Mons. Franzini: «Riscoprendo la presenza di Dio, la città terrena
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Mons. Franzini: «Riscoprendo la presenza di Dio, la città terrena
Il programma delle celebrazioni con il Vescovo nei giorni dei Santi e dei Morti Sono diverse le celebrazioni che il vescovo Antonio Napolioni presiederà a Cremona in occasione delle festività dei Santi e dei Defunti. Il primo appuntamento in agenda è nella mattinata di martedì 1° novembre, alle 11 in Cattedrale, dove il Vescovo presiederà la Messa pontificale della solennità di Tutti i Santi. La liturgia, che sarà concelebrata dal vescovo emerito mons. Dante Lafranconi, sarà l’occasione per dare ufficialmente avvio al Sinodo diocesano dei giovani con la promulgazione della Lettera di indizione, che sarà letta al termine della Messa. La liturgia, che sarà animata con il canto dal Coro della Cattedrale diretto dal maestro don Graziano Ghisolfi, sarà trasmessa in diretta televisiva su Cremona1 e in streaming sul nostro portale. Nella giornata del 2 novembre, commemorazione di tutti i fedeli defunti, sono due gli appuntamenti pubblici per il vescovo Napolioni. Alle ore 8.45 celebrerà l’Eucaristia in Cattedrale insieme al Capitolo della Cattedrale. Quindi alle 15, presso il Civico cimitero di Cremona, la liturgia di suffragio per tutti i fedeli defunti. Il vescovo Napolioni, che benedirà le tombe, presiederà la liturgia della Parola presso il grande monumento centrale, alla presenza dei sacerdoti della città. Infine, giovedì 3 novembre alle 18 in Cattedrale vi sarà come tradizione la Messa in suffragio dei vescovi cremonesi defunti. La celebrazione, presieduta da mons. Antonio Napolioni e concelebrata dai canonici del Capitolo della Cattedrale, si concluderà con la preghiera in cripta. Quindici anni fa l'arrivo a Cremona del vescovo Dante Mercoledì 4 novembre, memoria di San Carlo Borromeo, la Chiesa cremonese ricorda il quindicesimo anniversario dell’ingresso di mons. Dante Lafranconi in diocesi. Mons. Lafranconi è l’84° vescovo della Chiesa cremonese, successore di mons. Giulio Nicolini, deceduto improvvisamente nel Palazzo Vescovile, nella mattina di martedì 19 giugno 2001. Il 10 marzo 2015, raggiunta l’età canonica dei 75 anni, ha rassegnato le dimissioni al Santo Padre Francesco. Il 16 novembre mons. Lafranconi ha annunciato la nomina del suo successore mons. Antonio Napolioni ed è stato sempre lui ad ordinarlo vescovo in Cattedrale a Cremona il 30 gennaio 2016. Il presule, originario di Mandello Lario, ha deciso di continuare a vivere in città e di continuare il suo ministero a beneficio della Chiesa cremonese. Quella di oggi è solo il preludio della grande festa voluta fortemente dal vescovo Antonio il 25 gennaio prossimo: in quella data, festa della conversione di San Paolo, mons. Lafranconi festeggerà 25 anni di episcopato. L’appuntamento sarà in Cattedrale alle ore 21 per una Eucaristia solenne di ringraziamento. Photogallery dell’ingresso di mons. Lafranconi Dall’inserto de “La Vita Cattolica” del 9 novembre 2001 prima pagina pagine centrali quarta pagina La cronaca di quella giornata Mons. Lafranconi decise di iniziare la sua prima giornata in diocesi dal Santuario di S. Maria del Fonte di Caravaggio dove in mattinata celebrò l’Eucaristia attorniato dall’allora rettore, mons. Ziglioli e dai sacerdoti cooperatori. Nel viaggio verso Cremona si fermò al santuario della Misericordia di Castelleone per una breve preghiera, poi, una volta giunto in città, visitò il Seminario dove si intrattenne a pranzo con i superiori e gli studenti. Nel primo pomeriggio, prima di raggiungere la Cattedrale, il presule volle visitare la «Casa della Speranza» da pochi mesi inaugurata dal predecessore mons. Giulio Nicolini. Soffermandosi con gli ospiti il presule volle così sottolineare l’amore della Chiesa verso gli ammalati e i sofferenti. Alle 15.30 l’arrivo in piazza del Duomo e l’inizio dei riti di ingresso con il saluto dell’autorità e l’entrata in Cattedrale per la Messa solenne di insediamento come 84° pastore della Chiesa cremonese. Nell’omelia mons. Lafranconi chiese a tutti di «non sentirsi esclusi» dalle sue attenzioni e dalla sua disponibilità. Invitò quindi la Chiesa cremonese a essere caritatevole, solidale, attenta agli ultimi e santa, sull’esempio del patrono sant’Omobono. Un esempio di carità lo diede egli stesso devolvendo ciò che la diocesi gli aveva presentato in dono a tre istituzioni caritative: il Centro di aiuto alla vita, le Cucine benefiche e la Casa famiglia “Sant’Omobono”. Sempre nell’omelia dell’ingresso mons. Lafranconi si presentò come «custode della dignità della vita e della dignità delle persone», impegnandosi a essere come «il Signore Gesù che cerca con sollecitudine amorosa ogni persona», ma anche come «promotore della comunione nell’unità della fede e nel discernimento dei carismi». Quindici anni di intensa pastorale Nei quattordici anni di guida della diocesi mons. Lafranconi si è sempre più fatto apprezzare da sacerdoti e fedeli per il profondo spirito di