periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni
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ISSN 1720-5638 IL CALITRANO periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% - DCB - Firenze 1 ANNO XXXV - NUMERO 62 (nuova serie) CENTRO STUDI CALITRANI Via Pietro Nenni, 1 - 83045 Calitri (AV) www.ilcalitrano.it MAGGIO-AGOSTO 2016 IN QUESTO NUMERO ANNO XXXV - N. 62 n.s. Non uccidiamo la speranza 3 di A. Raffaele Salvante Il principe povero Francesco Maria Mirelli (II) di Emilio Ricciardi IN COPERTINA: Calitri, 1957. Salvatore Scoca ai P’ppun’ in una delle sue abituali visite fra i calitrani. (Foto: Archivio Fotografico Pro Loco Calitri, per gentile concessione) 4 Le collezioni di Michele Cerreta: un tesoro da valorizzare di Pietro Cerreta 7 La biblioteca dei Gesualdo alla fine del ’400 di Concetta Zarrilli 10 Periodico quadrimestrale di ambiente - dialetto - storia e tradizioni dell’Associazione Culturale “Caletra” Fondato nel 1981 Sito Internet: www.ilcalitrano.it E-mail: [email protected] Creato e aggiornato gratuitamente da ITACA www.itacamedia.it Direttore dott.ssa Angela Toglia Lavoro e destino. Chiedi alla polvere di Alfonso Nannariello 12 Il premio Caruso 14 Antonio e Maria Roma, 1955. Viaggio di nozze di Lucia Panniello e Giuseppe Tartaglia. Ai miei genitori con profondo amore mi mancate. La figlia Maria Antonietta IL CALITRANO di Marco Bozza 15 LA NOSTRA BIBLIOTECA 20 SOLIDARIETÀ COL GIORNALE 21 MOVIMENTO DEMOGRAFICO 22 REQUIESCANT IN PACE 23 Il 07 maggio a Calitri, in piazza della Repubblica, è stata scoperta la lapide in memoria di Salvatore Scoca. Alla celebrazione hanno partecipato i figli e i parenti, le scuole di Calitri, le autorità civili e religiose, nonché la cittadinanza. Al convegno presso l’auditorium del Liceo Scientifico di Calitri, sono intervenuti oltre al relatore prof. Pino Acocella, il presidente della Pro Loco Vitale Zabatta, il prof. Donato Lucev, il dirigente scolastico Gerardo Vespucci e il sindaco Michele Di Maio. Durante questi due giorni (06 e 07 maggio) di commemorazioni si è ricordato l’impegno dell’On.Scoca per la sua Calitri, volle istituire la scuola media, l’istituto tecnico, la scuola d’arte e il liceo scientifico, oltre al suo fattivo impegno nella stesura della Costituzione Italiana (in particolare nell’art.53). La targa commemorativa, opera del prof. Fulvio Moscaritolo, vuol essere un segno tangibile del riconoscimento del popolo calitrano. Direttore Responsabile A. Raffaele Salvante Segreteria Michela Salvante Direzione, Redazione, Amministrazione 83045 Calitri (AV) - Via Pietro Nenni, 1 Tel. 328 1756103 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale 70% DCB Firenze 1 C. C. P. n. 11384500 IBAN IT 85 S 076 010 28 000 000 113 845 00 La collaborazione è aperta a tutti, ma in nessun caso instaura un rapporto di lavoro ed è sempre da intendersi a titolo di volontariato. I lavori pubblicati riflettono il pensiero dei singoli autori, i quali se ne assumono le responsabilità di fronte alla legge. Il giornale viene diffuso gratuitamente. Attività editoriale di natura non commerciale nei sensi previsti dall’art. 4 del DPR 16.10.1972 n. 633 e successive modificazioni. Le spese di stampa e postali sono coperte dalla solidarietà dei lettori. Stampa: Polistampa - Firenze Autorizzazione n. 2912 del 13/2/1981 del Tribunale di Firenze Il Foro competente per ogni controversia è quello di Firenze. 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S precise e circostanziali osservazioni iamo alle solite, ancora una volta alle dell’abnorme e sconcertante atteggiamento della cosiddetta “minoranza” si risponde con insulti e calunnie, che denotano un certo nervosismo e sbandamento; certamente non possiamo accettare tale comportamento da parte di un gruppo di dilettanti allo sbaraglio, che volutamente ignora – meglio sarebbe dire se ne frega - delle regole della democrazia (siamo tentati dal sospettare che dietro tutto questo insensato atteggiamento, possa esserci la “manina” di qualche “burattinaio”, che consiglia, suggerisce, orienta, persuade: altrimenti non si spiegherebbe tanta ottusità). Non saremmo voluti scendere così in basso, ma bisogna pure insegnare le buone maniere a questi sbarbatelli maleducati, disinvolti e arroganti, invitandoli anzitutto a guardare in casa propria (medice cura te ipsum (Luca (4, 23) = medico cura te stesso) cioè guarda prima in casa tua, invece di vomitare ignobili accuse su chi sta dedicando la propria vita al servizio dei cittadini del proprio paese…uno spettacolo ignobile e vile, stupido ed insolente. Come se non bastasse ai primi di marzo, con vera faccia tosta e strafottenza, la minoranza, ha presentato un “esposto” all’Autorità Nazionale Anticorruzione ??? sull’affidamento lavori (manutenzione straordinaria strade ed edifici e riqualificazione urbana): un episodio gravissimo e preoccupante; nulla di penalmente rilevante, ma certo moralmente sconsolante. Ci viene il dubbio fondato che questi giovincelli non si rendano effettivamente conto di quello che stanno facendo: ma come, in un paese come il nostro con gli urgenti e improcrastinabili problemi che pesano sui cittadini, c’è gente che si diletta a giocare con il rischio (ormai certezza) di far perdere al no- stro paese delle importanti opportunità di ripresa. Ma loro cosa rischiano personalmente? NULLA, così è bello fare politica… si fa per dire… evitano di impegnarsi personalmente e girano intorno, al problema; è come parlarsi addosso, perdere tempo, in pratica l’antica, farraginosa, inconcludente ma pericolosissima politica del “tanto peggio, tanto meglio”. Maria Iraci Poggioreale (TP) 21.10.1944 †Cisterna di Latina (LT) 10.06.2016 La costernazione e il dolore dei cittadini e, degli amici in particolare, ha commosso la comunità calitrana, al ferale annunzio della dipartita di Maria, sposa di Antonio Zazzarino nelle non poche traversie della vita. Una prece. Nessuno, finchè vive, può dimenticarti. (Namaziano “De Reditu”) Non si può più aspettare, c’è poco da cincischiare, occorre una netta presa di coscienza per operare ora e subito, i romani dicevano hic et nunc = qui ed ora, per dire che una cosa non ammette proroghe nella sua attuazione, di chiacchiere al vento se ne sono dette tantissime, invece occorre porre mano ai fatti perché la disoccupazione che porta miseria nelle famiglie, nel paese e nella società, deve essere affrontata e tamponata drasticamen3 te e non a parole che possono essere forbite ed eleganti, ma restano soltanto parole, un imponente mare di chiacchiere imbarazzanti…. Non si può aspettare oltre. Gli egoismi, le incapacità, le gelosie, le ambizioni fallite e il cinismo spregiudicato emergono drammaticamente e molte domande sorgono spontanee davanti ad un tale devastante scenario: la vogliamo smettere una buona volta? vogliamo veramente impegnarci nell’interesse dei cittadini o vogliamo continuare a fare le guerre contro i mulini a vento ? In una fase in cui occorre trasformare una pericolosa transizione in una grande opportunità di palingenesi siamo chiamati “tutti” a mettere da parte ogni nostro “particulare” per spenderci a favore del bene comune, uscendo da questa cappa di opacità sociale, dobbiamo darci il coraggio di osare. L’amore, e non l’odio, è mutamento continuo, trasformazione che nasce dal movimento, come già abbiamo imparato da Platone, perché è desiderio incessante di colmare una distanza. Il tempo attuale, nella sua straordinaria complessità, necessita di una particolare attenzione vigile e continua. Quello che ci deve interessare è il presente, qui e subito occorre ritrovare l’orgoglio delle nostre radici sempre tese alla pace, con la volontà, o meglio la passione di mettersi in gioco senza perdere il rispetto verso le persone, perché noi non giudichiamo le persone ma i fatti. Lamentarsi, senza darsi da fare secondo le proprie possibilità, è il segnale inquietante di un populismo che avanza terribilmente, generando disaffezione e creando spazi per un individualismo pericoloso per la tenuta della democrazia. A. Raffaele Salvante IL CALITRANO N. 62 n.s. – Maggio-Agosto 2016 IL PRINCIPE POVERO FRANCESCO MARIA MIRELLI di Emilio Ricciardi seconda parte La prima puntata di questo articolo è stata pubblicata nel numero precedente del «Calitrano». Si tratta dell’inventario dei beni di Francesco Maria Mirelli e della moglie Carolina Pignatelli, compilato dopo la morte del principe. In questa seconda parte si parla soprattutto dell’appartamento e dei beni della principessa. L’ Terminato l’inventario dei beni del appartamento marito, la principessa dichiarò “che in tutta la casa niun altra cosa vi esiste di pertinenza del defonto signor principe di Teora, né poteva altro esistervi, perché il medesimo prima del matrimonio si ebbe vita militare, con strettissime finanze, e quando si maritò con lei, queste non erano cangiate, perlocché tutto fu dato, e portato da lei, e dalla sua casa”; inoltre, quando i Mirelli riebbero i beni di Santa Maria in Elce e si trasferirono in Calitri, le rendite dell’abbazia furono usate per pagare i debiti del principe e la gestione dei beni rimanenti fu affidata alla nobildonna. Sebbene ritenesse di non avere alcun obbligo in tal senso, la principessa, “seguir volendo la di lei abituale delicatezza e servire ad una esattezza inattaccabile”, chiese al notaio e ai periti di procedere anche all’inventario degli oggetti che erano di sua “esclusiva proprietà, pertinenza e godimento”, in modo da non lasciare nessun dubbio sui suoi diritti, attestati da “incontrastabili titoli”. Innanzitutto, tenne a precisare la donna, era stata lei a procurarsi “la casa di attuale abitazione … appigionata da essa signora principessa a proprio conto e carico dal signor don Michele Zampaglione”. Poi aveva provveduto all’arredamento “con proprio denaro, e con oggetti, e mobili portati in porzione dalla sua casa paterna … mentre il signor principe né si ebbe oggetti dalla sua casa paterna, né capitali disponibili, né voglia mai d’acquistarne; perloché ella medesima per non stare male agiata ed in modo indecente al comune stato si è ritrovata nel duro bisogno di fare ciò che far dovea il marito, cosicché ella ha dovuto provvedere alla decenza dello stato conjugale, ella adempiere ad ogni giornaliero bisogno della comune famiglia”, acquistando perfino i granai necessari “per riporvi i generi della rendita”. Infatti i contadini pagavano l’affitto delle terre versando ai proprietari una certa quantità di grano che veniva conservato nei magazzini di cui ciascuna casa padronale era provvista. L’inventario dei beni della nobildonna comportò due giorni di lavoro in più per il notaio e per i periti, ma grazie a esso è possibile conoscere l’aspetto dell’appartamento in cui i coniugi erano vissuti. La ricognizione iniziò dalla “stanza d’ingresso con finestra a mezzogiorno”, arredata con un tavolino, qualche vecchia sedia e “una tina di legname di abete per la bucata”. Nella stanza successiva “con balcone similmente a mezzogiorno” il mobilio consisteva in un “tavolino di ceraso”, una “mezza dozzina di sedie dipinte color torchino” e “due stipi di legname castagno a mezz’altezza situati ai due laterali del balcone”. Nel primo erano conservati due servizi da tavola, uno “inglese con zuppiera e piatti corrispondenti, e l’altro napoletano, stimati ducati sedici”, oltre a un “aceto ed oglio di cristallo, quattro saliere, numero dodici bicchieri per acqua ed altrettanti per vino … più una fruttiera di terraglia” (cioè di ceramica bianca) per un valore complessivo di sei ducati e dodici carlini; invece nel secondo furono