchia questa estate ha partecipato
con varia rappresentanza a delle proposte estive
offerte dalla pastorale giovanile degli Stimmatini. Alcuni animatori, grazie anche alle famose
“adozioni” proposte durante il Grest, hanno vissuto il
camposcuola per il triennio delle superiori, che offriva
un cammino di riflessione e di responsabilizzazione alla luce dei vari doni che lo Spirito dà a ciascuno, e un
numero minore, ma percentualmente
significativo ha fatto esperienza di lavoro e solidarietà nella prima settimana di agosto presso l’Arsenale della Pace di Torino, esperienza ricca di
stimoli e dal linguaggio molto diretto.
Il gruppo più cospicuo però che si è
mosso da Roma è stato quello che ha
fatto parte dell’esperienza del CUN
Fest, giunto quest’anno alla 29° edizione. Già a Roma, nel mese precedente, una decina di volonterosi, si è incontrato per
preparare il proprio contributo all’evento. Molti qui in
parrocchia conoscono il CUN Fest, festa di Cristo uomo nuovo, nata a Boscochiesanuova una trentina di
anni fa, e molti lo considerano una tappa importante
della propria crescita personale e un’oasi dove andare
a ricaricare le energie spirituali anche oggi che son
cresciuti e spesso si sentono divorati dalla frenesia
della vita alla quale siamo un po’ tutti liberamente co-
L
doci in comunità soprattutto nella settimana precedenstretti. Un’esperienza che è cresciuta insieme a molti
te, sono nati alcuni momenti molto suggestivi, come la
che la frequentavano già parecchi anni fa ma che riliturgia penitenziale che ha visto 150 persone bendate
esce sempre a rivolgersi nuovamente verso le giovani
camminare mano nella mano lungo un sentiero nel bogenerazioni e a farle sentire protagoniste. Quest’anno il
sco sulle orme del cieco di Siloe a cui Gesù dice “vai a
tema scelto, ispirandosi a quello della GMG di Sydney,
lavarti gli occhi alla fontana”, passando poi per le diera “il coraggio dello Spirito” e nel breve ma intenso
vertenti ma provocatorie seperiodo in cui si è celebrata la
rate tra musica e preghiera
festa molti sono stati gli input e
con la novità di questi ulle provocazioni
«CUN Fest, festa di Cristo ma
timi anni dei tanti bambini,
scaturite da
“frutti di Bosco” accoccolati
questo slogan.
uomo nuovo, nata a
attorno al palco. La celebraNoi come “roBoscochiesanuova una
zione finale, da sempre granmani” abbiamo
de momento di festa, musica
contribuito protrentina di anni fa, è
e preghiera, ha anche queponendo l’Icona
dei martiri del
considerata da molti una st’anno concluso degnamente un piccolo ma importante
XX secolo, il cui
tappa importante della
cammino che resta un punto
originale sta all’Isola Tiberina, propria crescita personale» di riferimento per tanta gente
anche di qua. L’anno prossicustodito dalla comunità di Sanmo sarà il 30° e ci prepariat’Egidio, ma abbiamo visto che
mo a organizzarlo fin d’ora. Le barchette che abbiamo
anche semplicemente ascoltando l’esperienza di alcuni
regalato da parte di Roma a tutta la gente convenuta a
confratelli stimmatini l’esperienza del martirio e del
Bosco siano segno del nostro cuore che si lascia goncoraggio nell’annunciare la fede anche fino alle estrefiare anche durante questa annata dal soffio dello Spime conseguenze non sia una cosa così lontana da noi,
rito e ci aiutino a riconoscere la rotta comune che anma anzi coinvolga persone che appartengono alla noche questo tipo di esperienze regala all’arcipelago di
stra famiglia spirituale. Nel ritmo e nella ricchezza di
esperienze che nascono dentro al mondo stimmatino.
idee dei giovani che hanno preparato l’evento, lavoran-
Intervista al mister Nicola Piantadosi
Da Lignano Sabbiadoro una spinta a continuare
con la collaborazione di Carmen Guadalaxara
A
bbiamo incontrato Nicola
Piantadosi, il CT, che da due
anni allena la squadra calcio
A5, della nostra Polisportiva.
