Mons. Franzini: «Riscoprendo la presenza di Dio, la città terrena

Transcript

Mons. Franzini: «Riscoprendo la presenza di Dio, la città terrena
Il
programma
delle
celebrazioni con il Vescovo
nei giorni dei Santi e dei
Morti
Sono diverse le celebrazioni che il vescovo Antonio Napolioni
presiederà a Cremona in occasione delle festività dei Santi e
dei Defunti.
Il primo appuntamento in agenda è nella mattinata di martedì
1° novembre, alle 11 in Cattedrale, dove il Vescovo presiederà
la Messa pontificale della solennità di Tutti i Santi. La
liturgia, che sarà concelebrata dal vescovo emerito mons.
Dante Lafranconi, sarà l’occasione per dare ufficialmente
avvio al Sinodo diocesano dei giovani con la promulgazione
della Lettera di indizione, che sarà letta al termine della
Messa. La liturgia, che sarà animata con il canto dal Coro
della Cattedrale diretto dal maestro don Graziano Ghisolfi,
sarà trasmessa in diretta televisiva su Cremona1 e in
streaming sul nostro portale.
Nella giornata del 2 novembre, commemorazione di tutti i
fedeli defunti, sono due gli appuntamenti pubblici per il
vescovo Napolioni.
Alle ore 8.45 celebrerà l’Eucaristia in Cattedrale insieme al
Capitolo della Cattedrale.
Quindi alle 15, presso il Civico cimitero di Cremona, la
liturgia di suffragio per tutti i fedeli defunti. Il vescovo
Napolioni, che benedirà le tombe, presiederà la liturgia della
Parola presso il grande monumento centrale, alla presenza dei
sacerdoti della città.
Infine, giovedì 3 novembre alle 18 in Cattedrale vi sarà come
tradizione la Messa in suffragio dei vescovi cremonesi
defunti. La celebrazione, presieduta da mons. Antonio
Napolioni e concelebrata dai canonici del Capitolo della
Cattedrale, si concluderà con la preghiera in cripta.
Quindici anni fa l'arrivo a
Cremona del vescovo Dante
Mercoledì 4 novembre, memoria di San Carlo Borromeo, la Chiesa
cremonese ricorda il quindicesimo anniversario dell’ingresso
di mons. Dante Lafranconi in diocesi. Mons. Lafranconi è l’84°
vescovo della Chiesa cremonese, successore di mons. Giulio
Nicolini, deceduto improvvisamente nel Palazzo Vescovile,
nella mattina di martedì 19 giugno 2001. Il 10 marzo 2015,
raggiunta l’età canonica dei 75 anni, ha rassegnato le
dimissioni al Santo Padre Francesco. Il 16 novembre mons.
Lafranconi ha annunciato la nomina del suo successore mons.
Antonio Napolioni ed è stato sempre lui ad ordinarlo vescovo
in Cattedrale a Cremona il 30 gennaio 2016. Il presule,
originario di Mandello Lario, ha deciso di continuare a vivere
in città e di continuare il suo ministero a beneficio della
Chiesa cremonese.
Quella di oggi è solo il preludio della grande festa voluta
fortemente dal vescovo Antonio il 25 gennaio prossimo: in
quella data, festa della conversione di San Paolo, mons.
Lafranconi festeggerà 25 anni di episcopato. L’appuntamento
sarà in Cattedrale alle ore 21 per una Eucaristia solenne di
ringraziamento.
Photogallery dell’ingresso di mons. Lafranconi
Dall’inserto de “La Vita Cattolica” del 9 novembre 2001
prima pagina
pagine centrali
quarta pagina
La cronaca di quella giornata
Mons. Lafranconi decise di iniziare la sua prima giornata in
diocesi dal Santuario di S. Maria del Fonte di Caravaggio dove
in mattinata celebrò l’Eucaristia attorniato dall’allora
rettore, mons. Ziglioli e dai sacerdoti cooperatori. Nel
viaggio verso Cremona si fermò al santuario della Misericordia
di Castelleone per una breve preghiera, poi, una volta giunto
in città, visitò il Seminario dove si intrattenne a pranzo con
i superiori e gli studenti. Nel primo pomeriggio, prima di
raggiungere la Cattedrale, il presule volle visitare la «Casa
della Speranza» da pochi mesi inaugurata dal predecessore
mons. Giulio Nicolini. Soffermandosi con gli ospiti il presule
volle così sottolineare l’amore della Chiesa verso gli
ammalati e i sofferenti.
Alle 15.30 l’arrivo in piazza del Duomo e l’inizio dei riti di
ingresso con il saluto dell’autorità e l’entrata in Cattedrale
per la Messa solenne di insediamento come 84° pastore della
Chiesa cremonese.
Nell’omelia mons. Lafranconi chiese a tutti di «non sentirsi
esclusi» dalle sue attenzioni e dalla sua disponibilità.
Invitò quindi la Chiesa cremonese a essere caritatevole,
solidale, attenta agli ultimi e santa, sull’esempio del
patrono sant’Omobono. Un esempio di carità lo diede egli
stesso devolvendo ciò che la diocesi gli aveva presentato in
dono a tre istituzioni caritative: il Centro di aiuto alla
vita, le Cucine benefiche e la Casa famiglia “Sant’Omobono”.
Sempre nell’omelia dell’ingresso mons. Lafranconi si presentò
come «custode della dignità della vita e della dignità delle
persone», impegnandosi a essere come «il Signore Gesù che
cerca con sollecitudine amorosa ogni persona», ma anche come
«promotore della comunione nell’unità della fede e nel
discernimento dei carismi».