ritrovati “un servizio di caffè con sei tazze di porcellana dorate nei bordi, zuccheriera, caffettiera corrispondente del valore di 4 ducati tre, e grana sessanta … più altro servizio ordinario del valore di carlini ventiquattro” e “due servizi di tavola con mensali e ventiquattro salvietti, tutti di fiandra fina, del valore di ducati dieci”. In angolo della stanza c’era un “lettino usato per il domestico Giuseppe Durante” con “due materassi di Sassonia, una coverta, lenzuoli corrispondenti, lettiere di pioppo e scanni di ferro ed altro, stimato ducati nove”. L’ultima camera di questo lato della casa era arredata con due lettini, uno di legno di noce e l’altro “di ferro con quattro pomi di ottone negli angoli superiori ed altrettanti ai piedi”, una “colonnetta” tra i due letti, “una dozzina di sedie dipinte color verde”, “un piede di bacile di ferro fuso, con bacile sovrapposto di terraglia” (l’acqua corrente sarebbe arrivata a Calitri solo mezzo secolo dopo) e, a capo del letto, “un quadro dell’Ecce Homo di pastello con cornice dorata di palmi due per tre, stimato ducati cinque”. Terminato l’inventario della stanza, i periti si trasferirono nell’ala opposta dell’appartamento, alla quale si aveva accesso da un secondo ingresso posto di fronte al primo. Da qui si entrava in un’ampia cucina illuminata da un “balcone posto a mezzogiorno”, nella quale fu ritrovata una “fucina grande di acqua della capienza barili otto” che costituiva la provvista di acqua potabile. Il corredo di utensili comprendeva “tredici casseruole con coverchi corrispondenti di rame e con manichi di ferro; due colabrodi di rame con manichi di ferro; cinque tortiere; quattro tielle con corrispondenti coverchi di rame, e con manichi di ferro; due sartagini di IL CALITRANO N. 62 n.s. – Maggio-Agosto 2016 ferro, ed una di rame; due bacili grandi di rame; tre caldaje, e due caldaruli” per un peso complessivo “di libbre centosessantanove … stimate dal perito Leone ducati trentasette, e grana diciotto”1. Furono inventariati anche “due forni di campagna di ferro, due graticole, due spiedi, ed altri piccoli oggetti di batteria di cucina, stimati ducati tre … quattro caffettiere di rama bianca, ed una di rama rossa … più quattro candelieri di ottone del peso libbre ventiquattro, stimati ducati sette, e grana venti”. Superata la cucina si accedeva a un’anticamera “con finestra a mezzogiorno e divisa in due da un paravento”, dietro il quale era stato sistemato “un lettino a uso di domestico”. L’anticamera a sua volta introduceva alla galleria, dove i periti provvidero a valutare il mobilio, tutto di proprietà della principessa (il principe possedeva solo i quadri appesi alle pareti). L’arredamento, piuttosto scarno se si considera l’ampiezza del salone, comprendeva “sedie numero trenta dipinte di verde … un divano di pioppo con impellicciatura di noce, vestito di magrammé, e cuscini corrispondenti … un tappeto appié del divano di color rosso e verde lungo palmi otto per due, di lana” e “due console di ceraso” alle estremità della stanza. Sulla prima consolle era sistemato un lume di cristallo, sulla seconda “uno scarabat to di legno noce con lastre corrispondenti” e ai lati “due campane di cristallo … con buchi di fiori”2. Dalla galleria si aveva accesso a una stanza senza finestre che conteneva un armadio a muro, un “granajo di legno di faggio, vuoto, della capienza di tomola duecentocinquanta”, un “altro piccolo granajo della capienza di tomoli venticinque similmente di faggio” con “tomoli sei di carosella” e “una cassa per la farina similmente di faggio della capienza di tomoli quattro” con dentro “tomoli due di farina”3. La stanza successiva, “con finestra a occidente”, era quella della cameriera “con letto per la medesima ad una piazza …uno stipo a mezz’altezza tinto in rosso di legname di pioppo, un tavolino di pioppo e due sedie”, oggetti che appartenevano a Lucia Romano, la domestica dei principi. L’arredamento era completato da “un armadio di pioppo dell’altezza di palmi otto per quattro, e due di larghezza”, con dentro “dodici bottiglie di cristallo da vino, ventiquattro bicchierini di rosolio, e tre guantiere, stimati tutti detti oggetti ducati sei e grana quaranta”. Da questa camera si aveva accesso a quella della principessa Carolina, dove naturalmente l’inventario fu più laborioso. Gli oggetti della principessa La stanza di donna Carolina Pignatelli era ampia e ariosa, con una finestra e due balconi, uno a sud e l’altro a ovest, dai quali era possibile vedere la chiesa madre, la piazza del paese, il mercato, che si svolgeva ogni lunedì nel piccolo largo tra vico Teglie e “la strada” (l’attuale corso Matteotti), e, spingendo lo sguardo più lontano, il panorama della vallata dell’Ofanto con le colline in lontananza e il Vùlture sullo sfondo. Rispetto al resto della casa l’arredamento era più ricco, con mobili di qualità migliore e con qualche oggetto d’oro e d’argento. Al centro della stanza c’era “una scrivania di pioppo impellicciata di noce con cinque foderi, stimata ducati sette”, nella quale erano conservati “i libri di magazzino, ossia di esazione delle rendite dei tre fondi della badia di Santa Maria in Elce appellati Tufiello, Luzzano, e Cardinale … più tre libri di compasso dell’agrimensore Lonardo Martiniello … relativi ai suddetti tre fondi”. Gli altri “tiratoj” contenevano “lettere di corrispondenza della signora principessa e fascicoli di stampati di scritture in bianco per le nuove locazioni a farsi de’ mentovati tre fondi”. Questo conferma che era donna Carolina, come lei stessa aveva affermato, a gestire il patrimonio di famiglia, forse con l’aiuto di qualche uomo di fiducia come Angelomaria Melaccio, una persona molto legata al principe. Ai lati del balcone esposto a sud c’erano “due comò di legno di noce, ciascuno a quattro tiratoi, stimati ducati sedici”. Il primo conteneva “la biancheria della signora principessa di camicie, lenzuoli, ed altro …più le vesti della stessa di diverse stagioni”, mentre nel secondo furono ritrovati “gli abiti del signor principino” e, in un cassetto chiu5 so a chiave, “uno scatolino di legname di noce contenente un riposto di argento, composto di dodici forchette, ed altrettanti cocchiai, nonché il cocchiajone, e sei cocchiarini d’argento per caffè senza marchio, del peso libbre sei, o per meglio dire once settantadue, stimati ducati settantacinque. Più dodici coltelli inglesi senza punta con manico d’osso bianco ducati tre e grana sessanta. Più due orologi da tasca entrambi d’oro … ducati settanta”. Il resto dell’arredamento comprendeva “sei sedie dipinte color verde … due lettini di ferro con pomi di ottone ad una piazza, con lettiere corrispondenti di tavole di pioppo, ciascuno con tre materassi di Sassonia, cioè di color rosso e bianco, due di essi per ogni letto pieni di lana con le cusciniere corrispondenti, ed un paglione sottoposto pure di Sassonia, lenzuoli corrispondenti di tela di lino imbottita di magrammé colorata, stimati entrambi ducati settanta … un piede di bacile di ferro fuso con bacile corrispondente di terraglia … una colonnetta di noce vicino al letto … una cassetta da sedere di noce … una tavola di pioppo ad uso di tavolino detta lava mano dipinta color ceraso con toletta superiore” più “un comò rustico di pioppo impellicciato di noce a tre tiratoi” nel quale erano riposti “quattro covertini di pelo di coniglio, altrettanti di librettini fini di Francia, e due di cottone sfioccato, del valore di ducati sedici”. L’ultimo oggetto presente nella stanza era un “ritratto di un palmo e mezzo d’altezza per uno … che dicesi della principessa di Morra”, cioè di Caterina Caracciolo (1573-1622), figlia del conte di Sant’Angelo dei Lombardi e moglie di Ettore III Pignatelli, principe di Morra e grande di Spagna, uno dei più illustri antenati di donna Carolina. La stalla e i magazzini Terminato l’inventario nell’appartamento, notaio e periti si spostarono nella stalla “posta al primo piano della strada piazza, con porta di entrata per la strada medesima”, dove furono ritrovati “tre cavalli da sella, uno di manto bajo con marchio lettera B, un altro di manto morello senza marchio, ed un altro di manto stor- IL CALITRANO no detto rapicano, e questi sono quegli stessi che si fecero sequestrare dall’arcivescovo di Conza nell’interesse del suo seminario a danno del defunto principe di Teora”, che evidentemente era riuscito a indebitarsi anche con la Curia, costringendo la moglie a ricorrere ai giudici per evitare il sequestro delle cavalcature. Il maniscalco Toglia, incaricato di stimare il prezzo degli animali, diede “al cavallo bajo il valore di ducati sessanta, di ducati cinquanta all’altro di manto morello, e di ducati trentasei all’altro storno”, mentre il quarto quadrupede presente, “un asino per il trasporto dell’acqua”, fu valutato dodici ducati. Infine cinque “selle alla tirolese, delle quali una da donna con le briglie corrispondenti”, furono valutate complessivamente venti ducati. La principessa aveva affittato anche due vani sottani da usare come magazzini. Il primo, che aveva “l’entrata per la strada piazza” e apparteneva al “signor Pasquale Scoca”, conteneva alcuni vecchi granai di faggio “vuoti di generi”, più altri granai “di pertinenza del proprietario del magazzino”. Nel secondo, “appigionato alla signora principessa da don Gaetano Rinaldi” e “sito nel vico Tornillo”, c’erano altri granai per una capienza complessiva di quattrocento tomoli, anche in questo caso vuoti, e poi “dodici cofani vestiti di pelle nella parte interna, dodici sacchi di paglia di canapa, altri dodici più piccoli, detti colle da trasportar generi, due piazze di tela di canapa per misurar generi, ed otto crivelli di ferro”; il resto degli oggetti pre- N. 62 n.s. – Maggio-Agosto 2016 senti non apparteneva ai Mirelli, ma al proprietario del sottano. I granai vuoti e la stalla con i cavalli pignorati sono l’immagine più eloquente delle condizioni in cui era vissuto l’erede dei signori di Calitri. Non solo è impossibile ogni paragone con i patrimoni di altre casate patrizie dell’epoca, ma anche con gli elenchi di terre, case, armenti e gioielli che si leggono nei contratti matrimoniali e negli atti di successione dei grandi proprietari come Zampaglione, Berrilli e Tozzoli e perfino di alcune famiglie della borghesia ricca come i Polestra, i Vitamore e i Nicolais. La confezione dell’inventario fu probabilmente l’ultima umiliazione che Carolina Pignatelli dovette subire prima di lasciare Calitri e ritornare per sempre a Napoli con il figlio. Ma anche il nuovo principe si rivelò inadeguato al suo ruolo di capofamiglia e dissipò in breve tempo ogni avere, prima di morire di morte violenta a soli ventinove anni4. Una libbra corrisponde a circa mezzo kg. Lo scarabattolo era un soprammobile di legno e vetro fatto a forma di armadio e utilizzato per conservare ninnoli e altri piccoli oggetti. 3 La “carosella” era una varietà di grano piuttosto comune a Calitri. 4 Cfr. V. Acocella, Storia di Calitri [1946], r.a. Calitri 1984, 226. 