Reduce dalla vittoria regionale nel campionato CSI (IL Centro Sportivo Italiano
é un' associazione senza scopo di lucro,
fondata sul volontariato, che promuove
lo sport come momento di educazione,
di crescita, di impegno e di aggregazione sociale, ispirandosi alla visione cristiana dell’uomo e della storia nel servizio alle persone e al territorio n.d.r.) e
dalla trasferta a Lignano Sabbiadoro, si
racconta entusiasta: “Abbiamo vissuto
un esperienza che aiuta ad andare oltre, ad abbandonare gli egoismi e ad affrontare la strada della condivisione,
della sperimentazione del limite, della
conoscenza di sé. La città ci ha accolto
a braccia aperte, ma soprattutto ripensando anche alle ultime Olimpiadi, è straordinario l’impatto che si ha all’arrivo nella struttura che ci
ha ospitato. Una carovana di ragazzi che si sono avvicinati a questo evento seguendo la regola
delle tre C: chiesa, cortile, casa, senza ovviamente dimenticare la scuola. “Lo sport deve educare al valore della vita – spiega il tecnico –
siamo convinti che la pratica sportiva possa e
debba essere proposta soprattutto ai giovani, come esperienza continuativa e strutturata, capace di conferire valori importanti e dunque come
esperienza educativa, come strumento di promozione umana e sociale. Un grazie, di cuore,
a tutti i ragazzi per quello che hanno saputo fare e alla preziosa competente presenza e collaborazione a Carlo Carmosini e Andrea Natoli.
Che cosa può offrire una parrocchia allo
sport?
In una battuta veloce direi: un supplemento
d'anima, o meglio una spiritualità che sappia
Anno II - Numero 3 - Luglio-Settembre 2008
dare senso compiuto e consapevolezza lungimirante allo sport in riferimento al compimento
del desiderio di perfezione insito in ogni vero
praticante di sport, dall'amatore può solitario al
professionista più raffinato e riuscito. E'
evidente che una parrocchia si colloca
in modo diverso nel mondo dello sport
secondo i livelli differenziati di attività,
di responsabilità e dei fruitori generazionali che costituiscono il variegato
scenario dello sport. Ma quello che davvero preme riaffermare nel rapporto
chiesa-sport è che la vicinanza, l'accompagnamento, l'attenzione di una
parrocchia riguarda il pieno sviluppo
della persona, nella sua integrità fisica
e morale e nella sua fondamentale solidarietà con tutti gli uomini. In tal senso
la parrocchia offre allo sport un incommensurabile patrimonio di valori, di
persone, di strutture e opportunità difficilmente contestabile e comparabile con
altre istanze e organizzazioni sociali.
Anche il piacere di giocare e di fare
sport come la più ampia aspirazione alla gioia
di vivere appartengono alla missione di una
parrocchia chiamata ad accompagnare la crescita di un ragazzo nella sua totalità.
I complimenti dal CSI:
Carissimo Presidente,
a nome del Consiglio Prov.le CSI di Roma e mio personale, scrivo la presente per complimentarmi con Lei e la
Sua “squadra” per l’ottima prestazione fornita al campionato nazionale di Categoria, che ha coronato la splendida
partecipazione all’attività sportiva 2007/2008.
Grati per aver dato lustro all’impegno del Comitato di Roma.
Nel prossimo mese di settembre in occasione della presentazione della proposta associativa 2008/2009, daremo riconoscimento pubblico a tutti i componenti della squadra che ha reso possibile tale “performance”.
l’occasione mi è gradita per augurare a Lei e ai Suoi ragazzi buone vacanze con l’auspicio di rivederci insieme
nella prossima Stagione Sportiva.
mi creda, obb.mo Franco Mazzalupi
Oltre...
5
Pechino 2008:
una fotografia della Cina moderna
di Nicola Ceolin
L
a Cina odierna è un mondo
a parte. Piena di enormi
contraddizioni e paradossi.
Un miliardo di abitanti inquadrati in un regime di stampo
militaristico, erede delle profonde
convinzioni di Mao Tse Tung. La
famosissima “Rivoluzione culturale”
mirava semplicemente all’eliminazione di qualunque tipo di opposizione con mezzi più o meno leciti.