Quindici anni di intensa pastorale
Nei quattordici anni di guida della diocesi mons. Lafranconi
si è sempre più fatto apprezzare da sacerdoti e fedeli per il
profondo spirito di preghiera, per l’umiltà e la cordialità
nelle relazioni umane, per la competenza e preparazione
dottrinale e culturale.
Molti i fronti di impegno pastorale che lo hanno visto
protagonista: la rivalutazione della quotidianità come
occasione di fedeltà al Signore e l’impegno nella nuova
evangelizzazione attraverso la “rivoluzione” catecumenale
dell’iniziazione cristiana, che non solo chiede un maggior
coinvolgimento dei genitori, ma anche delle parrocchie,
chiamate a ribaltare totalmente la pastorale generale. Da non
tralasciare neppure la spinta affinché la famiglia non sia più
soggetto passivo, ma attivo della vita ecclesiale. E poi la
cura della vita consacrata, anche attraverso l’apertura in S.
Sigismondo del monastero di clausura domenicano che, prima,
aveva sede a Fontanellato, in diocesi di Parma.
In questi ultimi anni, poi, centrale è stata l’attenzione
all’educazione attraverso un quinquennio pastorale: il primo
anno (2009/2010) dedicato a una riflessione generale sulla
formazione cristianamente ispirata, il secondo e il terzo
(2010/2011 e 2011/2012) centrati sulla figura dell’educatore
nella visione cristiana e il quarto e il quinto (2012/2013
-2013/2014) sul mondo della scuola.
L’anno pastorale 2014/2015 è invece dedicato ad una seria e
attenta verifica del cammino svolto finora, in modo
particolare negli ambiti della pastorale giovanile, della
pastorale familiare e della catechesi.
Contemporaneamente la Chiesa cremonese è stata invitata a
riflettere anche su quattro “fronti” indicati dal Vescovo e
condivisi dalle undici zone pastorali dopo la visita
pastorale: ri-evangelizzazione, educazione, formazione degli
adulti e pastorale integrata. Quest’ultimo punto è
particolarmente importante e urgente perché investe la
collaborazione tra parrocchie e zone pastorali e la creazione
di sempre più numerose unità pastorali, cioè più comunità che
camminano insieme sotto la direzione di un’équipe di
sacerdoti, uno dei quali è “parroco moderatore” e gli altri
“parroci in solido”.
Anche per l’anno 2015/2016 mons. Lafranconi ha chiesto un
impegno ancora più marcanto negli ambiti della catechesi,
della famiglia e dei giovani. Al centro dell’attenzione anche
il fenomeno migratorio e i grandi eventi ecclesiali come il
Sinodo della Famiglia, il Giubileo della misericordia, il
Convegno di Firenze e la conclusione dell’anno della vita
consacrata.
Tra gli eventi più significativi dell’episcopato di mons.
Lafranconi spiccano l’anno della Cattedrale e la visita
pastorale.
Il 10 marzo 2015, raggiunta l’età canonica dei 75 anni, ha
rassegnato le dimissioni al Santo Padre Francesco. Il 16
novembre mons. Lafranconi ha annunciato la nomina del suo
successore mons. Antonio Napolioni ed è stato sempre lui ad
ordinarlo vescovo in Cattedrale a Cremona il 30 gennaio 2016.
Il presule, originario di Mandello Lario, ha deciso di
continuare a vivere in città e di continuare il suo ministero
a beneficio della Chiesa cremonese.
L’anno della Cattedrale
Nel 2007 la Cattedrale di Cremona ha festeggiato 900 anni di
vita. Mons. Lafranconi ha voluto dare a questo anniversario un
particolare risalto evidenziandone soprattutto il significato
spirituale. Nel suo messaggio ai fedeli cremonesi, infatti, ha
scritto: «La Cattedrale, sorta nel XII secolo, testimonia la
fede dei secoli precedenti e ne irradia la luce su quelli
futuri. Essa ci ricorda le radici lontane della nostra
identità cristiana e ci sollecita a riscoprirne la bellezza.
Poco gioverebbe a noi cremonesi essere orgogliosi di avere una
Cattedrale così bella se non fossimo orgogliosi di essere
cristiani… C’è bisogno di recuperare il mistero della
Cattedrale come segno della presenza di Dio nel cuore della
città degli uomini».
L’anno giubilare è iniziato il 25 dicembre 2006 durante la
celebrazione della S. Messa di Mezzanotte ed è terminato il 25
dicembre 2007 con il canto dei Secondi Vespri di Natale.
Accanto a eventi culturali di grande spessore, come un ciclo
di conferenze di carattere storico, teologico e artistico o
come gli appuntamenti musicali proposti dalla Cappella della
Cattedrale, corposo è stato il calendario liturgico.
Memorabile la celebrazione eucaristica del 26 agosto (giorno
di fondazione del tempio) presieduta dal card. Dionigi
Tettamanzi e concelebrata, oltre che da mons. Lafranconi, da
undici vescovi delle diocesi lombarde. Molto partecipati i
pellegrinaggi per categorie: dai malati ai ministranti, dai
cantori ai sacerdoti.
Frutti dell’anno giubilare, voluti fortemente dal vescovo
Dante, sono stati la chiesa dell’adorazione eucaristica (in S.
Girolamo, la chiesa di via Sicardo sussidiaria della
Cattedrale) e la missione giovani cittadina svoltasi dal 26
aprile al 10 maggio 2008. Da queste due esperienze si è
sviluppato il progetto nazionale “Sentinelle del mattino”:
giovani che evangelizzano i loro coetanei per le strade della
città invitandoli a un momento di adorazione eucaristica.
