una famiglia nella fede e specchio della società
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una famiglia nella fede e specchio della società
OLTRE… Periodico di informazione e dialogo parrocchiale e del quartiere Parrocchia “SS. Trinità a Villa Chigi” - Via Filippo Marchetti, 36 - 00199 Roma Tel 068600733 - Fax 0686213956 - E-mail: [email protected] - Sito: www.sstrinita-villachigi.com Orari SS. Messe: FERIALI h. 8.00 – h. 9.00 – h. 18.00 – FESTIVI h. 8.00 – h. 9.00 – h. 10.30 – h. 12.00 – h. 18.00 La parrocchia: una famiglia nella fede e specchio della società di p. Lucio Boldrin B en ritrovati! Abbiamo lasciato alle spalle anche l’estate 2008. Per alcuni sarà stata un’estate da ricordare, per altri da dimenticare e, per alcuni, “nulla di particolare”. Al di là di tutto, un tempo che si lascia al passato richiamandoci alla necessità di vivere il presente proiettandoci al futuro. Il passare delle stagioni, non è vero che non esistono più, sottolinea la fugacità del tempo, talvolta, in maniera frenetica. Ciò ci induce a non dormire sugli allori, né ripiegati o chiusi in noi stessi. Né, tantomeno, il lasciarci passare addosso le giornate per non trovarci, in fretta, a rimpiangere il tempo perso e quello che si poteva fare e non abbiamo fatto. Vivere è quello che ci viene richiesto. E ciò riguarda anche la nostra vita parrocchiale, che richiede la partecipazione e collaborazione di tutti. Una partecipazione attiva all’interno di quella che è la “famiglia parrocchiale”. “Una famiglia” non basata su fattori di sangue o parentela, ma dalla fede che ci fa riconoscere Dio come Padre e, in Cristo, tutti fratelli e sorelle. Come ogni famiglia sa vivere la gioia, i dolori, le speranze degli avvenimenti della vita. Ci sono bambini, giovani, adulti e anziani. Persone sane e altre più cagionevoli. Intelligenze e sensibilità diverse. Un’eterogeneità di persone con le quali bisogna imparare a convivere e collaborare lasciandosi guidare, in primo luogo, dalla Parola di Dio per divenire comunità che testimonia, nel suo agire, Cristo e questo, risorto. Alcuni hanno un’idea troppo idealistica di quello che dovrebbe essere una parrocchia: quasi un angolo di paradiso terrestre. Nulla di più sbagliato! Sulla terra non esiste nulla di perfetto: né una famiglia, né una persona, né una parrocchia. Ogni realtà respira ed è formata da persone con le loro ricchezze e povertà. Non da perfetti. Neppure una parrocchia che è, sempre, uno spaccato del vissuto e della gente di un quartiere. Ed è su questo che dobbiamo collaborare e confrontarci. Cerchiamo di non essere semplici idealisti o, peggio, dei neo manichei, che vorrebbero allontanare coloro che non ne sarebbero degni di stare in questo luogo: chi siamo per permetterci questo giudizio? La Chiesa non è fatta da Santi, ma di persone in cammino. La Chiesa, la parrocchia devono divenire, sempre più, luoghi di accoglienza per tutti. Luogo dove ci si educa nella carità e correzione fraterna. Nel servizio, nel dialogo e nel rispetto reciproco, cercando di superare gelosie ed orgogli. È importante vincere la mormorazione, il pettegolezzo e, soprattutto, evitare di riportare all’esterno, come fosse verità assoluta, i nostri punti di vista di negatività o esaltazione di questo o quest’altro avvenimento o persona. Per questo è necessario crescere nella fede e in un dialogo costruttivo. Per questo serve anche la consapevolezza del giusto parallelismo tra «Se la famiglia è l’espressione di una società, lo è anche la parrocchia formata da queste famiglie» famiglia e parrocchia: se la famiglia è l’espressione di una società, lo è anche la parrocchia formata da queste famiglie. Le nostre famiglie, pur non perfette, cerchiamo di amarle e difenderle, da tutto ciò che le possono distruggere. Anche la parrocchia ha bisogno di essere amata per quello che è: una comunità, non ancora perfetta, e per questo ancora in un cammino di fede che cerca di vivere atti propri del Vangelo mediante segni d’amore e di collaborazione autentica nel rispetto reciproco. FORMAZIONE E PREGHIERA IN PARROCCHIA 2008 / 2009 INIZIAZIONE CRISTIANA: FORMAZIONE: INCONTRI DI PREGHIERA I BATTESIMI saranno celebrati l’ultima domenica del mese DOMENICA: incontro giovani dalle h. 19.00 INCONTRO PER SEPARATI E DIVORZIATI 3º Lunedì del mese dalle h. 21.00 CATECHISMO: GRUPPO FAMIGLIE: 2ª e 4ª domenica del mese dalle h. 18.00 LUNEDÌ: I anno di Comunione: h. 17.00 - 18.30 GIOVEDÌ: II anno di Comunione: h. 17.00 - 18.30 LUNEDÌ: Dopo-Comunione: h. 18.00 - 19.00 GIOVEDÌ: I anno di Cresima: h. 18.00 - 19.30 MERCOLEDÌ: II anno di Cresima: h. 18.00 - 19.30 In accordo con i catechisti e i ragazzi si decideranno gli incontri del dopo-cresima PREGHIERA MISSIONARIA 3º giovedì del mese dalle h. 21.00 GIOVANI COPPIE: 3º Venerdì del mese dalle h. 21.00 CATECHESI PARROCCHIALE: per giovani e adulti inizierà in dicembre ADORAZIONE EUCARISTICA 1º giovedì del mese dalle h. 17.30 MISSIONI: il 2º lunedì del mese dalle h. 21.00 Nel prossimo numero gli orari e giorni per gli incontri: Caritas, Sammaritano e ministri straordinari dell’Eucaristia Dal 2007, tramite l’ABCS, 113 bambini nel Sud del mondo riescono a crescere bene, sani ed istruiti grazie a un valido strumento di solidarietà ADOZIONI A DISTANZA di Rossana Iovino N el Sud del mondo molti bambini vivono in povertà ed emarginazione, mancano di cibo, acqua potabile, assistenza sanitaria e un’istruzione di base. Diritti prima ancora che necessità. Un primo passo per cambiare questa realtà è l’adozione a distanza: con un contributo fiscalmente deducibile di euro 25,00 al mese (meno di 1 euro al giorno) si può aiutare molto un bambino e la sua comunità. Infatti tramite il nostro contributo, è possibile sostenere sia i bambini che vivono nei villaggi più lontani con alle spalle famiglie molto povere, sia bambini orfani e abbandonati. Dando loro la possibilità di studiare si possono gettare le fondamenta del progresso, perché l’adozione a distanza non deve servire solo a distribuire fondi per risolvere i problemi più urgenti, ma a cercare di rendere autonoma la comunità per agire sulle cause della loro povertà. Se ti senti animato dal nome desiderio di fare un’adozione a distanza e di farti carico delle spese di mantenimento di un bambino in Costa Trinità a Villa Chigi in Via Marchetti; per qualsiasi informazione si potrà trovare ogni martedì negli uffici della parrocchia dalle 17.00 alle 19.30. Da gennaio 2007 grazie l’appoggio di tante famiglie del nostro quartiere, 113 bambini, tramite l’ABCS, hanno la possibilità di crescere bene, sani e alcuni di loro riescono a terminare gli studi e inserirsi nel mondo del lavoro. Questi sono i frutti maturi che presentiamo al mondo intero, e questi produrranno a loro volta semi del progresso e dello sviluppo. Abbiamo bisogno del vostro aiuto per dare una speranza di vita migliore a questi bambini… Vi aspettiamo! «l’adozione a distanza non deve servire solo a distribuire fondi per risolvere i problemi più urgenti, ma a cercare di rendere autonoma la comunità per agire sulle cause della loro povertà.» d’Avorio, Sud Africa, Tanzania, Cile, Brasile, Paraguay, Filippine, Georgia puoi rivolgerti all’A.B.C.S. un’organizzazione non lucrativa con sede a Verona riconosciuta dal Ministero degli Esteri che da oltre 20 anni collabora con i Missionari Stimmatini e alcuni volontari laici promovendo progetti di sviluppo in questi Paesi. la referente