«L’immagine idilliaca
delle olimpiadi cinesi
passa anche per i
barboni fatti
sloggiare a
manganellate dal
centro città per non
farli inquadrare dalle
telecamere»
Il governo è sovrano e non può in
nessun modo essere contrastato o
abbattuto. Questa è la regola fondamentale e inviolabile del regime
cinese: ogni tipo di protesta viene
sempre e comunque soffocata nel
sangue. Le riunioni in strada non
sono permesse; la libertà di stampa
è negata; viene applicata la pena
capitale; ai detenuti sono negati i
diritti civili. Un paese nel quale
moltissime persone vivono di stenti, le famiglie povere aumentano
ogni giorno. La religione cristiana
non viene tollerata dalle autorità cinesi ed è vista come fumo negli
occhi. Ultimamente se ne parla
molto diffusamente su televisioni,
telegiornali e carta stampata perché
la Cina ha ospitato le Olimpiadi.
Circa 3 anni fa sono iniziati i lavori
per rendere tutto perfetto per l’8
agosto 2008: sono stati creati nuovi
impianti sportivi; strade; il Villaggio
Olimpico per ospitare gli atleti provenienti da tutto il mondo; il nuovissimo e avveniristico “Birds Nest”
6
Oltre...
(letteralmente Nido degli uccelli)
dove si sono svolte tutte le gare di
atletica. Ma non sono mancati momenti di forte tensione, ricordiamo
l’attentato subito il 9 Agosto per
mano di terroristi islamici: sono rimasti uccisi 16 poliziotti cinesi dopo l’esplosione di un camion pieno
di granate incendiarie nel centro di
Pechino. Il Ministero dell’Interno si
aspettava alcuni attentati ma, nonostante avesse predisposto vari piani
operativi, non è riuscito nell’intento di evitarli completamente. Le Olimpiadi sono un’occasione da non perdere
per i terroristi per
avere un maggiore
risalto nel mondo. In
questo modo l’esercito cinese si è fatto trovare
gravemente impreparatoed è stato un duro
colpo davanti all’opinione pubblica mondiale.
Gli inviati delle varie emittenti televisive trasmettono le immagini di
un paese completamente diverso
dal nostro per mentalità, modi di
vita, abitudini e pensieri. La Cina
può tranquillamente esser e
paragonata ad un gigante con i
piedi d’argilla. Per alcuni aspetti è
sicuramente un paese moderno,
con forze armate esperte, un programma di forte espansione economica e una capacità di riprodurre
qualsiasi oggetto a basso costo. Per
altri è ancora molto arretrato: l’assenza di diritti civili; la permanenza
della pena di morte; la mancanza
di libertà di stampa, di pensiero e
di riunione; lo sciopero non esiste;
l’estrema povertà di molte famiglie
che vivono nella soglia della sussistenza con un pugno di riso; non
c’è libertà di religione. Per tutti
questi motivi un italiano difficilmente riuscirà a capire veramente
un cinese, perché in Italia siamo
abituati alla democrazia e godiamo
di diritti civili. Non abbiamo un regime che soffoca gli aneliti di libertà di un intero popolo sottomesso
con la forza delle armi e del
potere militare. Ma molte
altre cose non appartengono ad un paese
del terzo millennio.
Non esistono i sindacati
e i lavoratori fanno orari
allucinanti (12/14 ore al
giorno) venendo sfruttati
dai datori di lavoro e dai
padroni delle varie aziende per aumentare la produzione. In Cina non
esiste una
cassa-mutua: se lavorando ti fai
male nessuno ti
rimborsa il danno subito. Il settore della sicurezza sul lavoro è completamente nullo: nei vari cantieri operai e manovali
lavorano senza il casco di protezione, senza le scarpe anti-infortunistica e senza le cuffie anti rumore. In Europa casco, scarpe e cuffie
sono obbligatorie per legge. Lo
smog sta letteralmente uccidendo
le principali città cinesi: Pechino,
Shangai, Canton. Vedendo alcune
immagini attira l’attenzione la nebbia che copre Pechino tutti i giorni,
ma la cosiddetta “nebbia” che vediamo è semplicemente lo smog
che si condensa nelle strade e che
sta assassinando lentamente e inesorabilmente la popolazione cinese. Uomini, donne e bambini sono
costretti ad uscire di casa portandosi dietro le mascherine di gomma. Ma ora torniamo
alle Olimpiadi: non
so voi, ma io sono
rimasto schifato
quando ho visto
casualmente un
telegiornale che
trasmetteva un
servizio sugli
allenamenti sostenuti dai bambini cinesi avviati
alle varie discipline
sportive. Un piccolo atleta sopporta delle autentiche torture: l’allenatore di ginnastica artistica si siede sulle gambe del bambino per
renderle più elastiche e flessibili e il bambino piange e urla dal
grande dolore causatogli dal
trainer. Una nuotatrice gettata
letteralmente in un fiume con
una mano legata dietro la schiena per aumentare il livello di
difficoltà rischia di affogare. Ma
il picco massimo deve ancora
arrivare: le immagini di una
bambina piegata al contrario
sulla schiena che piange, si dimena e grida per cercare di
svincolarsi da quella posizione
fortemente innaturale e dolorosa. Questo non è sport; questo è
un massacro. Tutto finalizzato alla
vittoria a tutti i costi e, infatti, la Cina è riuscita a portarsi a casa ben
100 medaglie fra oro, argento e
bronzo. Invece la gara dei 100
metri ha riservato agli spettatori presenti e ai telespettatori a casa una sferzata
di commozione: l’atleta cinese a causa di un infortunio muscolare subito durante il riscaldamento
prova a correre, ma il dolore è troppo forte per
gareggiare ugualmente. Il
centometrista scoppia in
un pianto dirotto e l’intero
stadio piange
con lui.