La visita pastorale
Nell’autunno del 2005 mons. Lafranconi ha dato inizio alla
visita pastorale. Per sei anni ogni fine settimane, da venerdì
a domenica, il Vescovo ha goduto di un rapporto diretto con i
suoi preti e con i fedeli laici. Particolarmente importanti
gli incontri con i genitori: con loro mons. Lafranconi ha
riflettuto dell’educazione alla fede dei figli, ma anche della
riscoperta del rapporto con Dio, magari sopito da anni. Per
molti è stata anche l’occasione per superare certi luoghi
comuni sul vescovo: non un burocrate a capo di
un’organizzazione, ma un padre preoccupato della felicità dei
suoi figli.
Oltre alle tante precise indicazioni pastorali, il Vescovo ha
lasciato nelle parrocchie il ricordo di una persona amabile,
attenta ai problemi della gente, per niente intimorita nel
confrontarsi anche su temi scottanti. La visita pastorale si è
conclusa nella primavera del 2011.
Lo stemma
Lo stemma episcopale di mons. Dante Lafranconi riporta nella
parte superiore una barca sulla cui vela appare una croce,
mentre nel campo inferiore presenta un’aquila bicipite. Il
motto è “Afflante Spiritu”. Esso richiama l’importanza per un
pastore di vivere e camminare sotto l’azione dello Spirito
Santo. Il compito più impegnativo di un vescovo, infatti, non
è quello di creare, suscitare e organizzare, ma di discernere
l’azione dello Spirito. È Lui, infatti, che governa la Chiesa:
occorre avere gli occhi per cogliere i suoi interventi,
imparando ad adeguarsi a esso anziché cercare di imporre
scelte.
L’imbarcazione impressa sullo stemma è una tipica barca del
lago di Como (luogo natio di mons. Lafranconi) usata per il
trasporto delle merci. Essa comunica il senso della stabilità
e della sicurezza, ciò che il cristiano deve sentire nella
Chiesa, guidata dallo Spirito. Nella vela è impressa una
croce, a significare che la Chiesa deve proclamare il Cristo
crocifisso e risorto. C’è poi una stella, evidente riferimento
mariano.
Nella parte inferiore dello stemma è collocata un’aquila
bicipite: il vecchio stemma della famiglia Lafranconi.
La biografia in sintesi
Mons. Dante Lafranconi è nato il 10 marzo 1940 a Mandello del
Lario (provincia di Lecco), in diocesi di Como.
Dopo aver compiuto gli studi ginnasiali e teologici nel
seminario diocesano di Como, è stato ordinato sacerdote il 28
giugno 1964. Per completare gli studi teologici è stato
inviato a Roma, dove ha conseguito la licenza in Storia
ecclesiastica presso la Pontificia Università Gregoriana e il
diploma di Teologia morale presso la Pontificia Accademia
Alfonsiana. Ritornato a Como è stato vicerettore del Seminario
maggiore (dal 1968 al 1969), dove dal 1968 è stato docente di
Teologia morale; dal 1970 al 1987 è stato membro del Centro
diocesano per le vocazioni. Ha inoltre ricoperto i seguenti
incarichi: delegato diocesano per la pastorale familiare;
consulente per la formazione e lo studio dell’Istituto della
Regalità; membro del consiglio presbiterale e vicario
episcopale per la cura dei sacerdoti dei primi dieci anni di
ordinazione.
Il 7 dicembre 1991 è stato nominato vescovo di Savona-Noli,
ricevendo la consacrazione episcopale il 25 gennaio 1992 nella
Cattedrale di Como per la preghiera di ordinazione e
l’imposizione delle mani di mons. Alessandro Maggiolini.
Nel settembre del 2000 è stato chiamato a presiedere la
Commissione episcopale della CEI per la famiglia e la vita.
Sempre durante l’Anno Santo, in collaborazione con il
vaticanista del “Corriere della Sera” Luigi Accattoli, ha
scritto il volume “Non stancatevi del Vangelo. Un vescovo e un
papà ai catechisti e agli educatori”, per i tipi delle
Edizioni Dehoniane di Bologna. Il testo, un dialogo a quattro
mani tra un vescovo e un padre di famiglia, è per mons.
Lafranconi un’ipotesi di come la ministerialità laicale ed
episcopale, ciascuna dal proprio punto di vista diverso e
complementare, possano collaborare nella trasmissione dei
contenuti essenziali della fede cristiana con una rinnovata
passione e convinzione.
Dopo dieci anni di ministero in terra ligure, l’8 settembre
2001 il Santo Padre Giovanni Paolo II lo ha chiamato a guidare
la diocesi di Cremona a seguito della morte del vescovo Giulio
Nicolini, avvenuta improvvisamente il 18 giugno di quello
stesso anno. Mons. Lafranconi ha fatto il suo ingresso solenne
in diocesi di Cremona il 4 novembre 2001.
Il 10 marzo 2015, raggiunta l’età canonica dei 75 anni, ha
rassegnato le dimissioni al Santo Padre Francesco. Il 16
novembre mons. Lafranconi ha annunciato la nomina del suo
successore mons. Antonio Napolioni ed è stato sempre lui ad
ordinarlo vescovo in Cattedrale a Cremona il 30 gennaio 2016.
Il presule, originario di Mandello Lario, ha deciso di
continuare a vivere in città e di continuare il suo ministero
a beneficio della Chiesa cremonese.
Mons. Napolioni: «Cimitero:
dolorosamente,
ma
necessariamente
luogo
familiare»
Anche quest’anno a Cremona, nel giorno dei Morti, in molti
hanno partecipato alla commemorazione dei defunti al cimitero
cittadino partecipando alla liturgia di suffragio presieduta
dal Vescovo. La prima di mons. Napolioni dal suo insediamento
in diocesi.