preghiera, per l’umiltà e la cordialità nelle relazioni umane, per la competenza e preparazione dottrinale e culturale. Molti i fronti di impegno pastorale che lo hanno visto protagonista: la rivalutazione della quotidianità come occasione di fedeltà al Signore e l’impegno nella nuova evangelizzazione attraverso la “rivoluzione” catecumenale dell’iniziazione cristiana, che non solo chiede un maggior coinvolgimento dei genitori, ma anche delle parrocchie, chiamate a ribaltare totalmente la pastorale generale. Da non tralasciare neppure la spinta affinché la famiglia non sia più soggetto passivo, ma attivo della vita ecclesiale. E poi la cura della vita consacrata, anche attraverso l’apertura in S. Sigismondo del monastero di clausura domenicano che, prima, aveva sede a Fontanellato, in diocesi di Parma. In questi ultimi anni, poi, centrale è stata l’attenzione all’educazione attraverso un quinquennio pastorale: il primo anno (2009/2010) dedicato a una riflessione generale sulla formazione cristianamente ispirata, il secondo e il terzo (2010/2011 e 2011/2012) centrati sulla figura dell’educatore nella visione cristiana e il quarto e il quinto (2012/2013 -2013/2014) sul mondo della scuola. L’anno pastorale 2014/2015 è invece dedicato ad una seria e attenta verifica del cammino svolto finora, in modo particolare negli ambiti della pastorale giovanile, della pastorale familiare e della catechesi. Contemporaneamente la Chiesa cremonese è stata invitata a riflettere anche su quattro “fronti” indicati dal Vescovo e condivisi dalle undici zone pastorali dopo la visita pastorale: ri-evangelizzazione, educazione, formazione degli adulti e pastorale integrata. Quest’ultimo punto è particolarmente importante e urgente perché investe la collaborazione tra parrocchie e zone pastorali e la creazione di sempre più numerose unità pastorali, cioè più comunità che camminano insieme sotto la direzione di un’équipe di sacerdoti, uno dei quali è “parroco moderatore” e gli altri “parroci in solido”. Anche per l’anno 2015/2016 mons. Lafranconi ha chiesto un impegno ancora più marcanto negli ambiti della catechesi, della famiglia e dei giovani. Al centro dell’attenzione anche il fenomeno migratorio e i grandi eventi ecclesiali come il Sinodo della Famiglia, il Giubileo della misericordia, il Convegno di Firenze e la conclusione dell’anno della vita consacrata. Tra gli eventi più significativi dell’episcopato di mons. Lafranconi spiccano l’anno della Cattedrale e la visita pastorale. Il 10 marzo 2015, raggiunta l’età canonica dei 75 anni, ha rassegnato le dimissioni al Santo Padre Francesco. Il 16 novembre mons. Lafranconi ha annunciato la nomina del suo successore mons. Antonio Napolioni ed è stato sempre lui ad ordinarlo vescovo in Cattedrale a Cremona il 30 gennaio 2016. Il presule, originario di Mandello Lario, ha deciso di continuare a vivere in città e di continuare il suo ministero a beneficio della Chiesa cremonese. L’anno della Cattedrale Nel 2007 la Cattedrale di Cremona ha festeggiato 900 anni di vita. Mons. Lafranconi ha voluto dare a questo anniversario un particolare risalto evidenziandone soprattutto il significato spirituale. Nel suo messaggio ai fedeli cremonesi, infatti, ha scritto: «La Cattedrale, sorta nel XII secolo, testimonia la fede dei secoli precedenti e ne irradia la luce su quelli futuri. Essa ci ricorda le radici lontane della nostra identità cristiana e ci sollecita a riscoprirne la bellezza. Poco gioverebbe a noi cremonesi essere orgogliosi di avere una Cattedrale così bella se non fossimo orgogliosi di essere cristiani… C’è bisogno di recuperare il mistero della Cattedrale come segno della presenza di Dio nel cuore della città degli uomini». L’anno giubilare è iniziato il 25 dicembre 2006 durante la celebrazione della S. Messa di Mezzanotte ed è terminato il 25 dicembre 2007 con il canto dei Secondi Vespri di Natale. Accanto a eventi culturali di grande spessore, come un ciclo di conferenze di carattere storico, teologico e artistico o come gli appuntamenti musicali proposti dalla Cappella della Cattedrale, corposo è stato il calendario liturgico. Memorabile la celebrazione eucaristica del 26 agosto (giorno di fondazione del tempio) presieduta dal card. Dionigi Tettamanzi e concelebrata, oltre che da mons. Lafranconi, da undici vescovi delle diocesi lombarde. Molto partecipati i pellegrinaggi per categorie: dai malati ai ministranti, dai cantori ai sacerdoti. Frutti dell’anno giubilare, voluti fortemente dal vescovo Dante, sono stati la chiesa dell’adorazione eucaristica (in S. Girolamo, la chiesa di via Sicardo sussidiaria della Cattedrale) e la missione giovani cittadina svoltasi dal 26 aprile al 10 maggio 2008. Da queste due esperienze si è sviluppato il progetto nazionale “Sentinelle del mattino”: giovani che evangelizzano i loro coetanei per le strade della città invitandoli a un momento di adorazione eucaristica. La visita pastorale Nell’autunno del 2005 mons. Lafranconi ha dato inizio alla visita pastorale. Per sei anni ogni fine settimane, da venerdì a