dell’ABCS nel nostro quartiere è la sig.ra Rossana Iovino presso la parrocchia SS. L’importanza del dialogo per affrontare il disagio giovanile di Federica Busato I l disagio giovanile è uno degli argomenti più scottanti che viene quotidianamente sottoposto all’attenzione del pubblico dei lettori ed è stato analizzato da un punto di vista sociologico, psicopedagogico e psichiatrico. In particolare si è cercato di capire quanto il fenomeno sia legato alle fisiologiche crisi di identità adolescenziale e quanto, invece, possa attribuirsi ai modelli culturali di sviluppo della attuale società. Le cause del disagio sono molteplici e nessuna, presa in maniera isolata, è in grado di spiegare le cause del fenomeno. È il caso di ricordare che la tradizionale famiglia patriarcale rappresentava un ambiente sociale privilegiato caratterizzato dalla trasmissione di esperienze tra generazioni, dal sostegno e dalla solidarietà in termini relazionali tra tutti i suoi membri. L’attuale famiglia nucleare, invece, ridotta a pochi individui, ha perso gran parte di queste funzioni formative e educative e spesso non è in grado di fornire un adeguato sostegno emotivo ed affettivo ai figli, poiché è volta prevalentemente al conseguimento e/o mantenimento del benessere economico e dalla realizzazione in campo professionale e sociale. Diversi sono i fattori che possono provocare il disagio negli adolescenti e non: sono sempre più oggetto di una martellante stimolazione ai consumi e destinatari di una quantità di messag- gi davvero preoccupanti. A ciò deve aggiungersi il crescente uso ed abuso di sostanze che creano dipendenze, in assenza di adeguate politiche preventive e informative; i ragazzi incontrano anche difficoltà lungo il percorso scolastico, senza trovare figure significative di adulti a cui rivolgersi e che sappiano raccogliere e canalizzare i loro interessi. In sintesi le diverse situazioni di disagio giovanili possono ricondursi ad una carenza di relazione accrescitiva tra adulti e giovani. Il disagio si estrinseca nell’ambito scolastico in fenomeni di bullismo che possono ricondursi a situazioni famigliari in cui la comunicazione è scarsa o inesistente; in ambito lavorativo esso si configura nel mobbing e, in ambito militare, nel cosiddetto nonnismo. Inoltre un clima rigidamente autoritario e la mancanza di regole, dove la repressione si manifesta solo con castighi fisici, produce elementi con scarse capacità relazionali e sociali. Le avvisaglie del fenomeno si manifestano già in età preadolescenziale. I giovani devono essere aiutati a sviluppare le capacità di relazione con gli altri e con i coetanei; sono gli adulti che, entrando in contatto con i giovani, devono fornire loro sostegno e riscontro e comunicare interesse e amore. E perché ciò possa avvenire è necessario che l’adulto sia il costruttore di relazioni, oltre che «I giovani devono essere aiutati a sviluppare le capacità di relazione con gli altri e con i coetanei» 2 Oltre... testimone esemplare, che ispiri un modello di vita stimolante per i giovani senza trascurare di infondere loro chiaramente i concetti di diritti e di doveri che dovranno informare il loro operare. Certamente quest’ultimo compito spetta oltre che ai genitori ed agli insegnanti dei ragazzi anche agli operatori dei servizi sociali, a coloro che operano nei contesti sportivi, ai sacerdoti che si dedicano ai giovani, ecc. Solo se gli educatori riusciranno a creare una forte relazione con i giovani, questi ultimi impareranno a costruire il loro futuro e potranno mettere a fuoco un valido progetto di vita. Perché si avvii tale tipo di relazione è necessario che il rapporto nasca su basi paritetiche, ma non confidenziali, fondato sul riconoscimento dell’altro come persona. L’aspetto più importante è saper “ascoltare”, essere capaci di valutare i bisogni dell’altro ed avviare un rapporto dal quale può scaturire una relazione ricca di significati per il futuro: credo che questo possa essere un antidoto per il disagio giovanile. Anno II - Numero 3 - Luglio-Settembre 2008 Durante l’estate ci hanno lasciato due figure importanti della nostra parrocchia Nino Antola Jean François Nothomb di Fabrizio Gatti e Maria Pia Parenti di p. Andrea Meschi “Nessuno lo può ignorare, sopra interi continenti, innumerevoli sono gli uomini e le donne tormentati dalla fame, innumerevoli i bambini sottonutriti, al punto che molti di loro muoiono in tenera età, che la crescita fisica e lo sviluppo mentale di parecchi altri ne restano compromessi, che regioni intere sono per questo condannate al più cupo avvilimento”. Enciclica Populorum Progressio, Paolo VI nizio questo ricordo di Nino ANTOLA da una premessa e una citazione. La premessa è forse superflua, visto che parlo a dei fratelli di Fede. Ho incontrato Nino nel periodo universitario, vissuto con lui dal 1980 la vita del Gruppo Jonathan , visto i segni delle sue azioni nelle persone che l’incontravano, condiviso la stessa Fede nel Risorto. Come cristiano seguace del Maestro, ha “gareggiato” nel servizio al prossimo con un’unica ambizione, conformarsi all’unico modello che conta: Cristo che lava i piedi sporchi di terra ai suoi discepoli. Non sto parlando quindi di un morto, ma di un fratello in Cristo che ci ha preceduto e che continua ad aiutarci nel cammino della salvezza, attraverso la Comunione con tutti i Santi. “E’ come se Nino non fosse mai partito, perché ha lasciato tracce indelebili sulla vita e sulle storie di chi l’ha conosciuto, … queste tracce parlano continuamente e lo rendono vivo più che mai.”. La citazione, riportata sopra e presa dall’Enciclica Populorum Progressio di Paolo VI, evidenzia una “attenzione” della Chiesa ancora attuale e decisiva per la pace del mondo, che Nino ha sempre visto come il problema prioritario del nostro tempo. Cominciando dagli anni della formazione, con la sua Tesi di Laurea in Economia e Commercio, per indagare sul rapporto fame e potenzialità produttive mondiali. Elaborando, con la nascita del Gruppo Jonathan L., una proposta personale, e successivamente comunitaria di educazione alla fede. Facendosi costruttore di una “sollecitazione concreta” idonea ad aiutare il prossimo in un cammino da “protagonisti” nella Via, che “rende la vita veramente degna di essere vissuta” da subito. Tutte caratteristiche che in Nino hanno prodotto, per sua scelta, un modello di “uomo feriale” del tipo “non farò mai notizia”. Forse perché tra i tesori a cui rivolgeva la sua intelligenza ed il cuore, c’erano la semplicità della vita familiare, i suoi gesti e ritmi, l’educazione, l’affetto, lo scambio reciproco e gratuito ispirato dall’amore “vero”, e l’arte del “rimaner anonimi” nell’aiuto ai fratelli, senza secondi fini. Nato in Liguria, a Camogli, da una stirpe capace di navigare gli oceani fino a scoprire nuovi mondi, ha scelto di essere determinato e responsabile nel servizio. Addestratosi alla mitezza ed umiltà di cuore, in 28 anni d’attività con lui, non ho mai sentito dirgli una sola parola di risentimento verso qualcuno, o verso qualcosa. Nelle stanze della SS. Trinità incontrava tanti giovani e adulti, attraverso la scuola d’Italiano, il gruppo del Samaritano, le varie occasioni d’incontro e celebrazione. Maria Pia Parenti, catechista della no- I Anno II - Numero 3 - Luglio-Settembre 2008 stra Parrocchia, ha scritto. “Due sere fa ho rispolverato una cartellina che custodiva i questionari che io