Chiesa di San Marco - Piccola Biblioteca Jesina
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Chiesa di San Marco - Piccola Biblioteca Jesina
Chiesa di San Marco Uno dei più preziosi gioielli architettonici della Vallesina”, “una delle più qualificate espressioni del gotico religioso della regione, certamente la più alta del secolo XIII”. Secondo alcuni storici, risalirebbe al 1100, se non addirittura al Mille, ma pare fosse – quella - un’altra chiesa, più piccola e modesta di quella attuale. Apparteneva inizialmente ai Benedettini, che nel 1218, essendo rimasti in pochi, l’avrebbero donata, insieme al convento, a San Francesco di Assisi. Furono quindi i Francescani, nella seconda metà dello stesso secolo, a costruire (o ricostruire) la nuova chiesa e ad abbellirla con numerosi affreschi. Tra la fine del 1200 e gli inizi del 1300 la facciata venne sopraelevata per conferirle uno slancio maggiore. Nel 1440, a causa della presenza di “fuorusciti che infestavano le contrade di Jesi”, i Francescani abbandonarono la chiesa e si trasferirono in città, nel convento di San Floriano, continuando ad officiarla fino al 1586, anno in cui ai religiosi subentrò un sacerdote chiamato rettore (il 25 aprile di ogni anno e per molti anni la popolazione, con in testa il vescovo, il governatore e il magistrato, si recavano, in processione alla chiesa di San Marco). Abbandonata a se stessa e chiusa al culto nel corso del 1600, la chiesa subì l’ingiuria del tempo e degli uomini: venne trasformata in magazzino; durante il periodo napoleonico fu anche deposito di munizioni. Nel 1854 il vescovo Cosimo Corsi la fece restaurare; quattro anni dopo la chiesa venne riaperta al culto ed in seguito dichiarata monumento nazionale. A causa delle precarie condizioni di stabilità, dal 1967 la chiesa è di nuovo chiusa al culto. Bellissimo il portale in pietra bianca e rossa: si vedono sulla sinistra il leone di San Marco e sulla destra un agnello con la croce sul dorso. Il rosone, al di sopra del portale, è diviso in dodici sezioni da altrettante colonnine tortili radiali. L’interno è a tre navate divise da pilastri ottogonali che sorreggono archi a sesto acuto e volte a crociera su costoloni. Gli affreschi superstiti costituiscono “il più notevole complesso di scuola giottesca nelle Marche”. Il più pregevole è quello raffigurante la Crocifissione: il pittore avrebbe inserito nel gruppo delle persone ai piedi della croce alcuni suoi illustri contemporanei: Dante, Petrarca e Boccaccio (nella foto). Gli altri affreschi rappresentano: l’Annunciazione, la Dormitio Virginis, che sarebbe opera di un allievo diretto di Giotto; la piccola crocifissione e 1’Agnello mistico. In questa chiesa si conserva, dal 1901, la statua in pietra arenaria della Madonna di Loreto, opera dello scultore jesino Stefano d’Onofrio, che nel 1657 era stata posta in una nicchia sulla facciata del Palazzo comunale che guarda verso piazza della Repubblica. E’ qui sistemato il Sepolcro Nolfi del 1513, attribuito a Giovanni di Gabriele da Como. “Conoscere Jesi”, G. Luconi – P. Cocola