domenica, il Vescovo ha goduto di un rapporto diretto con i suoi preti e con i fedeli laici. Particolarmente importanti gli incontri con i genitori: con loro mons. Lafranconi ha riflettuto dell’educazione alla fede dei figli, ma anche della riscoperta del rapporto con Dio, magari sopito da anni. Per molti è stata anche l’occasione per superare certi luoghi comuni sul vescovo: non un burocrate a capo di un’organizzazione, ma un padre preoccupato della felicità dei suoi figli. Oltre alle tante precise indicazioni pastorali, il Vescovo ha lasciato nelle parrocchie il ricordo di una persona amabile, attenta ai problemi della gente, per niente intimorita nel confrontarsi anche su temi scottanti. La visita pastorale si è conclusa nella primavera del 2011. Lo stemma Lo stemma episcopale di mons. Dante Lafranconi riporta nella parte superiore una barca sulla cui vela appare una croce, mentre nel campo inferiore presenta un’aquila bicipite. Il motto è “Afflante Spiritu”. Esso richiama l’importanza per un pastore di vivere e camminare sotto l’azione dello Spirito Santo. Il compito più impegnativo di un vescovo, infatti, non è quello di creare, suscitare e organizzare, ma di discernere l’azione dello Spirito. È Lui, infatti, che governa la Chiesa: occorre avere gli occhi per cogliere i suoi interventi, imparando ad adeguarsi a esso anziché cercare di imporre scelte. L’imbarcazione impressa sullo stemma è una tipica barca del lago di Como (luogo natio di mons. Lafranconi) usata per il trasporto delle merci. Essa comunica il senso della stabilità e della sicurezza, ciò che il cristiano deve sentire nella Chiesa, guidata dallo Spirito. Nella vela è impressa una croce, a significare che la Chiesa deve proclamare il Cristo crocifisso e risorto. C’è poi una stella, evidente riferimento mariano. Nella parte inferiore dello stemma è collocata un’aquila bicipite: il vecchio stemma della famiglia Lafranconi. La biografia in sintesi Mons. Dante Lafranconi è nato il 10 marzo 1940 a Mandello del Lario (provincia di Lecco), in diocesi di Como. Dopo aver compiuto gli studi ginnasiali e teologici nel seminario diocesano di Como, è stato ordinato sacerdote il 28 giugno 1964. Per completare gli studi teologici è stato inviato a Roma, dove ha conseguito la licenza in Storia ecclesiastica presso la Pontificia Università Gregoriana e il diploma di Teologia morale presso la Pontificia Accademia Alfonsiana. Ritornato a Como è stato vicerettore del Seminario maggiore (dal 1968 al 1969), dove dal 1968 è stato docente di Teologia morale; dal 1970 al 1987 è stato membro del Centro diocesano per le vocazioni. Ha inoltre ricoperto i seguenti incarichi: delegato diocesano per la pastorale familiare; consulente per la formazione e lo studio dell’Istituto della Regalità; membro del consiglio presbiterale e vicario episcopale per la cura dei sacerdoti dei primi dieci anni di ordinazione. Il 7 dicembre 1991 è stato nominato vescovo di Savona-Noli, ricevendo la consacrazione episcopale il 25 gennaio 1992 nella Cattedrale di Como per la preghiera di ordinazione e l’imposizione delle mani di mons. Alessandro Maggiolini. Nel settembre del 2000 è stato chiamato a presiedere la Commissione episcopale della CEI per la famiglia e la vita. Sempre durante l’Anno Santo, in collaborazione con il vaticanista del “Corriere della Sera” Luigi Accattoli, ha scritto il volume “Non stancatevi del Vangelo. Un vescovo e un papà ai catechisti e agli educatori”, per i tipi delle Edizioni Dehoniane di Bologna. Il testo, un dialogo a quattro mani tra un vescovo e un padre di famiglia, è per mons. Lafranconi un’ipotesi di come la ministerialità laicale ed episcopale, ciascuna dal proprio punto di vista diverso e complementare, possano collaborare nella trasmissione dei contenuti essenziali della fede cristiana con una rinnovata passione e convinzione. Dopo dieci anni di ministero in terra ligure, l’8 settembre 2001 il Santo Padre Giovanni Paolo II lo ha chiamato a guidare la diocesi di Cremona a seguito della morte del vescovo Giulio Nicolini, avvenuta improvvisamente il 18 giugno di quello stesso anno. Mons. Lafranconi ha fatto il suo ingresso solenne in diocesi di Cremona il 4 novembre 2001. Il 10 marzo 2015, raggiunta l’età canonica dei 75 anni, ha rassegnato le dimissioni al Santo Padre Francesco. Il 16 novembre mons. Lafranconi ha annunciato la nomina del suo successore mons. Antonio Napolioni ed è stato sempre lui ad ordinarlo vescovo in Cattedrale a Cremona il 30 gennaio 2016. Il presule, originario di Mandello Lario, ha deciso di continuare a vivere in città e di continuare il suo ministero a beneficio della Chiesa cremonese. Mons. Napolioni: «Cimitero: dolorosamente, ma necessariamente luogo familiare» Anche quest’anno a Cremona, nel giorno dei Morti, in molti hanno partecipato alla commemorazione dei defunti al cimitero cittadino partecipando alla liturgia di suffragio presieduta dal Vescovo. La prima di mons. Napolioni dal suo insediamento in diocesi. Accanto al Presule i preti della città che, poco dopo le 15, si sono messi in