Un altro momento di tensione c’è
stato quando i poliziotti cinesi cacciano
via dal centro della città tutti i poveri e i barboni accampati nelle zone limitrofe. La polizia li prende a botte e
manganellate per mandarli via. Un
barbone si alza in piedi dopo le
percosse subite: la sua faccia è una
maschera di sangue. Mandati via in
malo modo perché le televisioni e i
corrispondenti dei giornali stranieri
non potessero documentare o scrivere dello scempio perpetrato dai
poliziotti. Ma possiamo parlare anche del modo con il quale è stata
risolta la rivolta dei monaci buddisti del Tibet. Il Tibet è una provincia occupata militarmente dalla Repubblica Popolare Cinese. Ha un
contingente di soldati fisso in una
base. Per protestare contro il regi-
«La pacifica protesta
dei monaci buddisti
del Tibet che
chiedevano un
incontro col
presidente è stata
repressa dall’esercito
con 200 vittime tra i
religiosi»
me cinese i monaci buddisti si sono riuniti davanti alla base chiedendo un incontro con il Presidente Hu Jintao. Per tutta risposta i
soldati schierano un cordone di sicurezza e, con un lieve pretesto,
cominciano a sparare sui monaci e
sulla folla accorsa causando più di
200 vittime. La Cina soffoca qualsiasi tipo o tentativo di rivolta nel
sangue. Gli osservatori internazionali hanno condannato duramente
e più volte l’operato degli uomini
del governo cinese. Anche l’ONU
ha chiesto un’indagine internazionale per riuscire a spiegare i 200
monaci morti. Amnesty International ha messo in moto una protesta
ufficiale presso il governo cinese.
Ma è notizia di questi ultimi giorni
Anno II - Numero 3 - Luglio-Settembre 2008
«È recentissimo lo
scandalo del latte in
polvere proveniente
dalla Cina
contaminato con
melamina, che ha
causato la morte di
tre bambini»
(18 settembre 2008) un gravissimo
scandalo nel mondo della Sanità.
Del latte in polvere contaminato
dalla melamina ha causato la morte
di tre bambini, ha fatto ammalare
ben 6.250 neonati e fatto ricoverare
d’urgenza 1.327 bambini. Tra i
bambini ricoverati in 158 “soffrono
di gravi disfunzioni renali - ha precisato il Ministro della Sanità Chen
Zu - la situazione di 94 di loro è
comunque stabile”. Secondo le autorità cinesi, il latte è stato contaminato dai fornitori della Sanlu: il lat-
te sarebbe stato diluito con acqua
per aumentare la
produzione, e
per far apparire i
livelli proteici invariati vi è stata
aggiunta della melamina, una sostanza utilizzata soprattutto nella plastica, nei fertilizzanti e
nei detergenti. Non
ho parole nel commentare amaramente
l’accaduto.
Passiamo ora a descrivere qualche
lato positivo della nazione cinese.
Il Ministero dell’Industria ha proposto un grande piano di industrializzazione: ogni abitazione è diventata in breve una piccola azienda per
produrre soprattutto prodotti tessili,
filati, utensili da lavoro. In questo
modo la Cina ha compiuto dei passi avanti enormi per quanto riguarda l’industria. Il punto di forza degli occhi a mandorla è il bassissimo
costo di produzione e la manodo-
pera a costo zero. I cinesi riescono
a riprodurre a costi contenutissimi
oggetti quotidiani, telefonia, radio,
televisori, tovaglie, pompe per le
biciclette, camicie, vestiti, borse
ecc. Invadono i paesi stranieri e
mettono in crisi i mercati con tantissime merci esportate rigorosamente “made in PRC”. Ci vorranno
dei secoli, ma speriamo che la Cina
riesca a diventare un paese realmente libero e portatore di antichi
valori di uguaglianza e democrazia.