Accanto al Presule i preti della città che, poco dopo le 15,
si sono messi in processione dalla cappella posta all’ingresso
del camposanto. C’erano i parroci e i vicari di Cremona
insieme ad alcuni dei sacerdoti e religiosi residenti in
città. Tra loro anche il cappellano del cimitero, don Sante
Braggiè. Presente il vescovo emerito Dante Lafranconi.
Percorrendo il viale alberato del cimitero, è stato raggiunto
il monumento centrale, che ha fatto da altare della
celebrazione.
Tutto attorno i numerosi fedeli. Molte anche le religiose. E a
rappresentare la città c’era anche, in fascia tricolore, il
sindaco Gianluca Galimberti insieme alle assessore Barbara
Manfredini e Rosita Viola.
Nella breve riflessione proposta dopo la proclamazione del
Vangelo, il vescovo Napolioni, riflettendo sul significato di
questa giornata, ha sottolineato come «il cimitero diventava,
dolorosamente ma necessariamente, luogo familiare».
Una familiarità che ha origine non solo dall’educazione
ricevuta da bambini, ma anche per quella «familiarità con la
morte e con il mistero della vita» che caratterizza la vita di
ciascuno. Una familiarità di affetti, fatta di nostalgia,
qualche lacrima e anche rammarico ripensando ai rapporti con
parenti, amici e conoscenti. «La morte tronca – ha detto il
Vescovo – ma nello stesso tempo chiede di rileggere questo
rapporto. C’è ancora tempo per chiedere scusa e dire grazie!».
Familiarità umana accanto a una più profonda, che trova la
propria radice in Cristo. Lo sguardo del Vescovo si è così
allargato «fino al giorno in cui non ci saranno più tanti
cimiteri, ma solo il riposo eterno nel cuore di Dio e la
risurrezione della carne e la comunione perfetta. Siamo qui
per rinnovare questo atto di fede!».
Tante le situazioni difficili della vita, che a volte
spaventano o pongono domande profonde. «Dio è talmente fedele
al mistero della vita buona – ha ricordato il Vescovo – che,
per amore, ha fatto in modo di inseguirci dentro le situazioni
di dolore, pur di non lasciarci soli». Una vicinanza concreta
nel Figlio crocifisso e risorto.
Lo
sguardo
al
cimitero
anche
come
unica
chiesa
delle
popolazioni terremotate: non più luogo di pianto, ma di
speranza dunque. Con i cuori che rimangono saldi in una Parola
fatta carne in Cristo e nella vita di ciascuno, nel modo in
cui guardare alle cose, nei criteri di giudizio, negli stili
di vita. Una «vita data per svegliarci adesso – ha concluso il
Vescovo – in attesa del risveglio eterno che il Signore
donerà». Un risveglio quotidiano: «della fede, dell’attenzione
e della speranza».
Dopo la preghiera del Padre nostro mons. Napolioni ha asperso
con l’acqua benedetta e incensato le tombe. Quindi la
benedizione impartita su tutti i presenti insieme al vescovo
emerito Lafranconi.
Photogallery
Nell’ambito delle celebrazioni per i Defunti, nel pomeriggio
di giovedì 3 novembre, alle 18, in Cattedrale, mons. Antonio
Napolioni presiederà la Messa in suffragio dei vescovi
cremonesi defunti. La celebrazione, concelebrata dai canonici
del Capitolo della Cattedrale, si concluderà con la preghiera
in cripta.
Lunedì il vescovo Antonio sui
luoghi del terremoto portando
i primi aiuti
Non sarà solo un viaggio per definire il progetto che la
Chiesa cremonese metterà in campo per sostenere le popolazioni
terremotate del Centro Italia quello di lunedì 31 ottobre. La
delegazione diocesana guidata dal vescovo Antonio Napolioni e
composta dal vicedirettore di Caritas Cremonese Cristiano
Beltrami insieme all’operatore Sebastiano Auteri, infatti,
porterà nelle Marche anche materiali di primo aiuto.
La partenza da Cremona è fissata per le 5.30 del mattino. Meta
l’arcidiocesi di Camerino-S. Severino Marche. Impossibile, al
momento, definire con esattezza il programma della trasferta
che, oltre alle già note difficoltà di spostamento nella zona,
dovrà tener conto dell’evolversi dello sciame sismico dopo la
forte scossa che, nella mattinata di domenica 30 ottobre, ha
visto registrare una magnitudo di 6.5 con epicentro tra
Norcia, Preci e Castelsantangelo sul Nera: il terremoto più
violento avvenuto in Italia a partire dal 1980, ossia dopo la
tragedia dell’Irpinia.
Unico dato certo è che la delegazione cremonese incontrerà il
direttore della Caritas di Camerino-S. Severino Marche, don
Luigi Verolini. «Avevamo fissato l’appuntamento con lui –
spiega Cristiano Beltrami, vicedirettore di Caritas Cremonese
– nei giorni scorsi, nella mattinata del 26 ottobre, poche ore
prima del terremoto. Un primo incontro c’era già stato in
precedenza, in occasione del sopralluogo esplorativo
effettuato insieme al Vescovo il 26 settembre scorso.
L’incontro di domani (lunedì, ndr) servirà a definire le
modalità concrete del sostegno che sarà garantito dalla
offerto dalla Diocesi attraverso un progetto di solidarietà
concreta, in particole a favore delle fasce più deboli, come
anziani e minori. Tra l’altro alcuni gruppi di giovani dei
nostri oratori hanno già manifestato il desiderio di mettersi
a disposizione proprio in questo senso».