e Nino avevamo utilizzato nel corso di una riunione con i ragazzi. Si intitolava “Per conoscerci meglio…”. Al questionario ci siamo sottoposti anche noi animatori. E dal momento che conservo tutto (quasi tutto), ho ritrovato quello compilato da Nino… Ebbene, alla domanda: hai un desiderio nel cassetto? Nino ha risposto: forse. Poi deve essersi pentito del solo “forse” ed ha aggiunto due punti (:) dichiarando: una chiesa libera, aperta, giovane, CRISTOCENTRICA. Questo ultimo aggettivo lo ricordavo bene!!! … come tanti altri insegnamenti che ci ha trasmesso, in quella parola ci sta tutto. Ci sta l’impegno, lo stile, le scelte di un’intera esistenza. Cristo al centro. Al centro di tutto. E’ la scommessa d’ogni cristiano, è il mettere in gioco tutta la propria esistenza. Cristo al centro…” Oggi alcuni tra quelli che l’hanno conosciuto si pongono domande su come ricordarlo, o come cercare di testimoniare il loro affetto per lui. Io credo che l’unico modo sia continuare a fare le opere che lui svolgeva, educare all’accoglienza con la scuola d’italiano, aiutare i poveri attraverso i gruppi del Samaritano e missionario, educare i giovani alla Fede. Ora per noi del gruppo Jonathan L. si presenta nuovamente l'impegno, in modo più serio di prima. Il volo del Gabbiano Jonathan L. dipenderà dalle nostre forze. Sapremo raccogliere il testimone? Suae quisque fortunae faber est - ciascuno è artefice della propria sorte. Ciao Nino, Aiutaci sempre come quando ci rincuoravi con le tue parole buone, spronandoci a scendere nell’agone della vita non da “vittime predestinate" ma come “calciatori di serie A", spero che non ti deluderemo. Quello che hai generosamente donato ora è pienamente tuo, prenditi il giusto e meritato premio, e continua a guardarci sempre … come facevi, con il tuo sorriso ironico e benevolo. Per aspera ad astra – attraverso le asperità alle stelle. Hai saputo testimoniare che i cristiani non possono aspettarsi sconti dalla vita, che le avversità, anche le terribili, possono essere affrontate per la vittoria sulla morte dell’inarrestabile Amore di Dio, giorno dopo giorno, ed in silenzio. Ora è il momento di gioire, della “riconoscenza a Dio nostro Padre per averci donato Nino e la Sua testimonianza di vita”, Deo gratias! - rendiamo grazie a Dio. o incontrato per la prima volta la famiglia Nothomb una domenica mattina del mese di agosto nel chiostro del convento di S. Girolamo in Spello (Umbria). Si ritrovavano sotto la grande tenda per la celebrazione eucaristica diversi gruppi di giovani adulti che durante la settimana avevano vissuto momenti di vita eremitica (ora et labora) nei diversi casolari messi a disposizione dai contadini della valle. Era una iniziativa guidata da Fratel Carlo Carretto e dai Piccoli Fratelli di Vangelo. Mi trovano in quel luogo, a me familiare, con un gruppo di giovani della Comunità della SS. Trinità. Furono loro, François e la moglie Anna ad accostarsi, avendomi riconosciuto come parroco della SS. Trinità. Era il tempo in cui incominciavano a far capolino nella nostra parrocchia, pur abitando in territorio pertinente a quella dei Sacri Cuori. Mi raccontarono successivamente il motivo per cui avevano accostato la nostra comunità parrocchiale: si erano sentiti a loro agio e come accolti in casa. È stato l’inizio di una frequentazione, di un’amicizia semplice, serena ed autentica. Invitato qualche volta a cena nella loro casa, sono venuto più a contatto con la vita e lo spirito di François. Con loro incontrai due simpatiche “marmocchiette” (Agnese e Ghilène) che allora era bambine. E mentre, come tutti i ragazzini di questo mondo piaceva loro giocare, sapevano anche, nella quiete della sera mettersi ai piedi del letto e recitare una preghiera. C’era anche un giovane, con qualche problema fisico, che loro seguivano e coltivavano come un figlio. Ogni tanto, ma era molto restio a farlo, François apriva qualche piccolo spiraglio sul suo passato; ed io intravvedevo che era stato straordinariamente ricco e profondo. Mi regalò un giorno un libro che lui aveva scritto. Aveva messo in quelle pagine gli anni del suo lavoro in missione nell’America latina come religioso della Congregazione dei Piccoli Fratelli del Vangelo di Charles de Foucauld. Questo amore alla vita monastica e insieme all’impegno apostolico era rimasto in fondo in fondo nel dna del suo spirito. Viaggiava molto con la sua famiglia visitando luoghi della Francia e del nord Europa carichi di spiritualità (parlavamo insieme anche della esperienza ecumenica di Taizè). In casa un piccolo angolo di lavoro formava il suo “ufficio”. Lavorava con la fondazione “Jacques Maritain” collaborando alla rivista con articoli e traduzioni. Jacques Maritain è un grande uomo di H spirito (filosofo e teologo), francese, vissuto fino agli anni ’70. Durante gli studi di teologia in preparazione al sacerdozio mi ero imbattuto in un libro di questo personaggio della Francia, tanto amico di Paolo VI, dal titolo “Umanesimo Integrale”. In esso Maritain riassumeva in sintesi la sua riflessione spirituale: Un uomo, se è veramente uomo, se è fondamentalmente uomo, se cerca di esserlo fino in fondo, è anche già profondamente un cristiano. Fu un ulteriore motivo di simpatia reciproca, nella comune convinzione la fede cristiana e la salvezza portata da Cristo non ci viene consegnata come un vestito da mettere addosso, ma è qualcosa che fa parte di noi stessi, entra nella radice del nostro essere per trasformarlo. Cominciarono i lunghi anni di collaborazione, per la moglie Anna come catechista, per François come membro del consiglio parrocchiale e collaboratore del foglio di informazione o giornalino. Due cose si rivelavano in lui per me come le vere compagne della sua amicizia. La prima: la visione aperta del suo cuore e della sua mente. Non conoscevo tutti i particolari della sua vita passata, ma forse il fatto di provenire dal Nord Europa (Belgio), l’essere cresciuto in tempi ed ambienti in cui la fede non era per niente una cosa scontata, il confronto con altre confessioni religiose di quelle terre, lo avevano portato ad essere un uomo di visioni allargate. Il mondo è sempre stato l’orizzonte più ampio del suo pensiero e dei suoi sentimenti. Basta ricordare alcuni interventi in tale senso come collaboratore del giornalino parrocchiale e la sua partecipazione a diversi incontri ed iniziative ecumeniche. La seconda: la sua fede semplice, direi essenziale, fatta poco di esteriorità e di vuoto devozionismo; costruita invece in profondità. Una fede in Dio che c’è, che è sempre con noi e che guida la nostra storia. Per questo François era diventato per me, anche senza saperlo, un punto di riferimento, come una immagine, una sorta di icona viva. Quando negli ultimi anni, dopo aver lasciato la parrocchia, vi ritornavo in qualche occasione, lo incontravo con gioia; poche parole ed un’intesa da vecchi amici: per me pensiero guida di uno stile di cristianesimo autentico. Ci sono nella tua vita delle persone che Dio mette sulla tua strada, perché ti facciano crescere. François è stato una di queste. Debbo a Dio immensa gratitudine per averlo incontrato. Oltre... 