1 2 Ringraziamo tutti i cittadini per i traguardi raggiunti dall’apertura del chiosco ECO PURA, in data data 10.05.2015 6 La vita è magnetismo. Non dovete né spingere e né tirare, dovete attrarre. Giovanni Rinaldi 24.07.1959 †16.03.2016 Giovanni Rinaldi era noto per la sua gentilezza e il suo immancabile sorriso. Per chi lo ha conosciuto ha potuto apprezzarne l’entusiasmo, la voglia irriducibile di partecipare attivamente alla vita del paese. Lui, insieme ai suoi amici, da giovanissimo fondò RADIO IRPINIA, emittente locale che riscosse un fortissimo successo. Ricordo nelle tue parole e nei tuoi occhi la passione che riversavi nel tuo programma sulle Canzoni e Dediche Richieste, facevi lo speaker. Ciò che hai fatto tu, oggi, non verrebbe in mente a nessun altro … c’era la voglia di fare e non la rassegnazione! Da qui poi approdasti alla tua PRO LOCO, ne fosti più volte presidente. Sempre parte attiva, sempre propositivo. Dalla tua caparbietà nacque la BANDA MUSICALE DELLA CITTÀ DI CALITRI. Amavi la fotografia, altra tua grande passione. Fondasti anche l’ Ofanto, giornale della Pro Loco. Grazie al tuo impegno la Pro Loco, negli anni, continua ad avere la presenza di volontari del SERVIZIO CIVILE NAZIONALE, se non fosse stato per te, molti di noi non avrebbero potuto vivere quest’esperienza. Grazie alle tue idee Calitri ha avuto modo di dimostrare di essere un po’ più avanti rispetto agli altri paesi. Purtroppo la tua improvvisa scomparsa ci ha lasciati storditi, increduli, affranti. Sappi che un sorriso lo avremo sempre per te, ogni qualvolta ti ricorderemo, lo stesso tuo sorriso. Grazie amico Una volontaria del S.C.N. IL CALITRANO N. 62 n.s. – Maggio-Agosto 2016 LE COLLEZIONI DI MICHELE CERRETA: UN TESORO DA VALORIZZARE di Pietro Cerreta C dizioni affini, ma molto diversi nel alitri e Aquilonia: paesi contigui, tra- modo di conservarle. A Calitri, ad esempio, la collezione di strumenti dei contadini e degli artigiani, realizzata da Michele Cerreta, non ha trovato altra sistemazione, dopo aver perso quella originaria presso la locale Scuola Media, dov’era sorta negli anni Ottanta. Ad Aquilonia, invece, una raccolta simile, iniziata con lo stesso spirito da Beniamino Tartaglia, è diventata addirittura un Museo Etnografico. Ho ragione di temere, oggi, che i materiali raccolti con tanta cura da Michele non abbiano molta speranza di essere riesposti. Ho scritto Michele, semplicemente così, perché, sebbene egli avesse vent’an- ni più di me e fosse una persona autorevole per i ruoli svolti nella società, era pur sempre mio cugino. Mi si dirà che è inutile avere dei doppioni, dopo che il Museo di Aquilonia si è ormai così affermato. Ciò potrebbe esser vero in teoria, ma la collezione calitrana in realtà non è un doppione ed è un peccato grave lasciarla deperire tra ruggine e tarli. Si tratta infatti di un patrimonio ben ordinato di oggetti, non presi qua e là alla rinfusa, ma scelti con criterio scientifico allo scopo di documentare, spiegandola, la vita dei nostri antenati. C’è poi un aspetto umano, non secondario. Nel riceverli, Michele garantiva ai donatori di quei materiali di conservarli integral- Disegni di utensili del calzolaio eseguiti da Michele Cerreta. 7 mente, tramandando così la memoria delle loro funzioni d’uso e nel contempo quella di chi li aveva posseduti. Era un modo indiretto di perpetuare una voce che giungeva da lontano. Tale impegno era ricambiato da illimitata fiducia, sapendo tutti che egli ne avrebbe avuto amorevole riguardo. E per riportare alla mente ciò a cui mi riferisco, oltre a proporre qui in fotografia alcuni manufatti della collezione suddetta, invito i lettori a visitare il sito di ScienzaViva http://www.scienzaviva.it /video_exhibit%202016_03.php. Lì si rivede Michele in un breve video mentre racconta, con la sua tipica cadenza descrittiva, gli aspetti della tecnologia del ferro di cui erano fatti alcuni attrezzi ado- IL CALITRANO Naschetta. Attacco al nasello in ferro per tori e bovini molesti per renderli docili al richiamo perati nel nostro paese. È interessante sapere che lo stimolo per questa ricerca scaturì, in lui, da un progetto della Comunità Europea del 1976 sull’agricoltura e sull’alimentazione destinato alle scuole irpine. L’obiettivo educativo era quello di collegare il sapere col saper fare: guardando al futuro ma anche recuperando il passato. Calitri e la sua Scuola Media, grazie a Michele, vi si distinsero perché seppero agire affrontando il tema con concretezza. Chi si soffermerà a guardare detto video noterà che l’allestimento degli oggetti esibiti da Michele è essenziale, nel senso che non ricorre ad arredi costosi. Pertanto, riproporlo in qualche altro ambiente destinato alle memorie storiche dei calitrani, sarebbe semplice perché non comporterebbe ulteriore accollo di spese. So che la Pro Loco è ben disposta a lavorare in tal senso. Sono compiaciuto, intanto, che presso la Scuola Media di Calitri, di cui Michele è stato preside per tanto tempo, sia ancora in qualche modo accessibile, benché nascosta, un’altra sua collezione, quella dei vasi di ceramica, dei monili femminili e delle punte di lance reperti da lui recuperati da tombe antiche. Vediamo in che modo. Con l’introduzione dei trattori in agricoltura, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, i solchi risultarono sempre più profondi. I vomeri andarono così ad intaccare più di frequente i depositi funerari dei nostri lontani progenitori, per secoli rimasti sepolti ed intatti. Michele raccoglieva ogni co- N. 62 n.s. – Maggio-Agosto 2016 sa emergesse da quegli scavi ed, essendo consulente agrario nonché amico dei coltivatori, li convinceva a non buttar mai niente di ciò che vedevano affiorare dal terreno. Mi limito, per ragioni di spazio, a riportare qui l’immagine di un solo reperto. Si tratta della punta di una lancia di bronzo che il tempo ha patinato di un bellissimo colore verde, che purtroppo in bianco e nero non si può percepire. Se volessi mostrare per intero ciò che ho fotografato, le pagine di questa rivista non basterebbero a contenerlo. Questi bellissimi oggetti potrebbero anch’essi far bella mostra di sé davanti al pubblico calitrano ed interessare i turisti, quando vengono in visita a Calitri. Nella stessa Scuola ho trovato anche altre due raccolte, la cui presenza è ugualmente riconducibile alla cura di Michele. La prima di queste è quella degli strumenti del laboratorio scientifico della Scuola di Avviamento Professionale di tipo Agrario e Femminile di Calitri di cui egli fu direttore prima dell’istituzione, nel 1963, della Scuola Media Unica. In essa è ancora presente, abbastanza integro, quel modellino di cassetto di distribuzione di macchina a vapore che tanto mi affascinava da piccolo perché, mentre la ruota associata girava, il pistone, attraverso una coppia biella-manovella, scorreva realmente su e giù dentro il cilindro. Nel ritrovarlo, ho ricordato i tempi in cui frequentavo la scuola elementare nell’edificio scolastico di via Francesco Canneggh. Piccoli tubi di canna adoperati dal mietitore per proteggere dalla falce le dita con cui afferrava il grano Tedesco ora demolito, in un’aula posta sullo stesso piano della Scuola d’Avviamento. Chiedevo al maestro di poter andare da mio cugino Michele a prendere quel modellino e lo mostravo in classe ai miei compagni come qualcosa di strabiliante, dal momento che a noi, ragazzi di campagna, le macchine a vapore raramente era dato di vederle e, quelle poche volte, solo da lontano. La seconda raccolta, invece, riguarda gli insetti delle campagne nostrane, studiati da Michele in qualità di esperto di entomologia. Essa è costituita da piccoli pezzi di resina epossidica trasparente, alti due centimetri e larghi tre o quattro, ottenuti da colate in recipienti opportunamente sagomati, al cui centro egli includeva l’insetto da studiare. Una volta solidificata la resina, l’insetto poteva Lancia in bronzo, trovata a Calitri, tuttora conservata nei locali della scuola media 8 IL CALITRANO N. 62 n.s. – Maggio-Agosto 2016 essere comodamente osservato da vicino, tenendolo in mano senza interferire sulla sua fisiologia. E ancora. Alle spalle del suddetto edificio scolastico sorgeva una torretta in cui era alloggiata una piccola stazione meteorologica, nella quale c’era il pluviometro. Periodicamente egli rilevava i dati delle precipitazioni segnati da un pennino su un rullo di carta rotante e li spediva, se non erro, ad un centro di ricerca universitario. Un bell’esemplare di barometro a mercurio era collocato, invece, nel suo ufficio. Parallelamente a questa attività, Michele svolgeva tutto quello che era necessario all’istruzione dei ragazzi i quali, non potendo seguitare gli studi per ragioni economiche, frequentavano l’Avviamento di tipo Agrario invece che la scuola Media e si sarebbero in seguito occupati del lavoro nei campi. Ma ciò non bastava, egli di sera preparava i giovani più grandicelli, i coltivatori che per intenderci rientravano dalle campagne al calar del sole. Michele li invitava ad usare sempre più le moderne tecnologie, tra le quali spiccava quell’aggeggio, per me curioso, che era l’incubatrice per i pulcini. L’Avviamento, come s’è detto, era anche di tipo Femminile. Le studentesse lì venivano educate alle mansioni di economia domestica e ai lavori di ricamo, taglio e cucito. E Michele organizzava ogni anno, immancabilmente, l’esposizione dei lavori più pregiati. In ciò si serviva com’è ovvio dell’aiuto delle docenti che ne avevano seguito la realizzazione. Tutta la popolazione di Calitri vi accorreva, curiosa. Ma non vorrei che di lui si avesse l’idea sbagliata di un uomo all’antica desideroso principalmente di preservare il passato. Egli era invece, per certi aspetti, più moderno di altri perché coglieva quanto di nuovo, utile e interessante forniva in quel momento la produzione industriale dell’Italia postbellica. Ad esempio, allorché la Geloso alla fine degli anni Cinquanta commercializzò il primo magnetofono, Michele subito l’acquistò. E lo fece non solo per il desiderio di possedere l’incredibile strumento capace di registrare la voce, una novità di quel tempo insieme alla televisione, ma anche per creare un nuovo ponte comunicativo con i calitrani lontani, specialmente quelli che, ormai da tempo emigrati nelle Americhe, desideravano provare l’emozione sonora contenuta nei messaggi orali dei loro cari. Ed io ricordo bene che la domenica sera, a casa mia, che era poi la casa dei nonni comuni, egli convocava parenti e vicini, invitandoli ad accostarsi al microfono per «incidere», con i sentimenti più calorosi, le espressioni da far pervenire ai congiunti al di là dell’oceano. Foto delle allieve della scuola di Avviamento di tipo femminile di Calitri partecipanti alla 4°mostra di ricamo e cucito dell’anno 1957. Sull’uscio, da sinistra: Michelina Donatiello, prof. Maria Francesca Di Maio, e il direttore prof. Michele Cerreta. Prima fila da sinistra: Anna Cesta, Lucia Lampariello, prof. Dora De Martino, ? Del Toro, Lucia Della Valva, Luigina Trofa, dietro Maria Santoro, Gerardina Cantore, Antonia Gervasi e Giuseppina Di Milia. 