Ma quello del 31 ottobre non sarà solo un incontro per
pianificare interventi futuri. Caritas Cremonese giungerà in
loco con i primi aiuti concreti. «Non porteremo cibo – precisa
il vicedirettore della Caritas – perché non c’è bisogno, visto
che sul luogo sono allestiti i centri operativi della
protezione civile. Porteremo, invece, indumenti. Molte persone
hanno dovuto lasciare le abitazioni all’improvviso, magari
ancora in pigiama, e non hanno avuto la possibilità di
rientrare nelle abitazione per prendere altri indumenti,
sempre più necessari con le temperature rigide che si
registrano la notte».
Nello specifico il primo carico di aiuti cremonesi comprenderà
un centinaio di giacconi, tute e calze, oltre ad alcune decine
di t-shirt slip.
Intanto rimane attiva la possibilità di esprimere la propria
generosità nei confronti delle popolazioni terremotate del
Centro Italia attraverso i seguenti canali di Caritas
Cremonese:
conto corrente postale n. 68 411 503 intestato a
Fondazione San Facio onlus
conto corrente bancario intestato a Fondazione San Facio
onlus presso Banca di Piacenza (Via Dante 126 –
Cremona): IT 57 H 05156 11400 CC0540005161
uffici di Caritas Cremonese (via Stenico 2/b – tel.
0372-35063)
Una ulteriore occasione sarà la cena benefica a base di pasta
all’amatriciana in programma la sera di sabato 5 novembre
presso la Casa dell’Accoglienza di Cremona (iscrizioni entro
il 3 novembre). Per maggiori informazioni cliccare qui.
Il
vescovo
Antonio
a
Camerino-S.
Severino
con
Caritas Cremonese per i primi
aiuti ai terremotati
Nella giornata di lunedì 31 ottobre il vescovo di Cremona,
mons. Antonio Napolioni, insieme al team di Caritas Cremonese
composto dal vicedirettore Cristiano Beltrami e l’operatore
Sebastiano Auteri, ha portato nell’arcidiocesi di Camerino-S.
Severino Marche, sua terra d’origine, la vicinanza e il
sostegno della Chiesa cremonese. Diverse le tappe della
giornata marchigiana, toccando alcuni dei luoghi più colpiti
dal sisma.
Naturalmente non è mancato l’incontro con l’arcivescovo di
Camerino-S. Severino Marche, mons. Francesco Giovanni
Brugnaro. Insieme a lui la delegazione cremonese ha sostato in
una frazione di S. Ginesio (Mc), presso la parrocchia di Pian
di Pieca, di cui è parroco don Luigi Verolini, vicario per la
Pastorale e direttore della Caritas locale. Qui l’incontro con
i preti anziani, per i quali si sta valutando una adeguata
sistemazione.
La giornata, nella quale mons. Napolioni ha anche avuto modo
di incontrare i propri famigliari e fare una sosta al cimitero
dove sono sepolti i genitori, è stata contrassegnata dalla
consegna di una fornitura di indumenti per rispondere alle
necessità di primo aiuto. Una attenzione davvero molto
apprezzata. Nello specifico il primo carico di aiuti cremonesi
comprendeva un centinaio di giacconi, tute e calze, indumenti
intimi. Materiale che è stato consegnato alla Croce Rossa
Italiana presso il campo base di Camerino, allestito presso
gli impianti sportivi.
Diverse centinaia le persone che qui sono accolte, anche se il
numero sta gradualmente diminuendo a motivo dei trasferimenti
sulla costa o per la possibilità di sistemazioni autonome. In
questa cittadina, infatti, la zona rossa non coincide solo con
il centro storico, ma comprende anche i borghi: solo i
quartieri più recenti non sono inseriti nella zona off-limits.
Il vescovo Napolioni ha fatto poi tappa presso il monastero
della Clarisse di S. Severino, nel quale è ospitata la
comunità di Camerino, il cui monastero è stato gravemente
lesionato. Anche la struttura di S. Severino, comunque, ha
subito diversi danni a seguito delle ultimi forti scosse,
tanto che le monache possono usufruire solo del piano terreno.
A S. Severino non è mancata ovviamente neppure una visita alla
parrocchia di San Severino Vescovo, di cui mons. Napolioni era
parroco sino all’elezione episcopale. Tanti gli incontri,
all’insegna dell’amicizia, condividendo i timori e le angosce
di queste giornate in cui il terremoto continua a farsi
sentire.
La delegazione diocesana, che ha incontrato anche il sindaco
di S. Severino Marche, Rosa Piermattei, ha portato alle
comunità dell’arcidiocesi di Camerino-S. Severino Marche
colpite dal sisma non solo l’attenzione e vicinanza tra Chiese
sorelle, ma un primo segno concreto di solidarietà che sarà
concretizzato nelle prossime settimane attraverso uno
specifico progetto di sostegno socio-economico, in particole a
favore delle fasce più deboli – minori e anziani – per le
quali si ipotizzano iniziative di prossimità che aiutino a
ricostruire appartenenza e identità.
Intanto rimane attiva la possibilità di esprimere la propria
generosità nei confronti delle popolazioni terremotate del
Centro Italia
Cremonese:
attraverso
i
seguenti
canali
di
Caritas
conto corrente postale n. 68 411 503 intestato a
Fondazione San Facio onlus
conto corrente bancario intestato a Fondazione San Facio
onlus presso Banca di Piacenza (Via Dante 126 –
Cremona): IT 57 H 05156 11400 000540005161
uffici di Caritas Cremonese (via Stenico 2/b – tel.
