Per gli studenti di giurisprudenza.
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Per gli studenti di giurisprudenza.
P e r gli st u de n t i di g i u r isp r u de n z a. Ri f l e s s i o n e d i F r a n c e s c o Ca n n o n e . G OV E R N O R E N ZI Porgiamo i nostri migliori auguri di buon lavoro alla senatrice Stefania Giannini, nuovo Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca del Governo Renzi. E le porgiamo subito anche una richiesta: adoperarsi per noi studenti di giurisprudenza, in primo luogo affinché a partire già dal prossimo anno accademico diventi realtà la possibilità di poter cominciare a svolgere il tirocinio forense anticipatamente. A prevedere che possiamo cominciare la pratica forense già durante l'ultimo anno del corso di laurea in giurisprudenza, anche se soltanto per non più di sei mesi, è la legge 247/2012 (la nuova disciplina dell’ordinamento della professione forense). Ma la stessa riforma forense prevede anche che, fatta salva la riduzione a 18 mesi del periodo di tirocinio, la nuova disciplina dell'accesso all'esame di abilitazione all'esercizio della professione di avvocato entri in vigore solo dal 2015. Invitiamo quindi il Ministro ad utilizzare questo lasso di tempo (e non di più) per sciogliere tutti i numerosi problemi relativi all'attuazione della previsione normativa che ci interessa. G OV E R N O L E T TA Si tratta di una richiesta che avevamo già avanzato anche all'on. Maria Chiara Carrozza, predecessore del Ministro Giannini all'interno del Governo Letta. Il Ministro Carrozza aveva rivolto la sua attenzione a noi studenti di giurisprudenza, su twitter, in qualche occasione, affermando genericamente – come riportammo già qui – che “è giusto ripensare alla facoltà di giurisprudenza”, e poi anche sostenendo il bisogno e la voglia di “giuristi dell'innovazione” (“sarebbe istruttivo per gli studenti di giurisprudenza seguire l'iter dei nostri atti e i loro giri”, ha cinguettato a riguardo). G OV E R N O MO N TI Forse, l'attenzione maggiore (anche se mai sufficiente) alla nostra problematica situazione, negli ultimi tempi, è stata dedicata da Paola Severino, Ministro della Giustizia nel Governo Monti. L'avv. Severino individuò tre possibili meccanismi volti ad assicurare un accesso maggiormente selettivo e specializzante all’esame di avvocato. Il problema da fronteggiare è noto: la stragrande maggioranza dei tantissimi laureati in giurisprudenza si pone come sbocco professionale quello delle professioni legali tradizionali, andando a ingigantire ancora di più un'offerta di lavoro che già da tempo il mercato non riesce più ad assorbire. Infatti, da un lato, ci sono troppi avvocati e, dall'altro, pochi posti per gli aspiranti magistrati e notai. E' dunque innegabile che uno sbarramento ci debba essere, ma – come già sostenuto in passato – non ex post, dopo aver già compiuto numerosi sacrifici e senza più possibilità di imboccare un'altra strada per realizzarsi, bensì ex ante. Per queste ragioni non mancammo di criticare la riforma forense nella misura in cui rende ancor più difficile il percorso del giovane giurista dopo che si sia laureato. E per le stesse ragioni credo che un buon punto di partenza per questa discussione possa essere quella proposta della Severino che voleva modificare il corso di laurea in giurisprudenza e il relativo percorso unico di laurea, mediante diversificazione del quinto anno del corso di laurea. Secondo questa ipotesi, i primi quattro anni dovrebbero essere comuni mentre l’ultimo dovrebbe essere differenziato in un corso di laurea magistrale di giurisprudenza generico e in un corso di laurea magistrale specifico per le professioni legali. Mentre il primo percorso non consentirebbe la possibilità di partecipare agli esami di Stato per avvocato e ai concorsi per il notariato e la magistratura, il secondo darebbe tutte le possibilità, comprese quelle previste per il corso di laurea generico. Per l’accesso al quinto anno della laurea specifica dovrebbe essere previsto qualche requisito particolare da valutare. Coloro che dopo aver conseguito la laurea generica