Un paese dove non esiste più la
pena di morte e dove si può passeggiare tranquillamente e senza
paura delle autorità. Bisogna puntare con decisione sui giovani cinesi: loro e soltanto loro possono aiutare questo Paese a liberarsi da un
regime così autoritario e fortemente limitativo della libertà personale
e collettiva. La fotografia della Cina
attuale si vede fortemente sfocata e
sbiadita: bisogna aiutare questo
bellissimo paese affinché l’immagine risulti visibile, con colori accesi
e ben definiti.
Una parrocchiana tutta d’oro alle paraolimpiadi di Pechino 2008
GRAZIE PAOLA
La Redazione
“I
l Quattro Con
LTA porta all’Italia la seconda
medaglia d’Oro delle Paraolimpiadi
di Pechino 2008 grazie ad
una finale condotta sempre al comando dove gli
atleti azzurri precedono
sul traguardo gli Stati Uniti
e la Gran Bretagna. Quarto
posto per i padroni di casa
della Cina. La medaglia
d’Oro va a Luca Agoletto,
46 anni, perugino, esordiente alle Paraolimpiadi; Paola Protopapa, 43 anni, ro-
mana; Daniele Signore, 37 anni,
nativo svizzero di
Cremona, e Graziana Saccocci,
48 anni, milanese, guidati dal timonier e Alessandro Franzetti. Agoletto
e Protopapa gareggiano con lesioni agli
arti superiori, mentre Signore e
Saccocci sono non vedenti” (11
settembre 2008- Ansa).
Poche righe ansa e pochi servizi
per sottolineare le grandi imprese alle paraolimpiadi di Pechino
2008. Eppure questi atleti, diversamente abili, meriterebbero una
medaglia solo per il coraggio che
dimostrano nel coraggio e nell’entusiasmo che dimostrano nell’affrontare la vita e lo sport diveAnno II - Numero 3 - Luglio-Settembre 2008
nendo stimolo
e testimonianza di come la
vita andrebbe
vissuta.
Paola Prototapa è una nostra parrocchiana che da anni onora
lo sport italiano nel Mondo. Ora con la medaglia d’oro di Pechino ha aggiunto un altro prestigioso alloro alla sua già brillante carriera. nell’attesa di poterla intervistare e darle il giusto
spazio, il grazie più sincero da parte di tutta
la redazione di “Oltre…”…e non solo.
Oltre...
7
Intervista a Mario Mancini
Assessore alle attività produttive pubblicità mercati e tributi del 2° Municipio
di Paola Narilli
non si fanno, ma io penso che
ario Mancini - assessore al 2°
un buon amministratore non deMunicipio - vorrebbe essere
ve fare l’amministratore di se
considerato “il nostro assesstesso, ma del cittadino.
sore”, cioè in particolare del
Entriamo nel quartiere che lei
quartiere nel quale vive ed esercita la
rappresenta…
sua attività commerciale da oltre 30 anVoglio precisare che io rappreni, anche se il 2° municipio copre un tersento non un quartiere, ma tutto
ritorio assai più vasto. Ci tiene a dire che
il territorio del 2° municipio, deè stato votato per il 3° mandato consefinito dalle mappature “centro
cutivo. Cerchiamo dunque di scoprirne il
storico”, territorio vasto e per
perché conoscendo un po’ la sua persocerti aspetti prestigioso con la
na, oltrepassando l’appartenenza politica
più alta concentrazione di aree
sulla quale, com’è normale che sia, non
verdi, perciò io opero nella stestutti saranno d’accordo e che, a mio avsa misura al Flaminio, ai Parioli,
viso, dovremmo imparare a separare dal
al Salario, ecc. e mi occupo di
valore delle persone, dai loro principi,
tutte le problematiche relative al
dalla loro onestà intellettuale.
commercio, occupazione di suoCompetenze e poteri di un assessore,
lo pubblico, mercati, rispetto delinsomma tra quello che vuole fare e
le regole delle attività commerquello che gli è permesso fare c’è di
ciali, ecc…
mezzo il mare?