0372-35063)
Una ulteriore occasione sarà la cena benefica a base di pasta
all’amatriciana in programma la sera di sabato 5 novembre
presso la Casa dell’Accoglienza di Cremona (iscrizioni entro
il 3 novembre).
Photogallery
Sabato presso la Biblioteca
del Seminario approfondimento
sulle figurazioni nel tempo
dell'Orlando furioso
Proseguono, presso la Biblioteca del Seminario Vescovile di
Cremona, gli appuntamenti nel contesto del quinto centenario
dalla prima uscita editoriale dell’Orlando furioso. Sabato 5
novembre, alle 16, presso la sala di consultazione e lettura
di via Milano interverrà Andrea Torre, ricercatore presso la
Scuola Normale Superiore di Pisa, per un breve seminario sulle
figurazioni nel tempo dell’Orlando furioso di Ludovico
Ariosto, dal titolo: “Da Zoppino a Zac: immagini e immaginario
del Furioso”.
“Le donne, i cavallier, l’arme e gli amori…” così recita il
famoso e di sovente citato incipit dell’opera di Ludovico
Ariosto, che quest’anno festeggia i 500 dalla sua prima uscita
editoriale. Testo che narra avventure fantasmagoriche, attorno
alla figura dell’Orlando furioso, al centro di intrecci di
guerra, amore e follia. Una storia che rieccheggerà nella
mente di ogni alunno, di ogni docente, di ogni amante della
letteratura, e della quale la Biblioteca del Seminario
Vescovile di Cremona, in collaborazione con il Comitato
Nazionale per i V centenario dell’Orlando furioso, vuole
parlare e vuole far parlare ancora.
Proprio come afferma la professoressa Lina Bolzoni, cremonese,
Presidente del Comitato stesso, professore ordinario di
Letteratura italiana e Direttrice del Centro per
l’elaborazione informatica di testi e immagini alla Scuola
Normale di Pisa, questo testo e le sue celebrazioni sono
occasione di «recupero di un momento altissimo della nostra
tradizione».
Seguendo la traccia proposta dal volume di recente
pubblicazione, L’Orlando furioso nello specchio delle immagini
edito da UTET nel 2016, la Biblioteca sta proponendo una
mostra “in progress” e delle conferenze attinenti, tutte
concentrate sulla volontà di rileggere un classico della
letteratura e riviverlo attraverso la lettura, ma anche in
mille forme diverse, attraverso le pagine e le immagini che
rappresentano le molte forme d’arte ispirate al Furioso.
Nell’incontro di apertura, tenutosi il 15 ottobre 2016, a cura
di Fabrizio Bondi, ricercatore presso la Scuola Normale
Superiore di Pisa, parte attiva del Comitato qui sopra citato,
si è dato largo spazio al testo, alle ottave del primo canto e
alla narrazione originale di Ariosto. Con la lettura dinamica
dello studioso, accompagnata da un originale filmato di Paolo
Poli che rilegge, con accento Toscano, una parte dell’opera,
si è cercato di «mettere a fuoco, a partire dalla “gran bontà
dei cavallieri antiqui”, il significato della famosa ironia
ariostesca, intesa come strumento per orchestrare la
partecipazione emotiva e intellettuale del lettore nella
materia narrata».
Si è posto l’accento sullo stesso autore, Ludovico Ariosto e
sulle ragioni che lo incoronaro poeta dal linguaggio
originale, dallla grande capacità di coinvolgere e di come «Di
volta in volta condotto ad immedesimarsi coi personaggi e le
loro vicende, o estraniarsi da essi guardandoli da fuori, il
lettore del Furioso è obbligato a diventare un collaboratore
dell’autore: nessuna ‘morale’ della storia, nessuna verità vi
è infatti data senza contraddizioni».
Nel prossimo incontro, sabato 5 novembre 2016, alle ore 16,
sempre presso la Sala di Lettura e Consultazione della
Biblioteca del Seminario Vescovile di Cremona, si terrà un
breve seminario sulla fortuna visiva del Furioso, incentrato
essenzialmente sulle edizioni illustrate cinquecentesche ma
con una parte finale che illustrerà anche la fortuna
postrinascimentale, giungendo fino alle esperienze pop del
fumetto italiano. Andrea Torre, ricercatore presso la Scuola
Normale Superiore di Pisa, partirà dalle stampe più antiche,
passando dalle mirabili tavole di Gustave Dorè, alle originali
illustrazioni di Grazia Nidasio per l’Orlando, commentato da
Italo Calvino e arriverà alle ultime edizioni a fumetto, di
cui alcuni esempi saranno visibili grazie al Centro Fumetto
“A. Pazienza” di Cremona. Il titolo di questa conferenza, “Da
Zoppino a Zac: immagini e immaginario del Furioso”,
preannuncia dunque, un cambiamento anche nella parte
espositiva dei volumi appartenenti alla Biblioteca del
Seminario (da qui il termine sopra citato di “in progress”).
Ad oggi sono stati mostrati i frontespizi delle opere o le
pagine inziali.
In occasione del prossimo incontro verranno aperti tutti i
volumi sulle figurazioni delle edizioni dell’Orlando, dal XVI
secolo ad oggi e verranno attivati la proiezione di filmati e
altri media, inerenti ad esse. Tra essi, sarà possibile vedere
a grande schermo l’installazione video di “Donne Cavalieri
Incanti Follia”, video che attraversa le illustrazioni
dell’edizione cinquecentesca Valgrisi, nella quale ci si
muoverà seguendo la scansione bidimensionale, scomposta e
impiantata su piani prospettici, con un risultato visivo del
tutto inusuale.