volessero orientarsi verso le professioni legali, potrebbero rientrare e fare 1 anno integrativo, previa selezione nazionale. Nel complesso, questa soluzione, sicuramente perfettibile, mi sembra rappresentare il modello migliore, il più ragionevole, in quanto – se correttamente sviluppato in concreto – bilancerebbe equamente innegabili contrastanti esigenze (quella di realizzare uno sbarramento ex ante, quella di non limitare ulteriormente l'accesso all'università e quindi il numero di laureati, quella di tener conto della posizione di chi considera la laurea come un arricchimento culturale personale e non solo come un passaporto per il diritto del lavoro e di chi sostiene che le selezioni debbano avvenire in itinire, perché l'università deve insegnarti, prepararti, e non selezionarti aprioristicamente, magari mediante un test che spesso è irrazionale). Da riprendere è anche un'altra proposta dell'ex Ministro, nella parte in cui evidenzia l'esigenza di modificare le scuole di specializzazione per le professioni legali (nel senso di ridurne la durata ad un anno e di un loro svolgimento in modo più specialistico e pratico), che nella configurazione attuale – come è noto a tutti – rappresentano solo un inutile costo e una perdita di tempo. N OI Al netto delle proposte, negli ultimi anni non è stato fatto nulla a favore degli studenti di giurisprudenza, ma soltanto qualcosa a nostro svantaggio. Dobbiamo fare autocritica. Se è potuto accadere non è solo perché era questo l'interesse di un Parlamento formato per la maggior parte da avvocati. Noi studenti di giurisprudenza non siamo mai stati e non siamo tuttora capaci di un'azione politica efficace, in grado di difendere i nostri interessi. “StudentiGiurisprudenza.it”, la nostra associazione politica e indipendente di studenti di giurisprudenza, grazie a queste sue caratteristiche, può essere il perno di una svolta vera in questo senso. I nostri scopi principali sono tre: 1) contribuire alla costruzione di un'università migliore; 2) difendere i diritti degli studenti tutti; 3) tutelare gli interessi di noi studenti di giurisprudenza. I primi due obiettivi sono, almeno a parole, gli obiettivi di quasi tutte le associazioni studentesche politiche. Noi li perseguiamo dal 2006 grazie soprattutto alla nostra presenza negli organi istituzionali del nostro ateneo, ed è per questo che, forti dei risultati raggiunti negli anni, ti chiederemo fiducia ancora alle elezioni studentesche federiciane del 1 e 2 aprile 2014. Ma ti chiederemo fiducia anche per legittimarci nella realizzazione di quel terzo fondamentale obiettivo, per realizzare adeguatamente il quale non basta eleggere dei rappresentanti negli organi di un ateneo. Guardo al modello vincente offerto dai giovani medici. Subito dopo le elezioni, dobbiamo costituire un comitato per l'anticipazione del tirocinio forense, in modo da poter ottenere immediatamente questa vittoria. Questo Comitato, cui immagino aderiranno studenti e associazioni di studenti di giurisprudenza di tutta Italia, potrà costituire, inoltre, il primo passo verso la costruzione di una fondamentale novità: un soggetto politico rappresentativo a livello nazionale , finalmente capace ed efficace nella difesa dei nostri interessi. Semplicemente, a differenza di quanto avvenuto fino ad oggi, gli studenti di giurisprudenza devono collaborare e unire le forze, in modo da ottenere un effetto moltiplicativo nella capacità d'incidere per sé stessi. Per noi stessi. Ovviamente, l'unione delle forze politiche dovrà essere accompagnata da un'elaborazione programmatica adeguata, o sarà tutto inutile. L'IM P O R TA N Z A D EI DATI Bisogna anzitutto fotografare la nostra realtà, con dati precisi. E poi, su questi dati, sviluppare riflessioni e proposte ragionevoli, eque, condivise. Credo che non ci sia tempo da perdere e che questo lavoro vada cominciato subito, anzitutto fotografando integralmente la realtà del nostro ateneo e poi la realtà degli altri atenei regionali. Sotto, pertanto, pubblico i dati che sono già a mia disposizione, nell'attesa di procurarmene altri. FEDERICO II – GIURISPRUDENZA