Giusto. Entriamo ora però nel
Con una battuta c’è di mezzo il bilancio.
nostro quartiere. Volevo sapeVorrei spiegare come funziona un munire per i giovani, per allontacipio: ci sono le commissioni create per
narli dalla noia, dal bullismo
le varie problematiche e formate da un
dalla droga, e per gli anziani, cosa c’è
presidente, un vicepresidente e 3 comgià e cosa vorrebbe ci fosse.
missari che hanno il compito di fare proQui ha toccato un nervo scoperto anche
poste da presentare al consiglio. Il consise credo di avere già fatto molto. 25 anni
glio è formato da 24 consiglieri ed un
fa sono stato presidente di una società di
presidente ed ha il compito di deliberare
calcio che aveva la sua attività maggiore
suddette proposte. La parte esecutiva
nei campi sportivi dell’oratorio della Sanspetta alla giunta formata dal presidente
tissima Trinità, abbiamo avuto molti
del municipio e 4 assessori. Per quanto
bambini che ora sono adulti con figli che
riguarda la parte economica è il Comune
giocano in una squadra di calcio che andi Roma che assegna, una volta presencora, a livello amatoriale, opera in questo
tate dal municipio le sue necessità, i fonquartiere e questo allontana i giovani da
di che verranno poi gestiti dal municipio
tentazioni. Come
stesso secondo le
priorità stabilite.
«Come vice presidente della vice presidente
della commissione
Quale ritiene che
commissione scuola della
scuola della passia il suo elettosata consigliatura
rato e cosa lo lepassata consigliatura ho
ho potuto constaga a lei, al di là
potuto constatare, nei
tare, nei sopraluodel colore politighi che abbiamo
co? Fiducia, atsopraluoghi che abbiamo
fatto nelle varie
tenzione ai profatto nelle varie scuole, che, scuole, che, effetblemi…
Poiché veniamo effettivamente, il bullismo è tivamente, il bullismo è un fenomeancora eletti con
un fenomeno che si allarga no che si allarga in
le preferenze, io
maniera spaventopenso che il cittain maniera spaventosa,
sa, bisogna veradino con la sua
bisogna veramente fare
mente fare qualcoscelta dimostra di
credere nelle aqualcosa dando delle regole sa dando delle regole e facendole
zioni e nella tenae facendole rispettare.»
rispettare.
cia di chi vota.
Le dice qualcosa
Essere riconfer“centro giovanile ex-deposito ATAC”,
mati per il 3° mandato nello stesso mucentro giovani, informa giovani, molnicipio: ecco, io credo che questa è più
teplici attività….
di una prova di stima da parte dell’eletArgomento che abbiamo portato avanti
tore verso il candidato. Quando chi viene
fin dal 2006; l’acquisire questo stabile
eletto porta avanti delle istanze credibili
prima e poi stiamo perseguendo l’idea
e mirate a migliorare la vita quotidiana
per dedicare il deposito alle associazioni
del cittadino, il cittadino ha il diritto-doche possono raccogliere giovani, per davere di stare vicino al proprio rappresenre loro un modo diverso di vivere, sotante e segnalare con forza tutte le neprattutto con lo sport. Progetto più che
cessità affinché siano risolte; i miracoli
M
mai presente, anche perché qualche documento è stato già votato in passato nel
consiglio.
Per gli anziani del quartiere?
Nel municipio abbiamo tre bellissimi
centri anziani, al Flaminio, al Bioparco e
nel quartiere a Villa Leopardi (qui c’è
un’ottima biblioteca). In ogni centro che
ospita circa 1000 anziani, le attività vanno dal gioco delle carte, al ballo, alle cene, agli spettacoli teatrali, tutto all’interno del centro. Inoltre a via Mascagni c’è
una piccola struttura che, con fondi del
municipio e della regione, gestiti annualmente dalla cooperativa che si aggiudica
la gara, ospita circa 25 anziani scelti a
seconda delle necessità con una graduatoria. Con una piccolissima quota mensile vengono presi da un pulmino e intrattenuti durante la giornata. Abbiamo anche strutture per disabili e assistenze
domiciliari, queste naturalmente a pagamento, salvo casi trattati dalle USL.
Per i marciapiedi sconnessi e sporchi,
per il parcheggio selvaggio, per le
strisce pedonali non rispettate, per
“Villa Chigi”, patrimonio da tutelare,
così mal ridotta, per la sicurezza dei
cittadini, ha un suo progetto?