processione dalla cappella posta all’ingresso del camposanto. C’erano i parroci e i vicari di Cremona insieme ad alcuni dei sacerdoti e religiosi residenti in città. Tra loro anche il cappellano del cimitero, don Sante Braggiè. Presente il vescovo emerito Dante Lafranconi. Percorrendo il viale alberato del cimitero, è stato raggiunto il monumento centrale, che ha fatto da altare della celebrazione. Tutto attorno i numerosi fedeli. Molte anche le religiose. E a rappresentare la città c’era anche, in fascia tricolore, il sindaco Gianluca Galimberti insieme alle assessore Barbara Manfredini e Rosita Viola. Nella breve riflessione proposta dopo la proclamazione del Vangelo, il vescovo Napolioni, riflettendo sul significato di questa giornata, ha sottolineato come «il cimitero diventava, dolorosamente ma necessariamente, luogo familiare». Una familiarità che ha origine non solo dall’educazione ricevuta da bambini, ma anche per quella «familiarità con la morte e con il mistero della vita» che caratterizza la vita di ciascuno. Una familiarità di affetti, fatta di nostalgia, qualche lacrima e anche rammarico ripensando ai rapporti con parenti, amici e conoscenti. «La morte tronca – ha detto il Vescovo – ma nello stesso tempo chiede di rileggere questo rapporto. C’è ancora tempo per chiedere scusa e dire grazie!». Familiarità umana accanto a una più profonda, che trova la propria radice in Cristo. Lo sguardo del Vescovo si è così allargato «fino al giorno in cui non ci saranno più tanti cimiteri, ma solo il riposo eterno nel cuore di Dio e la risurrezione della carne e la comunione perfetta. Siamo qui per rinnovare questo atto di fede!». Tante le situazioni difficili della vita, che a volte spaventano o pongono domande profonde. «Dio è talmente fedele al mistero della vita buona – ha ricordato il Vescovo – che, per amore, ha fatto in modo di inseguirci dentro le situazioni di dolore, pur di non lasciarci soli». Una vicinanza concreta nel Figlio crocifisso e risorto. Lo sguardo al cimitero anche come unica chiesa delle popolazioni terremotate: non più luogo di pianto, ma di speranza dunque. Con i cuori che rimangono saldi in una Parola fatta carne in Cristo e nella vita di ciascuno, nel modo in cui guardare alle cose, nei criteri di giudizio, negli stili di vita. Una «vita data per svegliarci adesso – ha concluso il Vescovo – in attesa del risveglio eterno che il Signore donerà». Un risveglio quotidiano: «della fede, dell’attenzione e della speranza». Dopo la preghiera del Padre nostro mons. Napolioni ha asperso con l’acqua benedetta e incensato le tombe. Quindi la benedizione impartita su tutti i presenti insieme al vescovo emerito Lafranconi. Photogallery Nell’ambito delle celebrazioni per i Defunti, nel pomeriggio di giovedì 3 novembre, alle 18, in Cattedrale, mons. Antonio Napolioni presiederà la Messa in suffragio dei vescovi cremonesi defunti. La celebrazione, concelebrata dai canonici del Capitolo della Cattedrale, si concluderà con la preghiera in cripta. Lunedì il vescovo Antonio sui luoghi del terremoto portando i primi aiuti Non sarà solo un viaggio per definire il progetto che la Chiesa cremonese metterà in campo per sostenere le popolazioni terremotate del Centro Italia quello di lunedì 31 ottobre. La delegazione diocesana guidata dal vescovo Antonio Napolioni e composta dal vicedirettore di Caritas Cremonese Cristiano Beltrami insieme all’operatore Sebastiano Auteri, infatti, porterà nelle Marche anche materiali di primo aiuto. La partenza da Cremona è fissata per le 5.30 del mattino. Meta l’arcidiocesi di Camerino-S. Severino Marche. Impossibile, al momento, definire con esattezza il programma della trasferta che, oltre alle già note difficoltà di spostamento nella zona, dovrà tener conto dell’evolversi dello sciame sismico dopo la forte scossa che, nella mattinata di domenica 30 ottobre, ha visto registrare una magnitudo di 6.5 con epicentro tra Norcia, Preci e Castelsantangelo sul Nera: il terremoto più violento avvenuto in Italia a partire dal 1980, ossia dopo la tragedia dell’Irpinia. Unico dato certo è che la delegazione cremonese incontrerà il direttore della Caritas di Camerino-S. Severino Marche, don Luigi Verolini. «Avevamo fissato l’appuntamento con lui – spiega Cristiano Beltrami, vicedirettore di Caritas Cremonese – nei giorni scorsi, nella mattinata del 26 ottobre, poche ore prima del terremoto. Un primo incontro c’era già stato in precedenza, in occasione del sopralluogo esplorativo effettuato insieme al Vescovo il 26 settembre scorso. L’incontro di domani (lunedì, ndr) servirà a definire le modalità concrete del sostegno che sarà garantito dalla offerto dalla Diocesi attraverso un progetto di solidarietà concreta, in particole a favore delle fasce più deboli, come anziani e minori. Tra l’altro alcuni gruppi di giovani dei nostri oratori hanno già manifestato il desiderio di mettersi a disposizione proprio in questo senso». Ma quello del 31 ottobre non sarà solo un incontro per pianificare interventi futuri. Caritas Cremonese giungerà in loco con