La moto va in Belize e io in Messico ...trafile burocratiche a non finire

Transcript

La moto va in Belize e io in Messico ...trafile burocratiche a non finire
SMS 3923798348 MAIL [email protected]
ANNO I
N° 217
LUNEDI 12 DICEMBRE 2011
9
DIARIO DI UN MOTOCICLISTA
IL RACCONTO. Quattordicesima puntata del diario di viaggio di Riccardo Aldegheri attraverso le Americhe
La moto va in Belize e io in Messico
...trafile burocratiche a non finire
.............................................................
...
... Riccardo ALDEGHERI
... [email protected]
.
u Sono quasi a Miami, lo spedizioniere
non risponde per cui cerco gli indirizzi
della compagnia che non è proprio a
Miami ma a Fort Lauderdale, una ventina di km prima, arrivo verso le cinque di
sera e mi fiondo nella zona portuale dove
prendo per i capelli Wilbert, il responsabile spedizioni, che è nicaraguense, gli
caccio un due parole in spagnolo, la
prende bene e, nonostante il fuori orario
riesco a farmi dare tutte le informazioni.
Le opzioni sono quattro, una per le Cayman, ma non ho capitali da esportare e
poi è un'isola quindi non ce ne facciamo
molto, una per il Messico vicino a Cancun ma la nave parte fra dieci giorni e
perdo troppo tempo, una per Roatan dove vive Ruggero ma è un'altra isola
e Ruggero è in Italia per cui cosa ci faccio là se lui non c'è quindi rimane il Belize. Potrei consegnargli la moto dopodomani, prendere un volo per Cancun,
che da Miami ci sono settanta voli al giorno, e poi in bus raggiungo il Belize e ritiro la motoretta, così faccio un giro anche in Belize. Comunque ho un giorno
per pensarci, saluto e vado a caccia di
pneumatici che ormai sono alla frutta,
anzi dopo 14mila km sono sulle tele. Il
più grosso rivenditore di Ft Lauderdale ha una posteriore ma non mi convince
però la mattina dopo combino un’ anteriore alla concessionaria Bmw a un
prezzo decente, con la posteriore ho ancora un migliaio di km di autonomia quindi ci penseremo in Messico.
LO STILE DELLE CASE. La struttura della città è sempre la solita a quadrettoni solo che qui invece di una strada, case, una strada, case ecc. qui c'è una
strada, case, un canale, case, una strada
ecc. L'atmosfera non è proprio da sobborgo... nei viali non c'è parcheggiato
niente perché è tutto parcheggiato nei garage che già lì ci potrebbe stare un miniappartamento, le case sono costruite
nel tipico stile "non ho stile a fare le case
ma ho un fracco di soldi e adesso te lo
faccio vedere". Stile che prende a piene
mani dal neoclassico palladiano e lo incrocia praticamente con tutto basta spendere! Sull'altro fronte della casa, sul canale, c'è ormeggiato il solito siluro da
minimo ottanta piedi, che per chi non
mastica barche siamo sui venticinque
metri. Solitamente è a motore modello
"sono ricco ma sono anche pigro" ma
talvolta anche a vela modello "sono pigro anch'io ma ho l'equipaggio e la barca
a vela fa più marinaio". Mi faccio un giro
sul lungomare dove verso le cinque di sera tutti vanno a farsi un pò di sport, lo
jogging tira ancora molto e vedo un paio
di personaggi che invece delle scarpe
hanno una specie di molleggio tipo ba-
sull'orlo della pensione che caparbiamente, e pare non sia l'unico al mondo,
non vuole fare il fatidico passo indietro. Scatta la trattativa, ci metto un'ora e
tre sue telefonate in dogana per spiegargli che non sto importando la moto e
quindi non devo pagare la tassa di importazione di 400 dollari ma deve farmi
solo un'importazione temporanea per un
mese o quello che vuole come se entrassi
da turista attraverso un valico di terra!
L’ISOLA. Una suggestiva foto di Isla Mujeres
lestra sotto le suole e corrono con quelle,
non ho la più pallida idea dell'utilità della
cosa ma sono convinto che volendosi
devastare i legamenti siano perfette!.
BARBARA. Mentre sono fermo a
guardare un paio di kitesurfer, stupita
dalla targa, si avvicina Barbara che
è di Golasecca che non è uno stato d'animo come si potrebbe pensare in Friuli
ma un paese mi pare del varesotto, si
chiacchera un pò, le racconto il programma del viaggio e lei è tutto un "wow" con
gli occhioni da cerbiatto. La cattiva notizia è che c'è anche Erich, lui è olandese
ma soprattutto, da ieri, è anche suo marito! Siamo agli sgoccioli dell'esperienza
americana, domani sono al porto e consegno la moto, 14mila km nello zaino e
incredibilmente senza pagare dazio,
nemmeno una multa, bravo no? Da domani finisce la vacanza e comincia la
vera avventura, si comincia a fare sul
serio, altri territori, altre strade, altre genti, altre culture, altre storie, altri panorami, altri profumi... e altre burocrazie!