3 I GREST 2008: Alla ricerca di Gesù Una settimana da Leoni di Caterina Puccioni di Alessandro De Luca l Grest quest'anno ha riscosso un gran numero di adesioni, più di 100 bambini a settimana hanno voluto trascorrere le loro prime giornate estive con noi in Oratorio. Noi animatori eravamo titubanti circa l'orario d'inizio, pensavamo di essere troppo stanchi per offrire una buona accoglienza, ma l'impeto e il buon umore dei bimbi era più efficace di qualsiasi sveglia, perfino del canto di un gallo. Il 9 giugno, primo giorno del Grest 2008, abbiamo diviso a sorte tutti i bimbi in quattro squadre, e assegnato a ognuno la maglietta con il colore del proprio team. Inoltre, per rendere più operativo ed efficace il nostro lavoro, noi animatori ci siamo divisi in quattro gruppi, ognuno a capo di una squadra, cosi che ogni bambino sapesse a chi rivolgersi per qualsiasi tipo di problema. Durante le prime ore della giornata abbiamo cercato di organizzare giochi all'aperto e di coinvolgere tutti quanti, nonostante le differenti fasce d'età. La scelta era ampia, torneo di calcio, di pallavolo, di basket, di palla avvelenata alternati a semplici dondolate sull'altalena e chiacchierate. Così, dopo una sostanziosa merenda a base di crostata e thè, tutti i bambini erano invitati a partecipare a piccoli stand organizzati da noi ragazzi. C'era chi ballava e chi recitava, chi suonava la chitarra, il triangolo e la pianola e chi partecipava a un torneo di Yu-Gi-Oh, chi imparava l'origami, chi lavorava con le perline e chi disegnava con i pastelli, chi mostrava la sua abilità nel calcio e chi nella difesa personale. Infine, non mancava il momento della preghiera, con la canzone che dava titolo Grest, Alla ricerca di Gesù, scritta per tutta la Diocesi di Roma dal nostro don Raffaele, e con tanti altri canti e piccoli balletti, cosi da far partecipare facilmente anche i più piccoli. Spesso abbiamo fatto in modo di organizzare attività fuori dall'oratorio, come la visita al Bioparco e alla nuova nata giraffa Pallina, un bagno in piscina e i pic-nic a villa Ada. In queste occasioni creavamo diversi gruppi per soddisfare i gusti e le esigenze di ognuno. Non sono mancate situazioni poco felici, piccole offese o piccoli gesti cattivi, gavettoni indesiderati, disobbedienze da parte di tutti (talvolta anche di noi animatori), ma gestirle non è stato difficile grazie anche all'aiuto degli stessi bambini. La loro felicità di essere li tutti insieme, giocare, correre e ridere era contagiosa. Alcuni musi lunghi si sono presto mutati in sorrisoni, si sono create nuove amicizie e solidificate quelle già esistenti. L'entusiasmo dei bambini, vederli felici, era una gioia, il nostro obiettivo di animatori è stato raggiunto e il nostro lavoro ripagato. Giacomo Leopardi diceva “i fanciulli trovano tutto nel nulla, gli uomini trovano il nulla nel tutto”. Ed è una grande verità. I bambini in tre settimane ci hanno insegnato a guardare tutto con i loro occhi, sotto il loro punto di vista. Quindi vi dobbiamo un grazie enorme, perché ci avete dato molto, forse più di quello che siamo riusciti a darvi noi. Campo- scuola a Rasiglia (Foligno) G iugno! Se ripenso a quando andavo a scuola, mi ricordo che questo mese era molto particolare: si trovava a metà tra l’impegno scolastico (ormai agli sgoccioli) e i preparativi per le vacanze, un periodo desiderato per tutto l’anno. Giugno aveva un colore un po’ sfumato, indefinibile, ma di un fascino unico. Si stava sempre a Roma ma si rompeva con le abitudini: la mattina si dormiva un po’ di più, le varie attività sportive e i vari impegni erano conclusi, quindi spazio a partitone lunghe tutto il pomeriggio in parrocchia, ricche corse in bici a villa Ada, mattinate a giocare a Subbuteo, antenato “analogico” dei videogame di calcio! Oggi come allora, in quei giorni si ha più tempo per fare le cose che piacciono, senza attenersi ad un’agenda di impegni ben definita. Quest’anno abbiamo dato l’opportunità ai ragazzi delle medie della nostra parrocchia di vivere in questo periodo una settimana in un modo ancora diverso: abbiamo proposto un campo-scuola a Rasiglia, una splendida località vicino Foligno. I ragazzi avevano come termine di paragone i ritiri invernali, e quindi non si sono fatti pregare più di tanto per aderire alla proposta, ma non sapevano cosa li aspettava! Siam o L'angolo della lettura a cura di Mario Gravina “Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo” di Antonino Zichichi l 14 settembre del 1998 Giovanni Paolo II rende nota l'enciclica “Fides et ratio”. Un documento che affronta l'annosa questione tra fede e ragione. Il Papa sostiene nel documento che non c'è alcuna contrapposizione tra la razionalità dell'uomo che tende attraverso la sua ricerca scientifica, a migliorare le condizioni di vita e la fede che accompagna ed incoraggia la persona umana a utilizzare le scoperte della sua ricerca a fine di bene. Ho avuto modo di leggere il libro dell'illustre scienziato Antonio Zichichi dal titolo molto eloquente: “Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo” che affronta il tema del rapporto tra fede e scienza. Con un linguaggio laico ed appassionato l'autore è convinto, come lo era Giovanni Paolo II, che tra fede e ragione c'è concordia anzi si può dire che l'una è complementare all'altra. Secondo Zichichi scienza vuol dire leggere il libro delle natura, scoprire le leggi che Dio ha impiantato nel nostro mondo, contemplare la grandezza del creatore. L'uso della scienza si chiama tecnologia e la scelta tra tecnologia buona o selvaggia è nelle mani del potere dell'uomo. Dopo la lettura di questo libro ho imparato molte cose che ignoravo e ho capito cose che non capivo ma soprattutto credo di aver arricchito la mia fede. Vi cito alcuni brevissimi brani del libro per sollecitarvi alla lettura di questa affascinante opera. “alle soglie del terzo millennio come si fa ancora ad ignorare le straordinarie conquiste tecnologiche che hanno portato l'uomo sulla luna e presto gli permetteranno di passeggiare tra le stelle? Gli astronauti sono stati lassù nel cielo e non hanno incontrato né angeli né santi…quindi non è possibile essere credenti”. A questa affermazione di uno scienziato ateo dà una risposta chiara ed inequivocabile: “ Questo libro è stato scritto per convincere il lettore che quanto detto dal nostro amico ateo è la prova che lampante che lui sa poco di scienza e confonde la tecnica (che è l'uso della scienza) con la vera grande scienza, nata da un atto di fede di Colui che ha fatto il mondo, non da un atto di ragione e basta”. Nella sintesi introduttiva l'autore ci esprime sinteticamente e in parole chiare ciò che intende dimostrare attraverso la sua diretta esperienza di scienziato e il perché della sua fede nel Creatore del mondo. I 4 Oltre... partiti con 20 ragazzi (molti dei quali arrivati a destinazione grazie alla preziosa disponibilità di alcuni genitori, che non ringrazieremo mai abbastanza!) e già dalle prime battute si notava un piccolo ma importantissimo cambiamento, racchiuso in una intrigante parola: autogestione. Lasciate a Roma le ricche dormite mattutine “ad oltranza” e la comodità della pappa pronta e servita sul tavolo della cucina, era arrivato il momento di rimboccarsi le maniche. Gli adulti c’erano, ma, piuttosto che “garanti del loro ozio”, sembravano semmai più dei pitbull capaci di scovare i “lavativi” imboscati in qualche angolo della casa. Dopo il primo impatto, devo dire non poco traumatico, ed il tentativo di istituire sorte di “sindacati” a tutela dei più furbetti, tutti si sono resi conto dell’utilità del proprio lavoro. Si è capito quanto servisse la collaborazione di tutti anche solo per