9 L’apparecchio, nei primi tempi, fu infatti chiamato «incisore», perché si immaginava che le parole scolpissero dei segni sul nastro magnetico, come avveniva sui dischi. Di sicuro, c’era qualcosa che veniva fisicamente fissato sui nastri, ma era frutto di un’azione per noi impensabile a quel tempo perché di natura elettromagnetica e pertanto non riducibile ad un atto meccanico. Poi lo si chiamò registratore, termine che lo qualificava più in generale come raccoglitore di dati, in questo caso di dati vocali. Il posto dei nastri magnetici oggi è stato preso dai video, il cui supporto è diventato talmente evanescente da non lasciar più intuire in cosa consista. Alla voce essi aggiungono le immagini e trasmettono il tutto senza neppure bisogno di confezionare una busta ed imbucarla alla posta. Michele sarebbe stato felice di adoperarli. Ne sono certo perché ultimamente egli si lasciava riprendere da me con la videocamera quando lo intervistavo sulle tecnologie agricole di cui era esperto, non solo come laureato in Agraria, ma anche come figlio di agricoltori, agricoltore lui stesso. Nel suo recente Dizionario Calitrano si trova, tra l’altro, la preziosa documentazione terminologica di queste conoscenze. Si tratta in fondo di un’altra collezione pregiata realizzata da Michele, quella delle parole calitrane che fra poco non si useranno più. L’ho interrogato più volte, fino alla settimana prima che si ammalasse gravemente, giusto un anno fa, sull’uso della zappa, del bidente e dell’aratro nelle varie fasi dei lavori di campagna. Gli chiedevo di spiegarmi in che modo il contadino sapesse sfruttare le conoscenze fisiche e naturalistiche in suo possesso in modo da approfittare utilmente di quegli arnesi. Ora conservo questo gruppo di riprese come ulteriore suo contributo alla cultura calitrana, per collocarle su un sito web che ho in animo di creare. Intendo aggiungere ad esse anche le testimonianze di altri amici e colleghi, i quali hanno fatto e sanno fare tante cose, come Michele. Potrebbero servire ai più giovani ad apprendere nozioni su quella civiltà operativa nella quale, proprio come lui, la gente di Calitri ha sviluppato le sue radici per poi distinguersi degnamente nei campi moderni. IL CALITRANO N. 62 n.s. – Maggio-Agosto 2016 LA BIBLIOTECA DEI GESUALDO ALLA FINE DEL ’400 e la camera della loggetta in Santa Maria in Elce di Concetta Zarrilli N gobardo di Salerno, Guaimaro IV, el febbraio del 1017 il principe lon- riconosceva all’abate Dauferio dell’ordine di San Benedetto il possesso del monastero di Santa Maria in Elce, da questi costruito ex novo dalle fondamenta sulla riva sinistra del torrente Orato, nel territorio fra Calitri, Cairano e Andretta. Ad un millennio di distanza, in attesa delle celebrazioni previste per l’anno prossimo, mi piace ricordare questo monumento, che ho sempre immaginato come un “presidio” di cultura, oltre che di civiltà, fede e preghiera. La presenza dei monaci benedettini era garanzia di grande laboriosità, in agricoltura e nell’artigianato, e grazie alle loro opere e alle donazioni dei fedeli, l’abbazia di Santa Maria in Elce era una delle più ricche, possedendo notevoli beni fino a Salerno. Nel XV secolo, dal governo degli abati benedettini essa passò nelle mani degli abati commendatari della famiglia Gesualdo, che ne aveva reclamato il possesso; mentre il numero dei monaci diminuiva vistosamente, l’abbazia non cessò di essere un importante riferimento, soprattutto per gli abitanti del piccolo borgo che nei secoli le si era formato intorno, almeno fino alla distruzione di quest’ultimo nel 1597i. Dal 1489 ne fu abate commendatario Massenzio Gesualdo, figlio di Sansone, primo Conte di Conza, e di Costanza di Capua. Massenzio e altri due suoi fratelli, Luigi conte di Conza e signore di Calitri, e Antonello, possedevano le tre sezioni della ricca biblioteca di famiglia, che complessivamente comprendeva circa 170 esemplari. I libri di Massenzio si trovavano a Santa Maria in Elce, quelli di Luigi nel castello di Calitri, quelli di Antonello nel palazzo di famiglia a Fontanarosa; insieme ad altri beni di famiglia, furono sequestrati nel giugno del 1494, quando Luigi, come altri baroni, si ribellò al re Alfonso II d’Aragona e fu arrestato con i suoi familiari. Il commissario regio, assistito da altri funzio- nari, fece compilare l’inventario, custodito presso l’Archivio di Stato di Napoliii. Già nel 1999 Padre Gerardo Cioffari pubblicava su questo giornale i titoli della biblioteca di Massenzio, e qualche pagina dopo, sullo stesso numero, Emilio Ricciardi elencava quelli di Luigi nel castello di Calitri iii; qualche anno dopo, il prof. Mario Del Treppo, dell’Università “Federico II” di Napoli, in un interessante contributo rendeva nota anche la sezione di Fontanarosaiv. I libri si trovavano in casse chiuse, alcune recanti segni di effrazione, a Santa Maria in Elce “dui sportoni sferrati e scasciati”, a Calitri “uno sportone da campo trovato aperto”, che conteneva anche un corredo completo da torneo, e a Fontanarosa “una casciecta piccula mustiata trovata aperta con la chiavatura rocta”. La sezione più ricca era quella di Massenzio, con 87 libri su circa 170v; la meno fornita era quella di Antonello, che alla data dell’inventario era già morto. Antonello però aveva avuto i libri più pregiati: tre libri a stampa rilegati a mezza pelle, i “Trionfi” di Petrarca tutto ricoperto di pergamena bianca e un libro di contenuto familiare rilegato addirittura 10 con fibbie d’argento; messali in carta francese, di gran pregio, di formato piccolo e di carta sottile; in uno scrigno c’era una “carta da navegare”, e inoltre due libretti di canto che, insieme ad una viola (anche se priva di corde) trovata nel palazzo, testimoniavano il suo interesse per la musica. A Calitri Luigi sembrava aver preferito i tre grandi autori della letteratura italiana in volgare: “Dante ad penna vechio et strazato in carta di bambace”, “ lo Petrarcha e li sonetti ad stampa” (più copie) “ e Boccaccio, il suo prediletto, di cui aveva più copie del Decamerone, ossia le “Centonovelle ad stampa”, l’opera giovanile “Il Filocolo”, e altri in formato tascabile, “lo libro de Joan Boccazo in volume piccolo ad stampa… la fiammetta de Joan boccazo in volume piccolo… una fiammetta in volume pizulo in pergamena ad penna”; Luigi possedeva quasi tutti testi in volgare, pochissimi in latino (i “Commentarii” di Cesare, il “De officiis” di Cicerone, le “Vite” di Plutarco, un’opera di Plinio), traduzioni di classici dal latino al volgare, “Isopo vulgare et storiato (istoriato, con scene dipinte), ovidio medamolfoses vulgate ad penna in carta pergamena… le epistole de ovidio in vulgare ad stampe…” e finanche “la bibia vulgata ad stampa”. Uno dei libri del conte, un “De armis”, probabilmente di Christine de Pizan, pregiato codice membranaceo, non sfuggì all’occhio esperto del commissario addetto al sequestro, uno spagnolo che viveva a corte, maggiordomo di casa reale, “messere Dieco”, il quale prese il libro “per portarelo al s. Re”; il prof. Del Treppo ipotizza che si tratti dell’opera della poetessa Christine de Pizan “Les livres des faits d’armes et de la chevalerie” del 1410, ritenuto allora molto importante ed esclusivo, un testo destinato ai cavalieri scritto però da una donna, una singolare figura di intellettuale, che di cavalleria e rituali feudali se ne intendeva molto, vissuta alla corte di re Carlo V, anche se di origine italiana. Luigi aveva inoltre mol- IL CALITRANO N. 62 n.s. – Maggio-Agosto 2016 ti messali vecchi e mal ridotti, alcuni di fattura molto grossolana definiti “paesani”; in base a quest’ultimo dato il prof. Del Treppo ha affermato che “vien da pensare che il conte conservasse presso di sé anche i breviari e i messali usati nelle funzioni religiose dai dipendenti del castello, che non dovevano essere pochi, o dei vassalli del luogo”, ed infatti sappiamo che molti erano i preti che officiavano nella chiesa del castello, intitolata a Santa Maria della Neve, e nelle cappelle della famiglia Gesualdo nelle chiese del paese, nella Chiesa Madre e in quella appena costruita di Santa Sofia annessa al monastero di San Sebastiano, fondato tra 1480 e 1489. I libri di Massenzio erano in gran parte messali, breviari, antifonari in buono stato, alcuni sicuramente suoi personali, e classici latini di autori quali Cicerone, Valerio Massimo, Alberto Magno, Giustiniano, Seneca, Aulo Gellio, Orazio, Lucano, Lattanzio, Sallustio, Properzio, Eusebio, Persio, Svetonio, Quintiliano, Plinio, Giovenale, Marziale, Apuleio e un “De re rustica” presumibilmente di Varrone; non mancano opere più “mondane”, come le “Heroides” di Ovidio, lettere che l’autore delle “Metamorfosi” e dell’ “Ars Amatoria “ immaginò essere state scritte da eroine del mito e della storia ai loro amanti che le avevano abbandonate, e testi delle commedie di Plauto; in netta minoranza vi troviamo gli autori greci, vi compaiono infatti solo Diodoro Siculo e Giuseppe Flavio. Si trattava della biblioteca di un perfetto umanista, come Massenzio doveva essere, nella Napoli aragonese contemporaneo di Giovanni Pontano e di Jacopo Sannazaro, del quale suo fratello Luigi a Calitri possedeva il capolavoro, “ lo archadio sannazaro ad penna” cioè l’ ”Arcadia” scritto a mano; non mancavano inoltre testi di astrologia, fra i quali l’opera di Tolomeo, testi di musica e un “libro de zorfa de canto”, cioè di solfeggio, e carte geografiche, “carte de navicare... un papamundo ad stampa con le figure in volume grande” che dimostrano la curiosità per i viaggi e le scoperte geografiche, non dimenticando che solo due anni prima Cristoforo Colombo era approdato a San Salvador. Al contrario dei libri di Antonello, quelli di Massenzio non erano rilegati con materiali preziosi; molti erano addirittura “di- sligati” o “squaternati”, cioè erano in fogli sciolti o in quaderni sfusi, perciò andavano custoditi in scrigni come le carte sciolte, e si compravano a minor prezzo dallo stampatore prima di essere da questi confezionati, riservandosi di fare la rilegatura in un secondo momento, o di farla da sé. Massenzio risulta così il più parsimonioso dei fratelli, interessato sinceramente alla sola lettura e non al possesso di esemplari di pregio. Nella “camera del gaifo” di Santa Maria in Elce, cioè la camera che si affacciava sulla loggetta, dove si trovavano le casse con i libri, c’era “uno banchecto da tenere scripture aperto intro lo quale ce sta uno Tulio de Officiis de stampa legato ad modo de regestro con certe scripture de niente…”; la presenza di questo banchetto da scittura mi ha sempre fatto pensare a questa camera adibita oltre che a biblioteca anche a “scriptorium”; molto probabilmente nei secoli precedenti era il posto dove i monaci scrivevano e miniavano antichi codici, come avveniva anche nei più piccoli monasteri benedettini; che ciò si sia verificato non è impossibile, poiché, come ho ricordato in precedenza, Santa Maria in Elce non era affatto un’abbazia di secondaria importanza. È un vero peccato che di tutto quel patrimonio non sia rimasto assolutamente nulla, che si debba solo ricordare e immaginare, anziché contemplare, osservare e studiare le meravigliose architetture di Santa Maria in Elce e le bellezze che custodivano. Notai di Calitri Notaio Notaio Notaio Notaio Notaio Notaio Notaio Notaio Notaio Notaio Notaio Notaio Notaio Notaio Notaio Notaio Notaio Notaio Notaio Notaio Notaio Notaio Notaio Notaio 1 Nel 1597 il cardinale Alfonso Gesualdo diede il permesso di distruggere il borgo, istigato e mal consigliato da un suo spietato agente, Prospero Crudele (di nome e di fatto) dell’Aquila. L’abbazia fu risparmiata e continuò ad esistere; nel 1734, poiché era in rovina, fu ricostruita in contrada Demoste. 2 Archivio di Stato di Napoli, “Relevi”, vol. 322, ff. 81-111 [1494] 3 “Il Calitrano” n. 10 n.s. gennaio-aprile 1999, pag. 8 e segg. 4 M. Del Treppo “La biblioteca dei Gesualdo, feudatari del Regno di Napoli” in “Italia et Germania. Liber amico rum Arnold Esch” nsrg Von H. Keller, W. Paravicini und W. Schieder, Niemayer, Tubigen 2001, pp. 583-601 5 Sfrondando i doppioni, tutte e tre le sezioni contavano circa 170 libri per un totale di 74 autori diversi. I doppioni sono molto importanti, perché ci consentono di individuare i gusti di chi possedeva quei libri. 