La mostra proseguirà fino al 26 novembre 2016 e terminerà
nella stessa data con un incontro originale: di due
illustratori ed una fotografa, che troveranno l’Orlando, o
alcune ottave di esso, nella loro immaginazione o nella realtà
odierna e racconteranno ai presenti la loro ispirazione. Da
loro, sono state prodotte tre tavole, una per ogni “artista”,
che verranno esposte dal 5 novembre e verranno distribuite in
cartoline con le stesse immagini, per far sì che Orlando esca
dalle statiche pagine dei volumi e vada incontro alla città.
Festa per San Vincenzo Grossi
a Cremona e Lodi
Lunedì 7 novembre ricorre la memoria liturgica di san Vincenzo
Grossi, il sacerdote originario di Pizzighettone canonizzato
da Papa Francesco il 18 ottobre dello scorso anno. Il cuore
delle celebrazioni commemorative sarà a Lodi, presso la Casa
madre delle Figlie dell’Oratorio, l’istituto religioso da lui
fondato, e dove sono conservate le sue spoglie.
Proprio per celebrare l’anniversario della canonizzazione, nel
pomeriggio di domenica 30 ottobre, alle 16, presso il saloneteatro di Casa Madre delle suore “Figlie dell’Oratorio” (via
Paolo Gorini 27, a Lodi) l’inaugurazione della mostra
fotografica sul santo fondatore, dal titolo “La misericordia
all’opera”. A suggellare l’evento la lettura scenica “La
misericordia” di e con l’attrice Lucilla Giagnoni.
Il successivo appuntamento è nel Casalasco, a Vicobellignano,
dove don Vincenzo Grossi fu parroco dal 1883 sino alla morte,
avvenuta il 7 novembre 1917. Nella chiesa parrocchiale
intitolata a S. Maria Assunta, domenica 6 novembre, alle 11,
il vescovo Antonio Napolioni presiederà l’Eucarista.
Lunedì 7 novembre, nel giorno anniversario della morte, i
solenni festeggiamenti saranno a Lodi, nella Casa madre delle
Figlie dell’Oratorio. Alle 18 nella cappella dell’Istituto,
dove si trova la tomba di san Vincenzo Grossi, Messa con il
vescovo di Lodi, mons. Maurizio Malvestiti, e il vescovo di
Cremona, mons. Antonio Napolioni.
San Vincenzo Grossi
San Vincenzo Grossi nacque il 9 marzo 1845 a Pizzighettone
(Cremona) da una umile famiglia. A diciannove anni nel 1864
entrò nel nostro Seminario e fu ordinato sacerdote il 22
maggio 1869. Da allora tutta la sua attività pastorale si
svolse in diverse parrocchie della nostra Diocesi (fu
successivamente vicario a S. Rocco di Gera di Pizzighettone, a
Sesto Cremonese, economo spirituale a Ca’ de Soresini). Nel
1873 fu nominato parroco di Regona di Pizzighettone e nel 1883
passò a Vicobellignano. Tutta la sua vita fu spesa nel
ministero pastorale: animazione delle comunità a lui affidate,
predicazione di missioni al popolo, formazione spirituale
delle coscienze, attenzione ai poveri, educazione dei
fanciulli e dei giovani. Per aiutare i sacerdoti nella
catechesi e nella formazione umana, soprattutto della gioventù
femminile, don Vincenzo cominciò a raccogliere attorno a sé
delle giovani, con le quali diede vita all’Istituto delle
Figlie dell’Oratorio. Morì a Vicobellignano il 7 novembre
1917. Fu canonizzato da papa Francesco il 18 ottobre 2015.
Lo speciale del nostro portale per la canonizzazione
Materiali da scaricare
Approfondimento agiografico
Messale
Lezionario
Liturgia Ore
A S. Agata l'esortazione
apostolica Evangelii Gaudium
introdotta
dal
vescovo
Antonio Napolioni
La comunità di S. Agata e S. Ilario, a Cremona, ha posto a
tema della catechesi degli adulti l’esortazione apostolica
“Evangelii Gaudium”, in risposta all’invito del Vescovo
rivolto alla diocesi nelle recenti linee pastorali. È così che
mons. Napolioni nei giorni scorsi ha tenuto un incontro
introduttivo sull’esortazione apostolica alla presenza dei
fedeli della comunità che partecipano in forma sistematica
alla proposta formativa. L’incontro si è svolto in forma
dialogica.
Dopo il saluto del parroco, don Irvano Maglia, il moderatore
dell’incontro, il prof. Maurizio Cariani, ha posto al Vescovo
quattro questioni che attraversano il testo nella sua
articolazione: la visione della Chiesa secondo la “Evangelii
Gaudium”, la forma della corresponsabilità in nome
dell’evangelizzazione, la motivazione e il senso della scelta
preferenziale per i poveri e, infine, i principi regolatori
del bene comune.
Il Vescovo ha sottolineato la continuità del magistero da
Paolo VI a Papa Francesco rilevando l’originalità di
quest’ultimo. Se i pontefici che lo hanno preceduto hanno
inteso sviluppare la dottrina del Concilio Vaticano II, Papa
Francesco opera perché questa si attui nella Chiesa, e quindi
spinge nella direzione della riforma della Chiesa stessa,
intesa come un processo di cambiamento in forma graduale e
costante nell’obiettivo dell’annuncio della bella notizia del
Vangelo al mondo di oggi.
La responsabilità di questo processo di riforma appartiene a
tutto il popolo di Dio a partire dal confronto reale ed
esistenziale di tutti con il Vangelo, perché questo
destrutturi le rigidità esistenti e offra nuovo respiro alla
vita e alla missione della Chiesa.