velocizzare le operazioni in vista delle attività successive, decisamente più attraenti: passeggiate attraverso panorami mozzafiato, chiacchierate e approfondimenti, recite, giochi di gruppo per ogni gusto, le serate e le preghiere insieme. Ognuno di questi momenti, ma anche il tempo dedicato ai servizi, ha avuto la sua importanza, vissuto da tutti con ruoli attivi, con la consapevolezza che chi si fosse tirato indietro si sarebbe perso qualcosa di importante. In questo mix di impegno e svago abbiamo racchiuso uno degli aspetti approfonditi in questo anno: la distinzione tra le cose divertenti e le cose importanti, distinzione che, come da loro sperimentato a Rasiglia, sempre più spesso svanisce. Alcuni di questi ragazzi hanno scelto di ricevere il prossimo 19 ottobre il sacramento della Cresima, altri si stanno preparando per questa importante, e non scontata, scelta. L’essere a servizio degli altri è un aspetto centrale di questa decisione: essere cristiano e quindi membro attivo della Chiesa. Il campo-scuola di Rasiglia è stato per i ragazzi, insieme ad Elena, Rebecca, Matteo, Emanuele, Raffa e me che lì con loro abbiamo vissuto tutto questo, sperimentazione di ciò, oltre che, grazie anche agli sforzi dei genitori che hanno creduto in questa proposta, un vissuto che rimarrà dentro loro come insostituibile, incredibile, indiscutibile. Anno II - Numero 3 - Luglio-Settembre 2008 29° CUN Fest : “Il coraggio nello Spirito” a Boscochiesanuova (Verona) di p. Raffaele Giacopuzzi a nostra parrocchia questa estate ha partecipato con varia rappresentanza a delle proposte estive offerte dalla pastorale giovanile degli Stimmatini. Alcuni animatori, grazie anche alle famose “adozioni” proposte durante il Grest, hanno vissuto il camposcuola per il triennio delle superiori, che offriva un cammino di riflessione e di responsabilizzazione alla luce dei vari doni che lo Spirito dà a ciascuno, e un numero minore, ma percentualmente significativo ha fatto esperienza di lavoro e solidarietà nella prima settimana di agosto presso l’Arsenale della Pace di Torino, esperienza ricca di stimoli e dal linguaggio molto diretto. Il gruppo più cospicuo però che si è mosso da Roma è stato quello che ha fatto parte dell’esperienza del CUN Fest, giunto quest’anno alla 29° edizione. Già a Roma, nel mese precedente, una decina di volonterosi, si è incontrato per preparare il proprio contributo all’evento. Molti qui in parrocchia conoscono il CUN Fest, festa di Cristo uomo nuovo, nata a Boscochiesanuova una trentina di anni fa, e molti lo considerano una tappa importante della propria crescita personale e un’oasi dove andare a ricaricare le energie spirituali anche oggi che son cresciuti e spesso si sentono divorati dalla frenesia della vita alla quale siamo un po’ tutti liberamente co- L doci in comunità soprattutto nella settimana precedenstretti. Un’esperienza che è cresciuta insieme a molti te, sono nati alcuni momenti molto suggestivi, come la che la frequentavano già parecchi anni fa ma che riliturgia penitenziale che ha visto 150 persone bendate esce sempre a rivolgersi nuovamente verso le giovani camminare mano nella mano lungo un sentiero nel bogenerazioni e a farle sentire protagoniste. Quest’anno il sco sulle orme del cieco di Siloe a cui Gesù dice “vai a tema scelto, ispirandosi a quello della GMG di Sydney, lavarti gli occhi alla fontana”, passando poi per le diera “il coraggio dello Spirito” e nel breve ma intenso vertenti ma provocatorie seperiodo in cui si è celebrata la rate tra musica e preghiera festa molti sono stati gli input e con la novità di questi ulle provocazioni «CUN Fest, festa di Cristo ma timi anni dei tanti bambini, scaturite da “frutti di Bosco” accoccolati questo slogan. uomo nuovo, nata a attorno al palco. La celebraNoi come “roBoscochiesanuova una zione finale, da sempre granmani” abbiamo de momento di festa, musica contribuito protrentina di anni fa, è e preghiera, ha anche queponendo l’Icona dei martiri del considerata da molti una st’anno concluso degnamente un piccolo ma importante XX secolo, il cui tappa importante della cammino che resta un punto originale sta all’Isola Tiberina, propria crescita personale» di riferimento per tanta gente anche di qua. L’anno prossicustodito dalla comunità di Sanmo sarà il 30° e ci prepariat’Egidio, ma abbiamo visto che mo a organizzarlo fin d’ora. Le barchette che abbiamo anche semplicemente ascoltando l’esperienza di alcuni regalato da parte di Roma a tutta la gente convenuta a confratelli stimmatini l’esperienza del martirio e del Bosco siano segno del nostro cuore che si lascia goncoraggio nell’annunciare la fede anche fino alle estrefiare anche durante questa annata dal soffio dello Spime conseguenze non sia una cosa così lontana da noi, rito e ci aiutino a riconoscere la rotta comune che anma anzi coinvolga persone che appartengono alla noche questo tipo di esperienze regala all’arcipelago di stra famiglia spirituale. Nel ritmo e nella ricchezza di esperienze che nascono dentro al mondo stimmatino. idee dei giovani che hanno preparato l’evento, lavoran- Intervista al mister Nicola Piantadosi Da Lignano Sabbiadoro una spinta a continuare con la collaborazione di Carmen Guadalaxara A bbiamo incontrato Nicola Piantadosi, il CT, che da due anni allena la squadra calcio A5, della nostra Polisportiva. Reduce dalla vittoria regionale nel campionato CSI (IL Centro Sportivo Italiano é un' associazione senza scopo di lucro, fondata sul volontariato, che promuove lo sport come momento di educazione, di crescita, di impegno e di aggregazione sociale, ispirandosi alla visione cristiana dell’uomo e della storia nel servizio alle persone e al territorio n.d.r.) e dalla trasferta a Lignano Sabbiadoro, si racconta entusiasta: “Abbiamo vissuto un esperienza che aiuta ad andare oltre, ad abbandonare gli egoismi e ad affrontare la strada della condivisione, della sperimentazione del limite, della conoscenza di sé. La città ci ha accolto a braccia aperte, ma soprattutto ripensando anche alle ultime Olimpiadi, è straordinario l’impatto che si ha all’arrivo nella struttura che ci ha ospitato. Una carovana di ragazzi che si sono avvicinati a questo evento seguendo la regola delle tre C: chiesa, cortile, casa, senza ovviamente dimenticare la scuola. “Lo sport deve educare al valore della vita – spiega il tecnico – siamo convinti che la pratica sportiva possa e debba essere proposta soprattutto ai giovani, come esperienza continuativa e strutturata, capace di conferire valori importanti e dunque come esperienza educativa, come strumento di promozione umana e sociale. Un grazie, di cuore, a tutti i ragazzi per quello che hanno saputo fare e alla preziosa competente presenza e collaborazione a Carlo Carmosini e Andrea Natoli. Che cosa può offrire una parrocchia allo sport? In una battuta veloce direi: un supplemento d'anima, o meglio una spiritualità che sappia Anno II - Numero 3 - Luglio-Settembre 2008 dare senso compiuto e consapevolezza lungimirante allo sport in riferimento al compimento del desiderio di perfezione insito in ogni vero praticante di sport, dall'amatore può solitario al professionista più raffinato e riuscito. E' evidente che una parrocchia si colloca in modo diverso nel mondo dello sport secondo i livelli differenziati di attività, di responsabilità e dei fruitori generazionali che costituiscono il variegato scenario dello sport. Ma quello