11 Notaio Notaio Notaio Notaio Notaio Notaio Notaio Notaio Notaio Notaio Notaio Nascenzo Fastiggi 1558-1573 Giovanni Codella 1561-1587 Giovanni Battista Balascio 1590-1604 Giovanni Battista Balascio jr. 1650-1685 Leonardo Martiniello 1604-1631 Nicolantonio Rosa 1574-1612 Giovanni Lupone 1604-1611 Pompilio Margotta 1623-1628 Giovanni Progena 1640-1642 Antonio Berrilli 1722-1745 Virgilio Palmieri 1690-1742 Eligio Rinaldi 1723-1751 Giuseppe Antonio Cestone 1739-1761 V? Polestra 1734 Annibale Rinaldi 1759-1797 Giuseppe Rinaldi 1798-1808 Pasquale Berrilli 1749-1798 Francescantonio Cestone 1779-1788 Andrea Toglia 1781-1788 Giovanni Lupone jr 1752-1803 Salvatore Lupone 1767-1784 Michele Zampaglione 1760-1788 Michele Margotta 1779-1786 Francesco Santoro 1782-1784 Vincenzo Santoro 1775-1808 Sigismondo Nicolais 1776-1810 Francesco Nicola Nicolais 1805-1831 Giuseppe De Maio 1802-1829 Arcangelo Berrilli 1835-1884 Luigi Berrilli 1820-1853 Michele Stanco 1849-1892 Luigi Nicolais 1854-1870 c: Giovanni Stanco 1855-1883 Luigi Cerrata 1861-1894? Giovanbattista Polestra 1892-1900 IL CALITRANO N. 62 n.s. – Maggio-Agosto 2016 SPONZ FEST 2016 LAVORO E DESTINO. CHIEDI ALLA POLVERE di Alfonso Nannariello “I letterario; è già stato scritto sul- l poema epico non è un progetto le bocche della tribù”, così Derek Walcott in La voce del crepuscolo. Quanto era sulle nostre labbra Vinicio l’ha trascritto, da Il Paese dei Coppoloni alle Canzoni della Cupa, e illustrato, dalla prima edizione del Calitri Sponz Fest ai docufilm e videoclip che ci riguardano. Impastandola con voce e inchiostro, ha reso fitta e densa la polvere ormai quasi tutta gettata al vento dei nostri miti e delle nostre tradizioni. Riportandola in bella copia, ha reso grumo, pietra miliare della nostra storia, la scrittura rimasta sulle bocche. Raccontandolo, ha reso leggendario il taglio del labbro leporino. ‘Chi tiene polvere spara, chi no sente le botte’. Anche questo si è trovato scritto una mattina sulle nostre porte. Polvere, in questa locuzione, non è la polvere che raccoglie sotto il letto il tempo. Non è quella “esposta al secco” delle Canzoni della Cupa. È più polline che polvere. È gialla come l’oro. La polvere del nostro verdetto, infatti, non è inerte e arida. È polvere feconda. È polvere che sazia. È polvere esplosiva. È polvere di soldi. È innanzitutto denaro. Pertanto, a seconda della polvere che si ha, metallica o cartacea, o di altre ricchezze, così si spara. Fino a puntare al bersaglio grosso. Fino a ‘sparare a pallini’. ‘Ci vuole la polvere per sparare a pallini!’ Questa polvere che diciamo apre varchi e brecce nell’accerchiamento della vita avversa. Come quella sparata dalle famiglie di profughi e richiedenti asilo il cui viaggio della speranza verso le nostre coste è reso possibile dalla polvere raccolta dall’intero loro clan. Come quella sparata da tante nostre famiglie che, pur non riuscendo ad arrivare a fine mese, stringendo la cinghia fin che possono, sparano la loro polvere per laureare i figli. Il nostro modo di dire ‘chi tiene polvere spara’, prima di Marx nel Capitale, scopre la metamorfosi delle cose: dalla polvere, questa sì del cd Polvere delle Canzoni della Cupa, che impolvera gli abiti di lavoro, alla polvere degli spicci del salario, alla trasfigurazione di quest’ultima in cose che si acquistano al mercato. Pertanto: ‘se si deve comprare ci vuole la polvere!’ e, in simmetria, ‘se si deve suonare ci vuole la musica’, la stessa argentina dei quattrini. Polvere e musica in questo Sponz, come nell’edizione scorsa. Polvere di grano l’altranno al Formicoso, impastata col sudore del lavoro. Polvere da sparo, polvere sonante quest’anno, polvere del salario che transustanzia, come la formula sull’ostia, l’esistenza. Come lo scorso, anche in questo Sponz si scorge, nelle forme eleganti e discrete dell’insetto perfetto uscito dal bozzolo dell’immaginario di Vinicio, l’economia dei Siensi. Se ne sente confermato il “raglio” e riaffer- 12 mata quell’economia della biada e della mungitura, vale a dire di quel frutto civile che è il lavoro, lavoro che fa sentire il gusto del bene uscito dal seno premuto con sensuale dolcezza alla Vita e alla Terra. Si avverte nel tema dello Sponz di quest’anno l’urgenza, per quanto sottotraccia, del lavoro, perché solo in esso la persona, impiegando le proprie energie a uno scopo, energizza se stessa sentendosi utile e viva. Si sente sollecitare un piano organico nazionale per la promozione e protezione del lavoro, senza il quale tutte le botte fin qui sparate sono frizzi di petardi che avviliscono chi ha sparato, facendogli constatare che ha fatto la fine dei tracchi e delle botte a muro. Solo col lavoro, ricaricati dal basso dosaggio vitale di ‘chi non tiene polvere’, passiamo da esseri liminari a uomini. Conquistata con il lavoro la dignità di noi stessi, l’esistenza, tenendo sotto tiro l’assalto dei giorni avversi, cambia l’abito impolverato in quello eucaristico, in quello della festa. Anche se sembra sovrapponibile alla locuzione/tema di quest’edizione dello Sponz, un altro nostro modo di dire, anch’esso non solo nostro, ‘chi tiene santi va in paradiso’, non combacia affatto. Proprio per niente. Se in entrambe le asserzioni c’è sia un ‘chi tiene’, che sostiene l’idea di un qualcosa che si stringe, sia un cambiamento di situazione, stato o condizione che la cosa tenuta garantisce, le dichiarazioni si differenziano sostanzialmente in relazione allo strumento salvifico. Nell’ultima locuzione riportata il riscatto viene dal santo protettore. È lui che porta ‘in paradiso’. E da queste parti, in questa Irpinia e in questa Italia, specie oggi, molte anime di purgatorio questuano elemosine e favori che, se ottenuti, spostano IL CALITRANO N. 62 n.s. – Maggio-Agosto 2016 solo da fiamma a fiamma. Da quelle dell’inferno a quelle mortificanti del purgatorio della bassezza e della meschinità. Nel tema dello Sponz di quest’anno la salvezza è nelle nostre mani. Per riscatto. ‘Aiutati che Dio ti aiuta!’ si dice in tanti posti. Anche qui. E qui Dio, mutuando termini dalla filosofia aristotelica, aiuta come causa efficiente della resurrezione, servendosi di noi, come causa strumentale e materiale dell’insurrezione. Qui, ad Atella della Campania, per essere precisi, solo una volta l’Altissimo intervenne con il suo angelo, tirando per i capelli il santo divenuto protettore di Calitri, Canio, un africano di Iuliana, dice la sua passio, mentre il boia stava per mozzargli il capo. Solo allora bombardò i carnefici con tuoni, lampi, grandine e con boati e scosse di un terremoto. Da allora, nonostante ancora si continuino a spiccare teste dal collo, l’Altissimo ha cambiato strategia. E noi con lui. Ora ci fa tirare su da soli. Ora ci tira fuori da tutte le paludi, afferrandoci lo stesso per i capelli, ma con le nostre mani. Come il barone di Münchausen. Come lo scorso, anche questo Sponz non è più solo miti e tradizioni. È una traccia, una indicazione. Come lo scorso, anche questo riafferma quella metodologia della partecipazione, quel crowdfunding sociale, quell’impegno collettivo di persone che mettono in comune ognuno la polvere che ha per fare la botta forte che si vuole sentire. Per quanto con eleganza e discrezione, è rimarcata anche in questo Sponz la necessità di quell’economia dal basso, di quell’economia che accomuna persone, enti e associazioni in uno stesso sforzo, quell’economia che amministra l’ôikos, la dimora comune. È ribadito quel modo di vivere e di esistere che ci fa sentire solidali tra di noi, e non solo. Col suo Sponz quest’anno Vinicio rafforza l’alba nuova. Ci conferma che siamo coniugi e divinità della Natura. Si è tenuta a Calitri la 34°Fiera Interregionale, dal 13 al 17 aprile 2016. Ringraziamo gli organizzatori e il presidente Nino Campana che ogni anno gentilmente ci ospitano e che continuano il loro impegno per le nostre zone. Il prossimo appuntamento è ad agosto. Sabato 30.04.2016 in c.da Orto di Cioglia è stata inaugurata l’isola ecologica, per la nobilitazione e il recupero dei materiali. L’area è stata dedicata a Giovanni De Nicola (17.12.1943†23.08.2008). Calitri, 1962, matrimonio di Giovanna Cerreta e Nicola Ragazzo. Prima fila: Sibilia Enzo, Sibilia Mario, (?), Sibilia Rosanna, gli sposi, Cerreta Lucia Di Milia Giuseppina Cerreta Umberto, Di Milia Michele, Abate Giovanna, Cerreta Canio. Seconda fila: Sibilia Raffaele, Sibilia Rocco (si intravede solo la testa), Ragazzo Leonardo Di Milia Elvira, Canio Cerreta, Luigi Cerreta, Di Carlo Maria Galgano Rosa, Cerreta Michela, Cerreta Michele, Cestone Vincenzo, (?). In alto i fratelli Andrea e Vincenzo Cerreta. 13 IL CALITRANO N. 62 n.s. – Maggio-Agosto 2016 Il Premio “LE ECCELLENZE NELLE IMPRESE” allo stilista calitrano Salvatore CARUSO da IL CORSIVO 09/04/16 anno 2 n.15 Avellino. È andato allo stilista calitrano Salvatore Caruso il premio “Le eccellenze nelle Imprese” promosso dal Lions Club di Avellino Host e dal Lions Club Avellino Principato Ultra. Lo stilista artigiano calitrano, padre del brand “Nelle Grandi Fauci” (griffe di moda maschile nota per aver vestito, tra gli altri, l’abbigliamento di scena di attori come Raoul Bova, Alessandro Preziosi, Claudio Amendola, Paolo Conticini, Giulio Scarpati, Sergio Assisi, Kaspar Capparoni, Massimo Ghini, Claudio Bisio, Massimo Ceccherini), è stato insignito del riconoscimento, insieme ad altri tre imprenditori irpini, in una cerimonia ufficiale, patrocinata dal Comune di Avellino,che si è tenuta venerdì 1 aprile, alle ore 18 presso il Circolo della stampa di Avellino. Diversi parametri utilizzati dall’organizzazione territoriale dei Lions per identificare le best practice manageriali che operano con successo in ambito locale. Fra i requisiti esaminati: aziende capitanate da giovani imprenditori under 45, imprese che si sono distinte nel mercato di appartenenza per il loro core business. Ed ancora: società che hanno portato il made in Irpinia ad di fuori dei confini nazionali e che hanno prodotto, con la loro attività, un ritorno economico sul territorio provinciale. Tutti criteri che premiano il lavoro e l’impegno profuso da Caruso che sta fecendo, della sua signature, una label sempre più apprezzata e conosciuta nei circoli nazionali e internazionali della moda per uomo. Soprattutto nel campo della jeanseria dove il suo marchio è diventato celebre grazie all’idea del “No Wash Jeans”.Denim, frutto di numerosi esperimenti e concepito su telai tradizionali con aghi ancora di legno, che viene pulito in freezer o all’aria aperta così da avere un effetto personalizzato sulla vestibilità. “Ricevere questo importante premio – dichiara entusiasta il maker Caruso – mi emoziona e mi inorgoglisce non poco”. “Essere considerato un’eccellenza nel panorama imprenditoriale irpino – continua – è sì un grande attestato di stima. Ma è anche una grande responsabilità che mi spinge ad un senso del dovere ancora più forte.Il tutto nell’ottica di fare sempre meglio e di più”. “La nostra terra – conclude – ha tanti talenti acquisiti e in erba. Sembrerà forse scontato. Ma sacrifici, idee sempre nuove e in movimento, capacità di innovarsi e rinnovarsi, fare rete anche in maniera trasversale possono essere ingredienti giusti per emergere soprattutto in un mercato che impone sfide sempre più glocal. La mia esperienza è fatta da questi elementi. Spero possano essere utili soprattutto alle nuove generazioni Diocesi di Sant’Angelo dei Lombardi – Conza – Nusco – Bisaccia. RINNOVO CARICHE SOCIALI NELL’ARCICONFRATERNITA IMMACOLATA CONCEZIONE CALITRI (AV). Domenica 10 gennaio 2016, nel salone della Chiesa Immacolata Concezione di Calitri (Av) alla presenza del Vicario Zonale don Cosimo EPIFANI, delegato arcivescovile, della Diocesi di Sant’Angelo dei Lombardi – Conza – Nusco – Bisaccia, ed al Padre Spirituale don Pasquale RICCIO, l’Arciconfraternita Immacolata Concezione ha rinnovato le proprie cariche sociali per il triennio 