i primi aiuti concreti. «Non porteremo cibo – precisa il vicedirettore della Caritas – perché non c’è bisogno, visto che sul luogo sono allestiti i centri operativi della protezione civile. Porteremo, invece, indumenti. Molte persone hanno dovuto lasciare le abitazioni all’improvviso, magari ancora in pigiama, e non hanno avuto la possibilità di rientrare nelle abitazione per prendere altri indumenti, sempre più necessari con le temperature rigide che si registrano la notte». Nello specifico il primo carico di aiuti cremonesi comprenderà un centinaio di giacconi, tute e calze, oltre ad alcune decine di t-shirt slip. Intanto rimane attiva la possibilità di esprimere la propria generosità nei confronti delle popolazioni terremotate del Centro Italia attraverso i seguenti canali di Caritas Cremonese: conto corrente postale n. 68 411 503 intestato a Fondazione San Facio onlus conto corrente bancario intestato a Fondazione San Facio onlus presso Banca di Piacenza (Via Dante 126 – Cremona): IT 57 H 05156 11400 CC0540005161 uffici di Caritas Cremonese (via Stenico 2/b – tel. 0372-35063) Una ulteriore occasione sarà la cena benefica a base di pasta all’amatriciana in programma la sera di sabato 5 novembre presso la Casa dell’Accoglienza di Cremona (iscrizioni entro il 3 novembre). Per maggiori informazioni cliccare qui. Il vescovo Antonio a Camerino-S. Severino con Caritas Cremonese per i primi aiuti ai terremotati Nella giornata di lunedì 31 ottobre il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, insieme al team di Caritas Cremonese composto dal vicedirettore Cristiano Beltrami e l’operatore Sebastiano Auteri, ha portato nell’arcidiocesi di Camerino-S. Severino Marche, sua terra d’origine, la vicinanza e il sostegno della Chiesa cremonese. Diverse le tappe della giornata marchigiana, toccando alcuni dei luoghi più colpiti dal sisma. Naturalmente non è mancato l’incontro con l’arcivescovo di Camerino-S. Severino Marche, mons. Francesco Giovanni Brugnaro. Insieme a lui la delegazione cremonese ha sostato in una frazione di S. Ginesio (Mc), presso la parrocchia di Pian di Pieca, di cui è parroco don Luigi Verolini, vicario per la Pastorale e direttore della Caritas locale. Qui l’incontro con i preti anziani, per i quali si sta valutando una adeguata sistemazione. La giornata, nella quale mons. Napolioni ha anche avuto modo di incontrare i propri famigliari e fare una sosta al cimitero dove sono sepolti i genitori, è stata contrassegnata dalla consegna di una fornitura di indumenti per rispondere alle necessità di primo aiuto. Una attenzione davvero molto apprezzata. Nello specifico il primo carico di aiuti cremonesi comprendeva un centinaio di giacconi, tute e calze, indumenti intimi. Materiale che è stato consegnato alla Croce Rossa Italiana presso il campo base di Camerino, allestito presso gli impianti sportivi. Diverse centinaia le persone che qui sono accolte, anche se il numero sta gradualmente diminuendo a motivo dei trasferimenti sulla costa o per la possibilità di sistemazioni autonome. In questa cittadina, infatti, la zona rossa non coincide solo con il centro storico, ma comprende anche i borghi: solo i quartieri più recenti non sono inseriti nella zona off-limits. Il vescovo Napolioni ha fatto poi tappa presso il monastero della Clarisse di S. Severino, nel quale è ospitata la comunità di Camerino, il cui monastero è stato gravemente lesionato. Anche la struttura di S. Severino, comunque, ha subito diversi danni a seguito delle ultimi forti scosse, tanto che le monache possono usufruire solo del piano terreno. A S. Severino non è mancata ovviamente neppure una visita alla parrocchia di San Severino Vescovo, di cui mons. Napolioni era parroco sino all’elezione episcopale. Tanti gli incontri, all’insegna dell’amicizia, condividendo i timori e le angosce di queste giornate in cui il terremoto continua a farsi sentire. La delegazione diocesana, che ha incontrato anche il sindaco di S. Severino Marche, Rosa Piermattei, ha portato alle comunità dell’arcidiocesi di Camerino-S. Severino Marche colpite dal sisma non solo l’attenzione e vicinanza tra Chiese sorelle, ma un primo segno concreto di solidarietà che sarà concretizzato nelle prossime settimane attraverso uno specifico progetto di sostegno socio-economico, in particole a favore delle fasce più deboli – minori e anziani – per le quali si ipotizzano iniziative di prossimità che aiutino a ricostruire appartenenza e identità. Intanto rimane attiva la possibilità di esprimere la propria generosità nei confronti delle popolazioni terremotate del Centro Italia Cremonese: attraverso i seguenti canali di Caritas conto corrente postale n. 68 411 503 intestato a Fondazione San Facio onlus conto corrente bancario intestato a Fondazione San Facio onlus presso Banca di Piacenza (Via Dante 126 – Cremona): IT 57 H 05156 11400 000540005161 uffici di Caritas Cremonese (via Stenico 2/b – tel. 0372-35063) Una ulteriore occasione sarà la cena benefica a base di pasta all’amatriciana in programma la sera di sabato 5 novembre