che davvero preme riaffermare nel rapporto chiesa-sport è che la vicinanza, l'accompagnamento, l'attenzione di una parrocchia riguarda il pieno sviluppo della persona, nella sua integrità fisica e morale e nella sua fondamentale solidarietà con tutti gli uomini. In tal senso la parrocchia offre allo sport un incommensurabile patrimonio di valori, di persone, di strutture e opportunità difficilmente contestabile e comparabile con altre istanze e organizzazioni sociali. Anche il piacere di giocare e di fare sport come la più ampia aspirazione alla gioia di vivere appartengono alla missione di una parrocchia chiamata ad accompagnare la crescita di un ragazzo nella sua totalità. I complimenti dal CSI: Carissimo Presidente, a nome del Consiglio Prov.le CSI di Roma e mio personale, scrivo la presente per complimentarmi con Lei e la Sua “squadra” per l’ottima prestazione fornita al campionato nazionale di Categoria, che ha coronato la splendida partecipazione all’attività sportiva 2007/2008. Grati per aver dato lustro all’impegno del Comitato di Roma. Nel prossimo mese di settembre in occasione della presentazione della proposta associativa 2008/2009, daremo riconoscimento pubblico a tutti i componenti della squadra che ha reso possibile tale “performance”. l’occasione mi è gradita per augurare a Lei e ai Suoi ragazzi buone vacanze con l’auspicio di rivederci insieme nella prossima Stagione Sportiva. mi creda, obb.mo Franco Mazzalupi Oltre... 5 Pechino 2008: una fotografia della Cina moderna di Nicola Ceolin L a Cina odierna è un mondo a parte. Piena di enormi contraddizioni e paradossi. Un miliardo di abitanti inquadrati in un regime di stampo militaristico, erede delle profonde convinzioni di Mao Tse Tung. La famosissima “Rivoluzione culturale” mirava semplicemente all’eliminazione di qualunque tipo di opposizione con mezzi più o meno leciti. «L’immagine idilliaca delle olimpiadi cinesi passa anche per i barboni fatti sloggiare a manganellate dal centro città per non farli inquadrare dalle telecamere» Il governo è sovrano e non può in nessun modo essere contrastato o abbattuto. Questa è la regola fondamentale e inviolabile del regime cinese: ogni tipo di protesta viene sempre e comunque soffocata nel sangue. Le riunioni in strada non sono permesse; la libertà di stampa è negata; viene applicata la pena capitale; ai detenuti sono negati i diritti civili. Un paese nel quale moltissime persone vivono di stenti, le famiglie povere aumentano ogni giorno. La religione cristiana non viene tollerata dalle autorità cinesi ed è vista come fumo negli occhi. Ultimamente se ne parla molto diffusamente su televisioni, telegiornali e carta stampata perché la Cina ha ospitato le Olimpiadi. Circa 3 anni fa sono iniziati i lavori per rendere tutto perfetto per l’8 agosto 2008: sono stati creati nuovi impianti sportivi; strade; il Villaggio Olimpico per ospitare gli atleti provenienti da tutto il mondo; il nuovissimo e avveniristico “Birds Nest” 6 Oltre... (letteralmente Nido degli uccelli) dove si sono svolte tutte le gare di atletica. Ma non sono mancati momenti di forte tensione, ricordiamo l’attentato subito il 9 Agosto per mano di terroristi islamici: sono rimasti uccisi 16 poliziotti cinesi dopo l’esplosione di un camion pieno di granate incendiarie nel centro di Pechino. Il Ministero dell’Interno si aspettava alcuni attentati ma, nonostante avesse predisposto vari piani operativi, non è riuscito nell’intento di evitarli completamente. Le Olimpiadi sono un’occasione da non perdere per i terroristi per avere un maggiore risalto nel mondo. In questo modo l’esercito cinese si è fatto trovare gravemente impreparatoed è stato un duro colpo davanti all’opinione pubblica mondiale. Gli inviati delle varie emittenti televisive trasmettono le immagini di un paese completamente diverso dal nostro per mentalità, modi di vita, abitudini e pensieri. La Cina può tranquillamente esser e paragonata ad un gigante con i piedi d’argilla. Per alcuni aspetti è sicuramente un paese moderno, con forze armate esperte, un programma di forte espansione economica e una capacità di riprodurre qualsiasi oggetto a basso costo. Per altri è ancora molto arretrato: l’assenza di diritti civili; la permanenza della pena di morte; la mancanza di libertà di stampa, di pensiero e di riunione; lo sciopero non esiste; l’estrema povertà di molte famiglie che vivono nella soglia della sussistenza con un pugno di riso; non c’è libertà di religione. Per tutti questi motivi un italiano difficilmente riuscirà a capire veramente un cinese, perché in Italia siamo abituati alla democrazia e godiamo di diritti civili. Non abbiamo un regime che soffoca gli aneliti di libertà di un intero popolo sottomesso con la forza delle armi e del potere militare. Ma molte altre cose non appartengono ad un paese del terzo millennio. Non esistono i sindacati e i lavoratori fanno orari allucinanti (12/14 ore al giorno) venendo sfruttati dai datori di lavoro e dai padroni delle varie aziende per aumentare la produzione. In Cina non esiste una cassa-mutua: se lavorando ti fai male nessuno ti rimborsa il danno subito. Il settore della sicurezza sul lavoro è completamente nullo: nei vari cantieri operai e manovali lavorano senza il casco di protezione, senza le scarpe anti-infortunistica e senza le cuffie anti rumore. In Europa casco, scarpe e cuffie sono obbligatorie per legge. Lo smog sta letteralmente uccidendo le principali città cinesi: Pechino, Shangai, Canton. Vedendo alcune immagini attira l’attenzione la nebbia che copre Pechino tutti i giorni, ma la cosiddetta “nebbia” che vediamo è semplicemente lo smog che si condensa nelle strade e che sta assassinando lentamente e inesorabilmente la popolazione cinese. Uomini, donne e bambini sono costretti ad uscire di casa portandosi dietro le mascherine di gomma. Ma ora torniamo alle Olimpiadi: non so voi, ma io sono rimasto schifato quando ho visto casualmente un telegiornale che trasmetteva un servizio sugli allenamenti sostenuti dai bambini cinesi avviati alle varie discipline sportive. Un piccolo atleta sopporta delle autentiche torture: l’allenatore di ginnastica artistica si siede sulle gambe del bambino per renderle più elastiche e flessibili e il bambino piange e urla dal grande dolore causatogli dal trainer. Una nuotatrice gettata letteralmente in un fiume con una mano legata dietro la schiena per aumentare il livello di difficoltà rischia di affogare. Ma il picco massimo deve ancora arrivare: le immagini di una bambina piegata al contrario sulla schiena che piange, si dimena e grida per cercare di svincolarsi da quella posizione fortemente innaturale e dolorosa. Questo non è sport; questo è un massacro. Tutto finalizzato alla vittoria a tutti i costi e, infatti, la Cina è riuscita a portarsi a casa ben 100 medaglie fra oro, argento e bronzo. Invece la gara dei 100 metri ha riservato agli spettatori presenti e ai telespettatori a casa una sferzata di commozione: l’atleta cinese a causa di un infortunio muscolare subito durante il riscaldamento prova a correre, ma il dolore è troppo forte per gareggiare ugualmente. Il centometrista scoppia in un pianto dirotto e l’intero stadio piange con lui. Un altro momento di tensione c’è stato quando i poliziotti cinesi cacciano via dal centro della città tutti i poveri e i barboni accampati nelle zone limitrofe. La polizia li prende a botte e manganellate per