I fedeli intervenuti hanno potuto interloquire liberamente col
Vescovo, il quale non ha nascosto la sua preferenza per un
confronto sul merito delle questioni poste rispetto alla
presentazione cattedratica da parte sua.
Gli interventi del vescovo Napolioni
A
Folgaria
percorso
residenziale per famiglie:
iscrizioni
entro
il
10
novembre
Continua anche quest’anno il percorso di formazione per coppie
di coniugi a Folgaria, in Trentino, secondo il collaudato e
apprezzato schema che ha già portato numerose famiglie (in un
percorso triennale) a ritrovarsi in tre
all’anno su tematiche familiari e coniugali.
fine-settimane
Di fatto molte di queste coppie sono oggi impegnate nei
diversi ambiti della vita ecclesiale, anche se il primo
obiettivo è alimentare nelle coppie di coniugi maggiore
consapevolezza del dono ricevuto tramite il sacramento del
matrimonio. «È proprio da tale consapevolezza – precisano gli
organizzatori – che esse traggono le risorse per divenire
soggetto della pastorale e non semplicemente i destinatari di
iniziative».
Ogni anno del percorso vede le famiglie impegnate in tre finesettimana in cui si alternano momenti di ascolto, di
confronto, di coppia e di gruppo, e momenti di svago. I figli
sono seguiti da animatori e hanno l’importante opportunità di
vivere momenti di vacanza con i genitori, ma anche di
condividere il tempo e le attività con nuovi amici.
Gli argomenti trattati spaziano dall’ambito biblico teologico
a quello psicopedagogico e sociologico a sottolineare
l’importanza di un coinvolgimento della globalità della
esperienza familiare. Sono sempre presenti esperti per
stimolare con competenza la riflessione e poter accompagnare
le coppie nel loro cammino.
Primo appuntamento dal 25 al 27 novembre, alla presenza del
vescovo Antonio Napolioni, che introdurrà i lavori con una
riflessione sul tema “Amoris Laetitia: l’amore nella famiglia”
e si confronterà con le famiglie presenti a sottolineare che
le famiglie devono essere sempre più protagoniste della
pastorale come suggerito dalla Amoris Laetitia: “Le famiglie
cristiane, per la grazia del sacramento nuziale, sono i
principali soggetti della pastorale familiare, soprattutto
offrendo la testimonianza gioiosa dei coniugi e delle
famiglie, chiese domestiche. Per questo si tratta di far
sperimentare che il vangelo della famiglia è gioia che riempie
il cuore e la vita intera” (AL 200).
«Il percorso di Folgaria – sottolineano dall’Ufficio famiglia
– si pone in questa linea e per questo sarebbe significativo
che anche quest’anno un gruppo di famiglie iniziasse questa
esperienza, ulteriore ricchezza per la nostra Chiesa!».
Il percorso si terrà come consueto presso la Casa alpina S.
Omobono di Francolini di Folgaria, in Trentino. Queste le date
degli incontri: dal 25 al 27 novembre, dal 27 al 29 gennaio e
dal 31 marzo al 2 aprile.
Per maggiori informazioni e iscrizioni (entro il 10 novembre)
contattare l’Ufficio diocesano per la Pastorale familiare, dal
lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 12 (tel. 0372-495011/30; email [email protected]).
Scarica la brochure informativa
Sabato
a
presentazione
Caravaggio
dell'Amoris
Laetitia
Gronchi
con
don
Maurizio
“La gioia dell’amore che vive nelle famiglie”: questo il
titolo dell’incontro in programma nel pomeriggio di sabato 29
ottobre, alle 15.30, presso l’auditorium del Centro di
spiritualità del Santuario di Caravaggio, dove don Maurizio
Gronchi presenterà l’esortazione apostolica “Amoris Laetitia”.
A presentare l’esortazione apostolica del Pontefice sarà il
don Maurizio Gronchi, professore ordinario di Teologia
dogmatica presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma,
consultore della Congregazione per la Dottrina della fede e
della Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi, il quale ha
partecipato, in qualità di esperto, alle due Assemblee
sinodali convocate da Papa Francesco sul tema della famiglia:
sia quella del 2014 che quella del 2015. Sua è la guida alla
lettura dell’Esortazione, “Amoris laetitia. Una lettura
dell’Esortazione apostolica postsinodale sull’amore nella
famiglia”.
L’incontro, promosso dalla Zona pastorale 1 insieme alla
Parrocchia di Caravaggio e alla libreria Il Campanile,
cercherà di approfondire il documento di Papa Francesco
pubblicato lo scorso aprile raccogliendo le sintesi dei due
sinodi sulla famiglia: quello straordinario del 2014, sulle
sfide
pastorali
della
famiglia
nel
contesto
dell’evangelizzazione, e quello ordinario del 2015, su
vocazione e missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo
contemporaneo.
Nell’Anno del Giubileo, l’esortazione apostolica “Amoris
Laetitia” vuole essere “una proposta per le famiglie
cristiane, che le stimoli a stimare i doni del matrimonio e
della famiglia, e a mantenere un amore forte e pieno di valori
quali la generosità, l’impegno, la fedeltà e la pazienza”, in
modo da “incoraggiare tutti ad essere segni di misericordia e
di vicinanza lì dove la vita familiare non si realizza
perfettamente o non si svolge con pace e gioia”. “Prendersi
cura delle famiglia”, l’orientamento di fondo, nella
consapevolezza che le famiglie “non sono un problema, sono
principalmente un’opportunità”.
La locandina