presso la Casa dell’Accoglienza di Cremona (iscrizioni entro il 3 novembre). Photogallery Sabato presso la Biblioteca del Seminario approfondimento sulle figurazioni nel tempo dell'Orlando furioso Proseguono, presso la Biblioteca del Seminario Vescovile di Cremona, gli appuntamenti nel contesto del quinto centenario dalla prima uscita editoriale dell’Orlando furioso. Sabato 5 novembre, alle 16, presso la sala di consultazione e lettura di via Milano interverrà Andrea Torre, ricercatore presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, per un breve seminario sulle figurazioni nel tempo dell’Orlando furioso di Ludovico Ariosto, dal titolo: “Da Zoppino a Zac: immagini e immaginario del Furioso”. “Le donne, i cavallier, l’arme e gli amori…” così recita il famoso e di sovente citato incipit dell’opera di Ludovico Ariosto, che quest’anno festeggia i 500 dalla sua prima uscita editoriale. Testo che narra avventure fantasmagoriche, attorno alla figura dell’Orlando furioso, al centro di intrecci di guerra, amore e follia. Una storia che rieccheggerà nella mente di ogni alunno, di ogni docente, di ogni amante della letteratura, e della quale la Biblioteca del Seminario Vescovile di Cremona, in collaborazione con il Comitato Nazionale per i V centenario dell’Orlando furioso, vuole parlare e vuole far parlare ancora. Proprio come afferma la professoressa Lina Bolzoni, cremonese, Presidente del Comitato stesso, professore ordinario di Letteratura italiana e Direttrice del Centro per l’elaborazione informatica di testi e immagini alla Scuola Normale di Pisa, questo testo e le sue celebrazioni sono occasione di «recupero di un momento altissimo della nostra tradizione». Seguendo la traccia proposta dal volume di recente pubblicazione, L’Orlando furioso nello specchio delle immagini edito da UTET nel 2016, la Biblioteca sta proponendo una mostra “in progress” e delle conferenze attinenti, tutte concentrate sulla volontà di rileggere un classico della letteratura e riviverlo attraverso la lettura, ma anche in mille forme diverse, attraverso le pagine e le immagini che rappresentano le molte forme d’arte ispirate al Furioso. Nell’incontro di apertura, tenutosi il 15 ottobre 2016, a cura di Fabrizio Bondi, ricercatore presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, parte attiva del Comitato qui sopra citato, si è dato largo spazio al testo, alle ottave del primo canto e alla narrazione originale di Ariosto. Con la lettura dinamica dello studioso, accompagnata da un originale filmato di Paolo Poli che rilegge, con accento Toscano, una parte dell’opera, si è cercato di «mettere a fuoco, a partire dalla “gran bontà dei cavallieri antiqui”, il significato della famosa ironia ariostesca, intesa come strumento per orchestrare la partecipazione emotiva e intellettuale del lettore nella materia narrata». Si è posto l’accento sullo stesso autore, Ludovico Ariosto e sulle ragioni che lo incoronaro poeta dal linguaggio originale, dallla grande capacità di coinvolgere e di come «Di volta in volta condotto ad immedesimarsi coi personaggi e le loro vicende, o estraniarsi da essi guardandoli da fuori, il lettore del Furioso è obbligato a diventare un collaboratore dell’autore: nessuna ‘morale’ della storia, nessuna verità vi è infatti data senza contraddizioni». Nel prossimo incontro, sabato 5 novembre 2016, alle ore 16, sempre presso la Sala di Lettura e Consultazione della Biblioteca del Seminario Vescovile di Cremona, si terrà un breve seminario sulla fortuna visiva del Furioso, incentrato essenzialmente sulle edizioni illustrate cinquecentesche ma con una parte finale che illustrerà anche la fortuna postrinascimentale, giungendo fino alle esperienze pop del fumetto italiano. Andrea Torre, ricercatore presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, partirà dalle stampe più antiche, passando dalle mirabili tavole di Gustave Dorè, alle originali illustrazioni di Grazia Nidasio per l’Orlando, commentato da Italo Calvino e arriverà alle ultime edizioni a fumetto, di cui alcuni esempi saranno visibili grazie al Centro Fumetto “A. Pazienza” di Cremona. Il titolo di questa conferenza, “Da Zoppino a Zac: immagini e immaginario del Furioso”, preannuncia dunque, un cambiamento anche nella parte espositiva dei volumi appartenenti alla Biblioteca del Seminario (da qui il termine sopra citato di “in progress”). Ad oggi sono stati mostrati i frontespizi delle opere o le pagine inziali. In occasione del prossimo incontro verranno aperti tutti i volumi sulle figurazioni delle edizioni dell’Orlando, dal XVI secolo ad oggi e verranno attivati la proiezione di filmati e altri media, inerenti ad esse. Tra essi, sarà possibile vedere a grande schermo l’installazione video di “Donne Cavalieri Incanti Follia”, video che attraversa le illustrazioni dell’edizione cinquecentesca Valgrisi, nella quale ci si muoverà seguendo la scansione bidimensionale, scomposta e impiantata su piani prospettici, con un risultato visivo del tutto inusuale. La mostra proseguirà fino al 26 novembre 2016 e terminerà