mandarli via. Un barbone si alza in piedi dopo le percosse subite: la sua faccia è una maschera di sangue. Mandati via in malo modo perché le televisioni e i corrispondenti dei giornali stranieri non potessero documentare o scrivere dello scempio perpetrato dai poliziotti. Ma possiamo parlare anche del modo con il quale è stata risolta la rivolta dei monaci buddisti del Tibet. Il Tibet è una provincia occupata militarmente dalla Repubblica Popolare Cinese. Ha un contingente di soldati fisso in una base. Per protestare contro il regi- «La pacifica protesta dei monaci buddisti del Tibet che chiedevano un incontro col presidente è stata repressa dall’esercito con 200 vittime tra i religiosi» me cinese i monaci buddisti si sono riuniti davanti alla base chiedendo un incontro con il Presidente Hu Jintao. Per tutta risposta i soldati schierano un cordone di sicurezza e, con un lieve pretesto, cominciano a sparare sui monaci e sulla folla accorsa causando più di 200 vittime. La Cina soffoca qualsiasi tipo o tentativo di rivolta nel sangue. Gli osservatori internazionali hanno condannato duramente e più volte l’operato degli uomini del governo cinese. Anche l’ONU ha chiesto un’indagine internazionale per riuscire a spiegare i 200 monaci morti. Amnesty International ha messo in moto una protesta ufficiale presso il governo cinese. Ma è notizia di questi ultimi giorni Anno II - Numero 3 - Luglio-Settembre 2008 «È recentissimo lo scandalo del latte in polvere proveniente dalla Cina contaminato con melamina, che ha causato la morte di tre bambini» (18 settembre 2008) un gravissimo scandalo nel mondo della Sanità. Del latte in polvere contaminato dalla melamina ha causato la morte di tre bambini, ha fatto ammalare ben 6.250 neonati e fatto ricoverare d’urgenza 1.327 bambini. Tra i bambini ricoverati in 158 “soffrono di gravi disfunzioni renali - ha precisato il Ministro della Sanità Chen Zu - la situazione di 94 di loro è comunque stabile”. Secondo le autorità cinesi, il latte è stato contaminato dai fornitori della Sanlu: il lat- te sarebbe stato diluito con acqua per aumentare la produzione, e per far apparire i livelli proteici invariati vi è stata aggiunta della melamina, una sostanza utilizzata soprattutto nella plastica, nei fertilizzanti e nei detergenti. Non ho parole nel commentare amaramente l’accaduto. Passiamo ora a descrivere qualche lato positivo della nazione cinese. Il Ministero dell’Industria ha proposto un grande piano di industrializzazione: ogni abitazione è diventata in breve una piccola azienda per produrre soprattutto prodotti tessili, filati, utensili da lavoro. In questo modo la Cina ha compiuto dei passi avanti enormi per quanto riguarda l’industria. Il punto di forza degli occhi a mandorla è il bassissimo costo di produzione e la manodo- pera a costo zero. I cinesi riescono a riprodurre a costi contenutissimi oggetti quotidiani, telefonia, radio, televisori, tovaglie, pompe per le biciclette, camicie, vestiti, borse ecc. Invadono i paesi stranieri e mettono in crisi i mercati con tantissime merci esportate rigorosamente “made in PRC”. Ci vorranno dei secoli, ma speriamo che la Cina riesca a diventare un paese realmente libero e portatore di antichi valori di uguaglianza e democrazia. Un paese dove non esiste più la pena di morte e dove si può passeggiare tranquillamente e senza paura delle autorità. Bisogna puntare con decisione sui giovani cinesi: loro e soltanto loro possono aiutare questo Paese a liberarsi da un regime così autoritario e fortemente limitativo della libertà personale e collettiva. La fotografia della Cina attuale si vede fortemente sfocata e sbiadita: bisogna aiutare questo bellissimo paese affinché l’immagine risulti visibile, con colori accesi e ben definiti. Una parrocchiana tutta d’oro alle paraolimpiadi di Pechino 2008 GRAZIE PAOLA La Redazione “I l Quattro Con LTA porta all’Italia la seconda medaglia d’Oro delle Paraolimpiadi di Pechino 2008 grazie ad una finale condotta sempre al comando dove gli atleti azzurri precedono sul traguardo gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. Quarto posto per i padroni di casa della Cina. La medaglia d’Oro va a Luca Agoletto, 46 anni, perugino, esordiente alle Paraolimpiadi; Paola Protopapa, 43 anni, ro- mana; Daniele Signore, 37 anni, nativo svizzero di Cremona, e Graziana Saccocci, 48 anni, milanese, guidati dal timonier e Alessandro Franzetti. Agoletto e Protopapa gareggiano con lesioni agli arti superiori, mentre Signore e Saccocci sono non vedenti” (11 settembre 2008- Ansa). Poche righe ansa e pochi servizi per sottolineare le grandi imprese alle paraolimpiadi di Pechino 2008. Eppure questi atleti, diversamente abili, meriterebbero una medaglia solo per il coraggio che dimostrano nel coraggio e nell’entusiasmo che dimostrano nell’affrontare la vita e lo sport diveAnno II - Numero 3 - Luglio-Settembre 2008 nendo stimolo e testimonianza di come la vita andrebbe vissuta. Paola Prototapa è una nostra parrocchiana che da anni onora lo sport italiano nel Mondo. Ora con la medaglia d’oro di Pechino ha aggiunto un altro prestigioso alloro alla sua già brillante carriera. nell’attesa di poterla intervistare e darle il giusto spazio, il grazie più sincero da parte di tutta la redazione di “Oltre…”…e non solo. Oltre... 7 Intervista a Mario Mancini Assessore alle attività produttive pubblicità mercati e tributi del 2° Municipio di Paola Narilli non si fanno, ma io penso che ario Mancini - assessore al 2° un buon amministratore non deMunicipio - vorrebbe essere ve fare l’amministratore di se considerato “il nostro assesstesso, ma del cittadino. sore”, cioè in particolare del Entriamo nel quartiere che lei quartiere nel quale vive ed esercita la rappresenta… sua attività commerciale da oltre 30 anVoglio precisare che io rappreni, anche se il 2° municipio copre un tersento non un quartiere, ma tutto ritorio assai più vasto. Ci tiene a dire che il territorio del 2° municipio, deè stato votato per il 3° mandato consefinito dalle mappature “centro cutivo. Cerchiamo dunque di scoprirne il storico”, territorio vasto e per perché conoscendo un po’ la sua persocerti aspetti prestigioso con la na, oltrepassando l’appartenenza politica più alta concentrazione di aree sulla quale, com’è normale che sia, non verdi, perciò io opero nella stestutti saranno d’accordo e che, a mio avsa misura al Flaminio, ai Parioli, viso, dovremmo imparare a separare dal al Salario, ecc. e mi occupo di valore delle persone, dai loro principi, tutte le problematiche relative al dalla loro onestà intellettuale. commercio, occupazione di suoCompetenze e poteri di un assessore, lo pubblico, mercati, rispetto delinsomma tra quello che vuole fare e le regole delle attività commerquello che gli è permesso fare c’è di ciali, ecc… mezzo il mare? Giusto. Entriamo ora però nel Con una battuta c’è di mezzo il bilancio. nostro quartiere. Volevo sapeVorrei spiegare come funziona un munire per i giovani, per allontacipio: ci sono le commissioni create per narli dalla noia, dal bullismo le varie problematiche e formate da un dalla droga, e per gli anziani, cosa c’è presidente, un vicepresidente e 3 comgià e cosa vorrebbe ci fosse. missari che hanno il compito di fare proQui ha toccato un nervo scoperto anche poste da presentare al consiglio. Il consise credo di avere già fatto molto. 