2016/2018. L’assemblea generale ha eletto il nuovo Consiglio Direttivo, che risulta così costituito: Vitantonio DI MILIA Priore Vincenzo GALGANO 1°Assistente Antonio BAVOSA 2°Assistente Canio CIALEO Consigliere Leone (Leo) COPPOLA Consigliere Antonio DI MILIA Consigliere Gerardo NIGRO Consigliere Antonio Mario RABASCA Revisore dei conti Fabio CALA’ Revisore dei conti Giuseppe STROLLO Revisore dei conti Concluse le operazioni per il rinnovo delle cariche amministrative ed organizzative si è innalzato il canto del “Te Deum” Il Consiglio Direttivo nella seduta di insediamento del 15 gennaio 2016 ha nominato/eletto quali componenti del Consiglio i confratelli: Angelo MARGOTTA Cassiere Michele CICOIRA Segretario Pasquale CALA’ Maestro dei Novizi Vincenzo CUBELLI Maestro dei Novizi 14 IL CALITRANO N. 62 n.s. – Maggio-Agosto 2016 Antonio e Maria di Marco Bozza L gliamo immaginarla, è un po’ come a perfezione non esiste, ma se vo- il canto degli uccelli una mattina di primavera in cui la natura da impulso al suo risveglio, agitando l’umana coscienza lungo dimensioni assai più vivaci e meno plumbee. Il gioco della perfezione sussiste nell’immaginario, anche nell’incontro, nello sguardo fulmineo, nell’occasione dorata in cui due persone, perfette sconosciute, diventano piano piano la conoscenza reciproca, il gusto del buono, il trillo dell’attenzione, la guida costante su quella che è l’onda della vita. La vita è proprio come un’onda, alti e bassi, ma quando hai un appiglio a cui afferrare la mano o l’eco della voce, allora la navigazione va sempre nella giusta direzione, anche con la bussola alterata. L’incontro, il cammino lungo e costante intorno al globo terracqueo, li ho visti nella fantastica coppia formata da Antonio Zazzarino e Maria Iraci. Ho avuto modo di conoscerli da piccolo, e di serbare un lungo ricordo fino agli ultimi giorni della loro esistenza. Parlandoci, ascoltandoli ho sempre avuto l’impressione di far ruotare il mappamondo in qualsiasi direzione, perché ogni latitudine o quasi era stata toccata. Ho avuto l’impressione di sfogliare l’atlante dell’intraprendenza, del dinamismo, della voglia di fare e non accontentarsi. La spola costante tra il Venezuela, sede del business calzaturiero, e l’Italia, dove nella ridente Cisterna di Latina, si sta- gliano a perdita d’occhio ettari di terreno che hanno prodotto ogni ben di Dio, tra cui l’immancabile kiwi. Tonino il cuore pulsante, la mente, lo sviluppo dell’idea, l’esempio assoluto di come stare fermi non sia possibile, bisogna sempre fare per avere, magari sbagliando, ma con l’alibi di poter rifare tutto ancora meglio. Maria, dolcissima donna, capace di stare accanto ad un uomo esuberante, attenta alla famiglia e a quegli aspetti che solo la sensibilità di una donna sa gestire. Una compagna di viaggio instancabile a supporto di Antonio. In entrambi è stato sempre vivo, a distanza di anni, il magone dell’emigrazione, della lontananza nel vivere in una terra che sul fronte dei principi democratici non è proprio idilliaca, ma che ha permesso loro di realizzare ciò che altrove, forse, non avrebbero potuto. Nasce così l’idea di erigere un monumento quale custode della figura dell’emigrante, quello di un tempo, povero, con i calzoni rattoppati e lo spago ad avvolgere un contenitore cartonato, più che una valigia (fenomeno che oggi è mutato nella forma, si va via col trolley, ma non arrestato nella sostanza). Tutto però, inizia a scricchiolare quando la tenacia di Tonino viene scalfita da un problema ai reni che potrebbe portarlo in dialisi. Per un giramondo come lui, sarebbe stata la fine. L’idea di essere vincolato ad una macchina di ripulitura interna, senza la possibilità di muoversi a suo piacimento, lo avrebbe ucciso La città che non sorride mai anzitempo. Ed ecco che come una stella cometa rispunta Maria, che con tutto l’affetto gli regala altri anni di felicità grazie alla donazione di un rene. La compatibilità e il desiderio dell’unione sono più forti di tutte le avversità vissute nel tempo, e a volte, con cocenti delusioni. Quando però si subisce un trapianto, per quanto si possa andare avanti, non si è più quelli che madre natura ha confezionato. Il corpo diventa una macchina che cammina con un pezzo estraneo, e quel pezzo, affinché funzioni, necessita di grossi supporti farmacologici, che nel tempo, aggravano la condizione fisica e anche psichica. Così, nella sua Cisterna di Latina, il caro Tonino colto da malore, finisce in ospedale, e in ospedale termina la sua corsa nel mondo terreno. La cara Maria, pur fingendo di resistere al duro colpo, in cuor suo ha perso la forza del battito, l’impulso del respiro, l’intreccio con quella mano che per anni ha stretto forte, e così, dopo pochi mesi, sempre per complicazioni legate alla salute, ha raggiunto il suo Tonino. Tutto questo è solo la punta dell’iceberg di vite vissute intensamente, per narrare le quali, ci vorrebbe un’opera enciclopedica. Una cosa però è certa: il bello della vita nasce quasi sempre per caso, con una matita immaginaria che traccia il disegno dell’esistenza, che può essere bella o brutta, ma sicuramente ha il sapore della scoperta. di Giovanni Toglia (cappiegghij) Un giorno mi recai al cimitero per fare una visita ai morti, tutto mi sembrò una cosa normale, ma mentre ero dentro mi vennero degli strani pensieri. Una piccola città circondata da un enorme muro, racchiude in sé la gioia di tanti abitanti che anche essendo popolata da uomini, donne e bambini, questa città non sorride mai. Passando per le vie, tutti ti guardano come se volessero dirti qualcosa, ma le loro bocche non parlano, ciò che parla è il loro sguardo pieno di vita e di tristezza, che anche col passare degli anni non muta mai. Ma tutto ciò è così caro a tutti perché ognuno di noi ha qualcuno che abita in questa città e che guardando per le strade non vedi quell’immensa folla che cammina, un volto di mamma, di padre o di figlio, che con le lacrime agli occhi crede di parlare con il proprio caro, che a sua volta, con il suo volto pieno di vita sembra dire “Non piangere, lo vedi che io sto bene, piuttosto pensa a te, che ogni volta che mi vieni a trovare ti trovo più invecchiato”. Questa è la città senza sorrisi, dove ognuno ha la propria casa e tutto ciò che c’è è una lampada e un po’ di fiori secchi, che solo la pioggia fa rifiorire, dove tutti ti guardano ma nessuno ti giudica, dove solo i tuoi sogni si possono realizzare senza nessuna difficoltà e poterti guardare uno con l’altro senza giudicarsi, come spesso accade in questo mondo pieno di odio e di corruzione, ed è questo che ti rende tutto più facile nella città che non sorride mai. 15 IL CALITRANO N. 62 n.s. – Maggio-Agosto 2016 Calitr’ mij Li cal’tran’ chi s’ n’ vann’ , s’ n’vann’ cu lu nuzz’ nda lu cor’ p’cchè lassan’ nu pajes’ chi eia stat’ la naca r’ la vita lor’, e lor’ hav’ rat’ cos’ chi n’ s’ ranna mai scurdà. Lor’ ten’n’ la sp’ranza r’ t’rnà p’cchè sann’ che hann’ lassat’ qua e nu prezz’ tropp’ car’ ma purtropp’ ranna fa. T’hamm’ lassat’ Calitr’ mij lundan’ n’ sim sciut’ ma nda lu cor’ t’hamm’ p’rtat’. Calitri primi anni 70, da sinistra in piedi: Vittorio Toglia (tottacreta), Giovanni Toglia (cappiegghj), Giovanni Di Milia (paglier’), Giuseppe Fatone (faton’),Vito Antonio Toglia (cappiegghj/+23.11.1980), Luigi Di Maio (urt’lan’ r’ Cast’glion’), Vincenzo Zarrilli (v’ton’), Vincenzo Scoca (baggian’), Mario Capossela (nzaccand’/deceduto), Luigi Bavosa (buld’). Qua ndov’ sim’ arr’vat’ stann’ tutt’ cu la cap’ calata cum’ stess’n’ ngazzat’, n’ n’geia sol’ chi t’ scaglienda e n’ n’geia ciel’ chi puoj tar’mend’. E Calitr’ mij quanda malingunia a p’nzà a quigghj ciel’ e a quigghj sol’ chi la matina quann’ t’auzav’ t’ ria frahor’ p’ totta la sc’rnata. E si t’nia n’ picca r’ fatia, era fessa e m’ n’ scia! Muccioli Teresa (14.09.1941) e Luigi Diasparra (03.12.1936) festeggiano 55 anni di matrimonio. Sposi a Ruvo del Monte il 06.02.1961. Auguri dai figli Agnese, Mario, Rosetta e Vincenzo, da parenti, amici e dalla Redazione. Giovanni Sicuranza Calitri, 25.05.2016. Il gruppo di portatori della statua di san Canio. Da sinistra: Carmine Iannece, Giovanni Miele, Salvatore Fierravanti, Vincenzo Di Pietro, Antonio Zarrilli, Michele Gallo, don Pasquale Riccio. A terra da sinistra: padre Angelo Sardona rogazionista, Giuseppe Fierravanti, Angelo Maffucci e il sindaco Michele Di Maio. Un invito a tutti i calitrani ad essere maggiormente presenti e partecipi offrendosi volentieri per il trasporto della statua. Il 23.02.2016 la dott.sa Giulia Zarrilli (Poggibonsi) è stata premiata -alla Camera dei Deputati presso Palazzo Montecitorio in Roma- come una delle 106 eccellenze d’Italia. Alla dott.sa un augurio dalla mamma Antonella, dal babbo Antonio Zarrilli (ciamban), dal fratello Daniele, dal nonno Antonio, dalla nonna Delli Liuni Rosa Maria, dal fidanzato Mirko, dalla cognata Valentina, dagli zii e parenti tutti. Complimenti dalla Redazione. 16 IL CALITRANO N. 62 n.s. – Maggio-Agosto 2016 Calitri, vendemmia 2012 presso le cantine “La guardia”. Da sinistra: Angelo Galgano (tottacreta), Giuseppe Di Maio (scardalan’), Michele Cerreta dietro, Gerry Savage, Raffaele Pastore (m’rcand) e Michele Zabatta (ciend’ capill’). Davanti da sinistra: Canio Cerreta (ricca recca) con la moglie Antonietta Petraglia,Vincenzo Codella (st’val), Concetta Russo (bellascrima), Maria Russo, Della Badia ????, Michelina Fatone (carezza), Angela Fastiggi (chiangon’), Maria Eleonora Monico, Bernardette Savage e Demetrio Nicolais. Calitri, 2014. Festeggiano pasquetta (davanti il ristorante la Gatta Cenerentola), da sinistra: Vito Natale, Angelo Cubelli, Emilio Zabatta, Angelo Caruso e Michele Caruso. Dietro Michele Galgano con Marta Pica. Calitri, 28.02.1966 matrimonio di Rosa Gallucci (ard’ casazz’) e Canio Maffucci (spacca c’pogghij). I figli Enza, Michele, Luciano e Nino, i parenti e tutti gli amici augurano infiniti auguri per la nozze d’oro 05.06.2016.Anniversario di matrimonio di Sonia Giarla e Massimo Cianci, qui con i figli Amina e Tiziano. Amate e ricordatevi di essere felici, sempre e comunque! Siamo angeli in cerca di un sorriso, essere spirituali che stanno facendo un’ esperienza terrena! Onoriamo questo viaggio nell’unico modo possibile: amare! Chi è stato vicino alla nostra anima lo sarà per sempre! A special family. Cestone Giovannina (m’calon) mentre ,in occasione del Natale 2015 prepara I gravajuol alla sua famiglia. 27.12.2015 e 27.12.1965. Giuseppe Cucciniello e la moglie Mia Clotilde (Tilde) Pio festeggiano le nozze d’oro. Auguri dalla famiglie e dalla Redazione. 17 IL CALITRANO N. 62 n.s. – Maggio-Agosto 2016 Calitri, 06.04.2015. Gli sposiVincenzo Delli Liuni (‘u ciamban’) e Teresa Kalyan con i testimoni Marie Thirwall e Angelo Zabatta. Gli sposi ricordano il loro primo anniversario di matrimonio con immensa gioia per aver celebrato la fusione di più culture con quella calitrana. Sinceri auguri da parenti, amici e dalla Redazione. Calitri, fine anni ’50. I fratelli Antonio e Lucia Zabatta (quequ). Calitri, elezioni comunali 1980, in attesa della presentazione delle liste. Sulla soglia, da sinistra: Giuseppe Cubelli (ndrand’la),Antonio Maffucci (patr’nett’) e Giuseppe De Nicola col cappello (piecur’). A terra: Angelo Cetta (p’cec’), Giuseppe Rainone (‘a pastora) e Vito Galgano (m’l’nar). Germania, Colonia, 2015. Laurea di Tiziana Zabatta. Da sinistra: il fratello Enzo Fabio, la neo dottoressa, la madre Maria e il padre Giuseppe Zabatta (quequ). Auguri dalla Redazione. Belgio, Charleroi, primi anni ’50. Due giovani minatori, gli amici Pietro Di Napoli (sc’mm’rott’, a sinistra) e Vito Melaccio (f ’lic’/ 18.09.1931+03.01.2012). Calitri, 24.04.2016 battesimo della piccola Giulia Di Mattia. Da sinistra: Rossella Fierravanti (madrina), la festeggiata in braccio alla madre Francesca Fatone, il fratellino Davide in braccio al padre Giuseppe e Iolanda Fierravanti (madrina).Auguri da parenti, amici e dalla Redazione. 