nella stessa data con un incontro originale: di due illustratori ed una fotografa, che troveranno l’Orlando, o alcune ottave di esso, nella loro immaginazione o nella realtà odierna e racconteranno ai presenti la loro ispirazione. Da loro, sono state prodotte tre tavole, una per ogni “artista”, che verranno esposte dal 5 novembre e verranno distribuite in cartoline con le stesse immagini, per far sì che Orlando esca dalle statiche pagine dei volumi e vada incontro alla città. Festa per San Vincenzo Grossi a Cremona e Lodi Lunedì 7 novembre ricorre la memoria liturgica di san Vincenzo Grossi, il sacerdote originario di Pizzighettone canonizzato da Papa Francesco il 18 ottobre dello scorso anno. Il cuore delle celebrazioni commemorative sarà a Lodi, presso la Casa madre delle Figlie dell’Oratorio, l’istituto religioso da lui fondato, e dove sono conservate le sue spoglie. Proprio per celebrare l’anniversario della canonizzazione, nel pomeriggio di domenica 30 ottobre, alle 16, presso il saloneteatro di Casa Madre delle suore “Figlie dell’Oratorio” (via Paolo Gorini 27, a Lodi) l’inaugurazione della mostra fotografica sul santo fondatore, dal titolo “La misericordia all’opera”. A suggellare l’evento la lettura scenica “La misericordia” di e con l’attrice Lucilla Giagnoni. Il successivo appuntamento è nel Casalasco, a Vicobellignano, dove don Vincenzo Grossi fu parroco dal 1883 sino alla morte, avvenuta il 7 novembre 1917. Nella chiesa parrocchiale intitolata a S. Maria Assunta, domenica 6 novembre, alle 11, il vescovo Antonio Napolioni presiederà l’Eucarista. Lunedì 7 novembre, nel giorno anniversario della morte, i solenni festeggiamenti saranno a Lodi, nella Casa madre delle Figlie dell’Oratorio. Alle 18 nella cappella dell’Istituto, dove si trova la tomba di san Vincenzo Grossi, Messa con il vescovo di Lodi, mons. Maurizio Malvestiti, e il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni. San Vincenzo Grossi San Vincenzo Grossi nacque il 9 marzo 1845 a Pizzighettone (Cremona) da una umile famiglia. A diciannove anni nel 1864 entrò nel nostro Seminario e fu ordinato sacerdote il 22 maggio 1869. Da allora tutta la sua attività pastorale si svolse in diverse parrocchie della nostra Diocesi (fu successivamente vicario a S. Rocco di Gera di Pizzighettone, a Sesto Cremonese, economo spirituale a Ca’ de Soresini). Nel 1873 fu nominato parroco di Regona di Pizzighettone e nel 1883 passò a Vicobellignano. Tutta la sua vita fu spesa nel ministero pastorale: animazione delle comunità a lui affidate, predicazione di missioni al popolo, formazione spirituale delle coscienze, attenzione ai poveri, educazione dei fanciulli e dei giovani. Per aiutare i sacerdoti nella catechesi e nella formazione umana, soprattutto della gioventù femminile, don Vincenzo cominciò a raccogliere attorno a sé delle giovani, con le quali diede vita all’Istituto delle Figlie dell’Oratorio. Morì a Vicobellignano il 7 novembre 1917. Fu canonizzato da papa Francesco il 18 ottobre 2015. Lo speciale del nostro portale per la canonizzazione Materiali da scaricare Approfondimento agiografico Messale Lezionario Liturgia Ore A S. Agata l'esortazione apostolica Evangelii Gaudium introdotta dal vescovo Antonio Napolioni La comunità di S. Agata e S. Ilario, a Cremona, ha posto a tema della catechesi degli adulti l’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”, in risposta all’invito del Vescovo rivolto alla diocesi nelle recenti linee pastorali. È così che mons. Napolioni nei giorni scorsi ha tenuto un incontro introduttivo sull’esortazione apostolica alla presenza dei fedeli della comunità che partecipano in forma sistematica alla proposta formativa. L’incontro si è svolto in forma dialogica. Dopo il saluto del parroco, don Irvano Maglia, il moderatore dell’incontro, il prof. Maurizio Cariani, ha posto al Vescovo quattro questioni che attraversano il testo nella sua articolazione: la visione della Chiesa secondo la “Evangelii Gaudium”, la forma della corresponsabilità in nome dell’evangelizzazione, la motivazione e il senso della scelta preferenziale per i poveri e, infine, i principi regolatori del bene comune. Il Vescovo ha sottolineato la continuità del magistero da Paolo VI a Papa Francesco rilevando l’originalità di quest’ultimo. Se i pontefici che lo hanno preceduto hanno inteso sviluppare la dottrina del Concilio Vaticano II, Papa Francesco opera perché questa si attui nella Chiesa, e quindi spinge nella direzione della riforma della Chiesa stessa, intesa come un processo di cambiamento in forma graduale e costante nell’obiettivo dell’annuncio della bella notizia del Vangelo al mondo di oggi. La responsabilità di questo processo di riforma appartiene a tutto il popolo di Dio a partire dal confronto reale ed esistenziale di tutti con il Vangelo, perché questo destrutturi le rigidità esistenti e offra nuovo respiro alla vita e alla missione della Chiesa. I fedeli intervenuti hanno potuto interloquire liberamente col Vescovo, il quale non ha nascosto la sua preferenza per un confronto sul