25 anni glio è formato da 24 consiglieri ed un fa sono stato presidente di una società di presidente ed ha il compito di deliberare calcio che aveva la sua attività maggiore suddette proposte. La parte esecutiva nei campi sportivi dell’oratorio della Sanspetta alla giunta formata dal presidente tissima Trinità, abbiamo avuto molti del municipio e 4 assessori. Per quanto bambini che ora sono adulti con figli che riguarda la parte economica è il Comune giocano in una squadra di calcio che andi Roma che assegna, una volta presencora, a livello amatoriale, opera in questo tate dal municipio le sue necessità, i fonquartiere e questo allontana i giovani da di che verranno poi gestiti dal municipio tentazioni. Come stesso secondo le priorità stabilite. «Come vice presidente della vice presidente della commissione Quale ritiene che commissione scuola della scuola della passia il suo elettosata consigliatura rato e cosa lo lepassata consigliatura ho ho potuto constaga a lei, al di là potuto constatare, nei tare, nei sopraluodel colore politighi che abbiamo co? Fiducia, atsopraluoghi che abbiamo fatto nelle varie tenzione ai profatto nelle varie scuole, che, scuole, che, effetblemi… Poiché veniamo effettivamente, il bullismo è tivamente, il bullismo è un fenomeancora eletti con un fenomeno che si allarga no che si allarga in le preferenze, io maniera spaventopenso che il cittain maniera spaventosa, sa, bisogna veradino con la sua bisogna veramente fare mente fare qualcoscelta dimostra di credere nelle aqualcosa dando delle regole sa dando delle regole e facendole zioni e nella tenae facendole rispettare.» rispettare. cia di chi vota. Le dice qualcosa Essere riconfer“centro giovanile ex-deposito ATAC”, mati per il 3° mandato nello stesso mucentro giovani, informa giovani, molnicipio: ecco, io credo che questa è più teplici attività…. di una prova di stima da parte dell’eletArgomento che abbiamo portato avanti tore verso il candidato. Quando chi viene fin dal 2006; l’acquisire questo stabile eletto porta avanti delle istanze credibili prima e poi stiamo perseguendo l’idea e mirate a migliorare la vita quotidiana per dedicare il deposito alle associazioni del cittadino, il cittadino ha il diritto-doche possono raccogliere giovani, per davere di stare vicino al proprio rappresenre loro un modo diverso di vivere, sotante e segnalare con forza tutte le neprattutto con lo sport. Progetto più che cessità affinché siano risolte; i miracoli M mai presente, anche perché qualche documento è stato già votato in passato nel consiglio. Per gli anziani del quartiere? Nel municipio abbiamo tre bellissimi centri anziani, al Flaminio, al Bioparco e nel quartiere a Villa Leopardi (qui c’è un’ottima biblioteca). In ogni centro che ospita circa 1000 anziani, le attività vanno dal gioco delle carte, al ballo, alle cene, agli spettacoli teatrali, tutto all’interno del centro. Inoltre a via Mascagni c’è una piccola struttura che, con fondi del municipio e della regione, gestiti annualmente dalla cooperativa che si aggiudica la gara, ospita circa 25 anziani scelti a seconda delle necessità con una graduatoria. Con una piccolissima quota mensile vengono presi da un pulmino e intrattenuti durante la giornata. Abbiamo anche strutture per disabili e assistenze domiciliari, queste naturalmente a pagamento, salvo casi trattati dalle USL. Per i marciapiedi sconnessi e sporchi, per il parcheggio selvaggio, per le strisce pedonali non rispettate, per “Villa Chigi”, patrimonio da tutelare, così mal ridotta, per la sicurezza dei cittadini, ha un suo progetto? Adesso le devo dare per forza una risposta politica. Noi abbiamo assistito almeno negli ultimi 15 anni ad una politica di facciata sotto la quale purtroppo la realtà è molto dura: i marciapiedi, le strade da rifare, le strisce che quasi non esistono più, il mancato rispetto del codice della strada, ecc. non è altro che una realtà che si è tramandata negli anni, non è successo all’improvviso… Ci rendiamo conto della gravità del problema e speriamo di trovare i fondi necessari per dare inizio alle priorità e piano piano… NUMERO 3 - LUGLIO-SETTEMBRE 2008 Reg. Tribunale di Roma n. 120 / 2008 del 18. 3. 2008 Direttore responsabile: p. Lucio Boldrin Collaboratori: Federica Busato, Nicola Ceolin, Angelo Fusco, Mario Gravina, Roberta Martorelli, Giampaolo Petrucci, Camillo Reynaud Impaginazione: Luca Theodoli - Stampa: STILGRAFICA Srl, Roma In ogni numero verranno presentate le varie attività che si svolgono in parrocchia La redazione è aperta ad accogliere suggerimenti e argomenti di dibattito all’e-mail [email protected] 8 Oltre... Per la sicurezza, il poliziotto di quartiere che fine ha fatto? Io non l’ho mai visto, decantato solo sulla carta. Comunque le risorse delle forze dell’ordine in tutti i campi sono molto scarse e ora il Campidoglio si è visto costretto a chiamare l’esercito per affiancarlo alle forze dell’ordine e questo dimostra appunto la carenza di cui parlavamo, ma questa iniziativa non solo sta dando frutti con meno accattonaggio ai semafori, meno lavavetri. L’esercito a Roma? Non me ne sono ancora accorta… Certo, ci sono oltre 1000 soldati che affiancano la polizia e pattugliano i punti chiave, tipo le stazioni delle metropolitane più pericolose, e il cittadino, al contrario di chi dice che siamo in una città assediata, ha gradito di avere un soldato che vigila sulla sicurezza di tutti e continuiamo ad avere richieste anche al municipio per aumentare la presenza di questi soldati. Nella stazione Nomentana del nostro quartiere, dove ci scappò il morto, c’è un presidio formato da una camionetta di soldati con un poliziotto, gira un po’ anche nel quartiere e da sicurezza; sono andati via i rom che erano accampati sotto ponte Nomentano. Per quanto riguarda Villa Chigi, ma succede anche altrove, le cose belle che si fanno vanno poi anche mantenute, l’innaffiamento con schede elettroniche gestito direttamente dal campidoglio è rimasto nelle parole. Io auspico che nel progetto della giunta comunale per il verde ci sia non solo emergenza, ma anche prevenzione, purtroppo scomparsa. Il suo progetto di riqualificazione di Largo Somalia è ancora valido? Per Largo Somalia è stata fatta una richiesta per la costruzione di un PUB, cioè un parcheggio che ditte private chiedono di fare nel sottosuolo; dal guadagno delle vendite dei box devono detrarre una parte per il comune “oneri accessori”, con i quali si possono riqualificare le zone che hanno subito un disagio durante la fase dei lavori. Io ho posto come condizione che venisse fatto subito un progetto di massima perché questi soldi venissero impegnati per riqualificare Largo Somalia ed ho anche illustrato ai cittadini il progetto 2 anni fa. Attualmente la costruzione di box è bloccata in tutta Roma per motivi burocratici. Nell’attesa, nella passata consigliatura, ho presentato una proposta di risoluzione votata all’unanimità affinché vengano tolti tutti i sanpietrini a partire da via Salaria fino Largo Somalia, sono rumorosi e pericolosi soprattutto quando piove e venga messo un particolare asfalto antivibrazione, vengano inoltre rifatti i marciapiedi; ho inviato una lettera al collega assessore ai lavori pubblici che mi ha dato un riscontro positivo, per inserirla nelle priorità. La vera storia del mercato, la sua evoluzione e la sua, speriamo, felice conclusione, la rimandiamo alla prossima… Per ora la ringrazio e le auguro buon lavoro. Anno II - Numero 3 - Luglio-Settembre 2008