Adesso le devo dare per forza una risposta politica. Noi abbiamo assistito almeno negli ultimi 15 anni ad una politica di
facciata sotto la quale purtroppo la realtà
è molto dura: i marciapiedi, le strade da
rifare, le strisce che quasi non esistono
più, il mancato rispetto del codice della
strada, ecc. non è altro che una realtà
che si è tramandata negli anni, non è
successo all’improvviso… Ci rendiamo
conto della gravità del problema e speriamo di trovare i fondi necessari per dare inizio alle priorità e piano piano…
NUMERO 3 - LUGLIO-SETTEMBRE 2008
Reg. Tribunale di Roma n. 120 / 2008 del 18. 3. 2008
Direttore responsabile: p. Lucio Boldrin
Collaboratori: Federica Busato, Nicola Ceolin, Angelo Fusco, Mario Gravina,
Roberta Martorelli, Giampaolo Petrucci, Camillo Reynaud
Impaginazione: Luca Theodoli - Stampa: STILGRAFICA Srl, Roma
In ogni numero verranno presentate le varie attività che si svolgono in parrocchia
La redazione è aperta ad accogliere suggerimenti e argomenti di dibattito all’e-mail [email protected]
8
Oltre...
Per la sicurezza, il poliziotto di
quartiere che fine ha fatto? Io
non l’ho mai visto, decantato
solo sulla carta. Comunque le
risorse delle forze dell’ordine
in tutti i campi sono molto
scarse e ora il Campidoglio si è
visto costretto a chiamare l’esercito per affiancarlo alle forze dell’ordine e questo dimostra appunto la carenza di cui
parlavamo, ma questa iniziativa non solo sta dando frutti
con meno accattonaggio ai semafori, meno lavavetri. L’esercito a Roma? Non me ne sono
ancora accorta…
Certo, ci sono oltre 1000 soldati
che affiancano la polizia e pattugliano i punti chiave, tipo le stazioni delle metropolitane più pericolose, e il cittadino, al contrario di chi dice che siamo in una
città assediata, ha gradito di avere un soldato che vigila sulla sicurezza di tutti e continuiamo ad avere
richieste anche al municipio per aumentare la presenza di questi soldati. Nella
stazione Nomentana del nostro quartiere, dove ci scappò il morto, c’è un presidio formato da una camionetta di soldati
con un poliziotto, gira un po’ anche nel
quartiere e da sicurezza; sono andati via
i rom che erano accampati sotto ponte
Nomentano. Per quanto riguarda Villa
Chigi, ma succede anche altrove, le cose
belle che si fanno vanno poi anche mantenute, l’innaffiamento con schede elettroniche gestito direttamente dal campidoglio è rimasto nelle parole. Io auspico
che nel progetto della giunta comunale
per il verde ci sia non solo emergenza,
ma anche prevenzione, purtroppo scomparsa.
Il suo progetto di riqualificazione di
Largo Somalia è ancora valido?
Per Largo Somalia è stata fatta una richiesta per la costruzione di un PUB,
cioè un parcheggio che ditte private
chiedono di fare nel sottosuolo; dal guadagno delle vendite dei box devono detrarre una parte per il comune “oneri accessori”, con i quali si possono riqualificare le zone che hanno subito un disagio
durante la fase dei lavori. Io ho posto come condizione che venisse fatto subito
un progetto di massima perché questi
soldi venissero impegnati per riqualificare Largo Somalia ed ho anche illustrato
ai cittadini il progetto 2 anni fa. Attualmente la costruzione di box è bloccata in
tutta Roma per motivi burocratici. Nell’attesa, nella passata consigliatura, ho
presentato una proposta di risoluzione
votata all’unanimità affinché vengano
tolti tutti i sanpietrini a partire da via Salaria fino Largo Somalia, sono rumorosi e
pericolosi soprattutto quando piove e
venga messo un particolare asfalto antivibrazione, vengano inoltre rifatti i marciapiedi; ho inviato una lettera al collega
assessore ai lavori pubblici che mi ha
dato un riscontro positivo, per inserirla
nelle priorità.
La vera storia del mercato, la sua evoluzione e la sua, speriamo, felice conclusione, la rimandiamo alla prossima… Per ora la ringrazio e le auguro
buon lavoro.
Anno II - Numero 3 - Luglio-Settembre 2008