merito delle questioni poste rispetto alla presentazione cattedratica da parte sua. Gli interventi del vescovo Napolioni A Folgaria percorso residenziale per famiglie: iscrizioni entro il 10 novembre Continua anche quest’anno il percorso di formazione per coppie di coniugi a Folgaria, in Trentino, secondo il collaudato e apprezzato schema che ha già portato numerose famiglie (in un percorso triennale) a ritrovarsi in tre all’anno su tematiche familiari e coniugali. fine-settimane Di fatto molte di queste coppie sono oggi impegnate nei diversi ambiti della vita ecclesiale, anche se il primo obiettivo è alimentare nelle coppie di coniugi maggiore consapevolezza del dono ricevuto tramite il sacramento del matrimonio. «È proprio da tale consapevolezza – precisano gli organizzatori – che esse traggono le risorse per divenire soggetto della pastorale e non semplicemente i destinatari di iniziative». Ogni anno del percorso vede le famiglie impegnate in tre finesettimana in cui si alternano momenti di ascolto, di confronto, di coppia e di gruppo, e momenti di svago. I figli sono seguiti da animatori e hanno l’importante opportunità di vivere momenti di vacanza con i genitori, ma anche di condividere il tempo e le attività con nuovi amici. Gli argomenti trattati spaziano dall’ambito biblico teologico a quello psicopedagogico e sociologico a sottolineare l’importanza di un coinvolgimento della globalità della esperienza familiare. Sono sempre presenti esperti per stimolare con competenza la riflessione e poter accompagnare le coppie nel loro cammino. Primo appuntamento dal 25 al 27 novembre, alla presenza del vescovo Antonio Napolioni, che introdurrà i lavori con una riflessione sul tema “Amoris Laetitia: l’amore nella famiglia” e si confronterà con le famiglie presenti a sottolineare che le famiglie devono essere sempre più protagoniste della pastorale come suggerito dalla Amoris Laetitia: “Le famiglie cristiane, per la grazia del sacramento nuziale, sono i principali soggetti della pastorale familiare, soprattutto offrendo la testimonianza gioiosa dei coniugi e delle famiglie, chiese domestiche. Per questo si tratta di far sperimentare che il vangelo della famiglia è gioia che riempie il cuore e la vita intera” (AL 200). «Il percorso di Folgaria – sottolineano dall’Ufficio famiglia – si pone in questa linea e per questo sarebbe significativo che anche quest’anno un gruppo di famiglie iniziasse questa esperienza, ulteriore ricchezza per la nostra Chiesa!». Il percorso si terrà come consueto presso la Casa alpina S. Omobono di Francolini di Folgaria, in Trentino. Queste le date degli incontri: dal 25 al 27 novembre, dal 27 al 29 gennaio e dal 31 marzo al 2 aprile. Per maggiori informazioni e iscrizioni (entro il 10 novembre) contattare l’Ufficio diocesano per la Pastorale familiare, dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 12 (tel. 0372-495011/30; email [email protected]). Scarica la brochure informativa Sabato a presentazione Caravaggio dell'Amoris Laetitia Gronchi con don Maurizio “La gioia dell’amore che vive nelle famiglie”: questo il titolo dell’incontro in programma nel pomeriggio di sabato 29 ottobre, alle 15.30, presso l’auditorium del Centro di spiritualità del Santuario di Caravaggio, dove don Maurizio Gronchi presenterà l’esortazione apostolica “Amoris Laetitia”. A presentare l’esortazione apostolica del Pontefice sarà il don Maurizio Gronchi, professore ordinario di Teologia dogmatica presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma, consultore della Congregazione per la Dottrina della fede e della Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi, il quale ha partecipato, in qualità di esperto, alle due Assemblee sinodali convocate da Papa Francesco sul tema della famiglia: sia quella del 2014 che quella del 2015. Sua è la guida alla lettura dell’Esortazione, “Amoris laetitia. Una lettura dell’Esortazione apostolica postsinodale sull’amore nella famiglia”. L’incontro, promosso dalla Zona pastorale 1 insieme alla Parrocchia di Caravaggio e alla libreria Il Campanile, cercherà di approfondire il documento di Papa Francesco pubblicato lo scorso aprile raccogliendo le sintesi dei due sinodi sulla famiglia: quello straordinario del 2014, sulle sfide pastorali della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione, e quello ordinario del 2015, su vocazione e missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo. Nell’Anno del Giubileo, l’esortazione apostolica “Amoris Laetitia” vuole essere “una proposta per le famiglie cristiane, che le stimoli a stimare i doni del matrimonio e della famiglia, e a mantenere un amore forte e pieno di valori quali la generosità, l’impegno, la fedeltà e la pazienza”, in modo da “incoraggiare tutti ad essere segni di misericordia e di vicinanza lì dove la vita familiare non si realizza perfettamente o non si svolge con pace e gioia”. “Prendersi cura delle famiglia”, l’orientamento di fondo, nella consapevolezza che le famiglie “non sono un problema, sono principalmente un’opportunità”. La locandina