18 La piccola Emma nata (da Paola Di Cecca e Luca Russo il 30.10.2015) a Milano ...ma con cuore Calitrano! IL CALITRANO N. 62 n.s. – Maggio-Agosto 2016 Gruppo “I Mediterranei”, estate 1975. Da sinistra: Claudio Iannella (figlio di Benito u c’nes, al basso), Vincenzo Quaranta (kembò, al triccaballacche e voce), Giovanni Buldo (chitarra e voce), Antonio Abate (18.10.1955-19.01.2013 alle tastiere vox),Vito Zabatta (mattaion alla batteria e voce). Gruppo “I Mediterranei”, 1972/73. Da sinistra: Claudio Iannella al basso,Antonio Abate alla tastiera,Vincenzo Quaranta alla chitarra e alla batteria Mario Fatone (24.09.1954-24.12.1980) PER RICORDARE CARI AMICI CON CUI ABBIAMO CONDIVISO MOMENTI BELLI NELLA VITA E NELLA MUSICA: ROCCO DI NAPOLI (U’ BOIA), MICHELE CALA’ (U’ BAMMIN’), ANTONIO ABATE (MAST’ TONN’) E MARIO FATONE (CAREZZA) . Calitri, 18.03.2016. Cena con gli allievi del corso di informatica di base organizzato da IL CALITRANO. Da sinistra in piedi: Antonio Cianci, Orazio Santoro, Cecilia Rossi,Angela Toglia, Raffaele Salvante, Michele Del Cogliano, Antonio Cialeo, Gerardo Maffucci, Giovanni Nusco, Giuseppe Fastiggi. Seduti da sinistra: Lisa Marchitto, Gaetana Zarrilli, Giovanni Di Milia e Gerardino Zabatta. Nella foto sono assenti: Giuseppe Di Maio, Lucia Martiniello, Alessandra Del Cogliano, Giovanna De Lorenzo. Gruppo “I The First”, 1972. Da sinistra: Rocco Di Napoli (11.01.195015.04.2016, alla batteria), Francesco Maffucci (u parrucchier’, alla chitarra e voce),Vincenzo Scoca (cinz’ u baggian’, alle tastiere e organo Welson), Giovanni Buldo (bubù, alla chitarra e voce), Michele Calà (11.01.194930.06.1995 al basso). Calitri, 07.05.2016. Festa dei 70 anni della signora Francesca Cianci (u napulitan’). Qui con tutta la famiglia. Da sinistra: Michele Cialeo (nipote),Vito Martiniello (figlio), Antonietta Galgano (nuora), Vincenzo Martiniello (nipote), Antonio Martiniello (nipote), Francesco Cialeo (nipote), Antonio Martiniello (u lancier’/ marito), la festeggiata, Michele Martiniello (figlio) con in braccio la figlia Alessia (ultima nipotina), Francesca Galgano (nuora), Teresa Martiniello (figlia), Salvatore Cialeo (genero) e davanti i piccoli Diego e Giorgia Martiniello (nipoti). Auguri di buon compleanno da tutta la famiglia e dalla Redazione. 19 IL CALITRANO L A NOSTRA BIBLIOTECA Pironti - Bellino - Piccininno: Herberto Consano Archiepiscopo (sec. XII) Contributo alla biografia del santo e alla storia di Conza; Ed. Delta 3 - Grottaminarda 2015. Questo studio è frutto della competenza di chi ha dedicato buona parte del suo tempo alla ricostruzione del contesto storico antropologico e della biografia di un personaggio caro alla città e all’Arcidiocesi di Conza: Sant’ Erberto. Un’indagine certosina, una ricostruzione critica che sollecita l’interesse di quanti, e non solo, al tema si appassionano. Il plauso non va solo al metodo di lavoro, all’accuratezza della ricerca che offre un contributo di conoscenza e aggiunge importanti tasselli alla storia della città, ma soprattutto al soggetto esemplare che si è scelto. Credo, infatti, che la figura di S. Erberto possa essere intesa da tutti come N. 62 n.s. – Maggio-Agosto 2016 un segno, un simbolo ed un monito da condividere, anche da un punto di vista laico, oltre la fede e la religiosità. Un segno della continuità nel tempo, del patrimonio di cultura di un popolo, della devozione e del valore di un territorio. Un simbolo di civiltà e della capacità di ogni comunità di esprimere o di adottare grandi personalità e dare il meglio di sé, quando non sia miseramente affetta dall’auto sottovalutazione, che fa ritenere sempre e comunque migliore ciò che viene detto o fatto dagli altri. Un monito proprio nel suo essere inossidabile punto di riferimento, invocazione, grido e speranza di una comunità provata da cento eventi e da mille avversità: ciò che vale non muore, resta, risorge e rivive giorno per giorno. Quanto al merito indiscutibile della pubblicazione, che per espressa “etica scientifica deve rimanere aperta agli ulteriori o eventuali risvolti della ricerca”, lo scorrere del tempo ha mostrato l’alternarsi dei giudizi e delle conclusioni e credo che questo rincorrersi di notizie e di idee sarà ancora Al centro di dibattiti tra venti, cinquanta, cento anni. Calitri, 27.08.2015. Festa dei 25 anni. Quarta fila da sinistra: Katia Russo, Roberta Codella, Enza Gautieri, Michele Margotta, Giovanni Fierravanti. Terza fila da sinistra: Mariangela Miele, Federica Lettieri, Maria Di Cairano, Francesco Cestone, Celeste Fierravanti, Iolanda Fierravanti, Francesca Viglioglia e Maurizio Maffucci. Seconda fila: Emanuel Gallucci,Alessandra Vallario,Antonella Cestone, Marida Calabrese, Claudia Cialeo, Gaetano Di Maio. Prima fila in piedi: Lucia Toglia, Lorenza Sansone, Giovanna Altieri, Anna Fierravanti, Anna Di Napoli, Luisa Acquaviva, Lucia Basile e Vincenzo Gammella. In ginocchio: Angelo Maffucci, Alessandro Lucrezia e Alessio Raho. 20 (dalla prefazione del signor Vito Cappiello sindaco di Conza) ALFONSO NANNARIELLO: La vendetta dell’arcangelo Gabriele, Delta3 - Grottaminarda (AV) 2016, pp. 94. Ninetta (Raffaela Pignone 18021832), nel vortice di un tempo ventoso di briganti, di annate senza frutti e scarsità di affetto, cercando di braccia in braccia chi le aveva sbandato l’anima in corpo, i sensi e il cuore, prese a trattare con tutti i dissoluti e debosciati. Spargendo la sua carne, straziata d’amore, commise un brutale omicidio. Ma la storia non inizia e non finisce così. (dalla seconda di copertina) ALFONSO NANNARIELLO: L’indole del rovo, Delta3, Grottaminarda (AV) 2015, pp. 302. Un racconto fatto di tanti racconti. Una narrativa antropologica che ripercorre il nostro passato attraverso una ricerca etimologica paziente, accurata, analitica. Un ulteriore lavoro dell’autore che arricchisce il nostro patrimonio popolare volgendo particolare attenzione a quelle tradizioni scomparse. A Franco Fiordellisi, un doppio augurio per l’elezione a nuovo segretario della CGIL Irpinia con l’80% dei voti; e per il suo matrimonio, avvenuto il 25.06.2016, con la signorina Rita Labruna, nella cornice di una incantevole ed eccellente festa nuziale. I nostri più sinceri, sentiti, partecipati auguri dalla redazione. IL CALITRANO N. 62 n.s. – Maggio-Agosto 2016 S O L I D A R I E TÀ C O L G I O R N A L E Francesco (Barbaiana), Cestone Vito (Buttapietra),Lettieri Lucia (Colle di Val D’Elsa), Don Pasquale Di Fronzo(Rocca San Felice), Colucci Pasquale (Sirignano),Delli Liuni Rosa Maria (Poggibonsi),Zarrilli Antonio (Poggibonsi), Zabatta Mario (Cantù), Di Milia Angela (Castel San Pietro Terme), Lampariello Luigino (Salerno), Currà Antonio (Novate M.se), Cella Iolanda (Meda), Ragazzo Michele (Fano), Fastiggi Vittorio (Mariano C.se), Cianci Giacinta (Treggiaia), Cicoira Teobaldo (Nova M.se), Scoca Eleonora (Nova M.se), Acocella Vitantonio (Lentate), Di Domenico Maria (Poggibbonsi), Buglione Gerardo (Cantù),Maffucci Giovanna (Salerno), Di Milia Iolanda (Pontedera), Zarrilli Maria Antonietta (Conza della Campania), Cecere Marco (Firenze), Euro 15: Libreria già Nardecchia (Roma), Scoca Vincenzo (Bologna), Scoca Vincenzo (Perticato), Pastore Antonio (Lioni),Margotta Canio (Meda), Zarrillin Giuseppe (Bollate),Mazziotti Antonietta (Santa Marinella),Acocella Ada (Castelfranci), Lantella Salvatore (Torino), Rubino Michele (Carmignano),Lotito Vincenzo e Nesta Rosetta Maria (Foggia), Euro 20: Cianci Giuseppe (Villa Verucchio),Ardolino Marianna (Baronissi), Candela Anna ved.Carola (Milano), Maffucci Marco (Roma), GautieriVito (Moncalieri), Frasca Rosetta (Roma),Scoca Mauro e Bozza Rosina (Chieti),Zampaglione Angela (Roma), Rubino Canio (Briosco), Di Milia Iolanda (Pontedera), Di Milia Antonietta (Milano),Cicoira Grazia (Roma), Sperduto Massimo e Maffucci Vanessa (Saludecio), Senerchia Mario (Vicchio di Mugello), Acocella Nicola (Limidi Soliera),Leone Giovanni (Milano),Nicolais Luigi (Manfredonia), Rabasca Corcione Barbara (Caserta), Codella Maria Antonietta (Roma), Carusp Patrizia (Roma), Gautieri Giuseppe (Bologna), Casarin Russo (Mestre), Rella Giovanna (Pescopagano), Galgano Anna (Milano), Maffucci Marco (Roma),CubelliVito (Foggia), Caruso Michele (Lomazzo), Gautieri Angelo (Trezzo D’Adda), Pecora Angelo e Lucia Nappo (Capriglia), Nicolais Maria (Lavena Ponte Tresa), Savanella Michela Ferroso (Avellino), Simone Vincenza (Maddaloni), Galgano Angelo Maria (Salerno), Maffucci Vincenzo (Bregnano), Pastore Umberto (Verona), Fastiggi Michele (Salerno), Di Milia Rocco (Avellino), Giuseppe e Maria Zabatta. Euro 20,17: Bertolasi Silvia Maria (Sermide), Euro 25: Margotta Mario (Figino Serenza), Lampariello Franchino (Garbagnate), Fenu Vigorito Vincenza (Uta), Di Cosmo Mario (Poggibonsi), Simone Anna (Carife), Di Napoli Vincenzo (Bollate), Pezzella Di Maio Giusi (Dragoni), Antonio Vespucci (Sant’Andrea di C.),Abate Michele (Roma), Giuliano Canio e Lampariello Maria (Genova Idra),Di Milia Mario (Busto Arsizio), Pastore Elio (Faenza), Euro 30: De Nicola Antonietta (Poggibonsi), Maffucci Angelo Michele e Cuppone Rosanna (Lissone), Nannariello Rosellina (Genova), Di Cairano Giuseppe (Milano), Nappi Gaetana (Bergamasco), Nivone Antonio (Sant’Angelo dei L.), De Matteo Ersilia Di Maio (Roma),Armiento Edoardo (Roma),Grieco Paola (Roma),Vallario Giuseppe Nicola (S.Miniato Basso), Cubelli Lorenzo (Bergamo), Maffucci Samuele (Seano),Codella Elio (Corsico),Maffucci Giuseppe (Portici), Euro 40: Cicoira Ettore (Napoli), Lavanga Pasquale (Cagliari), Euro 50: Messina Giuseppe (Roma),Lucia Anna Senerchia (Latina),Tozzoli Giovanni Paolo (Roma), Fierravanti Lucia (Olgiate C.sco), Scoca Maria Antonietta (Guidonia), Miano Mario e Vincenzo (Napoli), Raffaele Marra (Caserta), D’Ascoli Berardino (Genova), Acocella Alfonso, Maria Alfonso e Federico (Salerno), Angela Di Maio ved.Carmine Palermo, Euro 100: Cicoira Ugo e Silvia (Aosta), Liliana Bonanome (Venezia), DA CALITRI Euro 5: Di Luzio Silvia, De Vito Antonietta, Euro 10: Maffucci Benedetta, Di Luzio Donata Luongo, Paolantonio Giuseppina, Bozza Maria, Margotta Giuseppina ved.Gervasi, Cestone Assunta, Di Cecca Angelo Cirminiello Rosa,Tornillo Giovanna, Cirminiello Angelomaria,Girardi Graziella, Simone Mario, Fatone Concetta,Armiento Antonietta, Martiniello Antonio, Galgano Rosa Di Cairano, Di Maio Giuseppe Cestone Maria, Cestone Leonardo Antonio, Di Milia Raffaele, Briuolo Giovanni, Di Cecca Vito, Galgano Bernardino, Galgano Giovanni, Zarrilli Pasquale via Tozzoli74, Rosania Pietro, Cerreta Giuseppe, Lucrezia Antonio e Nivone Lucia, Miele Giovanni, Cubelli Alfonso, Cestone Vincenzo e Galgano Luciana, Borea Giovanni, Di Guglielmo Luigi, MaffucciVincenzo e De Nicola Irene, Grasso Raffaella in Paolantonio, Martiniello Teresa, Di Napoli Giuseppe, Russo Pietro, Euro 15: Maffucci Angelo & Calabrese Maria Concetta,Toglia Giovanna Nivone, Bozza Antonio, Cerreta Rosa Antonia, Ferri Gina e Iannella Claudio, Metallo Giovanni, Martiniello Canio e Di Cosmo Giuseppina, Colucci Giuseppe, Buldo Maria e Zabatta Antonio, Di Milia Giovanni e Gervasi Teresa, Margotta Canio, Fiordellisi Antonio, Galgano Francesca, Panniello Carmine, Galgano Vito e Cerreta Iolanda, Russo Giovanni e Bozza Angela, Fatone Michelina, Fierravanti Maria, Rubino Maria Celeste, Metallo