Mercoledì dunque impacchetto la moto e
giovedì mattina prendo il volo per Cancun, paradiso caraibico per turisti all inclusive, secondo Wilbert il giovedì successivo la nave arriva a Belize City e il
venerdì mattina posso ritirarla, ho quindi una settimana da far passare.
CANCUN. Appena sbarco mi sparo in
giro per Cancun per recuperare una gomma posteriore, l'officina che doveva essere la più affidabile non esiste più, cominciamo bene, qua è là un paio di loro
potrebbero ordinarla, provo anche la solita concessionaria che si prende un
giorno per informarsi, temporeggio!
Cancun è divisa in due parti, la città vera e
propria che è il solito casino di città centroamericana e la Zona Hotelera, il nome e lo skyline mi bastano per capire
che è meglio dirottarmi altrove.
ISLA MUJERES. Opto per Isla Mujeres, una decina di km di isola a mezzora di barca dalla città, per farla breve va
a finire che il giorno dopo via telefono
ordino al concessionario la gomma che
dovrebbe arrivare lunedì, lunedì diventa
martedì poi forse giovedì ma venerdì
devo essere in Belize quindi mercoledì
mattina, dopo qualche giorno di palme,
spiagge con delfini saltellanti ma soprattutto tacos con guacamole e pescetti
alla griglia mollo l'isoletta e mi sposto
a Tulum, 150 km in direzione Belize, un
sito archeologico Maya, perchè anche la
CARAIBI. Palma, baracche e cielo plumbeo a Caye Caulker
cultura vuole la sua parte, e già che ci
siamo anche un'altra bella spiaggetta con
altri pescetti!
BELIZE CITY. Giovedì notte prendo il
bus per Belize City dove arrivo alle cinque e mezza del mattino, l'impatto non
potrebbe essere peggiore. La città viaggia sui 60mila abitanti ed è il maggior
centro commerciale del paese ma eccetto
le due strade principali è un impasto di
baracche di legno scalcinate, canali di
fango e strade sterrate dove ci sono più
buche che sassi e due morti ammazzati al
giorno, qualcuno sottolinea "almeno".
L'uscita della stazione dei bus è una babele di viaggiatori, di tassisti più o meno
abusivi, di tossici, di ricettatori e saprò la
sera che Anna, una giovane svedese che
era salita con me a Tulum, appena messo
piede in strada è stata scippata del marsupio con il cellulare e la macchina fotografica! Come se non bastasse il cielo
è grigio, pioviggina e avendo dormito
circa tre ore nel bus non sono, come si
dice, nel migliore degli stati d'animo. Il
tassista mi porta agli uffici della compagnia di navigazione ma è ancora presto e
per non lasciarmi da solo ad aspettare che
aprano mi molla vicino all’ufficio turistico dove ci sono un paio di sorveglianti,
alle otto torno a piedi per scoprire che ho
guadagnato un ora con il fuso e quindi
sono le sette, aspetto un'altra ora in compagnia del guardiano del parcheggio finché alla spicciolata arrivano tutti, apre
l'ufficio e la notizia del giorno è che la
moto non me la consegnano oggi, venerdì, ma forse martedì..., anzi il forse è un
"hopefully", visto che qui gli inglesi li
hanno "colonizzati" fino a trent'anni fa
lasciando in eredità un inglese vergognosamente incomprensibile. Il primo
pensiero è il suicidio, poi reagisco e penso ad uno sterminio di massa, mi mandano da un broker di settantacinque anni
CAYE CAULKER. Ci accordiamo per
65 dollari ma impossibile prima di lunedì, è il primo assaggio della burocrazia
latinoamericana, rimane un lungo week end da far passare, sicuramente
lontano da quell'inferno, altra barca e arrivo a Caye Caulker, una lingua di sabbia
lunga un paio di km e larga mezzo a un'ora di watertaxi dalla città. Uno direbbe
niente male, caraibi, spiagge, palme, aragoste come panettoni a natale, paradiso
dello snorkeling ma anche qui non mi
prende niente bene, innanzitutto sono
qui per viaggiare e non per scaldare le
sdraio in spiaggia, al posto dei sorrisi
messicani qui sono sguaiati, aggressivi
e maleducati, ma soprattutto per cinque
giorni vedrò solo nuvole e pioggia, un
paio di razze che pascolavano nella baia
davanti a casa e un piccolo coccodrillo
SPOSI. Barbara ed Erich
nel porticciolo del villaggio. Non mi ero
fumato niente...ho chiesto conferma, i
coccodrilli ci sono veramente! Comunque cinque giorni...causa pioggia, dogane e chissachealtro per spostare la moto
di trecento metri all'interno del porto ci
sono voluti cinque giorni... finché mercoledì mattina, dopo una sfilza di uffici e
di timbri scortato dal giovane di bottega
del broker, finalmente rimonto in sella
e con tutti i documenti fra i denti vado
all'uscita della zona portuale, è mezzogiorno e mezzo, ovviamente sono tutti a
pranzo per cui aspetto ancora, passano le
tredici e finalmente arriva l'uomo giusto,
volano gli ultimi timbri, mi aprono i cancelli e sono di nuovo sulla strada. Si riparte!
©