Canio e Di Milia Rosa,Avella Maria, Euro 20: Di Napoli Di Cecca, Miele Antonio Giuseppe c/da M.Caruso, Maffucci Gaetanina, Contino Vito, Cianci Lucia, Cicoira Mario Angelo, Caputo Vitantonio via Dante 37, Di Milia Nicola, Armiento Assunta, Tabaccheria Antonietta Di Cairano, Zampaglione Michele, Di Milia Antonio, Zarrilli Antonio, Fastiggi Antonio, Di Cecca Berardino, Gautieri Vito, Maffucci Michele, Sperduto Giovanni,Acocella Pietro, Scoca Vito, Anonimo, Forgione Angelo, Lucrezia Vincenzina, Rabasca Antonio Mario, Di Cosmo Michele, Nannariello Pasqualino, Martiniello Michela e Della Badia Canio, Tateo Domenico, Metallo Colomba, Metallo Michele, Senerchia Angelo e Stanco Giovanna, BozzaVincenzo, Roselli Donato, Di Napoli Antonella eVodola Sabino, Russo Canio, Iannece Carmine, Zarrilli Vincenzo ed Elisa, Cerreta Giovanni e Codella Filomena, Di Carlo Giuseppina, Nicolais Raffaele, Gautieri Vincenzo e Fastiggi M.Francesca, Di Maio Concetta, Di Milia Pasquale, Zabatta Canio,Aristico Gaetano, Maffucci Donato, Scoca Antonio, Di MaioVincenzo e NicolaisVincenza, Pachi Nancy, Mastrullo Giuseppe, Di Napoli Giuseppe, Codella Canio e Valeria, Capossela Mario, Di Milia Michele, Salvante Giuseppe e Scoca Carla, Buldo Giovanni, Zarrilli Antonio c.da Demostre, Senerchia Francesco e Lucrezia Luigina, Fastiggi Giuseppe via Sottopittoli 8, Forgione Angelo Francesco, Roselli Francesco, Cubelli Giuseppe fu Angelo, Cestone Angelo e Maffucci Enza, Zarrilli Rocco,Toglia Lucia, Zarrilli Canio,Tartaglia Maria Antonietta, D’Emilia Pasqualino,Forgione Maria, Cioffari Umberto, Di Cairano Vittorio,Gianmatteo Silvana. Gautieri Donato,Zarrilli Giuseppe, Bovio Cosimo e Lucia, Euro 25: Di Cosmo Angelo e Di Napoli Vincenza, Enzo Di Maio, Lettieri Angelo, Euro 30: Rauso Fabrizio, Fiordellisi Giovanni e Maria, De Rosa Corrado, Caruso Girolamo, Miranda Antonio e Francesca Cestone, Di Milia Vincenzo e Basile Elisa, Immerso Maria, Zarrilli Michele via Verdi, Nesta Vincenzo, Fierravanti M.Francesca, Cicoira Gianna e Di Cecca Michele,Miele Giuseppe e Maffucci Lucia, Metallo Fiorina, Metallo Giuseppina, Euro 40: Di Milia Vito e Angela, Euro 50: Nicolais Angelomaria, Caruso Angelo, Metallo Gerardo, Cestone Giovanni, Salvatore Caruso, Cianci Massimo, Zarrilli Donato e Maffucci M.Teresa, Caiazzo Vodola Clara, De Nicola Canio, Euro 70: Armiento Giuseppe, Euro 100: Studio Tecnico Via Largo Croce 35, Euro 150: Bar New Poldo’s, Euro 800: Corso di informatica, DALL’ESTERO BELGIO: euro 60 Di Carlo Raffaela, euro 15 Gervasi Antonietta,Ferrante Pasquale; euro 20 Ruberto Vincenzo, euro 30 Galgano Antonio, GERMANIA: euro 100 Nicolais Giovanni (Reutlingrn), euro 20Volz Michelina, Gautieri Gaetano, Zabatta Giuseppe, INGHILTERRA: euro 20 Fasulo Ester, SVEZIA: euro 25 Armiento Michelangelo, SVIZZERA: euro 450 Associazione Calitrani in Svizzera, euro 50 Petito Mario, AUSTRALIA: $ 50 Fastiggi Angelo, $ 20 Maffucci Donato, CANADA: euro 50 Sacino Giuseppe, U.S.A.: $25 Bongo Robert, VENEZUELA: euro 100 Di Napoli Vito e signora. DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE Euro 5: D’Onofrio Giuseppe (Castellamare di Stabia),Caruso Maria Carmela (Castelfiorentino), Di Maio Antonio (Verbania), Euro 10: Codella Rosa Di Milia (Salerno), Falcone Michelangelo (Foggia), Stanco 21 IL CALITRANO N. 62 n.s. – Maggio-Agosto 2016 MOVIMENTO DEMOGRAFICO Rubrica a cura di Anna Rosania I dati relativi al periodo dal 01 febbraio al 30 giugno 2016 sono stati rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri DECESSI NATI Tuozzolo Kovacs Daniel Rubin di Vincenzo e di Farago Kovacs Eva Senatore Massimo di Vincenzoe di Di Cecca Roberta Zabatta Sofia di Carmine e di Capozi Giulia Acocella Gabriele di Nicola e di Cimmino Marianna Cialeo Sveva Maria di Giuseppe Raffaello e Racioppi Alfonsina Luisa Calabrese Crystal di Domenico e di Albano Sara D’Onza Ylenia di Giuseppe e di Di Salvo Lucia Ruggiero Camilla di Vittorio e di Basile Bianca Iannece Gerardo di Antonio e di Maffucci Enza Coppola Gabriele di Michele e di Maria Maddalena Nicolai Traficante Antonio di Giuseppe e di Caputo Sonia Traficante Gerardo di Giuseppe e di Caputo Sonia Cicoira Vincenzo di Michele e di Piazza Carmen Di Carlo Felicetta Caputo Filomena Gonnella Gerardo Pagliarulo Gerardo Paolantonio Pasqualina Galgano Canio Metallo Vincenza Galgano Gaetana Vallario Mario Di Milia Antonia Strollo Lucia Acocella Michela Rinaldi Giovanni Di Napoli Vincenza Marchitto Maria Guglielmo Lucrezia Di Napoli Rocco Jaitem Jamal Kawsu Maffucci Antonia Zarrilli Michelina Zabatta Lucia Senerchia Angelo Di Cecca Maria Luigia Di Cecca Maria Michela Di Napoli Salvatore Antonio Russo Donato Rossi Serafino 28.10.2015 22.01.2016 02.02.2016 03.03.2016 24.03.2016 05.04.2016 07.04.2016 23.04.2016 26.04.2016 02.06.2016 04.06.2016 04.06.2016 23.06.2016 MATRIMONI Codella Michele e Grieco Anna Cestone Vincenzo e Del Re Valentina Lucrezia Giuseppe e Pepe Giusy 16.04.2016 23.04.2016 07.05.2016 06.03.1929 - † 06.01.2016 04.03.1937 - † 03.02.2016 10.04.1957 - † 04.02.2016 25.04.1938 - † 12.02.2016 11.03.1915 - † 13.02.2016 03.03.1952 - † 14.02.2016 25.02.1924 - † 18.02.2016 20.02.1922 - † 23.02.2016 28.10.1936 - † 28.02.2016 14.06.1925 - † 02.03.2016 08.10.1935 - † 02.03.2016 13.08.1926 - † 14.03.2016 24.07.1959 - † 16.03.2016 22.02.1926 - † 22.03.2016 25.11.1937 - † 05.04.2016 18.10.1924 - † 06.04.2016 11.01.1950 - † 15.04.2016 09.01.2016 - † 26-04.2016 29.10.1923 - † 28.04.2016 07.11.1950 - † 07.05.2016 13.09.1924 - † 08.05.2016 28.10.1940 - † 13.05.2016 11.09.1939 - † 17.05.2016 25.02.1921 - † 21.05.2016 18.04.1955 - † 01.06.2016 05.03.1927 - † 10.06.2016 02.01.1933 - † 16.06.2016 Ci scusiamo per qualsiasi eventuale errore. Salvatore Antonio Di Napoli Dirigente scolastico dell’I.C.S. “A.Manzi”di Calitri 18.04.1955†01.06.2016 La Redazione di questo giornale vuol rendere il doveroso omaggio al carissimo D.S., uomo intelligente, onesto e lungimirante che ha dedicato la sua vita all’amore per la famiglia e alla scuola. La sua precoce dipartita ha segnato l’animo di tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Il suo lavoro era la sua missione. Riportiamo qui un suo pensiero: PER I DOCENTI È questa la sfida vera per i docenti “IMPARARE A NON INSEGNARE”, così il docente si trasforma in un promotore di creatività. Non è colui che trasmette un sapere bell’e confezionato, un boccone al giorno, un domatore di puledri, un ammaestratore di foche. È un adulto che sta con i ragazzi per esprimere il meglio di se stesso, per sviluppare anche in se stesso gli abiti della creazione, dell’immaginazione, dell’impegno costruttivo in una serie di attività che vanno ormai considerate alla pari. Grazie Preside! 22 Luigi Simone 20.06.1954 †Belgio,04.05.2014 Ogni fiore, ogni parola, ogni gesto d’amicizia e di simpatia ci hanno profondamente colpiti. Angela Zarrilli vedova Simone 29.03.1922†05.12.2013 La morte non è niente. Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. (Henry S. Holland) IL CALITRANO N. 62 n.s. – Maggio-Agosto 2016 R E Q U I E S C A N T I N P A C E Girolamo Caruso 04.05.1937 †05.10.2015 Brigida Ziccardi 27.04.1924 †06.03.2015. Ciao nonno Girolamo! Dopo anni di sofferenze ci hai lasciati... Non c’è giorno che passi che non sei nei nostri pensieri..e non c’è giorno che passi che la nostra cara nonna Angela non ti pianga... Nel ricordo del tuo primo Compleanno in cielo, ti abbracciamo infinitamente! Le tue nipoti Marta e Sara. Vincenzo Zabatta 02.07.1922†01.01.1996 Cari genitori e nonni il tempo passa ma il vostro ricordo è vivo nei nostri cuori, la vostra mancanza è incolmabile. Ancora un grazie per avervi cresciuti con tanti sacrifici e educati all’onestà, al lavoro e alla fede. Figli e nipoti Antonietta Talzighetti 1941†Varese 09.07.2016 Serafino Rossi 02.01.1933†16.06.2016 Rocco Di Napoli 11.01.1950†15.04.2016 Gli amici di Calitri sono vicini nel dolore al marito Cesare Giovanni Buldo e ai figli Vincenzo e Nadia. Dedicò la sua vita al lavoro e alla famiglia. Raccolse stima e affetto da coloro che ebbero modo di apprezzarne l’onestà e la grande bontà di cuore. Sei stato la nostra guida e continuerai a essere il nostro esempio di vita. La tua famiglia Canio Galgano 03.03.1952†14.02.2016 Pasqualina Paolantonio 11.03.1915 †13.02.2016. Giuseppe Stifano 02.01.1928†21.01.2016 Per la bontà che illuminò la sua esistenza, per il ricordo che lasciò in quanti lo conobbero, per l’affetto che nutrì verso la sua famiglia, resterà sempre nei nostri cuori. “Grazie Mamma” i figli Angela e Vito Stanco Beati quelli che osservano la rettitudine e il ogni tempo la giustizia (Salmo CV) Vincenzo Sicuranza 13.01.1927†12.11.2015 Salvatore Diasparra 18.11.1958†16.08.2015 Rosa Acocella 07.08.1975†18.06.2015 A voi quest’immagine perché richiami alla vostra mente un dolce ricordo ed alle labbra una mesta preghiera Un anno è ormai passato, soli siamo rimasti a sopportare. Gli amici sono dispersi, evitano, dimenticano, ma io ricordo ancora la luce del mio cammino. Assunta Non si perdono mai coloro che amiamo, perché possiamo amarli in Colui che non si può perdere. Sant’Agostino Giuseppe Di Maio 04.09.1925†14.06.2015 Vito Di Guglielmo 16.03.1936†11.09.2015 Giuseppe Forgione 12.02.1941†06.07.2012 Sarai sempre il faro della nostra vita. Hai abbandonato questo mondo ma rimarrai per sempre nei nostri cuori. I tuoi cari In te mi rifugio, o Signore, ch’io non sia confuso in eterno! Scampami nella tua giustizia e liberami, tendi verso di me iltuoorecchio e salvami. (Salmi, 71-1) Caro papà, a quattro anni dalla tua scomparsa la tua assenza è ancora molto forte, nel quotidiano e sopratutto nelle ricorrenze. Sei sempre nei nostri cuori...tua figlia Mariagrazia e la tua famiglia. Antonio Zabatta 06.07.1933 † Dragona 01. 05. 1985 Giuseppe Cianci 19.05.1928†21.06.1999 Berardino Galgano 09.01.1918†27.04.2005 Resterai sempre nel cuore di quanti ti vollero bene. La moglie Maria e i figli Angelomario e Antonio. O Dio, ascolta la mia preghiera, porgi l’orecchio alle parole della mia bocca. (Salmi, 54-4) A 31 anni dalla tua dipartita, il tuo ricordo resta vivo per sempre nei nostri cuori. Chi vive nel cuore di chi resta non muore. I nipoti Michel Simone 16.12.1927†Belgio, 13.12.2013 Paolo Miele 15.06.1973†08.04.2015 Con il suo amore, la sua bontà, la sua generosità, il caro papà se n’è andato come ha vissuto. Il cuore riempito degli sguardi, noi conserveremo una memoria commossa di tutta la compassione e l’affezione che ci avete testimoniato. Sua moglie, i figli, i nipoti e i pronipoti, la famiglia e tutti i suoi amici. Signore, non ti chiediamo perché ce lo hai tolto, ma ti ringraziamo per avercelo dato. I nostri occhi pieni di lacrime sono fissi nei tuoi pieni di luce (Sant’Agostino). Nel primo anniversario della sua scomparsa, la famiglia tutta lo ricorda con immenso amore. 23 In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Postale di Firenze CMP per la restituzione al mittente previo pagamento resi Calitri, 06.09.2015. Festa degli 80enni. In alto da sinistra: Vitantonio Delli Liuni, Vincenzo Cicoira, Teodolinda Paolantonio, Angela Inverso, Michele Capossela e Antonio Tetta. Seconda fila da sinistra: Canio Gautieri, Vincenzo Zabatta, Angelo Zabatta, Angelomaria Cerreta, Vincenzo Scoca, Antonia Maffucci, Gaetanina madre di don Pasquale, Canio Cestone e Rocco Di Milia. Prima fila da sinistra: Maria Lucrezia, Gicinta Zarrilli, Antonietta Codella, Benedetta Gervasi, Rosina Caputo, Oreste Gargano, Michele Cianci. Davanti in piedi: Michelina Santoro, Maria Giuseppa Di Roma, Angela Russo, Benedetta Maffucci, Giuseppe Caputo, Raffaele Galgano, Vito Zabatta.